La Geografia dei Nazionalismi: smodate utopie o "genesi" delle attuali relazioni internazionali?
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La Geografia dei Nazionalismi: smodate utopie o “genesi” delle attuali relazioni internazionali? L’Ottocento e il Novecento hanno dato modo al mondo di testare bene il nazionalismo e le sue conseguenze. La maggior parte dei nazionalismi ha puntato non solo a preservare il territorio nazionale ma anche ad estendere la propria area di azione attraverso la conquista di nuovi territori, linfa vitale necessaria per rafforzare la Nazione. Si tratta di idee ormai superate o di concetti che continuano a condizionare le relazioni internazionali? A cura di Francesco Fatone Międzymorze: la Federazione panslava contro l’Impero Zarista “Międzymorze” è un termine polacco che letteralmente significa “Fra i Mari” ed esprime il concetto di federalismo regionale su base panslava nell’Europa dell’Est in chiave antirussa. L’idea di “Międzymorze” era già stata introdotta un secolo prima, durante i Moti di Novembre e di Gennaio, da parte del federalista polacco Adam Jerzy Czartoryski come antidoto contro il dominio dell’Impero Russo che deteneva le terre del Regno di Polonia-Lituania, conquistate nel 1795. L’idea di Czartoryski, per quanto potesse sembrare realizzabile nel 1848, ebbe vita breve a causa dell’intransigenza ungherese e dell’opposizione prussiana.
ISSN 2531-6931 Durante la Prima Guerra Mondiale, il Międzymorze tornò in auge grazie al patriota polacco Józef Piłsudski che auspicava una Federazione fra Polonia, Lituania, Ucraina e Bielorussia alla quale nel suo progetto avrebbero dovuto aggiungersi anche la Finlandia, Ungheria, Romania e Cecoslovacchia. Obiettivo dichiarato di Piłsudski1 era riuscire a dividere, frammentare, l’Impero Russo nelle componenti etniche per poter dar vita al Międzymorze ma a differenza del passato con una palese vena antitedesca e con ambizioni di “centralizzazione” della Polonia nel panorama est europeo. Nonostante la guerra sovietico-polacca vinta da Piłsudski e l’acquisizione di nuovi territori, la Polonia dovette abbandonare l’ambizioso progetto del Międzymorze per via delle resistenze lituane, ucraine e bielorusse insofferenti all’idea di una subalternità alla Polonia e all’ostilità interna verso la natura federalista del progetto ritenuto lesivo del sentimento d’identità nazionale e religiosa dei polacchi. Il Międzymorze è rimasto per quasi un secolo un’idea esistente solo nelle menti dei movimenti nazionalisti polacchi e degli storici fino a quando nel 2015 non è stato portato nuovamente al centro delle attenzioni dal Presidente polacco Andrzej Duda2 che ha migliorato le relazioni con l’Est europeo grazie alla presenza nel Gruppo di Visegrad e alla forte collaborazione sul tema della difesa antirussa con gli Stati Baltici. Alcuni gruppi nazionalisti polacchi invocano la soluzione intermarium come misura di contrasto alla Russia che cerca insistentemente di affermare l’egemonia economica sull’Occidente proponendola come una nuova Organizzazione Regionale capace di conciliare il carattere nazionale con l’aspetto regionale del Międzymorze. L’”eredità” del progetto Międzymorze è centrale in diversi progetti attuali che sembrano raccogliere ampi consensi: l’istituzione di gruppi ed intese su scala regionale come il Patto di Visegrad, le relazioni 1 Il progetto di Piłsudski era nominato progetto “Prometeo” per una lettura storica sul progetto Prometeo "The Promethean Movement in Interwar Poland" di R. Woytak 2 Duda ha sostenuto che Jozef Pilsudski e Jerzy Giedroyc sono i modelli che hanno ispirato la sua politica estera https://geostrategy.org.ua/en/komentari-ta-ocinki/item/800-misiya-dudi-povernennya-do-kontseptsiyi- mizhmor%E2%80%99ya-yuzefa-pilsudskogo-ta-ideyi-ukrayinsko-polskoyi-spivpratsi-ezhi-gedroytsya 2
polacco-baltiche in tema di difesa antirussa e le iniziative del summit di Dubrovnik3 del 2016. Megalì Idea: tra ellenismo e riconquista della Roma Ortodossa La Megali Idea o “Grande Idea” era un’ambizione della Grecia tra l’800 e il ‘900 che prevedeva di annettere territori, appartenenti nell’antichità alla Grecia e all’Impero Bizantino, come l’Anatolia costiera, l’isola di Cipro e Costantinopoli, quest’ultima destinata a divenire la Capitale del nuovo Stato Greco. La Megali Idea sposa le due anime della penisola ellenica: quella ortodossa con la riconquista di Costantinopoli, sede del Patriarcato Ecumenico e centro del Cristianesimo Ortodosso, e quella ellenica con la riconquista di territori appartenenti all’Antica Grecia come l’Epiro e la Macedonia. Il patriota greco Ioannis Kolettis può essere considerato il padre della Megali Idea, egli dopo l’indipendenza dall’Impero Ottomano ottenuta a metà dell’800 e che aveva cercato per quasi quattro secoli di cancellare la cultura e la lingua ellenica, dichiarò: «il Regno di Grecia non è tutta la Grecia, ma solo una parte, la più piccola e la più povera. Un autoctono non è solo chi vive entro i confini del Regno, ma anche chi vive in qualunque terra collegata alla storia o alla razza greca»4. Il progetto di Kolettis ispirò i successivi Primi Ministri greci e riscosse moltissime simpatie da parte degli occidentali, in particolare dagli inglesi, e dai detrattori dell’ormai collassante Impero Ottomano destinato a disgregarsi in meno di un secolo. La Prima Guerra Mondiale segnò la fine dell’ordine turco che nel giro di pochi anni fu ridotto dall’armistizio di Mudros e dal Trattato di Sèvres in un territorio occupato da forze straniere, alle truppe greche vicine all’Intesa spettò l’occupazione di Smirne. Durante i trattati di pace del 1919, il Capo del Governo greco Venizelos fece pressione per avere i territori che gli avrebbero permesso di costruire la Grande Grecia auspicata da Kolettis ma senza successo. 3 Il meeting di Dubrovnik nel 2016 ha dato il via alla Three Seas Initiative, che ha coinvolto 11 paesi centroeuropei https://ec.europa.eu/regional_policy/sources/conferences/adriat_ionian/2016/dubvrovniK_dec10052016.pdf 4 Dichiarazione di Kolettis dalla raccolta di atti di conferenza “The South Slav Conflict: History, Religion, Ethnicity, and Nationalism, Routledge” di Raju G. C. Thomas, 1996.
ISSN 2531-6931 A spegnere le ultime speranze della Megali Idea fu la riscossa turca ad opera del Türk Ulusal Hareketi di Kemal Ataturk che risollevò le sorti della Turchia e pose fine nel 1922, assieme al Trattato di Losanna, alla presenza greca in Anatolia e all’Idea. La Megali Idea, sebbene considerata superata, rimane ancora presente nell’immaginario di movimenti di estrema destra greci come Alba Dorata5 e dalle lobby in paesi come Macedonia ed Albania. Inoltre lo storico sentimento antiturco è fomentato dalle difficili relazioni post- belliche tra Grecia e Turchia per la questione cipriota, ad inasprire i già critici rapporti, negli ultimi tempi, c’è stata la recente decisione di Erdogan di trasformare la basilica di Santa Sofia in una moschea, portando le aziende greche a chiedere un embargo alla Turchia, e la ripresa attività nel Mare Egeo da parte dei turchi6. Turanismo: la Grande Nazione Turca Con Turan intendiamo i “Territori della Tur”, citati da moltissimi testi antichi come l’Avesta e lo Shahname, individuabili nell’intera Asia Centrale fino alla Siberia. Sulla base di questi miti si è costituita l’idea nazionalista turca del turanismo durante il XIX secolo che chiedeva l’unione di tutti i popoli turanici coinvolgendo ugrici, turchici, mongoli, dravidi, manchu, sami e giapponesi. Questa idea era considerata come un antidoto al lento declino ottomano per costruire un “rinascimento” dell’Impero e dei popoli turanici, la Turan riscosse nel XIX e nelle prime fasi del XX secolo un discreto successo ottenendo l’appoggio di alcune nazioni coinvolte nel mastodontico progetto e le simpatie di importanti personalità del tempo come l’etnologo Castrèn che vedeva nella Turan la riscossa dei popoli uralo-altaici7. 5 Nel 2013, in un’intervista sul quotidiano “Stochos”, il leader di Alba Dorata Nikolaos G. Michaloliakou ha espressamente parlato di riconquista di territori un tempo greci. Qui l’intervista in lingua greca: https://www.stoxos.gr/2012/12/blog-post_7247.html 6 Lo scorso 23 luglio, la Marina Militare Greca ha dispiegato forze nel Mare Egeo a seguito della ripresa di attività di esplorazione di gas da parte della Turchia. Per approfondimenti: https://it.euronews.com/2020/07/23/acque- agitate-tra-grecia-e-turchia-sale-la-tensione 7 Il linguista ed etnologo finlandese Castrèn riteneva che i finlandesi fossero originari dell'Asia centrale e facevano parte di una comunità politica più ampia che includeva popoli come magiari, turchi e mongoli. 4
L’ideologia turanica andò incontro ad un importante evoluzione durante i primi anni del XX secolo quando tra i turanisti cominciarono ad essere chiare le differenze tra i popoli turcici e le altre etnie che avrebbero composto la Turan; da ciò nacque il concetto di panturchismo grazie alle opere dell’orientalista e linguista ungherese Ármin Vámbéry, tale definizione escludeva le popolazioni non turciche ed includeva gli Stati dell’Asia Centrale (Ubzekistan, Tagikistan, Kazakistan, Azerbaijan e l’area del Turkestan). Anche dopo la caduta dell’Impero Ottomano, la Turchia si impegnò per la difesa dei popoli turanici: i “Giovani Turchi” sposarono la causa del Turanismo, in difesa delle minoranze che vivevano sotto l’Impero Russo, portando alla nascita del Movimento Basmachi e al Movimento Jadido8 e inasprendo le relazioni con la Russia. I Giovani Turchi si schierarono anche con la Ribellione Kumul 9 per la nascita del Turkestan Orientale nella speranza di poter coinvolgere il nuovo Stato nel proprio progetto. Dopo la Prima Guerra Mondiale il concetto di panturchismo dovette affrontare dei ridimensionamenti poiché l’area del Turkestan e una parte dell’Asia Centrale entrò nella sfera d’influenza dell’URSS, ma il concetto nazionalista rimase vivo nel Milliyetçi Hareket Partisi (il Partito Nazionalista Turco), nel gruppo giovanile Ülkü Ocakları10 e in molti movimenti nazionalisti ed anticomunisti degli Stati dell’Asia Centrale. In tal senso la caduta dell’URSS ha dato la possibilità alla Turchia di riprendere le relazioni con gli Stati post-sovietici dell’Asia Centrale, nonostante ciò Erdoğan non ha mai inteso una “ripresa” in chiave moderna del Turanismo e si è limitato ad accordi per infrastrutture ed energia con gli Stati Centrali, specialmente il rapporto costruito negli ultimi 30 anni con la Repubblica Azera sui gasdotti, sulle reti autostradali e sulla questione del Nagorno Karabakh11. I buoni rapporti 8 Il movimento Basmachi fu una rivolta contro imperiale russa e sovietica regola dai popoli musulmani dell'Asia centrale tra il 1916 e il 1934, mentre il Jadidismo è stato una forma di modernismo islamico della lingua turca nell’Impero Russo volto ad educare al riformismo 9 Rivolta interna alla Repubblica di Cina tra lo Stato Centrale e il Governo dello Xinjiang, per una lettura non esaustiva a riguardo: https://it.wikipedia.org/wiki/Ribellione_Kumul 10 Poco conosciuto fino agli anni ’80, questo movimento di estrema destra è stato un organizzazione di tipo stay- behind negli anni della Guerra Fredda in Turchia ed è divenuto noto in tutto il mondo quando un suo esponente, Ali Agca, ha attentato alla vita di Papa Giovanni Paolo II nel 1981 11 Per una lettura sui motivi del conflitto in Nagorno Karabakh e sul ruolo della Turchia: https://isagitalia.org/la- guerra-per-il-nagorno-karabakh-e-ripresa-storia-e-ragioni-di-un-conflitto-ignorato/wp_8846263/
ISSN 2531-6931 tra Turchia ed Asia Centrale sono anche garantiti dalla partecipazione ad organizzazioni internazionali di natura regionale come l’ECO 12. A “competere” con la Turchia di Erdoğan nelle relazioni estere c’è la Russia di Putin che mantiene un basso profilo nell’Asia Centrale e una maggiore azione nell’area nordafricana dove la Turchia si è prepotentemente inserita nella questione libica, a far riemergere un maggiore interesse per l’Asia Centrale dalla Turchia potrebbe essere la recente questione degli Uiguri in Cina. 12 L’Organizzazione di cooperazione economica (ECO) è un'organizzazione internazionale regionale che riguarda sette stati asiatici e tre europei. Fornisce una piattaforma di discussione per migliorare lo sviluppo e promuovere le opportunità commerciali e d'investimento, il comune obiettivo è di creare un mercato comune di beni e servizi, come l'Unione europea. 6
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