N 3579 ANATOMIA 2011-2012 - DI BORGATTA ALBERTO - Appunti Universitari Online
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Centro stampa Copysprinter – Stampa Autorizzata dall’autore 1 di 102 Centro Stampa ATTENZIONE QUESTI APPUNTI SONO OPERA DI STUDENTI , NON SONO STATI VISIONATI DAL DOCENTE. IL NOME DEL PROFESSORE, SERVE SOLO PER IDENTIFICARE IL CORSO. N° 3579 ANATOMIA 2011-2012 DI BORGATTA ALBERTO Centro stampa Copysprinter – Stampa Autorizzata dall’autore 1 di 102
Centro stampa Copysprinter – Stampa Autorizzata dall’autore 2 di 102 A.B.-Appunti delle lezioni (prof M.Sassoè) Anatomia umana ANATOMIA UMANA Testi di riferimento: Principi di anatomia umana, Tortora-Nielsen, Casa Editrice Ambrosiana Anatomia umana, Saladin, Ed. Piccin 1. Introduzione 1.1. Terminologia della posizione anatomica 1.1.1 Piano sagittale mediano Prima di affrontare lo studio della materia è necessario ricordare che, in anatomia, si fa sempre riferimento a una posizione particolare, cioè quella del cadavere (pancia rivolta verso l'alto con i palmi delle mani e i piedi rivolti in avanti), che viene utilizzata per descrivere il corpo umano. Destra e sinistra si considerano dal punto di vista del cadavere stesso. Si utilizzano poi delle particolari coordinate spaziali per descrivere il corpo umano; lo si può sezionare un corpo lungo tre piani fondamentali. Innanzitutto un piano verticale, che divide il corpo in due antimeri, due metà simmetriche e speculari, una destra e una sinistra, grazie al piano di simmetria bilaterale proprio dei vertebrati (animali come i ricci di mari hanno infiniti piani di simmetria). Questo piano si definisce piano sagittale mediano. Spostandosi da esso si possono poi avere sezioni parasagittali, ciascuna delle quali ha una faccia rivolta lateralmente, detta laterale, e una che guarda verso il piano mediano, detta mediale. Questi termini permettono di riferire la posizione rispetto al piano mediano. Sono concetti relativi, in quanto devono essere necessariamente inseriti in una correlazione tra più strutture. Nel cadavere, ad esempio, il radio si trova in posizione laterale rispetto all'ulna e, viceversa, l'ulna si trova in posizione mediale rispetto al radio. Si può usare il termine mediano anche considerando una posizione mediana all'interno di un organo o una struttura. 1.1.2 Piano frontale Considerando invece un altro piano verticale, trasversale rispetto al piano sagittale mediano, esso divide il corpo umano in una metà anteriore ed una posteriore e si definisce piano frontale. La parte anteriore prende nome di ventrale, mentre quella posteriore di dorsale. Anche questi sono termini relativi, al pari di laterale e mediale. La terminologia di tale divisione ha senso nell'uomo, mentre nei quadrupedi, come in un cane, la parte ventrale non corrisponde a quella anteriore. 1.1.3 Piano trasverso Un terzo piano che viene utilizzato è quello parallelo alla superficie d'appoggio e che suddivide il corpo umano in una parte inferiore ed una superiore: si definisce piano trasverso o trasversale, ed origina infinite sezioni trasverse. La parte superiore si definisce craniale, quella inferiore caudale. Una struttura può essere craniale o caudale solo in correlazione con un'altra. 1 Centro stampa Copysprinter – Stampa Autorizzata dall’autore 2 di 102
Centro stampa Copysprinter – Stampa Autorizzata dall’autore 3 di 102 A.B.-Appunti delle lezioni (prof M.Sassoè) Anatomia umana 1.1.4 Strutture prossimali, distali, superficiali e profonde Altri due termini di grande utilizzo sono prossimale e distale; essi si utilizzano per strutture allungate come gli arti e prossimale significa vicino al punto di origine, mentre distale lontano da esso. Nell'arto superiore, ad esempio, la parte più prossimale è la spalla, mentre quella più distale è la mano. Le strutture si studiano spesso il direzione prossimo- distale. Vi sono ancora termini maggiormente intuitivi, come superficiale e profondo, utilizzati per qualunque organo o struttura. Essi vengono analizzati dalla superficie, muovendosi verso la profondità. 1.2 Scomposizione del corpo umano 1.2.1 Parti del corpo Il corpo umano è formato da un tronco, a sua volta divisibile nel collo, nel torace, nell'addome, nella pelvi e nel perineo, o regione perineale, che va a comporre il pavimento pelvico. Al tronco sono annesse la testa e quattro appendici, cioè gli arti, due superiori e due inferiori. Gli arti sono formati a loro volta da diversi segmenti, che sono, in senso prossimo distale, nel caso degli arti superiori la spalla (composta da scapola e clavicola, unite nel cingolo scapolare), il braccio (omero), l'avambraccio (radio e ulna) e la mano, mentre in quelli inferiori l'anca (bacino), la coscia (femore), la gamba (tibia e perone) e il piede. 1.2.2 Metodi di studio del corpo umano Esistono diversi modi per studiare il corpo umano, e di conseguenza di distinguono più anatomie diverse tra loro. • L'anatomia sistematica, che prende in considerazione i diversi apparati, in base al rapporto tra le funzioni e le strutture. • L'anatomia topografica, che studia non gli apparati, ma diverse parti del corpo umano, analizzando il rapporto tra le strutture che si trovano in una data zona, come ad esempio nella testa; è un approccio proprio di discipline come la medicina chirurgica o l'odontoiatria. • L'anatomia clinica, utilizzata a scopo di diagnosi, come nelle risonanze magnetiche. Un'ulteriore valutazione si può avere analizzando gli organi nel loro insieme con l'osservazione a occhio nudo e con gli strumenti classici (anatomia macroscopica) fino a scendere a livello cellulare e subcellulare, con l'ausilio di microscopi ottici ed elettronici (anatomia microscopica). È importante conoscere l'organizzazione degli organi in tessuti e quella di questi ultimi in cellule: per questo motivo, nella loro descrizione bisogna sempre procedere partendo dall'anatomia macroscopica per scendere nell'anatomia microscopica. 1.2.3 Livelli di studio del corpo umano Si può studiare l'organismo umano procedendo da livelli generali fino a quelli più particolari: si hanno apparati e sistemi, costituiti da organi, costituiti a loro volta da tessuti e così via. Apparati e sistemi sono insiemi di organi che concorrono nello svolgimento di particolari funzioni; il termine apparato e il termine sistema si distinguono (solo in italiano; in inglese si utilizza indifferentemente system) per il fatto che in un apparato si hanno organi di natura molto diversa tra loro, anche a livello di origine embrionale (ad esempio, denti e fegato nell'apparato digerente), mentre in un sistema, come quello nervoso, essi 2 Centro stampa Copysprinter – Stampa Autorizzata dall’autore 3 di 102
Centro stampa Copysprinter – Stampa Autorizzata dall’autore 4 di 102 A.B.-Appunti delle lezioni (prof M.Sassoè) Anatomia umana sono molto più simili. Entrambi comunque sono costituiti da organi, che sono le unità fondamentali, individuabili e descrivibili dal punto di vista anatomico, del corpo umano; alcuni sono facili da riconoscere ed individuare, mentre di altri la complessità è tale da faticare a riconoscerne i confini. Gli organi sono composti da tessuti, la cui organizzazione cellulare è oggetto di studio dell'istologia, che in questo va a sovrapporsi con l'anatomia microscopica; quest'ultima, in particolare, applica i principi dell'istologia a determinate situazioni nel corpo umano. 3 Centro stampa Copysprinter – Stampa Autorizzata dall’autore 4 di 102
Centro stampa Copysprinter – Stampa Autorizzata dall’autore 5 di 102 A.B.-Appunti delle lezioni (prof M.Sassoè) Anatomia umana 2. Organi e cavità 2.1 Struttura degli organi 2.1.1 Tipologie di organi nel corpo umano Si hanno due tipi di organi nel corpo umano: gli organi pieni e gli organi cavi. I primi sono quelli che, ad un esame macroscopico, non presentano grandi cavità al loro interno (ad esempio il fegato), mentre i secondi presentano, per l'appunto, una cavità in sè (come il cuore, o lo stomaco). 2.1.1.1 Organi pieni Gli organi pieni sono delimitati da una capsula connettivale, che può essere estremamente sottile, come nel fegato, o molto spessa ed evidente, come nel testicolo, e da essa possono generarsi dei setti connettivali, che penetrano all'interno dell'organo, suddividendolo in parti che possono prendere diversi nomi (lobi, a loro volta divisibili in lobuli, o logge). Da questi setti connettivali ne originano altri più piccoli, fino ad avere una sorta di reticolo che forma una sorta di intelaiatura, una struttura di tessuto connettivale che prende nome di stroma. I setti connettivali sono poi anche vie d'accesso, sfruttate da nervi, vasi linfatici e vasi sanguigni per distribuirsi nell'organo. In alcuni casi esiste un punto della superficie che funge quasi da porta d'accesso per le strutture vascolari: se si ha questa zona, essa viene definita ilo. Alcuni organi, come il polmone o il rene, hanno un ilo ben definito, mentre altri non lo presentano, ed i vasi possono entrare da più punti della superficie. Lo stroma delimita degli strati composti dal tessuto caratteristico dell'organo in questione: si possono avere, ad esempio organi parenchimatosi, composti da parenchima, che è l'elemento che va a definirne maggiormente la natura: il parenchima epatico, infatti. è diverso da quello renale o da quello polmonare. Vi sono poi organi in cui le cellule costitutive sono molto allungate a formare delle fibre, e si definiscono fibrosi: rientrano in questa categoria muscoli, nervi e tendini. 2.1.1.2 Organi cavi Gli organi cavi hanno al loro interno, appunto, una vasta cavità, definita lume. La loro parete è costituita da più strati concentrici di tessuto, che formano una serie di lamine, chiamate tonache; per quanto riguarda gli organi dell'apparato circolatorio, cuore e vasi, la loro parete è formata da tre tonache, e quindi tre strati. • La tonaca intima, cioè lo strato più interno, costituita da un tessuto epiteliale particolare, chiamato endotelio; nel cuore, l'endotelio prende il nome di endocardio. I capillari sono costituiti solo da tonaca intima. • La tonaca media, che varia notevolmente: può essere formata da fibrocellule muscolari lisce o da un tessuto connettivo elastico, e si configura diversamente in base alla natura della struttura. Nel cuore forma il muscolo cardiaco e prende il nome di miocardio. • La tonaca avventizia, che è composta da un particolare tessuto connettivo; si trova nelle grosse vene e arterie. Il cuore non ha una tonaca avventizia, in quanto si trova in una cavità sierosa ed è avvolto da una sottile membrana sierosa detta pericardio. Lo strato più sottile dei tre che compongono tale membrana (foglietto viscerale del pericardio) si definisce epicardio. Considerando gli altri organi cavi, anch'essi presentano tre strati. • La tonaca mucosa, cioè lo strato più interno, che presenta sempre un epitelio detto epitelio di rivestimento della mucosa. Essa varia moltissimo a seconda della funzione 4 Centro stampa Copysprinter – Stampa Autorizzata dall’autore 5 di 102
Centro stampa Copysprinter – Stampa Autorizzata dall’autore 6 di 102 A.B.-Appunti delle lezioni (prof M.Sassoè) Anatomia umana dell'organo. Gli epiteli appoggiano sullo strato di tessuto connettivo, che prende il nome di lamina propria della mucosa, mentre esternamente si può avere un sottile strato di muscolatura, detto muscolaris mucosae, che le consente di effettuare dei movimenti. • La tonaca sottomucosa, ampio strato intermedio in cui si possono avere ghiandole o vasi sanguigni; nel tubo digerente si ha anche un plesso nervoso detto plesso sottomucoso di Meissner, che regola il funzionamento delle ghiandole secretrici e la loro attività. • La tonaca muscolare, che è lo strato più esterno delle pareti ed è molto variabile: la muscolatura può essere liscia o striata o se ne possono avere uno o due strati. Nell'intestino si ha uno strato muscolare interno con fibre circolari, che ha la funzione di restringere il lume (contrazione peristaltica), ed uno esterno, composto da fibre longitudinali, che portano ad avere, contraendosi, piegamenti dell'intestino. Tra i due strati si ha il plesso mioenterico (o plesso di Auerbach), composto da una serie di nervi, che regola l'attività contrattile della muscolatura. Il plesso mioenterico rientra nel sistema nervoso enterico ed ha un ruolo fondamentale nella fisiologia del tubo digerente. Vi sono poi organi che compiono movimenti complessi ed hanno anche tre strati di muscoli, come nello stomaco o nella vescica, dove si ha un muscolo detto detrusore che, contraendosi, porta all'espulsione dell'urina. • Lo strato più esterno di tutti può essere una tonaca avventizia e connettivale o una tonaca sierosa, propria degli organi contenuti in una cavità sierosa: ad esempio, la pleura nel caso del polmone o il peritoneo nel caso degli organi della cavità addominale. 2.2 Cavità 2.2.1 Cavità del corpo umano All'interno del corpo umano sono contenute delle grandi cavità. Una, la cavità cranica, è localizzata nella testa e continua, tramite il canale vertebrale, nella metà superiore del tronco. Queste due cavità sono in continuità tramite il grande foro occipitale (o forame magno), che si trova nella base del cranio. In esse è contenuto il sistema nervoso centrale, formato dall'encefalo, che si trova nella cavità cranica, e dal midollo spinale, che occupa parte del canale vertebrale fino al livello lombare. Oltre a queste due cavità ve ne sono altre due collocate ventralmente: la cavità toracica e la cavità addominale (o addomino-pelvica), separate da un muscolo, il diaframma, fondamentale ai fini della respirazione. Al loro interno esse contengono numerosi organi e altre cavità corporee delimitate da membrane sottili dette membrane sierose: per questo motivo esse vengono chiamate cavità sierose: nella cavità toracica ve ne sono tre: le due cavità pleuriche, delimitate dalle pleure, ciascuna delle quali contiene un polmone, e la cavità pericardica, delimitata dal pericardio, che contiene il cuore. Nella cavità addominale si ha la cavità peritoneale, delimitata dal peritoneo, che contiene numerosi organi, appartenenti all'apparato digerente (fegato, stomaco, cistifellea, parte dell'intestino) con l'eccezione della milza. 2.2.2 Cavità sierose Tutte le cavità sierose hanno un'organizzazione comune; per esemplificarla, si supponga di avere un palloncino vuoto e di schiacciarlo col pugno: il palloncino si deformerà fino ad avvolgerlo in una parete composta da due lamine, una a contatto diretto col pugno stesso, che nel caso delle sierose prende il nome di foglietto viscerale, e una più esterna, chiamata foglietto parietale. I due foglietti non sono distinti, in quanto derivano dalla stessa struttura, e continuano l'uno nell'altro. Mano a mano che il pugno spinge nel palloncino i due foglietti si avvicinano e la cavità che li divide tende a diventare inesistente. 5 Centro stampa Copysprinter – Stampa Autorizzata dall’autore 6 di 102
Centro stampa Copysprinter – Stampa Autorizzata dall’autore 7 di 102 A.B.-Appunti delle lezioni (prof M.Sassoè) Anatomia umana 2.2.2.1 Cavità pericardica Considerando un organo come il cuore, esso si porta in una cavità sierosa in cui si ha un foglietto viscerale che aderisce alla parete del cuore e, in continuità ad esso, un foglietto parietale. Lo spazio compreso tra i due foglietti, nel caso del cuore, va a prendere il nome di cavità pericardica. In essa si trova un fluido, con proprietà lubrificanti, che consente ai foglietti di scivolare l'uno sull'altro; con i movimenti del cuore, il pericardio parietale scivola su quello viscerale. Parte dell'organo (la base del cuore) non è rivestita dalla sierosa, ed è qui che possono penetrare nell'organo altre strutture, come vasi sanguigni. Nel caso di organi contenuti in cavità sierose, questa particolare regione puó coincidere con l'ilo dell'organo stesso, ma è bene ricordare che non tutti gli organi ne sono provvisti (ad esempio, lo stomaco, pur essendo rivestito da una sierosa, non ha un ilo). Il foglietto viscerale tende ad aderire alla parete del cuore fino a diventarne parte ed arrivare a formare la parte più esterna. Le membrane sierose sono composte da cellule epiteliali appiattite disposte a piastrelle. Questo tipo di epitelio si dice mesotelio, e i mesoteli possono essere soggetti a forme tumorali molto aggressive, i mesoteliomi, tra cui si ricordano quelli causati dalla lavorazione dell'amianto, che colpiscono la pleura. Se si ha versamento di liquido nella cavità pericardica essa si espande, fino a limitare il movimento del cuore al punto da poterlo fermare, e per questo il siero deve essere rimosso. 2.2.2.2 Cavità pleurica La pleura ha un funzionamento analogo a quello del pericardio ed ha un foglietto parietale in rapporto con le pareti del torace ed uno viscerale a contatto col polmone. Nel punto in cui i due foglietti sono a contatto si ha il peduncolo del polmone (l'ilo), nel quale entrano le arterie e le vene polmonari ed il bronco. Anche qui si ha un fluido che consente alle lamine di scivolare una sopra l'altra, e quindi l'espansione del polmone. Nella cavità pleurica la pressione è negativa, e quindi l'aria entra quando il polmone si espande. La pleura si può lesionare, e in essa può entrare aria (pneumotorace), oppure può esservi versamento di liquido (emotorace): entrambe le situazioni limitano l'espansione del polmone e possono portare a crisi respiratorie. 2.2.2.4 Il torace Concludendo, nel torace si trovano, lateralmente, i due polmoni, all'interno delle logge pleuropolmonari, ciascuna delle quali è delimitata dalle pleure. Tra i due polmoni, c'è uno spazio mediano detto mediastino, in cui si trova il cuore, come già detto contenuto nella cavità pericardica. Oltre al cuore, vi si trovano altri importanti organi, come l'esofago, i bronchi, la trachea, le vene cave superiore ed inferiore, l'arteria aorta, l'arteria polmonare, il timo, e i linfonodi mediastinici. Esternamente al pericardio sieroso si ha il cosiddetto pericardio fibroso, o sacco pericardico, al quale il foglietto parietale del pericardio sieroso aderisce esternamente. 2.2.2.5 Il peritoneo Il peritoneo è organizzato come le altre membrane sierose, ma, mentre nei casi già trattati tutto lo spazio è occupato da un solo organo, qui ve ne sono numerosi. Per analizzare tale struttura bisogna pensare a un grande sacco, all'interno del quale gli organi non occupano completamente lo spazio a disposizione: la cavità peritoneale, infatti, non si riduce, e l'organo viene avvolto da un peritoneo viscerale in continuità con il peritoneo parietale all'esterno: questa struttura prende il nome di legamento o meso, che è quindi una lamina 6 Centro stampa Copysprinter – Stampa Autorizzata dall’autore 7 di 102
Centro stampa Copysprinter – Stampa Autorizzata dall’autore 8 di 102 A.B.-Appunti delle lezioni (prof M.Sassoè) Anatomia umana formata da due foglietti di peritoneo, quello viscerale e quello parietale. Si ha una situazione simile a livello dello stomaco, così come a quello del fegato. Generalmente un meso contiene vasi sanguigni tra le due lamine, ma l'organizzazione di base delle varie strutture è simile. Durante lo sviluppo, poi, vi sono organi che originano da altri organi, come il fegato, che origina dal tubo digerente, per cui il peritoneo, dallo stomaco e dall'intestino, si porta al fegato: si hanno tratti di esso, quindi, che collegano il peritoneo viscerale di due organi diversi, e prendono nome di omenti o epiploon. Tutta la cavità peritoneale, in conclusione, è occupata tra organi, alcuni dei quali collegati tramite epiploon, e i due foglietti si collegano tramite mesi e legamenti. La struttura che ne deriva è quindi assai complessa: la presenza in particolare di tre grandi mesi consente di dividere in più parti la cavità peritoneale. • La struttura che parte dal peritoneo parietale posteriore e va ad avvolgere il colon trasverso (meso colon trasverso); • La struttura che parte posteriormente e va ad avvolgere l'intestino tenue (mesentére); • La struttura che va ad avvolgere l'ultima parte dell'intestino crasso, l'ileocolon pelvico sigma, e prende il nome di meso colon ileopelvico sigma (o meso sigma). Immaginando di sezionare un corpo e asportanre gli organi intraperitoneali, si potrebbero notare le radici dei mesi principali: in alto quella del meso colon trasverso, poi quella del mesentere, posta in obliquo, e in basso quella del meso sigma. La presenza del meso colon trasverso permette di dividere la cavità peritoneali in due parti, una superiore (loggia sovramesocolica) e una inferiore (loggia sottomesocolica). Nella loggia sovramesocolica si hanno quattro organi intraperitoneali: fegato e cistifellea, stomaco e milza. La regione sottomesocolica contiene invece buona parte dell'intestino. Lateralmente si ha un'area di collegamento tra le due regioni. Nella cavità addominale si hanno poi anche organi extraperitoneali, alcuni retroperitoneali, visibili per trasparenza del peritoneo parietale, come il duodeno, i reni, il pancreas, gli ureteri, l'aorta addominale con i rami che ne originano e la vena cava interiore, anch'essa coi suoi rami. Alcuni di questi organi esterni al peritoneo hanno comunque rapporti col peritoneo: pancreas e duodeno, nella loro faccia ventrale, sono rivestiti dal peritoneo parietale. Altri, come i reni, sono separati dal peritoneo, che non è direttamente in contatto con la loro superficie. Esistono anche organi sottoperitoneali, che si trovano al di sotto della cavità peritoneale, nella cavità pelvica: la vescica, la prostata e le vescichette seminali, nel caso di un uomo, l'utero nella donna, e l'ultima parte dell'intestino, il cieco. Organi come la prostata non hanno rapporti col peritoneo, mentre altri, come la vescica e l'utero, sono rivestiti dal peritoneo parietale. 7 Centro stampa Copysprinter – Stampa Autorizzata dall’autore 8 di 102
Centro stampa Copysprinter – Stampa Autorizzata dall’autore 9 di 102 A.B.-Appunti delle lezioni (prof M.Sassoè) Anatomia umana 3. Tessuti 3.1 Genesi dei tessuti 3.1.1 Dalla fecondazione alla neurulazione Nel corso della propria vita, una donna produce circa 400 cellule uovo, mentre un uomo, ogni litro di sperma, circa 40 milioni di spermatozoi. Essi devono risalire (può ricordare l'immagine dei salmoni) dalla vagina verso l'utero. Nella parte più laterale della tuba uterina avviene la fecondazione, che porta alla formazione di una cellula dal corredo diploide che si chiama zigote. Essa comincia poi a dividersi, in una fase chiamata segmentazione, prima in due, poi in quattro e via dicendo, fino a diventare una masserella solida chiamata, per la sua forma particolare, morula. Dopo circa una settimana dalla fecondazione, essa raggiunge l'utero, ed qui comincia a generarsi una cavità contenente del liquido, in un processo per il quale si forma, in definitiva, la blastocisti, che comincia a impiantarsi nella parete uterina. Tale struttura è asimmetrica, in quanto a un polo di essa si forma una massa di cellule da cui deriva l'embrione primitivo, mentre dall'altra si formano annessi extraembrionali. Questa struttura si organizza a dare due strati di cellule, sormontati da due cavità: uno strato è il cosiddetto ectoderma embrionale, mentre l'altro, più profondo rispetto alla blastocisti, è l'endoderma. Queste cellule si accrescono e vanno a determinare due cavità: il sacco amniotico, che sovrasta l'ectoderma, ed il sacco vitellino, che sovrasta l'endoderma. L'embrione, arrivato a questo stadio di sviluppo, è formato quindi da due strati di cellule in rapporto tra loro, e, tramite gastrulazione, arriva ad averne un terzo strato: le cellule dell'ectoderma infatti migrano lungo una linea primitiva a formare uno strato intermedio tra ectoderma ed endoderma, chiamato mesoderma. Da questi tre foglietti derivano poi tutti i tessuti corporei: l'ectoderma formerà l'epidermide, quindi l'epitelio cutaneo insieme ai suoi derivati, il sistema nervoso (definito infatti struttura neuroectodermica), e il primo epitelio della cavità anale e di quella orale. Dall'endoderma, invece, si originano gli epiteli del tratto digerente, eccetto quelli della regione orale e di quella anale, strutture dell'apparato respiratorio derivate dall'intestino primitivo, come polmoni, bronchi e trachea, ghiandole come la tiroide ed i timo, anch'esse derivate dall'intestino, la vescica, l'uretra e, nelle donne, la vagina. Il mesoderma, infine, origina altri tipi di tessuti, come i tessuti muscolari, il sangue ed i tessuti connettivi; sono di origine mesodermica, poi, i mesoteli delle membrane sierose e l'epitelio del rene e dell'uretere e ancora le gonadi e l'epitelio dei dotti genitali. 3.1.2 La neurulazione Passo successivo nello sviluppo dell'embrione è la cosiddetta neurulazione, in cui si forma il tubo neurale, dal quale deriveranno poi tutte le strutture del sistema nervoso. In posizione mediana si forma una zona più spessa, detta placca neurale, che si piega fino a formare prima la cosiddetta doccia neurale e poi un tubo, appunto il tubo neurale, da cui si origineranno in seguito, come già accennato, l'encefalo e gli organi del sistema nervoso centrale: nella formazione del tubo neurale alcune cellule, che si trovano sulle creste neurali, cioè le pieghe della superficie della doccia neurale, si staccano, per formare strutture anche molto diverse tra loro, come i neuroni dei gangli spinali e del sistema simpatico, le cellule di Schwann, le meningi e le cellule cromaffini del surrene, endocrine. Dalle creste neurali migrano anche i melanociti, le cellule C della tiroide (che producono la melatonina) e i tessuti connettivi della testa. 8 Centro stampa Copysprinter – Stampa Autorizzata dall’autore 9 di 102
Centro stampa Copysprinter – Stampa Autorizzata dall’autore 10 di 102 A.B.-Appunti delle lezioni (prof M.Sassoè) Anatomia umana 3.2 Tessuti epiteliali 3.2.1 Struttura dei tessuti epiteliali I tessuti epiteliali formano l'"interfaccia" con l'ambiente esterno, rivestendo non solo le superfici corporee, ma anche quelle interne. Gli epiteli forniscono protezione e regolano, attraverso di essi, il passaggio di sostanze dall'interno all'esterno e viceversa; per questo, sono provvisti di organi sensoriali, terminazioni nervose di vario tipo capaci di accogliere segnali dall'ambiente esterno. Sono costituiti prevalentemente da cellule, a differenza, ad esempio, dei tessuti connettivi, dove si ha una massiccia presenza di matrice extracellulare, e queste cellule sono polarizzate, con una superficie detta apicale, rivolta all'esterno (o all'interno nelle cavità corporee) e una basale, solitamente in rapporto con un tessuto connettivo, dal quale si separa grazie alla membrana basale. Le superfici laterali consentono poi il rapporto tra le varie cellule, grazie a strutture di giunzione molto specializzate. Gli epiteli non sono provvisti di vasi sanguigni e sono nutriti per diffusione dai tessuti connettivi sottostanti. La membrana basale è una struttura molto importante, in genere costituita da una lamina basale, prodotta dalle cellule epiteliali e che contiene proteine come la laminina, che reagisce con le integrine, proteine di adesione della membrana delle cellule epiteliali, e dalla lamina reticolare, lo strato più profondo, vicina al connettivo, che contiene proteine prodotte dai fibroblasti, come il collagene. A livello di queste membrane avvengono gli scambi tra connettivi e tessuti epiteliali, e per questo possono essere bersaglio di patologie; il diabete mellito, ad esempio, porta alla degenerazione di alcune strutture, per cui si hanno problemi di circolazione dovuti a ispessimento delle membrane basali dei capillari sanguigni, soprattutto a livello dei reni e della retina. La porzione apicale delle cellule epiteliali è altamente specializzata e contiene strutture come i microvilli, estroflessioni che aumentano la superficie delle cellule, fondamentali in epiteli con funzione di assorbimento, come quelli della parete intestinali, o le ciglia, strutture vibrattili, come nell'epitelio delle vie respiratorie, dove il loro movimento consente di convogliare il muco verso la faringe. Sulle superfici laterali si hanno giunzioni intercellulari di vario tipo. • Giunzioni occludenti (tight junctions), nelle quali le membrane sono connesse tra loro con proteine disposte a cerniera, in modo da impedire a sostanze varie di muoversi negli epiteli sfruttando gli spazi tra le cellule: si hanno giunzioni di questo tipo tra cellule dell'apparato circolatorio e del sistema nervoso centrale (barriera ematoencefalica). • Ggiunzioni con funzione di supporto meccanico: nel caso dei desmosomi, ad esempio, tra le cellule si ha del materiale denso, composto da proteine di adesione, chiamate caderine, che connettono sia le due membrane sia le proteine del citoscheletro dell'altra cellula, dando in tal modo stabilità all'epitelio. Gli endesmosomi sono invece giunzioni tra la cellula e la membrana basale, e forniscono alla cellula un punto di adesione (in tal caso si hanno delle integrine). • Giunzioni comunicanti, che creano veri e propri canali, chiamati connessoni, composti da proteine dette connessine, con le altre cellule; in essi possono passare liberamente ioni o cellule molto piccole. Queste giunzioni sono molto comuni nelle cellule del miocardio e permettono d accoppiare elettricamente le cellule. 9 Centro stampa Copysprinter – Stampa Autorizzata dall’autore 10 di 102
Centro stampa Copysprinter – Stampa Autorizzata dall’autore 11 di 102 A.B.-Appunti delle lezioni (prof M.Sassoè) Anatomia umana 3.2.2 Classificazione degli epiteli 3.2.2.1 Epiteli monostratificati Gli epiteli vengono classificati in base alle loro caratteristiche, e quindi in base alla forma delle cellule e dal numero di strati. Con uno strato solo, si ha un epitelio monostratificato o semplice, che a sua volta, in base alla forma delle cellule, può essere pavimentoso o squamoso (cellule appiattite), come nei mesoteli delle sierose, negli endoteli dei vasi sanguigni o del cuore, o ancora negli alveoli polmonari, o cubico (cellule cubiche), come in dotti escretori di alcune ghiandole o in qualche porzione del tubulo renale, o cilindrico (cellule cilindriche), come nell'intestino. Esiste poi in più un particolare tipo di epitelio, detto pseudostratificato, che, a una prima osservazione, sembra essere formato da più strati di cellule, mentre in realtà esse sono tutte a contatto con la membrana basale; tale epitelio è caratteristico delle vie respiratorie. 3.2.2.2 Epiteli stratificati Esistono poi epiteli con più di uno strato di cellule: il tipo più comune è l'epitelio pavimentoso stratificato, in cui le cellule più superficiali sono appiattite (quelle più profonde hanno forma irregolare, e si modificano risalendo verso l'apice): è il caso dell'epidermide. In questo caso, alcune cellule apicali possono essere cheratinizzate. Essi sono epiteli con funzione protettiva, come appunto l'epidermide, l'epitelio della cavità orale fin nell'esofago, l'epitelio della vagina e quello dell'ultima parte del retto. Sono molto più rari gli epiteli stratificati cubico e cilindrico, presenti solo in alcuni tratti della via genitale maschile e in quella urinaria. 3.2.2.3 Epitelio di transizione L'ultimo tipo di epitelio è il cosiddetto epitelio di transizione, che si forma nell'apparato urinario (vescica, ureteri, uretra), al punto di essere definito urotelio: è un epitelio pluristratificato, caratterizzato da notevole impermeabilità e formato da cellule a paracadute che si appiattiscono quando si distendono, in modo da consentire grande elasticità. Il PAP test, che prende il suo nome dal suo ideatore, Papanicolau, si effettua raschiando cellule dallo strato superficiale di un tessuto, come l'epitelio vaginale per evidenziare alterazioni che possono indicare una condizione tumorale o pretumorale. 3.2.3 Ghiandole esocrine ed endocrine Dagli epiteli, durante lo sviluppo, gruppi di cellule si portano in profondità nel connettivo e si evolvono a formare una ghiandola. Esse, tramite un dotto escretore, possono rimanere in contatto con l'epitelio, sul quale viene riversato il secreto: questo avviene per ghiandole come quelle sudoripare o quelle gastriche, che si dicono esocrine. Se il dotto invece sparisce, le sostanze vengono riversate negli spazi intercellulari e nel liquido interstiziale, e diffondono così nei capillari sanguigni; tali sostanze sono gli ormoni, e le ghiandole che li producono si dicono endocrine. Le ghiandole esocrine possono riversare il loro secreto all'esterno o nel lume degli organi cavi. Possono esserci ghiandole acinose o ghiandolari o altre tubulari. Questa suddivisione è utile, in quanto le prime hanno secrezioni sierose, mentre le seconde di natura mucosa. Si hanno poi ulteriori suddivisioni su chiave morfologica: un ghiandola, infatti, può essere semplice, ramificata, o avere più dotti che portano al dotto escretore. Si possono distinguere tre modalità di secrezione: una detta merocrina, per la quale il secreto è contenuto in vescicole che lo riversano per esocitosi con la membrana plasmatica (ad 10 Centro stampa Copysprinter – Stampa Autorizzata dall’autore 11 di 102
Centro stampa Copysprinter – Stampa Autorizzata dall’autore 12 di 102 A.B.-Appunti delle lezioni (prof M.Sassoè) Anatomia umana esempio, i neurotrasmettitori nelle ghiandole dei neuroni), un'altra detta apocrina, in cui è tutta la parte terminale della cellula che si stacca rilasciando il secreto, come nelle ghiandole mammarie. Si hanno poi, infine, le ghiandole olocrine, in cui tutta la cellula secemente si rompe, rilasciando il secreto per poi essere eliminata, come avviene nelle ghiandole sebacee della cute. 3.3 Tessuti connettivi 3.3.1 Caratteri generali dei tessuti connettivi Se negli epiteli è importante la cellularità, nel tessuti connettivi le cellule sono sparse e circondate da una matrice extracellulare prodotta da alcune cellule connettivali. Essa determina le caratteristiche del tessuto, che puó essere più lasso o più denso, fino a casi estremi di tessuti connettivi solidi come la cartilagine o l'osso. Di norma, i connettivi sono vascolarizzati ed innervati, a differenza degli epiteli, con l'eccezione della cartilagine, che è, invece, avascolare. Tali tessuti sono anche la principale sede delle risposte immunitarie, e si possono avere cellule di natura adiposa in grado di accumulare lipidi e con funzione di riserva di energia per l'organismo. L'origine dei connettivi è da ricercare nel terzo foglietto embrionale, il mesoderma e in particolare nel mesenchima, che è quel tessuto connettivo indifferenziato dal quale si sviluppano tutti gli altri. 3.3.2 La matrice extracellulare La matrice extracellulare determina le caratteristiche strutturali dell'organismo intero, ma si hanno tuttavia dei connettivi che possono essere liquidi, come il sangue o la linfa, composti di cellule che si muovono, per l'appunto, in una matrice liquida, come il plasma. La matrice ha due componenti, una fondamentale, amorfa, ed una fibrosa, che va a collocarsi in quella fondamentale. La componente fondamentale, generalmente, è una sorta di gel composto da molecole idratate, che consentono la diffusione di sostanze e gli scambi con il sangue. Essa ha una struttura chimica complessa, ed è formata soprattutto da grosse proteine cui sono legate catene di zuccheri chiamati glicosaminoglicani (GAG), tra i quali si ricordi l'acido ialuronico. I GAG a loro volta si uniscono a delle proteine, formando grandi complessi molecolari chiamati proteoglicani, forniti di un'asse centrale proteico sul quale si distribuiscono gli zuccheri, come avviene grosso modo sulle penne degli uccelli. All'interno della sostanza fondamentale si hanno delle fibre: le più comuni sono composte da collagene, che è la proteina più abbondante nell'organismo (rappresenta circa il 25% della massa proteica), caratterizzata da grande resistenza alla trazione e da sufficiente flessibilità. In base alla quantità e alla distribuzione di fibre di collagene si possono avere connettivi fibrosi, molto resistenti perché ricchi di collagene, come i legamenti o i tendini. Talvolta il collagene dà origine a fibre sottili, dette fibre reticolari, e forma in tal modo i connettivi reticolari, propri, ad esempio, dello stroma degli organi pieni. Si hanno poi ancora fibre elastiche, composte da elastina e fibrillina, che possono allungarsi fino al 150% della loro lunghezza: se ne trovano a livello cutaneo o nello stroma polmonare. Fanno poi parte della matrice extracellulare alcune cellule, che possono essere fisse o migranti. Ve ne sono di più tipi. • I fibroblasti, cellule fisse che producono la matrice extracellulare e fibre come il collagene. • Gli adipociti, presemti in grande quantità nei tessuti adiposi, che contengono al loro interno una grande goccia lipidica di trigliceridi, che schiaccia nucleo e citoplasma contro la membrana cellulare. 11 Centro stampa Copysprinter – Stampa Autorizzata dall’autore 12 di 102
Centro stampa Copysprinter – Stampa Autorizzata dall’autore 13 di 102 A.B.-Appunti delle lezioni (prof M.Sassoè) Anatomia umana • Cellule legate ai processi di risposta immunitaria e infiammatoria: i mastociti, o mastocellule, cellule migranti che producono sostanze come l'eparina e l'istamina, capaci di causare vasodilatazione e per questo coinvolte nella risposta infiammatoria; i macrofagi, che derivano dai monociti, globuli bianchi del sangue, possono essere fissi o migranti, hanno la capacità di fagocitare altre cellule (sono fagociti) e per questo partecipano alla risposta immunitaria, producendo sostanze in grado di attrarre cellule del sistema immunitario; i granulociti, altro tipo di globuli bianchi, chee migrano laddove vi sia risposta immunitaria, partecipando ad essa fagocitando altre cellule; i linfociti (T, che mediano una risposta immunitaria cellulomediata, e B, che producono anticorpi e possono avere una memoria immunitaria), globuli bianchi migranti che agiscono nella risposta immunitaria; i melanociti, cellule pigmentate che sintetizzano melanina colorando il tessuto, abbondanti nel derma o nell'occhio. 3.3.3 Tipologie di tessuto connettivo Si possono avere più tipi di tessuto connettivo: • I tessuti lassi, in cui le fibre di collagene non sono particolarmente organizzate. Hanno proprietà elastiche, come il derma, e consentono con notevole facilità scambi e diffusione di sostanze con l'ambiente vascolare. Nel connettivo adiposo prevalgono gli adipociti, che accumulano trigliceridi e arrivano a formare dei pannelli di grasso che possano contribuire a limitare la dispersione di calore. Si hanno due tipi di grasso: il grasso bianco, com funzione energetica, e quello bruno, presente prevalentemente nel neonato (poi diminuisce con la crescita), che si trova principalmente nella zona del collo e delle scapole: in questo secondo caso, negli adipociti si hanno più gocce di trigliceridi che producono, con la loro scissione, del calore; questo grasso è fondamentale per i meccanismi di controllo della temperatura nel neonato. La scissione dei trigliceridi convertita non in ATP ma in produzione del calore è determinata da una proteina chiamata termogenina. Il grasso bruno si ha in grandi quantità in creature che vanno in letargo, per risvegliare l'organismo ed innalzare la temperatura corporea dopo il risveglio. Ci sono studi che vogliono utilizzare il grasso bruno per combattere l'obesità. • I connettivi densi, che hanno un gran numero di fibre nella componente extracellulare, e formano strutture molto resistenti: essi possono essere regolari, con le fibre orientate in modo preciso, in modo da poter rispondere in maniera ottimale a determinate trazioni, o irregolari, con le fibre disposte in modo apparentemente casuale. Sono connettivi densi regolari i tendini, i legamenti e le aponeurosi, simili a tendini ma, se i primi hanno forma a cordoncino e si legano all'osso, questi sono caratteristica dei muscoli piatti e si inseriscono nella struttura scheletrica per mezzo di ampie lamine. • I connettivi elastici, in cui prevalgono appunto le fibre elastiche, ed essi si trovano nel polmone o in particolari legamenti, i legamenti gialli delle vertebre o nella tonaca media di grandi arterie come l'aorta. 12 Centro stampa Copysprinter – Stampa Autorizzata dall’autore 13 di 102
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