Mostre a Bergamo: Black Hole. Arte e matericità tra informe e invisibile - Travelglobe
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Mostre a Bergamo: Black Hole. Arte e matericità tra informe e invisibile di Daniela Bozzani Il tema della materia Può l’arte mescolarsi alla fisica? Guardando a Black Hole, la prima magnifica mostra di un ambizioso ciclo espositivo triennale dedicato al tema della materia, sembrerebbe proprio un esperimento riuscito. Ideata dal direttore del museo Lorenzo Giusti, dalla curatrice Sara Fumagalli, con la consulenza scientifica del fisico Diederik Sybolt Wiersma e la partecipazione di BergamoScienza (il festival scientifico che si tiene ogni anno a Bergamo), la mostra – visitabile fino al 6 gennaio 2019 – rivolge lo sguardo ad artisti di generazioni
diverse che, in forme alternative, hanno indagato l’elemento materiale nella sua più intrinseca valenza. Dove il concetto di “materiale” si apre a un’idea più profonda di “materia” come elemento originario, come sostanza primordiale costituente il tutto. Lucio Fontana. Concetto spaziale, Natura Il fenomeno dei buchi neri Dalle intuizioni informali di Rodin e Rosso alle più recenti restituzioni visive del fenomeno dei buchi neri, la mostra racconta questa dimensione attraverso tre diverse strade: quella di chi ha inteso la materia come un’entità originaria alternativa alla forma (Informe), quella di chi ha interpretato la natura umana come parte di un più ampio discorso materiale (Uomo-Materia) e quella di chi si è spinto nel profondo, ai confini della materialità stessa, cogliendone la dimensione infinitesimale ed energetica (Invisibile).
Informe e Invisibile Attraverso una ricca selezione di lavori realizzati tra la fine dell’Ottocento e i giorni nostri, il percorso espositivo illustra questa preziosa dialettica oscillante tra materialità dell’Informe e materialità dell’Invisibile apparentemente in antitesi, ma in realtà coesistenti e complementari. Le opere provengono da celebri musei nazionali e internazionali, collezioni e gallerie tra le più importanti e centri di ricerca scientifica quali l’Agenzia Spaziale Italiana.
Sezione 1 – Informe Le opere esposte in questa prima sezione non cercano di rappresentare il mondo. I materiali, tradizionali o inusuali, non sono plasmati con l’intento di creare nuove forme ma in virtù del loro presentarsi come “elementi in sé”. Configurazioni materiche che, per la loro indeterminatezza, restituiscono un’idea della realtà come sostanza in continuo mutamento. Si collocano all’origine di questo percorso le concrezioni di colore stratificato di Jean Fautrier, le Nature di materia incisa e lacerata di Lucio Fontana, le superfici grumose di Antoni Tàpies, la densità bituminosa delle Combustioni e dei Cretti di Alberto Burri, i primi lavori di Piero Manzoni e le statue “colanti” di Cameron Jamie, le eteree astrazioni screpolate di Ryan Sullivan e gli agglomerati di materia di William Tucker. Forme, tele e colori che emozionano ad ogni scorcio.
Sezione 2 – Uomo-materia La materia che permea l’universo e che tutto crea e compone definisce anche la natura umana. Questo lasciano intendere i lavori degli artisti presenti in questa sezione. Lavori in cui il corpo umano è in primis un “corpo materico”, dove la figura, accennata o scomposta, si fa veicolo di una visione integrata del mondo, tenuta assieme dal principio stesso della materia. I volti e i corpi affioranti da blocchi indistinti di Auguste Rodin e Medardo Rosso, costituiscono un significativo precedente storico per la ricerca di artisti che, in forme diverse, hanno indagato la figura umana. Ne sono un esempio le figure di Giacometti “sempre a mezza via fra l’essere e il non essere”, per citare Jean-Paul Sartre, così come le sculture antropomorfe di Urs Fischer o le teste monolitiche di Hans Josephsohn. Volto e materia, prettamente pittorica, si trovano nei primi dipinti di Enrico Baj, nelle Dame di Jean Dubuffet e nelle violente pennellate sulle figure distorte di Karel Appel e Asger Jorn del gruppo Co.Br.A.
Sezione 3 – Invisibile In questa sezione le opere esposte coinvolgono gli aspetti più nascosti della materia che diventa invisibile. Punto di partenza le visioni ravvicinate e microscopiche sull’incessante brulichio interno di un generico elemento materiale nelle celebri Tessiturologie di Jean Dubuffet. Si prosegue con le esplosioni di materia-luce di Tancredi
Parmeggiani e le composizioni degli artisti del Movimento Arte Nucleare. Fondato nel 1951 da Enrico Baj e Sergio Dangelo, gli artisti del movimento rielaborano in forma visiva le suggestioni provocate dalla esplosione della bomba atomica. La nozione di “materia” sfuma ai livelli subatomici, abbracciando il concetto di energia. Così Jol Thomson, lavorando con il più importante istituto di ricerca per lo studio dei neutrini (Laboratori Nazionali del Gran Sasso), crea un dialogo fra scienza e arte, indagando i territori dell’ignoto materiale, dell’intangibile e non-ottico. Nella diversità di approcci degli artisti presentati si è testimoni della urgenza corale nell’interrogarsi sulle implicazioni filosofiche, percettive e conoscitive delle rivoluzionarie scoperte scientifiche della nostra epoca. Informazioni utili Dove: GAMeC Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea, via San Tomaso 53, Bergamo. t. 035 270272. Quando: 4 ottobre – 6 gennaio 2019. Orari: tutti i giorni 10/18 (la biglietteria chiude alle 17). Chiuso il martedì. Biglietti: intero 8€ – ridotto e gruppi 6€ (consultare il sito GAMeC per le categorie aventi diritto a riduzioni e gratuità). Info e prenotazioni Gruppi e Scuole: t. 035 235345 – visiteguidate@gamec.it © TravelGlobe RIPRODUZIONE RISERVATA
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