Modellazione delle catastrofi e cambiamenti climatici - Lloyd's of London
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Contatti principali Trevor Maynard Responsabile gestione esposizioni e riassicurazione Telefono: +44 (0)20 7327 6141 trevor.maynard@lloyds.com Nick Beecroft Direttore, rischi emergenti e ricerca Telefono: +44 (0)20 7327 5605 nick.beecroft@lloyds.com Sandra Gonzalez Quadro, rischi emergenti e ricerca Telefono: +44 (0)20 7327 6921 sandra.gonzalez@lloyds.com Lauren Restell Quadro gestione esposizioni Telefono: +44 (0)20 7327 6496 lauren.restell@lloyds.com Coautori Il prof. Ralf Toumi è docente di fisica atmosferica presso il dipartimento di fisica dell'Imperial College di Londra. È anche direttore di OASIS LMF Ltd, azienda che promuove il libero accesso per la modellazione delle catastrofi. Lauren Restell lavora nel campo della modellazione delle catastrofi nel mercato londinese dal 2006. Prima di entrare a far parte della gestione delle esposizioni di Lloyd's, ha rivestito incarichi in Aon Benfield e Travelers in seguito al conseguimento di un MSc sui cambiamenti climatici presso l'università dell'East Anglia. Casistiche Le casistiche sono state case fornite da: prof. James Elsner (Climatek), Madeleine-Sophie Déroche (Climate – Knowledge Innovation Centre), dott.ssa Ioana Dima e Shane Latchman (AIR), prof. Rob Lamb, Richard Wylde e Jessica Skeggs (JBA), Iain Willis (EQECAT) e dott. Paul Wilson (RMS). Riconoscimenti Lloyd's desidera ringraziare anche Matthew Foote (Mitsui Sumitomo), Steven Luck (W. R. Berkley Syndicate) e Luke Knowles (Catlin) per il loro contributo al rapporto. Clausola di esclusione di responsabilità Il presente rapporto è stato realizzato da Lloyd's solo a scopo di informazione generale. Sebbene sia stata prestata la massima cura nella raccolta dei dati e nella preparazione del rapporto, Lloyd's non fornisce alcuna dichiarazione o garanzia in merito alla relativa accuratezza o completezza, ed esclude esplicitamente, nella misura massima consentita dalla legge, tutte quelle che potrebbero altrimenti essere implicate. Lloyd's declina qualsiasi responsabilità per eventuali perdite o danni di qualsiasi natura causati a qualsiasi persona come conseguenza di azioni compiute o non compiute in virtù di, o facendo affidamento su, dichiarazioni, fatti, cifre o espressioni di opinioni o convinzioni contenuti in questo rapporto. Questo rapporto non costituisce alcun tipo di raccomandazione. © Lloyd's 2014 Tutti i diritti riservati
Modellazione delle catastrofi e cambiamenti climatici Sommario 1 SINTESI 4 2 INTRODUZIONE 5 3 LA SCIENZA DEI CAMBIAMENTI CLIMATICI 6 4 MODELLAZIONE DELLE CATASTROFI 9 5 SCENARI CATASTROFALI E CAMBIAMENTI CLIMATICI 12 6 CONCLUSIONI E RACCOMANDAZIONI 36 7 APPENDICI 37 8 BIBLIOGRAFIA 40 3
1 Sintesi La ricerca scientifica imputa chiaramente i cambiamenti climatici all'attività dell'uomo. Ciononostante, permane una notevole incertezza circa la natura e l'entità dei cambiamenti del nostro clima e dell'impatto specifico che questo produrrà. Molti degli effetti risulteranno evidenti nei prossimi decenni e per prevederli sono necessarie analisi previsionali, non solo dati storici. I cambiamenti del clima e dei modelli meteorologici sono potenzialmente in grado di incidere sugli eventi meteorologici estremi. Gli assicuratori hanno tutto l'interesse di comprendere l'impatto del cambiamento climatico sulla frequenza di eventi meteorologici estremi. La frequenza di ondate di calore è salita in Europa, Asia e Australia e in un numero maggiore di aree si registra un aumento della percentuale di forti precipitazioni piuttosto che una riduzione. È praticamente certo che dagli anni settanta del secolo scorso si è rilevato un incremento della frequenza e intensità dei cicloni tropicali più forti nel bacino Nord Atlantico. La tecnologia di modellazione delle catastrofi viene oggi utilizzata ampiamente da assicuratori, riassicuratori, governi, mercati dei capitali e altre entità finanziarie. È parte integrante di qualsiasi organizzazione che si occupa di rischio di catastrofi naturali ed è utilizzata più comunemente per eseguire attività quali selezione dei rischi e sottoscrizione, riserva e tariffazione, sviluppo di strategie di mitigazione, progettazione di meccanismi di trasferimento del rischio, gestione di esposizioni e aggregati, ottimizzazione del portafoglio, pricing, prassi decisionale della riassicurazione e creazione di capitali. I modelli consentono di quantificare la nostra comprensione del mondo naturale. Le tendenze dei cambiamenti climatici possono essere implicitamente integrate per gli scenari catastrofali, considerato il massiccio utilizzo di dati storici per la loro realizzazione; tuttavia, queste TENDENZE non sono necessariamente esplicitamente integrate nel risultato della modellazione. Le incertezze associate alla stima della portata e frequenza degli eventi più estremi indicano che l'impatto dei cambiamenti climatici può essere difficile da tenere in considerazione nei modelli di rischio. L'incidenza delle perdite derivanti dagli uragani è influenzata da numerosi fattori collegati ai cambiamenti climatici, quali l'aumento del livello del mare e la temperatura della superficie del mare. Esiste una relazione tra le temperature della superficie del mare e la forza degli uragani che suggerisce una graduale tendenza all'aumento. È pertanto estremamente importante che questi cambiamenti siano modellati accuratamente. I 20 centimetri approssimativi di innalzamento del livello del mare nella punta più a sud dell'isola di Manhattan hanno aumentato del 30% nella sola New York i danni materiali dovuti alle ondate di tempesta dell'uragano Sandy. Ulteriori innalzamenti del livello del mare in quest'area potrebbero aumentare in modo non lineare potenziali perdite dovute a tempeste di simile violenza. I modelli per gli scenari catastrofali che plasmano in modo dinamico le ondate di tempesta sulla base dell'attuale livello del mare medio tengono già in considerazione questo maggiore rischio nelle loro previsioni. Nei prossimi decenni, i modelli per gli scenari climatici continueranno a prevedere gli impatti delle condizioni meteorologiche estreme. EQECAT mostra come i futuri scenari climatici potrebbero registrare aumenti della frequenza di tempeste intense in Europa, con un possibile spostamento delle traiettorie delle tempeste verso le latitudini settentrionali. JBA evidenzia che i cambiamenti climatici hanno già aumentato la probabilità di alluvioni nel Regno Unito, come quella del 2000, e che una precipitazione su cinque potrebbe risultare il 40% più ampia in futuro.
Modellazione delle catastrofi e cambiamenti climatici 2 Introduzione Negli ultimi anni, il settore assicurativo ha subito notevoli perdite a causa di eventi atmosferici estremi. Il 2011 è considerato un anno record per le catastrofi naturali, con sinistri assicurati che sono costati al settore i più di 127 miliardi di dollari . Una serie di catastrofi alla fine degli anni ottanta e all'inizio degli anni novanta del secolo scorso ha posto il settore assicurativo davanti a una grande sfida. L'adozione di modelli per gli scenari catastrofali naturali negli anni novanta ha permesso al settore di analizzare e misurare il rischio in modo più preciso. Oggi, l'impiego di questi strumenti è diventato la norma. Vista la prevalenza di modelli per gli scenari catastrofali nel settore assicurativo e l'aumento di costi degli eventi meteorologici estremi, la precisione dei risultati dell’attività di modellazione è un interesse primario per gli assicuratori. La possibilità che i cambiamenti climatici possano favorire modificazioni nella gravità e probabilità degli eventi meteorologici estremi potrebbe avere ripercussioni sulla precisione dei modelli per gli scenari catastrofali naturali. Questa relazione valuta se e come questi modelli prendono in considerazione i cambiamenti climatici attraverso una serie di casistiche fornite da vari provider di modelli sia accademici che commerciali. Il sistema climatico globale della Terra si sta riscaldando. Questa conclusione è supportata da un grande insieme di prove presentate nella letteratura scientifica e nel modo più completo nei cinque rapporti di valutazione pubblicati dal Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico (Intergovernmental 1 Panel on Climate Change, IPCC) . L'innalzamento delle concentrazioni di gas serra nell'atmosfera, dovuto prevalentemente all'attività dell'uomo, come ad esempio la combustione di combustibili fossili e i cambiamenti di uso del suolo, provocano un aumento dell'effetto serra naturale del pianeta e un maggiore riscaldamento della superficie terrestre. L'energia in più catturata viene immagazzinata in gran parte negli oceani. Questo effetto, combinato con il riscaldamento delle temperature atmosferiche sulla superficie del pianeta, modifica il sistema climatico fisico. Un esempio è l'impatto sul ciclo idrologico sotto forma di modifica delle precipitazioni, cambiamenti della circolazione atmosferica e dei modelli meteorologici, riduzione dei ghiacci globali e della copertura nevosa e dilatazione termica degli oceani, con conseguente innalzamento del livello del mare. Queste tendenze rappresentano una sfida per gli assicuratori, i quali si trovano ad analizzare sia l'impatto economico del cambiamento climatico sia l'adeguatezza degli strumenti utilizzati per misurare e applicare i tassi. Uno dei problemi principali per gli assicuratori sono le eventuali conseguenze di questi cambiamenti climatici e modelli meteorologici sugli eventi meteorologici estremi. Il quarto rapporto di valutazione dell'IPCC (IPCC, 2007) ha evidenziato l'importanza della nostra conoscenza degli eventi estremi, per via del loro impatto sproporzionato sulla società e gli ecosistemi, rispetto ai cambiamenti graduali del clima medio. Nel 2012, l'IPCC ha pubblicato un rapporto speciale specificamente incentrato sulla gestione dei rischi degli eventi meteorologici estremi (IPCC, 2012, di seguito "SREX"), mentre la recente bozza del quinto rapporto di valutazione dell'IPCC (IPCC, 2013) comprende un aggiornamento della comprensione e delle prove osservazionali dei cambiamenti negli eventi climatici estremi. Questo rapporto è composto da tre parti principali. La prima sezione analizza le ultime scoperte della scienza che studia i cambiamenti climatici e le conseguenze di tali cambiamenti sugli eventi meteorologici estremi. La seconda sezione descrive la modellazione delle catastrofi e come si è giunti allo sviluppo di questa tecnologia. La terza valuta se e come i modelli per gli scenari catastrofali prendono in considerazione i cambiamenti climatici attraverso una serie di casistiche fornite da vari provider di modelli, tra cui AIR, RMS ed EQECAT. Le appendici contengono i dettagli sulla terminologia utilizzata per descrivere i livelli di fiducia e probabilità (Appendice 1) e i limiti dei modelli climatici (Appendice 2). 1 Per ulteriori informazioni, vedere l'Appendice 1. 5
Modellazione delle catastrofi e cambiamenti climatici 3 La scienza dei cambiamenti climatici La sintesi per i capi di governo del quinto rapporto di valutazione dell'IPCC (2013) riferisce un inequivocabile riscaldamento del sistema climatico. Si registrano cambiamenti delle temperature atmosferiche e oceaniche, dell'estensione della copertura dei ghiacci e nevosa, e della concentrazione dei gas serra nell'atmosfera. Molti di questi cambiamenti non hanno precedenti su scale temporali che spaziano da decine a migliaia di anni. Le temperature atmosferiche medie globali negli ultimi tre decenni sono state le più elevate dal 1850 e, nell'emisfero settentrionale, gli ultimi 30 anni sono stati probabilmente i più caldi da almeno 1.400 anni. Questi cambiamenti a lungo termine stanno generando impatti generalizzati, in particolare: • 2 un crescente accumulo di energia degli oceani di tutto il mondo: è praticamente certo che i primi 700 m di profondità degli oceani si sono scaldati negli ultimi quattro decenni. • Dal 1901 al 2010 il livello medio del mare globale si è innalzato di circa 19 cm. La percentuale di cambiamenti del livello del mare dalla metà del XIX secolo è maggiore della percentuale media di cambiamenti degli ultimi due millenni. • Si sono registrate modifiche nella perdita di massa degli strati di ghiaccio di Groenlandia e dell'Antartico, una riduzione delle dimensioni dei ghiacciai di tutto il mondo e un ridimensionamento del ghiaccio del mare Artico nell'emisfero settentrionale. • I livelli atmosferici di anidride carbonica (CO2), metano e ossido d'azoto dei gas serra sono i più elevati degli ultimi 800.000 anni. Le cause principali di questa situazione sono la combustione dei combustibili fossili e i cambiamenti di uso del suolo. Dall'epoca preindustriale, le concentrazioni di CO2 nell'atmosfera sono aumentate del 40% e gli oceani del mondo hanno assorbito circa il 30% del carbonio emesso. Questo iperaccumulo da parte degli oceani determina un aumento dei livelli di acidificazione. L'incremento delle concentrazioni dei gas serra, le tendenze al riscaldamento osservate e la comprensione scientifica del sistema climatico puntano chiaramente il dito sull'influenza dell'uomo sul sistema climatico. Le emissioni continue di gas serra comporteranno un ulteriore riscaldamento e saranno la probabile causa di numerosi cambiamenti dei componenti del sistema climatico. 3.1 Temperature estreme Le attuali conoscenze, basate su un grande insieme di prove, indicano che la maggior parte dei terreni agricoli globali analizzati ha subito un notevole riscaldamento delle temperature sia minime che massime ii dall'inizio del XX secolo . Una ricerca condotta su vari insiemi di dati ha dimostrato con un alto livello di attendibilità un maggiore aumento delle temperature minime rispetto alle massime su scala globale, ed è molto probabile una riduzione globale del numero di notti e giorni freddi con un contemporaneo aumento di notti e giorni caldi. Vi è tuttavia solo un livello medio di attendibilità nella riduzione dell'escursione termica iii giornaliera, e l'impatto complessivo sulle distribuzioni di probabilità rimane una questione aperta . Contrariamente al riscaldamento su larga scala osservato, alcune aree evidenziano cambiamenti che indicano episodi di raffreddamento locale. Queste zone comprendono l'area centrale del Nord America, gli Stati Uniti orientali e alcune zone del Sud America. La differenza nelle tendenze in queste aree sembra essere legata alle temperature massime collegate ai cambiamenti del ciclo idrico e alle interazioni tra terra e atmosfera e alla variabilità a lungo termine (ultradecennale) degli oceani Atlantico e Pacifico. Vi è solo un livello medio di attendibilità riguardo al fatto che la lunghezza e la frequenza di periodi di caldo o ondate di calore sono aumentate globalmente dagli anni cinquanta del secolo scorso, in parte a causa di dati insufficienti a livello regionale e alcune incongruenze nella definizione di temperature estreme. Ciononostante, si ritiene che nel corso di questo periodo di tempo la frequenza di ondate di calore possa iv essere aumentata in Europa, Asia e Australia . 2 Vedere l'Appendice 1 per le frasi comuni utilizzate nei rapporti dell'IPCC. 6
Modellazione delle catastrofi e cambiamenti climatici 3.2 Precipitazioni e siccità Un clima generalmente più umido si traduce costantemente in cambiamenti dei livelli estremi delle precipitazioni. Recenti scoperte continuano a sostenere le precedenti valutazioni, secondo cui un maggior numero di zone registra, piuttosto che un calo, un aumento statisticamente significativo del numero di forti precipitazioni. Tuttavia, il livello di rilevanza statistica è inferiore per le precipitazioni estreme rispetto alle temperature estreme. Questa situazione è data dai modelli spaziali di cambiamento che sono meno coerenti rispetto alle tendenze delle temperature, ma anche da vaste aree che mostrano segnali opposti nella loro rispettiva tendenza. Dagli anni cinquanta del secolo scorso si è registrata una forte variazione regionale e subregionale nelle precipitazioni estreme. Inoltre, è sempre difficile fornire una definizione universalmente valida di questo tipo di precipitazioni. Solo Nord America, America centrale ed Europa mostrano un probabile aumento (o un livello di attendibilità più elevato) della frequenza o dell'intensità delle forti precipitazioni. In Europa e nel Mediterraneo permane una notevole variabilità stagionale e regionale, e la gran parte dell'aumento riguarda l'inverno (vedere ad es. la tabella 2.13 nell'IPCC, 2013). In Asia e Oceania, il numero di aree dove si registra un aumento delle precipitazioni estreme supera quelle che fanno segnare una riduzione, mentre per quanto riguarda l'Africa, non è possibile stabilire una tendenza significativa delle precipitazioni estreme. Inoltre, le tendenze riguardanti i fenomeni atmosferici locali gravi su piccola scala (quali grandinate o temporali) sono incerte, a causa di dati storici disomogenei e di un'insufficiente densità di v stazioni di monitoraggio . La valutazione dei cambiamenti nell'entità o frequenza delle inondazioni rimane difficile. Il gruppo di lavoro II del quarto rapporto di valutazione dell'IPCC ha affermato che non esisteva alcuna tendenza generale nell'incidenza delle inondazioni. La gestione dei fiumi è un fattore importate che influisce sulle tendenze delle inondazioni. La maggiore indicazione delle tendenze delle inondazioni è stata finora rilevata nelle alte latitudini dell'emisfero settentrionale, sebbene la variabilità regionale sia tale per cui non si hanno attualmente prove certe. Il SREX segnala un inizio precoce del disgelo primaverile in regioni dominate dalla neve; tuttavia, sia il SREX che l'IPCC (2013) non hanno rilevato tendenze globali per i casi di inondazione, asserendo una mancanza di prove. La frequenza di siccità, d'altra parte, era stata valutata in modo esaustivo nel rapporto SREX. SREX ha concluso che la distinzione tra vari tipi di siccità e le questioni complesse relative alla definizione del termine siccità ha un notevole impatto sulle conclusioni sulle tendenze su scala globale, e denuncia con un livello medio di attendibilità che dalla metà del XX secolo alcune aree del mondo sono state interessate da siccità intense e più lunghe (IPCC, 2012). A causa della scarsità di misurazioni dirette dell'umidità del suolo e di altre variabili relative alla siccità, spesso per la valutazione della siccità si utilizzano altri dati idrologici surrogati correlati alle variabili. La gravità di un evento di siccità valutato dipende fortemente dalla scelta della variabile e dalla durata della scala temporale considerata. Per alcune zone, comunque, è stato raggiunto un accordo. Vi è un elevato livello di attendibilità riguardo all'aumento della siccità nel Mediterraneo e nell'Africa occidentale, e un elevato livello di attendibilità si registra anche per una riduzione della siccità nell'area centrale del Nord America e nell'Australia nordoccidentale. 3.3 Tempeste tropicali ed extratropicali Le tempeste tropicali ed extratropicali sono le principali responsabili degli eventi estremi di maggiore impatto. Vi sono prove limitate per stabilire una tendenza a lungo termine del numero di tempeste tropicali a livello globale. Oltre alla frequenza o al numero di tempeste, è necessario considerare i cambiamenti associati relativi all'intensità e alla durata dei cicloni tropicali. La qualità delle osservazioni è cambiata notevolmente nel corso dell'ultimo secolo, ad esempio dopo che è stato possibile utilizzare i dati satellitari. Le misurazioni dell'intensità delle tempeste sono molto sensibili alla tecnologia di osservazione e pertanto le tendenze storiche a lungo termine sono influenzate dai relativi cambiamenti. A livello regionale, è praticamente certo che dagli anni settanta del secolo scorso si è rilevato un aumento della frequenza e intensità dei cicloni vi tropicali più forti nel bacino del Nord Atlantico. Tuttavia, negli ultimi 100 anni, ci sono stati altri periodi di intensa attività. La variabilità delle tendenze rende difficile attribuire con certezza colpe ai cambiamenti climatici, sebbene vi siano buone ragioni fisiche per supporre che gli uragani saranno in media più forti. Vi sono prove limitate per stabilire un cambiamento delle tempeste extratropicali o dei venti estremi a livello globale. Le misurazioni dei venti a lungo termine durano per periodi troppo brevi (soprattutto nell'emisfero meridionale) oppure non sono coerenti, a causa delle modifiche della tecnologia di osservazione, e non sono quindi in grado di generare dati a lungo termine. Pertanto, si utilizzano spesso dati surrogati, quali le osservazioni della pressione della superficie in loco oppure dati relativi alla pressione derivanti da rianalisi per ricavare i cambiamenti nel campo dei venti geostrofici. In quest'ultimo caso, i risultati sono sensibili al prodotto della rianalisi, e i prodotti di nuovissima generazione danno generalmente risultati migliori delle 7
Modellazione delle catastrofi e cambiamenti climatici rianalisi precedenti. Alcuni studi che utilizzano i dati di rianalisi suggeriscono uno spostamento verso nord e verso est dell'attività dei cicloni dell'Atlantico, con l'intensificazione di questi ultimi durante l'inverno e ad alte vii latitudini . 8
Modellazione delle catastrofi e cambiamenti climatici 4 Modellazione delle catastrofi 4.1 Evoluzione e ruolo della modellazione delle catastrofi nel settore assicurativo La modellazione delle catastrofi è una disciplina relativamente recente, le cui origini sono radicate nell'assicurazione di beni e nella scienza dei pericoli naturali. Il suo obiettivo è aiutare le società a prevedere la probabilità e la gravità delle potenziali catastrofi future prima che si verifichino, al fine di potersi preparare viii adeguatamente per affrontare il loro impatto finanziario . I modelli per gli scenari catastrofali disponibili in commercio esistono solo da 25 anni. Prima della nascita degli scenari catastrofali alla fine degli anni ottanta del secolo scorso, per valutare le perdite dovute alle catastrofi venivano adottati metodi rudimentali. Le tecniche attuariali standard non erano adeguate per valutare le perdite future dovute alle catastrofi. I dati sulle perdite storiche erano e sono tutt'ora scarsi, in particolare per gli eventi di gravità elevata poco frequenti con il potenziale di minacciare la capacità di rimborso dell'assicuratore. Per accettare il rischio, gli assicuratori utilizzavano la mappatura del rischio spaziale e la misurazione dei pericoli, ma in genere queste due procedure venivano effettuate in modo pressoché distinto. Per quanto riguarda la determinazione dei prezzi, facevano affidamento sia sul massimo danno probabile (Probable Maximum Loss, PML) generato internamente utilizzando regole empiriche, sia su stime realistiche di perdite potenziali utilizzando scenari deterministici dedotti soggettivamente. L'attenzione era rivolta nettamente alla gravità dei potenziali eventi, ma non si faceva alcun accenno alla frequenza. A questo punto, il desiderio non soddisfatto di tenere in considerazione questi elementi contemporaneamente venne riconosciuto da coloro che sono i responsabili della fondazione dei tre fornitori di software di modellazione delle catastrofi riconosciuti a livello mondiale: AIR (1987), RMS (1988) e EQECAT (1994). Malgrado la disponibilità commerciale dei primi scenari catastrofali probabilistici alla fine degli anni ottanta, il loro uso non ebbe un'ampia diffusione. La copertura riassicurativa era prontamente disponibile e il mercato si mostrava alquanto favorevole. Nel frattempo i fornitori di software stavano generando ampie stime di perdita probabilistiche per l'industria statunitense dovute agli uragani per 20-30 miliardi di USD che ix presentavano una significativa probabilità di verificarsi . Nel 1989, l'entità delle perdite dovute all'uragano x xi Hugo (4 miliardi di USD ) e al terremoto di Loma Prieta (6 miliardi di USD ) suscitò l'interesse iniziale per l'uso degli scenari catastrofali tra assicuratori e riassicuratori. Tuttavia, fu la straordinaria e imprevista dimensione delle perdite dovute all'uragano Andrew nel 1992 che mise in luce le reali carenze dell'approccio puramente attuariale nei confronti della quantificazione delle perdite da rischio di catastrofi. AIR inviò in tempo reale ai propri clienti un fax con la stima delle perdite superiori a 13 miliardi di USD basata sullo scenario dell'uragano AIR. Mesi dopo, il Property Claims Service (PCS) comunicò una perdita per l'industria xii pari a 15,5 miliardi di USD . Perdite di questa entità infierirono fortemente sul mercato, generando xiii l'insolvenza di 11 assicuratori . Di conseguenza, l'adozione di scenari catastrofali crebbe esponenzialmente, poiché venivano considerati un approccio più sofisticato e affidabile rispetto alla valutazione del rischio catastrofale. L'aumento delle densità demografiche e dei valori dei beni immobili in aree a rischio ha portato a una diversificazione nell'uso e nella copertura degli scenari catastrofali. La tecnologia di modellazione delle catastrofi viene oggi utilizzata ampiamente da assicuratori, riassicuratori, governi, mercati dei capitali e altre entità finanziarie. Gli scenari catastrofali sono parte integrante di qualsiasi organizzazione che si occupa di xiv rischio di catastrofi naturali e sono utilizzati più comunemente per eseguire attività quali selezione dei rischi e sottoscrizione, riserva e tariffazione, sviluppo di strategie di mitigazione, progettazione di meccanismi di trasferimento del rischio, gestione di esposizioni e aggregati, ottimizzazione del portafoglio, pricing, prassi decisionale della riassicurazione e creazione di capitali. Tali scenari sono sviluppati sfruttando le osservazioni di perdite e pericoli, basandosi su dati esistenti, testando scenari esistenti e integrando queste nozioni in previsioni per la modellazione delle catastrofi futura. Recenti sviluppi comprendono la modellazione esplicita del raggruppamento delle tempeste una migliore comprensione delle relazioni internazionali relative all'aumento dei costi per le riparazioni successive a un evento catastrofico, il potenziale della frequenza e dell'impatto delle ondate di tempesta, la reazione alle perdite per interruzione delle attività, lo sviluppo e i danni causati dagli uragani oltre le zone costiere e il riconoscimento delle componenti non modellate degli scenari catastrofali. Gli eventi dell'11 settembre, inoltre, hanno portato allo sviluppo dei primi scenari per catastrofi provocate dall'uomo, nella forma di scenari di terrorismo. 9
Modellazione delle catastrofi e cambiamenti climatici Per loro natura, gli scenari rappresentano un'approssimazione dei risultati previsti e sono solo uno dei tanti strumenti utilizzati per migliorare la comprensione e la gestione del rischio. I dati sulle perdite recentemente disponibili che migliorano la comprensione della scienza dei pericoli naturali e i progressi nella capacità di calcolo e della tecnologia contribuiscono insieme all'evoluzione degli scenari catastrofali e alla disciplina dinamica della modellazione delle catastrofi. 4.2 Come funziona uno scenario catastrofale? Il software di modellazione delle catastrofi contiene una vista specifica degli operatori per i pericoli, i rischi e la vulnerabilità dei beni assicurati. Questa vista è stata ideata utilizzando i dati osservati come base. Il software facilita quindi l'applicazione di questa vista di rischio ai registri contabili di un cliente specifico, al fine di quantificare la probabilità e l'entità della potenziale perdita. Questo risultato si ottiene riducendo la complessità inerente l'interazione fisica tra pericolo e vulnerabilità, parametrizzando le caratteristiche a una serie limitata di unità misurabili. Queste unità di misura sono applicate sistematicamente, coerentemente e ripetutamente in una serie personalizzata di dati di esposizione. Le caratteristiche finanziarie relative al campo assicurativo possono essere quindi sovrapposte per calcolare una perdita netta su misura per il cliente utilizzando lo strumento. La maggior parte degli scenari catastrofali realizzano questo obiettivo adottando un approccio modulare (figura 1). Figura 1: adattata da Dlugolecki et al., 2009 L'uso del software è tuttavia solo una piccola parte di ciò che serve per ottimizzare l'impiego della modellazione delle catastrofi all'interno di un'attività. È estremamente importante che chi ha la responsabilità di utilizzare lo scenario sia anche in grado di capire, interpretare e trasmettere i risultati tenendo in considerazione le limitazioni degli scenari. Gli scenari catastrofali possono fornire diversi risultati finanziari, i più comuni dei quali sono la curva della perdita media annua (Annual Average Loss, AAL) e la curva della probabilità di eccedenza (Exceedance Probability, EP). L'AAL viene talvolta denominata "premio puro" o "rapporto sinistri/premi" e può essere incorporata nel pricing insieme a un'indennità per spese e la redditività del capitale consigliata. La curva EP viene comunemente descritta come una rappresentazione grafica della probabilità che una perdita prodotta dai possibili eventi ecceda un determinato ammontare. I punti di lettura sulla curva offrono diverse interpretazioni della frequenza e della gravità delle perdite per i libri contabili oggetto della modellazione. Queste curve sono molto utili agli assicuratori e riassicuratori per determinare le dimensioni e la distribuzione xv delle potenziali perdite dei propri portafogli . 10
Modellazione delle catastrofi e cambiamenti climatici Sebbene gli scenari catastrofali siano sofisticati, non riescono a catturare l'intero spettro di rischi esistente nel mondo reale. Ogni società coinvolta nella modellazione delle catastrofi avrà una gamma di scenari che coprono le aree/i pericoli che interessano i propri clienti. Attualmente non vi sono scenari in grado di coprire ogni singolo pericolo di ogni singola area, generando pertanto delle carenze nella disponibilità degli scenari che possono essere definite "scenario evasivo" ("model miss"). Il processo di quantificazione delle perdite per un'area/un pericolo da parte di uno scenario catastrofale è complesso e dipende da varie ipotesi che derivano per natura da un determinato grado di incertezza attorno a tale perdita. Tale incertezza cresce nel caso degli eventi più estremi, per i quali esiste una carente esperienza pratica, e gli esempi in cui i dati sull'esposizione importati nello scenario catastrofale dal cliente sono di scarsa qualità. È fondamentale che le limitazioni dello scenario e l'incertezza inerente nei suoi risultati siano trasmessi in modo efficace durante il processo decisionale. Affinché gli scenari catastrofali siano d'aiuto nella previsione dell'esposizione al rischio, devono integrare le tendenze osservate. La sezione seguente fornisce una serie di casistiche per esaminare il modo in cui la comunità della modellazione delle catastrofi sta affrontando la sfida delle tendenze dei cambiamenti climatici a lungo termine. 11
Modellazione delle catastrofi e cambiamenti climatici 5 Scenari catastrofali e cambiamenti climatici Dopo aver riesaminato le più recenti scoperte sui cambiamenti climatici e delineato i meccanismi che si celano dietro la modellazione delle catastrofi, questa sezione illustra i dettagli di una serie di studi di fornitori di scenari catastrofali attraverso diversi pericoli naturali, con l'intento di valutare la misura in cui i cambiamenti climatici influiscono sui risultati degli scenari catastrofali. La casistica fornita da EQECAT mostra che almeno un modello del clima globale prevede uno spostamento verso nord delle traiettorie delle tempeste europee e l'intensificazione delle tempeste di maggiore potenza. Madeleine-Sophie Déroche del Climate – Knowledge Innovation Centre sottolinea che l'intensificazione è una caratteristica costante degli scenari di ultima generazione, ma è dimostrato che i cambiamenti di traiettoria sistematici variano in funzione dello scenario e dell'area analizzati. La modellazione delle inondazioni nel Regno Unito di JBA sostiene la ricerca del governo del Regno Unito, secondo la quale i cambiamenti climatici potrebbero fare aumentare quasi del doppio il numero di immobili soggetti a notevole rischio di inondazioni entro il 2035 se non si prendono adeguati provvedimenti. Vari studi di casi sostengono che tutte le tendenze climatiche recenti saranno implicitamente incluse nei dati utilizzati per costruire gli scenari catastrofali. Tre studi affrontano l'argomento del pericolo dei cicloni. Un tentativo di previsione a medio termine (1-5 anni) viene fatto da RMS, che include le tendenze delle temperature della superficie del mare come fattore predittivo per l'attività anomala degli uragani dell'Atlantico. Grazie a questo metodo si è riusciti a trovare un piccolo adeguamento del numero dei cicloni. Un effetto più significativo dei cambiamenti climatici viene registrato se si considera che almeno il 30% del contributo alle perdite dovuto alle ondate di tempesta dell'uragano Sandy può essere attribuito alle variazioni del livello del mare a lungo termine. AIR ha rilevato anche moderati aumenti di perdite causate da cicloni nel sud del Pacifico, ma non ha trovato prove convincenti di un segnale dei cambiamenti climatici nei temporali che colpiscono gli Stati Uniti. James Elsner di Climatek sostiene che l'aumento del 5% a decennio delle perdite nel nord dell'Atlantico derivi dalle tendenze della temperatura della superficie del mare. Egli punta il dito anche sul fatto che i modelli climatici sottovalutano la sensibilità dei cicloni alle variazioni di temperatura. I tre casi tropicali indipendenti e i relativi approcci mostrano una determinata coerenza nella direzione e nell'ordine di grandezza dei cambiamenti previsti. Occorre tenere presente che le casistiche rispecchiano i punti di vista e le opinioni dei relativi autori – in ogni caso i punti di vista non rispecchiano necessariamente quelli di Lloyd's o di altri autori. 12
Modellazione delle catastrofi e cambiamenti climatici Tempeste europee Di Iain Willis, product manager presso EQECAT Le origini Ogni inverno, forti depressioni atmosferiche che si formano alle medie e alte latitudini dell'Atlantico danno origine a violenti cicloni extratropicali. A differenza dei cicloni tropicali (noti anche con il nome di tifoni o uragani), le tempeste europee iniziano solitamente lungo un fronte polare, dove un campo di bassa pressione proveniente dalle zone settentrionali incontra l'alta pressione del sud. Il movimento di queste masse d'aria contrapposte crea uno shear ciclonico, il quale, se si verifica nelle condizioni giuste, può causare una rotazione antioraria della massa d'aria attorno a un nucleo di bassa pressione. Seguendo questo processo di "ciclogenesi" (Figure 2), il ciclone extratropicale si sposta verso est, spinto dalle correnti a getto dell'emisfero settentrionale che si muovono ad alte velocità (comprese tra 30 e 70 mph). Poiché i cicloni extratropicali sono sistemi frontali dettati ampiamente dai contrasti di temperatura e pressione delle latitudini medie, la frequenza e la gravità delle tempeste europee sono generalmente maggiori durante i mesi invernali. Figura 2: lo sviluppo di un ciclone extratropicale Se si studia il percorso delle tempeste europee utilizzando fonti quali dati di telerilevamento, velocità del vento storiche e successive rianalisi (ad es. ERA-Interim), i dati mostrano che la tendenza più comune delle tempeste è quella di attraversare le latitudini settentrionali dell'Europa, colpendo principalmente il Regno Unito, l'Irlanda e i paesi scandinavi. Una tendenza di questo tipo potrebbe suggerire che i paesi situati nelle latitudini inferiori dell'Europa non siano esposti alle tempeste. Ma non è così. Le tempeste europee possono non rispettare questa norma, spesso con conseguenze devastanti. Come si vede nella Figure 3, se si xvi evidenziano le traiettorie delle tempeste di diversi eventi che hanno causato perdite al settore industriale, la tempesta Xynthia (febbraio 2010) è partita dalle latitudini basse dell'Atlantico prima di deviare verso nord- xvii est attraverso Portogallo, Spagna e Francia, causando un totale di 2,9 miliardi di USD di perdite assicurate. 13
Modellazione delle catastrofi e cambiamenti climatici Figura 3: traiettorie delle tempeste che hanno causato i maggiori eventi di perdite del settore industriale e densità della popolazione europea (fonte: EQECAT / Storm tracks based on the Extreme Wind Storms Catalogue (XWS), University of Reading, 2013). Diversamente dagli uragani, che tendono ad avere un nucleo centrale definito di bassa pressione, le tempeste europee presentano spesso strutture diverse. Analogamente, le dimensioni e la struttura di una tempesta europea possono influire notevolmente sul suo potenziale di danno e sul suo impatto. Ad esempio, le dimensioni dei danni della tempesta Daria (gennaio 1990) sono state molto ingenti, mentre la tempesta Klaus (gennaio 2009) si è intensificata rapidamente nel corso del passaggio attraverso l'Europa continentale, creando un fronte di venti forti limitato ma che ha provocato notevoli danni. Frequenza e perdite del settore industriale Tra il 1959 e il 2001 i dati di rianalisi mostrano una media di circa 19 tempeste all'anno in Europa. Solo per un terzo di questi eventi, tuttavia, sarebbe stato possibile prevedere perdite assicurate. Le perdite più gravi e frequenti si verificano principalmente tra i mesi di dicembre e febbraio, sebbene l'impatto di un evento di inizio stagione, come la tempesta Christian (ottobre 2013) o la Grande Tempesta del 1987 (ottobre 1987), potrebbe causare più danni, poiché la maggior parte degli alberi non perde le foglie in questo periodo 14
Modellazione delle catastrofi e cambiamenti climatici dell'anno. I dati storici presentano una notevole variabilità sia per il numero di tempeste che per la relativa gravità. L'inverno del 1989/1990 ha fatto registrare la maggiore frequenza di tempeste con 37 eventi segnalati. Si è presentato come un anno importante perché molte delle tempeste sono state rilevanti dal punto di vista delle perdite assicurate, come le tempeste Daria (25 gennaio), Vivan (26 febbraio) e Wiebke (28 febbraio). Una tale intensità stagionale non è isolata e si è verificata anche durante la stagione delle xviii tempeste del 1999, quando Anatol, Lothar e Martin provocarono perdite totali per 13,9 miliardi di dollari . Lothar e Martin si sono verificate a 36 ore di distanza l'una dall'altra, ed entrambe hanno colpito aree simili dell'Europa centrale. Una tale frequenza è generalmente nota con il termine "aggregazione temporale". Vista l'entità e la totalizzazione delle perdite assicurate in quegli anni, il modello e la periodicità dell'aggregazione temporale è di notevole interesse per il settore assicurativo. Poiché i tradizionali contratti di riassicurazione in eccesso sinistri vertono spesso sulla clausola delle 72 ore, l'impatto della probabilità di vari eventi meteorologici in questo arco di tempo provoca molta preoccupazione, perché i livelli dei trigger riassicurativi potrebbero essere raggiunti dall'aggregazione di questi livelli di più lieve entità, anziché da una singola tempesta di grande intensità. La gravità delle tempeste europee viene attualmente valutata dai meteorologi mediante un indice di gravità delle tempeste (Storm Severity Index, SSI). Un valore singolo viene calcolato per una tempesta sulla base di varie caratteristiche fisiche dell'evento, tra le quali, in genere, fattori come velocità del vento massima osservata, una soglia minima di velocità del vento (ad es. 25 m/s), durata della tempesta e la portata fisica della tempesta sui terreni. Utilizzando queste unità di misura, i meteorologi sono in grado di valutare la gravità relativa di questi grandi e complessi cicloni. È importante osservare che non esiste alcuno standard universale per calcolare gli SSI, che continuano a essere un punto controverso per i meteorologi. Analizzando le perdite assicurate causate da singole tempeste storiche, gli eventi maggiormente degni di nota sono stati provocati da Daria (1990) e Lothar (1999), con perdite assicurate totali pari a 8,2 miliardi di xix dollari e 8 miliardi di dollari rispettivamente. Tuttavia, la perdita su vasta scala più recente provocata da una tempesta si è registrata nel 2007, quando Kyrill (18 gennaio) colpì gran parte dell'Europa centrale xx provocando 6,7 miliardi di perdite assicurate . Il fattore comune della caratteristica delle tempeste più dannose riguarda l'impatto internazionale, ovvero la possibilità che una singola tempesta colpisca varie nazioni nel suo passaggio sull'Europa centrale. Le velocità molto elevate del vento che caratterizzano queste tempeste (generalmente rilevate nella parte meridionale del vortice della tempesta) e l'ampia dimensione sinottica (~1000 km) provocano distruzioni a immobili, oggetti e tempi di inattività delle aziende su vastissima scala. Come dimostra la sua traiettoria (Figure 3), la tempesta Kyrill ha provocato notevoli danni in vari paesi europei tra cui Austria, Belgio, Francia, Germania, Irlanda, Paesi Bassi, Polonia, Repubblica Ceca e Regno Unito. Modellazione del clima Tenendo in considerazione il modo in cui i cambiamenti climatici incideranno sul modello delle tempeste europee, è necessario utilizzare modelli climatici globali (GCM). Questi modelli climatici numerici all'avanguardia sono diventati parte integrante nella ricerca meteorologica e permettono agli scienziati di 3 simulare i climi del futuro in linea con gli scenari di emissione dell'IPCC (SRES) . EQECAT ha lavorato a stretto contatto con l'università libera di Berlino nell'impiego del modello climatico TM accoppiato ECHAM5 e del nostro scenario catastrofale europeo di tempeste (Eurowind ) per studiare i potenziali impatti meteorologici e finanziari delle condizioni climatiche future. Confrontando venticinque diverse statistiche parametriche per le tempeste (incluse gravità, velocità del vento, area, durata e pressione atmosferica) di tutto il XX secolo con gli scenari di emissione SRES del 2007 (A2 e A1B) per il XXI secolo, l'uso di un GCM ci ha fornito una preziosa panoramica dei possibili impatti del cambiamento climatico sulla densità e gravità delle traiettorie delle tempeste europee. I risultati sono stati calcolati in cinque diversi o o transetti europei meridionali uniformemente distribuiti nelle longitudini da 0 E a 20 E. È importante notare che ECHAM5 è uno dei vari GCM utilizzati dalla comunità IPCC e, pertanto, varie sessioni di scenari non possono catturare l'intero spettro di incertezze associate alle simulazioni dei cambiamenti climatici. Si è dimostrato che i risultati ECHAM5 risiedono al centro di tutte le simulazioni ENSEMBLES, ma i risultati presentati in questa sede devono essere ancora considerati come una delle tante possibili conseguenze dei cambiamenti climatici. 3 La sessione di controllo si basava sulle emissioni di CO2 dal 1900 al 2001. 15
Modellazione delle catastrofi e cambiamenti climatici Nonostante le differenze tra le varie metodologie di ricerca GCM, ipotesi di modelli, risoluzione ed entità del comportamento delle tempeste, i risultati di EQECAT e altre ricerche pubblicate in questo campo hanno xxi,xxii, xxiii,xxiv rivelato dei punti in comune. Altri risultati sui cambiamenti climatici hanno evidenziato che le modifiche della temperatura in prossimità della superficie, la baroclinicità (contrasto di temperature basse) e il ghiaccio marino incideranno notevolmente sulla forza e ubicazione dell'attività ciclonica alle medie latitudini. Dal punto di vista globale, tali cambiamenti possono comportare un graduale spostamento verso il fronte polare della densità delle traiettorie delle tempeste. Relativamente all'attività delle tempeste nelle latitudini medie europee, la ricerca EQECAT ha evidenziato le osservazioni seguenti negli scenari climatici futuri: 1. una crescente volatilità: un numero minore di tempeste di più lieve entità ma un aumento della frequenza di tempeste molto ampie; 2. uno spostamento della latitudine delle tempeste europee verso l'Europa centrale (tra le bande 48N- 61N); e 3. un aumento quadruplo della frequenza degli anni in cui si verificano tempeste violente (dato basato sull'equivalente normalizzato di una somma SSI di tre volte le tempeste delle dimensioni di Daria all'anno). Figura 4: possibili impatti dei cambiamenti climatici sulle tempeste europee (in senso orario dalla parte superiore sinistra: a) aumento delle tempeste violente b) correlazioni tra SSI e parametri delle tempeste c) frequenza degli anni con SSI equivalente di tre volte le tempeste delle dimensioni di Daria d) ubicazione 4 dell'attività delle tempeste) 4 I risultati si basano sul whitepaper EQECAT "Activity of Catastrophic Windstorm Events in Europe in the 21st Century" (2011) (Attività delle tempeste catastrofiche in Europa nel XXI secolo). 16
Modellazione delle catastrofi e cambiamenti climatici Nella valutazione delle conseguenze di questi cambiamenti per le perdite assicurate, l'impatto complessivo sull'esposizione europea a partire da questi risultati implica una riduzione del 3-5% del numero totale di 5 tempeste potenzialmente dannose ma un aumento del 10-20% del numero di tempeste più ampie . Analogamente, il progressivo spostamento delle traiettorie delle tempeste verso le latitudini centrali in Europa potrebbe aumentare le perdite delle tempeste violente registrate nei principali settori europei, con conseguenze sproporzionate su Francia e Germania. Modellazione Nella modellazione dei cicloni extratropicali si utilizzano varie tecniche, che vanno da soluzioni quali l'analisi del campo della pressione, mediante l'impiego di dati sulla velocità del vento registrata storicamente, all'uso di supercomputer e previsione meteorologica numerica (NWP, Numerical Weather Prediction). Negli ultimi anni, e visto il rapido sviluppo dell'IT, i meteorologi e modellatori si stanno interessando in maniera crescente alla NWP e ai GCM. La NWP può essere essenzialmente suddivisa in modelli su macro e mesoscala. Sebbene entrambi richiedano un'elevata potenza di calcolo dei computer e siano basati sulle stesse equazioni matematiche della termodinamica, la conseguente scala geografica, la complessità e lo scopo finale di questi modelli variano considerevolmente. La modellazione della NWP su mesoscala ha generalmente una risoluzione molto elevata ma viene eseguita solo per brevi periodi di tempo. Per questo motivo, si utilizza in genere per le previsioni a breve termine. Un ottimo esempio dell'avanzamento di questa scienza è stato evidenziato nell'ottobre del 2013 dalle previsioni europee, le quali hanno previsto con notevole precisione la traiettoria e l'intensità della tempesta Christian (chiamata anche la tempesta del giorno di san Giuda nel Regno Unito) vari giorni prima del suo arrivo. La modellazione su macroscala riguarda l'uso dei GCM e dei modelli di circolazione generale atmosfera-oceano (AOGCM). Questi modelli possono essere utilizzati per simulare le condizioni climatiche su scala globale per migliaia di anni. A differenza delle tecniche su mesoscala, gli AOGCM prendono in considerazione la mutevole condizione dei controlli climatici mondiali quali la copertura del ghiaccio marino e della vegetazione, nonché la complessa interazione tra gli oceani e l'atmosfera. In questo contesto, sono estremamente utili per analizzare i processi a più lungo termine quali i cambiamenti climatici naturali e antropogenici, e segnali chiave dell'andamento climatico (ad es. NAO, AMO, ENSO). La modellazione delle tempeste europee si è notevolmente evoluta negli ultimi anni. Poiché i dati sulla velocità del vento osservati storicamente sono stati registrati solo negli ultimi 50 anni, e con livello di dettaglio variabile, essi offrono solo un piccolo spiraglio sul passato con il quale poter comprendere la frequenza di questo rischio complesso. Ciononostante, grazie al progresso dei GCM, l'analisi probabilistica, 6 la rianalisi dei dati storici, e le tecniche di ridimensionamento che EQECAT è ora in grado di utilizzare, la modellazione delle tempeste europee si sta rapidamente evolvendo. TM Nel creare Eurowind (un modello di rischio totalmente probabilistico che quantifica il rischio prospettico delle tempeste in 24 paesi europei), EQECAT utilizza queste funzionalità avanzate. Combiniamo oltre 50 anni di dati sulla velocità del vento osservati storicamente (forniti da migliaia di stazioni meteorologiche di tutta Europa) con una simulazione del clima su 1200 anni utilizzando un AOGCM per fornire informazioni sui parametri chiave di questo rischio. Si utilizzano le origini storiche delle tempeste per sviluppare un catalogo stocastico di tempeste sintetiche. Attraverso un approccio basato sulle perturbazioni, le distribuzioni teoriche vengono adattate ai maggiori parametri delle tempeste storiche (ad es. SSI, durata, traiettoria, gravità) per generare nuove tempeste in modo probabilistico. Questo catalogo di tempeste storico e sintetico contiene circa 20.000 eventi. Utilizzando un modello AOGCM avanzato, siamo in grado di convalidare le unità di misura principali, come la frequenza delle tempeste, l'aggregazione e la copertura spaziale delle tempeste europee. Analogamente, nel ridimensionare questi vasti eventi ciclonici, utilizziamo una combinazione di tecniche di modellazione deterministica e probabilistica. Ad esempio, si combinano le informazioni più aggiornate sull'uso del terreno globale e i dati dei modelli digitali di elevazione (Digital Elevation Model, DEM) per modificare in modo accurato il comportamento del vento, insieme alla parametrizzazione delle raffiche di vento locali per modellare i venti di superficie dannosi di un ciclone extratropicale. 5 Definiti come aventi un SSI uguale o maggiore della tempesta Daria. 6 Vengono sviluppati metodi di ridimensionamento per ottenere un clima superficiale su scala locale dalle variabili atmosferiche su scala regionale fornite dai modelli climatici globali (GCM). 17
Modellazione delle catastrofi e cambiamenti climatici EQECAT non integra scenari futuri sul cambiamento climatico in questi scenari catastrofali standard. Questa operazione sarebbe altamente prematura, vista l'enorme volatilità dell'attività degli eventi catastrofali sugli orizzonti temporali annuali e decennali. Tuttavia, poiché negli ultimi 50 anni sono stati utilizzati dati sulla velocità del vento registrata storicamente per la realizzazione del modello di tempeste europeo EQECAT, la variabilità climatica in questo periodo potrebbe essere considerata implicitamente integrata in questo modello. Dal punto di vista industriale, il paradigma EQECAT rimane focalizzato sull'esigenza dei nostri clienti di esercitare la loro attività nel mercato odierno e concentrarsi sulla quantificazione del rischio corrente attraverso la scienza e i dati migliori disponibili. 18
Modellazione delle catastrofi e cambiamenti climatici Tempeste europee Di Madeleine-Sophie Déroche, analista junior presso Climate-KIC / LMD / LSCE Tempeste invernali europee associate a cicloni extratropicali I cicloni extratropicali sono uno dei principali fenomeni atmosferici delle aree alle medie latitudini, dove sono responsabili di episodi di alte velocità del vento di superficie e forti precipitazioni. Nell'emisfero nord, lo sviluppo di questi sistemi è favorito durante le stagioni autunnali e invernali (da ottobre a marzo), quando la differenza di temperature tra l'Equatore e i Poli è maggiore. Cicloni extratropicali intensi associati a velocità estreme dei venti superficiali (tempeste di vento) si generano sull'area nordatlantica e a volte raggiungono l'Europa occidentale e centrale. Possono provocare danni causati dal vento, così come inondazioni (Kyrill, 2007) e ondate di tempesta (Xynthia, 2010). I processi dinamici all'origine dello sviluppo di cicloni extratropicali estremi è stato studiato analizzando una xxv,xxvi, xxvii tempesta specifica che ha provocato danni importanti oppure confrontando la situazione xxviii,xxix meteorologica per un gruppo di cicloni extratropicali estremi . Un processo fondamentale che emerge è l'interazione e l'amplificazione reciproca delle anomalie nel livello superiore e inferiore della troposfera attraverso movimenti verticali. I cicloni extratropicali estremi sono più frequenti e intensi durante la fase positiva dell'oscillazione Nord Atlantica (ovvero modello atmosferico principale che detta il clima invernale in Europa), ed è più probabile che raggiungano l'Europa con una forte corrente a getto del fronte polare (vento verso est a 11 km di altezza). Tendenze osservate nelle tempeste invernali europee nel passato recente La valutazione delle tendenze delle tempeste dipende dal tipo di dati utilizzato. Gli studi che considerano la violenza delle tempeste sull'area Nord Atlantica (sia per la velocità del vento sia per le misurazioni della pressione dalle stazioni meteorologiche) rilevano notevoli variazioni su scale temporali decennali e più a lungo termine, con una violenza minima attorno al 1960 e una massima attorno al 1990. I valori della xxx,xxxi, xxxii violenza delle tempeste all'inizio del XXI secolo sono elevati come quelli dell'inizio del XX secolo . Tuttavia, quando si considerano le tendenze in paesi specifici e per periodi di tempo più brevi, si scopre che xxxiii, xxxiv le variazioni locali non coincidono con quelle dell'area Nord Atlantica più estesa . Ciò sottolinea l'importanza dell'area geografica prescelta e la lunghezza dei dati disponibili quando si gestiscono le tendenze dei processi atmosferici con una variabilità molto naturale. Le serie di dati delle rianalisi, in altre parole l'assimilazione delle osservazioni nel modello climatico, rappresenta un altro tipo di dati meteorologici utilizzati per analizzare il passato recente. Gli studi dedicati alla violenza delle tempeste in Europa rilevano xxxv, xxxvi un aumento in periodi di tempo diversi . Le tendenze all'aumento osservate nei danni causati dal vento nel corso degli ultimi decenni sembrano essere dovute principalmente a una maggiore vulnerabilità della popolazione e degli ambienti naturali. Da una parte, l'aumento delle perdite economiche associate alle tempeste può essere spiegato con la crescita xxxvii, xxxviii della popolazione assicurata nelle aree esposte . Dall'altra, il riscaldamento del clima può colpire gli ambienti naturali, rendendoli più vulnerabili alle tempeste. In Svizzera, negli ultimi decenni si sono registrati inverni più caldi e umidi, che pregiudicano la qualità dei terreni e favoriscono danni forestali durante le xxxix tempeste . Modelli climatici globali I GCM calcolano l'evoluzione temporale tridimensionale dell'atmosfera e dell'oceano, compresi vento o corrente, temperatura e percentuale di umidità. I modelli dividono l'atmosfera in "scatole", dove ogni variabile meteorologica è rappresentata da un valore. Le equazioni del movimento vengono quindi discretizzate su queste scatole e risolte; i processi che si verificano a una scala inferiore alle dimensioni della scatola vengono rappresentati implicitamente. Le prestazioni dei GCM seguono l'evoluzione tecnologica dei supercomputer e creano, in particolare, un maggior numero di scatole di dimensioni inferiori. 19
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