Matteo Giunta e la quinta sinfonia olimpica di Fede: "Sarà un anno da prendere con leggerezza" - Nuoto.com
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Matteo Giunta e la quinta sinfonia olimpica di Fede: “Sarà un anno da prendere con leggerezza” written by Alberto Dolfin | 15 Dicembre 2019 Per una volta sul gradino più alto del podio ci è salito lui. Matteo Giunta è stato premiato ieri a Riccione quale miglior tecnico italiano del 2019, non un’impresa facile vista la portata degli altri due candidati che gli hanno conteso il premio: Stefano Morini (trionfatore delle ultime 4 edizioni) e Christian Minotti (tecnico di Simona Quadarella). Il merito del trentasettenne allenatore pesarese è stato di trovare la chiave per dare nuovi stimoli alla nuotatrice più vincente della storia azzurra: Federica Pellegrini. Come l’araba fenice tatuata sul suo collo, la campionessa olimpica è rinata nel 2013 seguendo i dettami di Giunta, che da assistente di Philippe Lucas è diventato poi allenatore unico della fuoriclasse veneta. Le è stato vicino anche nel momento più difficile della mancata medaglia di Rio e da quella ne sono fiorite altre che hanno lasciato a bocca aperta la platea planetaria, come gli ori mondiali
in serie di Budapest 2017 e Gwangju 2019. Insieme stanno preparando la stagione che porterà Federica verso la sua quinta Olimpiade, un traguardo per pochi eletti nel nuoto, quasi certamente l’ultimo show della Divina tra le corsie. NPC Che cosa rappresenta per lei vedere riconosciuto il suo lavoro con questo premio? MG Sono molto contento, perché ci tenevo. È un po’ la ciliegina sulla torta, dopo i risultati di Gwangju di quest’estate ero più che appagato, però averlo ricevuto mi fa piacere perché vuol dire che il mio lavoro è riconosciuto anche dai giornalisti e da chi mi ha votato. Sono assolutamente soddisfatto. Matteo Giunta Allenatore dell’anno – Riccione Photo Andrea Staccioli / Deepbluemedia / Insidefoto NPC Il momento più brillante di questo 2019 che volge al termine è stato proprio quell’oro. Fede è abituata a sorprendere tutti, ma lei se l’aspettava? MG La gara di Gwangju è stata la gara migliore sotto il punto vista tecnico che
Fede abbia mai fatto da quando la alleno. Farla in una finale mondiale è stato eccezionale, quel che vorrebbe ogni allenatore, vedere il proprio atleta esprimere il suo massimo potenziale. NPC Che cosa l’ha colpita di quei 200 metri perfetti? MG La nuotata, le frequenze, gli approcci in virata, la gestione della gara. Ha fatto tutto in maniera egregia ed era l’unico modo per portare a casa l’oro in quella finale stellare. NPC E dell’Europeo della scorsa settimana, qual è il suo bilancio? MG Un po’ ero amareggiato perché ha mancato l’oro per 1 solo decimo. Niente ha funzionato come doveva, comunque è stato un buon passaggio, ma relativamente importante in un anno così intenso. Adesso si guarda avanti. NPC Sarà la seconda stagione olimpica insieme. Guardando indietro all’anno di Rio, che cosa avete studiato per l’avvicinamento verso Tokyo? MG La chiave per far bene è prendere tutto ciò che di buono c’è stato e cambiare le cose che sono andate male, cosa che è già stata fatta la stagione successiva. NPC Come ha fatto Fede a superare quella delusione olimpica, vincendo due Mondiali? MG Qualcosa non ha girato bene in quel giorno della finale, ma non valeva neanche la pena in una stagione fatta così bene come quella del 2015/2016 cercare il perché di quell’attimo: è stato un incidente di percorso in uno sport in cui ti devi giocare tutto in quell’ora, in quel minuto, in quel secondo. L’importante è stato ripartire e tornare a lavorare bene. Aveva bisogno di entrare in una modalità diversa, di non Olimpiade. È andata a Budapest ancora più cattiva, con la consapevolezza di poter far bene, ma senza pressione di vincere a tutti i costi. Da quell’oro bellissimo del 2017 è scattato qualcos’altro.
NPC Dunque, quale sarà lo spirito di questa stagione? MG Sarà un anno da prendere con leggerezza. L’obiettivo è di qualificarsi all’Olimpiade, andarci e, una volta lì, quel che succede, succede. Non c’è la ricerca spasmodica di vincere i 200, non è così che si arriva al risultato. Lo si raggiunge soltanto allenandosi come lei sa, facendo quello che ha sempre fatto e godendosi il momento, senza chiodi fissi. NPC La decisione spetterà a lei, ma vede Tokyo come ultima tappa di una lunghissima carriera? MG È dal 2013, che ogni anno si arriva alla fine della stagione, si tirano le somme e si vede cosa lei vuol fare. È soprattutto il desiderio dell’atleta, lui deve aver voglia di fare certi sacrifici. Tokyo sarà un bel punto fermo e lei al momento è molto convinta di appendere il costume al chiodo e di fare altro, ma lo si deciderà a fine stagione, come sempre. Matteo Giunta – FIN 56 Trofeo Sette Colli 2019 Internazionali d’Italia – Photo Andrea Staccioli/Deepbluemedia/Insidefoto NPC In questo caso, le piacerebbe rimanere sul bordo vasca seguendo qualche altro atleta?
MG Mi deve piacere quello che faccio. Se le condizioni ci saranno per fare questo lavoro con passione, dedizione ed entusiasmo, continuerò sicuramente. Se dovessero mancare questi ingredienti, cambierò strada anch’io.
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