CONCORSO DI IDEE 'GERACI 2.0 -UNA CITTA' DI TRANSIZIONE' (NUOVI INTERVENTI PER LA PROGRAMMAZIONE 2014/2020) - Comune di Geraci Siculo

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CONCORSO DI IDEE 'GERACI 2.0 -UNA CITTA' DI TRANSIZIONE' (NUOVI INTERVENTI PER LA PROGRAMMAZIONE 2014/2020) - Comune di Geraci Siculo
Comune di
                  Geraci Siculo

                   CONCORSO DI IDEE

       ‘GERACI 2.0 –UNA CITTA’ DI TRANSIZIONE’

(NUOVI INTERVENTI PER LA PROGRAMMAZIONE 2014/2020)

           DOCUMENTO PROGRAMMATICO

  A CURA DEL COMITATO PARITETICO COMUNE - OAPPC PALERMO

                       Geraci Siculo
                    Provincia di Palermo
                       ottobre 2016
            ‘GERACI 2.0 –UNA CITTA’ DI TRANSIZIONE’

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Comune di
                                    Geraci Siculo

                  NUOVI INTERVENTI PER LA PROGRAMMAZIONE 2014/2020

   1.        PREMESSA
Al fine di aggiornare il Programma Triennale delle Opere Pubbliche, l’Amministrazione
Comunale di Geraci Siculo (PA) intende acquisire, mediante l’attivazione di un Concorso
di Idee, proposte progettuali aderenti ai principali fabbisogni della Comunità locale e in
linea con le opportunità di finanziamento derivanti dai Programmi Operativi cofinanziati
dalla Commissione europea e dai diversi Programmi di finanziamento nazionali e regionali
che saranno attivati per il ciclo di programmazione 2014/2020.
A tal fine, con Deliberazione di Giunta Comunale del 19 luglio 2016, è stato approvato lo
schema di Protocollo di Intesa tra il Comune e l’Ordine degli Architetti, Pianificatori,
Paesaggisti e Conservatori della Provincia di Palermo, sottoscritto successivamente in
data 2 settembre 2016, con il quale le parti sottoscrittici assumono reciproci impegni per la
realizzazione del Concorso in oggetto.
L’amministrazione comunale, intende utilizzare le proposte progettuali ritenute ‘meritevoli’
a giudizio della Commissione di valutazione (oltre quelle che saranno premiate) quale
parco progetti da inserire nel Programma triennale delle opere pubbliche in corso di              2
rielaborazione.
Inoltre, la concomitanza tra lo svolgimento del Concorso di idee (con i relativi esiti
progettuali) e la predisposizione della revisione generale del Piano Regolatore generale,
rappresenta un’opportunità per sperimentare e realizzare una nuova ‘forma’ di Piano;
esso infatti potrà includere le proposte progettuali giudicate idonee e condivise
dall’Amministrazione Comunale, sotto forma di apposite ‘Schede-progetto’ che in alcune
aree, opportunamente selezionate, potranno garantire l’immediata esecutività delle
previsioni del PRG.
Tra le altre finalità che il Concorso si prefigge, l’Amministrazione ha individuato quella di
‘esplorare’, attraverso le proposte progettuali che saranno presentate, il ‘ruolo funzionale’
che il Comune può svolgere all’interno del sistema territoriale di riferimento costituito dalla
Città a rete Madonie Termini Imerese, esplicitandolo attraverso adeguati interventi di
carattere infrastrutturale e che presentino anche un elevato valore simbolico, in
considerazione anche delle valenze storico-culturali che il centro di Geraci Siculo ha
espresso nel territorio, in particolare in epoca medievale.
Il Concorso di idee si pone in continuità ‘ideale’ con il Simposio di progettazione
architettonica “Il progetto pubblico per l’architettura del Terzo Millennio”, realizzato a
Geraci Siculo nel 1996 con il coordinamento di Pasquale Culotta. L’attenzione nei
confronti dello spazio pubblico è stata sviluppata attraverso l’elaborazione di proposte
progettuali, da parte di studenti e giovani architetti, in 25 aree della città, scelte in modo
da valorizzare il paesaggio urbano e alcuni siti marginali.
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          CONCORSO DI IDEE “GERACI 2.0 – UNA CITTÀ DI TRANSIZIONE” ‐ DOCUMENTO PROGRAMMATICO
Comune di
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Il prodotto di questa significativa esplorazione progettuale è rappresentato nell’Atlante
dell'architettura nuova di Geraci Siculo (Medina, 1997) e costituisce un ‘materiale’ utile
per la comprensione dei ‘valori’ e delle potenzialità di trasformazione del tessuto urbano
esistente e del contributo che l’architettura contemporanea può dare nel conferire
ulteriore qualità a un luogo già fortemente dotato.

   2. LA CITTA’ E LA SUA EVOLUZIONE STORICA
   2.1 Notazioni storiche
L’abitato di Geraci Siculo è situato sul limite orientale della provincia di Palermo, su un
crinale roccioso delle Madonie, a fianco di un importante tracciato viario che dalla costa
settentrionale della Sicilia si inoltra verso l’entroterra.
Il sito, che nel punto più alto raggiunge 1150 metri sul livello del mare, ad oriente si apre
verso una profonda ed estesa vallata, mentre dal lato occidentale è racchiuso da una
cortina di monti; tali caratteri sono sintetizzati nelle parole di Vito Amico che nel suo
Lexicon Topographicum, alla metà del XVIII secolo, scriveva: «Jraci, città così appellata
dalla greca voce Jerax che vale tra noi Avvoltojo, poiché forse quivi nidificavano questi
volatili; è sita nel vertice di un colle da ogni parte scosceso».
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Le origini della città sono assai remote e strettamente legate alla sua posizione
geografica e alla sua orografia: verosimilmente sin dal tempo del dominio bizantino della
Sicilia il vertice di tale colle venne scelto per la costruzione di una fortificazione atta al
controllo territoriale e alla difesa del borgo che si sviluppò ai suoi piedi.
A questa fase storica, probabilmente già dalla metà dell’VIII secolo, può ascriversi il primo
insediamento fortificato di Geraci, il cui sito è perfettamente rispondente alle strategie
difensive bizantine e da esso si domina gran parte del territorio siciliano: nella direzione
nord-sud la visuale spazia dalla costa tirrenica alla valle del fiume Imera meridionale e
nella direzione est-ovest dalle falde dell’Etna ai monti più alti delle Madonie; inoltre è in
diretta connessione visiva con i centri abitati di Castelbuono, Pollina, San Mauro e Gangi.
Se quindi è presumibile l’esistenza di un primo nucleo abitato sin dall’età bizantina, la
prima testimonianza documentaria risale comunque all’anno della conquista araba,
quando il cronista musulmano An Nuwâiri attesta: «l’anno dugentoventicinque (dell’Egira,
12 novembre 839 - 30 ottobre 840) fecero l’accordo molte rôcche dell’isola di Sicilia…tra
le quali Gârâs (Geraci)…».
Dal punto di vista geografico la Sicilia venne divisa in tre valli: Val di Mazara, Val di Noto e
Val Demone, in cui rientrarono le Madonie e quindi Geraci, che sotto gli Arabi dovette
essere un centro di notevole importanza, tanto da essere compreso nell’elenco delle città
stilato nel 988 dal geografo Al Muquaddasî nella sua descrizione dell’isola: «La capitale di
essa è Balarm (Palermo): delle città [è da noverare]… ‘Itrâbiniś (Trapani), Mâzar
(Mazara)…, Girgant (Girgenti)…, Saraqûsah (Siracusa), Lantînî (Lentini), Qatânîah
(Catania), Batarnû (Paternò), Tabarmîn (Taormina)…, Massînah (Messina)…, Gârâs
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(Geraci)». Tuttora permane nella parta alta di Geraci un tessuto urbano di origine araba,
caratterizzato da una maglia viaria spontanea e ricco di cortili, vicoli chiusi, sottopassi; si
veda il capitolo successivo.
Durante la successiva conquista normanna, la città fu espugnata dal gran conte Ruggero
e compresa nel vasto territorio al centro della Sicilia (circa un quarto dell’intera isola) dato
in vassallaggio a Serlone, suo nipote; il prode cavaliere si era distinto nel 1063
combattendo contro i Saraceni a Cerami, ma già nel 1072 cadde vittima di
un’imboscata.
Con il passaggio dall’età normanna a quella sveva gli effetti della politica antifeudale e
accentratrice dell’imperatore Federico II, volta a restaurare l’autorità statale, si fecero
sentire anche su Geraci; infatti il comitatus risulta incamerato e amministrato dalla Curia
regia per un lungo periodo, come si desume da un documento del 1240. Intorno alla
metà del secolo Isabella di Candida, erede del dominio geracese appartenuto ai Craon,
sposò Enrico, esponente di spicco dei conti di Ventimiglia in Liguria, sembra per volere
dell’imperatore Federico II, di cui Enrico sarebbe stato nipote naturale.
Avvenne così l’insediamento nell’isola dei Ventimiglia, destinati nei secoli successivi a
divenire uno dei più rilevanti casati nobiliari siciliani; la famiglia, di origine ligure, a partire
dal feudo comitale di Geraci incamererà progressivamente i centri abitati limitrofi,                   4
formando un dominio compatto e omogeneo e radicandosi nel territorio con secolare
continuità fino alla tarda età moderna. Oltre che sulle contee di Geraci e di Collesano,
sulle quali si costruirà la loro potenza economica, i Ventimiglia svilupperanno un’azione
politica nei confronti dell’intero Regno di Sicilia, esemplificata nella seconda metà del
Trecento dal controllo sulle ricche città demaniali di Cefalù, Termini e Polizzi e
dall’assunzione di numerose cariche pubbliche.

       2.2      La struttura urbana e la sua evoluzione storica
Geraci, il cui assetto urbano si è consolidato prevalentemente in età medievale, si
presenta come un borgo inerpicato su uno stretto crinale roccioso, la cui sommità è
occupata dal castello; questo sito, già difeso dalla sua natura accidentata, venne
ulteriormente munito dall’uomo con la realizzazione di una cinta muraria attorno
all’abitato, integrata in un sistema organico con il castello e con la torre di Angelmaro,
interna alle mura, su uno sperone roccioso a una quota notevolmente inferiore.
Tuttavia delle mura non rimangono che poche tracce, in quanto, col venir meno della
loro utilità, a partire dal XIX secolo sono state demolite o inglobate in costruzioni
successive; è tuttavia possibile stabilirne l’andamento planimetrico analizzando
l’andamento orografico, la cartografia e l’iconografia storica, le fonti documentarie e la
toponomastica, che mantiene le vie: Mura, Bastione, Torretta I e Torretta II, Castelluccio,
Santa Maria La Porta, Porticella Superiore e Inferiore, Porta Baciamano.
Il limite settentrionale dell’abitato doveva essere particolarmente munito, sia perché le
condizioni orografiche lo rendevano più vulnerabile, sia per la presenza di una delle porte
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principali, che immetteva direttamente sulla via Maggiore, l’unico asse viario che
attraversa per intero il paese, giungendo ai piedi del castello; la porta era contigua alla
chiesa di Santa Maria La Porta, così intitolata proprio per la sua ubicazione, ed era
definita da un’arcata in muratura.
L’evoluzione urbana ha seguito un’unica matrice, individuabile nella lenta discesa a valle
dell’abitato che dal castello è giunto alla fine dell’età moderna al piano di San
Bartolomeo, a una quota notevolmente inferiore, ed è andato ancora oltre negli ultimi
decenni del Novecento, con l’occupazione del colle attorno alla chiesa di Sant’Antonio
abate.
Il primo piccolo insediamento può farsi risalire all’epoca bizantina ed era collocato nella
zona più elevata, compresa tra la cinta interna e quella esterna del castello, dove c’era
la possibilità di accogliere abitazioni entro il relativamente vasto pianoro murato.
Un secondo nucleo si sviluppò con gli Arabi tra il IX e l’XI secolo, al di sotto di una vasta
area di pertinenza del castello rimasta inedificata fino al XIX secolo; questo quartiere si
connota per una chiara impronta morfologica araba: il tessuto urbano è molto compatto
e di tipo spontaneo, la trama viaria è intricata, con frequenti vicoli ciechi, sottopassi e
cortili.
Una nuova rilevante tappa della crescita urbana prese l’avvio nei primi decenni della               5
conquista normanna con l’edificazione della citata torre di Angelmaro, collocata su una
cresta rocciosa distante, ma in connessione visiva con il castello. Attorno alla torre nel
corso dei secoli XII e XIII si sviluppò un nuovo nucleo, il cui impianto presenta una maglia
viaria dall’andamento più regolare, con isolati in parte ortogonali alla torre stessa e nel
quartiere, che doveva essere abitato in prevalenza da cristiani, fu edificata la prima
chiesa parrocchiale di Geraci, dedicata a San Giuliano.
La prima relazione topografica di Geraci è dovuta alla mano del geografo arabo Edrisi
che nel 1138, descrivendo la Sicilia su commissione del re Ruggero II, scrisse: « Gârâs […]
produce molta frutta, ha campi di seminagione [ben] coltivati, un borgo spazioso e dè
côlti sparsi qua e là. Giace tra monti eccelsi, [proprio] entro una cerchia di giogaie»; la
notazione testimonia come già nel XII secolo le mura racchiudessero un borgo esteso e
quindi popoloso (relativamente a quei tempi), con la presenza di orti urbani e numerose
coltivazioni nel territorio circostante.
A partire dalla seconda metà del Trecento la costruzione dell’odierna chiesa Madre in
una posizione baricentrica tra i nuclei esistenti, quello sotto il castello e quello attorno alla
torre, diede impulso a una nuova fase di espansione che nel tempo salderà le due parti.
L’ampio sagrato della chiesa divenne già allora il centro fisico e sociale del paese, tanto
da fare da spartiacque tra a muntata e a pinnina, cioè la parte a monte e quella a valle
dell’attuale piazza del Popolo; il nuovo tessuto venne strutturato dalla via Maggiore,
estesa da entrambi i lati della piazza con andamento continuo, a cui si innestarono
ortogonalmente le brevi strade secondarie, determinando un sistema a “lisca di pesce”.
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La cinta muraria urbana verosimilmente venne ampliata in varie epoche, seguendo
l’espansione della città, il cui limite nei primi decenni del XIV secolo non doveva essere
molto lontano dalla chiesa di San Giuliano, laddove la cronaca dell’assedio di Geraci a
opera del re Pietro II d’Aragona nel 1338 Michele Da Piazza documenta l’esistenza di una
porta.
Oltre questa porta, nei pressi dell’attuale vicolo Giudecca, allora ubicato in una zona
marginale prossima alle mura occidentali, sorgeva il quartiere ebraico, che era
abbastanza popoloso in rapporto all’intero abitato, tanto che contava 54 fuochi e 254
anime nel 1492, data in cui Ferdinando il Cattolico ordinò l’espulsione degli Ebrei dal
regno di Sicilia, a meno che non si fossero convertiti al cristianesimo.
Nella seconda metà del Quattrocento giunsero in Sicilia e nel marchesato di Geraci
numerosi immigrati Greci, costretti alla fuga dall’avanzata turca; oltre che a Castelbuono
e Tusa, si stanziarono a Geraci, localizzando le loro dimore lungo l’attuale via dei Greci e
nella vicina piazza che prende appunto il nome di Largo del Greco, su cui prospetta un
palazzo signorile dai caratteri monumentali, databile alla fine del XV secolo.
Nel corso dello stesso secolo la trama urbana si arricchì di numerosi edifici religiosi, ubicati
nei nodi principali: San Giacomo sorse appena fuori le mura del castello e Santa Maria
della Catena (nota anche come San Rocco) nelle vicinanze della porta Baciamano,                    6
mentre contigua all’altra porta nel 1496 si completò la fabbrica di Santa Maria la Porta;
due anni più tardi venne fondato il monastero benedettino femminile di Santa Caterina, a
cui fu concessa l’antica chiesa parrocchiale di San Giuliano.
Tale processo proseguì anche nel secolo successivo e infatti già alla meta del
Cinquecento era in funzione il Monte di Pietà, ossia lo spetale per la cura dei poveri, a cui
era annessa la chiesa del SS. Salvatore, oggi non più esistente, che si attestava sulla via
Maggiore. In quegli anni si dovette registrare un notevole incremento demografico e
secondo Tommaso Fazello nel 1548 si contavano ben 853 fuochi e una popolazione
superiore ai 3000 abitanti.
Sul finire del secolo, nei pressi della chiesetta della Trinità risalente al tempo dei Normanni,
venne realizzato un monumentale abbeveratoio ai piedi del castello, lontano dal centro
abitato, ma all’imbocco della via che conduceva ai pascoli demaniali della montagna;
la fontana, che reca il cimiero dei Ventimiglia sopra la lunga vasca centrale per indicarne
la committenza e gli emblemi dell’Universitas di Geraci nelle due fonti laterali, può essere
ricondotta al maestro napoletano Pietro Tozzo, il quale nel 1586 ricevette pagamenti dai
giurati cittadini.
In età moderna si assistette ad un’ulteriore crescita urbana e alla saturazione di molte
aree libere, ma la città per via delle mutate condizioni politiche che favorirono
Castelbuono quale capitale del marchesato, non travalicò sostanzialmente le antiche
mura medievali. Nel corso del Seicento furono realizzate nuove architetture religiose,
come San Biagio, San Pietro e San Michele (oggi scomparse) e Sant’Antonio abate, a
valle del paese, tutte documentate già nel 1634; ai margini della città del tempo venne
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poi eretta la chiesa di San Francesco, nota come Sant’Antonino, addossata all’interno
delle mura occidentali che delimitavano un grande piano vicino la torre di Angelmaro.
Nello stesso periodo le altre chiese furono sottoposte a un rinnovamento stilistico in chiave
barocca, come nel caso della chiesa Madre, che venne ampliata e adeguata alle
norme liturgiche stabilite dal concilio di Trento. Fuori dalle mura si insediarono inoltre due
nuovi ordini religiosi: nel 1622 gli Agostiniani della congregazione di Centorbi si stanziarono
nell’antico complesso di San Bartolomeo, mentre nel 1689 giunsero a Geraci i Cappuccini,
che eressero il loro convento in una posizione isolata nella vallata a ovest dell’abitato;
questa ubicazione rappresentò l’unica eccezione al sistema insediativo della città che si
era sempre sviluppata seguendo la discesa a valle in direzione sud-nord.
Dai Riveli, ossia le dichiarazioni sullo stato patrimoniale che ogni abitante era tenuto a
fare, si evince che a Geraci nei primi decenni del Settecento esistevano almeno
trentacinque “quartieri”, molti dei quali corrispondenti ai toponimi delle strade attuali, il cui
nome deriva da una chiesa o da un’edicola vicina: San Bartolomeo, Sant’Ippolito, Santa
Maria Maggiore, San Biagio, Santa Maria La Porta, San Michele Arcangelo, San Giuliano,
Sant’Antonino, San Pietro, San Giacomo, Matrice, San Rocco, Piazza, Santa Caterina,
Santa Frana, San Giovanni, contrada del Salvatore, San Nicola, SS. Quaranta, Santigno,
Caparacella, Sant’Andrea, San Siro, della Valle, dell’Ospedale, San Benedetto, Santa
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Barbara, San Basiti, dell’Abbatia, della Turri, Santa Maria Latina, San Francesco, Pomo,
Scalilla, Mura.
Nel corso del secolo si definì in chiave monumentale la piazza principale, quando di
fronte la chiesa Madre, in sostituzione della chiesetta di San Michele, venne innalzato il
collegio di Maria (1738) e l’annessa chiesa della SS. Trinità (1774); nello stesso periodo la
chiesa di Santo Stefano, già esistente fuori la porta della buchiria, assunse l’attuale
conformazione volumetrica, generata dal suo impianto ellittico con cappelle laterali.
Nel XIX secolo, avendo le mura perso la loro originaria funzione, furono in parte
smantellate o sfruttate per addossarvi nuove abitazioni, come nel caso degli isolati lineari
a valle di via degli Arabi; nello stesso tempo venne lottizzata l’area un tempo di
pertinenza del castello, nella parte più alta della collina, che era libera da costruzioni fino
ai primi decenni del secolo. Il paese doveva comunque mantenere l’aspetto rude
dell’insediamento medievale, tanto che il poeta tedesco August von Platen-Hallermünde
nell’ottobre del 1835 così descrisse il sito: «prima di giungere a Geraci, che sta appollaiata
sul cocuzzolo di un monte, tutto si trasforma in un desolato deserto di pietre fra i più tetri e
dove cessa ogni coltura».
A fronte di un calo degli abitanti nei primi decenni dell’Ottocento, forse causato da
epidemie, nella seconda metà del secolo la piccola borghesia agraria locale promosse
l’edificazione di alcuni palazzetti sulla via Maggiore, tra cui l’attuale palazzo del
Municipio, sorto in un avvallamento naturale un tempo paludoso noto come a vaddri, e il
palazzo Spallina (che prospetta sul largo Aquila); altri edifici vennero realizzati sulla via del
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Progresso, il viale ora chiamato corso Vittorio Emanuele, che congiunse la strada di
attraversamento territoriale con la piazza del Popolo.
L’incremento demografico dei primi decenni del Novecento - nel 1926 si registrò il picco
massimo con 4122 abitanti - causò l’ispessimento dei margini dell’abitato, con
l’occupazione delle poche aree disponibili appena fuori le vecchie mura, mentre nel
secondo dopoguerra le costruzioni hanno interessato la zona a valle di Santa Maria La
Porta, secondo quanto già indicato un secolo prima dall’abate Scinà: «propongo che le
case, le quali si van fabbricando, si ergessero non più nell’alto, e ne’ contorni, ma a
tramontana fuori la porta della città, verso il convento dei pp. Agostiniani, a scendere
verso il piano chiamato di San Bartolomeo».
Contemporaneamente il paese è cresciuto su se stesso, con massicce trasformazioni e
sopraelevazioni delle abitazioni, cessate solamente con la realizzazione del nuovo
quartiere sul colle di Sant’Antonio abate, ancora più a valle, che sebbene abbia seguito
moderni criteri urbanistici, è rimasto avulso dalla città storica, interrompendo una secolare
continuità.

   3. IL QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO
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   3.1 LA VARIANTE GENERALE AL PRG
Il PRG del Comune di Geraci siculo, approvato nel mese di settembre del 2006, è
decaduto nella parte che si riferisce ai vincoli preordinati alla espropriazione, per il
trascorso periodo di validità; il Comune è pertanto obbligato alla revisione del P.R.G.
vigente ed a redigere una “Variante generale al P.R.G.”.
Allo stato attuale sono state predisposte le Direttive generali per la revisione del PRG, di
cui si riportano testualmente le parti più significative in relazione ai contenuti del Concorso
di idee.
   3.1.1   Lo stato di fatto e di diritto
       Lo strumento urbanistico vigente
Il P.R.G. vigente, redatto dall’ing. arch. Giuseppe Trombino, approvato con D. Dir n.
1022/DRU del 15 settembre 2006, ha suddiviso il territorio comunale nelle seguenti zone
territoriali omogenee:
Zona A - Zone dell'insediamento storico. E' suddivisa nelle sottozone A1 e A2.
Il perimetro della zona A, oltre a comprendere il centro urbano, include anche scoscesi
pendii del massiccio roccioso al quale il paese è aggrappato.
Zone B - Zone residenziali esistenti e di completamento. Sono confermate rispetto al piano
precedente, riproponendo sia la perimetrazione che la normativa. Riguardano piccoli
nuclei disposti lungo le strade di collegamento della zona A con il territorio attiguo.
Zone C - Zone di espansione edilizia, distinte in C1, C2 e Cs:
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- Sottozona C1 di edilizia esistente da completare . La zona C1 è ubicata a nord del
centro urbano, essa è interamente interessata dal piano particolareggiato esecutivo in
attuazione della variante al P.U.C. n. 9 approvata con decreto n. 308/82.
- Sottozona C2 di completamento dell'edilizia esistente. Aree in parte edificate poste tra
il centro storico e la zona C1.
- Sottozona CS per la ricettività turistica. Le zone CS sono destinate agli usi residenziali
anche stagionali, ad attrezzature ed impianti ricettivi ed attrezzature connesse alla
ricettività turistica.
Zone D1 – Zone degli insediamenti produttivi esistenti.
Zone D2 - Zone degli insediamenti produttivi.. L'attuazione può avvenire mediante piano
di lottizzazione o P.I.P. estesi ad aree di sup. >10.000 mq.
Zone E. Sono classificate zone E le parti del territorio destinate alle attività agricole,
zootecniche e a quelle ad esse connesse.
Le stesse si suddividono nelle seguenti sottozone:
E1 - Verde agricolo normale.
E2 - Verde agricolo di salvaguardia ambientale.                                                  9
E3 - Verde agricolo boscato.
Zone dei servizi residenziali. Comprendono le aree destinate a sedi di attività pubbliche o
di interesse pubblico, di cui agli artt. 3 e 4 del decreto interministeriale n. 1444/68.
L'edificazione nelle suddette zone avverrà nel rispetto dei parametri urbanistici ed edilizi
previsti dalle leggi e dai regolamenti specifici in vigore per i vari tipi di attrezzature.
Zone F - Attrezzature e servizi di livello urbano e territoriale. Comprendono le parti del
territorio destinate ad attrezzature ed impianti di interesse generale. L'edificazione nelle
zone F avverrà nel rispetto dei parametri urbanistici ed edilizi previsti da leggi specifiche
che regolano i vari tipi di attrezzature.
Ambiti di riqualificazione naturalistica ed ambientale. Si tratta di aree, prossime al centro
urbano, sottoposte ad interventi di rinaturazione e restauro ambientale.
Il piano regolatore generale disciplina tutto il territorio comunale ad esclusione delle parti
ricadenti all'interno del perimetro delle zone A, B e C del Parco delle Madonie disciplinate
dalla legge regionale n. 98/81 e successive modifiche. Nelle zone D del Parco si
applicano, nelle more dell'adozione del piano territoriale, le prescrizioni contenute nel
regolamento approvato dal decreto n. 263/11 del 18 aprile 1996.
Il piano risulta adeguato alla disciplina in materia di programmazione commerciale,
giusta legge regionale n. 28 del 22 dicembre 1999 e direttive emanate con D.P.R.S. 11
luglio 2000,.
                                                                                                 .

          CONCORSO DI IDEE “GERACI 2.0 – UNA CITTÀ DI TRANSIZIONE” ‐ DOCUMENTO PROGRAMMATICO
Comune di
                                    Geraci Siculo

Al PRG sono allegate Prescrizioni esecutive che interessano due ambiti: il centro storico e
la zona D2.
Prescrizioni esecutive CENTRO STORICO. L'area delle prescrizioni esecutive è stata
suddivisa in 4 ambiti denominati Sottocastello, del Greco, Matrice e Giudecca.
Per ciascun ambito sono state condotte delle indagini sul patrimonio edilizio esistente
riguardanti: la destinazione d'uso, il livello di utilizzazione e lo stato delle trasformazioni
edilizie; le indicazioni sono riferite alle singole unità edilizie.
Per ogni unità edilizia è stata redatta una scheda, organizzata per isolato, con i seguenti
dati: codice numerico identificativo, la localizzazione (particelle catastali, la via, il numero
civico ed il numero delle unità immobiliari), le caratteristiche edilizie, le destinazioni d'uso
del piano terra, il numero dei piani fuori terra ed il volume.
Per ogni isolato è stata redatta una scheda grafica riportante la planimetria con la
perimetrazione delle unità edilizie, queste ultime distinte con un codice numerico
identificativo ed i numeri civici di accesso; per alcuni isolati nella stessa scheda grafica
sono riportati i profili sulle quattro strade perimetrali.
Il piano propone una serie di indicazioni urbanistiche e di disposizioni normative:
a) riqualificazione del patrimonio edilizio, attraverso interventi di conservazione dei            10
     caratteri formali ed innovazione dei caratteri tipologici e funzionali;
b) miglioramento dell'accessibilità meccanica nelle diverse parti dell'abitato;
c) valorizzazione a fini turistici, culturali e sociali del patrimonio monumentale (castello,
     chiese e conventi);
d) valorizzazione dei caratteri spaziali e panoramici (realizzazione belvedere);
e) riproposizione e valorizzazione degli antichi percorsi di accesso alla città;
f) recepimento        delle   iniziative   in    corso   e    degli   interventi programmati
     dall'amministrazione comunale;
g) previsioni di norme urbanistico-edilizie tali da rendere gli interventi compatibili con
     l'assetto geomorfologico del terreno descritto nello studio geologico-tecnico di
     dettaglio.
Prescrizioni esecutive ZONA D2. L'area delle prescrizioni esecutive interessa la parte più
settentrionale della zona D2 del piano regolatore generale, situata a sud-est del centro
urbano in contrada Cozzo Porticello ed è destinata all'insediamento di attività artigianali e
piccolo industriali; possono localizzarsi anche, all'interno dell'area, medie e grandi strutture
di vendita di cui al D.P.R.S. 11 luglio 2000.
Il PRG è stato dimensionato per una capacità insediativa di 2.662 abitanti al 2015.
Dall'analisi eseguita dal progettista il numero complessivo delle abitazioni occorrenti per
soddisfare il nuovo fabbisogno nel ventennio 2000-2020 è stato stimato in 200 abitazioni,
distribuiti nelle zone B di completamento e zone C.
Lo stato di attuazione del PRG vigente
Il PRG vigente, benchè approvato da molti anni, ha sin qui trovato limitata applicazione;
                                                                                                   .

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Comune di
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le ragioni vanno ricercate, da un lato nella generale e persistente crisi che in questi ultimi
anni ha interessato il mercato edilizio in tutto il paese, dall’altro nella condizione di
marginalità che caratterizza tutti i territori montani della Sicilia, che lungi dall’essere
superata sembra essersi aggravata negli anni più recenti.
La attività edilizia, negli anni successivi alla approvazione del piano, ha prevalentemente
riguardato il completamento delle zone B, ormai definitamene sature e il territorio
agricolo, nel quale sono state realizzate alcune attività produttive.
Limitata ma non assente è stata pure l’attività di recupero abitativo nel centro storico,
anche se il processo di valorizzazione del centro storico sembra ormai avviato, anche
grazie alla realizzazione di alcune importanti opere pubbliche e di animazione culturale.
Nessuna iniziativa lottizzatoria è stata definita nelle zone CS2 e nella zona D2, benchè
quest’ultima fosse coperta da prescrizioni esecutive del PRG.
Piano particolareggiato del centro storico

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   (…)
   3.1.2 Indirizzi progettuali specifici
Stante la sostanziale validità delle previsioni contenute nel PRG vigente, l’attività di
revisione del PRG dovrà limitarsi ad una verifica delle sue previsioni per adeguarle alle
nuove condizioni dello stato di fatto e di diritto, precedentemente descritto.
Gli obiettivi generali che dovranno sovraintendere alla revisione del PRG possono
riassumersi in alcune indicazioni inerenti prevalentemente la tutela e l'uso del suolo e del
patrimonio ambientale nel suo complesso.
A tale scopo, i principi pianificatori di carattere generale dovranno porre come centrale il
                                                                                                 .

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problema del raggiungimento dell'equilibrio territoriale, inteso come rapporto ottimale fra
sistema ambientale a prevalente valenza naturalistica e sistema ambientale a prevalente
carattere antropico e del mantenimento nel tempo di tale equilibrio.
La tutela del territorio e dell’ambiente, inteso come risorsa e non come vincolo, la
valorizzazione del patrimonio culturale, urbanistico, architettonico e monumentale, la
salvaguardia e il mantenimento dei valori sociali ed etnologici della popolazione, la tutela
delle peculiarità del Centro Storico, sono tutti elementi imprescindibili da tenere fermi e
presenti in sede di redazione del nuovo PRG.
Il recupero del centro storico, in particolare, dovrà essere posto al centro delle politiche
urbanistiche sottese dal piano in maniera tale da farne l’asse portante dello sviluppo
sociale ed economico del paese.
Per quanto concerne il contenuto tecnico-normativo del PRG si sottolinea la necessità, di
cui si è già detto, di limitare il più possibile la previsione di vincoli preordinati alla
espropriazione, atteso che essi decadono dopo appena cinque anni dalla approvazione
del Piano, rinviandone la previsione a piani esecutivi di iniziativa pubblica o, più
opportunamente, di iniziativa privata.
Se a questo si aggiunge il fatto che con la sentenza 348/07 della Corte Costituzionale e
con la successiva ratifica operata dalla finanziaria 2008, l’indennizzo nella espropriazione     12
per pubblica utilità è stato quasi raddoppiato, commisurandolo al valore di mercato del
bene da espropriare, ci si rende conto facilmente di quanto profondamente sia mutato il
ruolo del piano urbanistico e quanto poco producente possa ormai ritenersi la
consolidata pratica della apposizione, attraverso il PRG, di vincoli espropriativi.
Il nuovo PRG pertanto dovrà avere il carattere di strumento di regolamentazione generale
dell'uso del suolo da porre in essere attraverso una macrozonazione funzionale e la
codificazione di norme attuative, che lascino i necessari gradi di libertà agli interventi
successivi.
Tale impostazione è infatti quella che consente di minimizzare i vincoli diretti sulle
proprietà, rinviandoli per quanto possibile alla fase attuativa, ed evitando così la
completa perdita di validità del Piano dopo appena cinque anni dalla sua approvazione;
è quella che minimizza la necessità di far ricorso a varianti ogni qual volta (cioè quasi
sempre) il progetto esecutivo di un intervento pubblico o privato non corrisponda
esattamente, per ragioni tecnico-progettuali o per sopravvenute esigenze funzionali, al
disegno del PRG; è quella che consente comunque alla collettività di avere regole
assolutamente certe, semplici e facilmente comprensibili.
Al fine di rendere più equo e garantista il processo di formazione dei piani urbanistici è poi
opportuno prevedere il ricorso ad una serie di pratiche, che con un termine generico
possono definirsi di perequazione urbanistica, che, superando i limiti della innovazione
disciplinare, sono già entrati a pieno titolo nello strumentario del piano ed in molte regioni
(ma non in Sicilia) hanno già avuto una specifica codificazione normativa.
                                                                                                 .

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Le procedure di perequazione urbanistica, pur non risultando di per se risolutive della più
ampia problematica connessa alla crisi dell’istituto della espropriazione per pubblica
utilità, hanno dimostrato però di poter contribuire in maniera efficace alla gestione del
piano urbanistico, introducendo pratiche alternative all’espropriazione, che prevedono
la cessione volontaria delle aree assoggettate a vincoli ablativi di edificabilità a fronte di
benefici di varia natura, che vanno dalla equa ripartizione tra tutti i proprietari interessati
dei diritti edificatori, alla possibilità di trasferire tali diritti in altri ambiti edificabili definiti dal
piano sino a premialità volumetriche aggiuntive contrattabili tra il privato e la pubblica
amministrazione.
E’ ovvio che il ricorso a tali pratiche, per risultare realmente efficace e risolutivo, deve
essere integrato nel processo di progettazione del piano sin dalle sue fasi iniziali.
Di seguito si riportano indirizzi specifici per la revisione del piano, con riferimento alle
principali problematiche delle quali tale revisione dovrà farsi carico.
        Il centro storico
Il centro storico è interessato, per la più gran parte, da un piano particolareggiato
approvato contestualmente al PRG ed attualmente ancora in corso di validità.
Le previsioni di tale piano andranno riportate nel nuovo PRG, quali prescrizioni di dettaglio                   13
del piano, facendo tesoro della esperienza applicativa maturata nel corso degli anni. In
particolare occorrerà rivedere alcune previsioni riguardanti soprattutto le aree di margine
che hanno dato luogo in questi anni a problemi interpretativi ed applicativi.
In generale occorrerà creare le condizioni affinché il recupero del centro storico di Geraci
possa diventare il motore di un nuovo sviluppo economico del paese, basato sulla
valorizzazione del patrimonio storico e naturalistico del territorio.
        La residenza ed i servizi connessi
(….) Non solamente non si sono avverate le previsioni di crescita del centro contenute nel
PRG vigente, ma si è verificata al contrario una forte accelerazione dei processi regressivi
già in atto, che ha portato la popolazione di Geraci (nel 2013) al suo minimo storico.
Alla luce di tali dati le previsioni dello strumento urbanistico vigente relative alle zone di
espansione non necessitano di alcun incremento, risultando certamente sufficienti a
corrispondere ai fabbisogni abitativi che verosimilmente si verificheranno nel prossimo
decennio.
La verifica comunque dovrà essere basata non solamente sull’andamento dei dati
demografici, ma su tutti i fattori che determinano fabbisogno abitativo, ivi compreso
quello di sostituzione e quello non primario.
Nella revisione delle previsioni relative alle zone di espansione dovrà comunque tenersi
presente il quadro degli “invarianti strutturali”, delle quali si è detto e dovranno in
particolare valutarsi le indicazioni derivanti dagli studi geologico ed agricolo-forestale, al
fine di verificare eventuali incompatibilità.
                                                                                                                .

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Nella determinazione dei fabbisogni futuri occorrerà tener conto della possibilità di
recuperare vani anche attraverso interventi mirati sul patrimonio edilizio esistente, la cui
riqualificazione dovrà attuarsi mediante la dotazione delle necessarie opere di
urbanizzazione infrastrutturali.
       Le attività produttive
Come già detto, le previsioni del PRG riguardanti i comparti produttivi hanno trovato
sinora limitatissima attuazione. Alla luce di tale constatazione occorrerà sottoporre ad
attenta verifica tali previsioni, ponendo in essere attraverso il nuovo piano tutte quelle
semplificazioni che possano agevolare le iniziative economiche ed imprenditoriali.
Tali considerazioni devono riguardare sia le aree destinate alla produzione ed
all’artigianato, ed in particolae le zone D2, sia le aree destinate allo sviluppo di attività
turistico-ricettive, che vanno favorite in ogni modo, nel rispetto comunque dei principi di
tutela e salvaguardia del territorio.
       Il territorio agricolo
Per una migliore definizione degli obiettivi che il PRG deve porsi per il territorio agricolo
occorrerà riferirsi allo specifico studio agricolo forestale, nella quale si potranno meglio
evidenziare le vocazioni del territorio.                                                          14
Tuttavia già fin d’ora si può dire che occorre incentivare lo sviluppo e il potenziamento
delle reti infrastrutturali agricole, con un adeguato sviluppo delle strade di penetrazione,
avendo come obiettivo prioritario la valorizzazione delle produzioni tipiche tradizionali.
Occorre, inoltre, favorire adeguatamente lo sviluppo dell’agriturismo nel rispetto delle
prestazioni ecologiche richieste dall’ambiente naturale. In tema di fruizione di beni
ambientali e dell’agriturismo, interessante e utile appare la tutela, la protezione, il
recupero e la valorizzazione degli antichi manufatti presenti nelle aree interne (casali,
mulini, pozzi, abbeveratoi, ville, miniere) che, pur non rivestendo particolare carattere
storico-artistico, assumono il valore di testimonianza della cultura contadina e
protoindustriale, creando attorno ad essi itinerari e percorsi per la loro migliore fruizione.
Nel merito poi della regolamentazione urbanistica del verde agricolo, essa andrà rivista
tenendo conto della esperienza maturata in questi anni di applicazione del PRG,
puntando alla rimozione di tutti gli ostacoli che si frappongono allo sviluppo delle iniziative
agricole.
       Le infrastrutture ed i servizi generali
Le previsioni del PRG riguardanti le attrezzature generali e locali dovranno essere
complessivamente riviste ed aggiornate in base alle prospettive di concreta realizzabilità.
Dovrà in particolare valutarsi la opportunità di non confermare le opere di competenza
provinciale in considerazione dell’abolizione di tale Ente.
                                                                                                  .

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   3.2 LA CITTA’ A RETE MADONIE - TERMINI
Il Piano Integrato di Sviluppo Territoriale (P.I.S.T.) Città a Rete Madonie-Termini nasce nel
2009 per volontà di 28 Comuni del comprensorio madonita-imerese. (Alimena, Aliminusa,
Blufi, Bompietro, Caccamo, Caltavuturo, Campofelice di Roccella, Castelbuono,
Castellana Sicula, Cefalù, Cerda, Collesano, Gangi, Geraci Siculo, Gratteri, Isnello, Lascari,
Montemaggiore Belsito, Petralia Soprana, Petralia Sottana, Polizzi Generosa, Pollina, San
Mauro Castelverde, Sciara, Scillato, Sclafani Bagni, Termini Imerese e Valledolmo). Questo
territorio ha sperimentato, negli ultimi 20 e più anni, una pluralità di pratiche di
programmazione e gestione con assetti e confini variabili, con uno sforzo di
consolidamento che si è concretizzato negli ultimi anni con l’esperienza della Città a Rete
Madonie-Termini. L’area individuata (circa 2.000 kmq) interessa un bacino di 130mila
abitanti ed è caratterizzata da una forte presenza di servizi (la forza lavoro occupata nel
settore è pari al 67%) nonché interessata da flussi turistici annuali che si aggirano attorno
al milione di presenze.
Dalla fine degli anni novanta quest’area ha sperimentato una vasta gamma di progetti
intercomunali e iniziative di programmazione integrata, molti dei quali finanziati grazie ai
fondi europei. Tra i principali, di evidenziano: il Patto territoriale delle Madonie (1996); il Gal
ISC Madonie del programma Leader II (1998); il Patto territoriale per l'Agricoltura delle
                                                                                                      15
Madonie (2000); il Prusst “Catena settentrionale dei Monti delle Madonie” (2001).
Il periodo di programmazione europea 2000-2006 è stato in particolare caratterizzato
dall’esperienza del PIT – Progetto Integrato Territoriale “Reti Madonie” (2003), nell’ambito
del quale è stata promossa la Coalizione territoriale quale forma associativa tra Enti Locali
che si avvalgono strumentalmente dei soggetti già operanti nella gestione/attuazione
degli strumenti di progettazione locale (come Uffici Unici PIT, Agenzie Locali, Gal) e dal PIR
(Progetto Integrato Regionale) “Sviluppo Locale” (2006). L'istituzione del Parco delle
Madonie, avvenuta già alla fine degli anni Ottanta, fa da cornice alle esperienze di
questo primo decennio di programmazione complessa.
Lo sforzo di programmazione si è intensificato durante l’ultimo periodo di programmazione
europea, tra il 2007 ed il 2013; in questi anni l’area ha visto nascere nuove forme di
coordinamento, come il Distretto Culturale delle Madonie (2007), il Distretto delle carni
bovine delle aree interne della Sicilia (2007), il GAL ISC Madonie (2010), ed infine il PIST
Città a Rete Madonie-Termini (2009), promosso, quest’ultimo, dalla Coalizione stessa sulla
base di una convenzione sottoscritta dai partner nel corso del 2009. La Città a Rete ha
sostenuto in questi anni anche la creazione di forme di aggregazione settoriali: il Distretto
turistico “Cefalù e Parchi delle Madonie e di Himera” (2011) ed il Gruppo di Azione
Costiera “Golfo di Termini Imerese” (2013).
Oggi la Coalizione è impegnata nella realizzazione di un ambizioso progetto in materia di
trasparenza e legalità che prevede la redazione di Bilanci di Responsabilità Sociale e la
stipula di un Patto per la sicurezza e la legalità con il coinvolgimento di tutti i 28 Comuni
dell’area. Avviato operativamente nel 2013, il progetto si è già concluso.
                                                                                                      .

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L’idea di sviluppo che il PIST ha perseguito in questi ultimi anni è stata quella di costruire
“La Città a rete Madonie – Termini” in grado di:
      garantire standard di servizi collettivi per la popolazione e per le imprese di rango
      urbano;
      attrarre nuove imprese e nuove risorse umane qualificate e quindi porre un freno
      all’emigrazione;
      migliorare l’accesso ai servizi esistenti e attivarne di nuovi in un contesto territoriale
      allargato;
      promuovere un nuovo sistema di mobilità “interna” ed “esterna”.
L’ambizione di fondo, consistente nella creazione di una “nuova” Città a rete siciliana, la
quinta per dimensioni, è corroborata dalle elaborazioni programmatiche e dagli atti
amministrativi (Convenzione approvata da tutti i Consigli Comunali) già compiuti che ne
rappresentano l’atto di fondazione. Questa “nuova” Città nasce e si svilupperà in perfetta
omogeneità con l’ambito territoriale che ha promosso e condiviso esperienze di
programmazione negoziata, di progettazione integrata e di pianificazione strategica ed
in piena continuità funzionale con la governance territoriale e le linee di sviluppo
perseguite in oltre un decennio.                                                                       16
La Città a rete ha già recepito tutte e tre le dimensioni dello sviluppo sostenibile –
prosperità economica, equilibrio sociale e ambiente salubre – contenute nella Carta di
Lipsia e si pone come obiettivo strategico il raggiungimento della certificazione territoriale
(EMAS).
Essa sempre in piena coerenza con la Carta ha definito – in maniera condivisa e
partecipata – la vision strategica da perseguire e ne ha indicato gli obiettivi di sviluppo,
sui quali orientare tutti gli strumenti programmatori, pianificatori ed attuatori agenti.
Detta vision strategica trova fondamento nei contenuti e negli indirizzi elaborati dal Piano
Strategico di Area Vasta (PSAV) della Provincia di Palermo e dal Piano Strategico di
Termini Imerese (PST). L’idea di sviluppo che muove il PIST rappresenta quindi una sinergica
integrazione ed una prima concreta applicazione degli obiettivi contenuti negli scenari
tracciati dai due strumenti.
Per rendere attuabile la “costruzione” della nuova Città a rete è stata attivata una
mobilitazione delle comunità locali per superare tre condizioni fondamentali:
1. la riorganizzazione dei livelli funzionali esistenti (istituzionali, economici e socio-culturali)
   in termini nuovi, puntando ad ottenere livelli di aggregazione che riescano a
   raggiungere la massa critica necessaria per poter pianificare “nuovi servizi” e per
   renderli sostenibili (anche dal punto di vista finanziario ) ed efficienti;
2. il superamento dell’inadeguatezza (in termini di qualità e quantità) degli sforzi
   finalizzati alla mobilitazione di risorse e operatori privati nei progetti e processi di
   sviluppo locale (vedasi QSN 2007-2013);
                                                                                                       .

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3. il recupero dei ritardi esistenti nella preparazione e selezione degli interventi progettuali
   di alta qualità.
Per l’implementazione dei progetti curati nell’ambito del PIST è stato costituito, a partire
dal 1^ marzo 2012, un Ufficio Unico, formato da 22 unità scelte fra il personale dipendente
dei Comuni della Città a rete.
La Coalizione territoriale Madonie-Termini si propone al territorio come una “città delle
città”, costituita da comunità urbane e rurali autonome e allo stesso tempo
interdipendenti tra di loro, il cui principale obiettivo consiste nella necessità di garantire lo
sviluppo equilibrato del territorio e di governare i processi multilivello a supporto dello
sviluppo territoriale. La Coalizione guida i processi di sviluppo sostenibile e integrato del
territorio Madonie – Termini da un lato attraverso la messa in rete e la concertazione di
tutti gli attori del territorio (pubblici, privati, sociali, esperti, ecc) e dall’altro attraverso
interventi puntuali per la valorizzazione integrata delle risorse sociali, ambientali e culturali
locali, il miglioramento dell’accessibilità ai servizi pubblici di base e della loro qualità,
anche incentivando forme di gestione associata, il sostegno all’imprenditoria locale e la
creazione di forme di mobilità sostenibile.
In questo ruolo, la Coalizione territoriale gestisce:
•   funzioni programmatorie e progettuali: disegno e implementazione di strategie e                       17
    progetti integrati di sviluppo locale; supporto tecnico ai 28 Comuni parte della
    Coalizione nella progettazione e gestione di interventi nell’ambito dei fondi strutturali;
    animazione territoriale sulle opportunità dei finanziamenti europei (fondi strutturali) o
    altri tipi di finanziamento e formazione;
•   servizi di supporto alle imprese: lo Sportello Unico Associato per le Attività Produttive
    (SUAP);
•   funzioni tecnico-amministrative: autorizzazioni, concessioni, espropriazioni, assistenza
    amministrativa, variazioni urbanistiche, indizione delle gare di appalto, monitoraggio e
    rendicontazione; 
•   funzioni di governance: gestione dei processi di coinvolgimento degli attori pubblici e
    privati a tutti i livelli (locale, regionale, nazionale) per lo sviluppo del territorio della Città
    a rete.
Il raggiungimento di una traiettoria di sviluppo così ambiziosa, prima che ancora di una
forte integrazione tra interventi di respiro nazionale (sugli ambiti della sanità, della mobilità,
dell'istruzione e della connettività) e progetti di sviluppo locale, necessita di un forte e
convinto coinvolgimento e di un’adeguata mobilitazione di tutti i saperi locali e quindi di
una diffusa volontà di lavorare al raggiungimento degli obiettivi.
 L’esplicitazione della strategia, le principali specializzazioni che qualificano la Città a rete
Madonie-Termini sono legate ai seguenti sottosistemi del Milieu socio-economico: Turistico
(balneare, agrituristico e naturalistico), Culturale e Socio-sanitario; è proprio su queste
funzioni qualificate, aventi rango sovra-comunale, che agisce ed interviene la strategia di
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           CONCORSO DI IDEE “GERACI 2.0 – UNA CITTÀ DI TRANSIZIONE” ‐ DOCUMENTO PROGRAMMATICO
Comune di
                                     Geraci Siculo

sviluppo elaborata dal PIST. Al fine di rendere l’intero processo di sviluppo coerente e di
evitare sovrapposizioni, detti sottosistemi sono stati ricondotti alla cornice strategica più
complessiva che guiderà – per i prossimi dieci anni – le evoluzioni territoriali della Città a
rete.
Nel dettaglio i tre sottosistemi e con essi quindi i tre livelli di forte specializzazione, sono stati
orientati nell’ambito del Sistema integrato del Parco delle Madonie e degli ambiti
archeologici e naturalistici (Turismo naturalistico), del Sistema Turistico Culturale e
Residenziale (Turismo balneare, agrituristico e culturale) e del Sistema delle attrezzature e
dei servizi pubblici (Socio-sanitario).
Sistema integrato del Parco delle Madonie e degli ambiti archeologici e naturalistici
Si è perseguito l’obiettivo di mettere a valore gli investimenti effettuati con le precedenti
esperienze di programmazione negoziata, ovvero di irrobustire ulteriormente l’offerta in
campo ambientale che – in atto – rappresenta uno degli elementi principali di attrazione
di presenze in ambito sia regionale che soprattutto internazionale.
I centri visita realizzati (n.7) rispondono a questa strategia di forte specializzazione in tema
di interpretazione ambientale, riconnettendosi con la rete sentieristica esistente e con i
200 km di rete sentieristica in corso di realizzazione; essa costituisce un importante
supporto di infrastrutturazione al Sentiero Italia – Dorsale settentrionale sicula, sul cui              18
percorso sono stati individuati. I centri visita, realizzati su immobili esistenti e localizzati nei
centri storici, consentiranno quindi di attivare una duplice azione di recupero ambientale
ed architettonico e di rivitalizzazione economica.
Sistema turistico-culturale e residenziale
Esso rappresenta in assoluto l’ambito economico più performante della Città a rete,
quello sul quale i livelli di specializzazione raggiunti la mettono ai primi posti nel sistema
regionale. In questo sistema il PIST interviene con azioni progettuali di grande qualità e di
grande innovatività. Le Azioni progettuali si muovono su tre asset:
1) riposizionare e destagionalizzare il turismo balneare maturo della fascia costiera in
affanno per la concorrenza dei nuovi paesi emergenti (soprattutto Mediterraneo ed
Europa dell’est );
2) rafforzare ulteriormente l’ecoturismo ed il turismo culturale – concentrato più sulle aree
interne - negli ultimi cinque anni in continua ascesa;
3) progettare nuovi attrattori in grado di far aumentare le presenze (in atto pari a
1.200.000 ) e di indirizzarle verso quartieri/comuni più periferici ( ..la città a rete policentrica
della qualità della vita e del benessere diffuso!).
   Sui predetti tre asset si interviene anche attraverso la pianificazione di operazioni
cardine. Che puntano al rafforzamento del segmento turistico del termalismo e del
benessere (Terme di Termini Imerese e di Geraci Siculo), alla realizzazione di due nuovi
parchi che agiscono su peculiarità uniche del territorio ed in contesti ambientali
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semidegradati che verranno naturalmente recuperati (Parco Geopalentologico e della
flora mediterranea e Parco della Memoria, natura e visioni), alla costruzione di un turismo
scolastico-scientifico che si muoverà attorno all’Osservatorio Astronomico di Isnello
(recentemente inaugurato).
Le operazioni cardine agiscono in forte prevalenza sulle aree interne della Città a rete, in
adesione al principio di coesione sociale e territoriale fatto proprio dalla nuova
governance multilivello.
Sistema delle attrezzature e dei servizi pubblici
E’ questo il sistema attraverso il quale “costruire” le nuove dotazioni infrastrutturali della
città, migliorando la qualità delle attrezzature e dei servizi esistenti e creandone di nuovi
che siano in grado di rispondere alle nuove esigenze – utenze aggregate – della Città a
rete.
A partire dalla necessità di riformulare gli assetti organizzativi e funzionali per una nuova
comunità di oltre 130.000 abitanti (la quinta città regionale per numero di abitanti), è
stato ‘ridisegnato’ il sistema di attrezzature e di servizi pubblici calibrandolo sulle nuove
utenze e sul nuovo assetto policentrico; il posizionamento dei nuovi servizi mira alla
creazione di nuove centralità.
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Su questi presupposti si è avviata preliminarmente la fase di analisi che ha condotto
all’individuazione di nuovi e migliori livelli di infrastrutturazione nei campi socio-sanitari,
dello sport e del tempo libero e dei servizi alla comunità, nonchè alla localizzazione più
idonea anche in funzione delle diverse specializzazioni assunte dai singoli comuni e al fine
di perseguire l’equilibrio sociale indicato dalla Carta di Lipsia.
Le politiche ed i servizi per lo sviluppo sostenibile
Una recente indagine scientifica svolta sul contesto regionale ed avente quale obiettivo
lo studio delle determinanti ambientali e socio-economiche ed il loro impatto sui Sistemi
Locali Territoriali (SLoT) ha eletto il sistema madonita come quello con i migliori standard di
qualità. In un territorio che racchiude più del 30% dell’intero patrimonio di biodiversità
regionale, le politiche promosse non potevano che essere orientate alla piena e
consapevole sostenibilità.
Qualità ambientale e politiche volte a mantenerne la sostenibilità nel tempo come valore
che – trasversalmente – ha caratterizzato tutte le azioni programmatico-progettuali
pianificate nell’elaborazione del PIST della Città a rete Madonie-Termini. La Città a rete
rappresenta il modello aggregativo territoriale che è in grado di coniugare
efficacemente politiche e servizi di salvaguardia ambientale e principi di sostenibilità.
L’integrazione tra città ed aree rurali (in coerenza con la Carta di Lipsia)
Dei 28 comuni che compongono la Città a rete, 19 hanno una consistenza demografica
al di sotto dei 4.000 abitanti, 18 degli stessi sono comuni interamente montani ed il 69% del
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