LE TRADUZIONI POLACCHE DELLA LETTERATURA ITALIANA PER L'INFANZIA NEGLI ANNI 1887-1939

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KWARTALNIK NEOFILOLOGICZNY, LXIII, 4/2016

KATARZYNA BIERNACKA-LICZNAR
(UNIWERSYTET WROCŁAWSKI, WROCŁAW)

                                                 Non c’è la letteratura per bambini, c’è la letteratura,
                                                     non ci sono colori per bambini, ci sono i colori,
                                                      non c’è una grafica per bambini, c’è la grafica
                                                     che è il linguaggio internazionale delle immagini
                                                                                     François Ruy-Vidal

LE TRADUZIONI POLACCHE DELLA LETTERATURA ITALIANA
         PER L’INFANZIA NEGLI ANNI 1887-1939

The article discusses selected male and female Italian writers whose works were published in Polish
between 1887 and 1939. The history of translations of distinguished authors (Collodi, De Amicis,
Salgari) and selected female Italian writers is analysed. The article presents also “short” life histories
of Polish translators who worked in the years 1923-1939. It was through their effort and dedication
that Polish children of the inter-war period were introduced to Italian literature for young readers.

KEYWORDS: translation process, Italian literature for children and young readers, Polish translators of
Italian literature, Ida Baccini, Ela Steinbergowa (ELESTA)

     In Europa l’interesse critico nei confronti della traduzione della letteratura per
l’infanzia si è sviluppato negli ultimi quarant’anni, a partire dagli anni Settanta del
ventesimo secolo. Negli anni Ottanta si evidenzia un notevole aumento delle ricerche
nel campo della traduzione della letteratura per l’infanzia (Klingberg, Ørvig e Amor
(ed.), 1978; Shavit, 1981). Un importante ruolo nello sviluppo del campo di ricerche
sulla traduzione della letteratura per l’infanzia è svolto dall’IRSCL (International
Research Society for Children’s Literature), un’organizzazione internazionale che
si occupa delle ricerche nel campo della letteratura per l’infanzia.
     Gli sforzi intrapresi dall’IRSCL hanno portato, nel 1976, all’organizzazione del
primo congresso internazionale interamente dedicato alla letteratura per l’infanzia
e, in particolare, alla sua traduzione (Lathey 2006).
     Successivamente, nel 1978, lo studioso austriaco Richard Bamberger ha
approfondito il tema della sottovalutazione della letteratura per l’infanzia rispetto
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alle traduzioni per gli adulti. Secondo lo studioso tradurre opere per i bambini
è più difficoltoso rispetto a tradurle per gli adulti. Il punto di vista di Bamberger
è stato condiviso trent’anni dopo da Van Coillie (Van Coillie 2006).
     La mancanza di studi teorici sull’argomento e il riconoscimento della
sottovalutazione della traduzione della letteratura per l’infanzia, ignorata da molti
studiosi, da qualche anno hanno reso necessario un approfondimento del problema.
Le ricerche e i contributi di Oittinen in Finlandia, O’Sullivan in Germania, Pederzoli
in Italia e di Lathey in UK sono significativi ai fini della ricostruzione della storia
della traduzione della letteratura per l’infanzia in generale (Garavini 2014: 117).
     Nel presente articolo la nostra attenzione si concentrerà sull’evoluzione storica
della traduzione della letteratura italiana per l’infanzia in lingua polacca.
     Nel panorama letterario italiano della seconda metà dell’Ottocento si assiste
all’affermarsi di uno sviluppo dinamico della letteratura italiana per l’infanzia
e l’adolescenza. In quel momento storico così importante per l’Italia, due letterati
italiani pubblicano due opere destinate ai bambini e ragazzi in Italia che abbastanza
presto diventano parte del canone internazionale dei classici della letteratura per
l’infanzia (Woźniak/ Biernacka-Licznar 2014: 5): le splendide avventure di Pinocchio
di Collodi e il romanzo sentimentale Cuore di De Amicis conquistano i cuori
di tanti bambini e ragazzi non solo in Italia, ma anche all’estero.
     Il presente articolo è suddiviso in due parti. La prima parte è un lavoro
di riflessione sulle opere tradotte in polacco di tre scrittori italiani che hanno
goduto di fama nazionale e internazionale (Collodi, De Amicis e Salgari). Al
centro della seconda parte viene approfondita la storia di alcune opere delle
scrittrici italiane per l’infanzia, attive nella seconda metà dell’Ottocento, e delle
loro traduzioni in polacco. La nostra attenzione si concentrerà anche su alcune
traduttrici polacche della letteratura italiana per l’infanzia, finora mai prese in
esame, dimenticate e scomparse dalla storia letteraria. Per un primo orientamento
nel gruppo dei traduttori si è ritenuto necessario procedere ad un’analisi
quantitativa. L’identificazione delle traduttrici polacche, sia quelle celate dietro
pseudonimi, sia quelle che scrissero firmando con il proprio nome, è stata una
ricerca difficile.
     Per la nostra analisi ci si è basati sui dati ottenuti durante la ricerca dedicata
alla storia della traduzione in polacco della letteratura italiana per l’infanzia nel
periodo 1887-1945 (Woźniak/ Biernacka-Licznar/ Staniów 2014).
     Le prime novelle scritte da autori italiani – da Basile (Lo cunto de li cunti,
1634) o da padre Francesco Soave (Novelle, 1782), fino alla produzione letteraria
di Luigi Fiacchi o Giuseppe Taverna – non hanno incontrato molto entusiasmo da
parte dei traduttori polacchi; neanche i lettori italiani, soprattutto i ragazzi, davano
loro tanta importanza nel periodo in questione e preferivano leggere le traduzioni di
opere straniere (francesi, inglesi, tedesche). La prima opera italiana del genere che
ha ottenuto in Italia un vero e proprio successo è il Giannetto (1837) di Alessandro
Luigi Parravicini. Grazie alla sua diffusione forzata in ambito scolastico, il libro
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fu conosciuto da tanti ragazzi italiani, ma dimenticato nel giro di qualche anno;
in polacco non ne sono stati tradotti neanche dei frammenti.
     Una vera e propria storia italiana della letteratura per l’infanzia ha avuto inizio
nel 1881, nel momento in cui Carlo Lorenzini (detto Collodi) inviò al Giornale
per i bambini “una bambinata”. Nel febbraio del 1883 (appena un mese dopo la
conclusione della sua pubblicazione a puntate in rivista) la casa editrice Paggi
pubblicò in volume Le avventure di Pinocchio. Storia di un burattino con le
illustrazioni di Enrico Mazzanti.
     L’attenzione degli editori polacchi fu attratta dal libro su Pinocchio solo
trent’anni dopo la pubblicazione in Italia! Le opere precedenti di Collodi non
vennero in alcun modo notate dai lettori polacchi, anche se già nel Giannettino
(1877) si potevano osservare “le doti narrative di Collodi educatore” (Nobile
1990: 156). Il capolavoro collodiano venne pubblicato in polacco nel 1912 dalla
casa editrice Gebethner e Wolff di Varsavia, in una traduzione anonima, con il nome
dell’autore errato: Eugenio Cherubini (in realtà Cherubini fu l’autore di Pinocchio
in Africa, appartenente alle cosiddette “Pinocchiate”1); nella versione polacca erano
riprodotte anche le illustrazioni di Enrico Mazzanti, ma senza l’indicazione del
nome dell’illustratore.
     I bambini polacchi non si riconoscono immediatamente nel burattino e nelle sue
avventure, probabilmente a causa della traduzione, nella quale il nome di Pinocchio
era diventato Pietrzynka. La prima versione delle avventure del burattino passò
inosservata e non fu mai ristampata.
     Dopo quattordici anni, nel 1926, la casa editrice Wydawnictwo Tygodniowe
decise di affidare la traduzione del capolavoro di Collodi al poeta e traduttore
polacco di origine ebraica Józef Wittlin. La seconda edizione apparve nella serie
“Biblioteca da un centesimo”, pubblicata però con il titolo: Pinocchio. Avventure
di un burattino di legno, con illustrazioni anonime in bianco e nero.
     Józef Wittlin nell’introduzione all’opera di Collodi presentava ai lettori polacchi
l’autore italiano nel seguente modo:

      Il povero giornalista fiorentino ha arricchito con la sua storia divertente milioni di cuoricini,
      non solo dei bambini italiani, tra i quali Pinocchio rivaleggia con successo con “Cuore”
      di De Amicis […]. In tutto il libro non si trova un solo luogo che non agisca in modo
      innovatore sulla psiche del bambino, perché la mano [dello scrittore] che rende vivo il
      burattino lo porta agilmente per mari e continenti, lo caccia nei guai e poi lo tira fuori…
      meglio di prima (…). Dall’inizio alla fine le vicende di Pinocchio ci interessano sempre
      di più e la comicità di alcune situazioni rende felici anche i caratteri più duri (C. Collodi,
      Pinokio. Przygody drewnianej kukiełki, 1926, pp. 3-4).

      Furono molti gli imitatori di Collodi che adottarono come protagonista Pinocchio facendogli
      1

vivere delle nuove avventure. Il filone collodiano continuò a conservare il nome di “Pinocchiate”.
Cherubini fu l’autore del libro Pinocchio in Africa, pubblicato nel 1904 a Firenze. I titoli delle
più celebri pinocchiate si possono trovare sul sito: http://www.letteraturadimenticata.it/Pinocchio.htm
(consultato il 12.01.2016)
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     La traduzione di Wittlin fu accolta in maniera positiva dal pubblico polacco, e fu
ristampata ancora quattro volte dopo la Seconda guerra mondiale (1946, 1948, 1950,
1951). La storia della ricezione polacca d’anteguerra di Pinocchio, non è quindi
troppo lunga. Le avventure del burattino svoltesi in quel mondo magico e senza
tempo dovettero invece aspettare l’anno 1954 e la traduzione di Zofia Jachimecka
per diventare il numero uno della letteratura italiana in Polonia.
     A differenza de Le avventure di Pinocchio, il capolavoro di Edmondo De
Amicis, Cuore, fu assimilato dalla cultura polacca quasi in contemporanea alla
pubblicazione del testo originale.
     Dal 1878 De Amicis cominciò a lavorare, sollecitato dall’editore Treves, sul
libro per bambini e ragazzi italiani; l’opera venne cullata nel proprio cuore per
otto anni e alla fine pubblicata nel 1886 col titolo Cuore. Il romanzo, appena
pubblicato in Italia, venne analizzato profondamente da seguaci e avversari di De
Amicis, e in breve tempo venne riconosciuto come l’opera didattica più efficace,
mirata a costruire l’identità nazionale dei giovani italiani. L’autore cercava di
presentare in Cuore i problemi attuali della società italiana, che dopo l’unificazione
combatteva contro una situazione politica difficile, tra cui i frazionamenti regionali
e le differenze linguistiche. Lo scrittore incantò i lettori con un quadro basato su
idee considerate universali e indipendenti da opinioni politiche, come la capacità di
sacrificarsi, l’essere patrioti, sensibili e pronti ad aiutare gli altri (Biernacka-Licznar
2014: 163-174).
     La prima traduzione polacca venne realizzata da Helena Russocka in Wilczyńska
nel 1887, ovvero un anno dopo la pubblicazione del romanzo in Italia. A scopo
informativo, sul frontespizio era indicato che la traduzione era stata condotta sulla
trentasettesima edizione italiana. La prima traduzione fu seguita dopo qualche
anno da altre sei, di Maria Siemiradzka Obrąpalska (1890), Józef Nestorowicz
(1899), Maria Konopnicka (1906), Edward Boyé (1936), Leon Sternklar (1937)
e J. Drzewiecka (1938)2.
     Rispetto alla pubblicazione de Le avventure Pinocchio le opere di De Amicis
hanno rappresentato un vero record per quanto riguarda il numero delle traduzioni
e delle pubblicazioni3. Nessun altro autore italiano, nel periodo da noi esaminato,
ha ripetuto il successo deamicisiano. Nel periodo compreso tra il 1887 e il 1945
Cuore fu pubblicato in Polonia 32 volte. Più attiva nella pubblicazione dell’opera
deamicisiana fu la casa editrice Gebethner e Wolff che pubblicò quindici edizioni
del libro di De Amicis nella traduzione di Maria Konopnicka. La popolarità della
traduzione della poetessa e scrittrice Konopnicka fu dovuta all’introduzione nel
testo di alcuni elementi umoristici (che mancano nella versione italiana).

    2 Non è stato possibile risalire al nome della traduttrice polacca.
    3 Anche le altre opere di De Amicis dedicate ai ragazzi vennero tradotte abbastanza spesso in
polacco (Fra scuola e casa: bozzetti e racconti, Il mio ultimo amico, La carrozza di tutti, Novelle)
(Biernacka-Licznar 2014: 168).
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     L’opera deamicisiana ha rappresentato in Italia, come sottolinea Asor Rosa,
“uno degli strumenti più potenti di unificazione culturale nazionale” (Asor Rosa
2007: 432) e il modello proposto da De Amicis era vicino a quelli della letteratura
per l’infanzia approvati in Polonia in quel momento storico. Occorre notare che
Cuore ancora prima della Seconda guerra mondiale fu raccomandato come lettura
obbligatoria nella scuola polacca (Franaszek 2006: 49).
     Il genere avventuroso vanta, tra i suoi massimi esponenti italiani, Emilio
Salgari, autore di romanzi d’avventura per adolescenti la cui azione si svolge in
terre inesplorate. Il patrimonio letterario di Salgari è imponente, composto da 87
romanzi e 120 racconti, e pubblicato dalle diverse case editrici tra cui: Speirani,
Bemporad, Donath.
     Gli esotici e avventurosi romanzi di Salgari, composti per la prima volta nella
letteratura italiana per l’infanzia in cicli – tra cui il Ciclo dei pirati della Malesia
(11 romanzi), il Ciclo dei corsari delle Antille (5 romanzi), il Ciclo dei corsari
delle Bermude (3 romanzi), il Ciclo del Far West (3 romanzi), le Avventure in India
(3 romanzi) le Avventure africane (6 opere) – furono letti con attenzione e passione
dai ragazzi italiani. Dell’abbondante produzione letteraria salgariana furono tradotti
in polacco solo sette opere, e ogni volta la traduzione venne eseguita da un traduttore
diverso. Nel 1927 al lettore polacco arrivò il romanzo La montagna di luce, tradotto
da Bożena Szulc-Golska; successivamente, nel 1931, Józef Birkenmajer tradusse
Un dramma nell’Oceano Pacifico; nel 1932 il romanzo Il re dell’aria venne scelto
dal traduttore Konstanty Sedlaczek. Negli anni 1934-1938 si interessarono alle opere
di Salgari Arnold Kleczko (La città dell’oro, 1934), Maria Janina Oleksińska (Il re
della prateria, 1935), KaJot (pseudonimo di J. Kraenzler) (Il re del mare, 1936)
e Eugenia Arnstein (I misteri della jungla nera, 1938).
     Le traduzioni polacche dei romanzi di Salgari non suscitarono un particolare
interesse nei lettori. Si nota facilmente la mancanza di una logica nella scelta dei
titoli da parte dalle case editrici: dei cicli più famosi, sui pirati della Malesia e sui
pirati delle Antille, che contenevano bestseller come I misteri della jungla nera,
Le Tigri di Mompracem, Sandokan alla riscossa, Il Corsaro Nero, ne venne scelto
solo uno, I misteri della jungla nera, pubblicato per ultimo, nel 1938. Il motivo
della mancata popolarità dell’opera salgariana in Polonia è da cercare forse nel
successo che ebbero in Polonia i romanzi d’avventura di due autori contemporanei
a Salgari, Karl May e Jules Verne.
     Un ruolo importante nello sviluppo della letteratura italiana per l’infanzia, lo
hanno avuto anche le donne. Come sottolinea Marina Zancan (2013) le scrittrici
italiane dell’Ottocento rappresentarono una parte integrante del processo del grande
cambiamento della cultura del paese, spesso operando in vari ambiti: come giornaliste,
traduttrici, poetesse e come scrittrici per l’infanzia. L’industria culturale di quel tempo
aprì le porte alle loro molteplici iniziative. La studiosa pone l’attenzione su due
generazioni di scrittrici, la prima nata nella prima metà dell’Ottocento – Marchesa
Colombi, Emma, Neera, Contessa Lara, Matilde Serao – e la seconda nata intorno
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agli anni Settanta dell’Ottocento – Ada Negri, Grazia Deledda, Sibilla Aleramo, Anna
Franchi, Annie Vivanti, Amalia Guglielminetti. Anche Barbara De Serio focalizza
l’attenzione sul fertile contributo delle donne summenzionate che nella loro epoca
cercarono di intraprendere la carriera di scrittrici (De Serio 2015).
     Conoscendo la storia delle biografie di queste donne coraggiose, le quali di
frequente, come sottolinea De Serio, furono “costrette a pubblicare le loro opere
in forma anonima o tramite l’utilizzo di pseudonimi maschili” (De Serio 2015: 1),
abbiamo esaminato quali opere sono state tradotte in polacco. L’editoria polacca ha
proposto ai giovani lettori le opere di Ida Baccini, Adriana Castelnuovo Tedesco,
Cordelia (Virginia Tedeschi Treves), Camilla Del Soldato, Cesarina Lorenzoni,
Laura Orvieto, Maria Pasini e Olga Visentini.
     È interessante prestare attenzione sia ai nomi delle scrittrici appena menzionate
sia ai traduttori polacchi (spesso donne) che hanno deciso di presentare al pubblico
polacco le loro opere. Oggi non sappiamo quale fosse il motivo della scelta dell’autore
o dell’opera da tradurre, perché purtroppo nelle grandi biblioteche polacche non
esistono degli archivi dei traduttori.
     Probabilmente la scelta delle opere da tradurre era dovuta alla vicinanza delle
esperienze tra donna italiana e donna polacca, ma anche ai probabili incontri che
in Italia avvennero tra le scrittrici italiane e le traduttrici polacche. Dobbiamo
sottolineare che nel periodo 1900-1939 in Polonia la cultura italiana era presente
tramite l’Istituto Dante Alighieri, l’Istituto di Cultura Italiana (a Varsavia dal
1934), la rivista “Polonia-Italia”, varie iniziative culturali, informazioni sui giornali
e sulle riviste polacche. È naturale che l’interesse verso l’Italia e verso la cultura
italiana abbia trovato il suo posto pure nelle traduzioni della letteratura. A cavallo
tra Ottocento e Novecento l’editoria italiana per l’infanzia (soprattutto l’editoria
femminile) era in una fase di grandissimo sviluppo. Le autrici italiane per l’infanzia,
molte volte giornaliste, tramite le loro opere crearono un modo consapevole di
discutere e affrontare non solo questioni pedagogiche ma anche le proprie esperienze
di vita, la necessità dell’emancipazione culturale e sociale della donna italiana.
I riferimenti alla funzione educativa e pedagogica erano temi molto presenti nei
loro libri, ma anche molto sentiti dalle donne polacche.
     All’inizio del ventesimo secolo un’opera tradotta non veniva ancora considerata
come opera autonoma. Naturalmente i traduttori stessi, qualche volta in modo
inconsapevole, reinterpretavano il testo originale. La traduzione non è un atto isolato,
come afferma Susan Bassnett (Bassnett 2002), rimane sempre una strettissima relazione
tra il testo originale e la cultura d’arrivo della traduzione. Nell’epoca da noi esaminata
il naturale metodo di lavoro del traduttore, almeno fino al 1939, era quello di facilitare
la lettura del testo e di rimanere il più possibile fedele al testo originale.
     Le traduttrici della letteratura italiana per l’infanzia esaminate nel presente
articolo (per citare solo alcuni nomi: Helena Grotowska, Maria Obrąpalska in
Siemiradzka, Maria Janina Oleksińska, Gabriela Pianko, Zuzanna Rabska, Elżbieta
Steinbergowa) sono rimaste fin ad oggi un po’ dimenticate. Il loro posto e il loro
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ruolo nella pubblicazione dei libri italiani fu però fondamentale, il loro lavoro
(spesso svolto per piacere, e non per guadagno) ha permesso ai ragazzi polacchi
e ai loro genitori di familiarizzare con le opere italiane.
     Per fare un esempio presentiamo la traduzione del capolavoro della fiorentina
Ida Baccini (1850-1911), Le memorie di un pulcino (1875). Il libro faceva parte
del gruppo di opere con scopo educativo che offrivano al lettore la possibilità di
riflettere sui doveri sociali tramite il simpatico protagonista: un pulcino. La fortuna
di questo libro in Italia fu enorme: alla prima edizione ne seguirono altre 76,
“facendo del libro d’esordio di Ida Baccini un long-seller dell’editoria per l’infanzia
e un classico per i ragazzi” (Bloom 2015: 93). La traduzione polacca di Maria
Janina Oleksińska4 arrivò molto, molto tardi, solo nel 1931, dopo 50 anni dalla
sua pubblicazione in Italia. Nel 1930 sul quotidiano “Gazeta Lwowska” Baccini
veniva presentata come “una delle più famose scrittrici italiane per l’infanzia”
(Nicewicz-Staszowska, in corso di stampa).
     Il tema proposto nel 1875 dalla Baccini venne poi ripreso nel 1898 con la
seconda parte delle avventure del coraggioso pulcino (mai tradotta in polacco5)
e qualche decennio dopo da Lorenzoni Cesarina (Il pulcino verde e storie d’altri
animali, 1925). L’opera di Lorenzoni apparve in polacco nel 1931, grazie alla
traduzione di Ela Steinbergowa (pseudonimo: ELESTA). Due libri entrambi molto
divertenti, Le memorie di un pulcino di Baccini e le avventure del pulcino verde
di Lorenzoni vennero pubblicate in Polonia nello stesso anno.
     Indagare sulle eventuali strategie e iniziative editoriali riguardanti la letteratura
italiana per l’infanzia messe in atto dagli editori polacchi nel periodo 1887-1939
è stato un compito difficile da perseguire, a causa della mancanza del materiale
scomparso durante la Seconda guerra mondiale (per esempio le corrispondenze tra
le traduttrici e le case editrici coinvolte).
     Nella nostra indagine si nota la presenza della traduttrice polacca di origine
ebraica Ela Steinbergowa, che lavorò nella biblioteca della Società Dante Alighieri
di Łódź. La scelta degli autori e dei titoli delle opere da tradurre sembra casuale,
ma Elesta presentò ai giovani lettori polacchi dieci traduzioni delle opere italiane
per l’infanzia (tra cui tre libri di Camilla Del Soldato, uno di Fanciulli Giuseppe,
uno di Lovati in Guelfi Cesarina, uno di Lorenzoni Cesarina, tre di Pasini Maria
(Benvegnù), uno di Ravizza Alessandrina) e cinque traduzioni dal tedesco (tra cui le

     4 Purtroppo sulla persona della traduttrice Maria Janina Oleksińska mancano le informazioni nei

dizionari biografici polacchi.
     5 Com’è stato osservato da Ewa Nicewicz-Staszowska, nella traduzione polacca de Le Memorie

di un pulcino la traduttrice Oleksińska ha introdotto alcuni cambiamenti: non ha messo il nome della
campagna toscana (Vespignano) dove si svolgeva l’azione del romanzo, non ha tradotto il Vocabolarietto
a uso dei non toscani, riportato dalla Baccini alla fine del libro. Nel momento della pubblicazione della
traduzione polacca dell’opera della Baccini, in Polonia circolavano già le novelle per l’infanzia con il
protagonista gallus viator (per es. Maria Dynowska nel 1927 pubblicò Przygody Cipusia). Forse per
questo motivo la casa editrice ZN im. Ossolińskich di Leopoli decise di non pubblicare la seconda
parte dell’opera Come andò a finire il pulcino pubblicata in Italia nel 1898.
LE TRADUZIONI POLACCHE DELLA LETTERATURA ITALIANA…                  467

opere di Clara Nordström e di Felix Salten). Le case editrici con le quali collaborava
la Steinbergowa non guardavano solo al valore commerciale, ma soprattutto alla
promozione della letteratura straniera per l’infanzia (tra cui anche quella italiana)
sul mercato polacco, scegliendo le traduzioni delle opere di scrittori abbastanza
affermati e “seri”.
     Anche Zuzanna Rabska (1888-1960) svolse il lavoro di traduttrice. Nata
e cresciuta a Varsavia nella famiglia ebrea di Jadwiga e Aleksander Kraushar, da
piccola partecipò alla vita culturale di Varsavia. Dal 1925 cominciò a svolgere il
ruolo di redattore letterario del quotidiano “Kurier Warszawski”; fu anche socia
della Società Dante Alighieri di Varsavia. In polacco ha tradotto le opere di Bianca
Maria Viviani della Robbia, Leggende dei fiori, e l’opera Fiore di Giuseppe Fanciulli.
     Gabriela Pianko (1893-1973), filologo classico, traduttrice della letteratura
italiana, francese, tedesca e inglese, negli anni 1936-1939 fu impegnata nella
fondazione della rivista “Polonia-Italia” e tradusse in polacco l’opera di Alfredo
Panzini La lanterna di Diogene.
     Helena Grotowska di casa Scipio del Campo (?-1967), scrittrice polacca
e traduttrice, dopo la Seconda guerra mondiale lavorò come lettore di lingua italiana
all’Università di Łódź. Tradusse in polacco nel 1923 l’opera intitolata Microbo:
libro per ragazzi e per popolo di Erasmo Crottolina (Romolo Maresciotti); l’anno
seguente la casa editrice Książnica Polska di Leopoli le assegnò il compito di tradurre
il libro di Vamba (Luigi Bertelli) Ciondolino, e nel 1928 Grotowska tradusse la
famosa opera di Laura Orvieto Storie della storia del mondo.
     Ricostruire in breve la storia della letteratura italiana per l‘infanzia tradotta in
polacco nel periodo d’anteguerra ha permesso di mettere in evidenza il ruolo sia dei
traduttori sia delle case editrici. La loro importanza nel formare e creare il mercato
del libro per l’infanzia è indiscutibile. La nostra analisi, anche se breve a causa
dello spazio limitato, ha messo in luce le figure di alcune traduttrici polacche,
donne consapevoli del proprio ruolo di mediatori culturali e dell’importanza del
loro lavoro di sviluppo e di promozione della letteratura italiana per l’infanzia
in Polonia.
     La letteratura italiana per l’infanzia, riconosciuta come “letteratura minore”
rispetto a quella francese o inglese, nel periodo che ha preceduto la Seconda guerra
mondiale ha trovato il suo posto nella mappa delle letterature straniere tradotte in
polacco grazie alle case editrici e naturalmente ai traduttori. Le loro scelte hanno
offerto ai bambini polacchi la possibilità di conoscere il Bel Paese attraverso opere
diverse, interessanti e graziose.
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                                        BIBLIOGRAFIA

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