LE RADICI DEL MATRIMONIO. RINASCERE A VITA NUOVA NEL MATRIMONIO: ILLUMINATI ... DALL'AMORE DI CRISTO

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LE RADICI DEL MATRIMONIO. RINASCERE A VITA NUOVA NEL MATRIMONIO: ILLUMINATI ... DALL'AMORE DI CRISTO
LE RADICI DEL MATRIMONIO.
RINASCERE A VITA NUOVA NEL MATRIMONIO:
ILLUMINATI ... DALL'AMORE DI CRISTO
Continuiamo la nostra riflessione sul legame tra il Battesimo e il sacramento del matrimonio, mostrando il
significato della luce dell’amore di Cristo. Lo facciamo lasciandoci guidare dal brano del Vangelo di Matteo delle
dieci vergini.
Matteo 25,1-12
Il regno dei cieli è simile a dieci vergini che, prese le loro lampade, uscirono incontro allo sposo. Cinque di esse erano stolte e cinque
sagge;le stolte presero le lampade, ma non presero con sé olio;le sagge invece, insieme alle lampade, presero anche dell'olio in piccoli
vasi. Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e dormirono. A mezzanotte si levò un grido: Ecco lo sposo, andategli incontro!
Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. E le stolte dissero alle sagge: Dateci del vostro olio, perché le
nostre lampade si spengono. Ma le sagge risposero: No, che non abbia a mancare per noi e per voi; andate piuttosto dai venditori e
compratevene. Ora, mentre quelle andavano per comprare l'olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle
nozze, e la porta fu chiusa. Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: Signore, signore, aprici! Ma egli
rispose: In verità vi dico: non vi conosco.

Uscire per andare incontro allo Sposo
Abbiamo iniziato il nostro percorso con un incontro notturno: quello di Nicodemo con Gesù. Un incontro che
ci ha aiutato ad entrare nella relazione d’amore che Cristo ha con la Sua Sposa. In particolare, abbiamo visto
come Cristo prepara e corteggia la Sua Sposa, e anche la nostra coppia, alle nozze con Lui: “Come Cristo ha amato
la Chiesa e ha dato se stesso per lei, per renderla santa, purificandola per mezzo del lavacro dell'acqua accompagnato dalla parola,
al fine di farsi comparire davanti la sua Chiesa tutta gloriosa, senza macchia né ruga o alcunché di simile, ma santa e immacolata”1.
Nel brano di Matteo, il regno dei cieli è paragonato ad una festa di
nozze. Il Regno è la vita divina partecipata all’uomo, significa
entrare a nozze con lo Sposo. Come con Nicodemo anche qui
abbiamo un nuovo incontro notturno. Un incontro sponsale.
L’incontro, nel suo significato, evoca un movimento verso
qualcuno per riceverlo e per accoglierlo.
Anche nel polittico di Van Eyck, nel riquadro inferiore abbiamo
un gran corteo che va incontro all’Agnello da più direzioni. Tra gli
otto gruppi che rappresentano tutti coloro che nella loro vita
hanno realizzato le beatitudini, c’è un gruppo di donne che
portano vari doni, quelli della festa.

La sera
Intuiamo dal gesto di prendere le lampade che l’invito ad andare incontro allo Sposo è rivolto alle vergini sul
calar della sera. Non è ancora notte. È un tempo in cui, anche noi, interrompiamo le attività che ci hanno
impegnato lungo il giorno. La sera ci fa un invito discreto di sospendere il nostro “fare” per “incontrare” e
“stare” con semplicità presso noi stessi, presso la nostra coppia, presso Colui che è sorgente della vita (com’è
successo a Nicodemo).
La sera chiede una disponibilità, da una parte, di fare spazio, di uscire per lasciare entrare, per incontrare,
dall’altra di aprirsi ad un altro “fare”, quello che rivela chi è lo Sposo e il Suo Amore.
Dieci vergini
Dieci vergini tutta l’umanità- siamo noi
Le vergini sono presentate in numero di dieci. Non potevano bastare due per rappresentare la scena? Forse
bastavano ma l’evangelista vuole dirci qualcosa. Le dieci vergini rappresentano tutta l’umanità che è chiama alle
nozze con Dio. Sono la Sposa. Nel primo versetto viene richiamato il sogno di Dio: sposare l’umanità, renderla
parte del suo amore.

1
    Efesini 5, 25-27.
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La tradizione patristica e medievale considera la cifra dieci come la somma di tre più sette, e questo suggerisce la
perfezione e quindi la totalità. Le dieci vergini, allora rappresentano l’umanità nel suo insieme, ma indicano
anche che ogni singola persona, ed ogni singola coppia, è la sposa destinata alle nozze con Dio2.
Dieci vergini – i sensi
È interessante come alcuni padri della Chiesa,3 abbiano identificato le cinque vergini sagge e le cinque vergini
stolte con i sensi dell’uomo: i sensi corporali e sensi spirituali4. Solo se si viviamo integralmente i cinque sensi del
corpo e dello spirito si entra nel regno, nelle nozze. Se non facciamo entrare Dio e nelle viscere della nostra vita
corporale e nella profondità della nostra vita spirituale, non potremo entrare nel regno dei cieli5. In altre parole
se non amiamo con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze non riusciamo a vivere la pienezza
delle nozze.
I sensi ci indicano la totalità della persona e la totalità della coppia. Totalità che non annulla o fonde in unicum
le differenze, ma, come insegna l’esperienza proprio dei sensi coinvolge la reciprocità di ogni nostra parte.
Totalità, ci permette di cogliere nell'altro la sua unicità, la sua fragilità, la sua bellezza.
Attraverso i sensi, l’uomo entra in contatto non solo con la realtà umana, ma anche con quella divina.
Attraverso i sensi conosciamo e facciamo esperienza dell’amore stesso.
L’amore, infatti, permea tutte le dimensioni della nostra vita6.
Lo Sposo ritarda
Arriva la sera, poi la notte, e lo Sposo non arriva- Lo Sposo non dice il momento preciso in cui verrà7 per
rendere libero e sincero l’atteggiamento della coppia che deve imparare ad amare senza alcun calcolo. Cristo
vuole offrirci la possibilità di una scelta libera e spontanea fino in fondo. L’Amore chiede tempo. Occorre tempo
per fare un cammino. Occorre avere tempo per l’altro e dargli tempo. È un tempo che ci prepara. Abbiamo
visto come il Signore ci prepara, ma noi come ci prepariamo all’incontro con Lui? Cristo, da una parte, ci dona la
massima libera di accogliere Lui e la Sua preparazione con i Suoi sensi e doni, e dall’altra, la massima libertà di
prepararci. La preparazione alle nozze è reciproca per gli sposi.
Dieci vergini e il loro atteggiamento
Tutte le vergini sono invitate ad andare incontro allo Sposo. Tutte sono invitate a nozze. Tutte prendono le
lampade. Tutte si addormentano e tutte si destano alla voce che annuncia lo Sposo.
La differenza non consiste nell’accettazione iniziale di uscire incontro lo Sposo o di andare al banchetto nuziale,
ma nel trovarsi pronte per le nozze: cioè la quantità dell’olio procurata.
Le lampade erano piccole e l’olio versato bastava per un tempo limitato per cui era necessario avere dell’olio di
riserva per tempi lunghi. È necessario essere pronti e preparati.
Le vergini stolte non si procurano l’olio, perché presuppongono di sapere quando arriva lo Sposo e sono
“preoccupate” d’altro. Semplicemente non si sono messe in gioco. E dove non c’è coinvolgimento, non c’è
festa.
Il coinvolgimento è l’”essere parte” dello Sposo, cioè amare l’altro e in particolare lo Sposo con tutto il cuore,
con tutta l’anima e con tutte le forze. La misura del coinvolgimento è il tutto. Le vergini non bruciano per
Qualcuno. Il loro amore è attratto da varie cose, da ciò che colpisce i sensi, accende desideri, ma non da ciò che
li orienta ad un senso più alto. In fondo, hanno lo stesso atteggiamento di colui che entra alle nozze senza l'abito
nuziale (cf. Mt 22,1-17). L’attendere è un tempo da riempire di cose da fare. È un tempo percepito come di
qualcosa che viene “tolto” alla nostra libertà: libertà di muoversi a piacere, di uscire ed entrare, di fare esperienze
nuove, di percepirsi vivi e attivi. Di per sé non sono cose negative, tutto dipende da come si vivono. Sono quelle
coppie che non pensano che con il matrimonio non si sono sposate con Cristo. Sono interessate alla festa, ma

2 G. MAZZANTI,        Parabole nuziali nel nuovo Testamento, in La nuzialità nelle parabole, Effatà 2004.
3 ORIGENE, MACARIO e SANT’AGOSTINO, discorso 93
4
  SANT’AGOSTINO, Confessioni, 10,6.8 e 27: «Ciò che sento in modo non dubbio, anzi certo, Signore, è che ti amo. Folgorato al cuore da te mediante la tua Parola, ti amai,
e anche il cielo e la terra e tutte le cose in essi contenute, ecco, da ogni parte mi dicono di amarti, come lo dicono senza posa a tutti gli uomini [...]. Ma che amo, quando amo te?
Non una bellezza corporea, né una grazia temporale: non lo splendore della luce, così caro a questi miei occhi, non le dolci melodie delle cantilene d’ogni tono, non la fragranza
dei fiori, degli unguenti e degli aromi, non la manna e il miele, non le membra accette agli amplessi della carne. Nulla di tutto ciò amo, quando amo il mio Dio. Eppure amo
una sorta di luce e voce e odore e cibo e amplesso nell’amare il mio Dio: la luce, la voce, l’odore, il cibo, l’amplesso dell’uomo interiore che è in me, ove splende alla mia anima una
luce non avvolta dallo spazio, ove risuona una voce non travolta dal tempo, ove olezza un profumo non disperso dal vento, ov’è colto un sapore non attenuato dalla voracità, ove si
annoda una stretta non interrotta dalla sazietà. Ciò amo, quando amo il mio Dio».
5 SAN FRANCESCO, SAN BONAVENTURA, SANT’IGNAZIO DI LOYOLA, SAN GIOVANNI DELLA CROCE
6 KAROL WOJTYLA, La Bottega dell’orefice: “L’amore prende sapore da un uomo intero. Ha il suo peso specifico. È il peso di tutto il suo destino. Non può durare un solo

momento”.
7 LUCA 12, 35-40: “Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese …”.

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sono, in un certo senso, senza entusiasmo. Entusiasmo è una parola greca, bellissima che significa ‘essere in
Dio’ (en theos).

Spesso nella vita coniugale e familiare si vive il tempo in modo «assente», non c’è tempo per stare insieme, non
c’è tempo per dialogare, non c’è tempo per trovarsi e ritrovarsi, non c’è tempo per amarsi. Diventa essenziale,
allora, riscoprire la grazia che nel tempo ci viene offerta, coglierla e accoglierla.
Trasformare il tempo «assente» in tempo presente, in «tempo forte» perché tempo di incontro, di dialogo, di
collaborazione, di convivialità nelle differenze; tempo da usare per costruire insieme, per guardarsi in profondità
per interrogarsi, per vivere davvero. Il dono del tempo che facciamo all’altro è uno dei segni più credibili del
nostro coinvolgimento nel volere bene dell’altro.
L’andare incontro ci aiuta di non considerare il tempo come una quantità, ma un’opportunità, un dono.
Nell’amore nuziale il tempo risulta un buon alleato, non una minaccia. Ci vuole tempo per far crescere l’amore,
ci vuole tempo per nutrirlo e accoglierlo. Il tempo è la condizione per accogliere e gustare il dono dell’altro. È la
condizione per amare e fare sentire amato colui cui stiamo andando incontro.

CANTO: SONO SOLO PAROLE di Noemi

Interessante che il termine che definisce “stolte/pazze” le vergini sia lo stesso utilizzato nella parabola della
casa sulla roccia, dove lo “stolto/pazzo” è l’uomo che costruisce sulla sabbia8. La stoltezza non riguarda le
capacità intellettuali, ma piuttosto le scelte sbagliate, ed anche pericolose, che si fanno per noi stessi e per la
nostra coppia. Di fatti con “stolto/pazzo” s’indica l’esclusione dell’altro dal proprio orizzonte.
I venti e le tempeste non si abbattono solo sulla casa fondata sulla sabbia, ma
anche allo stesso modo su quella fondata, sulla roccia. La solidità di una casa
non si verifica quando c’è bel tempo, ma quando su di essa si abbattono i venti
e le tempeste, allora si appura se è costruita sulla sabbia oppure sulla roccia,
così il nostro matrimonio. La casa non può essere costruita su un posto
qualsiasi, ma sullo Sposo. Per le stolte è lo stesso qui o là. Ecco la sabbia. Il
saggio non è colui che non incontra o evita fatiche, ferite delusioni, ma le affronta in modo diverso. La roccia è
riconoscere che lo Sposo è fondamento del progetto del nostro matrimonio. La roccia è vivere la nostra
relazione con Lui. È sapere che lo Sposo cammina accanto al nostro vivere di coppia sebbene noi come sposa
non lo ascoltiamo, lo tradiamo, lo dimentichiamo. È costruire la nostra coppia su Cristo e con Cristo. In questo,
vedremo più avanti, come olio e lampada ci aiutano.
Il brano del vangelo delle dieci vergini non condanna la sventatezza di un momento, la dimenticanza dell’ultima
sera, ma tutta una vita vuota che non si è accesa, che non si è occupata di conoscere lo Sposo – non vi conosco
dice infatti- e di farsi riconoscere come segno di luce. Forse, a volte siamo noi stessi causa del ritardo dello
Sposo, e la notte in fondo parla di noi.

Lampada
Tutte presero con sé le lampade.
                                 La lampada indica la nostra relazione, il nostro amore, la sua direzione e il suo
                                 contenuto. Se le vergini, secondo i padri della Chiesa, rappresentano i sensi
                                 corporali e spirituali, e quindi la totalità del nostro essere uomo e donna, le
                                 lampade possono rappresentare il luogo, dove tutto è messo in relazione, in
                                 comunione. Difatti, le lampade sono lo spazio per accogliere l’olio, il
                                 combustibile per accendere la luce. È il luogo della reciprocità e lo spazio
                                 dell’amore. È il spazio dove ognuno è se stesso e dove viene accolto così come
                                 è nella sua totalità. È l’intimità, ma anche la quotidianità. La lampada può
                                 accogliere o meno la luce, ma non è la luce. Come l'altro non è mio e ci viene
                                 donato, così la luce non ci appartiene, perché la sua fonte non è in noi, ma
                                 viene donata dal “alto”. Da come è costruita la lampada dipende la sua capacità
                                 di illuminare. Com’è costruita la “lampada” della nostra coppia?
Il Battesimo ci ha ricordato che questi elementi per costruire la nostra lampada sono mescolati ed impastati con
l'acqua della fonte battesimale. Elementi, impasto e lampada stessa non sono solo frutto nostro, ma doni

8 Mt 7, 24-29.

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preparati. Preparati per vivere la “lampada”, e per accogliere la luce. La lampada, infatti, è il mezzo che porta la
luce e calore. È il luogo della presenza, dell'essere parte. Presenza dell’altro in noi, ma soprattutto la presenza di
Dio dentro di noi. Come la lampada non può essere nascosta, così questa presenza nel nostro amore.
     Mt5, 14-16: Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, né si accende una
     lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda
     la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli».

L’olio delle lampade
Per accogliere la luce, la lampada ha bisogno di olio. Il brano ci offre alcune indicazioni riguardo all’olio:
     L’olio è il “combustibile” perché la lampada rimanga accesa.
     È elemento indispensabile per essere ammessi al banchetto di nozze.
     È qualcosa che i compagni non possono prestarci.

Oggi, l’olio è semplicemente un alimento, ma nell’antichità era molto prezioso. Infatti, l’olio, insieme al frumento
e al vino, è uno degli alimenti essenziale della vita. È un unguento che penetra, avvolge la dove versato.
Olio irrobustisce, tonifica, massaggia, fortifica. Viene usato nel cibo ma anche per il corpo.
È usato per le lampade e considerato fonte di gioia e di festa.
L’olio è usato per la consacrazione. Attraverso e mediante l’olio veniva consegnato lo Spirito, il quale rendeva
capaci di realizzare il compito cui erano destinati coloro che venivano unti (pensiamo ai re di Israele Davide,
Salomone ...)9. Questa capacità di “realizzare il compito affidato” nella coppia non è altro che il dono dello
Spirito di poter amare come ama lo Sposo, e mostra il Suo Amore. Se ripensiamo alla nostra storia d’amore, a
com’è stato preparato il nostro incontro, a come abbiamo costruito il nostro essere coppia, scopriamo che l'olio
dello Spirito è penetrato nel nostro cuore, ed ha unto la tutta la nostra lampada. L'olio ha trasformato la nostra
lampada. L’olio misura la nostra disponibilità ad aprire il nostro cuore, a lasciarsi avvolge e custodire. È
l’accettazione di essere bisognosi di presenza e di cura. È umiltà, che non è altro che la visione vera sull’uomo, il
rifiuto delle illusioni della nostra superbia e il riconoscimento in noi e nell’altro di un’appartenenza a chi ci ha
donato la vita e l’altro e, nello stesso tempo, la ricerca e tensione verso l’oltre a stessi che ci sostenga e ci salvi10.

Tornando al brano del vangelo, se l’olio servisse solo a fare luce nel cammino, le vergini sagge avrebbero potuto
dire: camminate vicino a noi e vedrete dove mettete i piedi. Ma non si tratta solo di fare luce sulla strada. Le
lampade accese servono anche per festeggiare e illuminare l’arrivo dello Sposo. L’olio è parte del nostro modo di
amare. Donare il proprio olio ad un'altra persona significa fare dono di sé, comunicare il proprio amore. Con
olio una persona lascia all’altra la propria impronta, e quindi qualcosa della propria intimità. Per questo la
“lampada/coppia” è il luogo dove viene accolto e acceso quest’olio. È un luogo intimo, unico e sacro.
Lo Spirito Santo tramite l’olio penetra nel nostro cuore e nella libertà lo apre alla disponibilità. Permette di
riconoscere lo Sposo. Nel sonno e nella notte aiuta a sentire la voce dello Sposo. Ciò che fa riconoscere lo
Sposo, non è immediatamente la parola, ma il “timbro” di quella parola, la sua cadenza. Non è tanto il “gesto” in
se, ma il modo particolare di compiere l’atto. È l’olio che “avvolge e unge” la nostra relazione, giorno dopo
giorno, incontro dopo incontro, sguardo dopo sguardo, parola dopo parola. È l’olio della ferialità, delle piccole
cose (infatti, è raccolto in piccoli vasi) di tutti i giorni, della routine, del lavoro, dei figli, dello svago, delle piccole
gioie, delle bollette da pagare, del volto triste, della presenza. È lo spirito che attraverso l’”olio” versato nelle
nostre lampade trasforma i nostri gesti, i nostri sentimenti, le nostre parole, i nostri sguardi. Trasforma i nostri
sensi e permette di passare dal “guardare” al “vedere” ciò che vive l'altro nel suo cuor, dal “sentire”
all’”ascoltare” in un dialogo che passa attraverso parole e silenzi, dal “odorare” al “profumare” per sapersi
riconoscere l'uno appartenente all'altro, dal “toccare” all’”accarezzare” sia il corpo sia il cuore, dal “mangiare” al
“gustare” non solo i bisogni ma soprattutto la presenza e la cura dell'altro.

VIDEO: COME L’AURORA LO SPOSO ARRIVA

9   GIORGIO MAZZANTI. I sacramenti simbolo e teologia 2. Eucaristia Battesimo e Confermazione. Ed. Dehoniane Bologna 2000.
10
    K. WOJTYLA, La Bottega dell’orefice pag 81, la gente segue la propria illusione, senza cercare di innestare quest’amore nell’Amore che una tal e misura [la dimensione
dell’Assoluto]. Non hanno neanche il sospetto di questa necessità perché accecati non tanto dalla forza del sentimento quanto dalla mancanza d’umiltà. È una mancanza
d’umiltà verso quello che dover essere l’amore nella sua essenza.

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LE RADICI DEL MATRIMONIO. RINASCERE A VITA NUOVA NEL MATRIMONIO: ILLUMINATI ... DALL'AMORE DI CRISTO
Ecco lo Sposo, andategli incontro!
Ecco l’annuncio che tutti attendevano. Arriva lo Sposo, si accendono le lampade, arriva la luce.
La luce scaccia il buio, il dubbio, la paura del cuore. La luce è simbolo spontaneo della vita, della verità e
dell’amore. La luce dello Sposo è la luce stessa di Dio.
Il tema della luce attraversa tutta la sacra scrittura: la prima pagina della Bibbia si apre con la luce creata da Dio,
come principio di ogni vita, l’ultima ci dice che la nuova città, la Gerusalemme del cielo, non avrà più bisogno né
della luce del sole né della luna “perché la illumina la gloria di Dio e la sua lampada è l’Agnello … lì non vi sarà notte”.
       Gv1, 1-13: In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era, in principio, presso
       Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste. In lui era la vita e la vita era
       la luce degli uomini;la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l'hanno vinta. Venne un uomo mandato da
               Dio: il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché
               tutti credessero per mezzo di lui. Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce.
               Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Era nel mondo e il mondo è stato
               fatto per mezzo di lui; eppure il mondo non lo ha riconosciuto. Venne fra i suoi, e i suoi non lo
               hanno accolto. A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che
               credono nel suo nome, i quali, non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio
               sono stati generati.
               Di là dei richiami con il brano del Vangelo da cui siamo partiti, nell’Agnello mistico
               notiamo che è la luce, l’elemento essenziale. È la luce, presente ovunque, che disegna
               e realizza volti, dettagli, corpi e paesaggi. Ad esempio, Adamo ed Eva emergono dalla
               luce, richiamando così l’azione creatrice di Dio. Sono fatti dalla Luce. Luce che fa il
volto, che scende lungo le braccia, che accarezza le gambe. Luce che è la Parola. Luce che nel
dettaglio della pittura mostra la realtà. Come Adamo ed Eva, anche la nostra coppia è disegnata, creata e
costruita dalla Luce, la Luce dell’Amore. Così, nell’Agnello Mistico, la scena centrale è un giorno d’estate dove
la luce è diffusa ovunque. Ogni dettaglio e ogni volto è baciato dalla luce. Baciato nel senso che abbiamo visto
nel secondo incontro, dove non c’è solo un contatto o un toccare, ma un condividere lo Spirito.
Adamo ed Eva guardano le tre grandi figura della Deesis centrale. È nel volto del Cristo che riposa lo sguardo
dei progenitori. Ci accorgiamo allora che i lineamenti di Adamo e Giovanni sono identici come quelli di Eva e
Maria, ma caricati di sentimenti differenti. Il tormento di Adamo ha trovato pace nella fedeltà del precursore
Giovanni. La desolazione di Eva per i dolori del parto ha trovato serenità nel concepimento verginale di Maria.
Inoltre se vediamo le labbra di Adamo ed Eva sono chiuse con chi per la desolazione della colpa perde la parola.
                                                            Dischiuse invece e sul punto di parlare sono le labbra del
                                                            Battista e della Vergine, entrambi dicono la parola eterna che si
                                                            è compiuta nella loro vita. Giovanni il Battista tiene il libro
                                                            aperto su una pagina di Isaia quella del capitolo 40: la promessa
                                                            da parte di Dio che avrebbe riscattato il popolo dalla colpa.
                                                            Maria è intenta invece alla lettura e tiene un dito tra le pagine
                                                            del Libro come per segnare un punto importante, forse un altro
                                                            passo di Isaia in cui si annuncia il concepimento di un figlio da
                                                            parte della Vergine. Il Dio Trinità Amore si coinvolge
                                                            pienamente nella nostra condizione umana per questo tutti nel
                                                            polittico dirigono il loro sguardo verso il centro, verso il Dio
                                                            amore trino ed unico. Maria e Giovanni hanno in mano la
                                                            Parola, e ci attestano che la Parola si è fatta storia nella loro
                                                            vita, per poi farsi Carne in Cristo. In Lui abbiamo la vita stessa
                                                            di Dio. Nell’Amore, la Parola nel farsi carne diventa Luce per il
                                                            nostro amore di sposi.

Come le vergini, forse non abbiamo notato subito che in fondo durante tutto il nostro percorso siamo stati
accompagnati dalla Luce. L’acqua riflette la luce. Il lavare permette di vedere con chiarezza. La stessa veste ci
dice Efesini, è splendente. Acqua, abito, corteggiamento sono passati attraverso la Parola, che è diventata luce al
nostro cammino.
Nelle celebrazioni, il simbolo della luce è pensato per aiutarci ad entrare nel mistero dell'amore dello Sposo.
Spesso, come le vergini stolte diamo per scontato alcuni segni presenti sia nella liturgia che nella nostra vita.

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LE RADICI DEL MATRIMONIO. RINASCERE A VITA NUOVA NEL MATRIMONIO: ILLUMINATI ... DALL'AMORE DI CRISTO
Nel rito del Battesimo viene donata una candela che è accesa dal papà o dal padrino al cero pasquale con queste
parole “siete diventati luce in Cristo … a voi viene affidato questo segno pasquale fiamma che dovete sempre alimentare”.
Nel rito del matrimonio abbiamo la memoria del battesimo, dove viene suggerito là dove è possibile che il luogo
della memoria coincida con l’area battesimale, che richiama il pozzo degli incontri sponsali (vedere primo
incontro). Presso il fonte è presente il cero Pasquale.
La lampada accesa davanti al tabernacolo ci ricorda che Cristo è sempre lì.
Nella santa messa, il Gloria è richiamo alla luce: “Alzati, Gerusalemme, brilla di luce perché la gloria del Signore
risplende su di te e ti illumina … Su di te risplende la presenza del Signore che ti riempie di luce” (Is 60,1-3).
La liturgia della Parola stessa come indica il salmo 118 è come luce: “Lampada per i miei passi è la tua parola, luce sul
mio cammino”.
Nella celebrazione del matrimonio solo con la celebrazione della Parola, al termine viene consegnata la Bibbia
con queste parole: “Ricevete la parola di Dio. Risuoni nella vostra casa, riscaldi il vostro cuore, sia luce ai vostri passi. La sua
forza custodisca il vostro amore nella fedeltà e vi accompagni nel cammino incontro al Signore”.

La Luce e la Parola sono tra i doni che lo Sposo e lo Spirito ci offrono per vivere l’attesa, la notte, la festa e la
quotidianità. La Parola non è solo un libro. La Parola è un dono per farci entrare dentro il mistero d'amore, a
prepararci alle nozze. Di fatti, una lampada era presente durante la lavanda dei piedi (primo incontro), è presente
durante la vestizione della Sposa e nel banchetto nuziale (secondo incontro), ed ora nell’attesa e nell’incontro
dello Sposo per entrare a nozze. Nella notte, come nell’attesa, vi è la fatica di vivere queste dimensioni nella
nostra coppia nelle nostre giornate, ma forse la difficoltà più grande è di accorgersi che lo Sposo le vive con noi
e riconoscere i segni di luce, anche piccola. Con noi attende, con noi dubita, con noi soffre, con noi grida, con
noi si addormenta, con noi si desta. Per lo Sposo questo è un tempo di presenza nel Silenzio. C’è bisogno di una
voce, una parola perché si faccia luce e si vada all’incontro con Lui. Dare un nome alle cose è coglierne il
senso. Questo vale ancora di più per ciò che accade attorno a noi e dentro di noi. La Parola di Dio in questo
senso è uno dei mezzi più efficaci per disporsi a cogliere la luce prolungarne gli effetti. La parola pone in atto
l'azione dello spirito Santo. Infatti, può esserci una Parola, una Voce che da inizio alla trasformazione del cuore e
della vita, oppure ci sono fatti della vita che ci aiutano comprendere il significato e il messaggio della Parola
d’amore per noi. Entrambi sono momenti di alimento per camminare, luce per capire, forza per vivere.

Fiamma che illumina
Vorremo soffermarci per un momento sul cero pasquale. Il Cero è chiaramente il simbolo di Cristo, Parola fatta
carne per rendere visibile e concreta la presenza e la compagnia di Dio in mezzo agli uomini, colui che con la sua
morte e risurrezione ha sconfitto le tenebre della morte. Sant'Anselmo, nelle sue Narrazioni su san Luca ci ha
detto che ci sono tre cose da tenere in considerazione nel cero: la cera, lo stoppino e la fiamma. La cera, afferma,
                                       opera dell'ape vergine, è la carne di Cristo; lo stoppino, che è posto
                                       all'interno, è la [Sua] anima, la fiamma, che brilla nella parte superiore, è la
                                       [Sua] divinità.

                                                         Nella scena centrale dell’Agnello Mistico, possiamo immaginare di costruire
                                                         un cero che parte dal pozzo, ha il suo “stoppino”/cuore nell’altare, e la sua
                                                         luce nel dono e nello Spirito, che irradia tutto.
                                                         Come il cero è formato da cera – stoppino – fiamma e richiama lo Sposo,
                                                         così la lampada è formata dalla lampada-cera/olio-stoppino/fiamma-luce,
                                                         richiama la Sposa, a Chiesa, e la nostra coppia. Allo stesso modo
                                                         lasciandoci guidare proprio dall’azione creatrice della luce in Van Eyck,
                                                         possiamo pensare alla persona/coppia/lampada, formata da corpo-cuore-
                                                         spirito. La luce del cero pasquale con le sue caratteristiche, da un lato,
                                                         rimanda a Cristo, ma, da un altro, richiama la totalità dell’amore e della
                                                         nostra persona chiamata da amare con tutto il cuore, con tutta l’anima e
                                                         con tutte le forze. Amare diventa, così, via di beatitudine11. Le beatitudini
                                                         (rappresentante nel polittico dagli otto gruppi) possono essere sintetizzate
                                                         in quest’amore totale perché condizione per potersi unire allo Sposo.
                                                         Come Cristo “brucia” totalmente per la Sua Sposa e per la nostra coppia,

11
     EFESINI 5,25-26: “… ha dato se stesso per lei, per renderla santa”.
                                                                                                                                    6
LE RADICI DEL MATRIMONIO. RINASCERE A VITA NUOVA NEL MATRIMONIO: ILLUMINATI ... DALL'AMORE DI CRISTO
così ognuno di noi, nell’amore, “brucia” l’uno per l’altro, ed insieme “bruciano” per lo Sposo. Questo “bruciare”
nell’amore è il dono totale di sé. La croce ci dona la misura di questo “bruciare”/amare sino alla fine.
Le vergini stolte bruciano per se stesse. Nel cero pasquale, durante la veglia pasquale, sono innestati cinque
grani d’incenso, precisamente alle quattro estremità della croce e al suo centro, a simboleggiare le cinque piaghe
gloriose di Cristo, quelle delle mani, dei piedi e del costato12.
L’incenso nella liturgia sottolinea la preghiera e le fasi di passaggio (la processione, l’offertorio, la consacrazione
…). Incenso innestato nel cero ci ricorda che siamo parte di Cristo e che possiamo offrire le fatiche dei nostri
passaggi e delle nostre trasformazioni.
                                          Ora queste ferite possono diventare punti di luce perché parte del corpo
                                          dello Sposo. Così le nostre ferite, dopo essere state lavate, dopo aver
                                          tolto ciò che impedisce di amare, dopo il perdono, dopo aver essere state
                                          fasciate, offerte e rivestite di un amore più grande, ora vengono innestate
                                          nella luce per essere trasformate da ferite a feritoie. Feritoie da cui può
                                          entrare la stessa Luce.
                                          I cinque gradi d’incenso ci richiamano le piaghe di Cristo sulla croce. In
                                          particolare il costato di Cristo sia fonte per l’amore. Lì nasce la Chiesa, la
                                          Sposa, e lì nasce il nostro essere coppia/Sposa. Dentro il costato, siamo
                                          immersi nell’acqua e nel Sangue per imparare ad amare come lo Sposo
                                          ama. Ora il cero con l’incenso ci ricorda come la nostra coppia sia
                                          innestata in quest’Amore per l’azione dello Spirito e nello Spirito.
                                          Innestata proprio attraverso le ferite del crocifisso. Innesto che ci dice
                                          perché la croce è un talamo nuziale, e i passaggi dalle tenebre alla luce,
                                          dalla notte al giorno. L’immagine della croce con li sposi ci aiuta: dai
                                          chiodi e dal costato esce il sangue con cui Cristo sposa la nostra coppia.
                                          avvolgendola ed inserendola dentro il Suo mistero. Sangue che richiama
                                          all’eucaristia, segno di un amore totale. Sole e luna sono la nostra
                                          quotidianità che rimane attonita di fronte al dono. Il dado e il gallo sono
                                          la nostra fragilità e il nostro ferire.

La Luce accompagna l’andare incontro allo Sposo
Quando arrivo lo Sposo, le vergini si destano e preparano le lampade. La Luce accompagna l’andare
incontro. Questo ci dice una cosa importante che la luce è legata al movimento all’andare incontro. Non è un
“stare” nella luce, che comporta un’idea statica, ma un camminare nella luce, anche se alcune parti di noi sono
ancora nel buio. Essere nella luce significa essere liberi. Liberi come tensione e accoglienza dell’altro. La
relazione sponsale non è un soffocamento della libertà, ma il suo ritrovamento e il suo ampliamento. Non è il
buio del dubbio e del sospetto, che blocca e chiude. Libera è una persona, non quando fa quello che vuole
(come le vergini stolte), ma quando fa delle scelte che la rendono se stessa (vergini saggie). La libertà tra sposi, e
tra gli sposi e Dio, è indispensabile perché l’uno possa diventare dono per l’altro, e nel dono possa pienamente
ritrovarsi. Il sacramento del matrimonio senza il libero e continuato “si” dell’uomo e della donna rimane
“incompiuto” anche se reale. La grazia sacramentale non può agire senza il nostro libero “si”. La risposta libera
apre l’uno all’altro, ed insieme lì apre liberamente a Dio, alla Luce. Muoversi liberamente nella luce ci dona la
possibilità di sentirci amati così come siamo, di guardare le nostre ferite con fiducia. In quest’apertura e
disponibilità entra la Luce e si accende la lampada. Questo è un cammino sempre nuovo, dove il percorso di ieri
è diverso da quello di oggi. Da qui, la necessità di essere pronti come ci invita il brano del Vangelo. Se la fiamma
non si accende lampada e olio rimangono uno accanto all’altro senza generare unità, l’”una caro” degli sposi
nello Spirito. Abbiamo bisogno di accendere le nostre lampade per lasciarci trasformare dall’azione dello Spirito
Santo.
Andare incontro allo Sposo significa rimettersi in cammino che non ci chiede di mettere solo fiori o foglie, come
il giardino del pozzo di van eych., ma di dare frutti di rinnovato amore. Come l’albero di Van gogh, in
primavera, e le piante e fiori del giardino di van eych, anche noi ci rimettiamo in cammino verso lo Sposo dando
alla nostra vita un tono di speranza di cui il verde è simbolo eloquente. Il verde è il colore della vita ed è il
risultato della fusione del blu del cielo e del mare con il giallo della luce solare. Siamo tutti come alberi, le cui

12   Nel polittico di Van Eyck, nel quadro centrale della parte inferiore, gli angeli intorno all’altare hanno in mano i simboli della passione di Cristo.

                                                                                                                                                             7
LE RADICI DEL MATRIMONIO. RINASCERE A VITA NUOVA NEL MATRIMONIO: ILLUMINATI ... DALL'AMORE DI CRISTO
radici cercano vita nelle profondità della terra ma si levano sempre più
                                          in alto per respirare il sole e dare respiro all’intero cosmo.
                                          Le radici le riconosci non perché le vedi e le afferri, ma per gli effetti
                                          che produce. I frutti sono gli effetti dell’incontro dell’acqua con il sole
                                          attraverso rami e foglie, che disegnano la nostra coppia. Indicativo che
                                          nella tradizione ebraica, l’albero della vita abbia preso la forma del
                                          candelabro, il memorah, e le luci hanno preso la forma dei frutti,
                                          diventando così l’“albero di luce”.
                                          L'“albero della luce” delle nozze è la croce, talamo nuziale di Cristo e la
                                          Chiesa. Il nostro sacramento è un “albero di luce”, che ha le sue radici
                                          nell’amore di Cristo per la Sua Sposa.
Nel cammino verso lo Sposo ci sono offerti vari doni e aiuti di quest’albero, tra questi la luce del cero pasquale e
la Sua Parola, che è lampada ai nostri passi. Luce e Parola che permettono di vedere e di agire nel nostro amore e
nella nostra relazione con lo Sposo. Luce e Parola permettono la nascita di piccoli germogli. Segni piccoli che
possono diventare alberi, e nuovi germogli.
CANTO: LUCE di Elisa
Parlami come il vento fra gli alberi                    (Nicodemo e l’albero di Van Gogh)
Parlami come il cielo con la sua terra                  (scena centrale del Polittico di Van Eyck)
Non ho difese ma Ho scelto di essere libera
Adesso è la verità                                      (l’amore vero)
L'unica cosa che conta
Dimmi se farai qualcosa
Se mi stai sentendo
Avrai cura di tutto quello che ti ho dato               (ascolto e cura del dono)
Dimmi
Siamo nella stessa lacrima, come un sole e una stella (lacrime , acqua d’amore)
Luce che cade dagli occhi, sui tramonti della mia terra (come la sera in attesa dello Sposo)
Su nuovi giorni
Ascoltami                                               (il dono delle parole è chiamata e risposta, ascolto e condivisione)
Ora so piangere
So che ho bisogno di te
Non ho mai saputo fingere
Ti sento vicino
Il respiro non mente
In tanto dolore                                         (il costato e la croce)
Niente di sbagliato Niente, niente...
Siamo nella stessa lacrima, come un sole e una stella
Luce che cade dagli occhi, sui tramonti della mia terra
Su nuovi giorni in una lacrima
Come un sole e una stella
Luce che cade dagli occhi sui tramonti della mia terra su nuovi giorni
Il sole mi parla di te... mi stai ascoltando?           (luce e notte parlano del nostro cuore)
Ora la luna mi parla di te...
avrò cura di tutto quello che mi hai dato...
Anche se dentro una lacrima, come un sole e una stella
Luce che cade dagli occhi sui tramonti della mia terra
Su nuovi giorni in una lacrima come un sole e una stella
Siamo luce che cade dagli occhi sui tramonti della mia terra
Su nuovi giorni
Ascoltami; Ascoltami; Ascoltami, Ascoltami; Ascoltami; Ascoltami; Ascoltati

                                                                                                                               8
LE RADICI DEL MATRIMONIO. RINASCERE A VITA NUOVA NEL MATRIMONIO: ILLUMINATI ... DALL'AMORE DI CRISTO
Vorremo sintetizzare alcuni dei punti visti insieme in quattro germogli
del nostro “albero di luce”: il germoglio del conoscere l’Amore, il
germoglio del diventare una carne con l’Amore, il germoglio del
rimanere nell’Amore e dell'essere segno dell’Amore. Il germoglio è vita,
l’evoluzione di ciò che è stato seminato con la grazia del sacramento.
Infatti, il germoglio, una volta cresciuto, offre il necessario per piantare
altri germogli.

I germogli del conoscere l’Amore
     La Parola, come la Luce ci ha condotto a scoprire la nostra identità di coppia e di sposi. Creati e chiamati
      dall'amore siamo di Dio e per Dio. Tutta la celebrazione nuziale, scrive Giovanni Paolo II, “è parola di
      Dio che rivela e compie il progetto sapiente e amoroso che Dio ha sugli sposi”13La Parola ci può aiutare giorno dopo
      giorno a capire la bellezza e la ricchezza di chi siamo e cosa viviamo nel nostro matrimonio.
     La Luce/Parola ci ha mostrato il corteggiamento nei confronti della nostra coppia da parte dello Sposo e
      la Sua volontà a farci belli, risplendenti, santi senza macchia.
     La luce/Parola ci ha illuminati su come e quanto amore, cambiando i nostri occhi alzandoli verso l'”alto”
      nel Talamo nuziale (la croce).
     Conoscere lo Sposo significa incominciare ad essere parte del Suo Amore. L'amore dello Sposo non
      passa per la semplice conoscenza delle cose, ma dell'essere partecipe della sua stessa vita.

I germogli del diventare “una caro” con l’Amore
     La Parola aiuta a far diventare una carne sola lampada ed olio. Da un lato, ci aiuta a costruire la nostra
       una caro di sposi e dall’altro ci illumina su come vivere l’una caro tra la nostra coppia (la Sposa) e lo
       Sposo (Cristo). Ci aiuta a vivere e concretizzare la grazia del sacramento. C’è bisogno di una risposta
       libera da parte nostra. La Parola svolge un ruolo sacramentale, attua ciò che annuncia. Nella liturgia nuziale,
                                                                           la Parola si fa carne, la promessa si realizza: gli
                                                                           sposi accolgono la Parola come Maria
                                                                           accoglie l’annuncio dell’angelo (Lc1,38 – scena
                                                                           del polittico chiuso) e diventano così
                                                                           testimoni privilegiati del Verbo, memoriale
                                                                           del Suo donarsi salvifico. Il Verbo si è fatto
                                                                           Carne attraverso il “si” di Maria (mistero
                                                                           dell’Incarnazione). Ora, nel sacramento del
                                                                           matrimonio, la Parola si fa carne nella vita
                                                                           degli sposi, prende dimora nella loro casa,
                                                                           entra nella storia attraverso il loro amore.
     Mt 7,24-26 chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, è simile a un uomo saggio che ha costruito la
     sua casa sulla roccia. […] Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, è simile a un uomo stolto
     che ha costruito la sua casa sulla sabbia.
     Il dono delle Parole rivela l'anima dei geti, diventa nutrimento e luce se vissuti nella logica dell’amore
       dello Sposo. È un dono fra gli sposi, tra gli sposi e Dio, nella famiglia e nella Chiesa14.

I germogli del rimanere nell’Amore
Questi germogli nascono dalla riflessione che le dieci vergini ci indicano. Come abbiamo visto tutte prendono
l’olio e le lampade e tutte rispondono, ma non è sufficiente. Bisogna essere pronti. L’essere pronti significa
rimanere fedeli all’Amore al calare della sera, quando sospendiamo il nostro fare, e con la notte, quando dubbi,
fatiche e ferite prendono il sopravento.
      La Parola permette di non rifugiarsi nel ricordo dei soli momenti forti che nella quotidianità poi
         svanisco. Ma permette di passare dai ricordi alla memoria nella nostra storia di coppia: cioè di conservare
         nel “vaso della memoria” l’olio prezioso capace di bruciare quando acceso. È un vaso che ci aiuta a

13   Familiaris consortio n.51
14
     R.BONETTI, Il corpo dato per amore, meditazioni per coppie su Eucaristia e matrimonio, città nuova 2011, pag. 68-84.
                                                                                                                            9
rimanere nell’amore faccendoni memoria del profumo e dell’incenso innestato nel “Cero”/Sposo.
             Infatti, più riconosciamo quanto lo Sposo ha fatto per noi, più diventiamo capaci di riconoscere la Sua
             continua presenza nella nostra vita e nella nostra coppia.
            la Parola/Luce conserva l'amore cioè la Parola aiuta a tenere viva la fiamma dell'amore, grazie ai doni
             dell'acqua e alla preghiera. Preghiera che è dialogo e relazione, riconoscere i doni ricevuti. L’acqua come
             la preghiera è il dono della consapevolezza di essere amati sempre. Sono come i piccoli vasi che
             custodiscono e conservano l’olio per le nostre lampade.
            La Parola è chiarezza che ispira le scelte quotidiane degli sposi.

I germogli dell'essere segno dell’Amore
Il sacramento del matrimonio si pone come segno e strumento del Regno di Dio. Lo Spirito Santo agisce sugli
sposi in modo che essi approfondiscano il patto nato dal loro consenso con la grazia che unisce il loro amore a
quello trinitario. Nelle premesse del rito del matrimonio troviamo questa sollecitazione:
       “Se il Matrimonio costituisce un momento propizio per riscoprire e sviluppare la vocazione battesimale, non si deve
       pensare che questo si esaurisca con la celebrazione. Esso investe tutta l'esistenza degli sposi, che sono chiamati, giorno
       dopo giorno, ad accogliere e valorizzare la grazia che scaturisce dal sacramento, traducendo nei gesti e nelle parole della
       vita quotidiana ciò che essi sono diventati in forza dell'intervento dello Spirito”.
Il percorso, fin qui fatto, ci ha aiutato a cogliere gesti e parole della vita quotidiana intrecciata con la Parola:
      La luce del pozzo ci ha insegnato a metterci in ginocchio l'uno di fronte all'altro, con catino ed
         asciugatoio. Gli sposi, in virtù del sacramento, sono l’uno per l’altro veicolo del dono dello Spirito Santo,
         sacramento vivo dell’incontro con Cristo. Gli sposi sono veicolo tra loro, ma anche nel mondo.
      L’azione dello Spirito nel cuore degli sposi è tale da aiutarli a vivere la loro unità nella libertà e nella pace.
         La Parola aiuta a cogliere come il passaggio dalla sponsalità alla nuzialità, sia un passaggio di libertà ed
         unità, che spinge ad uscire da sé e a donarsi. Gli sposi vivono veramente la loro relazione d’amore se la
         vivono lasciandosi rivestiti dal mantello dell'amore di Cristo.
      Gli sposi sono chiamati a riflettere l’amore fedele e totale con cui il Signore ama la Chiesa (cfr Ef 5,21-
         33). Gli sposi sono segno vivo e presenza del Dio amore: la loro unione è parte e partecipa dell’amore
         che la Trinità vive. A tal proposito vorremo concludere con un’immagine/segno la vetrata.
                                                                        «Le vetrate delle chiese possono manifestare che nella
                                                                        creazione tutto esiste solo grazie alla luce che viene
                                                                        dall'esterno, che tutto si rianima solo grazie a una fonte
                                                                        luminosa che proviene da un mondo che è oltre, e che, se
                                                                        la fonte si esaurisce, scompare. Le vetrate mostrano
                                                                        letteralmente che la vita delle cose è possibile solo alla luce
                                                                        del sole, solo sotto lo sguardo del Signore, e che le stesse
                                                                        cose illuminate dalla luce artificiale che viene dall'interno,
                                                                        appaiono oscure e vaghe»15.
                                                                        La nostra coppia è come una vetrata di una cattedrale.
                                                                        Seppur colorate a volte, la guardiamo del di fuori, e ci
                                                                        sembra scura e avvolta nella tenebra. Ci sembra notte.
                                                                        Quando arriva lo Sposo, la luce attraverso il nostro
                                                                        vetro colorato si trasforma e rivela il suo amore
proprio dentro di noi, dentro i nostri fatti, dentro i nostri limiti, ed illumina tutta la cattedrale, tutta la Chiesa,
rendendola splendente.
Questa descrizione la possiamo applicare al polittico di Van Eyck. Tutto il pannello può
essere assimilato ad una gemma, costruita dalle molteplici varietà di forme e di colori. Nel
dettaglio, troviamo membra sane e belle, eppure ancora dall'aspetto fragile ed imperfetto,
ma dove qui si riscontrano rughe ed opacità, là oltre la porta del tempo, si vedono
risplendere gemme preziosissime.
Come la lampada vicino al tabernacolo ci ricorda che lo Sposo c’è sempre, così la luce ci
ricorda quanto lo Sposo dice ad ogni nostra coppia attorno al pozzo: “Ti amo con tutto
la mia anima , con tutte le mie forze e con tutto il mio cuore”.

15
     TAT'JANA KASATKINA, filosofa, critico letterario, scrittrice, da “Dostojevskij - Il sacro nel profano”
                                                                                                                                    10
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