Le Aree Interne e i Sistemi locali: un percorso storico convergente - Fiorenzo Ferlaino IRES-Piemonte

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Le Aree Interne e i Sistemi locali: un percorso storico convergente - Fiorenzo Ferlaino IRES-Piemonte
le Aree Interne e i Sistemi locali: un
percorso storico convergente

  Fiorenzo Ferlaino
  IRES- Piemonte
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Il riequilibrio economico-territoriale
   Augusto Graziani (il dualismo economico), Giorgio Fuà (sviluppo
    ritardato duale), fino a Adriano Giannola ( il dualismo economico
    dimenticato) e la SVIMEZ.
   la «Théorie de la polarisation » e dei pôles de croissance (F.
    Perroux)
   La stessa visione: decentralizzazione e depolarizzazione
   In Francia vengono create le ‘Métropoles d'équilibre’, cioè le
    Communautés Urbaines (loi 66-1069 du 31 Décembre, 1966) delle
    città periferiche di Bordeaux, Lille, Lyon e Strasbourg.
   En Italie con il "Progetto 80" vengono progettati otto grandi poli di
    crescita intorno a cinque regionai metropolitane
    « monocentriche», Torino , Milano , Genova, Roma e Napoli e tre
    città « policentriche » Firenze, Bologna et Venezia. Per ciascuna
    metropoli viene identificata un’area di sviluppo e un contro-polo di
    equilibrio.
   Il Movimento Comunità, isolato, di Olivetti
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1. Aree depresse
   Sono ‘aree depresse’:
   i territori del meridione d’Italia (legge 10 agosto 1950, n.
    646, “Istituzione della cassa per opere straordinarie
    di pubblico interesse nell’Italia meridionale, Cassa
    per il Mezzogiorno”) ma non solo visto che oltre al
    Molise, Abruzzo, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria,
    Sardegna, Sicilia, furono compresi anche le province di
    Latina e Frosinone, l’Isola d’Elba, l’Isola del Giglio e
    Capraia, il comprensorio di Ascoli Piceno e alcuni
    comuni della provincia di Roma e Rieti;
   le aree montane (della legge 991/1952);
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Nell’immediato dopoguerra, le aree
interne coincisero con le ‘aree montane’
• Art. 44 della Costituzione
• Al fine di conseguire il razionale sfruttamento
  del suolo e di stabilire equi rapporti sociali, la
  legge impone obblighi e vincoli alla proprietà
  terriera privata, fissa limiti alla sua estensione
  secondo le regioni e le zone agrarie,
  promuove ed impone la bonifica delle terre,
  la trasformazione del latifondo e la
  ricostituzione delle unità produttive; aiuta la
  piccola e la media proprietà. La legge dispone
  provvedimenti a favore delle zone montane.
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1. Aree montane
    LEGGE 25 luglio 1952, n. 991
    Provvedimenti in favore dei territori montani. (GU n.176 del 31-7-1952 )Art. 1.
    (Determinazione dei territori montani)
   Ai fini dell'applicazione della presente legge sono considerati territori montani
   1. i Comuni censuari situati per almeno l'80 per cento della loro superficie al disopra dei 600
    metri di altitudine sul livello del mare e quelli nei quali il dislivello tra la quota altimetrica
    inferiore e la superiore del territorio comunale non e' minore di 600 metri,
   2. sempre che il reddito imponibile medio per ettaro, censito, risultante dalla somma del
    reddito dominicale e del reddito agrario,, non superi le lire 2400. [in base ai prezzi del 1937-
    39].
   La Commissione censuaria centrale compila e tiene aggiornato un elenco nel quale
    sono inclusi i territori montani.
   La predetta Commissione ha altresi' facolta' di includere nell'elenco stesso i Comuni anche
    non limitrofi ai precedenti, i quali, pur non trovandosi nelle condizioni di cui al primo
    comma del presente articolo, presentino pari condizioni economico-agrarie, con
    particolare riguardo ai Comuni gia' classificati montani nel catasto agrario ed a quelli
    riconosciuti, per il loro intero territorio, danneggiati per eventi bellici, ai sensi del
    decreto legislativo Presidenziale 22 giugno 1946, n. 33.
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I benefici

•   La legge n.991 specifica nell’art.2 quali sono le disposizioni previste in favore dei
    territori montani:
•   - facilità alla concessione di mutui agrari (attraverso anticipazioni concesse agli
    istituti esercenti il credito agrario che concedono mutui a soggetti economici operanti
    nei territori montani)
•    l’accesso alle agevolazioni e ai sussidi previsti per i terreni sottoposti a vincolo idro-
    geologico,
•   Maggiori contributi per le opere di miglioramento fondiario (attraverso
    l’applicazione di soglie in genere più elevate nel calcolo dei contributi massimi
    ammissibili)
•   Nel 1973 ai terreni compresi nell’elenco dei territori montani compilato dalla
    Commissione censuaria centrale verrà concessa una riduzione considerevole
    dell’imposta locale sui redditi dominicale e agrario (art.9 del DPR 601/73).
•   Nel 1992, a seguito del Decreto legislativo n.504 del 1992 (art.7), ai territori agricoli
    rientranti nelle aree montane o aree di collina classificate come depresse (ai sensi
    dell'articolo 15 della legge 27 dicembre 1977, n.984) sarà concessa l’esenzione (per un
    certo periodo) dal pagamento dell’imposta comunale sugli immobili (ICI).
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Aree depresse in espansione
i. Sussidi nella collina depressa. La legge n.454 del 2 giugno 1961 (“Piano
verde” o “Piano quinquennale per lo sviluppo dell’agricoltura”) oltre a prevedere
una serie di misure per lo sviluppo agricolo, prevede sussidi per le opere da
eseguire “in aziende di collina ricadenti in territori a rilevante depressione
economica, da delimitare con decreto del Ministro per l’agricoltura e per le
foreste”.
ii. Delimitazione di collina depressa. In applicazione dell’articolo 8 di questa
stessa legge, il decreto ministeriale del 7 novembre 1961 delimiterà i terreni
di collina a rilevante depressione economica, estendendo così il concetto di
territorio svantaggiato a contesti “altri” rispetto a quelli montani.
iii. Territori depressi del nord Italia: 1966, altre aree riconosciute tali dal
Comitato interministeriale per la ricostruzione, ai sensi della Legge 22 luglio, n. 614,
recante “interventi straordinari a favore dei territori depressi dell'Italia settentrionale e
centrale”,
iv. Estensione dei benefici all’intera collina: 1977, all’intera collina. L. n. 984
(nota come "legge quadrifoglio") riconfermerà i benefici economici dati alla
montagna ed estenderà gli stessi all’intera collina (non solo quella depressa)
prevedendo nell’articolo 15 l’individuazione delle aree di montagna e di collina su
cui concentrare interventi specifici di valorizzazione.
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3. Aree svantaggiate (Less Favoured
    Areas) – teoria del ritardo di sviluppo
   Direttiva n.75/268/CEE . Si ha un cambio di prospettiva legislativa con la
    Direttiva n.75/268/CEE del 28 aprile (“Direttiva del Consiglio sull’agricoltura di
    montagna e di talune zone svantaggiate”) e decisioni successive (regolamento
    CE 1257/99 e regolamento 1698/05)
   La logica non cambia, un’origine eminentemente settoriale . L’azione
    della Comunità europea per i territori di montagna ha un’origine
    eminentemente settoriale. Nell’articolo 3, comma 1 della direttiva si afferma
    che le “zone agricole svantaggiate comprendono [sia] zone di montagna,
    …, [sia] altre zone in cui non sono assicurati il mantenimento di un livello
    minimo di popolazione o la conservazione dell’ambiente naturale”: sono
    identificate con ‘zone intermedie’ ( art.19 del CE 1257/99) e ‘zone
    caratterizzate da svantaggi specifici’ (art.20).
   Regione Piemonte è tra le prime regioni italiane a far valere le sue
    ragioni e a entrare in questo nuovo ciclo ispirato dalla Direttiva n.75/268/CEE
    (‘Piano agricolo di sviluppo triennale’, con la LR 51/75 “Interventi regionali per lo
    sviluppo dell’agricoltura e delle foreste negli anni 1975-1976-1977).
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i. Comuni
    a       Montani
(Legge 991/19952
aggior. 1991)
ii. Zone altimetriche
montane ISTAT (1970)
iii. Aree svantaggiate
(1975)

 Andrea OMIZZOLO, Thomas
STREIFENEDER, 2013
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Aree svantaggiate
Montagna, Regione
                                                               Piemonte Art. 2 della legge r.
                                                               51/1975 in risposta a Direttiva
                                                               n.75/268/CEE e successive
                                                               specifiche
                                                               Delibera regionale del 12 maggio 1988,
                                                               n. 826-6658 (successivamente recepita
                                                               dal CIPE con deliberazione del 28
                                                               giugno 1990) rispose a questa esigenza
                                                               (si fonda su 33.000 fogli dei 1209
                                                               comuni).

                                                               Collina e collina
                                                               depressa, da istat

Fonte: elaborazione IRES Piemonte (su dati Regione Piemonte)
La scoperta dei Sistemi locali e il
“ritorno alla periferia”
Fine dei modelli Dicotomici verso modelli Tricotomici
•   alla scala nazionale: La terza Italia (di A. Bagnasco, 1977);
• alla scala regionale si scopre il terzo Piemonte del Sud
  agroindustriale (IRES, 1983);
• distretti industriali (G. Becattini, 1979) e le analisi sui Mercati
  del lavoro (F. Sforzi, Istat-Irpet, 1989);
•   Fino a:
•   sistemi locali: Progetto locale (Magnaghi), Sistemi Locali
    Territoriali-SLoT (Dematteis), sistemi territoriali, sistemi produttivi
    locali, ecc.
•   Contro-urbanizzazione, Urbanization and Counter-Urbanization, di
    Brian J. Berry, (è del 1976), Deconcentrazione e crescita periferica
    (Dematteis G., 1983).
Lo sviluppo locale
   Trigiglia, 2005: l’elemento essenziale che
    contraddistingue [lo sviluppo locale] è costituito dalla
    capacità dei soggetti di collaborare per produrre beni
    collettivi che arricchiscono le economie esterne, ma
    anche per valorizzare beni comuni, come il patrimonio
    ambientale e storico-artistico» […] Lo sviluppo locale si
    fonda sulle capacità di cooperazione e di strategia dei
    soggetti locali per gestire i vincoli posti dalla
    globalizzazione, e per coglierne le opportunità
4. L’intervento dello Stato: le Aree
       comunità, ovvero le Comunità montane
       LEGGE 3 dicembre 1971, n. 1102
        Nuove norme per lo sviluppo della montagna. (GU n.324 del 23-12-1971 )

   Art. 1. (Finalita') Le disposizioni della presente legge sono rivolte a promuovere, in
    attuazione degli articoli 44, ultimo comma, e 129 della Costituzione, la
    valorizzazione delle zone montane favorendo la partecipazione delle
    popolazioni, attraverso le Comunita' montane, alla predisposizione e alla
    attuazione dei programmi di sviluppo e dei piani territoriali dei rispettivi
    comprensori montani ai fini di una politica generale di riequilibrio economico e
    sociale nel quadro delle indicazioni del programma economico nazionale e dei
    programmi regionali.
Comuni montani
in Comunità
Montane, 2001

Obiettivi: equilibrio
territoriale e sviluppo

Azioni:
programmazione e
fondi destinati
4. L’Area Comunità: dall’assistenzialismo, alla
comunità, all’associazionismo (Unioni di comuni).
•   La montagna statale cristallizzata. Nel 1990 per effetto della legge n. 142
    “Ordinamento delle autonomie locali” viene infatti abrogato l’articolo 1 della legge
    991/1952 (che istituiva le Commissioni censuarie per l’aggiornamento della lista dei
    comuni di montagna), senza sostituirlo. Si produce una “cristallizzazione” della montagna
    legale il processo di redazione e da parte si interrompe bruscamente.
•   La Regione definisce le Comunità montane. Nello stesso tempo si concede alle
    Regioni, con la stessa legge, l'inclusione nelle CM “di quei comuni confinanti […] che
    siano parte integrante del sistema geografico e socio-economico della Comunità”. Si crea
    così una sua crescente differenziazione della montagna legale dalla montagna
    amministrativa delle Comunità montane.
•   Ogni regione definisce le sue CM che si estenderanno anche a comuni non-montani se
    inseriti nel contesto socioeconomico.
•   Interviene in questo contesto anche il processo di delega delle cosiddette Bassanini (1997-
    98) e l’introduzione del concetto di ‘livello ottimale di esercizio delle funzioni’ delegati,
    nonché di ‘ambito ottimale’ su cui far ricadere alcune funzioni difficilmente gestibili dai
    piccoli comuni.
•   Nel 2000 le CM divengono Unioni di Comuni. Dall’intercomunalità urbanistica dei
    primi anni settanta si passa all’intercomunalità amministrativa. Le CM da ‘associazioni di
    comuni’ (L. 1102 divengono enti locali con propria autonomia statutaria, L. 142,
    e quindi, con la 265/99, e la successiva legge n°267/2000 “Testo unico delle leggi
    sull’ordinamento degli enti locali” (TUEL), unioni di comuni.
•   Di fatto le unioni di comuni non modificano molto ma finisce l’epoca della marginalità
    verso un atteggiamento orientato allo sviluppo locale.
grande disordine
Vi erano due grandi filoni nella definizione di montagna :
• quello statistico, dell’ISTAT, di programmazione per gli interventi europei
(Piano Strategico Nazionale e, a cascata, Piani strategici regionali);
• Quello degli interventi statali (comuni montani) e regionali (comuni in
Comunità Montane).
• Quest’ultimo è stato via via eliminato a partire dal 2008 dalla legislazione
nazionale ed è stato in parte integrato nelle aree intermedie delle LFA (art.19).
Le finanziarie sia dell’ultimo governo Berlusconi che del governo Monti hanno
prima ridotto e poi abolito il fondo sulla montagna statale e molte regioni
avevano già preferito abolire le CM (la Sicilia già nel 1986, il Friuli e la Sardegna
nel 2007).

Tuttavia il problema dello sviluppo periferico continua ad esistere: e così se
   con una mano si tagliavano le Comunità montane con l’altra il Ministro
   della Coesione territoriale Fabrizio Barca ha fatto nascere le Aree interne
Montagna legale e CM: non coincideranno
Montagna legale           Comunità montane (ultime)
Sempre più la montagna statistica: nel Quadro Strategico Nazionale, nel Piano Strategico
       Nazionale nel Programma di Sviluppo Rurale del Piemonte (2007-2013), sia nella bozza
       del Programma di Sviluppo Rurale del Piemonte (2014-20).

Montagna, collina e pianura                  Tipologie dei comuni secondo il Piano
ISTAT                                        di Sviluppo Rurale (PSR)
                                                                                  - Aree rurali con
                                                                                  problemi
                                                                                  complessivi di
                                                                                  sviluppo (zone D)
                                                                                  - Aree rurali
                                                                                  intermedie (zone
                                                                                  C)
                                                                                  - Aree rurali ad
                                                                                  agricoltura
                                                                                  intensiva
                                                                                  specializzata
                                                                                  (zone B)
                                                                                  - Poli urbani
                                                                                  (zone A).
5. Le proto Aree interne
   Nascono con il Piano triennale di intervento del
    Mezzogiorno del 1979-81. Nel Piano triennale viene dato
    un ruolo di rilievo al Progetto Aree interne: “La
    condizione di Area Interna, già controversa sotto l’aspetto
    della definizione empirica, nel piano triennale viene
    evidenziata attraverso una combinazione lineare di
    quattro parametri: a) grado di industrializzazione; b) livello
    di occupazione; c) movimento migratorio; d) reddito pro-
    capite.” (Cusimano, Li Donni, 1989, p.319)
5. Le aree interne
    "Le Aree Interne rappresentano una parte ampia del Paese – circa
     tre quinti del territorio e poco meno di un quarto della
     popolazione – assai diversificata al proprio interno, distante da
     grandi centri di agglomerazione e di servizio e con traiettorie di
     sviluppo instabili ma tuttavia dotata di risorse che mancano alle
     aree centrali…Intervenire in modo deciso è un impegno politico, a
     un tempo doveroso e sfidante. Richiede visione d'insieme, azione
     coordinata, mobilitazione di "comunità".
    E richiede attenzione al fatto che da queste aree vengono beni
     necessari per tutti noi: acqua, aria buona, cibo, paesaggi, cultura."

    Brano tratto dalle conclusioni del Seminario "Nuove strategie per la programmazione 2014-2020 della
    politica regionale: le aree interne" a cura dei ministri Renato Balduzzi, Fabrizio Barca, Mario Catania, Elsa
    Fornero, Francesco Profumo (Roma, 15 dicembre 2012)
Progetto aree interne
          Ministero dello Sviluppo Economico
          Dipartimento per lo sviluppo e la coesione economica

   L’idea del progetto è semplice. Possiamo dare un contributo
    importante al rilancio economico e sociale dell’Italia rimettendo al
    centro del nostro impegno, pubblico e privato, della nostra identità
    nazionale e dei nostri interventi per lo sviluppo le “Aree interne”
    del Paese: così provvisoriamente definiremo quella vasta e
    maggioritaria parte del territorio nazionale non pianeggiante,
    fortemente policentrica, con diffuso declino della superficie
    coltivata e spesso affetta da particolare calo o invecchiamento
    demografico. Il rilancio di queste aree sta già avvenendo ma a
    macchia di leopardo. Affinché divenga un fattore di sviluppo del
    Paese occorre dargli impulso.
Aree Interne

  Fonte: Accordo di partenariato 2014-2010
Aree interne proposte

   Valli Maira e Grana: area pilota
   Valle Ossola; area pilota
   Valli di Lanzo;
   Valle Bormida.
Piemonte
   La governance regionale per l’attuazione
    della SNAI è assicurata da un “tavolo
    tecnico interdirezionale per la Strategia
    Aree Interne (SNAI)” istituito con la D.D.
    n. 805 del 25/11/2014, che ha individuato
    la Direzione Competitività del sistema
    regionale quale struttura di
    coordinamento e l’IRES Piemonte quale
    supporto tecnico
Valli Maira e Grana
 LeValli Maira e Grana, possono contare
  sullo stanziamento delle risorse da parte
  del CIPE pari a circa 3,8 milioni
 Fatto il preliminare nel 2016
 Predisposta la strategia che è stata
  approvata dalla Regione il 20 aprile 2017,
  n. 17-4898
 Presto Accordo di programma quadro
Valle Ossola
 Per la Valle d’Ossola, a fronte della
  conferma della disponibilità delle risorse
  da parte del CIPE pari a circa 3,8 milioni
 Si sta procedendo con il preliminare di
  strategia
risultati dell’analisi IRES
                       Asse infrastrutturale   Asse ambientale
Asse socio economico
risultati dell’analisi
               Correlazione tra l’asse socio-economico (x) e l’asse infrastrutturale (y)

 In Piemonte le aree più sviluppate si trovano in corrispondenza dei principali corridoi di
 attraversamento alpino (valle di Susa, passo del Tenda, Verbano, corridoio della val d’Ossola, aree di
 connessione con la valle d’Aosta) dove è anche maggiore la presenza di attività e servizi che su
 questi assi gravitano.
Le risorse ambientali che sono il vero
fattore interno sono mal correlate
                                      Correlazione tra l’asse infrastrutturale (x) e ambientale (y)
• Il capitale naturale è                                          1,000

  correlato
  negativamente sia con                                           0,500

  l’infrastrutturazione che                                       0,000

  con la crescita socio-
                                      -1,500    -1,000      -0,500     0,000      0,500       1,000      1,500        2,000

                                                                  -0,500
  economica.                                                                           y = -0,5065x + 4E-16
                                                                                            R² = 0,4147
• ciò significa che la crescita                                   -1,000

  e l’infrastrutturazione                                         -1,500

  “erodono”, tendono a far
  diminuire il capitale
  naturale                                 Correlazione tra l’asse socio-economico (x) e ambientale (y)
•   la risorsa ambientale
    (biocapacità prodotta e                              1,000

    bene paesaggistico) , che
                                                         0,500
    pure rimane il tratto
    distintivo della montagna,                           0,000
                                  -2,000       -1,000         0,000            1,000          2,000           3,000
    non può essere data per
                                                         -0,500
    scontata.                                                                  y = -0,33x + 4E-16
                                                                                   R² = 0,3754
                                                         -1,000

                                                         -1,500
risultati dell’analisi IRES

1. Sistemi in equilibrio economico e ambientale.
    • 18 comuni (3,5%)
    • competitivi rispetto a tutte le dimensioni
    • casi rari

2. Aree rurali di elevata montanità e nicchie turistiche.

    • 25 comuni (4,9%)
    • buona connotazione socio-economica e ambientale
    • limitata accessibilità
risultati dell’analisi

3. Zone paesaggistiche e di pregio ambientale
    • 48 comuni (9,3%)
    • eccellenza ambientale e buona accessibilità
    • marginalità socio-economica
    • montagna appenninica

4. Aree naturali interne e a bassa densità abitativa

    • 180 comuni (35,0%)
    • elevati valori naturalistico-paesaggistici
    • accessibilità ridotta e disagio socio-economico
    • montagna interna piemontese
risultati dell’analisi

5. Città e sistemi urbani montani
    • 130 comuni (25,2%)
    • sviluppo socio-economico e buona accessibilità
    • fragilità delle dotazioni ambientali e paesaggistiche
    • porte di valle

6. Centri interstiziali e aree di riconversione produttiva
    • 45 comuni (8,7%)
    • elevati livello di sviluppo socio-economico
    • isolamento marcato e svantaggio ambientale
    • realtà distrettuali, economie di servizio
risultati dell’analisi

7. Sistemi marginali di transito
    • 30 comuni (5,8%)
    • elevata accessibilità
    • marginalità socio-economica e limitata dotazione ambientale
    • ambiti residuali

8. Sistemi marginali isolati
    • 39 comuni (7,6%)
    • svantaggio territoriale massimo, relativo a tutte le dimensioni
     dello sviluppo considerate
Confronto tra gli strumenti di integrazione territoriale
                                   Fonte: Elaborazione su dati Zumpano, 2014 e Facco 2015
                                      LEADER                                       SNAI                                     PTI

                              GAL                               Aree Interne                                     Progr.int.terr
 PROMOTORE DELLA        Regionale su fondi comunitari      Nazionale + regionale su multi-fondo comunitari       Regionale su multi-
     POLITICA                        PSR                                                                          fondi comunitari
   TERRITORIALE
    GOVERNANCE           LOCALE demandata ai GAL               MULTILIVELLO demandata all'Accordo di            definita nella
                                                           programma quadro tra Stato_Regione e Enti locali progettazione del PTI

  AREE INTERESSATE    Aree svantaggiate: aree rurali con        Aree interne: intermedie, periferiche e          Territorio regionale
                         problemi di sviluppo e aree                       ultraperiferiche
                                 intermedie
  NUMERO DI AREE                   14 GAL                   4 Aree definite: Valle Maira-Grana (finanziata);            30 aree
 REGIONE PIEMONTE                                                Ossola (finanziata); Lanzo; Bormida;
 NUMERO DI AREE IN                   192                         72 di cui 23 finanziate (aree pilota)                     -
      ITALIA
  GESTIONE DELLA        Pubblico (in genere Comuni) e       Pubblico (associazione di Comuni + Regione +       Pubblico o partenariato
   GOVERNANCE               Privato (+ del 50%)                                 Stato)                            Pubblico-Privato
   ESISTENZE DI RETI Rete rurale nazionale/europea                 Federazione delle Aree interne                          -
    FINANZIAMENTO     Program. 2007-2013: 58,5 M             Val Maira-Grana: 10,7 M; Valle Ossola: 9,8 M         Progr. 2007-2013:
  REGIONE PIEMONTE
   (FONDI EUROPEI)
FINANZIAMENTO STATO                 0                         Val Maira-Grana: 3,8 M; Valle Ossola: 3,8 M      Progr. 2007-2013:
SU REGIONE PIEMONTE                                                                                            54 Milioni
FINANZIAMENTO STATO             1.372 M                                         190 M                                      -
       SU ITALIA
FINANZIAMENTO MEDIO               7,1 M                                          3,7 M                         Tre fasce di merito: 2,3
   PER INTERVENTO                                                                                              Milioni; 1,9 Milioni, 1,4
                                                                                                               Milioni
Per un’ Agenda strategia al 2025

   i. le Aree Interne.Verosimilmente le Regioni saranno chiamate a portare a termine la
    SNAI e a rispondere alle aspettative che si sono create nelle quattro Aree interne
    selezionate in Piemonte (e nelle 71 a livello nazionale).

   ii. La strategia UNESCO regionale. Un secondo punto riguarda le Aree di attrazione
    di rilevanza strategica e in particolare il rispetto degli impegni UNESCO e del
    Programma MAB-UNESCO (Man and the Biosphere) e la manutenzione del sito
    territorialo UNESCO Langhe-Roero-Monferrato come mezzo per lo sviluppo del
    distretto vitivinicolo del Piemonte .

   iii. Le aree deboli individuate dal Piano territoriale regionale. Sono le aree
    attualmente non selezionate dalla SNAI o previste dai fondi strutturali e su cui si
    concentrano per il quadro delineato dalla recente analisi di aggiornamento del Ptr
    aspetti di rilevanza strategia regionale.

   iv. Le Aree periferiche e i sub- poli della Città metropolitana, su cui ricade la
    pianificazione strategica prevista dalla legge Delrio.
La lista UNESCO
   La lista Unesco, (fondata nel 1945) il Piemonte è presente con le Residenze Sabaude
    (13 in Torino e 9 fuori Torino), i Sacri Monti (7 nella regione, Crea, Varallo, Orta,
    Ghiffa, Belmonte, Domodossola e Oropa), i Siti Palafitticoli preistorici (di Viverone,
    in provincia di Biella, e del Parco dei Lagoni di Mercurago in provincia di Novara)
   Inoltre alcuni territori regionali sono presenti nel Programma UNESCO MAB (Man
    and Biosphere), lanciato nel 1971 col fine di migliorare le relazioni tra l'uomo e
    l'ambiente. Delle 12 riserve naturalistiche italiane iscritte al Programma MAB, 2
    sono in Piemonte: l'area (transfrontaliera) del Monviso e il Parco del Po e Collina
    torinese
   L’animazione strategica dei territori delle Langhe, Roero e Monferrato è in parte già
    in corso e investimenti sono stati fatti dalla Regione Piemonte (si veda
    Deliberazione Giunta Regionale 22 dicembre 2016, n. 13-4450) e dalle fondazioni
    bancarie per finanziare attività ed eventi culturali dei siti UNESCO. Manca tuttavia
    una regia e un progetto-programma che metta insieme i diversi soggetti e i diversi
    attori entro un Piano strategico regionale che agisca da promoter sull’intero distretto
    vitivinicolo con un insieme di ipotesi progettuali.
   In questo caso il fondo da utilizzare è il POR-FESR che contempla il finanziamento
    delle ‘Aree di attrazione di rilevanza strategica’
Le colline del vino: Langhe, Roero e
Monferrato
I poli periferici della CM di Torino
Le aree marginali
                                                                individuate dal
                             Borgosesia
                                                                Ptr
                                 Biella
                                                     Novara

                                          Vercelli

                                            Casale
                        Torino

                                     Asti
          Pinerolo

                                  Alba
          Saluzzo
                                                Acqui

                Cuneo                                   Ovada

                                  Ceva

http://www.regiotrend.piemonte.it/cruscotto-ait
grazie
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