La zecca di Messerano - Archivio Fornacca
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La zecca di Messerano Storia di un feudo turbolento di Franco Fornacca Quando si parla di numismatica in generale, vengono subito in mente monete blasonate di zecche importanti: Savoia, Mantova, papali, tanto per citarne alcune a caso. Raramente ci si sofferma su qualche zecca minore, a meno che non ci si specializzi in una in particolare. Il Feudo di Messerano e Crevacuore ha da sempre catturato la mia attenzione, sia per le vicissitudini storiche, che hanno coinvolto il territorio dove abito, che per essere stato sede di zecche dove sono state coniate milioni di monete, disperse poi in mezza Europa. La produzione coprì un periodo di circa due secoli, iniziando con le emissioni anonime, di fine XV secolo, continuano con la monetazione del principe Carlo Besso Ferrero Fieschi (1667-1685), per poi terminare con le successive emissioni anonime, sempre dei principi Fieschi, della seconda metà del XVII secolo. L'emissioni furono quasi sempre costanti nel tempo, con un sensibile incremento durante la reggenza di Besso Ferrero Fieschi (1559-1584) e, soprattutto, in quella di Francesco Filiberto Ferrero Fieschi (1584-1629). Il feudo aveva un insolito status politico-giuridico, apparteneva al papa, anche se era ubicato in Piemonte, ma fu prima marchesato e poi principato. Infatti a capo del feudo c'erano, nello stesso momento, sia il papa che il marchese, o principe a seconda del periodo. Il territorio era collocato in
posizione geografica strategica, lungo le direttrici commerciali tra l’Italia, la Svizzera e l’Europa, circondato quasi completamente dallo Stato Sabaudo e il Ducato di Milano. La vasta produzione di monete, non attribuibile al sistema monetario locale, è da considerarsi come contraffazioni espressamente prodotte per gli Stati italiani e stranieri, in particolare del Ducato di Savoia, Ducato di Milano, Casale Monferrato, Mantova, Venezia e di alcune città svizzere. Battere moneta non era stata una libera scelta da parte del signore feudatario, in quanto era necessario ricevere un privilegio imperiale o una concessione pontificia per poter gestire una zecca. I Fieschi, originari di Genova, conti di Lavagna, e dal 1377 feudatari di Masserano e Crevacuore, vantavano il diritto di battere moneta da una concessione imperiale, (con simbolo l’aquila) del 4 settembre 1248, di Guglielmo d’Olanda (Promis 1869, p. 10). Seguirono poi le concessioni pontificie, non senza qualche intoppo. Nel gennaio 1548, Papa Paolo III, dichiarò Pier Luca II Fieschi (1528-1548) decaduto dal feudo di Crevacuore - dal 1528 Pier Luca II aveva ceduto i diritti detenuti sul feudo di Messerano, al cugino Ludovico II, rimanendo soltanto Signore di Crevacuore. (Promis 1869, pp. 23, 28) - accusandolo di aver battuto monete straniere contraffatte, senza la necessaria autorizzazione pontificia. Lo stesso papa, il 29 novembre 1548, concesse a Filiberto Ferrero Fieschi il privilegio di battere moneta, con impresso come simbolo una croce o un santo, per Messerano fu scelto S. Teonesto. (Fig.1) Tra le due, la zecca di Messerano fu comunque la più attiva. Possiamo suddividere la produzione delle due zecche in tre parti, di importanza discendente, a seconda della quantità di monete emesse:
Contraffazione, imitazione, e, minima parte, di ostentazione. Simbolo pontificio Simbolo imperiale Fig.1 - simboli zecca Messerano Collezione privata Contraffazione: moneta che riprende elementi stilistici e iconografici di un prototipo, alterandone però profondamente il peso e/o il contenuto intrinseco; spesso nelle legende il nome dell’autorità emittente non è riportato o è presentato con abbreviazioni molto criptiche, che ne possono rendere complessa l’individuazione. Questa soluzione venne adottata per monete destinate NON alla circolazione locale, bensì a quella estera, si intende per "estera" anche la circolazione negli stati limitrofi (vari ducati) oltre che al di fuori dell'Italia, in Svizzera, Germania, Olanda ecc. Di seguito alcuni esempi di contraffazione:
Fig. 2 - Ferdinando I d’Asburgo (1521-1564) Emissione anomina, Zecca di Messerano (da asta/vendita imprecisata) Fig. 3 - Zecca di Kreminca – Ducato 1531, gr. 3.49 Ongaro gr. 3.42 – Contraffazione Ducato Ex Collezione Calleri - Asta Ranieri n. 2 del 07/11/2010 - lotto 199
Fig. 4 - Sèbastien de Montfaucon (1517-1536) Zecca di Losanna - Dicken (da asta/vendita imprecisata) Fig. 5 - Ludovico II Fieschi (1528-1532) Zecca di Messerano, contraffazione di Dicken (impropriamente detto testone)
Ex Collezione G. Calleri - Asta Ranieri n. 2 del 07/11/2010 - lotto 215 Fig. 6 - Vincenzo I Gonzaga (1612-1626) Francesco Filiberto Ferrero Fieschi (1584-1629) Fonte: da web Fig. 7 - Zecca di Casale Monferrato, scudo da 12 reali Zecca di Messerano – Contraffazione Asta Ranieri n. 2 del 07/11/2010 - lotto 257 Per contrastare la massiccia produzione di monete contraffatte, prodotte dai Fieschi, il Duca di Milano e il Duca di Savoia
cercarono di arginare il danno con l’unica arma possibile: una massiccia emissione di editti, in cui si vietava la circolazione e la detenzione, nei loro stati, di monete di Messerano ed altre zecche minori. Editti che rimasero inascoltati per due secoli dai vari Fieschi, signorotti privilegiati ed intoccabili, per il solo fatto di annoverare nella propria famiglia, ben due papi, cardinali, vescovi ed abati. La prima grida contro la contraffazione di monete battute dai Fieschi, è datata Milano, 1 marzo 1530 e cita: […] li bianchi novi maxime quelli bianchi sono fabricati in la cecha de Crevacore, appelati dal cavaleto […] quali hano da una parte una aquila con lettere che dicono Lud. Et P. Lucas. Co. M.D. et la laltra uno cavaleto con suxo uno sancto con lettere che dicono Sanctus Theonestus […] Fig. 8 - disegno di contraffazione battuta dai Fieschi Imitazione: moneta che segue piuttosto fedelmente i disegni dell’originale ma identifica nelle legende l’autorità emittente e/o il luogo di emissione; le imitazioni erano di solito battute
ad un buon livello di qualità, anche se talvolta leggermente inferiore rispetto a quella del prototipo, questa tecnica produttiva era poco adottata nelle due zecche di nostro interesse. Esistono però diverse altre monete che si distinguono per l’elevata qualità intrinseca e soprattutto artistica, andando a rappresentare quindi una produzione di Ostentazione, senza velleità di truffa. Se, come abbiamo visto, l’imitazione era poco conveniente, la contraffazione era invece una vera attività fraudolenta, adottata prevalentemente dai piccoli signorotti della pianura padana che “sfornavano” dalle loro zecche, assolutamente fuori controllo, grandi quantità di monete. Perché, allora, produrre piccole quantità di monete di grosso mudulo dal peso corretto? Nelle piccole e grandi corti italiane del 600’ iniziò a diffondersi questa moda, la produzione di grossi multipli in oro e argento per motivi di cosiddetta “ostentazione”, sulla scia di quanto avvenne, con frequenza, nelle zecche del Sacro Romano Impero, che ebbe inizio nell’800 d.c. con l’incoronazione di Carlo Magno. Il Signore, principe o duca che fosse, approfittando del diritto di zecca, icona del suo status, ostentava in questo caso la propria condizione, facendo battere nelle proprie officine grossi multipli in argento o in oro, non destinati alla circolazione, ma ad essere donati. Le visite presso le corti europee da parte dei signori stessi, o di contro, le visite degli ambasciatori imperiali ai signori comportavano queste forme di omaggio che divennero la norma di quel periodo. I grandi moduli di queste monete, rispetto alle monete coniate per essere immesse nel mercato, permettevano agli incisori la più ampia fantasia scultorea, soprattutto per il ritratto del duca,
con tutti gli arricchimenti possibili legati al rango, così come per il retro la stessa cura era riservata all’arme del casato, dove era importantissimo mettere in evidenza tutti gli attributi e i legami importanti. Fig. 9 - 5 doppie 1638 (10 scudi) gr. 32.28 di Paolo Besso Ferrero Fieschi Asta Bolaffi n.19 del 01/12/2011- lotto 492 Fig.10 - 10 scudi 1634, gr. 33.27 di Vittorio Amedeo I (1630-1637) (da asta/vendita imprecisata)
La prima moneta in alto (fig. 9), da 5 doppie (10 scudi) di Paolo Besso del 1638, sembra imitare il corrispondente di egual valore, emesso nel 1634 da Vittorio Amedeo I (fig. 10), con una differenza di peso di un solo grammo. Secondo le note del Ravegnani-Morosini, Paolo Besso venne insignito il 15 febbraio 1631 del collare dell’Annunziata (che appare sulla moneta) proprio da Vittorio Amedeo I°. Sembra quindi improbabile che in tutta risposta Paolo Besso abbia fatto produrre una “contraffazione”. Per meglio comprendere come si sia sviluppato il feudo di Messerano tra le colline biellesi, di seguito alcune brevi informazioni : 1394. Card. Ludovico Fieschi, Vescovo di Vercelli, ottiene da Papa Bonifacio VIII il conferimento e l’investitura del territorio per suo fratello Antonio, come risarcimento per le spese sostenute, per averlo aiutato a sedare delle rivolte nel suo territorio. Inizia così la storia del feudo dei Fieschi a Messerano. 1506. Papa Giulio II eleva il Feudo a Contea. 1517. Ludovico Fieschi non avendo eredi, figli, adotta Filiberto Ferrero, della potente famiglia biellese, il quale si fregia del nome Filiberto Ferrero Fieschi e darà inizio alle linee gentilizie dei: Ferrero-Fieschi e Ferrero La Marmora.
1547. Papa Paolo III eleva la contea di Messerano a marchesato. Filiberto Ferrero-Fieschi sarà il primo Marchese di Messerano. 1598. Papa Clemente VIII eleva il marchesato a Principato. Francesco Filiberto Ferrero-Fieschi diverrà il primo Principe di Messerano. Bibliografia BARALE V. - Il Principato di Messerano e il Marchesato di Crevacuore (II Ed.) - Biella, 1987 BORELLI G.B. - Editti antichi e nuovi de’ Sovrani Prencipi della Real Casa di Savoia, delle loro Tutrici, e de’ Magistrati di qua da Monti - Torino, 1681 CRIPPA C. - Le monete di Milano durante la dominazione spagnola dal 1535 al 1706 - Milano, 1990 GIANAZZA L, FORNACCA F. - Conii e punzoni nelle raccolte del Comune di masserano e degli archivi Alberti La Marmora - Biella, 2014 TRAVAINI L. - Le zecche italiane fino all’Unità - Roma, 2011 STEFANO DI VIRGILIO – Tra ostentazione e contraffazione, Panorama Numismatico n. 119, maggio 1998
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