TRINCIATO DI MAIS: Caratteristiche e qualità - Michela Alfieri CREA, Centro di Ricerca Cerealicoltura

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TRINCIATO DI MAIS: Caratteristiche e qualità - Michela Alfieri CREA, Centro di Ricerca Cerealicoltura
TRINCIATO DI MAIS:
                         Caratteristiche e qualità

           Michela Alfieri
CREA, Centro di Ricerca Cerealicoltura e
     Colture Industriali, Bergamo

                           Giornata del Mais, Bergamo,05/02/201
                                                        25 gennaio 2019
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Qualità trinciato

           Genotipo            Condizioni di crescita

                                   Condizioni climatiche
                                (temperatura e irradiazione)

    Maturità alla               Condizioni ambientali (tipo
     raccolta                           di terreno)

Pratiche di insilaggio             Pratiche agronomiche
                                (fertilizzazione, irrigazione)

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Analisi qualitative

Le analisi qualitative sul
trinciato di mais possono
essere effettuate per via
chimica oppure mediante
spettroscopia NIR
(spettroscopia nel vicino
infrarosso).

                             Questa tecnica consente di avere risultati
                             accurati a basso costo, in tempi brevi
                             rispetto alle analisi chimiche e viene
                             sempre più spesso applicata alle
                             macchine agricole e a strumenti portatili,
                             in modo da ottenere i valori di interesse
                             direttamente in campo.

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Gli spettri acquisiti
vengono utilizzati per
   la predizione dei
 parametri qualitativi
  attraverso l’uso di
      equazioni di
      calibrazione
    costantemente
      aggiornate.

  I parametri qualitativi attraverso i quali è possibile valutare e, di
  conseguenza, valorizzare il trinciato sono elencati qui di seguito.

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Amido

L’amido è considerato la caratteristica qualitativamente più importante
del silomais e contribuisce a innalzarne il valore nutritivo;
È presente in una percentuale pari al 25 - 35% della sostanza secca.

Sia per l’alimentazione animale, che per la produzione di
biogas/biometano si tende a massimizzare il contenuto di amido del
trinciato.

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Digeribilità dell’amido

La digeribilità dell’amido, dipende dal genotipo, ma anche:

1) dal grado di rottura della cariosside. Poiché il pericarpo della
cariosside è costituito per oltre 80% da lignina, se non adeguatamente
rotto, agirà da barriera tra l’amido e gli enzimi ruminali, impedendone la
digestione nelle quantità e nei tempi ipotizzati dai modelli di
alimentazione.

2) dal tempo di permanenza dell’amido in trincea. Il contatto con gli
acidi organici prodotti durante i mesi di fermentazione solubilizza la
componente proteica che protegge i granuli di amido, rendendoli più
accessibili agli enzimi digestivi dell’animale e della flora microbica
ruminale.
Al momento dell’insilamento la digeribilità dell’amido a 7 ore è circa del
65- 70%. Questo valore aumenta del 2-3 % per ogni mese di permanenza
in trincea e fino a un massimo di sei mesi.

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Fibra

     Il termine fibra fa riferimento alla parete delle cellule vegetali le
     cui componenti sono emicellulosa, cellulosa e lignina.

                                        Parete primaria: cellulosa ed
                                                emicellulosa

                                     Parete secondaria: la lignina incrosta e
                                       ricopre la cellulosa e l’emicellulosa
                                     rendendole meno accessibili ai batteri
                                    ruminali e quindi difficilmente digeribili.

I ruminanti hanno la capacità di estrarre l'energia dalla fibra. Il rumine
agisce come fusto di fermentazione, all'interno del quale i batteri sono
responsabili della degradazione dei componenti della fibra in zuccheri più
facilmente digeribili nella restante parte del tratto intestinale.
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La fibra presente in un alimento viene determinata
mediante una metodica (Van Soest) che la
scompone in tre frazioni:

• NDF fibra neutro-detersa       35 – 45% s.s.

• ADF fibra acido-detersa        19 – 28% s.s.

• ADL lignina acido-detersa      2,0 – 3,5% s.s.

       Emicellulosa = NDF – ADF
       Cellulosa = ADF – ADL

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Amido vs NDF

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Perché è importante quantificare le frazioni
              della fibra?

  Dal rapporto tra le varie frazioni e in particolare dalla percentuale di
  NDF, dipende l’assunzione di sostanza secca della bovina e la
  velocità di utilizzo metabolico.

• Un buon contenuto di NDF è
  indispensabile per mantenere la
  funzionalità      ruminale       e
  massimizzare la produttività,
• Un eccesso di NDF limita
  l’assunzione di cibo (feed intake)
  a causa del “riempimento” fisico
  nel rumine.

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 A bassi contenuti di lignina e ADF corrisponde un elevato
  apporto di emicellulosa, vale a dire zuccheri facilmente
  degradabili dai batteri ruminali.

 un elevato contenuto in lignina rappresenta un elemento
 negativo poiché questo componente non viene utilizzato a fini
 energetici dagli animali, e può impedire la degradazione di
 cellulosa ed emicellulosa, legandosi ad essi, diminuendo la
 digeribilità dell’alimento.

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Digeribilità della NDF

                        NDFD: Percentuale di NDF che scompare a seguito di
                       fermentazione microbica in un dato intervallo di tempo

               Cinetica di degradazione
          64

                                                     La bovina da latte utilizza
          54
                                                     l’NDF      per    ottenere
                                                     energia, in misura diversa
NDFD, %

          44                                         in funzione del suo livello
                                                     produttivo.
          34

          24
                 12H     24H     36H      48H

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Per la composizione della razione di bovine da latte a elevata
produzione, le quali necessitano di alimenti con fibra
rapidamente digeribile, è di interesse il valore di digeribilità su
tempi brevi, per esempio NDFD a 12 ore  26-29%.

I valori di NDFD a tempi maggiori (48 ore) sono più rappresentativi
per la valutazione della fibra digerita dalle bovine scarsamente
produttive o in asciutta

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Diversi lavori in letteratura riportano che all’aumento di NDFD
corrisponde un aumento del DMI (dry matter intake), della resa in
latte, della quota di lattosio nel latte e del peso corporeo
dell’animale.

    Mentre le frazioni della fibra (NDF, ADF, ADL) sono molto
variabili in relazione all’andamento metereologico stagionale, la
     digeribilità (NDFD) è strettamente legata al genotipo.

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Unità foraggere latte (UFL)

È un parametro sintetico che esprime il valore nutritivo finale del
campione analizzato sono le UFL, unità foraggere latte/q s.s.
Viene calcolato a partire dai composti sopra descritti.

Equivalgono al potere nutritivo di 1 Kg di granella d’orzo che,
somministrato a vacche in lattazione, fornisce 1700 Kcal circa e permette la
produzione di 2,33 litri di latte al 4% di grasso.

Più questo parametro è alto, più è buona la qualità del trinciato in termini
di produzione di latte.  89 -101 UFL/q s.s.

Analogamente si possono calcolare le UFC, unità foraggere carne.

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102,0
                                                                                                       r = -0,68**
                                                                     100,0
                                                                      98,0
                                                                      96,0

                                                        UFL/q .s.s
                              ADL vs UFL                              94,0
                                                                      92,0
                                                                      90,0
                                                                      88,0
                                                                      86,0
                                                                      84,0
                                                                      82,0
           31,0                                                              2,0   2,5    3,0   3,5       4,0        4,5
                                                                                          ADL (%ss)
           30,0

           29,0
NDFD (%)

           28,0

           27,0

           26,0                                                                     ADL vs NDFD
           25,0
                        r = -0,69**
           24,0
                  2,0        2,5      3,0   3,5   4,0                 4,5
                                      ADL (%ss)                                    Dati da sperimentazione agronomico
                                                                                     varietale ibridi05/02/201
                                                                                                      da trinciato, CREA16
Altri parametri
                                                Lipidi grezzi
                                                 2 – 3 %s.s.
     Proteina grezza
       5 - 9 % s.s.
                                  Ceneri
                               2,5 - 5 % s.s.

                                                Digeribilità della sostanza
                                                         organica
   Relative forage quality (RFQ)                      70 - 80 % s.s.
             100 - 200

                                                     Energia netta
         calcolati sulla base della                   latte (ENL)
digeribilità dell’NDF e della disponibilità
      degli altri nutrienti (proteine,
          grassi, zuccheri/amido)
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Caratteristiche trinciato per filiera zootecnica

• NDFD importantissima  in relazione al livello produttivo delle bovine

• Basso contenuto in lignina

• Massima quantità di amido possibile, e giusta quantità di fibra, per
  stimolare ma non compromettere la funzione ruminale

                  Lunghezza del taglio e adeguata
                       rottura della granella

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                                                            25 gennaio 2019
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Anche la lunghezza del taglio influenza la qualità

 Aumento LT  stimolo masticazione, salivazione e ruminazione.

Ma LT troppo lunga  riduzione della capacità di ingestione della sostanza
secca (eccessivo riempimento del rumine)

 Riduzione LT  aumenta la NDFD (aumento superficie esposta)

Ma se LT troppo corta  riduzione NDFD a causa della velocità di transito,
riduzione masticazione e salivazione

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La lunghezza ottimale dipende inoltre dal
               livello di inclusione del silomais in razione.

                                    Vacca da                    Lunghezza
Ruolo del silomais in razione                    Vitellone
                                     Latte                      taglio (cm)
    Supporto energetico              < 15 kg       < 5 kg        < 0.7
  Impiego con altri foraggi        15 – 25 kg     5 – 9 kg      0.7 - 1.3
Principale alimento in razione     25 – 35 kg     9 – 12 kg     1.3 - 1.5
  Razione ad alta inclusione         > 35 kg      > 12 kg       1.5 - 1.7

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Sistema Shredlage
Il sistema Shredlage è una forma di trinciatura che ha un effetto di
sfibratura e sfilacciamento della pianta e si sta diffondendo negli
ultimi anni anche in Pianura Padana.
È stato progettato per consentire una maggiore lunghezza del taglio
(circa 3 cm) e disporre di una fibra più efficace, da utilizzare nelle diete
ad alta inclusione di silomais fornendo al tempo stesso un grado di
rottura della granella non ottenibile con insilati tagliati lunghi e rulli
tradizionali.

                                    Aumento ingestione di
   silomais shredlage              sostanza secca e aumento
                                      produzione di latte

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Trinciato di mais per produzione di biogas/biometano

Biomasse

Acqua
Solidi volatili (sostanza organica)
Ceneri

         Biogas

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BMP, Biochemical Methane Potential

Quantità di biogas/metano massima potenzialmente ottenibile dalla
degradazione di una biomassa, ed è espresso come Nm3/kg SV, cioè
normal metri cubi di biogas per kg di solidi volatili.

Accanto al volume di biogas producibile, l’analisi deve sempre riportare
la quantità di metano presente nel biogas, in quanto è questo il
combustibile per la conversione energetica.

Resa biometano (m3/ha)= BMP (m3Ch4/t) * resa in biomassa (t/ha)

                                               Resa in biomassa dipende
         BPM dipende dalla
                                         dall’ambiente di coltivazione (suolo,
   composizione della sostanza
                                           clima, pratiche agronomiche), ma
      organica  una parte è
                                         anche dal genotipo e dalla maturità
     resistente ad attacchi della
                                                     alla raccolta.
   microflora batterica anaerobica

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Caratteristiche trinciato da biogas

• NDFD a tempi brevi importanza marginale  tempo di permanenza nel
  digestore più lungo rispetto al rumine

• Basso contenuto in lignina  non degradabile, tossica per i batteri, lega
  emicellulosa e cellulosa rendendole non degradabili

• Massima quantità di amido possibile  spostare in avanti la raccolta
  (sostanza secca più elevata)

• Taglio più corto rispetto al trinciato per allevamenti (circa mezzo
  centimetro, variabile in relazione alla sostanza secca)

                                  Lunghezza taglio      Lunghezza taglio
     UTILIZZO PER BIOGAS
                                   (cm) SS > 31%         (cm) SS < 31%
    Massima resa in metano               0.4                   0.6

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Come varia la qualità del trinciato in
            relazione al momento di raccolta?

 Solitamente il trinciato di mais viene raccolto a valori di
 sostanza secca tra il 30 e il 35%.

     Cosa succede se spostiamo in avanti o indietro il
     momento di raccolta?

La scelta del momento di raccolta influisce sulla quantità di
 amido accumulata nella granella, e quindi sul contenuto
                 energetico del trinciato.

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Il rapporto amido/NDF è importante per la resa in latte e per il contenuto in proteine
del latte. Più si ritarda la raccolta, più questo rapporto aumenta fino a valori prossimi a
1.

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L’avanzamento dello stadio di maturazione alla raccolta non hanno un impatto
rilevante sulla digeribilità della fibra, perché la maggiore densità energetica del
 foraggio compensa abbondantemente il lieve calo di digeribilità dell’NDF.

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Il momento di raccolta quindi deve essere un
                               compromesso tra:

• l’appropriata umidità per l’insilaggio (infatti un’elevata sostanza
  secca in fase di insilaggio impedisce il compattamento e può portare
  alla contaminazione fungina),

• il massimo contenuto in amido possibile,

• la fibra in quantità sufficiente da non compromettere la funzione
  ruminale (in caso di utilizzo zootecnico).

Lo spostamento in avanti della maturazione della spiga deve però
tenere conto della tenuta del verde della pianta e della totale durata
del periodo di raccolta.

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Conclusioni

    Importanza della valutazione della qualità del trinciato

La valorizzazione del trinciato coltivato con la quantificazione dei
composti di interesse porta ad un valore aggiunto che può essere
         usato per aumentare la redditività della coltura.

In relazione alla destinazione d’uso:

- scelta dell’ibrido con caratteristiche qualitative adatte

- accorgimenti specifici nelle tempistiche e modalità di raccolta

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Brochure divulgativa
MAIS: COME PRODURRE TRINCIATO DI
             QUALITÁ

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