LA STORIA DELL'ARTE E DELLA TUTELA DEI BENI ARCHEOLOGICI E IL TERRORISMO JIHADISTA
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LA STORIA DELL’ARTE E DELLA TUTELA DEI BENI ARCHEOLOGICI E IL TERRORISMO JIHADISTA Paolo Seminara (tesi Master in “Geopolitica della sicurezza”, Università degli Studi Niccolò Cusano UNICUSANO – a.a. 2016-2017 – relatore Prof. Laura Quadarella Sanfelice di Monteforte) Introduzione CAPITOLO I - LA DISTRUZIONE E LA DEPREDAZIONE DEL PATRIMONIO CULTURALE: DA IERI AD OGGI 1.1 Il saccheggio nella storia 1.2 IS: lo Stato del terrore 1.3 La pulizia culturale 1.4 Palmira: la sposa del deserto 1.5 Il mercato nero delle opere d'arte 1.6 Come avvengono i saccheggi? 1.7 Andrew Keller: l'aspetto finanziario dell'IS CAPITOLO II - LA PROTEZIONE DEL PATRIMONIO CULTURALE NEL DIRITTO INTERNAZIONALE 2.1 Lo sviluppo della protezione culturale: prima della Seconda Guerra Mondiale 2.2 1954: la Convenzione per la protezione dei beni culturali in caso di conflitto armato 2.3 1972: la Convenzione per il patrimonio mondiale 2.4 2001: la distruzione dei Buddha di Bamiyan e di Timbuktu 2.5 Siria e Mosul e l’evoluzione del proprio patrimonio culturale © Mediterranean Insecurity – 2018 - - www.mediterraneaninsecurity.it
2.6 La risposta Internazionale agli attacchi dello Stato Islamico CAPITOLO III - CASCHI BLU DELLA CULTURA 3.1 Il ruolo svolto dall'UNESCO per promuovere e garantire la tutela del patrimonio naturale e culturale dell'umanità 3.2 L'azione politica italiana in favore della protezione del patrimonio culturale 3.3 L'intesa con l'UNESCO per la creazione di una Task Force italiana 3.4 L'Accordo con l'UNESCO per la creazione del Centro di formazione Internazionale 3.5 Dal primo intervento svolto dai Caschi Blu della Cultura al loro ruolo di difesa del Patrimonio Culturale distrutto o saccheggiato dai gruppi terroristi Conclusioni Bibliografia © Mediterranean Insecurity – 2018 - - www.mediterraneaninsecurity.it
INTRODUZIONE La presente tesi, è il risultato di un lavoro di ricerca che ha l’obiettivo sia di analizzare il fenomeno, sviluppatosi notevolmente negli ultimi anni, della distruzione, dispersione, depredazione ed esportazione illecita di opere d’arte e siti archeologici di valore inestimabile nei territori occupati dall’islam dello Stato Islamico (IS), sia di analizzare le iniziative adottate nell'ambito della comunità internazionale volte alla tutela ed alla protezione del Patrimonio Culturale Mondiale. Il primo capitolo della tesi esamina il fenomeno storico del furto di opere e beni culturali, che ha visto protagonisti figure di spicco quali Napoleone Bonaparte e più recentemente, durante il secondo conflitto mondiale, Adolf Hitler, per poi passare ad esaminare le azioni devastanti di gruppi estremisti di matrice islamica che, in virtù di una logica dettata da fanatismo religioso, mette in atto la distruzione fisica non soltanto delle popolazioni dei territori occupati, ma anche dei siti archeologici più rappresentativi dell’età del politeismo preislamico, periodo aborrito dagli jihadisti. Soffermandosi in particolare sulle azioni commesse da IS , dopo un’elencazione ed analisi delle azioni distruttive commesse a danno di diversi siti culturali presenti in Siria ed in Iraq, come il museo archeologico di Mosul o il sito archeologico di Palmira, vengono esaminate anche le motivazioni che muovono la cosiddetta “pulizia culturale” proclamata dai militanti dell’IS che inneggiano ad una lotta all’idolatria da attuarsi su scala mondiale. Pertanto, diversi studi e ricerche, come ad esempio quelli svolti dal giornalista del National Geographic Ingo Gilmore e da Andrew Keller, del Dipartimento di Stato degli affari economici e commerciali degli Stati Uniti d’America, hanno messo in luce l’esistenza di un vero e proprio mercato nero delle opere d’arte trafugate da parte dell’IS, il quale rappresenta un’importante entrata finanziaria per lo Stato Islamico. Il commercio delle opere trafugate da parte dell’IS è divenuto, infatti, la terza attività di autofinanziamento del Califfato, dopo la vendita del gas e del petrolio. Il secondo capitolo della tesi esamina lo sviluppo del diritto internazionale per la tutela del patrimonio storico-culturale mondiale partendo dal 1899, anno in cui venne firmata la Convenzione dell’Aja su leggi e costumi della guerra terrestre, che contiene le prime disposizioni in materia, fino ad arrivare allo scenario attuale che vede una risposta internazionale alle devastazioni dei siti archeologici da parte dello Stato Islamico. Nel dettaglio sono state esaminate, la Convenzione per la Protezione dei Beni culturali in caso di Conflitto Armato, approvata nel 1956 dall’United Nation Educational, Scientific and Cultural Organization (UNESCO), in risposta alle devastazioni della Prima e della Seconda Guerra Mondiale e la Convenzione del 1972, approvata © Mediterranean Insecurity – 2018 - - www.mediterraneaninsecurity.it
dall’UNESCO, per la Protezione del Patrimonio Mondiale, Culturale e Naturale dell’Umanità. Sebbene entrambe le Convenzioni rappresentino le colonne portanti del diritto internazionale per la salvaguardia del Patrimonio Culturale Mondiale, attualmente, si sono dimostrate inefficaci a fronteggiare gli attacchi che l’IS sta sferrando nel corso degli ultimi anni a danno del patrimonio artistico in Iraq e Siria. L’ultima parte del secondo capitolo evidenzia come nonostante le diverse iniziative proposte dall’UNESCO, dall’ONU e dagli Stati Uniti d’America, come ad esempio la riunione d’emergenza, convocata dall’UNESCO il 30 settembre 2014, sia diventata improcrastinabile un'azione congiunta e condivisa a livello internazionale per il rafforzamento della protezione di quei siti e beni culturali divenuti obiettivi dei gruppi armati del radicalismo religioso. Il terzo capitolo della tesi è dedicato all’esposizione e valutazione dell’Accordo stipulato tra il Governo Italiano e l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione la Scienza e la Cultura per la creazione di una Task Force Italiana. La preoccupazione per la distruzione e la perdita del patrimonio culturale sono alla base delle trattative tenutesi per ben due anni e concluse con la stipula dell’Accordo tra l’UNESCO ed il Governo Italiano per la creazione di una Task Force in grado di intervenire nelle aree di crisi per la Tutela del Patrimonio Culturale Mondiale. La Task Force è la prima unità di pronto intervento in grado di intervenire in qualsiasi momento, su richiesta di uno Stato membro che si trovi ad affrontare una crisi o una catastrofe naturale, per valutare i danni provocati al patrimonio culturale e naturale colpito. Nello stesso capitolo viene anche esaminato l’Accordo con l'UNESCO per l'istituzione a Torino di un nuovo centro di formazione (ITRECH) concluso, contestualmente, al Memorandum per la creazione della Task Force italiana. La parte conclusiva del terzo capitolo è dedicata al primo intervento dei "Caschi Blu della Cultura", i quali, addestrati per intervenire presso la città di Palmira all’indomani della distruzione del sito archeologico, sono stati chiamati per un primo pronto intervento presso la città di Amatrice dopo la scossa sismica avvenuta il 24 agosto del 2016 con lo scopo di monitorare lo stato del Patrimonio Culturale nelle zone colpite dal terremoto. © Mediterranean Insecurity – 2018 - - www.mediterraneaninsecurity.it
CAPITOLO I LA DISTRUZIONE E LA DEPREDAZIONE DEL PATRIMONIO CULTURALE: DA IERI AD OGGI. 1. IL SACCHEGGIO NELLA STORIA La dispersione del patrimonio culturale per la mercificazione dei beni, tramite saccheggi organizzati o occasionali di siti archeologici, è un'odiosa sventura senza tempo. Questa attività illecita è documentata fin dagli inizi della civiltà urbana, almeno per quanto concerne la valle del Nilo, in modo sporadico per le più antiche tombe reali del mondo faraonico e per le più vistose ed affascinanti sepolture reali del Nuovo Regno1. Un fenomeno che si è ripetuto infinite volte nel corso della storia antica, medioevale e moderna sotto ogni tipo di forma, senza mai arrestarsi completamente nel Ventesimo ma soprattutto nel Ventunesimo secolo. Un saccheggio che ha visto come protagonisti lo stesso Napoleone e Hitler. Napoleone ha trovato nel saccheggio il modo per poter compensare i suoi eserciti. Hitler, da parte sua, saccheggiava le opere d'arte ma soprattutto distruggeva migliaia di libri e opere poiché ritenute contrarie alla sua etica e "against his aesthetic or Aryan- genetic preferences"2. I bombardamenti della seconda guerra mondiale hanno provocato una devastazione senza fine del Patrimonio Culturale di tutti i Paesi europei coinvolti nel conflitto. Sono stati gravemente danneggiati o distrutti singoli monumenti come la Basilica di San Lorenzo a Roma, l'abbazia di Montecassino, opere artistiche, interi centri storici come quello di Coventry e di Dresda. Per ignobili motivi sono stati demoliti luoghi simbolo, per cause che non possono essere accettate nemmeno sotto la logica della guerra. Le ragioni della distruzione e saccheggio durante la seconda guerra mondiale sono varie come ad esempio, terrorizzare un'intera popolazione attraverso la minaccia e la devastazione totale incurante di ogni tipo di perdita culturale, umiliare l'orgoglio e la memoria di un popolo tramite la cancellazione di un simbolo della sua eredità culturale o annientare interamente una città e i suoi abitanti per costringerli ad una resa incondizionata. La seconda guerra mondiale è stata una spaventosa realizzazione di sofferenza, di distruzione, una guerra di dimensioni inconcepibili che è costata la vita di decine di 1 Matthiee P., Distruzione, saccheggi e rinascite. Gli attacchi al patrimonio artistico dall'antichità all'Is, Mandadori Electa, Roma, 2015. 2 Ferri P. G., Terrorism and cultural heritage. Terrorists’ departments for antiquities and their fun activities through cultural goods selling, 2015, documento fornito dal Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale. © Mediterranean Insecurity – 2018 - - www.mediterraneaninsecurity.it
milioni di esseri umani. Una guerra che ha portato con sé un grande disastro del Patrimonio Culturale, che gli uomini di tutto il mondo pensavano non si sarebbe mai potuto ripetere. Un'attività che purtroppo non è mai cessata. Nel corso degli ultimi anni il culmine dei saccheggi, indisturbati e sistematici, dei siti archeologici è stato raggiunto nei paesi del Vicino Oriente sconvolti da crisi interne e da nascosti o dichiarati interventi esterni che hanno sempre comportato una grave diminuzione con susseguente annullamento del controllo del territorio da parte delle forze dell'ordine. Un fenomeno riscontrabile, ad esempio, durante la guerra civile libanese, combattuta nel territorio tra il 1975 e il 1980, che ha visto quasi tutte le regioni del Paese colpite da bande di scavatori clandestini che riuscivano ad operare senza alcun rischio, distruggendo e massacrando necropoli di eccezionale importanza storica, come quella del Tiro, e in alcuni casi annientando quasi integralmente siti antichissimi di grande rilievo storico. Molto più gravi sono state le distruzioni di siti archeologici antichissimi presenti nelle regioni dell'Iraq meridionale. Depredazioni avvenute soprattutto durante l'intervento militare anglo-americano del 2003 per rovesciare il regime di Saddam Hussein e negli anni più recenti in diverse aree della Siria sconvolta dalla gravissima crisi ancora irrisolta. Un'altra importante demolizione è quella avvenuta in Babilonia, la vasta regione compresa tra Baghdad e Bassora, dove gli scavi clandestini sistematici, certamente commissionati da organizzazioni internazionali collegate al mercato illecito di reperti archeologici, hanno ridotto a sterminati campi città di grandissimo interesse storico3. I danni, i rischi e i saccheggi che il patrimonio culturale, soprattutto in Iraq e in Siria, sta subendo per il controllo del territorio sono essenzialmente originati da tre cause maggiori. La prima è riscontrabile negli scavi clandestini, che in passato erano su scala ridotta e occasionale, ma che ora sono diventate pratiche molto diffuse, sistematiche e organizzate con mezzi tecnologicamente avanzati per mano di bande armate, collegate, spesso, a organizzazioni internazionali del mercato dell'antiquariato. La seconda causa è l'uso di siti archeologici per ospitare accampamenti di comandi regionali militari, di milizie, depositi di armamenti ed esplosivi, con la conseguenza che tali siti archeologici diventino probabili bersagli di bombardamenti o attacchi devastanti, come si è visto anche durante la seconda guerra mondiale. 3 Matthiee P., Distruzione, saccheggi e rinascite, cit. © Mediterranean Insecurity – 2018 - - www.mediterraneaninsecurity.it
L'ultima causa è il feroce, spietato odio verso "l'altro" e verso la sua cultura ed è proprio in nome di questo odio che monumenti, opere, siti archeologici diventano elementi sistematici di abbattimento, che intende essere un totale disfacimento da parte di quei gruppi fondamentalisti fanatici i quali sono caratterizzati da un'identità culturale e religiosa estremista, senza alcun tipo di tolleranza e rispetto verso "l'altro"4. Il problema degli scavi clandestini e del conseguente commercio illegale è ormai un problema di dimensioni globali, che non è stato risolto e non può essere risolto da una singola, pur autorevolissima iniziativa, anche se promossa da un'importante organizzazione mondiale. In Siria, in particolar modo, è presente un disperato eroico impegno per la protezione dei siti archeologici, che finora è stato soddisfacente solo per la protezione dei materiali dei musei del Paese, ma è del tutto impotente di fronte al moltiplicarsi di scavi clandestini. Il saccheggio, la distruzione, e il conseguente mercato mondiale delle antichità, sono diventate le attività più frequenti di bande organizzate, con la complicità di potenti organizzazioni, che permettono la vendita sicura di tali beni e dei proventi soddisfacenti per finanziare l'acquisto di armamenti e il reclutamento di milizie. Tra le diverse bande organizzate, una in particolare ha preso nel corso degli anni sempre più piede, seminando terrore e violenza con ferocia sanguinaria tra le popolazioni. Questo gruppo armato ha assunto nel giugno del 2014 il nome di Stato Islamico 5. 2. IS: LO STATO DEL TERRORE " Ci sono due tipi di terrore, buono e cattivo. Quello che pratichiamo noi è un terrore buono. Non cesseremo mai di uccidere loro e chiunque li appoggi" . Osama Bin Laden Questa "nuova organizzazione”, si è resa responsabile di gravissime distruzioni nei confronti dei beni culturali, ma non è stato il primo gruppo islamico a compierle. Nel 2001, i Talebani afghani distrussero con la dinamite i monumentali Buddha di Bamiyan, due enormi statue alte 55 e 33 metri scolpite nella pietra a 230 chilometri da Kabul. Uno dei crimini più odiosi contro uno dei Patrimoni dell'Umanità dichiarati dall'Unesco di cui si sono macchiati i Talebani sotto la guida del Mullah Omar, che 4 Ibidem, pp. 236-237 5 Stato Islamico, abbreviato IS, è il nome che si è dato un'organizzazione jihadista salafita © Mediterranean Insecurity – 2018 - - www.mediterraneaninsecurity.it
considerava ''simboli pagani'' quelle rappresentazioni d’inestimabile valore. Rispondendo alla denuncia globale per la distruzione dei Buddha, i Talebani risposero che l'azione era stata decisa per protestare contro l'attenzione che la comunità internazionale dimostrava per le statue mentre il popolo afghano soffriva la fame, riducendoli ad un cumulo di polvere e macerie e distruggendo due opere rispettivamente di 1.500 e 1.800 anni d’età. Distruzioni importanti di beni culturali sono state compiute negli anni scorsi anche dall’ala africana di Al Qaeda, AQMI, in particolar modo a monumenti di carattere storico e religioso a Timbuctu, conosciuta come la “Città dei 33 Santi”. Timbuctu è stata per diversi secoli – soprattutto tra il XIII° e il XVI° secolo – uno dei più importanti centri culturali dell’Islam, in cui studiavano decine di migliaia di studenti islamici. Nel 2012 gruppi islamisti che controllavano l'antica città nella parte nord occidentale del Mali distrussero alcuni siti di Timbuctu, città del Mali, dichiarata patrimonio dell’umanità dall’Unesco. Vennero danneggiati importanti mausolei dei santi musulmani e l’ingresso di una moschea, applicando in questo modo la loro interpretazione estremista della sharia che considera vietato il ricordo e la venerazione dei santi. Tornando allo Stato Islamico, va detto che negli ultimi anni ha cambiato molto spesso nome: originariamente questo gruppo armato faceva parte di Al Tawhid al Jihad, per poi cambiare nome e diventare ISI (lo Stato islamico in Iraq) e affiliarsi successivamente ad Al Qaeda, prendendo il nome di al Qaeda in Iraq. Nel 2013, infine, mirando all’annessione della branca siriana del gruppo jihadista affiliato ad al Qaeda, l'organizzazione prese il nome di ISIS o ISIL (Stato Islamico dell'Iraq e del Levante al-Sham). Conseguentemente alla proclamazione, da parte di Abu Bakr al-Baghdadi, della nascita del Califfato nel giugno 2014, l'IS è diventato lo Stato Islamico (IS). Per la prima volta, dopo la seconda guerra mondiale, una forza armata di grandi potenzialità ha cercato di ridisegnare i confini geografici del Medio Oriente che furono delineati nel corso della storia dai francesi e inglesi. Lo Stato Islamico ha combattuto una guerra di conquista e di fatto cancellato i confini fissati dall'Accordo Sykes-Picot6 firmato il 16 maggio 1916. Quel che discerne l'IS e il suo successo da ogni altro tipo di organizzazione è la sua modernità e il suo pragmatismo. "L'incubatrice dello Stato Islamico sono state la globalizzazione e la 6 www.movisol.org/sykes-Picot.pdf, 10 febbraio 2016. © Mediterranean Insecurity – 2018 - - www.mediterraneaninsecurity.it
tecnologia moderna"7. Nessuna organizzazione armata mediorientale aveva mai promosso nel passato un potere politico di queste dimensioni, specialmente con i finanziamenti del Golfo. L'IS è una macchina del terrore, una minaccia che viene avvertita specialmente dalle Nazioni confinanti con la Siria e l'Iraq e nel luglio 2014 ha fatto la sua comparsa nei villaggi giordani, occupando perfino la città di Arsal. Un potere politico basato soprattutto sulla paura, che vieta di fumare, di utilizzare la macchina fotografica, che obbliga le donne ad andare in giro completamente coperte non potendo indossare pantaloni, che vieta alla donna di poter viaggiare se non in presenza di un famigliare maschio. Un potere che al tempo stesso è impegnato in una pulizia religiosa attuata mediante una forma di proselitismo molto aggressiva. In nome di questa pulizia religiosa l'IS giustifica le azioni terroristiche promuovendo il nome di Allah, con l'intento di riportare l'Islam alla sua gloria passata. L'importanza della religione islamica è visibile nella stessa bandiera nera che viene sventolata dai membri di questo Stato, una bandiera che è legata all'Islam fin dalla sua nascita. Secondo la tradizione, infatti, Maometto sedeva sotto uno stendardo nero ricavato dal velo della moglie Aisha per diffondere la parola ai suoi seguaci. «testimonio che non c'è altro dio all'infuori di Dio e testimonio che Maometto è il suo profeta»8. La scritta in arabo riportata sulla parte alta della bandiera è la shahada, la professione di fede islamica. «Ašhadu an lā ilāha illā Allāh wa ašhadu anna Muḥammad rasūl Allāh», ovvero «Testimonio che non c'è divinità se non Dio (Allāh) e testimonio che Maometto è il Suo Messaggero »8. 7 Napoleoni L., Is lo Stato del Terrore, cit., p. 14. 8 http://www.lettera43.it/capire-notizie/is-il-significato-della-bandiera_43675176615.htm © Mediterranean Insecurity – 2018 - - www.mediterraneaninsecurity.it
Ed è sempre in nome di Allah, in nome di questa Pulizia religiosa, che l'Is compie periodicamente atti atroci di violenza come attacchi terroristici, attacchi suicidi nei confronti di obiettivi civili, decapitazioni, depredazioni di beni culturali 9. 3. LA PULIZIA CULTURALE Una delle tante attività promosse dallo Stato Islamico è proprio l'abolizione di quel Patrimonio Culturale che racconta la nostra storia, le nostre conquiste, le nostre culture, ciò che costituisce la ricchezza di una popolazione. "Cultural heritage is an important component of the cultural identity of communities, groups and individuals, and of social cohesion, so that its intentional destruction may have adverse consequences on human dignity and human rights”10. Come i nazisti prima di loro, oggi i gruppi terroristici fondamentalisti islamici distruggono l'arte che oltraggia i loro valori, con la scusa di proteggere le persone dall'influenza corrosiva dell'arte. Nella logica di un fanatismo religioso così estremo, non può meravigliare il fatto che il furore distruttivo dell'IS si sia accanito contro monumenti, opere, siti archeologici, presenti in Siria e in Iraq, i quali appartengono all'età più odiosa e detestabile del politeismo preislamico11. Come abbiamo visto, in passato anche i talebani se la presero con le opere d'arte distruggendole, come ad esempio le statue di Buddha abbattute nel 2001 mentre al Qaeda distrusse operazioni contro la moschea di Timbuctu avvenuta nel luglio del 2012. La differenza, però, tra l'IS e le organizzazioni jihadiste passate sta nel fatto che la lotta all'idolatria svolta per mano dei talebani e di Al Qaeda era una dei tanti moventi dietro alla devastazione delle opere d'arte mentre per lo Stato Islamico sembra quasi essere il movente principale. In particolar modo, una delle differenze principali sta nel rapporto che esse hanno con il passato. Gli altri jihadisti si limitavano a ispirarsi ai primi anni dell’Islam, l’IS da parte sua, invece, vuole letteralmente portare indietro il mondo arabo al VII secolo. Gruppi come, ad esempio, quello di Al-Qaeda guardavano ai tempi del profeta e dei suoi immediati successori come un modello irraggiungibile da imitare, senza mai voler 9 Napoleoni L., Is lo Stato del Terrore, cit. 10 Ferri P. G., Terrorism and cultural heritage, cit. 11 Matthiee P., Distruzione, saccheggi e rinascite, cit © Mediterranean Insecurity – 2018 - - www.mediterraneaninsecurity.it
ricreare quel mondo. Lo Stato islamico, al contrario, si propone proprio di ricostruire, nel Ventunesimo secolo, la società degli immediati successori di Maometto. Quando ha dichiarato la nascita del “Califfato”, il gruppo jihadista intendeva esattamente questo, ossia, la creazione di un equivalente contemporaneo del regno dei cosiddetti “Califfi ben guidati”, i quattro successori di Maometto che guidarono la comunità musulmana tra il 632 e 66112. Il loro estremismo ha portato ad una vera e propria "Pulizia Culturale", ovvero, una strategia internazionale che mira a distruggere la coesione sociale ed eliminare la diversità culturale attraverso attacchi liberi contro quelle persone che vengono identificate in base al loro background culturale, etnico o religioso e tramite degli attacchi diretti a distruggere i loro luoghi di culto e di memoria. Questa pulizia culturale, che può essere riscontrata specialmente in Siria e in Iraq, viene attuata tramite attacchi contro beni culturali, quindi contro quelle espressioni fisiche, costruite della cultura, quali monumenti ed edifici ma anche nei confronti delle minoranze e delle espressioni immateriali della cultura, come usi, costumi e credenze. Una vera e propria "protesta globale"13 guidata dai militanti dello Stato Islamico che demoliscono monumenti antichi tramite esplosivi, mazze, picconi, armi automatiche, martelli pneumatici e bulldozer. Atti che vengono ripresi dagli stessi membri dell'IS, i quali documentano, tramite foto e video, il loro lavoro, la loro "opera d'arte"14. Massimo esempio fu il video girato quando i militanti dello Stato Islamico hanno attaccato e distrutto con gli esplosivi gran parte delle antiche mura della città assira di Ninive, in Iraq e le due statue leonine alle porte di Raqqa, in Siria, capitale dello Stato islamico. Antiche mura della città di Ninive15 12 Matthiee P., Distruzione, saccheggi e rinascite, cit 13 Napoleoni L., Is lo Stato del Terrore, cit., p. 27. 14 Ferri P. G., Terrorism and cultural heritage, cit. 15 Spiana bulldozer antiche mura. © Mediterranean Insecurity – 2018 - - www.mediterraneaninsecurity.it
Nel febbraio del 2015 gli attacchi sono continuati con le riprese sulla distruzione delle opere esposte nel museo archeologico di Mosul, situato in Iraq, in gran parte provenienti dalle rovine della città assira di Hatra. Per poi proseguire il 5 marzo 2015 con la dichiarazione di abbattimento, tramite bulldozer, dell'antica città assira di Nimrud, la cui costruzione risaliva al XIII secolo a.C. in Iraq, non lontano dal sito archeologico di Mosul. La loro pulizia culturale, nel marzo del 2015, è stata inarrestabile. Un furore che si è scagliato contro qualsiasi traccia della civiltà preislamica, di religioni concorrenti, come quella sciita ma anche contro i mausolei islamici considerati una forma di idolatria in contrasto con l’interpretazione massimalista della Sunna. Le aggressioni al Patrimonio Culturale sono proseguite con l'assalto della antica città assira di Hatra, la quale venne distrutta con pesanti martellate e a colpi di kalashnikov. La furia dell'IS, documentata da una ripresa fatta da un militante, si abbatte sulle statue e le maschere presenti sulle mura della città16. Statua della città di Hatra distrutta a picconate17 4. PALMIRA: LA SPOSA DEL DESERTO La collera dello Stato Islamico ha raggiunto la sua vetta più alta il 20 maggio del 2015 con la conquista, nell'area siriana, di Palmira, uno dei complessi archeologici di più straordinario significato e suggestione a scala mondiale. 16 Dati forniti dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale Reparto Operativo. 17 Iraq, liberata l’antica città di Hatra, patrimonio Unesco - http://www.askanews.it/video/2017/04/26/iraq- liberata-lantica-citt%C3%A0-di- hatra-patrimonio-unesco-20170426_video_17042831/ © Mediterranean Insecurity – 2018 - - www.mediterraneaninsecurity.it
Palmira è famosa, fin dall'antichità, per i suoi templi religiosi e per le altre strutture grandiose ed è uno dei più importanti centri culturali del mondo antico e il suo sito archeologico è stato dichiarato Patrimonio dell'Umanità dell'UNESCO. La città è conosciuta tra gli studiosi di storia antica soprattutto per essere stata la capitale del Regno di Palmira sotto il governo della regina Zenobia. Il regno di Palmira fu uno dei territori periferici dell’Impero romano dotato di maggiore autonomia dove la regina Zenobia fu l’unico vero personaggio femminile rilevante in una posizione di potere nella storia dell’Impero romano. Palmira fu un importante nodo commerciale già ai tempi degli Assiri ma la sua importanza crebbe specialmente sotto la dinastia dei Seleucide (323 a.C) e sotto il governo dell'Impero Romano, che ne fecero una loro provincia, prima di diventare il Regno indipendente governato da Zenobia. La città è stata per lungo tempo un vitale centro carovaniero per i viaggiatori che attraversavano il deserto siriaco per collegare l'Occidente, dove si trovavano le principali città dell'Impero Romano, con l'Oriente tanto da essere soprannominata la "Sposa del Deserto". Matthiee P., Distruzione, saccheggi e rinascite, cit., pp. 241-24718. Una Sposa del Deserto che è stata tenuta in ostaggio per dieci mesi dallo Stato Islamico. L'IS impossessatasi della città nel maggio del 2015, nell'agosto iniziò la sua "pulizia culturale" nel sito archeologico, facendo esplodere e radendo al suolo uno dei gioielli dell'architettura di Palmira, il Tempio di Baalshamin, il quale fu costruito tra il I e il II secolo d.C. 18 Matthiee P., Distruzione, saccheggi e rinascite, cit., pp. 241-247 © Mediterranean Insecurity – 2018 - - www.mediterraneaninsecurity.it
Tempio di BaalShamin prima e dopo la sua distruzione19 Le devastazioni proseguirono in giugno, con l'abbattimento del Leone di Al-lat, importantissima statua, la quale raffigurava sotto forma leonina la dea Allat, una dea del pantheon arabo preislamico. Ricostruzione del Leone di Al-lat.20 La sua furia non si arrestò ma continuò con la distruzione del Tempio di Bel, costruito durante il regno di Tiberio per proseguire con l'abbattimento di alte torri funerarie della necropoli, dopo essere state saccheggiate delle decorazioni presenti. Nell’ottobre dello stesso anno l'IS ha proseguito con la distruzione di un altro importante edificio antico della città di Palmira, l'arco di Trionfo. Edifico chiamato anche Arco di Settimo Severo dal nome dell'imperatore romano sotto il cui regno fu costruito. 19 www.repubblica.it 20 www.wikipedia.org © Mediterranean Insecurity – 2018 - - www.mediterraneaninsecurity.it
Palmira - Arco di Trionfo prima della distruzione21. Una Sposa del Deserto che era ammirata da milioni di visitatori di ogni paese, una bellezza fuori dal tempo in uno spazio ammaliante, celebre per i tramonti rosseggianti che facevano irradiare le tipiche pietre rosate dei suoi monumenti e una città diventata, oramai, martire del Patrimonio Culturale Mondiale. La brutalità dell'IS fu inarrestabile, raggiungendo culmini inimmaginabili. Nell'agosto i militanti dello Stato Islamico resero pubblica l'esecuzione, presso Palmira della decapitazione di un alto funzionario del Ministero della Cultura, il quale fu il responsabile per quarant'anni delle antichità di Palmira. Tramite questa azione è possibile osservare l'inciviltà dello Stato Islamico il quale non si ferma solo al Patrimonio Culturale. Tuttavia, l'atteggiamento dell'IS verso il patrimonio culturale è di una singolare e paradossale duplicità. I militanti dello Stato Islamico hanno provocato una "protesta globale"22 attaccando i monumenti storici, difendendo la distruzione dei manufatti culturali con la scusa che esse rappresentavano culture pre-islamiche. Dietro le quinte, però, lo Stato Islamico ha saccheggiato e rivenduto, tranquillamente, i piccoli oggetti antichi originari dall' Iraq, Siria e altri territori, guadagnando milioni di dollari23. 5. IL MERCATO NERO DELLE OPERE D'ARTE Il mercato nero delle opere d'arte e dei reperti archeologici è sempre esistito nella storia. Come i nazisti prima, oggi lo Stato Islamico distrugge ogni tipo di forma artistica che 21 Palmira - Arco di trionfo. (Palmira, dal nome greco , Palmyra (Παλμύρα), dall'originale aramaico, Tadmor, che significa 'palma', II millennio a.c.) - webitmag.it 22 Ibidem, nota 13. 23 Matthiee P., Distruzione, saccheggi e rinascite, pp. 241-247 © Mediterranean Insecurity – 2018 - - www.mediterraneaninsecurity.it
oltraggia i suoi valori ma, successivamente, le opere, derivanti dagli scavi illeciti, vengono vendute sul mercato antiquario internazionale per finanziare le attività dello stesso IS, compreso naturalmente l'acquisto di armamenti. Qualsiasi cosa genuina, preziosa e abbastanza piccola da poter essere trasportata è venduta dai militanti dello Stato Islamico. Il commercio delle opere trafugate da parte dell'IS è divenuto sempre più organizzato grazie alla conquista di più territori. Il "Califfato" dispone di diverse attività di autofinanziamento, come quella del gas e del petrolio, incorporando negli ultimi anni le sue entrate finanziare con l'attività degli scavi clandestini. La vendita dei reperti archeologici, secondo i funzionari iracheni, è stata la seconda più importante attività del gruppo terroristico, dopo la vendita di petrolio, che permette ai militanti di guadagnare decine di milioni di dollari. Un commercio che rappresenta una delle principali fonti di autofinanziamento per molti gruppi armati. Un’attività che non risulta essere una novità in questi territori. Lo stesso Al-Qaeda e i talebani erano, infatti, protagonisti ben noti del commercio illegale dell'arte24. Lo Stato Islamico saccheggia sistematicamente la Siria e l'Iraq per tranne profitto, tale attività, a causa anche degli attacchi aerei statunitensi che hanno danneggiato le infrastrutture, ha quasi sostituito il commercio del petrolio e del gas. L'IS ha saccheggiato siti antichissimi, dando alle fiamme diverse librerie e ha demolito vecchie città irachene e siriane. Questa pulizia culturale si è diffusa come un virus che va oltre l’Iraq e la Siria per infettare Libia, Yemen, Mali, e l'Egitto, minacciando anche il Libano e la Giordania. Quello che i saccheggiatori non distruggono vendono per finanziare le loro operazioni e diffondere ulteriormente l'estremismo islamico. Attualmente il Califfato possiede il controllo di oltre un terzo dei siti archeologici iracheni e siriani25. 6. COME AVVENGONO I SACCHEGGI? Per i militanti dell'IS è usuale riprendersi durante i loro atti barbarici, documentando in questo modo la distruzione di siti archeologici, di musei, decapitazioni e altre scorrerie, come parte di quello che viene definita "guerra su falsi idoli". 24 Ferri P. G., Terrorism and cultural heritage, cit 25 Dati forniti dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale Reparto Operativo. © Mediterranean Insecurity – 2018 - - www.mediterraneaninsecurity.it
In aree di crisi sono presenti, comunemente, cercatori esperti o dilettanti di opere d'arti. I saccheggiatori sono alla disperata ricerca di un reddito e desiderosi di vendere quello che possono, di solito attraverso Beirut o, sempre più spesso, tramite i confini turchi e la Giordania. Per evitare il rilevamento e per mantenere un basso rischio, i beni culturali sono nascosti in Turchia, Siria e Iraq. Nelle aree controllate dall'IS erano presenti ricche zone di siti archeologici e l'autoproclamato "califfato" ha implementato, nel suo territorio, un sistema basato sulla tassazione del bottino di guerra. Un sistema in passato basato sulla supervisione ma che ha poi previsto un totale controllo da parte dell'IS. Secondo le prove finora raccolte, l'IS impone una tassa del 20 percento del valore dei beni presenti nei siti archeologici che vengono rubati. Gli scavatori clandestini per poter operare, nei territori controllati dallo Stato Islamico, necessitano di una autorizzazione da parte di questi e solo successivamente possono iniziare i "lavori"26. Essenzialmente vengono qualificati due tipi di distruzioni che portano a due tipi di vendite nel commercio illegale delle opere d'arti. Delle volte lo Stato Islamico distrugge falsi reperti archeologici rivendendo, successivamente, il reperto originale nel mercato nero, così le loro attività illegali sono finanziate da frammenti di opere che risultano essere una manovra di riciclaggio particolarmente insidiosa27. Questo tipo di condotta è molto utile per i contrabbandieri e gli intermediari che operano in questo campo considerato che un oggetto frammentato risulta essere più facilmente nascondibile. In generale, i frammenti non attirano l'attenzione dei controlli di polizia, poiché viene attribuito loro poco valore. Attraverso questa prassi, paradossalmente, l'organizzazione criminale guadagna maggiori profitti in termini economici, creando un contatto forte con gli acquirenti. Nonostante la distruzione sia un’azione svolta dal terrorismo per principi ideologici, questa pratica diventa una politica di vendita studiata e intenzionale da parte dei mediatori e dei trafficanti. Per gli stessi acquirenti questa pratica risulta essere più sicura poiché l'acquisto di grandi opere procurerebbe un maggior sospetto. "The purchasers of fragments appear to be 'meritorious' for having contributed to save a cultural object condemned to disappear"28. 26 Ferri P. G., Terrorism and cultural heritage, cit 27 Dati forniti dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale Reparto Operativo 28 Ferri P. G., Terrorism and cultural heritage, cit., p. 4. © Mediterranean Insecurity – 2018 - - www.mediterraneaninsecurity.it
Il mercato nero delle opere d'arte segue delle vie ben definite e delle rotte commerciali ben note. Grazie a degli studi effettuati e grazie a delle interviste recentemente pubblicate, affiora che le opere trafugate dallo Stato Islamico passano attraverso la Turchia per poi passare tramite la Bulgaria per approdare in Occidente. Grazie ad un documentario-inchiesta di Ingo Gilmore29, da parte della National Geographic, viene avvalorata la presenza di un gruppo di attivisti siriani sotto copertura, chiamati 'Monuments Men' moderni, i quali sono riusciti a filmare i militanti dello Stato Islamico violare la terra come se fosse una caccia al tesoro. I monuments men hanno il compito di registrare non solo il reperto in sé ma anche dargli una collocazione geografica, poiché risalire alla provenienza del monumento rimosso risulta essere un'operazione complessa. Attraverso le scoperte fatte dalla National Geografiphic Society30 risulta possibile, sulla base di diverse testimonianze, che i beni trafugati dalle diverse distruzione per mano dell'IS siano trasportati in Occidente essenzialmente tramite il passaggio per la Turchia e la Bulgaria poiché grazie alla sua posizione geografica di quest’ultima è ormai da tempo l'accesso ai ricchi mercati europei. Essa è ben nota come punto di transito di bande criminali che trafficano armi, droghe e reperti archeologici. I manufatti di contrabbando viaggiano molto spesso tramite conducenti di fiducia e delle volte anche tramite profughi disperati che, scappando dalla guerra, raggiungendo l'Europa. I tradizionali punti di ingresso nell'Unione Europea, per questo tipo di contrabbando, sono la Bulgaria, Cipro, la Grecia e l'Italia. Quando un bene culturale arriva in Europa, il rivenditore deve cercherà di creare uno status giuridico di importazione. A questo proposito, i beni culturali provenienti da zone di crisi sono molto spesso soggetti a manipolazioni reali o fittizi volti sia a rimuovere o oscurare la loro vera provenienza e la loro esportazione illecita. Attraverso lo svolgimento di diverse indagini, si è riscontrata la presenza di diversi beni culturali provenienti dall'abbattimento del sito archeologico di Palmira, in Turchia. Non si hanno, tuttavia, grandi ritrovamenti di reperti trafugati venduti dall'IS. Un possibile reperto sottratto e venduto da questi fantasmi terroristici è un rilievo funerario 29 La National Geographic Society (NGS) è una delle più grandi istituzioni scientifiche ed educative non profit al mondo, la cui sede si trova a Washington, negli Stati Uniti. 30 L'obiettivo storico della National Geographic Society è da sempre quello di «incrementare e diffondere la conoscenza geografica e allo stesso tempo di promuovere la protezione della cultura dell'umanità, della storia e delle risorse naturali - Documentario: Il Mercato nero dell'Arte, National Geographic, 2016. » © Mediterranean Insecurity – 2018 - - www.mediterraneaninsecurity.it
trovato dal comando operativo dei Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale italiano in Lombardia. Rilievo funerario di Palmira rappresentante tre personaggi (probabilmente il padre al centro e i due figli ai lati) che solenni nei loro sguardi assorti, poggiano le mani sul panneggio dell'abito31 Tale rilievo appartiene alla Torre di Elahbel era una torre di quattro piani, a base approssimativamente quadrata, costituita da grandi blocchi di arenaria. Il piano terra era leggermente più grande, andando a restringersi salendo verso i piani superiori. Era presente un'unica porta sul lato meridionale del piano terra. A sovrastare l'ingresso si trovavano un'iscrizione e una nicchia sormontata da un arco a tutto sesto, simile a un piccolo balcone, con finestra. All'interno gli ambienti erano decorati con pilastri corinzi e soffitti a cassettoni. La torre era suddivisa in loculi che andavano ad accogliere i sarcofagi dei defunti di Palmira ogni cella era sigillata con un'immagine intagliata e dipinta, raffigurante il defunto. Fu parzialmente ricostruita dopo la visita dell'archeologa Gertrude Bell nel 1900, rendendo accessibili la camera superiore e il tetto della torre tramite una scala. Questo rilievo funerario, in particolare, rientra nella tipologia delle lastre figurate utilizzate come elemento di chiusura dei loculi presenti nelle grandi tombe a camera presenti nelle tombe più ricche della cosiddetta "Valle delle Tombe" di Palmira”. 31 Foto scattata alla mostra del "l'Arma per l'Arte e la Legalità", Galleria Nazionale di Arte Antica di Roma Palazzo Barberini, ottobre 2016 © Mediterranean Insecurity – 2018 - - www.mediterraneaninsecurity.it
Valle delle tombe di Palmira32 7. ANDREW KELLER: L'ASPETTO FINANZIARIO DELL'IS Nel settembre del 2015 il Vice Assistente Segretario per la Counter Threat Finance and Sanctions (TFS), del dipartimento di Stato degli Affari Economici e Commerciali (EB), Andrew Keller, ha tenuto una conferenza a New York per documentare il traffico di antiquariato da parte dell'IS. Andrew Keller, in qualità di co-leader per gli sforzi del Governo degli Stati Uniti d'America per contrastare le finanze dell'IS, ha il compito di studiare e raccogliere il maggior numero di dati riguardo tutti i tipi di flussi di reddito che entrano nelle tasche dello Stato Islamico. In particolar modo la sua attenzione si è rivolta verso il flusso ricavato dallo sfruttamento dei beni culturali33 . Si presume, secondo alcuni studi riportati dal Governo americano, che lo Stato Islamico, rispetto ad ogni altro tipo di organizzazione terroristica, si differenzia essenzialmente per due fattori: in primo luogo ha un accumulo di ricchezza senza precedenti e, in secondo luogo, è considerata l'unica organizzazione che non si basa su donatori per raccogliere fondi. Tramite alcune statistiche riportate dal Governo americano si può riscontrare come l'IS abbia guadagnato circa un miliardo di dollari solo nel 2014. 32 Keller A., Documenting ISIL's Antiquities Trafficking: The Looting and Destruction of Iraqi and Syrian Cultural Heritage: What We Know and What Can Be Done, in "The Metropolitan Museum of Art", 29 settembre, 2015 33 Keller A., Documenting ISIL's Antiquities Trafficking: The Looting and Destruction of Iraqi and Syrian Cultural Heritage: What We Know and What Can Be Done. © Mediterranean Insecurity – 2018 - - www.mediterraneaninsecurity.it
La maggior parte delle risorse derivano, infatti, dal loro controllo sul territorio, dalla vendita di petrolio, dalle estorsioni e dal saccheggio delle risorse naturali sotto il suo controllo. L'antichità è un'altra risorsa molto importante che ha acquisito sempre più piede negli ultimi anni. Lo Stato islamico, pertanto, si è esteso su una superficie che comprende ben 5000 siti archeologici. Il Governo degli Stati Uniti ha riscontrato che l'IS abbia probabilmente guadagnato diversi milioni di dollari dalla vendita di antichità nel 2014 ma la quantità precisa non è nota, poiché probabilmente non si è in grado di dare un valore specifico a questa attività. Certa è invece l'idea che l'IS sia coinvolto, con grande profitto, nel traffico di antichità. Il 16 maggio del 2015, le forze speciali degli Stati Uniti hanno fatto irruzione nel 'compound' siriano di Abd al-Rasul Sayyaf, il capo del petrolio e del gas dello Stato Islamico, il quale è anche il responsabile della divisione e gestione dei reperti archeologici. I documenti che sono stati sequestrati in questo raid, dimostrano come l'IS sia ben organizzato per il traffico di antichità saccheggiate, attività che assorbe notevoli risorse amministrative e logistiche. Soprattutto tali documenti certificano i reali benefici che lo Stato Islamico trae da questa attività. Schema che identifica la leadership ISIL Divisione Antichità nei governatorati occidentali34 Questo schema rappresenta un documento scritto dal capo ufficio amministrativo (Diwan) che è stato ritrovato durante il raid, il quale esplica la divisione interna del 34 Keller A., Documenting ISIL's Antiquities Trafficking: The Looting and Destruction of Iraqi and Syrian Cultural Heritage: What We Know and What Can Be Done, in "The Metropolitan Museum of Art", 29 September 2015 © Mediterranean Insecurity – 2018 - - www.mediterraneaninsecurity.it
Reparto di Antichità che vede un'unità dedicate alla ricerca di siti noti, una dedicata all'esplorazione di nuovi siti, una per la commercializzazione di antichità, una per gli scavi ed infine una per l'amministrazione. Da un altro documento ritrovato emerge come Abd al-Rasul Sayyaf sia stato anche responsabile per il controllo e la divisone del petrolio e del gas siriano e che sia stato nominato anche capo della Divisione Antichità in Al Sham Wilayahs. Dal ritrovamento, attraverso un raid, di un vasto assortimento di manufatti reali, è stato riscontrato che il militante Abd al-Rasul Sayyaf fosse a capo del reparto antichità. La refurtiva comprendeva un assortimento di reperti archeologici e frammenti di oggetti storici, articoli moderni e contemporanei e repliche di antichità. Ritrovamenti presso il reparto di Abu Sayyaf35. Ogni azione intrapresa da parte dell'IS è ben divisa e articolata. Nel settore “vendita di antichità” l'IS ha un totale controllo del traffico, imponendo una tassazione di vendita, effettuata da altri, pari al venti percento. I membri dello Stato Islamico hanno il potere di autorizzare alcuni individui per scavare e supervisionare lo scavo di manufatti nei diversi territori controllati da IS nello stesso tempo possono detenere chiunque sia alla ricerca di manufatti senza la preventiva approvazione del Diwan delle risorse naturali. I documenti scoperti dal raid presso il reparto di Abd al-Rasul Sayyaf confermano che l'IS sta raccogliendo un 20 per cento, chiamato "Khums fiscale" sui proventi di saccheggio, che il gruppo ha applicato su tutto il territorio che controlla. Durante il raid fu ritrovato, inoltre, un libro contenete undici ricevute per la vendita di antichità tra il 6 dicembre 2014 e il 26 marzo 201536. Le entrate sono firmate dai diversi funzionari che lavorano nella Divisione Antichità. 35 http://www.state.gov/e/eb/rls/rm/2015/247739.htm#OrgChart 36 Dati forniti dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale Reparto Operativo. © Mediterranean Insecurity – 2018 - - www.mediterraneaninsecurity.it
Le ricevute di Khums fiscale ritrovate ammontano a più di $ 265.000 e suggeriscono un totale delle transazioni di vendita del valore di oltre 1,25 milioni di dollari37. Oltre alla concessione di licenze, saccheggi e la raccolta della tassa sulle vendite Khums, l'IS è anche impegnata a prevenire la presenza di persone non autorizzate al saccheggio. Il memorandum amministrativo numero 5, del comitato di sorveglianza generale dell'IS mostra come la struttura della Divisione Antichità sia ben organizzata e preveda delle regole ben precise. Tale memorandum vieta, infatti, ai membri dell'IS lo scavo di siti archeologici a meno che essi non abbiano ricevuto un permesso timbrato dalla stessa Divisone Antichità. Essa vieta i membri dell'IS, i quali non fanno parte di tale Divisione, di dare il permesso di saccheggio. Questo memorandum delinea delle regole ben precise da rispettare e si conclude avvertendo minacciosamente che chiunque disattenda l'ordinanza, sin dalla sua data di emissione, è considerato disobbediente a questo ordine ed è soggetto a sanzione in conformità alla legge della Sharia38. “Lo Stato Islamico ha portato avanti un progetto di pulizia culturale e il patrimonio artistico è ormai uno dei loro obiettivi primari. Il loro scopo è usare l'orrore per paralizzarci. Sanno che colpendo luoghi storici, che sono davvero Patrimonio dell'Umanità, tutti soffriamo. Dobbiamo reagire, trattare questi attacchi alla cultura alla stregua di ogni altra questione di sicurezza internazionale, alla stregua di un'emergenza. Perché è chiaro ormai che nella perversa strategia dei jihadisti si tratta della stessa cosa. Il Patrimonio Culturale è legato all'identità dei popoli. Non è solo questione di vecchie pietre, ma dei valori a esse connesse. Valori che parlano di tolleranza, di dialogo, di convivenza e mutuo rispetto. All'inizio del conflitto in Siria, alla nascita dell'IS, le preoccupazioni verso il Patrimonio Culturale non erano al centro delle agende. Si pensava solo a come salvare le persone. Ora si è capito che non si tratta di scegliere tra persone e pietre. Si tratta di un'unica battaglia"39. 37 Documenting ISIL's Antiquities Trafficking, cit. 38 Discorso tenuto nel 2015 dal Direttore Generale dell'Unesco Irina Bokova, tratto dal libro di Matthiee P., Distruzione, saccheggi e rinascite, cit., pp. 246-247 39 Canino G., Il Ruolo Svolto dall'UNESCO nella Tutela del Patrimonio Culturale e Naturale Mondiale. In Ciciriello M. C. ( a cura di), La protezione del patrimonio culturale e naturale a venticinque anni dalla convenzione dell'UNESCO del 1972, Editoriale Scientifica, 1999. © Mediterranean Insecurity – 2018 - - www.mediterraneaninsecurity.it
CAPITOLO II LA PROTEZIONE DEL PATRIMONIO CULTURALE NEL DIRITTO INTERNAZIONALE 1. LO SVILUPPO DELLA PROTEZIONE CULTURALE: PRIMA DELLA SECONDA GUERRA MONDIALE La pratica del “bottino di guerra” è sempre esistita durante ogni tipo di conflitto tra le diverse nazioni. Tradizionalmente, infatti, il saccheggio era visto dalle nazioni come un tributo della battaglia vinta. Un'attività che, tuttavia, è sempre stata denunciata fin dalla sua nascita. Sia i filosofi greci che romani denunciarono la distruzione di quei beni che venivano usurpati solo per vendetta nei confronti dei nemici. Anche gli stessi membri della chiesa cattolica condannarono quel tradizionale depredamento, richiedendo una protezione delle chiese poiché ritenute dei luoghi sacri. Tuttavia, soltanto molti secoli dopo, il Diritto Internazionale ha iniziato a proteggere i diversi siti archeologici e i diversi beni culturali presenti nel mondo dai danni provocati dalla guerra40. Si conclusero i primi accordi Internazionali, ovvero le Convenzioni dell'Aja sulle leggi e i costumi di guerra del 1899 e 1907 e nel patto di Washington del 15 aprile 1935. Questi accordi, complementari l'uno all'altro, si riferiscono inter alia alla protezione dei siti archeologici e culturali, un principio che doveva essere considerati come imprescindibile e ispiratore per la pianificazione militare. Le Convenzioni adottate all’Aja, in occasione delle Conferenze diplomatiche del 1899 e del 1907 sono state i primi strumenti giuridici internazionali a codificare le norme che i belligeranti devono osservare durante le ostilità. Fra le quindici Convenzioni che attualmente costituiscono il "diritto dell'Aja" si ricordano: la II Convenzione internazionale dell'Aja 1899 sulle leggi e gli usi della guerra terrestre e la Convenzione sulla protezione dei naufraghi durante la guerra marittima e le Convenzioni V e XIII del 1907 che definiscono i diritti e doveri delle Potenze e delle persone neutrali rispettivamente nella guerra terrestre e in quella marittima.41 40 Carnahan B. M., Lincoln, Lieber, and the Laws of War: The Origins and Limits of Principle of Military Necessity, U.S War Department, General Orders, 1998 41 https://www.esteri.it/mae/it/politica_estera/temi_globali/diritti_umani/il_diritto_internazionale_umanitario.ht ml © Mediterranean Insecurity – 2018 - - www.mediterraneaninsecurity.it
L’importanza della Convenzione dell'Aja stipulata nel 1899, è quella che i danni arrecati ai beni culturali, a qualsiasi popolo essi appartengano, costituiscono danno al Patrimonio Culturale dell'Umanità intera, poiché ogni popolo contribuisce alla cultura mondiale, considerando che la conservazione del Patrimonio Culturale ha grande importanza per tutti i popoli del mondo e che interessa assicurarne la protezione internazionale tutelando tutte le proprietà, d'arte e scientifiche, come proprietà private e proibisce ogni tipo di saccheggio dei diversi beni culturali42. Seguendo le orme della Convenzione del 1899, la Convenzione del 1907, specifica nell’articolo 47 che il saccheggio è formalmente proibito e nell’articolo 56 i beni dei comuni, quelli degli istituti consacrati ai culti, alla carità e all’istruzione, alle arti e alle scienze, anche se appartenenti allo Stato, saranno trattati come la proprietà privata. Ogni sequestro, distruzione o danneggiamento intenzionale di tali istituti, di monumenti storici, di opere d’arte e di scienza, è proibito e dev’essere punito43. Immagine rappresentante la Convenzione dell'Aja del 190744 Il vero obbiettivo della convenzione del 1907 è soprattutto visibile all'interno dell'articolo 27 della stessa: "In sieges and bombardments all necessary steps must be taken to spare, as far as possible, buildings dedicated to religion, art, science, or charitable purposes, historic monuments, hospitals, and places where the sick and wounded are collected, provided they are not being used at the time for military purposes. It is the duty of the besieged to indicate the presence of such buildings or places by distinctive and visible signs, which shall be notified to enemy beforehand"45. 42 Convenzione per la protezione dei Beni Culturali in caso di conflitto armato 43 IV Convenzione dell'Aja 1907 concernente le leggi e gli usi della guerra per terra 44 https://it.wikipedia.org/wiki/Convenzioni dell%27Aia del 1899 e del 1907 45 Articolo 27, the 1907 IV Hague Regulations, Regolamento concernente le leggi e gli usi della guerra per terra © Mediterranean Insecurity – 2018 - - www.mediterraneaninsecurity.it
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