La Santità al Femminile: San Giuseppe da Copertino tra culto popolare e culto elitario
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La Santità al Femminile: San Giuseppe da Copertino tra culto popolare e culto elitario* Paola Nesto la Siamo a pochi mesi dalla chiusura di questo lungo Anno Josefino. Tante sono state le iniziative che hanno costellato questo IV Centenario della nascita di San Giuseppe, che sembrerebbe quasi superfluo ritorna- re su questa figura che ha tenuto desta l'attenzione dei copertinesi -e non solo- per tutti questi mesi. Oggi tuttavia, alla vigilia della "festa della donna", con l'incontro di questa sera si è voluto restituire al santo francescano un'altra connota- zione, un ulteriore aspetto della sua fisionomia, che scaturisce certamen- te da una prospettiva circoscritta, ma non meno profonda. Come si evince dal titolo, obiettivi dell'intervento sono: da una parte collocare spazialmente e cronologicamente le donne che entrarono in re- lazione con San Giuseppe; dall'altra indagare la figura del santo attra- verso lo sguardo femminile, analizzare l'esperienza terrena di fra Giu- seppe attraverso la visione delle donne che lo hanno conosciuto, sono state sue devote, hanno testimoniato nei processi di beatificazione e ca- nonizzazione imbastiti subito dopo la sua morte. Non è stato un percorso facile questo di liberare la visione pretta- mente femminile dalla "cataratta maschile" da cui era annebbiato. Se pensiamo infatti al processo ordinario celebrato a Nardò, tutte le deposi- zioni delle 21 testimoni femminili interrogate sono registrate da un uo- mo, l'abate Paduano Mollizzi, notaio apostolico della corte vescovile ne- retina'. Così anche quando si narra dell'episodio del volo di San Giu- * Il testo costituisce l'adattamento della relazione tenuta il 6 marzo 2004 presso la Sala Ci- vica di Copertino, in occasione dei festeggiamenti per il IV centenario della nascita di San Giuseppe da Copertino e il 60° anniversario della fondazione del CIF (Centro Italiano Fem- minile). Ringrazio la Presidente del CIF di Copertino, Prof.ssa Anna Rita Fanuli, per aver ac- consentito a una ulteriore pubblicazione. I O. MAllOTTA, Nota introduttiva, in Processo per la beatificazione e la canoniz- zazione del servo di Dio Fra Giuseppe Desa di Copertine, a cura di Oronzo Maz- zotta e Mario Spedicato, Galatina, Edipan, 2003, p. 12. 27 Provincia di Lecce - Mediateca - Progetto EDIESSE (Emeroteca Digitale Salentina) a cura di IMAGO - Lecce
San Giuseppe da Copertino tra culto popolare e culto elitario seppe nel monastero delle monache di San Gregorio Armeno di Napoli è Roberto Nuti, amico, confratello, oltre che biografo del santo a farlo 2 . Ancora, quando ammiriamo una delle tele raffiguranti uno dei suoi rapi- menti sono sempre uomini a rappresentare il santo secondo precise di- rettive della gerarchia ecclesiastica romana 3 . Sono queste le fonti, il materiale documentario accumulatosi nel tem- po e sul quale si è concentrata l'attenzione di quanti hanno studiato la santità di San Giuseppe 4 . Ma come si arriva a essere riconosciuti e proclamati santi dalla Chie- sa Cattolica? 1. Il riconoscimento ufficiale del culto di un santo da parte della Chie- sa è un procedura che nel corso dei secoli ha seguito una lunga evolu- zione, codificata in età moderna. Nel 1588 infatti venne istituita la Con- gregazione dei Riti, il dicastero romano nato per dare forma giuridica stabile all'iter processuale delle canonizzazioni 5 . Parallelamente a que- 2 R. NUTI, Vita del servo di Dio Fra Giuseppe da Copertino dell'Ordine de' Mino- ri conventuali, Palermo, Pietro dell'Isola, 1678. 3 Si vedano i cataloghi delle mostre organizzate nel periodo 2003-2004: di quella in Vaticano intitolata "Visioni ed estasi", in particolare si veda il contributo di G. MORELLO, San Giuseppe da Copertino, "il Santo dei voli" nella interpretazione de- gli artisti del Settecento, in Visioni ed estasi. Capolavori dell'arte europea tra Sei- cento e Settecento, Catalogo della mostra, Milano, Skira, 2003, pp. 85-91; di quel- la organizzata a Lecce (Auditorium San Francesco della Scarpa) e a Copertino (Ca- stello) si veda il catalogo, Il "Santo dei voli" San Giuseppe da Copertino. Arte, sto- ria e culto, Napoli, Paparo Edizioni, 2003. 4 È impossibile in questa sede citare tutti gli studi sul santo tanto sono numerosi. Si veda almeno la biografia di Gustavo Parisciani pubblicata in occasione del III cen- tenario dalla morte di San Giuseppe e in particolare l'accurata bibliografia introdut- tiva, G. PARISCIANI, San Giuseppe da Copertino (1603-1663) alla luce dei nuovi do- cumenti, Osimo, Pax et Bonum, 1963, pp. XIII-XXXVII; per i contributi successivi a questa data si veda la scrupolosa bibliografia raccolta da D. LEVANTE, Bibliogra- phia Josephina. San Giuseppe da Copertino (1603-1663), in Ordini religiosi, santi e culti tra Europa, Mediterraneo e Nuovo mondo (secoli XV-XVII), Atti del V Conve- gno internazionale dell'Associazione italiana per lo studio dei santi, dei culti e del- l'agiografia (Lecce, 3-6 maggio 2003), Università degli Studi di Lecce, Diparti- mento di Studi Storici dal Medioevo all'Età Contemporanea, in corso di stampa. 5 Sull'origine e le competenze della Congregazione dei Riti: N. DEL RE, La Curia romana. Lineamenti storico-giuridici, Roma, Città del Vaticano, Libreria Editrice 28 Provincia di Lecce - Mediateca - Progetto EDIESSE (Emeroteca Digitale Salentina) a cura di 'MAGO - Lecce
Paola Nestola sto versante istituzionale, dal punto di vista procedurale venne introdot- ta l'indagine sull'esistenza della fama di santità, fama che comprendeva sia l'eccezionalità delle virtù ché la manifestazione dei miracoli, consi- derati questi ultimi, quali ulteriore prova della fama di santità. Tra le principali caratteristiche del dicastero romano preposto all'accertamento della santità, spiccava la lentezza, segno di prudenza dell'operazione giuridica 6 . Una causa di canonizzazione comprendeva, infatti, un eleva- to numero di processi finalizzati alla raccolta di testimonianze sulla san- tità del canonizzando, nonché una lunga e complessa procedura romana che sottoponeva ad una minuziosa verifica l'attendibilità di tali testimo- nianze e giudicava l'effettiva sussistenza di elementi idonei alla procla- mazione di un beato o di un santo. Alla costituzione della santità di un personaggio concorrono in primo luogo coloro che ne sostengono il ri- conoscimento. Per quanto riguarda l'età moderna i centri promotori del- la santità sono stati soprattutto gli ordini religiosi. Essi soltanto poteva- no, infatti, permettersi di sfidare i tempi lunghi-di diverse generazioni- della canonizzazione, e gli sforzi economici, e non solo, impossibili a so- stenersi dai laici come dagli ecclesiastici della piccola comunità di Co- pertino del XVII secolo 7 . Al processo neretino di fra Giuseppe, la vedova Caterina Imbeni de- pose: «Desidero che [fra Giuseppe] sia fatto santo, ma no l'ho procura- to né lo procuro perché non posso». E così anche Theresa Fatalò testi- moniò: «Desidero che sia [fatto] santo [...] e li porto affetto e se io Vaticana, IV ed., 1998, pp. 92-99; M. GOTOR, I Beati del Papa. Santità, Inquisizio- ne e obbedienza in età moderna, Firenze, Leo Olschki, 2002, pp. 285 e ss.; IDEM, Chiesa e santità nell'Italia moderna, Roma-Bari, Laterza, 2004, pp. 34-40 e l'ag- giornata Bibliografia, ivi, pp. 133-134. 6 Sul graduale differimento delle cause di santità S. DITCHFEELD, HOW 110t to be a Counte-Reformation saint: the attempted canonization of Pope Gregoly X, 1622- 45, in "Papers of the British School at Rome", LX, 1992, pp. 379-422. 7 Sull'evoluzione demografica copertinese: M.A. VISCEGLIA, Territorio feudo e po- tere locale in Terra d'Otranto tra Medioevo ed età Moderna, Napoli, Guida, 1988, pp. 78-80; in particolare per una analisi della popolazione a metà '700: P. NESTOLA, La popolazione copertinese dalla metà del XV alla metà del XIX secolo: dalla fon- te archivistica all'analisi demografica, in Copertino in epoca moderna e contem- poranea, vol. IV: il catasto onciario del 1747. Demografia, economia e società, (M. Spedicato a cura di), Nardò, Besa, 2002, pp. 15 31. - 29 Provincia di Lecce - Mediateca - Progetto EDIESSE (Emeroteca Digitale Salentina) a cura di IM4G0 - Lecce
San Giuseppe da Copertino tra culto popolare e culto elitario fussi ricca vi spenderla per la sua canonizzazione molto, per gloria di Dio» 8 . Le frasi delle testimoni sono indicative di quanto fossero coscienti i compaesani del frate che la proclamazione di un santo fosse completa- mente al di fuori della loro portata. Questa come altre deposizioni fanno parte del processo ordinario del 1664 e del 1689, svoltosi nella diocesi di Nardò, dove si raccolsero le de- posizioni relative agli anni giovanili del santo, mentre negli altri proces- si, quello di Assisi e quello di Osimo, convergono le testimonianze rela- tive alla parte conclusiva della vita del canonizzando.Tutta questa docu- mentazione processuale costituisce il primo tassello di quella che po- tremmo considerare la disciplina della santità, ossia l'agiografia. Il pa- trimonio delle testimonianze che conservano memoria dei santi e del cul- to loro tributato costituisce la consapevole costruzione della memoria storica di una realtà, i cui protagonisti sono personaggi eccezionali 9 . Questa realtà storica viene fissata in testi, in rappresentazioni, in oggetti concepiti per incidere nella vita religiosa, sociale di individui e comuni- tà. Il ricordo del santo infatti deve servire a promuovere o confermare la venerazione sua o delle sue reliquie, divenendo così strumento di edifi- cazione spirituale, di proselitismo, di prestigio. Per questo le raffigura- zioni dei santi risentono non solo del gusto artistico dell'epoca, ma an- che dell'interpretazione religiosa che ogni epoca elabora in merito ad un personaggio e della funzione dell'immagine nel contesto religioso e so- ciale in cui sarà collocata e fruita. A sua volta anche l'immagine stessa del santo è già di per sé frutto della mediazione interpretativa dell'arti- sta, connessa con gli eventuali committenti come l'ordine religioso di appartenenza del santo, il pontefice che ne proclama la canonizzazione, una famiglia nobile. 2. La figura di Fra Giuseppe, dunque, con il tempo si è andata arric- chendo di diversi filtri maschili. Tuttavia pur attraverso questi diafram- mi è possibile delineare i tratti di una santità prettamente femminile, vi- 8 Deposizione all' Interrogali° VIII, in Processo per la beatificazione, cit., pp. 143 e 224. 9 Sul termine agiografia si veda S. BoEscii GMANO, La ,s'antità, Roma-Bari, Later- za, 1999, pp. 37-38. 3() Provincia di Lecce Mediateca - Progetto EDIES:SE (Emeroteca Digitale Salentina) a cura di I1VL4G0 Lecce
Paola mestola sta cioè secondo caratteri e peculiarità proprie di un genere che la recen- te storiografia sta sempre più riscoprendo e valorizzando. Se in passato l'interesse per la donna era un interesse sostanzialmente marginale, in- centrato solo sulle sovrane, sulle regine o meglio ancora circoscritto so- lo ad alcune regine, dimentico di altre splendide donne pur importanti per la storia locale e per la storia in generale, ultimamente possiamo di- re che il "pianeta donna" comincia ad essere sempre più conosciuto al- l'astronomia storiografica, visti i numerosi contributi dedicati alla posi- zione culturale e letteraria svolta da alcune artiste; oppure gli interventi incentrati sul ruolo femminile nel matrimonio, nella vita familiare, nel sistema sociale e sue rappresentazioni 10 . Neppure dobbiamo dimentica- re quanto è stato scritto sulla strega, donna per eccellenza, che proprio nel Mezzogiorno d'Italia acquisisce la peculiare connotazione di fattuc- chiera, artefice di arti magiche, la quale attraverso gli intrugli e i rituali procura sventura e danno a chi ne è colpito, oppure per mezzo di incan- tesimi e di formule magiche induce gli uomini a determinati comporta- menti 11 . Proprio una fattucchiera è la protagonista di un episodio riportato tra le testimonianze del processo neretino. È una donna a raccontarlo nei mi- nimi particolari: Brigida Preite aveva come vicina di casa una certa An- tonia Leccese, oriunda di Veglie, «che non aveva troppo buon nome» 12 . Un giorno la portò in casa di "soro" Chiara Mazzotta dove vi era fra Giu- seppe e molte altre donne. Quando fra Giuseppe la vide disse: «che don- na è questa? Et essendogli detto che era una donna di Veglie accasata 1 c1 Sullo stato degli studi della storia delle donne, principali contributi storiografici, informazioni bibliografiche essenziali, terni d'indagine e campi di ricerca si veda G. ZARRI, La memoria di lei. Storia delle donne, storia di genere, Torino, Società Edi- trice Internazionale, 1996; sui tratti della religiosità femminile meridionale in par- ticolare Donne e religione a Napoli secoli XVI XVIII, (G. Galasso e A. Valerio a cu- - ra di), Milano, F. Angeli, 2001. Il Si veda il contributo di GALASSO, Dalla "fattura" alla "iettatura": una svolta nella "religione superstiziosa" del Sud, in IDEM, L'altra Europa. Per una antropo- logia del Mezzogiorno d'Italia, Lecce, Argo, 1997 (II ed.), pp. 299 334; in partico- - lare per Terra d'Otranto, D. GENTILCORE, Il vescovo e la strega, il sistema del sacro in Terra d'Otranto all'alba dell'età moderna, Nardò, Besa, 2003, pp. 221 e ss; 234- 236. 12 Processo per la beatificazione, cit., pp. 138 139. - 31 Provincia di Lecce - Mediateca - Progetto EDIESSE (Emeroteca Digitale Salentina) a cura di IM4G0 - Lecce
San Giuseppe da Copertino tra culto popolare e culto elitario in Cupertino fra Giuseppe s'impallidì nella faccia, e poi cominciò a tre- mare, e dando un grido restò in estasi con le braccia aperte come S. Francesco quando ebbe le stimmate [...] e svegliato poi fra Giuseppe dall'estasi si voltò alla detta Antonia dicendoli: va figlia, va, e pi- glia quella fattura che hai fatto li giorni a dietro e portala mò qua. E la Antonia, che stava mezzo morta et atterrita per quel che aveva veduto se ne andò subbito in casa sua a pigliar la fattura e presto tornò alla casa di soro Chiara a portar la fattura a fra Giuseppe, il quale subbito l'ab- bugiò e fece gran correzione con tanta carità e dolcezza alla detta An- tonia che li fece vedere l'inferno aperto, e quella donna si emendò e me- nò poi sempre buona vita con edificatione di tutti». Il dono della chiaroveggenza e della profezia aveva consentito di in- dividuare quella donna artefice di tante fattucchierie, ed in virtù di cari- tà, esortarla a cambiare vita. Ancora in un'altra occasione fra Giuseppe grazie al dono della profe- zia guarì un'altra affatturata di Salice, secondo quanto riportò Giuseppe Gravili, testimone oculare del miracolo 13 . Da questi primi esempi riportati nel processo è dunque possibile de- sumere che san Giuseppe era conosciuto come taumaturgo dalle donne copertinesi e non solo 14 . Se nell'episodio della affatturata di Salice fu tutta la famiglia Gravili ad andare a trovare alla Grottella il santo viven- te, la cui fama cominciava a diffondersi nei paesi vicini a Copertino, nel- l'episodio testimoniato dalla Preite invece è fra Giuseppe a lasciare il convento per recarsi in casa della terziaria Chiara Mazzotta. In età moderna le terziarie come le bizzoche, costituivano uno dei componenti demografici frequenti della società 15 Erano donne che non . 13 /1 2 i, pp. 221-222. 14 Sul tratto più saliente della santità di San Giuseppe, GF,N111.CORV, 1/ vescovo e la strega, cit., pp 180-188; lpym, Hca/ers and healing in Early Moderi' fialy, Man- chester University Press, 1998. Is Sul fenomeno demografico delle hizzoche: G. BOC('ADAMO, Biz,zoche a Napoli ira '600 e '700. in "Campania Sacra", XXII, 1991, pp. 351-394; l',A1)1A1, /14w/0c/W di casa e monache (li can s e rraiaria, in Donne e religione O Napoli, cit., pp. 159 1)0 specificatamente al fenomeno del "hiziocaggio" a Copertili() nel '700 cfr. M. ; Spy,DicAT(), Domando iriigiosa ri pmces,s'i di c/cricaii, 70.7ione a ('alawiinu and fine - dell'antico regime, in Copertino in (poen nimfrilin e eHnteinpuronen, vol. IV pp. 73-87• 3 Provincia di Lecce Mediateca - Progetto EDIESSE (Emeroteca Digitale Salentina) a cura di IM4GO Lecce
Paola Nestola erano potute entrare in monastero perché non possedevano una cospicua dote, ma che neppure erano riuscite a trovare marito. Anche una marita- ta rimasta vedova, però, poteva rientrare in questo terzo stato, e vivere una vita di mezzo, tra laicato e stato monacale. La peculiarità di queste donne era data dal vivere nella propria casa, vestire abiti di solito scuri o comunque definiti a seconda dell'ordine di appartenenza, godere di par- ticolari esenzioni e privilegi fiscali. Ancora nel Catasto Onciario di Co- pertino del 1746, si registrano circa una diecina di femmine, tra vedove e vergini in capillis, che potevano rientrare in questa categoria fiscale. Nella testimonianza rilasciata nel processo Clara Mazzotta depose: «vivo di quello che mi da il convento della Grottella, perché quello ch'io possedeva lo donai al detto convento. Fo esercitii femminili e sono mo- naca» 16 . Altre connotazioni di questa terziaria sono la particolare devozione al- l'angelo custode, la frequente recita del rosario, devozione questa che ve- niva praticata tanto nella casa della Mazzotta in compagnia di altre don- ne quanto nel convento della Grottella. Ancora tratto saliente e unico in tutto il processo, Chiara Mazzotta era legata a fra Giuseppe in quanto lui fu il suo direttore spirituale. Il rapporto tra i due fu particolarmente in- tenso, al punto che il giorno della professione di Chiara nel convento del- la Grottella, al momento del «VENI CREATOR SPIR1TUS», fra Giuseppe die- de un grido e afferrata la mano di lei se ne andò in estasi. Richiesto al fra- te perché l'avesse presa con sé, fra Giuseppe rispose che si era ricordato di quando Santa Chiara fece professione in mano di San Francesco. Quella visione tramandataci dai biografi di Giuseppe alter Franci- scus dunque, è ancora più evidente dalle dirette testimonianze delle com- paesane del frate. In maniera molto esplicita Brigida Preite interrogata sulla fama e reputazione del frate, rispose: «la fama di fra Giuseppe era di San Francesco, tutto il popolo di Cupertino, di Lecce e di Maruggio stasavano e venivano alla Grottella a vedere a fra Giuseppe, come ad un Santo. E tutti, così li forestieri come li cittadini d'ogni sorte, lo tene- vano per santo, sino alli marcanti di Venetia, che stavano in Lecce veni- vano a vedere fra Giuseppe» 17 . Se dunque le popolane di Copertino erano colpite dalle vicende del 16 Processo per la beatificazione, cit., p. 232. 17 /vi, p. 138. 33 Provincia di Lecce - Mediateca - Progetto EDIESSE (Emeroteca Digitale Salentina) a cura di IMAGO - Lecce
San Giuseppe da Copertino tra culto popolare e culto elitario frate che lo facevano assimilare a San Francesco, quali segni esteriori consentivano di reputarlo santo, degno di venerazione per le monache del convento clariano copertinese? 3. Il monastero di Santa Chiara venne istituito nel 1545 per volere di Alfonso Granai Castriota, signore di Copertino e promotore di numero- se opere architettoniche come il possente castello commissionato all'ar- chitetto Evangelista Menga, la chiesa di San Salvatore, l'ospedale di San Lazzaro 18 . L'atto di fondazione del monastero venne rogato per mano del notaio Bernardino Bove alla presenza di Maria Castriota, nipote di Alfonso, di altri nobili testimoni copertinesi e del ministro provinciale dei padri francescani fra Paduano da Bari. Dall'atto di fondazione si ri- cava che le prime donne a entrare in lode e onore e servizio di Dio furo- no le sorelle Isabella, Giulia, Giovanna e Camilla Castriota, Sigismonda Camerario, Chiara Imbeni e Aurelia Zurlo. Dunque l'istituzione ebbe fin dall'inizio una connotazione elitaria, essendo destinato alla clausura di monache provenienti dalla nobiltà e dal patriziato locale. La dote cui do- veva far fronte ciascuna ammontava ad un minimo di 100 ducati. Dalle testimonianze rilasciate al processo purtroppo non è possibile desumere il numero di donne che popolavano gli spazi della clausura al tempo di Fra Giuseppe. Tuttavia sappiamo che durante la visita espletata dal ve- scovo di Nardò Orazio Fortunato nel 1678, le donne del convento erano 51, di cui ben 36 monache professe, mentre le rimanenti erano converse o personale di servizio 19 . La scelta del sito dove ubicare il convento doveva rispondere alla pre- cettistica tridentina, secondo la quale si imponeva la costruzione intra moenia, affinché l'ordinario potesse esercitare un certo controllo. Sia che si parli di grandi complessi conventuali, che di piccole integrazioni nel tessuto urbano, gli impianti claustrali in epoca moderna sembrano in- A. Novi mt3RF G. HoRi1.1.0, I1 castello e il centro antico Copertiti°. Note per - uno vincilo storico urbani.vtico, Copertina, Tipolito Greco, 1989, p. 49 ,- specificata- - mente al convento, G. Gi-thco, Il mona,slero di S. Chiara cli Copertino, Copertino, Arti Pubblicitarie, 1994. 19 O. MA -t/ori -A-M. SiT.DRATo, Coperti/Io in epoca moderna e contemporanea, vol. 111, Le finiti ecclesiasti( lie, tomo Le vivile po%toroli, (M. Spedicato a cura di), Ga- latina, Congedo, 1997, pp. 325-339. 34 Provincia di Lecce Mediateca - Progetto EDIESSE (Emeroteca Digitale Salentina) a cura di IM4G0 Lecce
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