La musica greca antica - Di Andrea Cuniolo (1 A Sc "Liceo G. Peano", Tortona)
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1 La musica greca antica Di Andrea Cuniolo (1°A Sc “Liceo G. Peano”, Tortona) Prefazione Nella storia della cultura occidentale, l'antichità greca ha rappresentato un concreto modello di classicità, specialmente per l'architettura, la scultura, la filosofia e la letteratura, di cui ci sono rimaste molte testimonianze. Diverso è stato per la musica, arte altrettanto importante e praticata nel mondo classico, ma della quale ci sono rimasti solo pochi frammenti e di difficile interpretazione. L'elemento di continuità tra il mondo della civiltà musicale ellenica e quella dell'Occidente europeo è costituito principalmente dal sistema teorico greco, che fu assorbito dai romani e da essi fu trasmesso al Medioevo cristiano. Il sistema diatonico, con le scale di sette suoni e gli intervalli di tono e di semitono, che sono tuttora alla base del nostro linguaggio musicale e della nostra teoria, è l'erede e il continuatore del sistema musicale greco. Altri aspetti comuni alla musica greca e ai canti della liturgia cristiana dei primi secoli dopo Cristo furono il carattere rigorosamente monodico della musica e la sua stretta unione con le parole del testo (primo contenuto multimediale: “Dies irae”, http://www.youtube.com/watch? v=Dlr90NLDp-0 ). I greci conferivano alla musica un potere sovrannaturale: un filosofo della civiltà classica, Aristosseno, diceva che la musica può, a seconda dei casi: - produrre un atto di volontà (energica), - paralizzare la volontà stessa (snervante) - provocare uno stato di ebbrezza (estasiante). Platone ascrisse alla musica una potenza morale: essa deve influire sul carattere, informarlo al bene e ispirare odio e ribrezzo per il male. Aristotele, d'accordo in genere con tali massime, riconobbe altresì nella musica lo scopo di dilettare (negato però da Platone) e, dilettando, di nobilitare l'animo. La musica ebbe pertanto un grande ruolo nelle religioni ellenistiche e misteriche come testimonia il mito di Orfeo, che, come Omero, è non solo musicista ma anche poeta: ciò testimonia l’intimo legame tra musica e poesia che, unite alla danza, si fusero nella struttura della tragedia. Noi conosciamo gli strumenti musicali greci attraverso le rappresentazioni pittoriche che ci sono pervenute, ad esempio sui vasi (figura 1). I due strumenti principali erano l’aulos, uno strumento a fiato e il tetracordo, uno strumento a quattro corde che furono in seguito portate a sette da Terprando. I greci capirono le connessioni tra la musica, la matematica e il movimento degli astri. Pitagora, accostando la musica al movimento dei pianeti, capì che anch'essa era governata da precise leggi matematiche; portò la sua intuizione sul monocordo e scoprì che se una corda produceva un suono di una certa altezza, per ottenere un suono all'ottava superiore bisognava far vibrare metà della corda; per ottenere la quinta bastava far vibrare i due terzi della corda, e via di seguito: questo schema complicato è stato ben rappresentato e spiegato da un cartone animato di Walt Disney: “Paperino e il mondo della MateMagica”(secondo contenuto multimediale: http://www.youtube.com/watch?v=2oyUCQhD2BM). La musica greca antica, di Andrea Cuniolo, 1°A Scientifico, Liceo “G. Peano”, Tortona
2 Figura 1: musici e satiri mentre suonano, figura di un vaso di terracotta dell’età classica. La tragedia e la musica Il nome “Tragedia” deriva dal termine greco Tragòs (caprone) e aveva in principio un carattere religioso poiché derivava da un rituale in cui il sacerdote sacrificava un caprone sull’altare del dio Dioniso e cantava vicende umane con finali drammatici. Secondo Aristotele, questo racconto cantato veniva chiamato ditirambo e, col passare del tempo, perse ogni rapporto con il dio ellenico del vino e dell’ebrezza e il suo culto e mutò in dialogo continuo cantato tra il protagonista e il coro. Dal “De Musica” di Aristide Quintiliano sappiamo che il tropos (stile) tragico operava su un registro grave, a differenza dei tropoi ditirambici, di registro medio, e nomico, di registro acuto. Per l’estensione che ricoprivano, i canti tragici potevano essere destinati a un coro di non professionisti composto da uomini adulti, mentre i canti ditirambici potevano essere eseguiti anche da un coro di ragazzi; lo stile citarodico invece pretendeva l’abilità propria di un cantante solista. Infine, la tragedia assunse quello che poi è il suo carattere moderno di recitazione di vicende umane drammatiche, completamente slegata dai riti religiosi. La perdita delle musiche originarie ha fatto sì che illustri compositori dal Rinascimento a oggi abbiano sfruttato l’affascinante opportunità d’inventare musiche sempre nuove sui testi dei drammi antichi: questa è la base del melodramma. Il tempo della tragedia è un presente assoluto, "hic et nunc" che agisce in quella “realtà alternativa” che è il momento teatrale. Lo spettatore vive una realtà che differisce da quella che sperimenta quotidianamente, ma che è altrettanto reale. L'atto teatrale, che accade in un tempo presente contemporaneo a quello di chi assiste, rende possibile qualsiasi evento imprevisto, esattamente come il presente dell’esperienza quotidiana, pur rifacendosi ai miti che in quanto tali sono eventi passati e immutabili. L'eroe tragico, impersonato dall'attore, non perde la sua facoltà di autodeterminazione: i testi tragici sottolineano la volontà dell'uomo come elemento determinante, mettendolo a confronto con una alternativa, nella quale egli può ancora scegliere. La contraddizione, all'interno dell'illusione teatrale, è tra il presente scenico e il passato del mito, nel quale la scelta è già stata fatta. Nella tragedia prende forma il paradosso della coesistenza di due diversi universi temporali. Il percorso obbligato del mito costituisce il destino dell'eroe tragico, iniziando la riflessione umana sul contrasto tra necessità e libertà, riflessione con la quale anche il mondo contemporaneo continua a confrontarsi. Mentre per Eschilo la tragedia è incentrata sulla giustizia divina, sul rapporto dell'uomo e dell'intera stirpe umana con le divinità, per Sofocle gli dei sono potenti ma lontani e la tragedia rappresenta il dolore e l'infelicità dell'uomo che non accetta mai compromessi. Euripide si distingue dagli altri due grandi autori perché mette in evidenza il ruolo dell'irrazionale, della passione e dei sentimenti, tralasciando in buona parte gli eventi mitici e soprannaturali. Ai tempi di Pisistrato e ancor di più di Pericle il sorgere e lo svilupparsi della tragedia nazionale rappresentano l'epoca del maggior fiorire della musica greca. I cori sono parti molto importanti della tragedia greca, sebbene il loro ruolo sia massimo in Eschilo, minore in Sofocle e in Euripide. Che i cori venissero cantati è ormai cosa certa, e sembra pure sicuro che la musica fosse scritta dai poeti tragici o almeno da loro designata, togliendola da canzoni popolari note, che si adattavano alla situazione e ai sentimenti espressi nelle loro tragedie. I cori consistevano in tre parti: strofa, antistrofa, ed epodo; le prime due erano cantate dai cori separati che si univano nell'epodo. La musica greca antica, di Andrea Cuniolo, 1°A Scientifico, Liceo “G. Peano”, Tortona
3 La commedia Una commedia è un componimento teatrale o un'opera cinematografica dalle tematiche leggere o atto a suscitare il riso, di solito a lieto fine. Il termine ha assunto nei secoli varie sfumature di significato, spesso allontanandosi di molto dal carattere della comicità. La commedia, nella sua forma scritta, ha origine in Grecia nel VI secolo a.C. La parola greca κωμoδία, "comodìa", composta di κwμος, "còmos", corteo festivo e ᾠδή, "odè", canto, indica come questa forma di drammaturgia sia lo sviluppo in una forma compiuta delle antiche feste propiziatorie in onore delle divinità elleniche, con probabile riferimento ai culti dionisiaci. Peraltro, anche i primi ludi scenici romani furono istituiti, secondo Tito Livio, per scongiurare una pestilenza invocando il favore degli dèi. La commedia assunse una struttura autonoma durante le feste e le fallofòrie dionisiache e aveva un carattere satirico e politico. La prima gara teatrale fra autori comici si svolse ad Atene nel 486 a.C. In altre città si erano sviluppate forme di spettacolo burlesche come le farse di Megara, composte di danze e scherzi, e simili spettacoli si svolgevano alla corte del tiranno Gerone in Sicilia, di cui non ci sono pervenuti i testi. La struttura della commedia greca è costituita dai seguenti elementi: prologo, parodo (cioè l'ingresso nel coro) agone (introduzione del fulcro) della narrazione parabasi ed esodo. Come nella tragedia, la commedia prevedeva il coro come parte musicale importante della sua struttura. L’elemento lirico-musicale, però, importante in Aristofane proprio per la presenza del coro, si ridusse progressivamente nelle epoche successive: i canti corali - che erano nella commedia antica le parti più impegnate ideologicamente, più esplicitamente e scopertamente politiche - si trasformano in semplici intermezzi (o interludi) fra un atto e l'altro, puri riempitivi senza rapporto con l'azione scenica (tanto che il testo dei canti corali non viene neppure riportato dai papiri che conservano le commedie menandree). Musica e mito Nella mitologia greca vi erano ben due muse dedicate alla musica (figura 2): Euterpe proteggeva la musica lirica e aveva un flauto in mano, Melpomene era la musa della tragedia, portava una maschera tragica, la clava di Ercole e una spada, la sua testa era decorata di pampini e calzava i coturni. Figura 2: Apollo e le Muse La musica è argomento anche di molti miti che trattano la nascita degli strumenti musicali. Ad esempio una celebre statua di Mirone narra il mito dell’invenzione del flauto (figura 3): Atena creò lo strumento ma dopo aver notato che mentre lo suonava le si deformava il volto lo gettò a terra. Lo raccolse un satiro di nome Marsia che si esibì nell’agorà e si vantò di essere il più grande musico di sempre, anche migliore del dio Apollo e della sua cetra. Infatti, sfidò quest’ultimo in un concorso musicale in cui il vincitore avrebbe fatto dell’avversario ciò che voleva. In un primo momento sembrò prevalere Marsia ma Apollo lo sfidò a suonare il proprio strumento al contrario: il dio riuscì a suonare la cetra capovolta, Marsia con il suo flauto emise solo fiato senza alcun suono. Così Apollo venne proclamato vincitore e scorticò il satiro. La musica greca antica, di Andrea Cuniolo, 1°A Scientifico, Liceo “G. Peano”, Tortona
4 Figura3: Atena e Marsia, copia romana di originale greco di circa il 450 a.C. ad opera di Mirone Un altro esempio di mito eziologico è quello di Siringa, riportato da Ovidio nelle “Metamorfosi”. Siringa era una naiade, oggetto delle attenzioni di Pan, il dio dell’Arcadia, protettore dei pastori e delle greggi nonché musico eccellente. Siringa non volle sottostare alle sue brame amorose e cercò di sfuggirgli; giunta sulle rive del fiume Ladone e non avendo ormai scampo, si trasformò in una canna palustre. Mentre Pan sospirava disperato l’amata perduta presso il fiume, udì un suono leggero e dolce provenire dalle canne; riunì insieme alcuni giunchi e creò la siringa, dalla dolce e languida melodia a ricordare un amore incompiuto (figura 4). Figura 4: la siringa (flauto) di Pan Diverso e senza alcun intervento soprannaturale è il mito della nascita della lira (figura 5): Hermes (Mercurio), da giovinetto, intrattenendosi a colloquio con una tartaruga, privò crudelmente l’animale della sua casa trasformandola in uno strumento musicale dal suono celeste, che infine donò ad Apollo per farsi perdonare di avergli sottratto una mandria di buoi. La lira divenne poi l’attributo di Orfeo, che in alcune versioni del mito è figlio di Apollo. La musica greca antica, di Andrea Cuniolo, 1°A Scientifico, Liceo “G. Peano”, Tortona
5 Figura 5: la lira di Apollo: in questa immagine si può notare il guscio della tartaruga Orfeo è il musicista e il poeta per eccellenza dell’antichità greca; il suo mito ha svolto un grande ruolo nella religione ellenistica e nei culti orfici, che proprio da lui prendono il nome. La musica ha nel mito di Orfeo il carattere estasiante descritto da Aristosseno. Orfeo vaga con la sua lira, regalatagli da Apollo e la sua musica incanta non solo sugli uomini ma tutta la natura: gli animali lo seguono incantati, sospendendo la loro ferocia e le loro lotte, e persino gli alberi e i sassi si muovono per ascoltarlo. Lo spirito apollineo dell’armonia viene a contatto con lo spirito dionisiaco delle passioni e delle emozioni legate alla vita e alla morte. La musica rasserena e consente di travalicare le emozioni che contrastano la coscienza. Orfeo, per la sua musica e la sua poesia, rinuncia alla vita, venendo fatto a pezzi e divorato dalle baccanti (il famoso sparagmòs), mentre la sua lira, immortale, viene portata in cielo tra le costellazioni. La testa di Orfeo finì nel fiume Ebro, dove continuò prodigiosamente a cantare il nome della sua amata, simbolo dell'immortalità dell'arte, scendendo fino al mare e da qui alle rive di Metimna, presso l'isola di Lesbo, dove Febo Apollo la protesse da un serpente che le si era avventato contro. Secondo altre versioni, i resti del cantore sarebbero stati seppelliti dalle impietosite Muse nella città di Libetra. Musica e poesia Due opere monumentali del V secolo a.C. sono i due inni delfici, scoperti nel 1893 fra le rovine della prima sede del tesoro della lega di Delo a Delfi. Il primo è incompleto, mentre il secondo è una composizione in otto parti di lunghezza diversa. Il poeta greco usava nuclei melodici preesistenti detti nomoi, osservati nel patrimonio culturale ellenistico. Essi dovevano costituire una specie di serbatoio melodico che il musico poi elaborava nelle proprie composizioni. Una melodia malinconica era l’epitaffio di Sicilo (figura 6; terzo contenuto multimediale: http://www.youtube.com/watch?v=ThwqvrTg4MQ), scoperto in Asia Minore (Turchia) nel 1883 su due versi “Fino a quando vivi, splendi: Niente ti affligga troppo! La vita dura un attimo.” La musica greca antica, di Andrea Cuniolo, 1°A Scientifico, Liceo “G. Peano”, Tortona
6 Figura 6: Epitaffio di Sicilo Per quanto riguarda invece la musica sacra, le forme della lirica corale furono: il peana in onore di Apollo, il ditirambo in onore di Dioniso, l'imeneo, canto di nozze, il threnos, canto funebre, il partenio, canto di fanciulle, gli inni in onore degli dei e degli uomini e gli epinici in onore dei vincitori dei giochi panellenici. Nella lirica corale si realizza pienamente l'unione delle tre arti della Mousikè, perché alla poesia si aggiunge la danza (il coro si muoveva coreograficamente durante l'esecuzione dei canti corali).Il ritmo di questi canti era lo stesso della poesia. Il coro greco cantava all'unisono, utilizzando il procedimento dell'eterofonia: veniva cantata un'unica melodia, ma ad altezze diverse. Fini della musica in Grecia: Atene e Sparta Oltre alla formazione culturale e fisica, nei Ginnasi (ovvero le scuole Ateniesi) l’insegnamento della musica era obbligatorio. Il perfetto uomo greco doveva essere fisicamente prestante, intelligente e anche buon musico. Infatti, la musica era intesa come uno strumento per elevare la spiritualità del singolo individuo. Anche a Sparta lo studio musicale aveva uno scopo educativo ma veniva insegnata per inculcare lo spirito di gruppo: l’insegnante impostava il tempo e sceglieva i brani da cantare, i discepoli dovevano seguire ordinatamente tutti insieme, mentre era proibito il canto solista. Anche in questo si riconosce il carattere “militaresco” e collegiale della civiltà spartana. Musica greca nell’età moderna Dalla fine del medioevo fino alla seconda metà del XVI secolo la monodia (cioè una composizione per una voce solista avente una sola linea melodica) venne poco a poco abbandonata lasciando spazio alla polifonia (stile compositivo che combina due o più voci). Quest’ultima aumentò il numero di voci e suoni fino a rendere inintelligibile il brano o il canto. Lo stile musicale greco venne riscoperto all’inizio del XVII secolo grazie al musicista e compositore Vincenzo Galilei (padre di Galileo Galilei), che riaffermò la monodia e influenzò parecchi compositori celeberrimi come Bach e Haendel che, oltre a comporre musiche polifoniche, elaborarono anche pezzi per strumenti non accompagnati. Più tardi, nel periodo classico, il compositore tedesco Christoph Willibald Gluck compose un’opera basata sul mito di Orfeo. Nel pezzo più famoso dell’opera, “La Danza Degli Spiriti Beati” emerge il suono del flauto per ricordare le antiche origini della musica greca classica (quarto contenuto multimediale: http://www.youtube.com/watch? v=BGkOf64pJ5s; di questo brano esiste anche un arrangiamento di Rachmaninoff: quinto contenuto multimediale: http://www.youtube.com/watch?v=sg7NgxL1EGg). Sempre influenzato dal mito Orfico è il melodramma satirico “Orfeo all’inferno” di Jacques Offenbach, che nasce come una parodia dell’opera Gluckiana: il pezzo più famoso è il Can can finale (sesto contenuto multimediale: http://www.youtube.com/watch?v=bLqMcN53QLA). La musica greca antica, di Andrea Cuniolo, 1°A Scientifico, Liceo “G. Peano”, Tortona
7 Contenuti multimediali 1) Canto gregoriano “Dies Irae”: http://www.youtube.com/watch?v=Dlr90NLDp-0 2) Walt Disney: “Paperino nel mondo della MateMagica”: http://www.youtube.com/watch? v=2oyUCQhD2BM 3) Epitaffio di Sicilo: http://www.youtube.com/watch?v=ThwqvrTg4MQ 4) Christoph Willibald Gluck , da “Orfeo ed Euridice” : Danza degli Spiriti Beati: http://www.youtube.com/watch?v=BGkOf64pJ5s 5) S. V. Rachmaninov , arrangiamento per pianoforte della Danza degli Spiriti beati: http://www.youtube.com/watch?v=sg7NgxL1EGg 6) Jacques Offenbach, da “Orfeo all’Inferno”: Can can finale: http://www.youtube.com/watch? v=bLqMcN53QLA Fonti - Lezioni di musica della Prof.ssa Ravazzi - “La cultura greca” di Bruno Snell - http://storie.rgpsoft.it - http://operaomniablog.blogspot.it Ringraziamenti Si ringrazia calorosamente la Prof.ssa Daniela Bergomi dell’istituto “Giuseppe Peano” di Tortona per l’incoraggiamento a svolgere questo approfondimento, e la Prof.ssa Stefanella Ravazzi dell’istituto “Luca Valenziano” per l’entusiasmo che sa trasmettere nell’insegnare la storia della musica. La musica greca antica, di Andrea Cuniolo, 1°A Scientifico, Liceo “G. Peano”, Tortona
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