LA DIVERSITÀ È UGUALE PER TUTTI
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“LA DIVERSITÀ È UGUALE PER TUTTI” “Siamo fiocchi di neve: diversi, unici, brillanti come cristalli” PIANO DELL’INCLUSIVITÀ DELL’ISTITUTO COMPRENSIVO “G. RODARI” DI MACHERIO (ALLEGATO AL P.O.F TRIENNALE)
PREMESSA Il titolo ed il sottotitolo di questo piano sono slogan coniati da ragazzi, o ragazze, della Scuola Secondaria di questo Istituto per l’Openfestival dell’Associazione Stefania di Lissone 2013. Ed entriamo così subito in argomento. E perché gli slogan rendono bene l’idea della nostra uguaglianza nella diversità e perché questo è il Piano annuale dell’inclusività dell’Istituto Comprensivo Gianni Rodari. Inclusività che è concetto ben più ricco e vasto di quello dell’integrazione. L’accoglienza è sicuramente uno dei tratti distintivi dell’Istituto, al di là della sua mission dichiarata. Accogliere che vuol dire non discriminare, amalgamare, considerare tutti uguali secondo i dettami dell’art. 3 della nostra Costituzione repubblicana, che è del ’48. Del ’77 è invece la Legge 517 che per prima introduceva il concetto di inserimento nel nostro ordinamento scolastico. Venne poi la Legge 104/92 e quindi la Legge 170/10. La Direttiva ministeriale 27 dicembre 2012 (con la relativa C.M. 8 del 6 – 3 - 2013) estende il campo dell’inclusività ai BES o Bisogni Educativi Speciali, dando un nuovo nome alla vasta area dello svantaggio da sempre, o almeno dal ‘77, ben presente alla scuola e agli insegnanti italiani. Un nuovo nome per un vecchio contenuto? Non proprio. Bes è un concetto relativamente nuovo, traduzione italiana di Special educative needs, che si basa su una visione globale della persona, in riferimento al modello ICF della classificazione internazionale del funzionamento, disabilità e salute (International Classification of Functioning, disability and health), come definito dall’OMS, laddove questo modello non si limita a classificare una patologia o un deficit ma delinea che cosa l’individuo può fare. 2
Creare un Piano dell’Inclusione realistico e fattibile significa rendersi conto che la qualità dell’inclusione è qualità dell’intera scuola: se si risponde bene ai BES si risponde bene a tutti, mentre non vale il contrario. Che cosa sono i BES? In parole povere, bambini e ragazzi che “vanno male” e non riescono ad affrontare il lavoro senza aiuto aggiuntivo. Per loro è necessario utilizzare al meglio tutte le risorse disponibili. 3
I BES Un bisogno educativo speciale è una difficoltà che si evidenzia in età evolutiva negli ambiti di vita dell’educazione e/o dell’apprendimento. Si manifesta in un funzionamento problematico, anche per il soggetto, in termini di danno, ostacolo o stigma sociale; necessita di un piano educativo individualizzato o personalizzato. La Direttiva ministeriale del 27 dicembre 2012 ricorda che “ogni alunno, con continuità o per determinati periodi, può manifestare Bisogni Educativi Speciali: o per motivi fisici, biologici, fisiologici o anche per motivi psicologici, sociali, rispetto ai quali è necessario che le scuole offrano adeguata e personalizzata risposta”. “L’area dello svantaggio scolastico è molto più ampia di quella riferibile esplicitamente alla presenza di deficit. [...] Quest’area dello svantaggio scolastico … viene indicata come area dei Bisogni Educativi Speciali (in altri paesi: Special Educational Needs). Vi sono comprese tre grandi sotto- categorie: quella della disabilità, quella dei disturbi evolutivi specifici e quella dello svantaggio socio – economico, linguistico, culturale” (dalla Direttiva 27 – 12 – 2012). Disabilità quindi (di seguito DVA). Ma anche un’altra vasta area di cui fanno parte gli alunni con DSA (Disturbo Specifico dell’Apprendimento), oggetto dell’importante intervento della Legge 170/ 2010, ed anche però alunni con altre tipologie di disturbi che danno diritto ad usufruire delle stesse misure: disturbi specifici del linguaggio, presenza di bassa intelligenza verbale associata ad alta intelligenza non verbale, disturbi della coordinazione motoria, disprassia, disturbi dello spettro autistico lieve. Analogo discorso meritano gli alunni con problemi di controllo attentivo e/o dell’attività, spesso definiti A.D.H.D. (Attention Deficit Hyperactivity Disorder, corrispondente agli italiani D.D.A.I. e Deficit da disturbo dell’attenzione e dell’iperattività), spesso associato ad un DSA o ad altre problematiche quali disturbo oppositivo provocatorio, disturbo della condotta in adolescenza, disturbi d’ansia, disturbi dell’umore ecc. Secondo stime, costituiscono l’1% della popolazione scolastica. Anche per tali studenti vi è la necessità di estendere le misure compensative previste dalla Legge 170 per gli alunni con DSA. Anche gli alunni con funzionamento intellettivo limite e QI globale tra i 70 e gli 85 punti o con disturbo evolutivo specifico misto richiedono particolare considerazione e vanno adeguatamente sostenuti ed indirizzati. Si stima siano circa il 2,5% della popolazione scolastica. 4
Per quanto riguarda lo svantaggio socioeconomico, linguistico, culturale, “tali tipologie di BES dovranno essere individuate sulla base di elementi oggettivi (come ad esempio una segnalazione degli operatori dei servizi sociali), ovvero di ben fondate considerazioni psicopedagogiche e didattiche”. “… Si avrà cura di monitorare l’efficacia degli interventi affinché siano messi in atto per il tempo strettamente necessario”(C.M. n. 8 del 6 – 3 – 2013). Le classi presentano una sempre maggior complessità per l’intrecciarsi dei temi della disabilità, dei disturbi evolutivi specifici con le problematiche del disagio sociale e dell’inclusione degli alunni stranieri. “Per questo è sempre più urgente adottare una didattica che sia ‘denominatore comune’ per tutti gli alunni e che non lasci indietro nessuno: una didattica inclusiva più che una didattica speciale” (sempre dalla direttiva 27 -12 – 2012). “Si evidenzia … la necessità di elaborare un percorso individualizzato e personalizzato per gli alunni e gli studenti con bisogni educativi speciali, anche attraverso la redazione di un Piano Didattico Personalizzato, individuale o anche riferito a tutti i bambini della classe con BES, ma articolato, che serva come strumento di lavoro in itinere per gli insegnanti ed abbia la funzione di documentare alle famiglie le strategie di intervento programmate”. “La Direttiva sposta definitivamente l’attenzione dalle procedure di certificazione all’analisi dei bisogni di ciascuno studente ed estende in modo definitivo a tutti gli studenti in difficoltà il diritto – e quindi il dovere per tutti i docenti – alla personalizzazione dell’apprendimento...” (Prot. 721 del 28 -1 – 2013 dell’USR per la Lombardia) “L’attenzione ai DSA come l’attenzione ai BES non ha lo scopo di favorire improprie facilitazioni ma di rimuovere quanto ostacola i percorsi di apprendimento, e questo non genera un livellamento degli apprendimenti ma una modulazione degli stessi sulle potenzialità di ciascuno, nell’ottica di una scuola più equa e più inclusiva”. “… è compito doveroso dei Consigli di classe o dei teams dei docenti nelle scuole primarie indicare in quali altri casi sia opportuna e necessaria l’adozione di una personalizzazione della didattica ed eventualmente di misure compensative …, nella prospettiva di una presa in carico globale ed inclusiva di tutti gli alunni” (C.M. n. 8) Il presente “Piano per l’Inclusività“ non va inteso come un ulteriore adempimento burocratico, bensì come uno strumento che possa contribuire ad accrescere la consapevolezza dell’intera comunità educante sulla centralità e la trasversalità dei processi inclusivi in relazione alla qualità dei “risultati” educativi, per creare un contesto educante dove realizzare concretamente la scuola ‘per tutti e per ciascuno’… Il Piano non è quindi un ‘documento’ per chi ha bisogni educativi speciali, ma è lo strumento per una progettazione della propria offerta formativa in senso inclusivo, è lo sfondo ed il fondamento sul quale sviluppare una didattica attenta ai bisogni di ciascuno nel realizzare gli obiettivi comuni, le linee guida per un concreto impegno programmatico per 5
l’inclusione, basato su un’attenta lettura del grado di inclusività della scuola e su obiettivi di miglioramento, da perseguire nel senso della trasversalità delle prassi di inclusione negli ambiti dell’insegnamento curricolare, della gestione delle classi, dell’organizzazione dei tempi e degli spazi scolastici, delle relazioni tra docenti, alunni e famiglie” (dalla Nota Miur 1551/2013 del 27 giugno 2013). Nel POF della nostra scuola, ben prima che venisse emanata la Direttiva 27 – 12 – 2012, aveva trovato posto l’esplicitazione di misure a vantaggio dell’inserimento degli alunni diversamente abili, dell’inserimento e del recupero delle strumentalità di base per gli alunni stranieri, di progetti per gli alunni in situazione di disagio, di progetti di recupero e di istruzione domiciliare, di protocolli d’intesa, di misure e progetti per favorire la continuità educativa e didattica riguardante gli alunni DVA. Questo Piano dell’Inclusività è quindi in continuità logica con quanto precedentemente programmato ed attuato per l’inserimento e “l’inclusività” dei bambini e ragazzi con BES all’interno della nostra scuola. NORMATIVA Si riportano di seguito i documenti fondamentali in materia di BES, a livello nazionale e di Regione Lombardia: - Direttiva ministeriale 27 dicembre 2012 - Circolare Ministeriale n. 8 del 6 marzo 2013 - Nota MIUR 27 giugno 2013 - Nota MIUR 22 novembre 2013 - Decreto legislativo 13 aprile 2017, n. 62 “Norme in materia di valutazione e certificazione delle competenze nel primo ciclo ed esami di Stato, a norma dell’articolo 1, commi 180 e 181, lettera i), della legge 13 luglio 2015, n. 107”: viene a sostituire gli “Strumenti di intervento per alunni con bisogni educativi speciali ed organizzazione territoriale per l’inclusione scolastica” del 3 gennaio 2014 ed il trafiletto del Prot. MIUR 3587 del 3 giugno 2014 all’interno del documento “Esame di Stato conclusivo del primo ciclo di istruzione: in tale decreto legislativo e nelle conseguenti D M. 741 e 742 del 2017 si danno nuove indicazioni sulla valutazione degli studenti del primo ciclo (primaria e secondaria), sull’ammissione alla classe successiva e sugli esami conclusivi del primo ciclo di istruzione, per tutti gli studenti, compresi quelli con BES. 6
ALUNNI CON BES NELL’ISTITUTO Nel nostro Istituto vi è un buon numero di bambini con disabilità di vario genere, o con disturbi specifici di apprendimento a volte in una situazione di comorbilità, o con disturbi evolutivi, oppure che vivono situazioni di disagio socioeconomico o presentano problemi di tipo comportamentale, oppure alunni stranieri con necessità di apprendimento della lingua italiana. Tutti necessitano di attenzione, perché hanno “bisogni educativi speciali”. In ogni classe o sezione dell’Istituto, compresa la scuola dell’infanzia, sono presenti bambini che “faticano” a stare al passo con gli altri, perché immaturi, perché con problemi psicologici e/o di comportamento non certificati, perché con un presunto “livello cognitivo” limite, perché con problemi familiari che ostacolano l’apprendimento. A tutti va garantito un insegnamento che favorisca un apprendimento “a misura di ciascuno”. Si svolgono costantemente accertamenti presso gli enti deputati per valutare la presenza di disabilità, di disturbi specifici dell’apprendimento, di altri tipi di bisogni educativi speciali, sia per problematiche di tipo psicologico, sia per livello cognitivo borderline. Certificazioni di vario genere giungono nel corso dell’anno, in vari momenti dell’attività didattica: a queste si cerca di far fronte nel miglior modo con le risorse disponibili. Nel caso di certificazione di disabilità tardiva non è in genere possibile ottenere insegnanti di sostegno in più e normalmente anche ridistribuire le risorse già assegnate alle classi. Pertanto si danno i casi di certificazioni a cui non ha fatto seguito nell’immediato l’assegnazione di un insegnante di sostegno. I docenti hanno in tal caso provveduto ad individualizzare l’insegnamento in relazione alla Diagnosi Funzionale del bambino/ragazzo in questione, pur se in assenza di risorse ad hoc e nella maniera migliore possibile. Altrettanto verrà fatto in futuro in eventuali altri casi del genere (si veda oltre). RISORSE UMANE Gli insegnanti di sostegno sono assegnati dall’Ufficio Scolastico Territoriale alle classi con alunni diversamente abili (DVA) e non al singolo alunno. Sono contitolari di classe (vd. oltre). L’assistenza educativa viene fornita agli alunni DVA dal rispettivo comune di residenza, se prevista dalla Diagnosi Funzionale. Per quanto riguarda il nostro 7
istituto si collabora, oltre che con il Comune di Macherio, anche con i Servizi Sociali di comuni limitrofi. L’assistente educativo, a differenza dell’insegnante di sostegno, è assegnato non alla classe ma al singolo alunno. Al fine di migliorare la collaborazione educativa tra insegnanti ed assistenti, sia nell’ottica di un intervento individualizzato sull’alunno disabile, sia nell’ottica di un’interazione il più possibile proficua coi gruppi di cui l’alunno in questione fa parte, viene predisposto un unico Piano Educativo Individualizzato (P.E.I), elaborato congiuntamente dagli insegnanti di classe e dagli assistenti educativi, e non giustapposto, avvalendosi laddove necessario della collaborazione del/della pedagogista (si veda oltre). Purtroppo a livello locale non è prevista la possibilità di assegnare un aiuto educativo ad alunni che non siano dichiarati disabili. Esistono però dei disturbi, soprattutto a livello comportamentale, che trarrebbero grande giovamento dalla presenza di un assistente educativo che medi certi comportamenti, certe reazioni, che favorisca lo scambio tra pari e con gli insegnanti. Funzione strumentale Dal 2007 - 08 nella nostra scuola è stata creata, e poi formalizzata nel POF, la funzione strumentale “Successo Formativo” suddivisa in due aree: - l’area DVA che si occupava delle tematiche e delle iniziative a favore degli alunni DVA. A questo primo impegno si è aggiunta dopo la L. 170 l’attenzione verso gli alunni con DSA e ADHD, ed ora l’attenzione nei confronti degli alunni con BES, - l’area alunni stranieri che si occupa dell’inclusione degli alunni stranieri di prima alfabetizzazione e di quelli con difficoltà linguistiche. Collaboratori scolastici Ci si avvale prioritariamente della collaborazione dei bidelli per quelle situazioni che prevedano un’assistenza di base per l’igiene personale, l’accompagnamento negli spostamenti, l’assistenza durante la mensa, come previsto per gli alunni DVA dalla rispettiva Diagnosi Funzionale. Il loro intervento è inoltre fondamentale per le situazioni di alunni che richiedano una “speciale” sorveglianza perché mettono in atto comportamenti oppositivi che si manifestano anche in uscite non autorizzate dall’aula. In tal 8
caso il collaboratore scolastico interviene a supporto dell’insegnante o nella classe o nel corridoio. Personale in quiescenza Negli ultimi anni alcuni insegnanti ormai in pensione si sono resi disponibili a collaborare con la scuola, ai sensi della C.M. 127 del 1994, come supporto in situazioni di classi che richiedono particolare attenzione e laddove scarseggiano le risorse (es. classi senza insegnante di sostegno, …) Volontari Analogamente è stata firmata nel mese di marzo 2014 una Convenzione con l’Associazione sociale “Banca del tempo” di Macherio, che già collaborava all’ “Aiuto compiti” di iniziativa comunale, perché anche i suoi volontari possano interagire con quelle classi e quegli alunni che necessitino di un supporto didattico ed educativo, data la scarsità di risorse professionali. Pedagogista comunale Da alcuni anni opera nell’Istituto un pedagogista su incarico dell’Amministrazione comunale. Il servizio è erede di varie iniziative di consulenza svoltesi negli anni precedenti, sia a livello di scuola, che a livello distrettuale (Progetto “Gioco, imparo, cresco”, Progetto “Noi genitori”, Progetto “Camelot”). Per alcuni anni la pedagogista ha garantito uno “sportello educativo” di supporto agli insegnanti o ai team docenti che si trovano in difficoltà di fronte a problematiche educative, didattiche, relazionali anche nei confronti di genitori ed a volte un “kit di intervento” in situazioni non prevedibili. Dall’anno scolastico 2017 -18, in accordo con l’Amministrazione Comunale, il servizio è ulteriormente evoluto: sono stati individuati degli anni di “passaggio” che meritassero una particolare attenzione ed un particolare bisogno di consulenza di un pedagogista: le sezioni di nuovo inserimento alla Scuola dell’infanzia, le classi prime e quarte della primaria, le classi prime della secondaria. In esse viene svolta un’osservazione in classe seguita da una restituzione relativa alle dinamiche ed alle problematiche individuate. 9
A ciò si affiancano ancora momenti di consulenza individuale con team di insegnanti su particolari situazioni, momenti di formazione svolti con i docenti e serate rivolte ai genitori su tematiche educative. IL GRUPPO DI LAVORO PER L’INCLUSIONE La C.M. dell’8 – 3 – 2013 chiarisce che i compiti del Gruppo di lavoro e di studio sull’handicap d’Istituto (GLH) si estendono alle problematiche relative a tutti i BES. Pertanto viene istituito il Gruppo di lavoro per l’inclusione (GLI) al fine di realizzare appieno il diritto all’apprendimento per tutti gli alunni in situazione di difficoltà, come stabilito dalla D.M. 27 dicembre 2012 e dalla Legge 53/2003. Del G.L.I. faranno parte: - funzioni strumentali, - insegnanti di sostegno, - docenti disciplinari e/o coordinatori di classe, - una rappresentanza dei collaboratori scolastici, - eventualmente e se possibile assistenti educativi o loro coordinatori, - eventualmente il pedagogista comunale, - il Dirigente Scolastico o un suo delegato, - rappresentanti dei genitori, - esperti istituzionali. Suo compito specifico è quello di definire le azioni strategiche finalizzate ad incrementare, anno per anno, il livello di inclusività dell’istituto, come definito dal presente Piano. INSERIMENTO DEGLI ALUNNI DIVERSAMENTE ABILI La presenza di alunni con difficoltà di apprendimento richiede l’attuazione di strategie comuni: - individuazione dei diversi tipi di difficoltà, - analisi della situazione, 10
- verifica delle risorse, - adozione di strategie didattiche adeguate, - programmazione individualizzata e/o per piccoli gruppi valorizzando la contemporaneità degli insegnanti del team e del plesso, - possibilità da parte degli alunni diversamente abili di fruire di proposte, progetti, attività anche a livello di intersezione o interclasse. Gli insegnanti di sostegno sono nominati per le classi con alunni disabili e sono contitolari della classe a cui sono assegnati (L.148/90). La responsabilità dell’integrazione dell’alunno DVA e dell’azione educativa svolta nei suoi confronti è, a medesimo titolo, dell’insegnante di sostegno, degli insegnanti di classe, della comunità scolastica nel suo insieme, ma anche della famiglia, degli operatori socio - sanitari e degli Enti Locali. Come indicato dalla Legge Quadro per l’assistenza, l’integrazione sociale e i diritti delle persone portatrici di handicap (n. 104, 5 febbraio 1992), è operante nella scuola un gruppo di lavoro con il compito di promuovere iniziative educative e di integrazione. Coordinati dalla funzione strumentale Successo Formativo sono attivati nella scuola il Gruppo di lavoro per l’inclusione, i vari GHLO, la Commissione degli insegnanti di sostegno, che hanno i seguenti compiti. Gruppo di lavoro sull’handicap operativo (GLHO): Il GLH operativo (GLHO) è composto dal Dirigente Scolastico, dagli insegnanti di classe e di sostegno, dagli operatori dell’ATS (e/o dell’ente privato referente) che seguono il percorso riabilitativo dell’alunno, dall’Assistente Sociale del comune di residenza, dall’educatore comunale e dai genitori del bambino diversamente abile. Tale gruppo ha il compito di programmare e realizzare degli interventi a favore dell’alunno con disabilità attraverso la stesura, l’applicazione e la verifica del PDF e del PEI. Commissione degli insegnanti di sostegno: La Commissione degli insegnanti di sostegno è composta da tutti gli insegnanti di sostegno assegnati dal Dirigente Scolastico alle classi con alunni diversamente abili e si riunisce 2/3 volte all’anno. Compiti della commissione: - Affrontare le situazioni relative ai singoli alunni certificati (verifica situazione iniziale, intermedia, finale). 11
- Individuare adeguate e diversificate strategie educative per predisporre progetti mirati. - Stabilire criteri comuni per la compilazione del registro sul singolo alunno e del PEI. - Valutare il processo di integrazione degli alunni certificati. All’interno di ogni plesso è presente materiale strutturato, che viene acquistato ogni anno scolastico per favorire i processi di apprendimento. Documentazione scolastica dell’alunno con disabilità Il Dirigente Scolastico conserva, come documentazione riservata, il verbale del Collegio di accertamento con cui si attesta la disabilità, la Diagnosi Funzionale e ogni altra certificazione sanitaria; il Dirigente Scolastico presenta al team docenti la condizione di disabilità dell’alunno. La DF è a disposizione del consiglio di classe o del team dei docenti per la stesura del PDF e del PEI. Profilo dinamico funzionale (PDF) Il PDF indica, per ogni “area” della DF, lo sviluppo prevedibile riferito a tempi brevi (6 mesi) e tempi medi (2 anni), la specificazione del livello di abilità e la successiva tappa. La stesura del PDF è di competenza di equipe multidisciplinari (neuropsichiatria infantile, psicologo, terapista della riabilitazione, psico-pedagogisti), degli insegnanti curricolari e di sostegno, in collaborazione con la famiglia. Il PDF dovrebbe essere redatto, sulla base dei dati della DF, non oltre il terzo mese dall’inizio dell’anno scolastico ed dovrebbe essere sottoscritto da tutte le componenti che provvedono alla stesura, secondo quanto indicato dal DPR 24/2/1994 “in via orientativa, alla fine della seconda elementare, della quarta elementare e alla fine della seconda media”, fermo restando che il PDF è aggiornato, come disposto dal comma 8 dell’art. 12 della legge 104/92, a conclusione della scuola materna, della scuola elementare e della scuola media. Di fatto negli ultimi anni si è in grossa difficoltà a redigere il Profilo Dinamico Funzionale per via della collaborazione divenuta difficile con gli Enti cui fanno capo le equipe multidisciplinari, in quanto per ristrutturazioni e scarsità di organico non riescono a garantire una significativa continuità di rapporto con gli insegnanti di classe. 12
Piano educativo individualizzato (PEI) IL PEI articola dettagliatamente gli interventi educativi e didattici (ed ove necessari quelli assistenziali e riabilitativi) diretti alla migliore integrazione dell’alunno con disabilità e alla valorizzazione delle sue potenzialità. Il PEI è steso dagli insegnanti curricolari e di sostegno, tenendo conto delle indicazioni della DF e del PDF laddove esistente, con gli assistenti educativi comunali, gli psicopedagogisti, ove presenti, e la famiglia. Il PEI è redatto all’inizio e comunque non oltre tre mesi dall’inizio dell’anno scolastico, con costanti e frequenti verifiche intermedie ed eventuali riprogettazioni del percorso. Il PEI è sottoscritto da tutte le componenti che provvedono alla stesura, compresa la famiglia. La continuità È necessario programmare un progetto, per il passaggio da un ordine di scuola all’altro, con adeguati supporti e con la necessaria flessibilità che l’autonomia scolastica rende possibile. Nel passaggio da una scuola all’altra, sono importanti tutte le informazioni fornite dalla famiglia, dagli insegnanti e dagli operatori socio-sanitari che conoscono l’alunno, tali da garantire un reale percorso di integrazione scolastica. Nel nostro Istituto, nei primi mesi dell’anno scolastico (come citato nella C.M. n.1/88), è possibile che l’insegnante di sostegno dell’anno precedente o un insegnante di classe segua in un primo momento il passaggio dell’alunno diversamente abile nella nuova scuola. Classi aperte In determinate situazioni particolari, nel caso di difficoltà del bambino/a diversamente abile a “reggere” il tempo scuola, verrà concordata per lui/lei tra scuola e famiglia una riduzione temporanea o annuale dell’orario di frequenza. Potranno essere messe in campo delle modalità di partecipazione alla vita scolastica che aumentino alcune attività pratiche e diminuiscano quelle più teoriche, anche attraverso il ricorso alle classi aperte, partecipando pertanto a lezioni in classi parallele e non. E’ da prevedere l’utilizzo di spazi dei due diversi plessi del Polo scolastico. 13
Laboratori A partire dall’anno scolastico 2016 – 2017 nella Scuola secondaria si sono sperimentati e portati avanti, pur nella intervenuta ristrettezza di risorse educative, piccoli laboratori svolti e dalle insegnanti di sostegno e dagli insegnanti di potenziamento di educazione fisica, quali scacchi o giocoleria. Tali laboratori comportano un coinvolgimento degli alunni DVA e di altri per una didattica più ludica e manipolativa che permetta a tutti di apprendere secondo modalità meno strutturate e più motivanti. MISURE PER ALUNNI CON DISTURBI SPECIFICI DI APPRENDIMENTO La legge nazionale n. 170 dell’8 ottobre 2010 rappresenta una svolta epocale per i soggetti con disturbi specifici di apprendimento (DSA). Sancisce – al pari di leggi regionali precedenti (cfr. Legge della Regione Lombardia datata 26 gennaio 2010) – l’obbligatorietà da parte della scuola della presa in carico dello studente DSA, che andrà seguito e monitorato con appositi strumenti. La suddetta normativa di riferimento non prevede l’affiancamento di un docente di sostegno, ma il Consiglio di Classe, studiato il singolo caso, dovrà redigere un PDP (Piano Didattico Personalizzato) e accordare l’utilizzo di strumenti compensativi (computer portatile personale, registratore, calcolatrice e formule matematiche sempre a disposizione, anche durante i test ecc.), nonché consentire misure dispensative (lettura ad alta voce, scrittura veloce sotto dettatura, presa di appunti, studio mnemonico di tabelline e formule matematiche ecc). Con l’utilizzo di metodologie di studio alternative (ad esempio mappe mentali e concettuali) e l’utilizzo delle tecnologie informatiche sarà possibile anche a questi studenti completare con successo il loro percorso scolastico fino a quello universitario. Piano didattico personalizzato (PDP) Una volta protocollata la diagnosi a scuola, il team di docenti del Consiglio di Classe, unitamente al referente DSA di istituto e con la collaborazione dei tecnici, provvede a stilare il PDP. Esso comprende: - i dati personali dello studente, - la scolarità pregressa, - i riferimenti normativi, - le indicazioni presenti nella diagnosi, di cui saranno trascritte – a cura del Referente Dislessia oppure del Coordinatore di Classe – le parti relative alla lettura, scrittura, calcolo nonché le conclusioni, - i riferimenti alle programmazioni delle singole materie per l’anno di riferimento, le stesse del resto della classe; 14
- la metodologia didattica e le modifiche che, per ciascun docente, si rendono necessarie nel singolo caso, - l’ambiente educativo – cioè a chi lo studente è affidato durante lo studio pomeridiano. Completa il fascicolo PDP una pagina in cui vengono poste le firme del Dirigente Scolastico e del Referente Dislessia, del Coordinatore di Classe, di tutti i docenti e dei genitori dell’alunno. INSERIMENTO DI ALUNNI STRANIERI E RECUPERO DELLE STRUMENTALITA' DI BASE L’incidenza degli alunni di cittadinanza straniera è di circa il 9%, più bassa rispetto alla media lombarda. La maggior parte degli studenti stranieri è ormai nata in Italia ed ha quindi svolto il suo percorso d’istruzione interamente nel nostro paese; ciò a maggior ragione per i bambini in più tenera età. La provenienza etnica è diversificata tra molte nazionalità, parecchi dei bambini stranieri sono imparentati tra loro. Negli ultimi anni parecchi bambini, in Italia da anni, hanno acquisito la cittadinanza italiana. In presenza di alunni stranieri l'Istituto attiva percorsi individualizzati al fine di far acquisire la padronanza dell'italiano e di favorire l'inserimento nel gruppo- classe. Contestualmente si promuove la conoscenza delle culture d'origine degli alunni stranieri, per superare i possibili pregiudizi e per stimolare l'interscambio reciproco. Per il recupero e lo sviluppo delle strumentalità di base, ogni scuola organizza corsi specifici gestiti dai docenti della stessa classe o di un’altra. Finalità : - Realizzare l’integrazione degli alunni nella propria classe e nel plesso di appartenenza; favorirne l’apprendimento, lo sviluppo globale della personalità, l’autonomia, attraverso processi formativi di accoglienza e sostegno. - Prevenire il disagio e l’insuccesso attraverso la valorizzazione delle potenzialità e il graduale superamento degli ostacoli. - Educare alla comunicazione interculturale e alla valorizzazione delle differenze. 15
Commissione accoglienza L’Istituto Rodari dall’anno scolastico 2006 - 07 si è dotato di una Commissione accoglienza per gli alunni stranieri. Tale commissione ha approntato strategie per l’accoglienza e l’integrazione nel rispetto della cultura originaria dei neo arrivati, ha ipotizzato metodologie didattiche interculturali e ha strutturato materiali per l’apprendimento della lingua italiana come L2, strumento prioritario di comunicazione e poi di studio. Protocollo Accoglienza degli Studenti Stranieri Il protocollo di accoglienza adottato nel 2007 - 08 è un documento deliberato dal Collegio Docenti che contiene criteri, principi, indicazioni riguardanti l’iscrizione e l’inserimento degli alunni immigrati, definisce compiti e ruoli degli operatori scolastici, traccia le fasi dell’accoglienza e delle attività di facilitazione per l’apprendimento della lingua italiana. Piano Didattico Personalizzato (PDP) Deliberato dal Collegio docenti nell’anno scolastico 2011/12 con il nome di Piano di studi personalizzato, ancora prima della Direttiva sui BES, permette agli alunni stranieri già in possesso di una competenza in italiano L2, di essere inseriti nel percorso formativo della classe di appartenenza, attuando le necessarie semplificazioni di contenuti, obiettivi e verifiche. Per gli alunni stranieri che non hanno nessuna conoscenza o una conoscenza estremamente limitata della lingua italiana, il PDP consiste invece in un percorso individualizzato di prima alfabetizzazione che può contemplare anche la possibilità di una temporanea omissione dal curricolo di alcune discipline che presuppongono una più specifica competenza linguistica, ivi compresa la seconda lingua straniera nella scuola secondaria, sostituita dal potenziamento dell’insegnamento della lingua italiana. Attività Interculturali Per favorire l’inclusione la Commissione Accoglienza/ Intercultura provvede ad organizzare attività interculturali di conoscenza reciproca tra le culture che entrano in contato a scuola. 16
Strumentazione didattica Dall’anno 2007/08 nell’Istituto è attivo uno scaffale interculturale fornito di testi per gli alunni e di materiale teorico/didattico per l’insegnamento dell’italiano agli stranieri. PROGETTI PER ALUNNI IN SITUAZIONE DI DISAGIO Nel caso si rendano evidenti in un alunno sintomi di disagio socio – psico - evolutivo, gli insegnanti, in accordo con le famiglie, possono avvalersi della consulenza dell’area minori dei Servizi Sociali del Comune. Per accedere a tale servizio gli insegnanti, dopo aver effettuato le osservazioni sugli alunni, comunicano quanto rilevato al Dirigente Scolastico che, valutata con loro la gravità dei casi, provvederà a contattare i Servizi Sociali al fine di ipotizzare una prima strategia di intervento. A tal fine nel maggio 2009 è stata firmata la “Carta della collaborazione per il diritto al benessere di ogni bambino” tra l’Istituto Comprensivo Gianni Rodari ed i Servizi Sociali del Comune di Macherio, nell’ottica di formalizzare delle “buone prassi”, cioè efficaci procedure nella comunicazione tra la scuola ed i servizi rispetto alle situazioni di disagio sociale e relazionale. La Carta prevede: una procedura per la comunicazione da parte dei servizi di situazioni note, già in carico ai servizi stessi, una procedura per la comunicazione riguardante situazioni che destino forti preoccupazioni nel team docente, una scheda di osservazione degli alunni che presentano difficoltà di carattere relazionale e/o comportamentale. Gli interventi riguardanti bambini in condizioni di disagio sociale sono dunque concordati con i servizi del comune. Per i bambini/ragazzi che hanno residenza in comuni diversi da quello di Macherio, pur non esistendo protocolli d’intesa, nei casi in cui si presenta la necessità di segnalazione ai servizi sociali si cerca di tenere una prassi analoga a quella indicata nella “Carta della collaborazione”. In caso di episodi di maltrattamento, la scuola segnalerà tempestivamente i fatti ai servizi sociali comunali o direttamente alle autorità giudiziarie. Al riguardo va specificato che dall’a.s. 2011 -12 l’Istituto ha aderito alla “Rete Ali 17
per l’infanzia e l’adolescenza” che si occupa di protezione dell’infanzia, di abuso e maltrattamento. Per quanto riguarda l’aspetto didattico si tiene conto della situazione nell’ambito della programmazione e della verifica del ragazzo in questione. Gli insegnanti che rilevano particolari problemi negli alunni, riguardo il comportamento e le dinamiche relazionali, possono presentare dei progetti di recupero e/o potenziamento educativo – didattici. Obiettivo prioritario di tali progetti è prevenire processi di emarginazione e attenuare o recuperare situazioni di svantaggio socio-culturale o disagio psico - evolutivo. GESTIONE DI SITUAZIONI CRITICHE ED EMERGENZE NELLE CLASSI CON ALUNNI CON PROBLEMATICHE COMPORTAMENTALI. In anni passati si sono verificate criticità nella gestione di alunni che hanno manifestato gravi problematiche comportamentali, rendendo molto difficoltoso affrontare l’emergenza e la routine delle classi coinvolte, soprattutto in assenza di certificazione e quindi dell’apporto di insegnante di sostegno/ aiuto educativo. È nata quindi l’esigenza di un confronto per individuare possibili risposte a questo tipo di difficoltà, in modo che l’Istituto possa organizzarsi per rispondere in modo costruttivo ed adeguato alle situazioni che si presentano. È innanzi tutto necessario prevedere quanto può accadere, darsi un’organizzazione per prevenire e individuare procedure chiare e condivise per contenere nel modo migliore possibile le situazioni di emergenza. Si pongono in evidenza i seguenti punti : Continuità nell’Istituto - Individuare preventivamente, sulla base degli elementi a disposizione, possibili situazioni “a rischio”, attraverso: - passaggio d’informazioni da un ordine di scuola all’altro, - predisposizione di progetti per l’accompagnamento, concordati nel quadrimestre precedente, al passaggio all’ordine di scuola successivo; - Sulla base delle informazioni raccolte, prevedere un accantonamento di ore, in modo da poter rispondere alle eventuali emergenze. 18
Protocollo per l’emergenza ed i rapporti con le famiglie - Individuare e predisporre procedure chiare e condivise da applicare in caso di emergenza che esplicitino i ruoli e le modalità di intervento di tutti gli operatori coinvolti (personale ATA, insegnanti ed educatori del plesso non assegnati alla classe...); - Comunicazione alle famiglie delle difficoltà rilevate e delle procedure da seguire per l’accertamento, da parte degli specialisti, di eventuali problematiche oggettive (es. contatto con enti accreditati). Questa prassi sarà attuata in un primo momento dagli insegnanti; nel caso in cui la famiglia non si attivi entro trenta giorni sarà convocata dal Dirigente; - Predisposizione di un protocollo da fornire alle famiglie coinvolte. Formazione - Corsi di aggiornamento nell’Istituto per favorire una conoscenza condivisa delle tematiche affrontate, per permettere di applicare già nella pianificazione del lavoro per l’anno successivo quanto appreso; - Gruppi di lavoro in cui discutere l’esperienza propria e dei colleghi che si riuniscano con cadenza periodica e permettano di seguire nel tempo i casi in osservazione. Organizzazione scolastica (nella scuola primaria): - Limitare il numero di insegnanti che operano nelle classi; - Salvaguardare almeno 1 contemporaneità; - Possibilità per gli insegnanti che operano in classi problematiche, soprattutto senza insegnante di sostegno/ aiuto educativo, di accantonare delle ore da spendere in progetti sulla propria classe; - Favorire, anche nella fruizione degli spazi comuni, le classi con alunni problematici (es.: spazi per laboratori, uso pomeridiano della palestra...). Utilizzo dell’aiuto educativo: - Possibilità di utilizzare gli educatori sul gruppo; - Interventi nelle classi della psicopedagogista (piccolo gruppo, progetti sulla classe …); - Possibilità per l’amministrazione comunale di prevedere alcune ore per la gestione di emergenze. Alunni con difficoltà comportamentali: 19
- In accordo con gli specialisti e la famiglia, possibilità di non frequentare alcuni pomeriggi o la mensa; - Possibilità di effettuare attività alternative accompagnati da aiuto educativo o insegnante di sostegno (piscina, biblioteca, cucina, orto …); Valutare la possibilità di supporto di volontari (Banca del tempo, ex insegnanti …). PROGETTI DI RECUPERO Il Collegio dei Docenti ed il Consiglio di Istituto deliberano annualmente, per le parti di rispettiva competenza, iniziative di recupero a favore di alunni con difficoltà scolastiche. Valorizzando la contemporaneità ed utilizzando le ore aggiuntive del Fondo dell’istituzione scolastica, gli insegnanti di classe accertano i bisogni individuali dei propri alunni e, sulla base di quelli, determinano il piano di intervento. Generalmente i progetti mirano a potenziare le capacità espressive e cognitive, a consolidare le capacità di base nell’ambito linguistico e logico-matematico, utilizzando anche le risorse dei linguaggi iconico, plastico e musicale. Nella Scuola secondaria sono previste giornate di recupero/potenziamento a classi aperte, in cui i ragazzi possano essere divisi a seconda delle specifiche esigenze, anche con interventi di esterni per il potenziamento. Sono inoltre previsti brevi corsi pomeridiani a classi parallele per il recupero di abilità e competenze di base di italiano e matematica. BAMBINI ADOTTATI Per la miglior accoglienza ed integrazione dei bambini adottati si fa riferimento alle “Linee di indirizzo per favorire il diritto allo studio degli alunni adottati”, pubblicate dal MIUR nel dicembre 2014, ed alle precedenti “Linee guida per l’accoglienza e l’integrazione scolastica del bambino adottato”, predisposte dall’Ufficio Scolastico di Monza nell’aprile 2013. Sarà pertanto necessario uno stretto rapporto con la famiglia ed i Centri Adozione per definire il miglior percorso di inserimento del bambino nella scuola, sia per quanto riguarda la scelta della classe indipendentemente dall’età anagrafica, sia per quanto riguarda i tempi e le modalità di 20
inserimento. Si dovrà tenere conto della provenienza e per quanto possibile della storia pregressa del bambino, predisponendo per lui un Piano Didattico Personalizzato ed evitando riferimenti non necessari a storie personali che coinvolgessero la famiglia di origine o il paese di provenienza, e predisponendo un adeguato supporto per l’acquisizione dell’italiano L2, nel caso di adozione internazionale. ISTRUZIONE DOMICILIARE In caso di assenza di un alunno per più di 30 giorni per documentati e seri motivi di salute e con la relativa richiesta dei genitori, è possibile attivare progetti di istruzione domiciliare, avvalendosi di insegnanti della scuola o di un collegamento Internet. PROGETTI DI SENSIBILIZZAZIONE ALLE PROBLEMATICHE DEL “DIVERSO” Sono stati attuati nel corso degli anni in collaborazione con l’Associazione Stefania di Lissone e la Cooperativa Sociale Solari progetti di integrazione con lo scopo di sensibilizzare alla “diversità”, sperimentare insieme ai “diversi” attività che favoriscano la socializzazione e la presa di coscienza della loro ricchezza, per favorire l’inclusione delle persone con disabilità nella comunità e favorire una “diversa” e positiva percezione della stessa. Se ce ne sarà data l’opportunità attraverso la partecipazione a bandi o risorse già disponibili sono da riproporre nei prossimi anni scolastici, seppur diversificandolo all’interno delle classi. PROGETTI ED ATTIVITA’ DI PSICOMOTRICITA’ Nella scuola dell’infanzia e nei primi anni della scuola primaria hanno importanza attività di psicomotricità che permettono da una parte di aiutare i bambini a conoscersi ed essere consapevoli della propria fisicità e dall’altra di rilevare e condividere con le famiglie eventuali problemi psicomotori dei bambini ed indirizzarli eventualmente a specialisti. 21
FORMAZIONE DEI DOCENTI Un buon numero di docenti ed il Dirigente Scolastico hanno partecipato a corsi di formazione sui BES proposti dall’Ufficio Scolastico Territoriale di Monza, in collaborazione con il CTI di Monza, ed al Convegno provinciale sui Bisogni Educativi Speciali, utili all’approfondimento degli aspetti normativi, ma soprattutto alla riflessione su varie tipologie di Bisogni e sugli strumenti atti a dare a ciascuno quanto necessario per superare gli ostacoli che si frappongono tra lui/ lei e l’apprendimento. Molti insegnanti hanno partecipato ad un corso di formazione organizzato dall’AID – Associazione Italiana Dislessia che ha valso all’Istituto il “titolo” di “Scuola amica della dislessia”, che riguarda in effetti tutti i quattro Disturbi Specifici di Apprendimento: Tutti i docenti di ruolo della secondaria ed annualmente anche parecchi supplenti hanno partecipato alla formazione a cura dell’ATS sulle Life skills. Tale proposta non riguarda direttamente i BES, bensì può essere utile agli insegnanti per favorire le capacità di resilienza negli alunni, soprattutto nel prevenire disturbi e comportamenti a rischio. È stato svolto nell’anno scolastico un corso di aggiornamento dell’Istituto rivolto alla conoscenza ed alle pratiche di intervento verso i BES, con particolare riguardo per i comportamenti disfunzionali ed aggressivi. Riscuotono interesse i corsi formativi del CTI – CTS di Monza sulle tematiche dell’inclusività, sia rivolti agli insegnanti di sostegno specializzati e non, sia rivolti alla totalità dei docenti. BULLISMO Dopo la nomina del Referente per il bullismo e relativa formazione, l’Istituto si è dotato, in ottemperanza alle norme della L. 71/2017, di un Protocollo di intervento in materia di contrasto di bullismo e cyberbullismo come integrazione del Regolamento di Istituto, e ha rivisto il Patto educativo di corresponsabilità riguardo a tale materia. 22
PROTOCOLLI L’Istituto comprensivo si è dotato, per agevolare la propria attività interna ed esterna, dei seguenti documenti, l’originale dei quali è agli atti della presidenza: - Patto Educativo di Corresponsabilità, - Protocollo di intesa con il Comune di Macherio per la prevenzione del disagio (Carta della Collaborazione per il Diritto al Benessere di ogni bambino), - Protocollo per l’inserimento degli alunni stranieri, - Accordo di rete delle scuole appartenenti ad aree a forte processo immigratorio, facente capo all’Istituto Comprensivo di Via Correggio di Monza, - Protocollo per l’individuazione dell’alunno diversamente abile redatto in collaborazione con l’UONPIA di Lissone e l’ Ufficio Integrazione Alunni DVA dell’USP di Milano, poi sostituito nell’a.s. 2012 dal Protocollo d’intesa per l’integrazione scolastica degli alunni con disabilità dell’ASL di Monza e Brianza, - Convenzione con l’Associazione sociale “Banca del tempo” di Macherio - Accordo “Rete Ali per l’infanzia e l’adolescenza”, contro l’abuso e il maltrattamento e da ultimo contro il bullismo - Adesione alla Rete provinciale “Maneggiare con cura”per il contrasto del bullismo - Accordo con il Centro Diurno Disabili di Macherio per poter usufruire della loro sensory room. Per l’attuazione di una concreta politica di inclusione è necessario riscontrare i punti di debolezza e i punti di forza attuali della scuola. 23
PUNTI DI FORZA DELL’ISTITUTO: - Esistenza di protocolli d’intesa per affrontare le varie situazioni - Stesura di un PEI il più possibile condiviso tra insegnanti di classe ed assistente educativo comunale per gli alunni DVA - Abitudine del corpo docente a diversificare gli interventi, e quindi la valutazione, secondo “il bambino che si ha davanti” - Collaborazione con i Servizi Sociali del Comune di Macherio - Esistenza sul territorio del CTI Brianza Centro, punto di riferimento sia per informazioni e consulenza anche telefonica sia per la formazione degli insegnanti curricolari e di sostegno non specializzati, e del Centro Territoriale di Supporto - Patto educativo con le famiglie in genere condiviso e buona collaborazione con loro - Risorse economiche di provenienza comunale per il disagio, utilizzate per incrementare i materiali e gli strumenti utili per una didattica individualizzata - Presenza di funzioni strumentali per DVA, DSA, BES e per gli alunni stranieri - Presenza di laboratori per studenti DVA - Progetti di teatro, sport, educazione alla salute, psicomotricità, che si svolgono nel corso dell’anno scolastico - Linee guida regionali con le indicazioni per una corretta inclusione, sotto forma di “Strumenti di intervento per alunni con bisogni educativi speciali ed organizzazione territoriale per l’inclusione scolastica”: concetti chiave ed orientamenti per l’azione del 3 gennaio 2014. PUNTI DI DEBOLEZZA: - Mancanza di prove diversificate per gli alunni con BES negli esami conclusivi del primo ciclo d’istruzione - Scarsità di risorse umane dedicate - Scarsità di risorse economiche del Fondo dell’Istituzione scolastica, con le quali finanziare progetti di recupero come previsto dal PTOF per gli alunni con difficoltà di apprendimento - Mancanza di ore di contemporaneità nella scuola secondaria, per poter attuare iniziative didattiche mirate sui bisogni degli alunni 24
- Docenti di sostegno non specializzati, perché reperiti dalle graduatorie di istituto - A volte difficoltà a comunicare con le famiglie riguardo al disagio del bambino/ ragazzo e/o difficoltà dei genitori a prendere atto dei problemi riscontrati - Difficoltà a far accettare alle famiglie interventi personalizzati in presenza di BES non certificati. OBIETTIVI DI MIGLIORAMENTO L’Istituto Comprensivo G. Rodari si propone di potenziare la cultura dell’inclusione per rispondere in modo efficace alle necessità di ogni alunno che manifesti Bisogni Educativi Speciali, con l’adozione dei seguenti interventi: - Applicare le procedure previste dalla Carta della collaborazione in modo più puntuale e sollecitare i Servizi sociali all’esplicitazione dei loro interventi. - Creare un ambiente accogliente e di supporto. - Promuovere l’attiva partecipazione di tutti gli studenti al processo di apprendimento. - Centrare l’intervento sulla classe in funzione dell’alunno. - Favorire l’acquisizione di competenze collaborative. - Promuovere culture e pratiche inclusive attraverso una più stretta collaborazione fra tutte le componenti della comunità educante. - Proporre agli alunni con difficoltà linguistico – culturali progetti di sostegno della lingua italiana veicolare, distinti per fasce d’età, nella scuola primaria e secondaria, gli uni che favoriscano una migliore integrazione o meglio inclusione del bambino/ ragazzo nella classe e nel plesso di appartenenza, gli altri che favoriscano lo studio. - Migliorare la comunicazione, e quindi l’intervento mirato, coi Servizi sociali dei comuni di residenza degli alunni DVA, soprattutto per quanto riguarda l’assistenza educativa. - Sperimentazione ulteriore di laboratori esperienzali che utilizzino al meglio gli insegnanti di sostegno e gli assistenti educativi insieme, o ottimizzando quindi le risorse disponibili, in gruppi che coinvolgano più bambini DVA ed altri compagni. 25
- Sviluppare progetti di sensibilizzazione alla “diversità” per favorire la “inclusività” - Elaborare PDP per ciascuno dei bambini/ ragazzi che presentano problemi di BES certificati ed elaborare degli obiettivi minimi per tutti i bambini /ragazzi che, pur non avendo certificazioni, manifestino forme di BES “con continuità o per determinati periodi”. - Al fine di migliorare la collaborazione educativa tra insegnanti ed assistenti educativi, è da prevedere un’attività di programmazione congiunta delle proposte didattico-educative con scansione e modalità da definire. - In determinate situazioni particolari, verrà concordata per l’alunno diversamente abile una riduzione temporanea o annuale dell’orario di frequenza. Potranno essere messe in campo delle modalità di partecipazione alla vita scolastica che aumentino alcune attività pratiche e diminuiscano quelle più teoriche, anche attraverso il ricorso alle classi aperte. - Per la miglior accoglienza ed integrazione dei bambini adottati si fa riferimento alle “Linee di indirizzo per favorire il diritto allo studio degli alunni adottati”, pubblicate dal MIUR nel dicembre 2014, ed alle precedenti “Linee guida per l’accoglienza e l’integrazione scolastica del bambino adottato”, predisposte dall’Ufficio Scolastico di Monza nell’aprile 2013. SUGGERIMENTI DI AZIONI POSITIVE PER UNA DIDATTICA INCLUSIVA: 1. Mettere la persona al centro dell’azione didattica, cioè accogliere ed accettare l’altro come persona, per conoscere l’alunno anche dal punto di vista socio-affettivo, oltre che cognitivo. 2. Includere, anziché escludere, anche gli studenti più problematici, cioè riconoscerne i bisogni e cercare strategie idonee a sollecitare l’attenzione e la partecipazione, per creare apprendimento significativo e per non creare dispersione scolastica. 3. Considerare fondamentale la relazione educativa, base indispensabile dell’apprendimento, al di là della disciplina e dei programmi da svolgere. 4. Promuovere la dimensione comunitaria e sociale dell’apprendimento, utilizzando strategie e metodologie quali lavori di gruppo, cooperative learning, tutoring, peer education. 5. Praticare in classe strategie coinvolgenti (attività espressive come teatro, musica, video; laboratori di cittadinanza attiva; studio guidato; lavori sulle dinamiche di classe, sulle emozioni, sul bullismo; formazione per prevenzione e contrasto dell’uso/ abuso di sostanze; utilizzo di 26
percorsi interdisciplinari, su tematiche civiche e ambientali, con materiali e sussidi multimediali). 6. Condividere le linee metodologiche e i presupposti pedagogici con tutto il personale educativo. 7. Valorizzare le potenzialità e risorse di ognuno, anche le competenze non formali. 8. Riconoscere i diversi bisogni e le differenze individuali, dando risposte diverse a domande diverse, cioè curare la personalizzazione dell’insegnamento e adeguare in itinere la programmazione di ciascuna disciplina. E PER CONCLUDERE … La scuola dell’ Educazione Inclusiva Una scuola che “include” è una scuola che “pensa” e che “progetta” tenendo a mente proprio tutti. Una scuola che non si deve muovere sempre nella condizione di emergenza, in risposta cioè al bisogno di un alunno con delle specificità che si differenziano da quelle della maggioranza degli alunni “normali” della scuola. Una scuola inclusiva è una scuola che si deve muovere sul binario del miglioramento organizzativo perché nessun alunno sia sentito come non appartenente, non pensato e quindi non accolto. P. Sandri, Scuola di qualità e inclusione. 27
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