L'Orto Botanico, lo scrigno verde di Parma - CULTURA E TERRITORIO

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L'Orto Botanico, lo scrigno verde di Parma - CULTURA E TERRITORIO
CULTURA E TERRITORIO

                       L’Orto Botanico, lo scrigno
                       verde di Parma
                       Da Orto dei Semplici dei Farnese a Orto Botanico dell’Università. Un
                       polmone verde, nel cuore della città, con una storia in cui s’intrecciano
                       natura, scienza e architettura. Un luogo unico riportato a nuova vita

                       Stefania Delendati
CULTURA E TERRITORIO

                       I
                           n principio fu l’Orto dei Semplici         San Francesco. In sostituzione dei rudi-
                           (Hortus Simplicium) annesso alla Fa-       mentali capannoni, l’architetto di corte
                           coltà di Medicina, com’era d’uso nel       Ennemond Petitot progettò le serre la
                       XVII secolo. Lo volle Ranuccio I Farne-        cui costruzione, iniziata nel 1777, termi-
                       se che diede l’incarico di impiantarlo a       nò nel 1793, come si può leggere sulla
                       Enrico Velario di Brabantia. Nell’Orto,        scritta sovrastante l’ingresso principale.
                       dove venivano coltivate piante medici-         Per la prima volta a Parma l’insegna-
                       nali (i “semplici” erano i medicamenti         mento della botanica si fece empirico:
                       ricavati dai vegetali), lavorarono nomi        Giovanni Battista Guatteri introdusse lo
                       illustri come il parmigiano Pompilio Ta-       studio dal vivo delle piante, importò va-
                       gliaferri, cui seguirono diversi responsa-     rietà esotiche e le acclimatò nelle serre
                       bili. Ricordiamo Lorenzo Porta, allievo di     calde, scambiò semi con altre istituzioni
                       Tagliaferri, Antonio Bacigalue, il conte       simili. Tanta fatica venne premiata da
                       Ponticelli, titolare della cattedra di Bota-   botanici italiani e stranieri che tene-
                       nica, e il suo allievo Giovanni Tommasi-       vano in grande considerazione l’Orto
                       na. L’Orto dei Semplici subì alterne for-      parmigiano. Negli anni si aggiunsero le
                       tune ma rimase operativo fino alla rifor-      aranciere, “numerose aiuole con piante
                       ma degli studi, operata da Guillaume Du        perenni ed erbacee” ammirate da André
                       Tillot nel 1768. Ne conseguì il rilancio       Thouin, direttore dell’Orto Botanico di
                       dell’Università che portò a Parma l’aba-       Parigi che nel 1796 visitò la nostra città.
                       te     Giambattista
                       Guatteri. Nativo di
                       Castelnovo di Sot-
                       to, Guatteri aveva
                       studiato storia na-
                       turale a Padova e
                       a Bologna. Dotato
                       di una decisa im-
                       pronta sperimen-
                       tale, l’abate con-
                       quistò la fiducia
                       di Ferdinando I di
                       Borbone e sotto i
                       suoi regali auspi-
                       ci nel 1770 istituì
                       l’attuale Orto Bo-
                       tanico sul sito di
                       un’antica tintoria
                       e degli annessi
   PARMA economica

                       terreni, una sede
                       definitiva dopo il
                       trasferimento dal-
                       la precedente ubi-
                       cazione nei pressi
                       della chiesa di

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                    Dalla fontana centrale partivano quattro       professore di storia naturale Pellegrino
                    vialetti circondati da praticelli a formare    Strobel, due personalità tanto connesse
                    un complesso regolare, secondo i cano-         a Parma da comparire nella nostra topo-
                    ni del giardino all’italiana. In quegli anni   nomastica. L’équipe naturalistica lavorò
                    (tra il XVIII e il XIX secolo) l’Orto iniziò   fino al 1843, quando Giorgio Jan tornò a
                    a espandersi con la progressiva messa          Milano, non prima di aver arricchito l’er-
                    a dimora dell’arboreto in diverse zone         bario dell’Orto parmigiano e aver aperto
                    del giardino; alcuni di quegli alberi sono     una nuova fase di studi sotto l’influenza
                    tuttora esistenti, come il maestoso Gin-       scientifica lombarda dopo decenni di
                    kgo Biloba piantato alla fine del 1700 e       “dominio” francese.
                    divenuto il simbolo del giardino.              L’aria di rinnovamento soffia sempre più
                    Alla morte di Guatteri (1793), la dire-        con l’arrivo del nuovo direttore Giovan-
                    zione dell’Orto e la cattedra di Botanica      ni Passerini, medico appassionato di
                    passarono all’allievo Baldassarre Pascal       scienze naturali.
                    che le resse fino al 1802, anno in cui il      La sua lunga permanenza (dal 1843 al
                    governo sospese l’insegnamento delle           1893, anno della sua scomparsa) diede
                    scienze e affidò l’Orto alle cure di Bar-      grande impulso al prestigio dell’Orto.
                    tolomeo Barbieri. Nel 1817 la duchessa         Non solo lo dotò di un edificio sede
                    Maria Luigia chiamò Giorgio Jan, insi-         della Scuola di Botanica con laboratori
                    gne naturalista di origine ungherese e         di ricerca, ma contribuì in modo deci-
Nel Seicento era    grande viaggiatore, fondatore del Mu-          sivo a “svecchiare” i metodi di lavoro,
                    seo di Storia Naturale di Milano.              introducendo studi di anatomia, fisiolo-
chiamato “hortus    Parma deve molto a Giorgio Jan. Fu lui,
simplicium”: i                                                     gia e biologia con l’utilizzo sistematico
                    infatti, l’artefice della carriera universi-   del microscopio. Il direttore Passerini
“semplici” erano    taria dell’entomologo Camillo Ronda-           in prima persona si fece promotore di
 medicamenti di     ni e fece giungere nella città ducale il
                                                                   ricerche e pubblicazioni che gli diedero
origine vegetale.                                                  fama internazionale. Fu un valente agro-
Simbolo del                                                        nomo e uno dei più importanti intenditori
giardino è un                                                      di micologia; studiò inoltre i rapporti tra
maestoso Ginkgo                                                    piante e insetti, divenendo un grande
                                                                                                                 PARMA economica

Biloba, piantato                                                   esperto di afidi.
                                                                   All’interno dell’Orto organizzò un semen-
alla fine del
                                                                   zaio e nel 1852 scrisse il volume “Flora
Settecento e                                                       dei contorni di Parma” che è uno dei
tutt’ora in vita                                                   primi esempi di guida tascabile, come
                                                                   precisa egli stesso nella prefazione:

                                                                                                         81
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CULTURA E TERRITORIO

                       “Grazie a un formato tascabile diverrà,
                       per chi voglia, non incomoda compagna
                       delle passeggiate campestri”.
                       Il libro di Passerini fu integrato dai suc-
                       cessori Carlo Avetta e Francesco Lan-
                       zoni. Al responsabile successivo, Fausto
                       Lona (1950-1984), si deve la costruzio-
                       ne della serra alpina e di quella tropica-
                       le, oltre all’ampliamento delle serre esi-
                       stenti e all’incremento delle collezioni di
                       piante vive. Nel 1992 l’Istituto di Botani-
                       ca passa all’attuale Dipartimento di Bio-
                       logia Evolutiva e Funzionale e i docenti
                       si trasferiscono al campus universitario.
                       L’Orto Botanico si apre a visitatori e
CULTURA E TERRITORIO

                                                                     quattro metri e un pioppo appartenente
                       scolaresche, pur continuando nella sua
                                                                     a una specie che normalmente non si
                       storica opera di studio e conservazione
                                                                     trova nella nostra zona. Proprio vicino
                       della biodiversità vegetale.
                                                                     all’ingresso di via Farini s’incontra il
                                                                     vetusto Ginkgo Biloba a cui abbiamo
                       Un giardino delle                             già accennato, l’emblema dell’Orto
                       meraviglie                                    Botanico.
                       Un ettaro di verde nel cuore del centro       È una pianta originaria della Cina,
                       storico cittadino, tra via Farini e lo        l’unica specie sopravvissuta di una
                       Stradone. Medesima area e medesima            famiglia che ebbe il massimo sviluppo
                       estensione dall’origine, l’Orto Botanico      nell’era Mesozoica che raggiunge il suo
                       è un’oasi di tranquillità con una storia      massimo splendore nel tardo autunno,
                       lunga quattrocento anni. Passeggiando         quando le foglie diventano di un intenso
                       tra i suoi sentieri ghiaiati s’incontrano     color giallo oro. L’esemplare dell’Orto
                       alberi dalle dimensioni imponenti che         cittadino è di sesso maschile con
                       sono lì da oltre due secoli. L’arboreto       l’innesto di un ramo femminile sul quale
                       ospita dei patriarchi della natura, come      si formano i frutti, commestibili e ricchi
                       un olmo dalla circonferenza di circa          di amido che si trovano in commercio in
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                       Cina e Giappone. A guardia dell’antico
                       cancello posto sullo Stradone si                    Oltre all’indubbio valore
                       stagliano verso il cielo due alti pini di un      paesaggistico e la ricchezza
                       genere che forma vaste pinete naturali
                       sulla Sila e in Aspromonte, con la
                                                                         genetica delle specie (sono
                       corteccia composta da squame grigio-                  centinaia le varietà),
                       argentee. L’Orto conserva numerose                l’Orto Botanico mantiere la
                       piante originarie di altri Paesi, come una            vocazione ecologico
                       serie d’ippocastani diffusi nella penisola           sperimentale originale
                       balcanica, nel Caucaso e in America,
                       dalle spettacolari e colorate fioriture. A
                       margine dell’arboreto il visitatore rimane     dell’Orto.
                       colpito dalla Parrozia, proveniente dalla      In mezzo alle più conosciute ninfee, si
                       Persia, detta “legno di ferro” per la sua      possono ammirare specie bizzarre anche
                       resistenza, dal fogliame che in autunno        nel nome, come la “peste d’acqua”
                       diventa di un rosa intenso. Sono presenti      che vive completamente sommersa e
                       anche diverse varietà di magnolie tra          la “lenticchia d’acqua” che si propaga
                       le quali, accanto al Ginkgo Biloba, la         dando origine a tappeti galleggianti.
                       Magnolia Obovata che prima di rimettere        Non manca il giardino all’italiana
                       le foglie si copre di grandi fiori bianchi e   risalente al progetto settecentesco,
                       profumati con sfumature color porpora.         dalle forme ordinate delimitate da siepi
                       In una zona acquitrinosa è stato ricreato      di bosso, che nel corso dei secoli ha
                       il tipico ambiente acquatico con piante        subìto modificazioni a seconda del
Nel 2008 l’Orto        che svolgono un ruolo importante di            susseguirsi delle mode. Il giardino
Botanico rischiava     depurazione dagli agenti inquinanti,           all’italiana è antistante alle serre.
                       argomento anche di una delle ricerche          L’architettura neoclassica della serra
la chiusura.                                                          Petitot racchiude alcuni pezzi forti. Ce
                       sui temi ambientali svolte all’interno
Nel 2009 la                                                           ne parla il professor Andrea Fabbri,
mobilitazione                                                         Direttore Scientifico dell’Orto Botanico
della città intera                                                    e docente di Arboricoltura Generale e
ne ha consentito                                                      Coltivazioni Arboree presso la nostra
                                                                                                                  PARMA economica

la riqualificazione.                                                  Università: “Al piano terreno della serra
Oggi è aperto                                                         vi sono ambenti riscaldati e umidi nei
                                                                      quali sono alloggiate piante anche
e sede di                                                             tropicali.
molti eventi                                                          Sempre al piano terra siamo riusciti
                                                                      a ricostituire una serretta di piante

                                                                                                          83
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CULTURA E TERRITORIO
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                       insettivore (anche dette carnivore),         dell’Orto dei Semplici, cinque fascicoli
                       con piante sia tropicali sia di ambienti     contenenti circa 200 esemplari di piante
                       temperati, che riscuote molto successo       medicinali, catalogati nel 1722 dal
                       tra i bambini delle scolaresche che ci       medico Giovanni Battista Cesapini che
                       vengono a visitare”. Accanto alla serra      dedicò l’opera a Francesco Farnese.
                       si trova la collezione di bonsai, alcuni     Sono giunti fino a noi anche erbari e
                       dei quali ultracentenari, e di recente è     strumenti di Giambattista Guatteri,
                       stata ripristinata la raccolta di violette   Giorgio Jan e Giovanni Passerini (di
                       che il pubblico ha potuto ammirare in        quest’ultimo è rimasto il microscopio),
                       occasione dell’evento “Violaparma” nel       accanto all’erbario della contessa
                       marzo 2010. Oltre all’indubbio valore        Albertina Sanvitale (1828-1830) e
                       paesaggistico e la ricchezza genetica        quello di Luigi Gardoni (1836-1878),
                       delle specie (sono diverse centinaia         comprendente 274 pacchi di specie
                       le varietà conservate a Parma), l’Orto       autoctone ed esotiche.
                       Botanico non dimentica la sua storia e la
                       vocazione ecologico-sperimentale che         I parmigiani in soccorso
                       lo caratterizzano dalla fondazione.          all’Orto Botanico
                       Nella scuola di Botanica sono custoditi      “Caro presidente, dopo tante notizie
                       gli erbari risalenti ai primi anni di vita   negative finalmente quelle positive che
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ci attendevamo: dal primo febbraio
ci sarà una persona fissa all’Orto
e la convenzione è stata approvata
definitivamente ed è stata trasmessa al
Direttore del Dipartimento”.
Con queste parole indirizzate a Nicola
Valenti, presidente dell’associazione
Amici dell’Orto Botanico, il Professor
Andrea Fabbri ha suggellato il lieto fine
per la vicenda del giardino storico della
città. Infatti, a partire dall’agosto 2008,
l’Orto era rimasto senza personale fisso
e rischiava una condizione di mero
mantenimento in vita delle collezioni
viventi, senza possibilità di visite, libere
o guidate che fossero.
Ma se è vero che gli amici si riconoscono
nel momento del bisogno, è stato
proprio in quel frangente che l’affetto di
Parma verso il suo antico scrigno verde
è diventato tangibile.
Una bella vicenda che vale la pena
raccontare brevemente. Ha avuto inizio
il 22 marzo 2009, quando il signor
Nicola Valenti, parmigiano d’adozione e
funzionario EFSA, legge sul sito www.
parma.repubblica.it un titolo che ha il
sapore della sentenza senza appello:
“Chiude l’orto Botanico dei Farnese,
                                               PARMA economica

non ci sono più i soldi per i dipendenti”.
L’amante della natura Valenti apre un
gruppo sul social network facebook
per sostenere la riapertura dell’Orto
e raccoglie un numero insperato di

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                       volontari disposti a occuparsene a              educazione ambientale. A questo scopo
                       titolo gratuito. Tra loro anche mamme           si prevede la stipula di una convenzione
                       con i bambini, dispiaciuti di non poter         con il Comune per promuovere iniziative
                       più passeggiare tra i sentieri dello            che coinvolgano la cittadinanza,
                       spazio verde e desiderosi di dare il loro       come corsi di giardinaggio. Non solo:
                       contributo alla sua sopravvivenza.              l’Orto è un contenitore perfetto per
                       Da quel bel movimento di persone                iniziative culturali estemporanee come
                       entusiaste, cui fa seguito anche                mostre d’arte open air (si ricorda ad
                       la mobilitazione del blog cittadino             esempio la personale “Opera d’Amore”
                       Pramzanblog, in occasione di Giardini           dell’artista Sabrina Torelli nel maggio
                       Aperti del 17 maggio 2009 prende vita un        2008) e concerti che quando sono stati
                       evento promozionale senza precedenti:           promossi hanno sempre riscosso molto
                       in un solo giorno l’Orto Botanico viene         successo. L’ultimo evento in ordine
                       visitato da diecimila persone.
                       Nell’occasione      viene       ufficialmente
CULTURA E TERRITORIO

                       presentato il sodalizio Amici dell’Orto
                       Botanico che accoglie le prime adesioni.
                       L’associazione che oggi conta circa
                       300 soci, è registrata come onlus nel
                       registro provinciale delle organizzazioni
                       di volontariato e, grazie alla convenzione
                       firmata nel gennaio 2010 con l’università,
                       ha reso il lavoro dei volontari più efficace
                       su tutti i fronti, dalla cura delle piante
                       all’organizzazione di eventi fino alla
                       raccolta di fondi.
                       L’approvazione finale da parte del
                       Demanio (il suolo su cui sorge l’Orto è
                       bene demaniale, concesso in gestione
                       perpetua all’ateneo) e l’arrivo di un
                       tecnico a tempo pieno dal 1° febbraio
                       2010 creano le condizioni di stabilità
                       per iniziare a organizzare le attività
                       future, partendo dalla riapertura al
                       pubblico in maniera stabile. Il Direttore
                       Scientifico è intenzionato a restituire a
                       Parma l’Orto Botanico nelle sue piene
                       funzioni istituzionali che non si fermano
                       alla primaria conservazione della
                       biodiversità, ma si esplicano anche in
                       ricerche scientifiche, attività didattiche ed
   PARMA economica

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CULTURA E TERRITORIO

                      di tempo è stato Beyond the garden            ma purtroppo ci dibattiamo in una
                      (Oltre il giardino), festival culturale       situazione difficile per l’assoluta assenza
                      con appuntamenti artistici e scientifici      di fondi da destinare a investimenti.
                      proposto il 16 maggio 2010 dagli Amici        L’unica prospettiva praticabile sarebbe
                      dell’Orto Botanico per celebrare il 2010      l’ingresso di uno sponsor che avesse
                      Anno internazionale della biodiversità. Il    interesse a legare il proprio nome alla
                      Professor Andrea Fabbri pensa anche           valorizzazione e sviluppo delle strutture
                      di arricchire serre e collezioni, ma a        dell’Orto”. La storia recente dell’Orto
                      questo punto i sogni si scontrano con la      Botanico ha dimostrato che niente è
                      mancanza di fondi: “Si tratta d’idee che      perduto quando le persone si uniscono
                      richiedono finanziamenti, non eccessivi,      per raggiungere un obiettivo comune.
                      ma in questo momento non in vista.            Perché non credere possa succedere
                      Ad esempio, la serra alpina che si trova      ancora? L’Orto dei Farnese vuole
                      sopra la serra del Petitot, è al momento
                                                                    continuare a crescere con Parma”.
                      vuota, e per ragioni tecniche non potrà

                                                                                                                           CULTURA E TERRITORIO
                      essere ricostituita nello stesso punto; al
                      suo posto ho in progetto di creare una
                                                                    Bibliografia
                      serra di piante succulente”.
                      Due sono i successi comunque raggiunti:
                                                                    L. Farinelli, P. Mendogni, G. Godi, Guida di
                      la ricostituzione di una piccola serra per
                      piante carnivore e la realizzazione di un     Parma, Parma, Artegrafica Silva, 1987.
                      pozzo. Quest’ultimo, costruito nel 2009       L. Molinari, L’orto visitabile da settembre in
                      grazie a un finanziamento ministeriale,       «Gazzetta di Parma», 5 agosto 2009, pag.14.
                      non è a pieno regime per la mancanza
                      di un sistema d’irrigazione automatico        Webgrafia
                      che richiede un ulteriore investimento,       www.amiciortobotanico.pr.it/home.htm
                      attualmente non disponibile. Continua         www.biol.unipr.it
                      il Professor Fabbri: “Fortunatamente          www.cisui.unibo.it/annali
                      da febbraio abbiamo una persona,              www.gazzettadiparma.it
                      il signor Andrea Pellegrini che si            www.horti.unimore.it
                      occupa stabilmente del funzionamento          www.ibc.regione.emilia-romagna.it
                      dell’Orto. Di progetti ce ne sono molti,      www.parma.repubblica.it

L’Emilia Romagna tutela gli alberi monumentali
L’Emilia Romagna tutela gli al-      ra spontanea (Legge n. 2/77),        on line (all’indirizzo http://onli-
beri monumentali                     la quale stabilisce che “posso-      ne.ibc.regione.emilia-romagna.
Nella Regione ci sono l’olmo più     no essere soggetti a particolare     it/h3/h3.exe/aalberi) la banca
imponente, a Campagnola Emi-         tutela esemplari arborei singoli     dati degli esemplari arborei, 600
lia (Re), cui fa “concorrenza”       o in gruppi, in bosco o in filari,   schede con immagini, tipologia,
la quercia più grande di Corte       di notevole pregio scientifico e     dimensioni e ubicazione di ogni
Brugnatella (Pc), con quasi due      monumentale, vegetanti nel ter-      pianta.
metri di circonferenza e un’al-      ritorio regionale”.                  Si scopre così che la provincia
tezza di 28 metri. Ma troviamo       L’Istituto per i Beni Artistici,     con il maggior numero di grandi
anche il cipresso di Villa Verruc-   Culturali e Naturali (IBC), com-     alberi è Bologna (142), seguita
chio (Rn) che si dice sia stato      petente in materia, ha svolto un     da Modena con 113; sul territorio
piantato da San Francesco e          primo censimento negli anni Ot-      parmense se ne trovano 24. Tra
l’acero montano vicino al san-       tanta schedando più di 10 mila       gli interventi previsti dall’IBC, vi
tuario della Beata Vergine detta,    giganti verdi, oltre 600 dei quali   è anche la mostra itinerante “Gi-
non a caso, Madonna dell’acero       negli ultimi vent’anni sono stati    ganti protetti.
di Lizzano in Belvedere (Bo).        sottoposti a salvaguardia con un     Gli alberi monumentali in Emi-
Uno scontro fra titani della na-     apposito decreto del Presidente      lia-Romagna” con fotografie e
                                                                                                                     PARMA economica

tura perché l’Emilia Romagna è       della Giunta.                        pannelli dedicati agli aspetti na-
ricca di alberi secolari di gran-    Per far crescere tra i cittadini     turalistici, storici e simbolici: un
de valore che l’ente regionale       la consapevolezza che gli alberi     allestimento che dal 2002 viene
difende e valorizza in base alla     monumentali sono un patrimonio       ospitato a rotazione in diverse lo-
legge sulla protezione della flo-    di tutti, dal 2002 è disponibile     calità della regione.

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