L'analisi della cortesia verbale in Così è se vi pare - I modi di esprimere la cortesia in italiano ed inglese
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Lucie Kolková I modi di esprimere la cortesia in italiano ed inglese L’analisi della cortesia verbale in Così è se vi pare Vedoucí magisterské diplomové práce: PhDr. Jan Pavlík Filozofická fakulta Masarykovy univerzity v Brně 2008
Prohlašuji, že jsem magisterskou práci vypracovala samostatně a že jsem uvedla všechny prameny, jichž jsem použila. V Brně Podpis 2
Indice 1. Introduzione ….………………………………………………………………… 4 2. Approccio teorico e definizioni………………………………………................. 7 2.1 Sociolinguistica………………………………………………………..... 7 2.2 Pragmatica……………………………………………………………… 9 2.3 La cortesia e gli approcci pragmalinguistici e sociolinguistici……….. 10 2.4 I motivi per essere cortesi……………………………………………… 17 3. Fattori e dimensioni sociali………………………………………………… 19 3.1 L’ambiente ed il livello di formalità………………………………… 19 3.2 L’argomento……………………………………………………………… 25 3.3 La funzione…………………………………………………………… 26 3.4 I parlanti……………………………………………………………… 28 4. La cortesia verbale: allocutivi contro titoli e cognomi………………………… 33 4.1 I pronomi allocutivi: il potere, la solidarietà, la distanza e la confidenza.. 34 L’analisi dell’uso degli allocutivi in Così è se vi pare.……………… 37 4.2 Nomi e titoli ……………………………………………………………. 45 L’uso dei nomi e titoli in Così è se vi pare………………………. 47 5. La cortesia nella conversazione…………………………………………… 54 5. 1 Il principio di cooperazione ed il principio di cortesia………………. 56 5.2 Forme di saluto e di congedo……………………………………… 61 L’analisi delle forme di saluto e congedo in Così è se vi pare…… 62 5.3 Il turno e le interruzioni…………………………………………. 69 Interruzioni in Così è se vi pare………………………………… 70 5.4 La cortesia positiva e la cortesia negativa ………………………. 75 L’indiretezza…………………………………………………. 76 Chiedere scusa………………………………...................... 81 6. La scortesia in Così è se vi pare……………………………………… 87 7. Conclusione………………………………………………………………... 92 Bibliografia…………………………………………………………………... 95 3
1. Introduzione Nella presente tesi si intende di studiare la cortesia, le sue forme ed il loro uso nella lingua italiana e si intende di paragonare le forme di cortesia italiane con quelle inglesi. Si cercherà di spiegare che cosa è la cortesia, quali sono i motivi per essere cortesi (dal punto di vista dei rapporti tra parlanti, della formalità della situazione e della funzione del discorso) e di come la cortesia influisce sulla scelta linguistica, come per esempio sulla scelta di certe forme di saluto e di forme allocutive, sull’uso dei nomi, cognomi e titoli nel rivolgersi alle persone, e saranno studiate diverse strategie adoperate nel comportamento cortese. Le spiegazioni teoretiche saranno applicate all’opera teatrale Così è se vi pare di Luigi Pirandello ed alla traduzione inglese dell’opera con l’obiettivo di mostrare differenze e somiglianze tra le forme di cortesia e le scelte linguistiche nelle due lingue. Nella presente tesi verrà studiata la cortesia dal punto di vista sociolinguistico e pragmatico. Le spiegazioni sociolinguistiche saranno basate sulle ricerche e sugli studi di Janet Holmes, Roger Brown e Albert Gilman, Penelope Brown e Stephen Levinson, Roger Brown e Marguerite Ford, Alessandro Niculescu, Deborah Tannen e Silvie Válková che offrono diversi approcci sociolinguistici per spiegare la cortesia sia al livello universale, sia a quello interculturale. La prevalenza dei materiali e degli studi americani ed inglesi a cui si riferisce nella tesi è data dagli interessi sociolinguistici. La sociolinguistica italiana si occupa soprattutto della dialettologia, delle condizioni sociali che influiscono alle varietà dialettali, e si dedica all’unificazione della lingua italiana, mentre i sociolinguisti americani ed inglesi offrono una varietà più vasta degli studi sociolinguistici, incluse le ricerche sulla cortesia (cfr. Berruto 1974: 14). Per l’analisi dei diversi modi di esprimere la cortesia saranno considerati fattori e dimensioni sociali che creano un certo ambiente in cui si svolgono le interazioni sociali. 4
Fra i fattori sociolinguistici saranno studiati: rapporti fra parlanti, età, sesso, stato sociale dei parlanti ed argomento della conversazione. I fattori saranno studiati nel contesto delle dimensioni sociali come solidarietà, stato/potere, formalità della conversazione e funzione del discorso (Holmes 2002: 8-9). A base dell’ambiente sociale è possibile descrivere i discorsi fra parlanti e spiegare i modi di comunicare. All’atto comunicativo ed alla sua struttura si sono dedicati fra altri anche Ricci Bitti e Zani che, con riferimento alle ricerche degli altri linguisti e sociolinguisti, descrivono la comunicazione come un avvenimento sociale caratterizzato da certe regolarità strutturali. La comunicazione, relazioni fra parlanti e la loro intenzione di collaborare nel comunicare sono stati al centro d’interesse di Grice che ha contribuito allo studio della conversazione con il principio di cooperazione (cooperation principle). La teoria di Grice (1975) presuppone sempre una collaborazione tra parlanti con l’obiettivo di comunicare con successo con altri interlocutori ed è basata su quattro gruppi di massime (quantità, qualità, relazione e modo) che bisogna seguire per ottenere il successo in conversazione. Nel quinto capitolo vedremo come si sviluppano le conversazioni nell’opera Così è se vi pare e si studieranno le violazioni delle massime. L’analisi della cortesia verbale si concentrerà soprattutto sull’uso delle forme allocutive (Brown e Gilman 1972), sull’uso dei nomi, cognomi e titoli (Brown e Ford 1964), sulla cooperazione (Grice 1975, Leech 1983), sull’avvicendamento dei turni (Bazzanella 1994, Ricci Bitti e Zani 1983), sull’interruzione (Tannen 2003, Holmes 1998), sul modo indiretto di parlare ed sui modi di chiedere scusa (Brown e Levinson 1987). Il comportamento cortese o la sua mancanza possono essere ricavati dal linguaggio. Nelle conversazioni affrontiamo diverse forme di saluto, quelle di congedo oppure certe forme allocutive che rivelano i rapporti fra gli interlocutori e possibilmente anche la cortesia. La ricerca sull’uso dei pronomi personali in relazione al rispetto, alla solidarietà ed al potere condotta da Brown e Gilman (1972) e lo studio delle forme allocutive 5
reciproche e non-reciproche in inglese di Brown e Ford (1964) saranno usati per paragonare i sistemi pronominali italiano ed inglese e per far vedere come le due lingue esprimono la cortesia tramite i pronomi allocutivi. Accanto ai fattori sociali che influiscono sul linguaggio si prenderà in considerazione anche l’aspetto pragmatico, soprattutto il concetto della faccia1. L’obiettivo degli studi pragmatici è di rivelare l’intenzione del parlante; quello che si vuole che l’ascoltatore capisca, anche se non è detto ad alta voce. La relazione fra l’enunciato e l’intenzione del parlante è stata studiata da Brown e Levinson (1978) che si sono dedicati a diverse strategie di cortesia usate in diverse situazioni. Nel saggio «Universals in language usage: politeness phenomena» Brown e Levinson hanno studiato diverse strategie di cortesia riguardo alla faccia (face), al salvare la faccia (face-saving) ed al minacciare la faccia dell’interlocutore (face-threatening)2. Nella tesi sarà mostrata l’importanza della faccia nella conversazione, e modi in cui i parlanti minacciano o cercano di salvare la faccia dell’altro. Alcuni sociolinguisti, tra cui Robin Lakoff, Janet Holmes e Deborah Tannen, hanno studiato le differenze tra il linguaggio delle donne e quello degli uomini ed affermano che: le donne chiedono scusa più spesso degli uomini (Holmes 1998: 464), in certe comunità le donne tendono ad essere più cortesi degli uomini (Holmes 2002: 292) ed, anche se le donne interrompono i loro interlocutori più spesso, lo fanno piuttosto per mostrare interesse o empatia, non per rubare il turno di parola (Tannen 2003: 217). 1 Il termine faccia che viene usato nella tesi è la traduzione dell’espressione inglese face largamente diffusa nella pragmatica inglese (Goffman, Brown e Levinson). Tale traduzione è stata ripresa dalle tesi di laurea e dagli articoli linguistici pubblicati su Internet. Frescura, Marina (1997) «Strategie di rifiuto in italiano: uno studio etnografico”, Italica, Vol. 74, No. 4, Linguistics and Pedagogy, 542-559, . Motu, Emily e Francesca Zamboni (2001-2002) Francia – Italia.Tra stereotipi e malintesi interculturali ovvero Italia-Francia 0-0. . 2 Le espressioni minacciare la faccia e salvare la faccia sono traduzioni italiane riprese dagli articoli pubblicati su Internet: Gobbo, Federico (1997-1998) Il dilema dell’esperanto. . 6
Nell’analisi si prenderanno in considerazione anche possibili differenze fra la cortesia verbale degli uomini e quella delle donne. Per lo studio della cortesia, come anche per altri aspetti del linguaggio, sarebbe migliore fare uso dei dialoghi autentici, registrati durante una conversazione naturale, non forzata e non preparata in anticipo. Sarebbe però difficile trovare una conversazione naturale identica in italiano ed in inglese, perciò per paragonare la cortesia nelle due lingue è stata scelta un’opera teatrale. In tale caso non si tratta di dialoghi naturali ed il linguaggio è sempre controllato sia dall’autore o dal traduttore, ma nonostante quello Così è se vi pare sembra un materiale adeguato per l’analisi del fenomeno scelto e per il paragonare delle forme di cortesia in italiano ed inglese. 2. Approccio teorico e definizioni Nella presente tesi saranno studiati il concetto della cortesia, i diversi modi di esprimere la cortesia dal punto di vista sociolinguistico e pragmatico (chiamato anche pragmalinguistico), le forme di cortesia verbale ed il loro uso. Nel presente capitolo saranno spiegati i concetti della sociolinguistica e della pragmatica e saranno discussi diversi approcci ed il loro contributo agli studi della cortesia, si cercherà di spiegare il concetto della cortesia e saranno presentate diverse descrizioni e definizioni con l’obiettivo di chiarire il significato del concetto della cortesia. 2.1 Sociolinguistica La sociolinguistica, a differenza delle altre scienze linguistiche, non studia il linguaggio «come codice o sistema astratto, ma come strumento fondamentale di comunicazione usato all’interno di una comunità sociale» (Ricci Bitti e Zani 1983: 96). Invece della langue che è stata al centro d’interesse dei linguisti a partire da De Saussure, i sociolinguisti analizzano la parole cioè «il reale uso linguistico in gruppi concreti 7
reintegrando nella descrizione teorica il contesto sociale dell’atto linguistico» (Ricci Bitti e Zani 1983: 97). Hymes afferma che lo scopo della sociolinguistica è «to identify and analyze the ways of speaking in a community, together with the conditions and meanings of their use»3 (1997: 17), ciò che vuol dire che la sociolinguistica si interessa di come i modi di parlare variino tra gruppi separati da certe variabili sociali, come etnicità, religione, stato sociale, sesso ed educazione, ed usa i modi di parlare per la distinzione delle classi sociali. Secondo Berruto (1974: 5) il compito della sociolinguistica è: «cercar di determinare chi parla quale varietà di quale lingua, quando, a proposito di che cosa e con quali interlocutori. E vi possiamo aggiungere come, perché e dove». Per i motivi della tesi saranno importanti soprattutto i parlanti (chi); il linguaggio (senza prendere in considerazione le varietà dialettali); il tempo, perché il linguaggio è sempre in sviluppo (nell’opera si trovano alcune forme usate all’inizio del Novecento, quando è stato scritto Così è se vi pare, che sono ormai cadute in disuso); la funzione del discorso e le relazioni con altri interlocutori. Per spiegare motivi per particolari scelte linguistiche degli interlocutori saranno considerati i fattori sopradetti studiati tra altri da Holmes (2002). La sua teoria dei fattori e delle dimensioni sociali sarà essenziale per l’analisi delle relazioni tra i parlanti e della situazione in cui si svolgono dialoghi in Così è se vi pare. L’analisi sociale renderà possibile la spiegazione dei motivi per certe scelte linguistiche e soprattutto dei motivi per essere cortesi o meno. A parte l’ambiente sociale la sociolinguistica dà importanza all’evento linguistico, quindi alla conversazione, e si interessa dell’interazione fra parlanti, non di enunciati isolati. 3 «identificare e analizzare i modi di parlare in una comunità, insieme alle condizioni ed ai significati del loro uso» (traduzione dell’autore) 8
2.2 Pragmatica La pragmatica è una disciplina linguistica strettamente collegata con la sociolinguistica. Nell’introduzione al saggio «Universals in language usage: politeness phenomena», Brown a Levinson sostengono che la sociolinguistica dovrebbe essere la pragmatica applicata perché per capire gli aspetti sociologici della lingua è necessario esplorare prima la sistematica della lingua (cfr. Brown e Levinson 1975: 61). Accanto all’analisi dei diversi fattori sociali e sociolinguistici sarà quindi necessario prendere in considerazione la sistematica dell’italiano e dell’inglese e le differenze fra loro. Yule definisce la pragmatica come «the study of meaning as communicated by a speaker (or writer) and interpreted by a listener (or reader)»4 (1996: 3). Il significato è il concetto essenziale per la pragmatica e la scienza si interessa in particolare del significato inteso dal parlante, del significato contestuale e studia anche come quello che non è enunciato fa parte di quello che è comunicato. (cfr. Yule 1996: 3) Fra gli interessi della pragmatica si trovano deittici, cooperazione ed implicazioni conversazionali, presupposizioni, atti linguistici, conversazione e la sua struttura, discorso in relazione alla cultura (cfr. Yale 1996). L’approccio pragmatico alla cortesia si occupa di come esprimere la cortesia nel linguaggio con lo scopo di capire quello che il parlante intende di dire e l’ascoltatore è supposto di capire dall’enunciato. La pragmatica si occupa non solo dei messaggi pronunciati ma anche del fatto che i parlanti spesso insinuano cose invece di dirle direttamente ad alta voce, di solito con l’intenzione di evitare conflitti o per non trasgredire certe regole sociali e per non offendere gli altri interlocutori. 4 «lo studio del significato comunicato dal parlante (o dallo scrittore) ed interpretato dall’ascoltatore (o dal lettore)» (traduzione dell’autore) 9
L’approccio pragmatico alla cortesia è rappresentato soprattutto dal saggio di Brown e Levinson (1978) in cui gli autori indicano diverse strategie che il parlante può adoperare sia per mostrare il rispetto o la deferenza verso il parlante o per far vedere il suo interesse e trovare l’approvazione. Le strategie individuate dai due linguisti saranno trattate in dettaglio nel capitolo cinque dedicato alla faccia sociale. 2.3 La cortesia e gli approcci pragmalinguistici e sociolinguistici La cortesia nel senso di politeness5 è stata studiata a partire della seconda metà del Novecento. Le ricerche sulla cortesia si svolgono in gran parte sia verso l’orientamento pragmatico (chiamato pragmalinguistico da Mazzotta) oppure quello sociolinguistico. L’orientamento pragmalinguistico è rappresentato soprattutto dalla ricerca condotta da Brown e Levinson (1978), dal concetto di faccia (introdotta da Goffman, più tardi adottata ed elaborata da Brown e Levinson) e dal principio di cooperazione di Grice (1967). Tale teoria affronta la cortesia dal punto di vista universalistico basato sulla supposizione che ci sono delle regole oppure una logica valida per qualsiasi lingua, comunità o cultura (cfr. Mazzotta 2). Dall’altra parte, l’orientamento sociolinguistico, invece di generalizzare la cortesia, tratta la problematica dalla prospettiva relativistica e «adotta come punto di partenza della ricerca la definizione della cortesia data dai parlanti e i giudizi di cortesia e scortesia che gli ascoltatori emettono sugli enunciati a secondo dei contesti situazionali» (Mazzotta 1). L’approccio universalistico conta su certe regole di cortesia e sulla cooperazione fra parlanti. Grice (1975: 45) afferma che le conversazioni non sono solo un insieme di frasi disconnesse: «They are characteristically, to some degree at least, cooperative efforts; and each participant recognizes in them, to some extent, a common purpose or a set of 5 Si riferisce al significato della parola inglese perché, come è stato menzionato sopra, la maggioranza degli studi sociolinguistici scritti sulla cortesia sono di provenienza americana o inglese e quindi si riferisce al significato originalmente inteso in testi inglesi. 10
purposes, or at least a mutually accepted direction»6. La sua teoria conosciuta come il principio di cooperazione si fonda sulle massime che governano la conversazione. Le massime vengono divise in quattro categorie (quantità, qualità, relazione e modo): Da’ un contributo né più né meno informativo di quanto richiesto, non dire ciò che ritieni falso, non dire ciò di cui non hai prove adeguate, sii pertinente, sii chiaro, evita l’oscurità e l’ambiguità ecc.7 L’autore stesso ammette che il suo elenco non è completo e che esistono altre massime (estetiche, sociali o morali) che si potrebbero prendere in considerazione. (cfr. Grice 1975: 47) Grice è stato criticato da altri linguisti perché la sua teoria suppone che i parlanti abbiano intenzione di essere i più informativi e più sinceri possibile, ciò che non deve essere necessariamente vero nel discorso naturale, in cui, al contrario, le massime vengono spesso violate. Grice (1975: 45) chiama tali trasgressioni delle massime implicature conversazionali8 (conversational implicatures). Lakoff (1973) e Leech (1983) hanno rivisto il principio di cooperazione ed hanno obiettato che la teoria di Grice non spiega i motivi per i quali la gente parla spesso nel modo indiretto invece di dire direttamente quello che intende di comunicare. Lakoff, Leech ed altri hanno rilevato l’importanza della cortesia nel discorso, da cui derivano le regole della cortesia di Lakoff: non ti imporre, offri delle alternative, metti il destinatario a 6 «[Conversazioni] sono caratterizzate, almeno fino ad un certo livello, dagli sforzi cooperativi; ed ogni partecipante riconosce negli sforzi, fino ad un certo punto, un obiettivo comune o un insieme di obiettivi, oppure almeno una direzione reciprocamente accettata» (traduzione dell’autore) 7 Grice 1975: 45-47): Quantity: 1. Make your contribution as informative as is required (for the current purposes of the exchange) 2. Do not make your contribution more informative than is required. Quality: 1. Do not say what you believe to be false. 2. Do not say that for which you lack adequate evidence. Relation: Be relevant. Manner: 1. Avoid obscurity of expression. 2. Avoid ambiguity. 3. Be brief (avoid unnecessary prolixity). 4. Be orderly. 8 La traduzione italiana è stata ripresa dagli appunti ed dal blog pubblicati su Internet: Carlo Penco, professore della filosofia del linguaggio, Università degli Studi di Genova . Francesca Poggi, filosofia del diritto, Università degli studi di Milano . 11
suo agio9. Leech che ha studiato la cortesia e diversi elementi che la costituiscono ha creato la teoria chiamata il principio di cortesia (Politeness Principle) che consiste in sei massime: tatto, generosità, approvazione, modestia, accordo e simpatia che vanno rispettate. (cfr. Leech 1983: 132) Il principio di cortesia è basato sulla supposizione che nel discorso i parlanti di solito cercano di evitare conflitti e di non offendere gli altri interlocutori. In ogni caso, Leech ammette che la cortesia non va trattata completamente come universalistica e sostiene che diverse comunità non danno la stessa importanza alle massime; mentre alcune comunità danno precedenza ad una massima, altre comunità pongono l’accento su un’altra (cfr. 1983: 80). Un altro contributo alla cortesia universale è il concetto della faccia, idea di Goffman, ripresa da Brown e Levinson, definita come «the public self-image that every member wants to claim for himself, consisting in two related aspects: negative face […] and positive face […]»10 (1978: 66). Il concetto della faccia negativa presuppone che i parlanti cercano di non invadere e di non limitare la libertà di altre persone e provano invece il rispetto per il comportamento, le decisioni ed la faccia degli altri interlocutori. Nel discorso, per non minacciare la faccia dell’interlocutore, il parlante chiede scusa all’ascoltatore per fargli capire che si rende conto del possibile disturbo, può usare forme passive ed impersonali per rendere l’enunciato meno diretto. D’altra parte la faccia positiva è connessa con il desiderio del parlante di essere apprezzato ed accettato dagli altri. Per mantenere la faccia positiva il parlante usa parole ed espressioni per far vedere la solidarietà o l’accordo fra interlocutori, scherza, fa vedere il suo interesse per l’altro ed evita argomenti sgradevoli. (cfr. Brown e Levinson 1978: 56-57, 66). 9 Lakoff (1973) : Don’t impose (i.e. be formal), give the receiver options and make the receiver feel good (i.e. be friendly). 10 «l’immagine pubblica di sè stessi che ogni membro chiede affermare per sé stesso consiste in due aspetti attinenti: la faccia negativa […] e la faccia positiva […]» (traduzione dell’autore) 12
Brown e Levinson sostengono che «the face is something that is emotionally invested, and that can be lost, maintained, or enhanced, and must be constantly attended to in interaction»11 e credono che di solito «people cooperate (and assume each other’s cooperation) in maintaining face in interaction, such cooperation being based on the mutual vulnerability of face»12 (1978: 66). Nelle situazioni in cui la faccia del parlante non è rispettata ma invece minacciata, Brown e Levinson parlano di face-threatening act. Ci sono diverse strategie della cortesia che riguardano la modalità di esprimersi: diretta (on record), indiretta (off record), rivolta all’approvazione (positive politeness) oppure rivolta alla libertà (negative politeness). (cfr. Mazzotta 5) I linguisti che si occupano dello studio comparativo delle lingue, si oppongono all’approccio universalistico alla cortesia sostenendo che l’approccio universalistico è basato sulle ricerche condotte sulle lingue occidentali, soprattutto sull’inglese, e non considera che le regole valide per le lingue e culture occidentali ed i modi di esprimere la cortesia possano differire in altre lingue e culture. (cfr. Kasper 1990: 194-196) A parte le differenze culturali, gli studi sociolinguistici attirano l’attenzione sul fatto che ogni atto comunicativo e le circostanze di tutte le conversazioni creano una situazione particolare che va studiata come un insieme e che nello stesso tempo non può essere analizzata dal punto di vista universalistico. Mazzotta (7) afferma che «si deve considerare [...] intera situazione comunicativa, da cui dipende l’interpretazione di un particolare comportamento». Da tale osservazione consegue che «la cortesia, dunque, non è intrinseca in un enunciato piuttosto che in un altro, ma è negoziata nel discorso, per cui l’attenzione va spostata dal microlivello dell’atto linguistico – su cui si focalizza il modello di Brown e Levinson – al macrolivello del processo conversazionale» (Mazzotta 7). 11 «la faccia è qualcosa di investito emotivamente, che uno può perdere, mantenere, oppure che può essere migliorato, e di che bisogna sempre prendere cura durante un’interazione» (traduzione dell’autore) 12 «la gente collabora (e presume la collaborazione) nel mantenere la faccia in interazione. Tale collaborazione è basata sulla vulnerabilità reciproca della faccia» (traduzione dell’autore) 13
I sociolinguisti, fra cui Brown e Gilman (1972) e Holmes (2002), si occupano dei diversi fattori sociali che creano un ambiente particolare di ogni atto linguistico ed a base dei quali i parlanti scelgono il comportamento linguistico appropriato. I fattori sociali comprendono tra l’altro l’ambiente in cui si svolge la conversazione, l’argomento della conversazione, il livello di formalità del discorso, il rapporto fra i parlanti, il loro stato sociale, l’educazione, l’occupazione, l’età ed il sesso. Dunque, la cortesia può essere studiata dai diversi punti di vista ed in diversi ambienti, ed i linguisti si occupano di vari approcci allo studio della cortesia e di vari modi di esprimerla. Dal breve riassunto degli studi ed approcci si può concludere che la cortesia è percepita come la cooperazione tra interlocutori, la tendenza dei parlanti di evitare conflitti e di mantenere buoni rapporti, il modo di comportarsi così che non si limitino l’autonomia e la libertà dell’interlocutore oppure il comportamento appropriato alla situazione. In diversi saggi e ricerche troviamo varie descrizioni del contenuto della voce cortesia, però è difficile trovare una definizione generalmente accettabile che spieghi chiaramente che cosa sia esattamente la cortesia. Il dizionario Zingarelli spiega la voce cortesia come il comportamento richiesto alle corti: «Insieme delle qualità di raffinatezza, generosità e nobiltà d’animo considerate tipiche delle corti medievali e rinascimentali»; oppure «atto cortese» e «liberalità, magnificenza» (Zingarelli 2001: 464-5). Nel Dizionario della lingua italiana (1990: 485) la cortesia è spiegata come «compitezza di modi, rispettoso e garbato comportamento nei rapporti col prossimo», «mostrarsi compito e rispetto verso chi lo è o non lo merita» e nel senso arcaico e letterario riferisce alla cortesia come gentilezza e generosità che facevano parte dell’educazione cavalleresca presso le corti medievali. Nei dizionari italiani citati sopra la cortesia è piuttosto legata al suo senso storico, al comportamento nell’ambiente aristocratico presso le corti, oppure come il modo di 14
comportarsi seguendo certe regole sociali. Le definizioni menzionate non sono però appaganti per lo studio del comportamento linguistico perché non specificano le caratteristiche del tale comportamento. Nei dizionari inglesi la voce politeness spesso manca. In Webster’s Encyclopedic Unabridged Dictionary of English Language (1996), The Heritage Illustrated Dictionary of the English Language (1973), The Canadian Oxford Dictionary (1998) e Macmillan English Dictionary (2006) si trova solo l’aggettivo polite, mentre l’espressione politeness viene definita soltanto come un nome derivato dalla parola polite. In tutti i dizionari menzionati sopra, polite viene definito similmente: «showing good manners toward other, as in behaviour, speech, etc.»13, «marked by consideration for others, correct manners or tact»14 e «having good manners, corteous, cultivated, cultured»15. Etimologicamente, sia la voce italiana cortesia, sia quella inglese politeness, prendono origine dalle parole latine. La cortesia si riferisce alla corte (ed al comportamento presso le corti medievali),16 mentre la parola inglese polite deriva da politus, ciò che vuol dire elegante, raffinato, fine (da qui anche pulito).17 Tutte e due le espressioni alludono quindi a qualcosa d’elegante, raffinato e nobile. Nei diversi studi che sono stati scritti in inglese sul comportamento cortese, i linguisti descrivono la cortesia (politeness) nel senso di un comportamento appropriato, però una definizione chiara e propria di tale comportamento non è facile trovare. Alcuni linguisti non cercano neanche di definire la cortesia perché non ne sentono il bisogno e 13 In Webster’s Encyclopedic Unabridged Dictionary of English Language (1996: 1497) «mostrare buone maniere verso altri, sia nel comportamento, in discorso ecc.» (traduzione dell’autore) 14 The Heritage Illustrated Dictionary of the English Language (1973: 1015) «segnato dalla considerazione per altri, buone maniere oppure il tatto» (traduzione dell’autore) 15 The Canadian Oxford Dictionary (1998: 1122) «avere buone maniere, cortese, cultivato, colto» (traduzione dell’autore) 16 Dizionario etimologico online. Francesco Bonomi. 2004. 11 ottobre 2008. . 17 Online Etymology Dictionary. Douglas Harper. 2001. 11 ottobre 2008. . 15
danno per scontato che lettori capiscano il termine. Altri linguisti cercano di elencare le caratteristiche tipiche del comportamento cortese però gli elementi distintivi possono variare da un linguista all’altro, e, di nuovo, si parla piuttosto della descrizione del comportamento linguistico senza definire esattamente il contenuto del concetto cortesia. Nell’introduzione di Politeness in Language Watts et al. (1992) affermano tale fatto sostenendo che: «[…] one of the oddest things about politeness research is that the term ‘politeness’ itself is either not explicitly defined at all or else taken to be a consequence of rational social goals such as maximizing the benefit to self and other, minimizing the face-threatening nature of a social act, displaying adequate proficiency in the accepted standards of social etiquette, avoiding conflict, making sure that the social interaction runs smoothly, etc.»18 (1992: 3) Negli articoli e saggi usati per la tesi troviamo le seguenti descrizioni della cortesia/politeness: Gabriele Kasper (1990: 208) vede la cortesia come un comportamento affabile (politic behaviour), in altre parole come certe norme di interazione accettate dalla società che servono per mantenere l’armonia e per controbilanciare possibili conflitti. Penelope Brown (1980: 114) rileva l’importanza dei sentimenti affermando che la cortesia è un modo speciale di trattare le persone, parlare e fare le cose in tale modo che non si feriscano i sentimenti degli altri. 18 «[…] una delle cose più strane che riguardano la ricerca sulla cortesia è che il termine stesso «cortesia» sia non è esplicitamente definito oppure è considerato come una conseguenza degli obiettivi sociali razionali come per esempio massimizzare il vantaggio per sé ed l’altro, minimizzare il minacciare della faccia caratteristico dell’atto sociale, far vedere la conoscenza adeguata delle convenzioni accettate dell’etichetta sociale, evitare conflitti, assicurarsi che l’interazione sociale va liscio, ecc.» (traduzione dell’autore) 16
Robin Lakoff (1990: 34) sostiene che la cortesia è un sistema dei rapporti interpersonali che deve facilitare interazioni sociali minimizzando possibili conflitti. Nel capitolo dedicato alla cortesia in interazioni Yule (1996: 60) afferma che la cortesia linguistica può essere definita come un mezzo impiegato per far vedere la consapevolezza della faccia dell’altro. Abbiamo visto che i sopradetti sociolinguisti si riferiscono a certe regole, ad un comportamento corretto accettato dai membri di una comunità, all’evitare di offendere persone oppure all’evitare di provocare conflitti. Prendono in considerazioni anche il fatto che per diverse culture o comunità le regole del comportamento corretto variano. Siccome la cortesia è un fenomeno legato al comportamento appropriato in comunità, non viene necessariamente espresso ugualmente in tutte le comunità, e perciò non è facile arrivare ad una definizione soddisfacente per tutti ed alle regole che siano generalmente valide. Nonostante il fatto che dalle definizioni citate non è del tutto chiaro quale siano precisamente caratteristiche del comportamento cortese, lo scopo della tesi non è di trovare una definizione corretta e regole precise, ma di studiare quello che si trova al centro d’interesse dello studio linguistico della cortesia, cioè il comportamento sociale e la scelta linguistica, ciò che all’inizio consisteva soprattutto nello studio degli onorifici e dei modi di rivolgersi ai parlanti (cfr. Válková 2004: 31). 2.4 I motivi per essere cortesi Come è stato detto sopra, si tende di essere cortesi per mostrare il rispetto per la faccia dell’ interlocutore e per i suoi sentimenti, e per osservare certe regole aspettate dalla società in cui uno vive con l’obiettivo di mantenere l’armonia. 17
Secondo Watts la cortesia è usata soprattutto per migliorare l’opinione degli altri sul parlante, per far vedere appartenenza ad una certa società e per evitare possibili conflitti (cfr. Watts 1992: 47-51). Lakoff (1975: 64) crede che la cortesia si sia sviluppata per ridurre attriti nelle interazioni personali. Della stessa opinione sono anche Brown e Levinson (1978) che vedono la cortesia come un modo di evitare conflitti, chiamati da loro face-threatening acts. Brown elenca tre fattori che sembrano essere coinvolti nella decisione se bisogna essere cortesi o meno. Secondo la sua opinione, si tende d’essere più cortesi quando si parla con una persona socialmente superiore o più importante; nelle interazioni con stranieri, vuol dire nelle situazioni in cui i parlanti non sono in un rapporto di confidenza e c’è invece una distanza sociale tra di loro; e si tende d’essere più cortesi nelle situazioni in cui si minaccia la faccia dell’altro interlocutore (1980: 114-115). Yule dichiara che il rapporto fra parlanti può cambiare durante un’interazione, ciò che significa che anche la distanza sociale ed il livello della cortesia possono cambiare nello svolgersi della conversazione (1996: 59). Nei capitoli successivi alcuni degli approcci descritti sopra saranno applicati all’opera Così è se vi pare con l’obiettivo di verificare se le teorie valgono per l’opera scelta e se sono applicabili sia all’italiano sia all’inglese. Il terzo capitolo sarà dedicato ai fattori ed alle dimensioni sociali, introdotti da Holmes, che devono rivelare l’ambiente sociale dei discorsi nell’opera analizzata per vedere se i parlanti sono cortesi, con chi e quali sono i motivi per cui i parlanti tendono d’essere cortesi o meno. 18
3. Fattori e dimensioni sociali È stato detto sopra che il lavoro dei sociolinguisti consiste nello studio dei discorsi nel loro ambiente sociale e nello studio dell’impatto dell’ambiente sul comportamento dei parlanti e sulla scelta linguistica. Nel capitolo precedente è stato menzionato che esistono dei fattori che possono determinare il comportamento linguistico dei parlanti. A parte i fattori menzionati sopra, Holmes (2002) dà importanza a quattro fattori sociali maggiori che possono influire sulla scelta linguistica del parlante: partecipanti (participants), ambiente (setting), argomento (topic) e funzione (function). Secondo Holmes (2002: 8-9) i quattro fattori devono essere studiati in relazione a quattro dimensioni sociali: distanza sociale/solidarietà (social distance/solidarity), stato sociale/potere (status/power), formalità (formality) e gamma di funzione (functional scales). Nei paragrafi seguenti l’ambiente sociale in Così è se vi pare sarà studiato dal punto di vista dei sopradetti fattori sociali. 3.1 L’ambiente ed il livello di formalità L’ambiente in cui si svolge Così è se vi pare può essere classificato come un ambiente in parte informale e in parte formale, in certo senso amichevole ma nello stesso tempo insincero. Le persone che si incontrano nella casa degli Agazzi sono di maggior parte conoscenti o amici. La maggioranza dei personaggi si conoscono a vicenda. Tra gli stranieri e le persone che non appartengono ai conoscenti troviamo: i coniugi Ponza e la signora Frola che sono nuovi arrivati nel paese, e probabilmente anche il Commissario Centuri ed il signor Prefetto, ufficiali e colleghi del signor Agazzi. I personaggi si riuniscono nella casa degli Agazzi, in un ambiente piuttosto informale, con lo scopo di una visita privata, per una chiacchierata, e per quanto riguarda 19
le donne presenti, soprattutto per lo scambio d’informazioni e pettegolezzi. Dal testo risulta che gli uomini sono in rapporti più confidenti, meno formali e più amichevoli delle donne ciò che viene dimostrato per esempio dal fatto che i signori tendono a darsi a vicenda del tu molto più spesso delle signore (vedi il capitolo 4.1). Le signore cercano di mantenere un certo livello di formalità appropriato al loro stato sociale, ciò che è ovvio dal loro comportamento e linguaggio. A differenza dei signori, le signore si trattano al solito con il Lei ed il loro. Pirandello descrive le signore come: «di contegno d’importanza ostentata, per il posto che il marito occupa in società» (Amalia; I/I), «di sovraccarica eleganza provinciale» (signora Sirelli; I/II), «piena di cupida malizia dissimulata con arie d’ingenuità» (signora Cini; I/II), «piena di curiosità» (signora Nenni; II/IV). La signora Frola, straniera nel paese, tratta gli altri in una maniera più formale e cortese rispetto al modo in cui si trattano i conoscenti degli Agazzi. I suoi enunciati contengono molte scuse per capire agli ascoltatori che non ha intenzione di dargli fastidio o limitare la loro libertà. Anche lei viene trattata con stima però non sembra che la cortesia con cui i personaggi si rivolgono e lei sia di un livello più alto. Es. 1: SIGNORA FROLA: «Sono dolente e chiedo scusa d’aver mancato fino ad oggi al mio dovere. Lei, signora, con tanta degnazione mi ha onorata d’una visita, quando toccava a me di venire per la prima.» AMALIA: «Tra vicine, signora, non si bada a chi tocca prima. Tanto più che lei, stando qui, sola, forestiera, chi sa, poteva aver bisogno.» (I/IV) Un livello alto della cortesia verbale adoperato dalla signora Frola è mantenuto anche nella traduzione inglese: 20
Es. 2: SIGNORA FROLA: «Oh, I am so very, very sorry! I have come to excuse myself for having been so negligent of my social duties. You, Signora Agazzi, were so kind, so very kind, to have honored me with a first call – when really it was my place to leave my card with you!» AMALIA: «Oh, we are just neighbours, Signora Frola! Why stand on ceremony? I just thought that you, being new in town and all alone by yourself, would perhaps like to have a little company.» (I/IV) La signora Frola, a parte la distanza sociale espressa tramite le forme allocutive, fa vedere il suo atteggiamento formale e distante chiedendo scusa, cercando di evitare possibili conflitti o cenni di scortesia, usando le espressioni riservate ad un discorso formale come «d’aver mancato al mio dovere»e «onorare d’una visita» o «having been so negligent of my social duties». Nella traduzione inglese la signora Frola sottolinea il suo dispiacere aggiungendo alla scusa «I am […] sorry» parole rafforzative «so very, very». La signora Frola mette in rilievo la gentilezza di Amalia Agazzi usando rafforzativi e ripetendo le sue parole «You were so kind, so very kind». Il trattamento rispettoso è riservato anche alle autorità, il Commissario Centuri ed il signor Prefetto, anche se bisogna constatare che il signor Prefetto non si rivolge agli altri, in particolare ai signori, con lo stesso livello di formalità. Es. 3: IL PREFETTO: «Andate là! Sapendomi così sicuro che la ragione sta dalla parte di lui, pensereste che per mettere in tacere la cosa, trattandosi d’un pubblico funzionario…No no; voglio che ascoltiate anche voi. […]» (III/IV) 21
Es. 4: LAUDISI: «Mi scusi, signor Prefetto. Io ho promesso a mio cognato di non aprir la bocca.» (III/IV) Es. 5: IL PREFETTO: «Via, via, si calmi, caro Ponza! Che cos’è? Ci sono qua io! E lei sa con quale fiducia e quanto compatimento io abbia ascoltato le sue ragioni. Non è così?» PONZA: «Mi perdoni. Lei sì. E gliene sono grato, signor Prefetto.» (III/V) Il signor Prefetto, trattato in un modo formale e, con l’eccezione di Agazzi, con il Lei e con i titoli che gli appartengono, non sembra di stimare i personaggi con la stessa formalità. Con le espressioni come «Che cos’è?» e «Non è così?» il signor Prefetto fa capire al signor Ponza la propria superiorità ed aspetta che Ponza consenta con quello che il Prefetto ha detto. Il signor Ponza, ma anche Laudisi, mostrano il rispetto verso il Prefetto chiedendogli scusa, trattandolo con il Lei ed rivolgendosi a lui usando i titoli, mentre il signor Prefetto si rivolge ai signori con il cognome oppure caro ed il cognome. Con tali forme il Prefetto rivela una certa confidenza tenuta verso i signori. Es. 6: IL PREFETTO: «Caro Agazzi! Oh, c’è anche lei, Sirelli? Caro Laudisi!» (Stringerà la mano a tutti.) (III/IV) In inglese il signor Prefetto si indirizza ai signori solo con i cognomi ciò che conferma il suo atteggiamento meno formale, più familiare rispetto alla formalità con cui viene trattato. 22
Es. 7: PREFECT: «Ah, Agazzi, glad to see you. How goes it, Sirelli? Good to see you again, Laudisi. (He shakes hands all around.) (III/IV) D’altra parte, il signor Ponza, anche se è nuovo nel paese e non appartiene agli amici degli Agazzi, non sembra di essere trattato in un modo più formale dei conoscenti. Il suo rapporto verso la maggioranza dei personaggi è formale però non riceve un trattamento particolarmente rispettoso, ciò che è dovuto tra l’altro al fatto che il signor Ponza è un personaggio antipatico agli altri per il modo in cui (si dice) tratta sua moglie e sua suocera. Anche se il signor Ponza è sempre trattato in una maniera formale, Agazzi, il signor Sirelli ed altri minacciano la sua faccia mostrando poco rispetto ed esprimendo disaccordo per il suo comportamento. Es. 8: PONZA: «[…] È…una dichiarazione doverosa, da parte mia.» AGAZZI: «Dice per la visita della sua signora suocera? Può farnea meno; perché –» PONZA: « – non per questo, signor Commendatore. Tengo anzi a far sapere che la signora Frola, mia suocera, sarebbe venuta senza dubbio prima che la sua signora e la signorina avessero la bontà di degnarla d’una loro visita, se io non avessi fatto di tutto per impedirglielo, non potendo permettere che ella faccia visite o ne riceva.» AGAZZI (con fiero risentimento): «Ma perché, scusi?» (I/V) Es. 9: SIGNOR SIRELLI: «Anzi, se dovessimo dire proprio ciò che ne pensiamo…» AGAZZI: «Ma sì, ci è parsa una crudeltà, ecco! una vera crudeltà!» 23
PONZA: «Sono qua appunto per chiarir questo, signor Commendatore. […].» (I/V) La traduzione inglese dell’esempio 8: Es. 10: PONZA: «[…] You see it is declaration that I owe, in a certain sense, to the general public.» AGAZZI: «Oh, my dear Ponza, if this is that little matter of your mother-in-law’s not calling on us, it is quite all right; because you see…» PONZA: «No, that was not what I came for, Commendatore. It was not to apologize for her, Indeed I may say that Signora Frola, my wife’s mother, would certainly have left her cards with Signora Agazzi, your wife, and Signora Agazzi, your daughter, long before they were so kind as honour her with their call, had I not exerted myself to the utmost to prevent her coming, since I am absolutely unable to consent het paying or receiving visits!» AGAZZI (drawing up into an authoritative attitude and speaking with some severity): «Why? If you would be so kind as to explain, Ponza?» (I/V) Nella traduzione inglese il signor Agazzi si indirizza al signor Ponza con my dear Ponza oppure solo con il cognome, ciò che potrebbero essere delle forme cordiali però nello stesso tempo va notato che codeste forme non sono reciproche, il signor Ponza non si permette di trattare il signor Agazzi come caro o dear o con il cognome solo, perciò con tali forme il signor Agazzi mette in rilievo la propria superiorità. Infatti, Agazzi è il superiore del segretario Ponza. 24
Come dimostrano gli esempi sopracitati, l’ambiente dell’opera studiata non è esclusivamente formale. Anche se prevale il trattamento formale, il livello di formalità varia ed alcuni personaggi vengono trattano in una maniera piuttosto amichevole (Agazzi ed i signori Sirelli e Laudisi, Agazzi ed il signor Prefetto ecc.). Il livello di formalità con cui i personaggi vengono trattati varia a seconda del rispetto che gli si porta. La formalità dell’ambiente con riferimento alla cortesia verbale ed ai rapporti fra i personaggi sarà trattata in dettaglio nei capitoli successivi. 3.2 L’argomento Un altro dei fattori sociali, l’argomento, si occupa del linguaggio e della scelta linguistica studiando di che cosa parlano gli interlocutori. Tutta la trama di Così è se vi pare si concentra su un argomento solo: sul signor Ponza e sulla verità sulla sua vita privata. Le signore ed i signori s’incontrano per scambiare informazioni sul signor Ponza, per scoprire chi è la signora Ponza e chi è pazzo; se è il signor Ponza o la signora Frola. L’argomento dell’opera sembra piuttosto informale, soprattutto all’inizio, nelle discussioni tra le signore che si interessano della signora Ponza che non si fa vedere mai, e del comportamento del signor Ponza verso loro stesse e verso sua moglie. Es. 11: SIGNORA SIRELLI: «Ah, signora mia, noi veniamo qua come alla fonte. Siamo due povere assetate di notizie.» (I/II) Es. 12: SIGNORA CINI: «Una curiosità ne abbiamo tutte, una curiosità che...che mai più!» (I/II) Es. 13: SIRELLI: «Notizia fresca appurata or ora: la tiene chiusa a chiave!» (I/II) 25
Es. 14: AMALIA: «- tutto arruffato, ci ha detto che la suocera era indisposta, che ci rigraziava dell’attenzione e rimase lì, in attesa che ci ritirassimo.» DINA: «Che mortificazione!» SIRELLI: «Sgarbo da villano! Ah, ma può esser sicura che è lui, sa? Forse terrà sotto chiave anche la suocera!» (I/II) Nello svolgersi della trama il discorso sul signor Ponza diventa più serio, quando il signor Agazzi chiede agli ufficiali, il Commissario Centuri ed il signor Prefetto, di ricercare informazioni affidabili sulla signora Ponza e di trovare la verità usando l’autorità ufficiale. Es. 15: AGAZZI: «Ed il Prefetto potrebbe imporre, senz’altro, con la sua autorità, che la moglie gli confessi a quatr’occhi come stanno realmente le cose. Sicuro! Sicuro! Non le sembra, Centuri? (III/II) La verità sul signor Ponza e sua moglie è quindi un argomento centrale che all’inizio comincia come una chiacchierata ma alla fine viene preso sul serio dalle autorità che si impegnano a rivelare la vera identità della signora Ponza. 3.3 La funzione La gente parla con altre persone per diversi motivi. È stato detto sopra che anche i motivi per uno scambio verbale possono influire sul linguaggio. Il linguaggio può avere diverse funzioni tra cui secondo Jakobson (2002: xxiii)19 la funzione emotiva, 19 L’introduzione di Linda W. Raugh e Monique Monville-Burston. 26
referenziale, poetica, fàtica, metalinguistica e conativa. Altri linguisti aggiungono più funzioni oppure offrono classificazioni diverse. Holmes (2002: 10) pone l’enfasi su due funzioni di particolare importanza: la funzione referenziale e quella fàtica. Con la funzione referenziale si intende che il parlante si interessa soprattutto del contenuto informativo del discorso, mentre il valore affettivo di un tale discorso è abbastanza basso. Il valore informativo è accentuato in documenti legali o previsioni del tempo. Per la funzione fàtica, d’altra parte, è caratteristico un basso valore informativo, però un alto valore sociale; mantenere il contatto vale più del contenuto informativo ciò che è tipico per esempio per il chiacchierare con vicini di casa. (cfr. Holmes 2002: 10) Holmes sostiene: «Gossip may provide a great deal of new referential information, while also clearly conveying how the speaker feels about those referred to. It is very common for utterances to work like this, though often one function will dominate». (2002: 10) La definizione sopraindicata raffigura la funzione delle conversazioni in Così è se vi pare. I personaggi si riuniscono per scambiare informazioni sul signor Ponza, però il modo di parlare non è del tutto obiettivo, non si tratta di un riassunto dei fatti. Nel discorso i parlanti esprimono la loro opinione, i loro sentimenti e raccontano uno all’altro le chiacchiere che girano il paese. Es. 16: SIGNORA SIRELLI: «Ah, signora, mia, noi veniamo qua come alla fonte. Siamo due povere assetate di notizie.» […] SIGNORA CINI: «Una curiosità ne abbiamo tutte, una curiosità che… Che mai più!» (I/II) Es. 17: SIRELLI: «[…] La ragione per cui questa povera madre non può andare a vedere in casa la figliuola, per esempio, la sanno, loro, qual è veramente?» […] 27
DINA: «Perché il genero, dicono, glielo, proibisce.» SIGNORA CINI (con voce lamentosa): «Non basta, signora!» SIGNORA SIRELLI (incalzando): «Non basta! Fa di più!» SIRELLI: «Notizia fresca appurata or ora: la tiene chiusa a casa!» (I/II) Anche se le conversazioni nell’opera sono spesso di natura pettegola e soprattutto le signore esprimono i loro sentimenti come la pietà ed il dispetto, i personaggi si incontrano per uno scambio di informazioni sul signor Ponza. Prendendo in considerazione il motivo per cui si svolgono le conversazioni sembra che la funzione più importante è quella informativa per il fatto che l’obiettivo principale dei parlanti, sebbene non completamente soddisfatto, è di scoprire la verità sulla vita privata del signor Ponza. I discorsi cominciano ad orientarsi verso la funzione referenziale nel secondo atto quando il signor Agazzi cerca di confrontare le chiacchiere che girano il paese con fatti accertabili e chiama il signor Prefetto, il signor Ponza e la signora Ponza per chiarire la situazione. 3.4 I parlanti Il fattore che influisce di più sul linguaggio dei personaggi, è quello che si occupa dei parlanti e dei loro rapporti. Anzitutto è necessario determinare chi parla, con chi e quale sia il rapporto fra i parlanti. Stato sociale, età (relativa) e sesso dei partecipanti saranno presi in considerazione. A proposito dei parlanti, le dimensioni della distanza sociale e dello stato sociale saranno discussi. Holmes (2002: 9) spiega la dimensione della distanza sociale come l’approccio sociolinguistico che si occupa di quanto distanti/formali o confidenti/intimi siano i rapporti tra interlocutori. Il linguaggio può essere influenzato dal fatto se i parlanti si conoscono o meno, e se i loro rapporti sono formali oppure informali, ciò che può essere 28
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