ITINERARIO ARCHEOLOGICO - NELLA PROVINCIA DI PESARO E URBINO - Valliascoprire.it

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ITINERARIO ARCHEOLOGICO
 NELLA PROVINCIA DI PESARO E URBINO

La Provincia di Pesaro e Urbino è ricchissima dal punto di vista archeologico e
conserva rilevanti testimonianze della storia e della cultura materiale dell’uomo
dal Paleolitico al Rinascimento passando per l’epoca romana.
L’epoca romana è peraltro caratterizzata – nella nostra Provincia – da una co-
spicua presenza di notevoli fenomeni urbani ed una occupazione capillare delle
campagne.
A ciò va aggiunto un notevole patrimonio paleontologico che fa della Provincia e
della Regione Marche uno dei territori più importanti da tale punto di vista.
L’ «Itinerario Archeologico e delle città sotterranee» non ha la presunzione di rap-
presentare l’intero ed immenso patrimonio di questa Provincia.
Si muove all’interno di un percorso, di una “rete” che alcuni Comuni – insieme
alla Confcommercio – hanno deciso di percorrere per valorizzare e promuovere
il territorio, le proprie risorse ambientali, culturali, enogastronomiche e turistiche
all’insegna dell’ «ITINERARIO DELLA BELLEZZA della Provincia di Pesaro e Urbi-
no».
Ciò non di meno questo «Itinerario» contiene e rappresenta il patrimonio più
rilevante – a volte meno noto – della Provincia.

                                                          Amerigo Varotti
                                                Direttore Generale Confcommercio
                                                   Pesaro e Urbino/Marche Nord
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Itinerario Archeologico
nella provincia di Pesaro e Urbino

                                               PESARO

                    COLLI AL METAURO                      FANO

                   FOSSOMBRONE                TERRE ROVERESCHE

                                  CAGLI
                 S. ANGELO
                 IN VADO              PERGOLA
                                                                   M
                                                                     AR
                                                                         CH
                                                                          E

I territori dell’attuale Provincia di Pesaro e Urbino in epoca romana.
Tratto da “Atlante Storico” - Istituto Geografico De Agostini - Novara
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la via flaminia
Due vie consolari hanno attraversato       del TIBERIS (Tevere) e, attraversato il
l’Appennino, partendo da Roma, e           Passo della Scheggia, la via entrava
raggiunto la costa Adriatica: la Flami-    nel versante Adriatico e proseguiva
nia e la Salaria.                          fino ad ARIMINUM (Rimini).
La Provincia di Pesaro e Urbino è in-      Procedendo dagli Appennini verso la
teressata al percorso della FLAMINIA       costa, lungo la Flaminia sono segnala-
che è praticamente tutta all’interno       te la mutatio ad Ensem presso il Pas-
dell’ITINERARIO DELLA BELLEZZA.            so della Scheggia, il centro di Luceolis
La Flaminia è stata aperta – in età re-    (Cantiano), poi il vicus Cale (Cagli), la
pubblicana – nel 220 a.C. anche se la      mutatio ad Intercisa (l’odierno Furlo).
maggior parte della documentazione         Segue la civica Forum Sempronii (Fos-
scritta che possediamo è successiva        sombrone), poi la mutatio ad Octavo
all’età imperiale e talvolta al III – IV   (Calcinelli) e quindi sulla costa le città
secolo d.C.                                di Fanum Fortunae (Fano), Pisaurum
Da Roma la strada risaliva la vallata      (Pesaro) ed infine Ariminum (Rimini).
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FANO
La città di Fano si trova lungo la costa           bri. Tutte le nazioni – popolazioni –
Adriatica, a nord della foce del fiume             del centro Italia furono coinvolte nello
Metauro (lungo il fiume Metauro, nei               scontro che, con la vittoria romana,
pressi di Fossombrone, si svolse il 22             aprì a Roma la strada del dominio
giugno del 207 a.C. la Battaglia del               dell’Italia centrale).
Metauro nel corso della 2ª Guerra Pu-              La deduzione* della colonia di FA-
nica con la sconfitta dei Cartaginesi di           NUM FORTUNAE (Iulia Fanestris) è
Asdrubale).                                        riferita agli anni tra il 31 e il 27 a.C.
Il territorio fanese fu frequentato fin            con Augusto ma i reperti archeologici
dall’età preistorica e vide lo sviluppo            testimoniano che esisteva già un in-
della civiltà Picena durante l’Età del             sediamento di una certa consistenza
Ferro.                                             probabilmente sorto all’epoca della
Nel IV secolo a.C. il Piceno settentrio-           prima romanizzazione e della apertu-
nale subì l’invasione dei Galli Senoni             ra della via Flaminia (220 a .C.) attor-
che vennero sconfitti dai Romani nella             no al fanum della dea Fortuna.
Battaglia delle Nazioni nel 295 a.C. o             Ma è proprio con Augusto, all’epo-
Battaglia del Sentino (si chiama “Bat-             ca della deduzione coloniale, che la
taglia delle Nazioni” perché oppose                Città viene ricostruita con la realizza-
i Romani – alleati dei Piceni – ad una             zione della Basilica nel Forum e la co-
alleanza di popolazioni composta da                struzione della cinta muraria in cui si
Etruschi, Sanniti, Galli Senoni ed Um-             aprivano le porte, di cui alcune monu-
* Deduzione (deductio): indica la fondazione di una colonia romana da insediare nell’area conqui-
stata (deducere coloniam)
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mentali (le mura di Fano, molto ben         1463.
conservate, vennero costruite dai ro-       Un’altra porta romana è conservata
mani poi ampliate dai Malatesta. Han-       poco più a nord dell’Arco: si tratta
no uno spessore di circa 1,80 metri,        della PORTA ROMANA – presso le
una lunghezza di circa 2 km e un’al-        «mura della mandria» caratterizzata
tezza di 14 metri con 28 torri cilindri-    da un solo fornice.
che. Le mura di Fano rappresentano          Adiacente all’Arco di Augusto, all’in-
la cinta muraria romana conservata          terno della Chiesa di San Michele, è
più lunga, seconda solo a quella di         stato allestito il Museo della Via Fla-
Roma). La porta principale – punto di       minia che ripropone virtualmente e in
accesso principale della Città nel pun-     modo innovativo, attraverso schermi
to di arrivo della Flaminia – è l’Arco di   HD, dispositivi touch e visioni in realtà
Augusto.                                    aumentata e immersiva , il patrimonio
La monumentale Porta è costruita            archeologico presente lungo l’antica
da tre fornici di cui quello centrale di    Via Flaminia. Con ciò è possibile ef-
maggiori dimensioni. La sola facciata       fettuare una visita interattiva e molto
esterna è rivestita da blocchi di calca-    coinvolgente che valorizza la consolare
re bianco. Sulla trabeazione del forni-     Flaminia, testa di ponte per la conqui-
ce centrale c’è una iscrizione in latino    sta romana dell’Italia settentrionale.
che permette di datare – 1° luglio 9        Nel centro della Città – Piazza Amiani
d.C. – 1° luglio 10 d.C. – l’edificazione   – è stata aperta la Mediateca Monta-
della cinta muraria.                        nari che conserva nei suoi sotterra-
Originariamente l’Arco era sormon-          nei i resti di antiche strutture romane
tato da un attico abbattuto dall’arti-      che, grazie a nuovi studi e recenti
glieria di Federico da Montefeltro nel      scoperte, oggi è riconosciuto come
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l’AUGUSTEUM di FANUM FORTU-
NAE, l’edificio di grande prestigio
dedicato al culto imperiale tra i più
sontuosi della Regione, una grande
aula di forma rettangolare con por-
tico e colonne corinzie. Nella parete
di fondo su un podio erano poste le
statue di Claudio e Britannico oggi
conservate all’interno del MUSEO
ARCHEOLOGICO E PINACOTECA
DEL PALAZZO MALATESTIANO.
Il Museo è allestito all’interno del Pa-
lazzo Malatestiano e raccoglie reperti
e opere che vanno dall’età preistorica
fino all’arte contemporanea.
Di grande importanza l’esposizione
delle iscrizioni e della statuaria roma-
na dove spiccano – per bellezza – il
ritratto femminile di Ottavia (sorella di
Augusto), la Statua monumentale di
Claudio e quella di Britannico.
Nella successiva sala della Fortuna si
conserva la statua della dea Fortuna.
Ulteriore testimonianza della glorio-
sa storia della città romana di Fanum
Fortunae è l’AREA ARCHEOLOGICA
DI SANT’AGOSTINO. Nei sotterra-
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nei – in corrispondenza della Chiesa e      tante Tempio della dea Fortuna o la
dell’annesso convento – un imponen-         famosa basilica vitruviana.
te criptoportico porta a diversi vani,      Significativi resti ipogei di Domus
alcune esedre e divisioni.                  sempre probabilmente di età augu-
L’identificazione dell’edificio, che sor-   stea si trovano in piazza XX settem-
geva sopra al criptoportico, è ancora       bre, raggiungibili attraverso la sede
controversa: si tratterebbe di un alto      della Carifano e l’Ufficio di accoglien-
podio su cui doveva sorgere l’impor-        za turistica del Comune di Fano.
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Vitruvio
Marco Vitruvio Pollione – Marcus Vi-        di grande dignità e bellezza.
truvius Pollio – (80 a.C. circa – dopo      Le indicazioni contenute nel trattato
il 15 a.C. circa) è stato un architetto e   rivelano che la Basilica si affacciava
scrittore romano – di origine incerta       con un lato sul centro del Foro ed era
ma la sua provenienza fanese è accre-       in asse con il prospiciente Tempio di
ditata come la più probabile da molti       Giove nell’altro lato della piazza.
autorevoli studiosi – considerato il più    Purtroppo resti monumentali che ap-
famoso teorico dell’architettura di tut-    partengono con sicurezza all’edificio
ti i tempi.                                 non si sono conservati. Continuano
La sua fama è dovuta al trattato – in       le ricerche e gli studi sulla misteriosa
10 libri – DE ARCHITECTURA dedica-          Basilica che resta, però, nella memo-
to ad Augusto.                              ria letteraria, bellissima e intoccabile
Nel capitolo V del “De Architectu-          (come scrive il Centro Studi Vitruviani
ra” Vitruvio descrive una Basilica che      di Fano). Lo stesso Andrea Palladio,
egli dice di aver costruito nella città     riprendendo la descrizione di Vitruvio,
di Fano. Si tratta dell’unico edifico di    la definì nei suoi quattro libri “Edificio
cui Vitruvio afferma di aver curato la      che doveva essere di bellezza e digni-
costruzione ed a cui attribuisce valori     tà grandissima”.
Pesaro
PISAURUM, antico insediamento pi-         causa della continuità di vita del sito,
ceno e colonia romana dal 184 a.C.,       è difficile ricostruire l’impianto urbani-
nasce sulla costa del Mare Adriatico,     stico. Si può comunque riconoscere
in una piana alluvionale, fra la foce     l’impianto a scacchiera della colonia,
del fiume Pisaurus (attuale Foglia)       con il decumano massimo nell’asse
e il torrente Genica. Subì le vicende     corso XI settembre/via San Francesco
delle guerre civili del I secolo a.C. e   e il cardine massimo nell’attuale asse
fu occupata da Cesare nel 49 a.C.; fu     via Rossini/via Branca.
rifondata una prima volta nel 41 a.C.     PISAURUM giunse all’apice del suo
da Antonio ed una seconda tra 31 e        splendore tra il I secolo a.C. e la fine
il 27 a.C. da Ottaviano con il nome di    del II secolo d.C. - con nuovi sviluppi
Colonia Iulia Felix Pisaurum.             edilizi documentati da numerosi ritro-
Numerose sono le attestazioni della       vamenti musivi - ma già dal III seco-
fase romana della Città anche se, a       lo d. C. si avviò una crisi sociale ed
economica per ritrovare prosperità         secolo d.C.) ed è costituita da uno
durante l’età altomedievale quando         straordinario tappeto musivo con ric-
divenne una tra le città episcopali        che decorazioni geometriche e figu-
dipendenti dall’Esarcato di Ravenna        rative cariche di simbologie cristiane
– Pentapoli marittima – (insieme a Ri-     e riempitivi figurativi riconducibili a
mini, Fano, Senigallia e Ancona).          rifacimenti di epoca medievale. Il mo-
Di grande rilievo la documentazione        saico sottostante (IV – V secolo d.C.),
rappresentata dai mosaici pavimentali      ricco di motivi geometrici e floreali,
rimessi in luce all’interno del Duomo.     appartiene ad una prima fase paleo-
Si tratta di due estese pavimentazioni     cristiana, della Cattedrale.
a mosaico policromo, tra di loro so-       Non lontano dal Duomo recenti sco-
vrapposte. Quella superiore appar-         perte archeologiche invenute in via
tiene alla basilica di età bizantina (VI   dell’Abbondanza hanno attestato la
presenza di una domus signorile che         come i cubicula. Nel V secolo d.C. qui
era riccamente decorata da affreschi        venne edificato un ampio ambiente
colorati, stucchi e mosaici in tessere      termale.
bianche e nere. L’abitazione, costruita     L’area archeologica è fornita di alcune
tra la fine del I secolo a.C. e l’inizio    vetrine in cui sono esposti i materiali
del I secolo d.C., presenta una plani-      provenienti dalle varie fasi di vita del
metria regolare, incentrata sull’asse       sito. Il percorso di visita è arricchito
Ingresso-Atrio-Peristilio.                  da nuovi strumenti multimediali che
Su quest’ultimo, un cortile di cui rima-    permettono la ricostruzione 3D degli
ne buona parte della struttura porti-       antichi ambienti della domus, garan-
cata, si affacciavano gli ambienti de-      tendo al visitatore una esperienza di
stinati alla vita privata della famiglia,   grande impatto emotivo.
Di grande interesse è il Museo Archeolo-
gico Oliveriano dove sono conservati i ma-
teriali raccolti dal nobile pesarese Annibale
Olivieri, provenienti soprattutto dalla Città e
dal territorio che nel 1756 furono donati al
Comune. Il Museo, nelle sue varie sale, con-
serva statue, sarcofagi, stele, cippi, materiali
ed utensili, vasi etc.
Una sala dedicata alla Necropoli picena di
Novilara (borgo collinare di Pesaro) da cui
provengono numerosi corredi funerari di
tombe femminili e maschili nonchè tre stele
in arenaria (VIII – VI secolo a.C.) tra cui la fa-
mosa “Stele di Novilara”.
A Colombarone, nel cuore del Parco          ed in parte diventò luogo di culto con
regionale naturale del San Bartolo, nei     ampio abside, affiancato da una torre
pressi della località balneare di Gabic-    campanaria. Fu così che la lussuosa vil-
ce Mare, è stato portato alla luce un       la divenne una chiesa cristiana identifi-
sito archeologico di grande interesse.      cabile con la Basilica di San Cristoforo
Qui, tra la fine del III secolo d.C. e la   ad Aquilam, citata dal Liber Pontifica-
metà del IV d.C., venne edificata una       lis come sede dello storico incontro
lussuosa villa, residenza rurale di un      nel 743 tra Papa Zaccaria e l’Esarca
ricco possidente terriero. Nel VI se-       Eutiche (info e video su: www.parco-
colo d.C. la villa mutò la sua funzione     sanbartolo.it e www.marcheology.it ).
colli al metauro
Il Comune – che si trova nella vallata     (Fossombrone), la mutatio ad Octavio
del fiume Metauro – è stato istituito il   (presso Calcinelli in Comune di Colli
1° gennaio 2017 dalla fusione dei Co-      al Metauro) per raggiungere Fanum
muni di Montemaggiore al Metauro,          Fortunae (Fano), Pisaurum (Pesaro) e
Saltara e Serrungarina.                    poi Ariminum (Rimini).
Siamo lungo l’antica via Flaminia,         Lungo la Flaminia nel tratto interes-
principale arteria stradale di età ro-     sante l’odierno Comune di Colli al
mana che, attraversando l’intera Pro-      Metauro, troviamo la località di Taver-
vincia di Pesaro e Urbino, collegava       nelle, che deriva il proprio nome dalla
Roma a Rimini (Ariminum). La costru-       parola latina TABERNULAE (piccole
zione della strada consolare che colle-    taverne). Fin dall’antichità il piccolo
gasse Roma con l’Italia settentrionale,    centro ricoprì il ruolo di stazione di
iniziò nel 220 a.C. per opera di Gaio      sosta; un posto di ristoro per uomi-
Flaminio Nepote.                           ni e cavalli in transito sul tratto della
Il ramo principale della Flaminia at-      strada consolare Flaminia compreso
traversava gli Appennini grazie al         tra Fossombrone e Fano. Tutto ciò è
passo della Scheggia e seguendo            stato confermato da rinvenimenti ar-
la Valle del Burano giungeva a Luc-        cheologici nell’area dell’attuale chie-
colis (Cantiano), al vicus Cale (Cagli)    sa parrocchiale dove è stato creato
e, dopo la galleria del Furlo – fatta      anche un piccolo antiquarium (alcuni
scavare dall’imperatore Vespasiano         ritrovamenti, tra cui una testa marmo-
– discendeva lungo la Valle del Me-        rea, sono custoditi nel Museo di Fo-
tauro passando per Forum Sempronii         rum Sempronii – Fossombrone).
A pochi chilometri da Tavernelle tro-
                                           viamo la località di Saltara che deve
                                           probabilmente il proprio nome dalla
                                           tradizione romana, cioè da SALTUS
                                           AERIS (“bosco del bronzo”).
                                           Secondo una leggenda, infatti, nei
                                           boschi limitrofi alla località i Cartagi-
                                           nesi abbandonarono le loro armature
                                           dopo la disfatta subita ad opera dei
                                           Romani nella battaglia del Metau-
                                           ro del 207 a.C. durante la Seconda
                                           Guerra Pirrica. A Saltara, nell’ex chie-
                                           sa del Gonfalone, sono conservati
                                           dei bellissimi mosaici appartenenti ad
                                           una antica domus romana.
                                           Si tratta di tre frammenti musivi( II-III
                                           sec. d. C.) di 3mx1m ognuno rinvenuti
                                           nel 1928 in via Gambarelli, non molto
                                           lontano dalla “mutatio ad Octavo”,
Le strutture archeologiche riportate       nei pressi di Calcinelli.
alla luce dimostrano chiaramente la        I tre frammenti costituivano il pavi-
presenza di una sorta di fattoria-al-      mento di una domus e raffigurano
bergo, cioè di un luogo di produzione      scene di caccia:
e lavorazione di prodotti agricoli che
offriva allo stesso tempo possibilità      1) un’antilope rincorsa da un cane
di alloggio e ristoro ai viaggiatori. Di   2) una lepre
notevole interesse è la presenza di un     3) un giaguaro e parte di emblema
piccolo tempio (Sacello) dedicato ad       con zampe di ippocampo.
Attis, pastore frigio amato dalla dea      Il primo mosaico circoscritto in tutti e
Cibele e divenuto suo sacerdote.           quattro i lati da fasce di inquadramen-
to monocrome, poteva essere collo-   imperiale di “buona qualità” scrive il
cato nella soglia della domus.       prof. Filippo Venturini nel saggio “Il
Rappresentano questi mosaici un      mosaico di Saltara e la produzione
esempio di arte musiva del periodo   musiva locale”.
Terre roveresche
E’ un Comune “sparso” istituito il 1°       ta a pianta cruciforme. Sono presen-
gennaio 2017 e nato dalla fusione dei       ti nicchie e decorazioni geometri-
Comuni di Barchi, Piagge, San Gior-         co-simboliche in rilievo sulle pareti
gio di Pesaro e Orciano.                    e nella volta. Il tutto perfettamente
Nella vallata del Metauro, Terre Rove-      simmetrico, quindi una disposizione
resche rappresenta al meglio il siste-      non casuale ma studiata. Si tratta si-
ma dei borghi collinari che caratteriz-     curamente di un luogo di culto paleo-
za la provincia di Pesaro e Urbino.         cristiano, ed è giunto così intergo da
Il municipio di Piagge è il più vicino al   diventare un esempio unico. Le forme
mare e alla città di Fano. Storicamen-      utilizzate per le decorazioni sono sim-
te sembra essere il più antico poiché       boli cristiani antichissimi, tant’è che
la sua fondazione risale all’età roma-      l’ipogeo presenta un impianto tipica-
na quando era denominato “Lubaca-           mente basilicale.
ria”. A seguito di una ricerca storica      Occorre ricordare tra l’altro che il ter-
su Piagge iniziata dal 1996 dall’Archi-     ritorio di Piagge ha origini storiche
tetto Gabriele Polverari, è venuta alla     romane documentate ed è noto che
luce la Grotta Ipogeo, una antica ba-       i primi secoli d.C. sono secoli di gran-
silica paleocristiana scavata a 7 metri     de diffusione del Cristianesimo – ma
di profondità sotto le mura. Si entra       sono stati anche secoli di forti contra-
nel sotterraneo attraverso una rampa        sti e persecuzioni. Quindi gruppi di
di scalini in tufo. L’ipogeo si presen-     Cristiani o congreghe religiose posso-
no aver trovato rifugio scavando que-    alle 20.00. Per gli altri giorni su pre-
ste grotte e poi averle trasformate in   notazione chiamando i seguenti nu-
luoghi di culto.                         meri: 338/1883227 – 329/0838037
Attualmente la Grotta Ipogeo è visi-     – 328/0290650 - infopiaggeproart@
tabile tutti i sabato sera dalle 17.00   gmail.com
Fossombrone
La città di Fossombrone è il maggior        oggi con i tanti negozi e le botteghe
centro della media Val Metauro. Ca-         lungo il meraviglioso Corso Garibaldi
ratterizzata da un centro di impronta       su cui si affacciano decine di edifici
medievale con numerosi edifici no-          storici e religiosi), e al famoso tribur-
biliari, deriva il proprio nome da FO-      no della plebe Gaio Sempronio Grac-
RUM SEMPRONII, l’antica città roma-         co che intervenne in queste zone ad
na che si trova a circa 2 km dall’attuale   applicare la legge agraria del 133 a.C.
centro cittadino, in località San Marti-    L’abitato si estendeva su un’area di
no del Piano.                               circa 35 ettari ed era attraversato dal-
L’abitato è sorto nel II secolo a.C.;       la Via Consolare Flaminia che ne de-
nel I secolo a.C. diventa Municipium        terminò il principale asse viario: decu-
e mantiene la sua importanza fino ai        manus maximus.
primi secoli dell’età imperiale.            I continui scavi archeologici hanno
FORUM SEMPRONII deve la sua de-             consentito di riportare alla luce nu-
nominazione al termine Forum che in-        merose strutture in grado di rivelarci
dica un luogo di mercato (lo è ancora       la grandezza e l’importanza di Forum
Sempronii. Una domus con atrio co-
rinzio e pregevoli mosaici pavimenta-
li; il selciato originario della Flaminia e
il decumano minore della città, la via
parallela alla consolare che, lastricata
con pietre del Furlo e visibile per ol-
tre 100 metri è fiancheggiata da una
antica fognatura; due cardini minori,
un grande complesso termale che
conta almeno venti ambienti, disposti
attorno ad un cortile centrale, dotati
di vasche e canalette per l’acqua ed il
riscaldamento; una grande sala absi-
data con pavimentazione in mosaico
(forse il frigidarium).
Il Parco Archeologico di Forum
Sempronii, l’unico della Provincia di
Pesaro e Urbino, è visitabile rivolgen-
dosi all’Ufficio Turistico di Fossombro-
ne (tel. 0721/723263 – 340/8245162).
In un’ala del palazzo Ducale di Fos-
sombrone, nella Corte Alta, posta a
metà del Colle di Sant’Aldebrando,
appena sotto la fortezza malatestiana,
edificato da Federico da Montefeltro,
è stato allestito il Museo Archeologi-
co Vernarecci.
Istituito nel 1901 da Monsignor Au-
gusto Vernarecci, è caratterizzato da
un’ampia collezione archeologica che
testimonia il succedersi delle culture
umane nella media Valle del Metau-
ro dalla preistoria all’età romana. Di
grande rilevanza è la collezione di
età romana articolata in tre sezioni:
la prima relativa alla città di Forum
Sempronii e al suo territorio in cui
sono esposti importanti resti scultorei
databili dal I secolo d.C. al IV secolo
d.C. La seconda dedicata agli aspetti    rinvenuti nelle sepolture del Recinto
e alle testimonianze della vita quoti-   funerario a Calmazzo risalente al II se-
diana. La terza destinata alle tombe e   colo d.C. (Calmazzo si trova lungo il
ai rituali funerari.                     percorso della via Flaminia, tra il Furlo
Qui sono esposti i corredi funerari      e Fossombrone).
SANT’ANGELO IN VADO
Cittadina dell’Alta Valle del Metauro al   Tifernum Mataurense nell’epoca ro-
limitare dell’Appennino umbro-mar-         mana, recentissimi scavi hanno con-
chigiano nei pressi del valico di Bocca    seguito il più importante ritrovamen-
Trabaria è di origini medievali e sorge    to archeologico venuto alla luce negli
sulle rovine della città romana Tifer-     ultimi 50 anni.
num Mataurense.                            Nell’area è emersa l’intera articolazio-
Il centro storico è ricco di monumenti,    ne di una domus gentilizia – di circa
palazzi e chiese di varie epoche: dal      1.000 mq – eretta verso la fine del I
trecentesco Palazzo della Regione al       secolo d.C., impreziosita da un ricco
secentesco Palazzo Fagnani; dall’an-       complesso di mosaici figurati, sicura-
tico Palazzo Mercuri alla Chiesa di        mente il più importante venuto in luce
Santa Caterina delle bastarde; dalla       nelle Marche da diversi decenni.
secentesca Chiesa ottagonale di San        La pavimentazione affiorata è quella
Filippo a Santa Maria extra muros con      originale del I secolo d.C. e rappre-
l’adiacente ex monastero dei servi di      senta scene legate alla mitologia clas-
Maria – solo per citarne alcuni -.         sica. Ecco perché è stata battezzata
Ma la Città affonda le sue radici nel-     “Domus del Mito”.
la cultura preistorica e protostorica e    In quello che è il vestibolo campeggia
diventa municipio romano tra il 90 –       “il trionfo di Nettuno” che impugna il
88 a.C. ed è menzionata per la prima       tridente, sul carro trainato da due ip-
volta nella Naturalis Historia di Plinio   pocampi, accompagnato dalla sposa
il Vecchio.                                Anfitrite, mentre al di sotto nuotano
A testimonianza dell’importanza di         i delfini.
Segue, nel probabile tablinium, un
busto di Dioniso con la corona di fo-
glie di vite. Nella parte mediana della
domus un atrio con mosaici geome-
trici ed intorno almeno tre vani di rap-
presentanza.
Una grande sala presenta mosaici con
motivi geometrici e vegetali con, al
centro, la testa della Medusa irta di
serpentelli. E poi in altre sale ricche
composizioni policrome con figure
simboliche, animali reali e fantastici,
scene di caccia con battitore, cani, ca-
pro selvatico e cinghiale.
Museo Archeologico
“Tifernum Mataurense”
Allestito al secondo piano di palaz-
zo Mercuri, splendido edificio del
XIX secolo, ubicato nella centra-
lissima Piazza Umberto I, il Museo
Archeologico Tifernum Matauren-
se racconta la storia del territorio
di Sant’Angelo in Vado a partire dal
Neolitico, attraverso l’esposizione di
oggetti in selce, ceramica d’impasto
e bronzi che attestano l’esistenza di
insediamenti nei terrazzi fluviali del-
la città e dell’alta valle del Metauro,
fino a giungere alla fase tardoantica
e alto medievale.
Cospicua è la collezione di età ro-
mana, rappresentata da numerose
iscrizioni, riproposte su lapidi, cippi e
are, e materiali di uso comune.
I reperti sono esposti secondo un
criterio tematico: si può visitare la
sezione delle lucerne e delle cerami-
che fini, come la ceramica a vernice
nera, le ceramiche da mensa impe-
riali, come la terra sigillata italica e la
ceramica a pareti sottili, i monili e gli
oggetti in vetro, i giochi, i pesi e le
misure, la sezione dedicata alle deco-
razioni architettoniche e ai frammenti
di statue, le monete e il lapidario.
Cagli
L’antica CALE, posta sulla via conso-        sorgono, come il Ponte Mallio, po-
lare Flaminia alla confluenza dei due        derosa opera di ingegneria stradale.
fiumi che la circondano,Bosso e Bura-        Il suo nome Manlio è la conseguen-
no, entrò a far parte assieme alle città     za dalla errata lettura di una iscrizio-
vescovili di Gubbio, Urbino, Fossom-         ne falsa posta sul parapetto, in cui si
brone e Jesi, del territorio della Pen-      leggeva il nome di M. Allius Tirannus,
tapoli Montana.                              edificato in epoca tardo repubblicana
Negli ultimi anni, si è accertata una        e restaurato nel I-II secolo d.C.
frequentazione del territorio cagliese       Il Museo Archeologico e della Via
già dall’età del bronzo antico (1800         Flaminia di Cagli è situato nei locali
a.C.), nella Grotta delle Nottole, ap-       del Palazzo Pubblico, ospita numerosi
partenente allo scenografico com-            reperti archeologici riferibili alla città
plesso dell’Arco di Fondarca.                e al territorio, che coprono un arco
Con il periodo romano e con l’apertu-        cronologico molto ampio, dalla prei-
ra della via Flaminia che attraversa Ca-     storia-protostoria al medioevo.
gli, grazie ai riferimenti degli itinerari   Il piano terra contiene gli oggetti
legati alla via Flaminia, come nell’Iti-     provenienti da raccolte o da colle-
nerarium Antonini datato al III-IV sec.      zionismo. Sono esposti soprattutto
d.C. dove viene anche precisata la           vasi greci e magnogreci, acquistati
collocazione: al 151° miglio da Roma         nel mercato antiquario; due reperti
e alle importanti strutture che su essa      romani (un busto di statua e un ru-
binetto in piombo),alcuni minerali e       Nel piano primo invece sono esposti
fossili appartenenti ad una collezione     i reperti del territorio provenienti da
ottocentesca e anche alcuni reperti,       scavi archeologici, la prima stanza è
soprattutto monete, frutto di raccolte     interamente dedicata allo scavo della
nel territorio.                            grotta di Fondarca,mentre nella stan-
Il lungo vestibolo d’ingresso al mu-       za più grande sono esposti i reperti
seo ospita oggetti relativi allo scavo     del territorio cagliese a partire dall’e-
di un butto post-classico sotto il piano   poca protostorica fino all’alto medio-
dell’ingresso stesso.                      evo.
Cagli da libero comune passò al Du-
cato di Urbino, mantenendo sempre
un ruolo di spicco nel ducato. Il Duca
Federico da Montefeltro fece costru-
ire nel 1481 da Francesco di Giorgio
Martini un imponente complesso for-
tificato composto dal Torrione posto
a cavallo delle mura cittadine e dalla
Rocca situata sul Colle dei Cappucci-
ni. La Rocca, in origine a forma rom-
boidale, fu parzialmente demolita dai
Cagliesi per evitare che cadesse nel-
le mani delle milizie spagnole, della
struttura romboidale si conservano il
puntone principale e i due torrioni la-
terali.
La Rocca e il Torrione sono in collega-
mento tra loro attraverso un sugge-
stivo camminamento segreto detto
«Soccorso Coverto» composto da 365
gradini ed è interamente percorribile.
Cagli è attorniata dalle vette più affa-
scinanti dell’Appennino, in un territorio
intergo dal punto di vista ambientale.
Pergola
La città di Pergola, nata come libero      località Montesecco, di un diverticolo
Comune nel 1234, è situata all’interno     della via Flaminia che collegava Suasa
della Provincia di Pesaro e Urbino lun-    a Sentinum (Sassoferrato) .
go la Valle del Cesano. Dista 45 km        La romanizzazione del territorio è
da Urbino e 55 km da Pesaro ai confi-      ben documentata dal ritrovamento
ni con la Provincia di Ancona.             di tombe, vasi e suppellettili varie sia
Recentemente è stata inserita tra i        in città che nelle località di Grifoleto,
BORGHI PIU’ BELLI D’ITALIA.                Ferbole, Valrea, Monterolo e Monte-
Il territorio risulta abitato fin dalla    secco. Tra questi un bellissimo mosai-
preistoria, come attestano i reperti       co policromo rettangolare del IV – V
risalenti all’età neolitica, all’età del   secolo d.C. appartenuto ad una do-
bronzo e all’età del ferro. Abitata da     mus in località Montesecco, custodito
genti umbre, etrusche e celtiche, è        nel Museo della Città.
però nell’età romana che il territorio
viene maggiormente sfruttato – pro-        Ma la notorietà di Pergola è dovuta al
babilmente grazie al passaggio, in         ritrovamento – nel luglio 1946 – in lo-
calità Santa Lucia di Calamello presso
Cartoceto di Pergola – di un Gruppo
equestre in bronzo dorato. I Bronzi
Dorati da Cartoceto di Pergola hanno
una grande importanza ed inestima-
bile valore essendo l’unico gruppo
dorato al mondo di età romana, giun-
to sino a noi.
Casualmente, il 26 giugno 1946, due
contadini, per creare un canale per le
abbondanti piogge cadute, scopriro-
no diverse centinaia di frammenti di
bronzo dorati di vari quintali di peso,
che dopo un lungo, tormentato ed
impegnativo restauro (diverse cas-
se contenenti i frammenti vennero
travolte e rimasero sepolte per anni
a causa dell’alluvione di Firenze del
1966) condotto dal 1949 al 1959 e
poi dal 1972 al 1988, consentì la ri-
costruzione di un Gruppo equestre
composto da quattro statue, due
donne velate stanti e due personaggi
maschili, vestiti con corazza, a caval-    della Città di Pergola in cui è presen-
lo. Numerose sono le teorie per una        te anche una ricca pinacoteca ed una
corretta identificazione delle perso-      sezione numismatica imperniata sulle
nalità raffigurate e della datazione dei   monete coniate dalla zecca di Pergola
Bronzi dorati. C’è chi vi ha riconosciu-   attiva alla fine del XVIII secolo.
to Neore Cesare e Livia, l’imperatore      Nella primavera del 2019 la Sala che
Tiberio e Giulia di Druso Minore. Altri,   ospita i Bronzi dorati è stata oggetto
ancora, Cicerone.                          di un consistente ammodernamento
Anche questa inevitabile incertezza,       con la creazione di una sala immersi-
insieme alle cause della frammenta-        va – realizzata dal fisico Paco Lancia-
zione delle statue e del luogo del ri-     no – che grazie all’utilizzo di moderne
trovamento, costituiscono il fascino ed    tecnologie e applicazioni consente
il mistero dei bellissimi e unici Bronzi   una piena immersione nel periodo ro-
dorati da Cartoceto di Pergola, custo-     mano ed una piena valorizzazione del
diti nel Museo dei Bronzi dorati e         gruppo equestre.
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