ITALO SVEVO - Riccardo Paparelli
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ITALO SVEVO Vita ed opere Aron Hector Schmitz, Ettore in famiglia e Italo Svevo per il mondo, nasce a Trieste il 19 dicembre 1861 in una famiglia della borghesia ebraica. I suoi studi –frequenta il collegio di Segnitz in Baviera e l’Istituto Superiore di Commercio Revoltella a Trieste– lo conducono a un impiego nella filiale triestina della viennese Banca Union. La sua passione per la letteratura lo porta invece a un’inesausta produzione di testi narrativi e teatrali e a un’assidua frequentazione dei circoli artistici e delle redazioni giornalistiche della città insieme al suo fraterno amico Umberto Veruda (1868-1904), apprezzato ritrattista influenzato dall’Impressionismo tedesco. Nel 1896 il matrimonio con la cugina Livia Veneziani cambia la sua storia personale e, di lì a poco, anche la sua vita professionale. Svevo entra nell’azienda dei suoceri che produce una speciale vernice sottomarina che ostacola l’attecchimento di alghe e molluschi alla chiglia delle navi. è fra i pochissimi a conoscere il segreto della formula di fabbricazione. Ettore va a vivere nella villa dei suoceri accanto al colorificio, in Passeggio Sant’Andrea. La villa, in cui abitò per il resto della sua vita, venne distrutta dai bombardamenti del 1945. L’espansione dell’azienda e l’apertura di nuove filiali (sull’isola di Murano, nella laguna veneta e soprattutto a Londra) assorbono molte delle energie di Svevo che mantiene un rapporto intermittente e sotterraneo con la narrativa, osteggiato da una bonaria disapprovazione familiare e dall’insuccesso dei primi due romanzi: Una vita (1892) e Senilità (1898) pubblicati a sue spese presso l’editore-libraio triestino Vram e passati quasi sotto silenzio nella sua stessa città. La necessità di frequenti viaggi in Inghilterra che gli impone di migliorare la conoscenza della lingua inglese, lo porta a incontrare il geniale scrittore irlandese James Joyce, insegnante di inglese della borghesia triestina nei primi anni del ’900. Joyce opera su Svevo “la resurrezione di Lazzaro” (definizione del triestino), risvegliando la fiducia nelle sue capacità artistiche e riportandolo a una valutazione più corretta della sua opera. La coscienza di Zeno, il capolavoro di Svevo, non è estraneo a questa iniezione di fiducia ma gli stimoli che influenzano la sua opera sono molteplici: primo fra tutti la scoperta della psicoanalisi freudiana. Gli ultimi anni della vita di Svevo, muore il 13 settembre del 1928 per le conseguenze di un incidente stradale, sono finalmente illuminati dalla luce della fama e dal riconoscimento del valore della sua opera da parte della critica (gli italianisti Cremieux e Larbaud in Francia, Montale e poi Debenedetti in Italia) e del pubblico. Nel marzo di quello stesso 1928 Svevo era stato festeggiato al Pen Club di Parigi da una cinquantina fra i massimi scrittori e intellettuali europei, fra cui James Joyce, Giuseppe Prezzolini, Jules Romain, Ivan Goll e Giovanni Comisso. Ettore Schmitz riposa nella tomba della famiglia Veneziani, nel cimitero cattolico di Trieste, mentre i suoi famigliari si trovano nel cimitero ebraico. Svevo infatti si era convertito al cattolicesimo in seguito al matrimonio con Livia.
Trieste, la città mitteleuropea. L’esperienza letteraria di Italo Svevo nasce in un ambiente del tutto particolare, quello di Trieste ancora sotto l’Impero austriaco, città priva di una tradizione culturale propria ma vivacizzata da un’attivissima borghesia e da un intreccio di popoli, lingue e culture diverse. Trieste partecipava a pieno alla cultura mitteleuropea, cosmopolita e problematica, che fiorì nell’ultima fase dell’Impero asburgico. Trieste ebbe un ruolo fondamentale nella formazione di Svevo, ispirando e limitando al tempo stesso il suo modo di vedere la vita e l'arte: fu ispiratrice fornendogli diverse culture cui fare riferimento e fornendogli anche una serie di problematiche su cui riflettere, ma lo limitò, appunto perché le problematiche che offriva potevano essere capite solo se viste entro i limiti di Trieste stessa, caratterizzata da un forte provincialismo. Questo provincialismo, che si riflette in tutte le opere di Svevo (caratterizzandone i personaggi nelle idee, nei modi di fare, negli accenti.) era dovuto soprattutto alla sua posizione geografica, poiché essendo al confine di due stati che se ne contendevano il possesso, risultava isolata; tuttavia si trattava di un provincialismo tutto particolare perché le caratteristiche di Trieste nascevano dalla fusione di tre culture, con il contributo anche di altri stati, con cui intratteneva un fiorente commercio.
Il romanzo Bisogna ricordare che Italo Svevo non nasce come scrittore. I suoi studi sono di carattere commerciale. E’ un intellettuale, non un professionista, diviso tra la passione per la letteratura e una normale vita borghese, che lo portò a lavorare come industriale e uomo d’affari per la maggior parte della sua esistenza. Per questo egli fu estraneo al protagonismo politico degli intellettuali italiani di inizio 900 (vedi ad esempio D’Annunzio) e per questo la sua letteratura si concentrò sulle contraddizioni della vita individuale e della borghesia. L’ambiente triestino e l’educazione ricevuta portarono Svevo ad allontanarsi da ogni nozione classicistica e retorica della letteratura. Egli vede nella scrittura uno strumento di conoscenza della realtà e rifiuto l’estetismo letterario e la ricerca della perfezione linguistica, in favore di una maggiore adesione ai dati della realtà esteriore del mondo e a quella interiore dell’uomo. I modelli di Italo Svevo furono autori come Balzac, Stendhal e Flaubert, dai quali riprese la capacità di indagare i comportamenti umani, andando oltre la superficie delle cose e scavando in profondità. Nell’accostarsi alla letteratura egli cercò di rappresentare le vicende umane sullo sfondo di una concreta realtà sociale, che si identifica con quella triestina che egli stesso viveva Psicanalisi Svevo non condivise pienamente le teorie freudiane, accettandone solamente quelle che confermavano quanto lui già pensava della psiche umana; il suo rapporto con la psicanalisi può essere definito duale, infatti, da un lato egli ne fu affascinato, poiché ne apprezzava l'attenzione riservata ai gesti quotidiani più banali (lapsus, vuoti di memoria.), ma soprattutto perché vedeva la coincidenza fra l'inconscio di Freud e la volontà di vita irrazionale di Shopenauer; d'altro canto Svevo fu turbato dalla psicoanalisi, perché l'analisi dell'inconscio spesso porta il soggetto a prendere coscienza di verità rimosse, e quindi molto sconvolgenti, ma anche perché diffidava della possibilità di guarire le malattie psichiche con qualsiasi mezzo, come sosteneva anche Shopenauer. Per questi motivi Svevo decise di seguire la teoria psicoanalitica non tanto come terapia medica quanto come mezzo letterario; l'analisi psicologica diventa l'argomento principale dei suoi romanzi, e questa analisi viene resa dal punto di vista letterario con il "flusso di coscienza", una tecnica che consiste nel narrare le idee del personaggio così come si presentano alla sua mente, senza cercare necessariamente un legame logico fra le cose narrate, ma raccontando per "associazione di idee", come avviene realmente nella nostra psiche (e in ciò fu influenzato anche da Joyce). Un altro elemento che Svevo rese dalle tesi di Freud fu la coscienza della complessità della psiche umana: ogni singolo individuo è quello che è e causa delle innumerevoli esperienze che ha vissuto durante la sua esistenza, e fra queste un ruolo fondamentale lo ha la società per questo motivo Svevo analizza la società a partire dalla psiche dei suoi personaggi e può quindi criticarne i difetti, cosciente del fatto che essa non dice sempre la verità e possiede degli aspetti di cui il soggetto non ha piena padronanza.
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