ISACCEA 2022 - Diario di una settimana al confine Ucraino di Federico Traverso

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ISACCEA 2022 - Diario di una settimana al confine Ucraino di Federico Traverso
ISACCEA 2022

 Diario di una settimana
   al confine Ucraino
      di Federico Traverso
ISACCEA 2022 - Diario di una settimana al confine Ucraino di Federico Traverso
ISACCEA 2022
    di Federico Traverso

    Venerdì 11 Marzo 2022
    LA PARTENZA

    Partiamo da casa di Lorenzo in Valbrevenna, località
    Lavazzuoli.
    Lo raggiungo con il superlativo mezzo messoci a disposi-
    zione dal mio commercialista: un Toyota Land Cruiser del
    2002, 350.000 Km. e un motore che sembra appena uscito
    dalla fabbrica. La carrozzeria porta i segni degli anni, non
    potevamo chiedere di meglio. Grazie Gian.
    Passando da Brescia, Verona, Venezia e Trieste, attraver-
    siamo la Slovenia per arrivare in Ungheria 11 ore più tardi,
    dove ci fermiamo a dormire da Koczi e sua moglie, due
    amici di Lorenzo.

    Sabato 12 Marzo 2022
    DIREZIONE ROMANIA

    Salutiamo Koczi e i suoi meravigliosi gatti e ci muoviamo in direzione Targu Mures, Romania. Oggi
    le ore di viaggio si riducono a 9. Da qui capiremo come muoverci. L’idea iniziale è quella di entrare
    in Moldavia e dirigerci verso Chisinau, la capitale. Sappiamo che li la situazione è drammatica.
    Parliamo di un paese già ridotto allo stremo e che non è in grado di gestire l’ondata di profughi in
    arrivo dall’Ucraina.
    Il viaggio procede senza intoppi. Il nostro fantastico mezzo ci permette di passare il valico montano
    in totale serenità anche in mezzo a una nevicata con i fiocchi. Rimango stupito dai cartelli che indica-
    no: attenti agli orsi e mentre Lorenzo guida io comincio a guardare a destra e a sinistra nella vana
    speranza di vederne uno.

    Arrivati in Romania il nostro contatto ci dice che la situazione in Moldavia sta degenerando: stanno
    chiudendo i confini e il rischio è che una volta entrati, per uscire ci possano volere anche tre giorni.
    Il tempo a nostra disposizione è limitato e non possiamo rischiare di rimanere bloccati.
    Decidiamo quindi di dirigerci verso il confine a sud tra Romania e Ungheria.

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Domenica 13 Marzo 2022
    GALATI

    In circa 7 ore arriviamo a Galati, cerchiamo un Bed & Breakfast e ci dirigiamo subito verso la
    dogana. Dalla frontiera di Galati però, per andare in Ucraina, bisogna passare dalla Moldavia.
    Spieghiamo al doganiere che non vogliamo passare per la Moldavia, allora lui molto gentilmente ci
    spiega che l’alternativa è andare al porto di Isaccea a un’ora di distanza.
    Decidiamo di tornare a casa, mangiare, riposarci e la mattina dopo partire di buon’ora per la destina-
    zione suggeritaci.

    Lunedì 14 Marzo 2022
    PRIMO IMPATTO

    Arriviamo al porto di Isaccea al mattino presto. Da Galati ci vuole circa un’ora e bisogna prendere
    un traghetto per attraversare il Danubio. Appena arriviamo troviamo uno spiazzo dove spicca un
    grande tendone bianco. Ci sono bancarelle con generi di prima necessità, dai vestiti a prodotti di
    igiene intima e a tutto quello che può servire ai profughi che viaggiano a piedi e che sono la maggio-
    ranza. C’è anche una associazione che si occupa di dare appoggio a cani e gatti che talvolta accompa-
    gnano le persone in fuga.

    Scarichiamo subito il nostro carico. Grazie ai nostri amici,
    siamo riusciti a portare una notevole quantità di medicine,
    vestiti caldi per bambini, barrette energetiche e power banks
    per ricaricare i cellulari.
    Una volta scaricato, andiamo a registrarci come volontari
    presso i Vigili del Fuoco e cominciamo subito ad interagire
    con gli altri volontari. Spieghiamo loro che abbiamo un
    automezzo e che siamo disposti a portare la gente verso le
    loro destinazioni. Non gli sembra vero!
    Il confine è sul Danubio quindi i profughi arrivano con il
    traghetto. Sono circa 100-250 persone a viaggio, per 4-5
    viaggi al giorno, senza orari regolari, quindi parliamo di
    circa 400-1000 persone che transitano dal porto nell’arco di
    24 ore.

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La maggioranza dei rifugiati sono donne, bambini e anziani. Naturalmente, gli uomini in età da com-
battimento non possono lasciare l'Ucraina se non con alcune riserve, come avere tre o più figli,
quindi non sono comuni. E nemmeno i cittadini non ucraini. Sono arrivati alcuni turkmeni, israelia-
ni, moldavi, sudcoreani e un dentista indiano, ma, in generale, questo tipo di ingressi sono rari.

Gli arrivi sono trattati ufficialmente dalle autorità portuali e sono poi diretti dal personale di una
associazione umanitaria al tendone bianco. La tenda è piena di panchine, letti in stile ospedaliero e
stufe a gas verticali (i funghi). Ciononostante, fa freddo. Spesso molto freddo.
La tenda è comunque un relativo rifugio da queste condizioni. Può variare dall'essere stipata con
circa 150-200 individui all'avere solo alcuni gruppi di persone in attesa di proseguire il viaggio.

L’interno del tendone

Qui si prendono i nomi delle persone, si chiede loro se hanno delle destinazioni precise da raggiun-
gere e si cerca poi il modo per accontentarle (tutto questo lavoro è svolto qui a Isaccea da 20 volonta-
ri con solo due o tre traduttori!).
La destinazione principale è di gran lunga Bucarest, che può avere fino a 50-70 gruppi di 1-8 indivi-
dui che aspettano per ore l'arrivo degli autobus. Autobus e pullman, di tutte le dimensioni e varietà,
sono mandati da compagnie nominate dal governo per raccogliere le persone. Dovrebbero rispettare
gli orari programmati, ma spesso sono in ritardo o sporadici, costringendoci ad essere molto flessi-
bili nell’approccio per riempirli.

Uno dei problemi principali è spostare i rifugiati perché qui non possono stare se non qualche ora
per mangiare qualcosa e risposarsi. Non c’è abbastanza spazio per tutti ma non si sa come gestire la
cosa. Faccio un esempio: un gruppo di tre persone (una madre e due bambini, uno dei quali è un
neonato) potrebbe voler andare verso la località portuale di Constanta, nel sud del Mar Nero. Chia-
ramente non si può spostare un pullman per tre persone, quindi dovranno aspettare che più persone
lo riempiano per rendere il viaggio utile. Tuttavia, Constanta è “solo” a tre ore di macchina ed è qui
che entrano in gioco gli autisti volontari come noi.

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L’interno del tendone

    Con questi gruppi singoli è importante essere il più dinamici possibile. Il gruppo di cui ho parlato
    prima, occuperà solo due posti in una macchina, quindi un altro gruppo di due persone potrebbe
    andare con loro. In alternativa, il viaggio a Constanta può essere fatto via Tulcea permettendoci di
    raddoppiare le destinazioni. Questo puzzle è quello su cui passano la maggior parte del tempo perso-
    ne come Tom, un ragazzo inglese che è qui da tre settimane e con il quale Lorenzo instaura subito
    un ottimo rapporto di collaborazione.

    Io, Tom e Lorenzo

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L'organizzazione dei volontari è disordinata, o almeno
lo è tra di noi. Come dice Tom “è l'equivalente di cercare
di navigare tra le rapide piuttosto che essere in grado di
arginare il fiume e mettere in atto un sistema adeguato”.
Bisogna gestire le continue richieste di aiuto delle
persone e purtroppo tutta la parte logistica è organizza-
ta su dei pezzi di carta, quando un computer e un foglio
di calcolo sarebbero un aiuto immenso.
Un altro grossissimo problema è la quasi totale assenza
di traduttori. La stragrande maggioranza delle persone
che arrivano, tranne i bambini e i ragazzini, non parlano
inglese ma solo ucraino o russo.

Un aspetto che ho notato è che ci sono realtà strane e
bizzarre: i testimoni di Geova non parlano mai con
nessuno di noi e rimangono nella loro auto, apparendo
solo in rare occasioni per aiutare “uno di loro”. Abbiamo
avuto gente che offriva posti su un autobus, ma solo a
“gente povera”, qualunque cosa significhi, vista la situa-
zione. C’è poi da parte di molti individui un forte coin-
volgimento religioso e ben venga anche se, a volte
questo sembra servire i loro interessi rispetto agli inte-   La “logistica” a Isaccea
ressi generali del gruppo nel suo insieme.

Nei primi giorni ci sono stati rapporti di gente del posto
che portava le persone in luoghi remoti e poi estorceva
loro denaro per il proseguimento del viaggio. Da allora
è stato sviluppato un processo di registrazione con i
Vigili del Fuoco per impedire questo tipo di abuso.

                                                             Alcune delle volontarie

A Isaccea la linea di confine è il Dnubio

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In questi giorni molto intensi dal punto di vista emotivo, sono stato particolarmente colpito dai
    bambini. Ho provato più volte a immaginarmi cosa debba essere per un genitore gestire una situazio-
    ne del genere. Spiegare a un bimbo quello che sta accadendo.
    A volte è impossibile, se il bambino è piccolo non può capire, allora magari cerchi di inventarti qual-
    cosa, che so una specie di gioco. Mi è venuto in mente “La vita è bella” il meraviglioso film di Roberto
    Benigni.

    Nella tenda bianca i ragazzi hanno allestito un angolo dedicato ai bimbi, per distrarli e farli giocare.
    Più volte quando tornavo dall’ennesimo viaggio ed entravo nel tendone per prendere in consegna la
    prossima famiglia da accompagnare, mi sono fermato a guardarli giocare tutti insieme, allegri e
    festosi, come se fossero ad una festicciola di compleanno, ignari forse di quello che sta realmente
    accadendo.

    L’unica certezza che ho è la speranza. La speranza che tutto questo finisca il prima possibile e che
    possano tornare a giocare a casa loro prima di capire quanto può essere brutto l’essere umano e che
    questa esperienza non lasci troppi segni nel loro futuro.

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Ci si scalda con una stufetta e un thè caldo

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Per questi due fratelli, il loro violoncello immagino sia stata la cosa più preziosa da portare con se

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L’imbarco sul traghetto per attraversare il Danubio e entrare in Romania

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IRINA e KIRILL

     Irina e suo figlio Kirill di 11 anni arrivano da Odessa. Sono russi. Lei parla solo russo mentre il
     piccolo Kirill parla un pochino di inglese. Devono andare all’aeroporto di Bacau, a tre ore e mezza di
     macchina, e prendere un aereo per raggiungere la sorella che è sposata con un italiano e vive a Como.
     Irina saluta Mikaela, la volontaria traduttrice che l’ha aiutata a trovare il passaggio, si abbracciano
     ed esce qualche lacrima. È incredibile come in certe situazioni, si venga a creare un’intimità enorme
     tra due persone che si sono conosciute appena un paio di ore prima.

     Mikaela, Irina e Kirill

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In macchina Irina ci chiede se facciamo questo di lavoro. Con l’aiuto di Google translator le spieghia-
mo che siamo volontari. Lei ci dice grazie e che Dio ci benedica.
Ci racconta che non si sarebbe mai immaginata di trovarsi in una situazione simile e che è tutto
molto spaventoso.
Lorenzo dice a Irina che una volta arrivati In Italia può portare il figlio a visitare la sua fattoria in
Valbrevenna dove ci sono cavalli, mucche, conigli, cani, gatti, pony, asini.
Irina mi chiede dove vivo e le spiego che abito a Bogliasco, un paesino sul mare e il suo volto si
illumina per un attimo. Mi spiega che amano molto il mare.
Durante il viaggio ci offrono un panino e della frutta e non c’è verso di rifiutare, non vuole sentire
ragioni. Non verranno sprecati, saranno il nostro pranzo.

Arrivati all’aeroporto li accompagniamo dentro per verificare che tutto sia a posto e come quasi
sempre succede, non è così. Irina non riesce a fare il check-in online perché ha il passaporto scaduto
e a quanto pare in aeroporto non c’è nessuno che parla il russo. Come sempre Lorenzo parte in
quarta e va al desk a pretendere assistenza. Con non poca fatica la situazione si risolve e Irina con il
figlio riescono a ultimare tutte le pratiche per l’imbarco. Scatto un paio di foto e ci salutiamo.
Il bambino, prima di partire, consegna a Lorenzo la coperta che gli hanno dato a Isaccea per scaldarsi
e gli chiede di riportarla indietro per un altro bambino. Una lezione di altruismo senza eguali!
Il sorriso di Kirill con le sue lentiggini, fa passare di colpo tutta la stanchezza e torniamo verso il
confine per vedere se c’è qualcun’altro da accompagnare da qualche parte.

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Martedì 15 Marzo 2022
     OLENA e KRISTILL

     Olena con suo figlio di 10 anni arrivano da Mykolaiv, mentre Kristil e il suo bambino di 11 anni, da
     Odessa.
     Devono andare allo stadio di Galati dove hanno allestito un centro di accoglienza.

     Salgono in macchina, do due ovetti di cioccolata ai bambini e partiamo. Oggi vado da solo così posso
     portare più persone, inoltre Lorenzo è molto più utile a Isaccea visto che parla perfettamente inglese
     ed è una forza della natura in quanto a organizzazione, praticità nel fare le cose e buon senso, cosa
     che purtroppo spesso viene a mancare.

     Il viaggio questa volta è breve. In un’oretta arriviamo allo stadio di Galati dove mi immagino di
     trovare il campo da calcio ricoperto di tende da campo, container e un sacco di militari e protezione
     civile.
     Invece arriviamo e sembra tutto deserto. Comincio ad agitarmi e penso di aver sbagliato posto, poi
     trovo un ingresso secondario e provo ad entrare. Scendo dalla jeep e trovo ad accogliermi un paio di
     poliziotti e una manciata di volontari, spiego loro da dove arriviamo e porto dentro i bagagli delle
     due famiglie.
     Una volta dentro vengono registrati, cambio le sim card dei loro telefonini e le accompagno alla
     camera, guidati da una volontaria molto gentile.
     Quando entriamo mi viene un groppo in gola, la “camera” allestita nelle varie stanzette-uffici della
     struttura sportiva è minuscola, e spartana è dire poco. Loro sono due donne e due bambini che si
     sono appena conosciuti e dovranno passare li non so quanto tempo.
     Mi assicuro che abbiano capito bene tutto, orari dei pasti etc. e dico loro che devo andare.
     Mi chiedono di fare una foto ricordo e mi ringraziano. Uno dei due bambini prende dal suo zainetto
     due caramelle e me le regala.
     Ingoio il groppo, esco fuori e comincio a piangere.

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Mercoledì 16 Marzo 2022
DASHA E MARGARITA

Dasha e sua figlia Margarita di 15 anni arrivano da Odessa, insieme alla gatta Dela, mercoledì nel
pomeriggio.
Devono andare a Francoforte dove hanno degli amici, ma non sono riuscite a salire sul pullman
diretto a Bucarest. Ci offriamo di accompagnarle in macchina.

In traghetto

Partiamo con loro e Svitlana, una ragazza incinta che ha un aereo da prendere a Bucarest.
In circa 4 ore Arriviamo all’aeroporto di Bucarest. Quando scendo per scaricare il bagaglio di Svitla-
na provo una strana sensazione. Ha con sé solo un sacchetto. La saluto, le auguro buona fortuna,
risalgo in macchina e comincio a pensare a cosa debba essere partire all’improvviso, scappare e
lasciare tutto, infilare poche cose in un sacchetto senza nessuna certezza. Mi emoziono. Ormai ho
perso il conto dei groppi in gola che mi sono venuti da quando sono arrivato.

Ci dirigiamo verso la stazione dei treni e una volta arrivati troviamo il pullman che era partito prima
di noi da Isaccea. Mentre Lorenzo parla con i pompieri e i volontari che accolgono i profughi per
accompagnarli ai treni, assisto ad una scena toccante. Un vecchietto appena sceso dal pullman va
verso Lorenzo e lo abbraccia. Il giorno prima Lorenzo lo aveva aiutato al confine e lui lo ha ricono-
sciuto. Altra lacrima altro regalo.

Purtroppo brutte notizie per quanto riguarda il treno. Ci dicono che ormai è pieno e che anche
l’indomani non ci sarebbe stato nulla. L’unica soluzione è andare a Budapest.
Lo comunichiamo a Margarita che parla un po’ di inglese, lei traduce a sua mamma e lo sconforto
appare evidente sui loro volti.
A quel punto spieghiamo loro che noi avremmo cercato una camera di albergo per dormire e l’indo-
mani mattina saremmo partiti per Budapest, che avremmo pagato loro una camera e che le avremmo
portate con noi a destinazione.
Madre e figlia parlano tra di loro sottovoce ma è evidente che sono a disagio.

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Qui apro una parentesi per cercare di spiegare meglio quale è la situazione in cui si trovavano le
     persone che incontravamo in quei giorni. Le persone che sono scappate dall’Ucraina sono solamente
     donne, bambini e anziani. Dico questo per farvi capire in quale stato di paura, ansia e preoccupazione
     si deve trovare una donna, mamma che già sta scappando da tutto quello che ha costruito nella sua
     vita e in più lo fa senza il suo uomo. Io ci ho provato ma non riesco nemmeno lontanamente a imma-
     ginare la disperazione.
     Detto questo è più che comprensibile che due donne siano diffidenti quando due uomini sconosciuti
     si offrono di aiutarle e parlano di albergo etc. Questa paura viene anche amplificata da quello che si
     sente raccontare. Uomini che caricano rifugiati per accompagnarli e poi una volta che sono nel bel
     mezzo del nulla si fanno dare dei soldi dietro la minaccia di scaricarli li dove sono, magari portando-
     gli anche via i pochi bagagli che hanno. Sembra assurdo ma l’uomo riesce a raggiungere dei livelli di
     bestialità davvero assurdi.

     Lorenzo non si perde d’animo e trova una volontaria che parla russo. Lei molto gentilmente viene a
     parlare con Dasha e Margarita e spiega loro che noi siamo stati registrati dalla polizia e dai pompieri
     di Isaccea, che siamo venuti dall’Italia proprio per portare questo genere di aiuto e che le autorità
     hanno i nostri documenti. Piano piano si convincono e accettano la nostra proposta.
     Prendiamo quindi due camere in un albergo, comperiamo qualcosa da mangiare lo diamo a Dasha e
     sua figlia e le salutiamo dando loro appuntamento alle 8 del mattino.

     Giovedì 17 Marzo 2022

     Partiamo per Budapest. Ci aspettano circa 10 ore di macchina. Loro sedute dietro bisbigliano a bassa
     voce. È evidente che ancora non si fidano di noi e sono impaurite.
     Piano piano però durante il viaggio, il clima si distende. Quando diciamo a Margarita che può tirare
     fuori il gatto dal trasportino, le si illuminano gli occhi. Lorenzo comincia allora a raccontarle di tutti
     gli animali che ha e a farle vedere le foto di mucche, cavalli, asini, cani, gatti e le spiega che la mucca
     sta per partorire. La bambina sorride per la prima volta e sembra felice.

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Forse hanno capito che siamo due brave persone e questo ci rincuora molto.
Fortunatamente Margarita parla un po’ inglese e questo aiuta non poco. In tutte le famiglie che ho
accompagnato in questi giorni, solo i figli parlavano un poco di inglese, mentre delle mamme prati-
camente nessuna. O Ucraino o Russo. Questo chiaramente complica non poco le cose. È difficile
rompere quel velo di paura e cercare di instaurare un rapporto comunicando tramite Google transla-
tor (che benediciamo comunque più volte).

Arriviamo finalmente alla stazione prescelta e mentre io aspetto in macchina, Lorenzo le accompa-
gna per sincerarsi che sia tutto a posto. Dopo pochi minuti li vedo arrivare tutti e tre. Niente da fare,
dobbiamo cambiare stazione. Arriviamo alla stazione centrale e questa volta riescono finalmente a
salire sul treno per Francoforte.
Mentre si avviano in stazione chiedo a Lorenzo di scattare una foto insieme a loro prima di lasciarle
ma quando torna mi dice che non ci è riuscito perché loro al momento di salutarlo sono scoppiate a
piangere. Poco male, difficilmente dimenticheremo i loro volti.

Risaliamo in macchina e ci dirigiamo dal nostro amico per dormire. Arrivati a casa di Koczi mangia-
mo, beviamo un paio di palinka (distillato di prugne), l’adrenalina crolla a picco e decidiamo di andia-
mo a dormire.
L’indomani abbiamo altri 1000 km da fare per tornare a casa.

Venerdì 18 Marzo 2022
Partiamo presto, ma prima svuotiamo nel serbatoio le due tanche di gasolio che avevamo di riserva
nel bagagliaio. In certe situazioni è meglio essere previdenti. In queste giornate frenetiche non
sarebbe stato bello trovarsi a secco nel bel mezzo del nulla.

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Sono le 13:25, ci fermiamo a mangiare un panino in un autogrill e arriva il messaggio di Margarita.
     Ci dice che sono arrivate a Francoforte e ci manda qualche foto della gattina. Gioia pura.

     Arriviamo a casa di Lorenzo alle 20:00, scarichiamo le sue cose e io riparto per Bogliasco, in un’ora
     sono a casa.
     8 giorni, 7.500 Km. 750 litri di carburante, 20 persone accompagnate alla loro destinazione.

     Sabato 18 Marzo 2022
     Lorenzo mi manda le foto della vitellina appena nata insieme alla screenshot del messaggio che ha
     mandato a Margarita. Le ha inviato la foto della nascitura dicendole di scegliere il nome da darle.
     Margarita risponde Mira che in Ucraino significa Pace. E Mira sia!

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“Un ringraziamento particolare
   a tutti gli amici che ci hanno aiutato
e che hanno reso possibile questo viaggio”

          Lorenzo & Federico
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