INTRODUZIONE ALLE SCIENZE COGNITIVE - Lezione 3 29/03/2019
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Ellis and Young suggested that, despite their obvious differences, there might be a link between prosopagnosia and Capgras delusion. They posited the idea that the two conditions might be mirror images of one-another. 2
Le risposte autonomiche ai volti, misurate dalle variazioni della conduttanza cutanea, sono maggiori quando le facce sono familiari Vs non familiari. 3
Skin conductance response has been used to demonstrate the fact that, despite the absence of overt, conscious face recognition, at some level patients with prosopagnosia can discriminate the faces of people they know ➢ i.e., they show the normal elevated SCRs to previously familiar faces compared with faces never encountered before the brain damage that caused the prosopagnosia. 4
❖ Thus, prosopagnosic patients are unable to recognize familiar faces but they still show autonomic affective responses, as indicated by increased skin conductance, to familiar faces. ❖ By contrast, people with Capgras delusion do not show differential autonomic activity to familiar compared with unknown faces! 5
Hypothesis: the Capgras delusion arises from an affective deficit in face processing. ➢ Skin conductance responses were measured in Capgras patients who were shown familiar and unfamiliar faces. ➢ As predicted by the hypothesis, the increased response to familiar faces that is found in normal subjects was absent or greatly reduced in these patients. 6
Ellis et al. (1997) (a) Mean skin conductance responses (SCRs) to familiar faces (yellow bars) and unfamiliar faces (red bars) for three groups of subjects. The normal subjects and non-delusional psychiatric controls show larger responses to familiar compared with unfamiliar faces. Capgras patients do not show this differential response. (b) Comparison of SCRs to a repeated tone. This demonstrates that the lack of a familiar face differential for Capgras patients cannot be attributed to a general lack of SCR responsivity. Both Capgras patients (blue symbols) and normal controls (red) show a pattern of habituation as the tone is repeated. 7
Questa dissociazione doppia tra riconoscimento esplicito e riconoscimento implicito delle facce che emerge dal confronto tra prosopoagnosici e Capgras ha condotto Ellis e Young (1990) a proporre un modello di riconoscimento delle facce che prevede due componenti: una componente visuo-semantica che costruisce un’immagine visiva che codifica informazioni semantiche sulle caratteristiche della faccia; una componente visuo-emozionale che produce una risposta emozionale specifica al cospetto di facce familiari (il sentimento di familiarità). 8
Nel prosopoagnosico la componente visuo-semantica è compromessa: il che spiega la sua incapacità di riconoscimento esplicito delle facce; mentre la componente visuo-emozionale è intatta: il che spiega la sua capacità di riconoscimento esplicito di facce familiari. 9
Nel delirio di Capgras lo schema si inverte: la componente visuo-semantica è intatta; mentre la componente visuo-emozionale è compromessa. 10
Credenza delirante che una persona bene conosciuta (ad esempio, il coniuge) è stata sostituita da un duplicato →una risposta del paziente all’esperienza anomala del volto del coniuge: ➢ il paziente riconosce che il coniuge ha le sembianze del coniuge, ma la normale sensazione di familiarità è assente (vi è anzi una sensazione di non familiarità). 11
It is the system subserving the autonomic response that is disrupted in Capgras patients. ➢ As a result, these patients have an experience analogous to seeing an identical twin of one’s best beloved. ➢ The visual match is there, but not the emotional response. 12
Normal face processing. ➢ The yellow route shows the covert dorsal route via the IPL (inferior parietal lobule) and the STS (superior temporal sulcus). ➢ The red route is the overt ventral route to recognition. 13
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In prosopagnosia the overt ventral route is damaged, hence face recognition is compromised. 15
the damage is postulated to be in the covert dorsal route 16
Neuroanatomical account of face processing (a) Normal face processing. The yellow route shows the covert dorsal route via the IPL (inferior parietal lobule) and the STS (superior temporal sulcus). The red route is the overt ventral route to recognition. (b) In prosopagnosia the overt ventral route is damaged, hence face recognition is compromised. (c) This account can also be applied to explain Capgras delusion, where the damage is postulated to be in the covert dorsal route. 17
Many contemporary accounts of delusion are rooted in Brendan A. Maher’s pioneering work. Maher (1974) argued for a ONE-FACTOR ACCOUNT OF DELUSIONS, according to which delusions are reasonable responses to experiential abnormalities: ‘‘A delusion is a hypothesis designed to explain unusual perceptual phenomena’’ (p. 103). 18
There is an unusual phenomenon related to the sight of a spouse’s (or other familiar person’s) face in Capgras delusion (the unexpected absence of autonomic response), and the abductive inference “That’s not my spouse” provides an explanation of this unusual phenomenon. 19
«La forma dell’inferenza [abduttiva] è la seguente: si osserva un fatto sorprendente C; ma se A fosse vero, C sarebbe spiegato come fatto naturale; dunque c’è ragione di sospettare che A sia vero» 20
If this were the complete explanation of the delusion, then anyone who suffered any form of brain damage that prevented familiar faces from evoking responses of the autonomic nervous system would suffer from Capgras delusion, and that is not the case. 21
E.g., patients with damage to ventromedial regions of frontal cortex are like Capgras patients in that they too show no greater autonomic responding to familiar than unfamiliar faces (Tranel et al., 1995); but these patients are not delusional. 22
There must be an additional cognitive deficit in the Capgras patients (a “second factor”): some form of impairment of belief evaluation processes. ➢ It appears that in Capgras the facial recognition system, getting only one sort of appropriate information, sends this on to more central systems which are also in trouble. 23
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Drawing on Fodor, Stone and Young propose that there is “a tension between forming beliefs that require little readjustment to the web of belief (conservatism) and forming beliefs that do justice to the deliverances of one’s perceptual systems [beliefs that are observationally adequate]. In a case of delusion, the balance between these two requirements “goes too far towards observational adequacy as against conservatism” (1997, p. 349). 25
L’architettura cognitiva secondo Jerry A. Fodor
Trasduttori: ricevono stimoli fisici e costruiscono simboli che specificano proprietà dello stimolo prossimale. Sistemi di input: trasformano gli output dei trasduttori in un’interpretazione della fonte distale degli stimoli prossimali. Tale interpretazione viene poi consegnata a un elaboratore centrale = i processi cognitivi definiti su atteggiamenti proposizionali come la fissazione delle credenze e la presa di decisione.
Cognizione centrale Per Fodor, sono modulari i sistemi percettivi e il sistema di analisi sintattica E’ una questione empirica aperta se ci siano altri moduli percettivi (es: il modulo dell’analisi dei volti, il modulo dell’analisi degli occhi, ecc.) Ma la mente post-percettiva è modulare? Es: categorizzare uno stimolo, ragionare, prendere decisioni, giocare a scacchi, ecc. Risposta di Fodor: NO!
Il pensiero è un grande blocco olistico, inarticolabile. Perché? Perché i processi di pensiero sono analoghi ai processi di conferma scientifica.
CONFERMA SCIENTIFICA è isotropica, i.e. ogni conoscenza, proveniente da qualsiasi parte del sistema di credenze, può, in talune circostanze, essere pertinente ai fini della conferma di una data ipotesi: “Ogni cosa che lo scienziato sa è, in linea di principio, pertinente ai fini della determinazione di cos’altro deve credere. In linea di principio, la botanica vincolerebbe la nostra astronomia, se solo riuscissimo a immaginare modi in cui collegarle” (Fodor, 1983, p. 105).
Un’analoga isotropia caratterizzerebbe il pensiero. Immaginiamo che il modulo della visione fornisca una rappresentazione del soffitto della vostra camera da letto alle prime ore dell’alba. Il modulo esegue questo compito accedendo a un corpo di informazioni estremamente limitato: informazioni sulla luce che impressiona la retina e conoscenze generali sul mondo (principi ottici e geometrici). Non può invece accedere alle informazioni sullo stato normale del soffitto della vostra camera. Tuttavia voi, per stabilire se quella forma molto simile a una zanzara spiaccicata sul soffitto che il sistema visivo sta presentando al sistema della cognizione centrale sia veramente tale (e non un’illusione delle prime luci), potete accedere a una gamma praticamente illimitata di conoscenze: siamo nella stagione delle zanzare? Ricordate di averne spiaccicata una sul soffitto? E così via.
CONFERMA SCIENTIFICA è quineana, i.e. il grado di conferma che possiamo attribuire a una certa ipotesi dipende non solo dalle sue caratteristiche intrinseche, ma anche dalla sua relazione con tutte le altre credenze del sistema (quindi, da nozioni quali la semplicità, la centralità, il conservativismo)
In addition to their agnosia Capgras’ patients have a belief system which is too heavily weighted towards observational beliefs at the expense of background knowledge. 34
Another possibility is that normal subjects have a mechanism which sets an upper bound on the weirdness of permissible beliefs, and that in Capgras subjects this is absent, or at least very permissive. 35
If these speculations are correct, then there is, in Capgras’ Delusion, a part of the visual system that is working as designed, but receiving only one of the two sorts of input that it needs and passing its own output on to a belief system which is also impaired. 36
Rationality is a normative constraint of consistency and coherence on the formation of a set of beliefs and thus is prima facie violated in two ways by the delusional subject: ➢ (i) she accepts a belief which is incoherent with the rest of her beliefs; ➢ (ii) she refuses to modify that belief in the face of fairly conclusive counter-evidence and a set of background beliefs which contradict the delusional belief. 37
Coltheart (2007, 2010); Coltheart et al. (2007); Langdon et al. (2008): the second deficit, impaired belief evaluation, is associated with pathology of some region in right lateral prefrontal cortex 38
Belief evaluation involves WORKING MEMORY and EXECUTIVE PROCESSES OF INHIBITION. ➢ Anne and Martin Davies’ hypothesis that the second factor is an impairment of working memory and executive function resulting from damage to the right prefrontal cortex. 39
MINDREADING 40
Gli psicologi sociali hanno indagato la nostra capacità di attribuire stati mentali almeno a partire dagli anni ’40. In un classico esperimento di F. Heider e S. Simmel (An experimental study of apparent behavior, American Journal of Psychology, 57, 1944, pp. 243–59) veniva mostrato ad alcuni soggetti un breve filmato in cui tre figure geometriche si muovevano in uno spazio delimitato, attorno a un rettangolo avente una parte di lato mobile.
ESPERIMENTO DI HEIDER E SIMMEL
Heider, F., & Simmel, M. (1944). An experimental study in apparent behavior. The American Journal of Psychology, 57, 243-259.
ESPERIMENTO DI HEIDER E SIMMEL Interrogati su quanto avevano visto, quasi tutti i Ss interpretarono i movimenti delle tre forme in chiave antropomorfica. ❖ Ad es. quando il lato mobile del rettangolo si spostava in seguito al contatto con le figure, l’evento veniva descritto come se si trattasse di un’azione umana, i.e. l’apertura di una porta. ❖ Questi risultati suggerivano la presenza di una capacità di attribuzione di stati mentali universale e in larga misura automatica.
PIAGET Permanenza dell’oggetto oggetti ed eventi continuano a esistere anche quando non possono essere visti, uditi né toccati
Piaget = i bambini non cercano un oggetto nascosto in loro presenza, neppure quando interessa loro farlo anche quando le loro prestazioni migliorano, essi continuano comunque per un lungo periodo a commettere errori sconcertanti agli occhi di un adulto. Es. quando l’oggetto nascosto e ritrovato viene spostato da un adulto in un secondo nascondiglio in presenza del bambino, quest’ultimo nonostante tutto persevera nella sua ricerca nel primo nascondiglio: http://www.youtube.com/watch?v=ue8y-JVhjS0
IL PARADIGMA PIAGETIANO La nozione di oggetto fisico, inteso come entità densa e materiale che non cessa di esistere quando esce dal campo percettivo, non è disponibile nei primi anni di vita. La percezione dei bambini non è guidata dalla conoscenza dei principi della fisica ingenua, che sono invece “costruiti”, ricavati dal ripetersi di esperienze con gli oggetti. Per es. la proprietà della densità viene inferita a forza di urtare contro gli oggetti e di manipolarli.
CRITICHE A PIAGET Piaget = la conoscenza di proprietà fondamentali di oggetti fisici (come ad es. la permanenza) è acquisita lentamente attraverso un’interazione sensomotoria col mondo fisico e certamente non prima della fine del primo anno di vita. Spelke et al. = alcuni test di abituazione hanno dimostrato l’esistenza di principi innati, specifici per il dominio della fisica ingenua, che vincolano i processi percettivi e inferenziali di bambini ben prima dei 12 mesi.
TECNICA DELL’ABITUAZIONE In un test di abituazione un bambino è ripetutamente esposto allo stesso stimolo in modo da produrre una riduzione dell’attenzione per lo stimolo – definita, per l’appunto, abituazione. Nel caso di uno stimolo visivo l’attenzione viene di solito misurata in base alla durata dello sguardo che il bambino rivolge spontaneamente allo stimolo.
Superata una certa soglia di abituazione, si somministra un nuovo stimolo e si osserva se questo produce un recupero attentivo Tale recupero indica che il bambino ha notato la novità dello stimolo e, dati gli opportuni confronti fra diverse condizioni sperimentali, ciò può confermare o confutare ipotesi relative alle sue capacità cognitive In alcuni casi lo stimolo test non solo introduce informazioni nuove, ma viola anche alcune aspettative che il bambino si è formato nella fase di abituazione
PRINCIPIO DI PERMANENZA Utilizzando questo paradigma sperimentale, R. Baillargéon, E. Spelke e S. Wasserman (Object Permanence in Five Month Old Infants, «Cognition», 1986) hanno indagato la presenza del concetto di permanenza dell’oggetto in bambini di 5 mesi.
I bambini osservano uno schermo collocato su una superficie piana, che ruota di 180° rispetto all’osservatore A quel punto, in modo chiaramente visibile al bambino, veniva collocato un oggetto dietro lo schermo
Successivamente il bambino vedeva lo schermo ruotare di 112° (un evento normale dato che l’oggetto impediva la rotazione completa) oppure lo vedeva continuare a ruotare di 180° (un evento impossibile dal momento che il bambino non aveva visto che l’oggetto era stato surrettiziamente rimosso). Per quanto riguarda lo stimolo visivo, l’evento normale costituiva un nuovo input (una rotazione di 45°), mentre l’evento impossibile era lo stesso input della fase di abituazione (una rotazione di 180°).
R. BAILLARGÉON, E. SPELKE, S. WASSERMAN, OBJECT PERMANENCE IN FIVE MONTH OLD INFANTS, «COGNITION», 20, 1986, PP. 191-208. Se, come vuole la teoria piagetiana, i bambini di 5 mesi non disponessero del concetto di permanenza dell’oggetto, dovrebbero disabituarsi di più di fronte all’evento possibile, dal momento che questo consiste in una rotazione inedita. In realtà, durante il test si disabituarono di più di fronte all’evento impossibile, manifestando in tal modo l’aspettativa che l’oggetto, sebbene occluso dallo schermo, continua a esistere e impedisce allo schermo la rotazione completa di 180°.
PRINCIPI DELLA FISICA INGENUA E. Spelke ha individuato altri principi di fisica ingenua in possesso di bambini di pochi mesi.
PRINCIPIO DI SOLIDITÀ Due oggetti non possono occupare lo stesso spazio, quindi un oggetto si muove solo su un percorso non ostruito da altri oggetti
E.S. SPELKE, K. BREINLINGER, J. MACOMBER, K. JACOBSON, ORIGINS OF KNOWLEDGE, «PSYCHOLOGICAL REVIEW», 1992 Familiarizzazione: Scende uno schermo per nascondere una parte del display Una palla viene fatta cadere dietro lo schermo Lo schermo si solleva Si vede la palla che giace sulla superficie di sostegno Si misura il tempo di fissazione dell’evento
Successivamente i bambini assistevano a 2 tipi di eventi, possibile e impossibile. L’evento possibile era manifestamente diverso da quello usato per l’abituazione: la pallina si fermava in una posizione diversa. Nell’evento impossibile la pallina si fermava in una posizione identica a quella della fase di abituazione, ma lo faceva attraversando una superficie solida.
EVENTO POSSIBILE −Viene aggiunta una nuova superficie di sostegno, sopra la prima −Scende lo schermo per nascondere entrambe le superfici −Una pallina è poi fatta cadere dietro lo schermo −Si solleva lo schermo −La pallina poggia sulla seconda superficie di sostegno aggiunta −Si misura il tempo di fissazione dell’evento
EVENTO IMPOSSIBILE − Viene aggiunta una seconda superficie di sostegno, sopra la prima − Scende lo schermo per nascondere entrambe le superfici − Una pallina è poi fatta cadere dietro lo schermo − Si solleva lo schermo − La pallina poggia sulla prima superficie di sostegno! − Si misura il tempo di fissazione dell’evento
E. SPELKE, K. BREINLINGER, J. MACOMBER, K. JACOBSON, ORIGINS OF KNOWLEDGE, «PSYCHOLOGICAL REVIEW», 1992 Se i bambini fossero stati interessati soltanto alle caratteristiche visive della sequenza, avrebbero dovuto considerare come nuovo e più interessante l’evento possibile, visto che in esso la pallina veniva a trovarsi in una posizione diversa. Si constatò, invece, che i bambini guardavano più a lungo l’evento impossibile ma simile visivamente, manifestando così una sensibilità per la violazione di un principio di solidità degli oggetti, i.e. il fatto che gli oggetti non possono attraversare una superficie solida.
Blue shows habituation 4-month-old infants looked longer at inconsistent event (red dot) compared to consistent event (green)
SPELKE: I CORE SYSTEMS Prove in favore dell’esistenza di almeno 4, forse 5, core systems. Ciascuno di questi sistemi s’impernia su un insieme di principi che individua le entità appartenenti al suo dominio e rende possibili le inferenze concernenti le interrelazioni e il comportamento di tali entità. Esempi di queste entità sono: ▪ gli oggetti inanimati e le loro interazioni meccaniche (fisica intuitiva), ▪ gli agenti conspecifici e le loro azioni rivolte a uno scopo (psicologia ingenua), ▪ i luoghi nel continuo spaziale e le loro relazioni geometriche (cognizione spaziale), ▪ gli insiemi e i loro rapporti numerici di ordinamento, addizione e sottrazione (matematica ingenua). Un quinto, più controverso, sistema rappresenterebbe i membri dell’in- group, cioè “il noi”, in quanto distinti dai membri dell’out-group, “gli altri”.
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