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analizza questionario il clima intrusioni della classe interruzioni come ti vedono i tuoi alunni STRUMENTI STRUMENTI identificare le classi interruzioni quali sono gli difficili movimento insegnanti che disturbi funzionano nelle della lezione classi difficili STRUMENTI focus sanzioni fattori che e punizioni: rendono difficile sugli elementi sono utili? lavorare in classe di difficoltà STRUMENTI contratto educativo gestione delle classi difficili osservazione sistematica analisi funzionale 4 strategie per gestire efficacemente le classi difficili progettare attivare risorse organizzare motivare
indice 4gestire classi difficili strategie per INTRodUzIoNE Pag. 4 FocUS SUglI ElEMENTI dI dIFFIcolTà: 6 - fattori specifici che rendono difficile lavorare in classe 7 - interruzioni, rumori, movimento e disturbi della lezione 11 - quali sono gli insegnanti che funzionano nelle classi difficili 13 - sanzioni e punizioni: sono utili? 16 glI STRUMENTI dEll’INSEgNaNTE: 24 1° strategia: PRogETTaRE (creare routine) 25 2° strategia: oRgaNIzzaRE (tempi, spazi e materiali) 28 3° strategia: aTTIVaRE lE RISoRSE (classe = gruppo?) 36 4° strategia: MoTIVaRE allo STUdIo (6 suggerimenti pratici per creare interesse e motivazione) 39 BIBlIogRaFIa 45
introduzione 4gestire classi difficili strategie per Il cambiamento dEl sistema scolastico o NEl sistema scolastico? Non c’è dubbio: qualcosa è cambiato. la società, i giovani, le relazioni, le informazioni, il lavoro, la famiglia; e la scuola? No, la scuola forse non è cambiata, o almeno, non abbastanza: si è solo adattata. adattata con nuove tecnologie, con nuove metodologie didattiche, con una revisione dei programmi. Ma questo adattamento non può incidere sul sistema, non ha la forza di modificare il comportamento; certo, può produrre successi che però troppo spesso rimangono isolati e occasionali facendo dell’in- segnante una della professioni più “a rischio”: insoddisfazione, disillu- sione, frustrazione, demotivazione sono alcuni degli stati d’animo che molti insegnanti e forse anche tu provi quotidianamente: “Agli inizi della mia carriera mi vedevo a capo di una allegra banda di studenti, con tanta voglia di imparare, di esplorare, di scoprire. Non è stato così. L’insegnamento non mi entusiasma più, temo ogni nuova classe, ogni nuovo giorno. E così pure gli caMBIaMENTo dEl NEl SISTEMa SISTEMa ScolaSTIco ScolaSTIco PRodUcE PRodUcE ModIFIcazIoNE adaTTaMENTo dEI coMPoRTaMENTI
studenti. Mi sento come un negriero che spezza la frusta sulla 4gestire classi difficili testa di un branco di buoni a nulla il cui solo interesse è quello per di smettere il prima possibile di lavorare. Essi mentono, ingan- nano, si mettono l’uno contro l’altro, sembrano avere un solo strategie interesse, cioè quello di fare il meno possibile e di essere ugual- mente promossi”. (Gordon, 1991, p.36). Il cambiamento allora deve andare al cuore del sistema sco- lastico, rivedendone le finalità e promuovendo le attività e le strategie che privilegiano la re- lazione. gn ant i inse nn i alu fa m ig lie
focus sugli 4gestire classi difficili per elementi strategie difficoltà di FaTToRI cHE RENdoNo dIFFIcIlE laVoRaRE IN claSSE SaNzIoNI INTERRUzIoNI, E PUNIzIoNI: dIFFIcolTà RUMoRI, MoVIMENTo, dISTURBI SoNo UTIlI? dElla lEzIoNE QUalI SoNo glI INSEgNaNTI cHE FUNzIoNaNo NEllE claSSI dIFFIcIlI
Fattori che rendono difficile 4gestire classi difficili lavorare in classe strategie per “Gestione della classe….tutto ciò che l’insegnante mette in opera per stabilire e mantenere un am- biente favorevole all’attività di insegnamento/ap- prendimento” (comoglio, prefazione all’edizione italiana di “Gestire la classe”, charles, 2002). gestire la classe è un insieme di problemi complessi: Il primo problema è che la classe non sempre è un gruppo. Un gruppo è per definizione qualcosa che va oltre la semplice somma dei membri che lo compongono, è un sistema dinamico in cui avvengono continui scambi interpersonali e spesso non hai tutte le informazioni necessarie per comprendere la natura delle relazioni. Quando entri in classe proba- bilmente vuoi insegnare, non pensi che dovrai invece lavorare affinché la classe diventi un gruppo. Il secondo problema, derivante dal primo, è che ad ogni comporta- mento corrisponde una reazione o risposta che, a sua volta, genera una nuova reazione, in una catena infinita il cui primo anello a volte resta sco- nosciuto. Questa catena di azioni e reazioni genera spesso i problemi di disciplina: ma quando entri in classe vuoi insegnare, non vuoi imporre la disciplina. Il terzo problema si basa sul principio dell’omeostasi: la classe, come tutti i sistemi, tenderà ad un equilibrio interno ma non è detto che questo equilibrio sia di aiuto agli obiettivi educativi e didattici; spesso la tendenza a mantenere l’equilibrio porta alla cristallizzazione di alcuni comporta- menti, reazioni e relazioni disfunzionali, e la classe implode. Il quarto problema è che tu, prima di essere un insegnante, sei una per- sona e provocherai tu stesso reazioni, comportamenti, equilibri e disequi- libri all’interno della classe. Probabilmente cerchi di controllare il più possibile le tue reazioni e i tuoi comportamenti perché vorresti essere per- fetto: per anni si è cercato di delineare il profilo dell’insegnante ideale a cui forse anche tu cerchi di assomigliare:
- l’insegnante ideale è tranquillo, paziente, non perde mail la calma, è 4gestire classi difficili equilibrato; strategie per - Non ha pregiudizi, preferenze, è imparziale con gli studenti; - È coerente, costante, non ha sbalzi di umore; - Sa sempre dare risposte perché sa più cose degli studenti; - difende sempre i propri colleghi davanti alla classe, anche se non è d’ac- cordo, perché gli studenti devono avere un fronte unico. - In altre parole, l’insegnante ideale deve essere perfetto. Tutto ciò è una trappola che non ti permette di comportarti come una persona normale e autentica, e il fatto di pretendere di essere diversa da come sei veramente non aiuta la relazione con gli studenti. E se non riesci a costruire un rapporto autentico con gli alunni, nessuna tecnica di inse- gnamento andrà bene. Indubbiamente non è così scontato che la costruzione di un rapporto autentico con i tuoi studenti dipenda esclusivamente da te: ci sono stu- denti che si comportano in maniera insostenibile, creano problemi sia a te che ai compagni. Prima di decidere un piano strategico e di metterlo in pratica, è molto importante analizzare la situazione della tua classe at- traverso uno strumento di osservazione che ti permetta di isolare le com- ponenti di disturbo e focalizzare le tue azioni su determinati ambiti. È per questo che il primo strumento che ti proponiamo di adottare è il “Que- stionario di identificazione delle classi difficili”.
4gestire classi difficili IdENTIFIcazIoNE claSSE dIFFIcIlE per QUESTIoNaRIo PER l’INSEgNaNTE strategie In quante delle vostre lezioni di questa settimana gli studenti hanno ma- nifestato le caratteristiche indicate di seguito? Usate questa scala di valu- tazione e attribuite un punteggio alle lezioni che avete tenuto. a. Questo tipo di comportamento non si è mai verificato durante le mie lezioni. B. Questo tipo di comportamento si verifica occasionalmente, in poche delle mie lezioni. c. Questo tipo di comportamento si verifica regolarmente in alcune delle mie lezioni. d. Questo tipo di comportamento è frequente nelle mie lezioni. E. Questo tipo di comportamento, insieme a comportamenti anche peg- giori, si verifica nella maggior parte delle mie lezioni. 1. gli studenti non vogliono entrare in classe all’inizio della lezione e sono riluttanti a togliersi i cappotti e a sedere ai loro banchi senza un inter- vento energico dell’insegnante (perdendo almeno cinque minuti di le- zione). 2. Piccoli gruppi di studenti arrivano in ritardo. Entrano e immediatamente iniziano a parlare con i loro compagni che voi avete cercato di predi- sporre alla lezione. l’intero processo di farli sedere, far loro tirare fuori i libri dallo zaino e farli liberare dai cappotti deve cominciare di nuovo. 3. Mentre cercate di cominciare la lezione, alcuni studenti continuano a chiacchierare fra loro ed è molto difficile farli smettere. ciò può essere aggravato dal fatto che sono piegati di lato o vi danno le spalle. 4. alcuni studenti abbandonano il loro posto senza chiedervene il per- messo e vanno a parlare o a disturbare dei compagni. 5. alcuni studenti urlano. Si alzano dai banchi, picchiano dei compagni o sottraggono loro qualche oggetto. Questi studenti spesso corrono fuori dall’aula e vi ritornano senza fare caso alle vostre istruzioni.
6. alcuni studenti iniziano a parlare con i compagni di banco appena ini- 4gestire classi difficili ziate a rivolgervi alla classe o fate una domanda. per 7. alcuni studenti urlano risposte, o gridano commenti o domande che strategie sovrastano quello che state dicendo, e ciò blocca l’andamento regolare della lezione, anche perché il più delle volte quel che dicono non ha alcuna attinenza con ciò di cui stavate parlando. 8. alcuni studenti discutono animatamente e si insultano a vicenda: ciò può sfociare nel peggiore dei casi in una lotta fisica e nel migliore in un’accesa lite verbale. 9. alcuni studenti hanno uno scoppio di rabbia se si chiede loro di smet- tere di parlare. ciò ha spesso come conseguenza un confronto verbale se insistete nel chiedere dì smettere di disturbare. d’altro canto, se de- cidete di spostare chi disturba lontano dal suo gruppo di amici sapete che vi verrà opposto un rifiuto con un conseguente confronto aperto. 10. alcuni studenti stracciano le schede su cui dovrebbero lavorare e but- tano per terra la carta lacerata o le usano per farne freccette e pallot- toline che lanciano ai compagni o a voi. Scarabocchiano libri e quaderni. Si scambiano messaggi su pezzi dì quaderno o di scheda (o tramite telefonino, che tengono acceso con la vibrazione). 11. alcuni studenti mangiano dolci, salatini e chewing-gum per tutto il corso della lezione. gettano gli involucri per terra o li lanciano con scarso im- pegno in direzione del cestino, dove si ammucchiano per terra. 12. alcuni studenti scrivono soltanto poche righe durante l’ora, molto di meno di quel che potrebbero. Ignorano le vostre istruzioni di metter via i libri o di portarli a casa (o, viceversa, non li portano). I libri restano sul banco o per terra mentre i ragazzi si precipitano fuori. 13. alcuni studenti, quando si avvicina la fine dell’ora, cominciano a infilare i cappotti o a mettere via i libri prima che voi abbiate chiesto loro di farlo. lasciano il banco prima che suoni il campanello e gironzolano per l’aula o escono. dovete usare molta energia per cercare di persua- derli a tornare ai loro posti. 14. c’è un senso generale di irrequietezza e di “movimento” nell’aula fin da quando la lezione ha inizio, i ragazzi si stirano o si stravaccano sulle sedie. Sono così impegnati a parlare fra loro che fanno fatica a prestarvi attenzione.
15. ancor peggio, in alcune lezioni specialmente prima del pranzo o nel 4gestire classi difficili pomeriggio — c’è un’atmosfera generale che potrebbe essere definita per di semifrenesia. I ragazzi cadono dalla sedia, urlano qualcosa all’indi- strategie rizzo di qualcuno in particolare o al vuoto, si sbellicano dalle risate come se fossero ubriachi o isterici. Hanno la tendenza a commettere prepotenze, a giocare in modo pesante o a fare delle vere e proprie lotte. Quando vi rivolgete a uno di loro con voce calma, vi urlano ag- gressivamente la risposta. Parlare loro è quasi impossibile. Blum, 2013 Se hai ottenuto a in tutte le risposte, probabilmente non troverai utile questo e-book, ma se la predominanza delle risposte spazia fra B ed E troverai validi suggerimenti nelle prossime pagine. Se anche hai segnato solo un B nelle affermazioni 5, 6 o 14, un confronto sul tema potrà esserti utile. Interruzioni, rumori movimento e disturbi della lezione dialoghi tra insegnanti: “Spesso in classe è impos- sibile fare lezione”, “Quei due vanno separati al- trimenti mi bloccano tutto il lavoro”, “Oggi non si tenevano, sarà l’avvicinarsi delle vacanze”, “Non si riesce a spiegare, devo continuamente interrom- pere la lezione per ripristinare un po’ di silenzio ”. Probabilmente mantenere un buon ritmo alla lezione è una delle sfide per te più importanti. Non sempre questo ti è possibile e non solo per colpa di alcuni comportamenti che giudichi inaccettabili da parte dei tuoi alunni: la classe spesso è organizzata in modo da rendere difficile agli stu-
denti la motivazione e il coinvolgimento nel processo educativo. Prova a 4gestire classi difficili porre attenzione direttamente al contesto, ripensandolo in maniera crea- per tiva: valorizza l’ambiente attraverso piccoli accorgimenti, per esempio strategie cambiando la disposizione dei banchi, crea delle aree specifiche per le at- tività alternative, riduci gli stimoli distraenti, organizza la didattica in ottica laboratoriale pianificando le attività, i ruoli e gli incarichi da dare ai tuoi alunni. Fai in modo che le attività proposte abbiano dei tempi di realizza- zione ben definiti e, all’interno del tempo previsto, cerca di evitare il più possibile interruzioni o intrusioni dall’esterno (ad esempio mettendo sulla porta un cartello “non entrare, lavori in corso” e rendi partecipi i tuoi alunni della necessità di mantenere il più possibile il focus attentivo sul compito da svolgere). Prova a rispondere alle domande che ti proponiamo nel questionario che segue, per analizzare quanto le interruzioni alla tua lezione pesano sulla qualità della stessa: INTRUSIoNI E INTERRUzIoNI QUESTIoNaRIo PER l’INSEgNaNTE con quale frequenza delle intrusioni esterne impediscono il progresso delle vostre lezioni? Esaminate questo elenco, ripensate alla vostra gior- nata lavorativa e scrivete: F per “frequentemente” R per “raramente” (una o due volte l’anno) M per “mai” 1. altri insegnanti entrano nella vostra classe e vi rivolgono domande o parlano agli alunni. 2. alunni di altre classi vogliono entrare nella vostra classe e parlare ad un loro amico. 3. alcuni alunni di altre classi vi vengono mandati perché si comportano male.
4. alunni di altre vostre classi o che seguite per altre attività di istituto cer- 4gestire classi difficili cano di coinvolgervi in un problema mentre state cercando di fare le- per zione e loro dovrebbero trovarsi nella loro classe. strategie 5. alunni che hanno disertato la loro classe bighellonano fuori della vostra, disturbando. 6. genitori intrusi irrompono nella vostra classe e chiedono di parlarvi di un incidente accaduto al loro figlio. 7. Intrusi entrano nella vostra aula alla ricerca di un alunno. 8. Un alunno (o più alunni) che avete mandato fuori continua ad aprire la porta e a urlare qualcosa alla classe. 9. alcuni alunni arrivano in ritardo e interrompono il buon andamento della lezione. Blum, 2013 Quali sono gli insegnanti che funzionano nelle classi difficili abbiamo già detto che non esiste un modello di insegnante perfetto. È però innegabile che alcuni insegnanti riscuotono più “successo” di altri. cosa fa di un insegnante un bravo insegnante? Non sono tanto le carat- teristiche personali a fare la differenza quanto il possedere o meno solide conoscenze relativamente ai bisogni degli allievi e, su questa base, riuscire a costruire relazioni positive tra insegnante e allievo e tra allievi, in modo da far percepire la classe come una comunità di supporto; è fondamentale inoltre utilizzare metodi che sollecitano gli studenti ad esaminare e cor- reggere comportamenti inappropriati ricorrendo a tecniche che esplici- tano una chiara organizzazione della vita di gruppo. Prova a chiedere a ciascuno dei tuoi alunni come si sente nella propria classe e qual è l’idea che ha di te.
Ti suggeriamo i due strumenti che seguono: 4gestire classi difficili strategie per Psicologia a Scuola. L’insegnante e la gestione della classe, Giunti Scuola, 2009 Psicologia a Scuola. L’insegnante e la gestione della classe, Giunti Scuola, 2009
come avrai notato osservando le domande proposte nel box, emerge 4gestire classi difficili l’abilità di essere una presenza significativa in classe. la classe cioè deve per essere progettata come luogo educativo di incontro dei bisogni di tutti i strategie suoi componenti, poiché l’inclusione deve rappresentare un modello for- mativo integrato capace di rispondere con significatività alle esigenze spe- cifiche di ogni studente. Il modello pedagogico da seguire richiede, quindi, la pianificazione della vita di classe e delle opportunità formative ed è volto a creare un clima educativo efficace per favorire le “integra- zioni”; gli insegnanti più capaci sono tali non per le loro abilità nel man- tenere l’ordine e la disciplina, o per le loro competenze disciplinari e culturali, ma per le loro capacità nel favorire un clima di apprendimento sereno e proficuo per tutti gli allievi presenti in classe. Questi insegnanti sono in grado di esercitare un’influenza positiva sull’intero gruppo non con l’autoritarismo ma con semplicità e con naturalezza, vivendo il rap- porto con gli allievi ed il gruppo classe in modo sereno; inoltre, la chia- rezza delle loro modalità comunicative e l’attenzione che riversano sui singoli sono molto accentuate. Un’altra caratteristica che presentano è che raramente sono seduti dietro una cattedra, ma trascorrono tutto il loro tempo in classe rimanendo in piedi, avvicinandosi o allontanandosi dai ragazzi in base a piccoli e appena percettibili segnali di disagio che riescono ad intuire intervenendo immediatamente con efficacia, riuscendo così a soddisfare i bisogni degli allievi e prevenendo probabili ulteriori problemi. ciò significa adottare sistematicamente alcune tecniche e mo- dalità di agire. Ti suggeriamo alcuni spunti che potrai sviluppare secondo le tue necessità e inclinazioni: • coinvolgi ragazzi nel programma che intendi svolgere in modo da in- tercettare anche i loro interessi. • cerca di capire quali argomenti possono essere di forte interesse per i ragazzi e approfondiscili. • Rendi consapevoli gli allievi delle proposte formative; informali del pro- gramma che vuoi realizzare. • Fornisci periodicamente a tutti gli allievi una copia degli obiettivi e delle attività da realizzare. In questo modo il coinvolgimento è maggiore: i ragazzi, informati sul programma, sono responsabili dei vari compiti da realizzare. • all’interno di ogni unità di apprendimento offri a tutti una vasta gamma di proposte didattiche e di strade alternative per raggiungere l’obiet- tivo: occorre dare agli studenti l’opportunità di accrescere le proprie
competenze consentendo anche la libera scelta delle attività previste 4gestire classi difficili dal programma disciplinare. per • aiuta gli allievi a comprendere i procedimenti più idonei per raggiun- strategie gere il successo nelle proposte presentate. • dimostra con esempi concreti come i compiti devono essere eseguiti e controllali. • chiarisci agli allievi che di fronte a un risultato negativo troveranno un insegnante disponibile a farsi carico del problema e in grado in ogni momento di aiutarli a superare la difficoltà fornendo correttivi e sug- gerimenti. • chiama gli allievi per nome e con il sorriso. • Parla spesso individualmente con i ragazzi, soprattutto nei momenti non strutturati. • Insisti molto sul comportamento responsabile da utilizzare in classe. • Imposta un controllo attento, preciso, risoluto sui comportamenti dei ragazzi in classe. • Parla frequentemente in classe delle conseguenze delle azioni inade- guate. • occupati sempre del comportamento inadeguato. • Utilizza, quando possibile, incentivi positivi per i comportamenti idonei. Sanzioni e punizioni: sono utili? la valenza della punizione come metodo educativo di correzione, ap- plicata dal genitore, dal docente o da un’altra figura autorevole nei con- fronti del bambino è stata oggetto di controversie, in particolare a partire dal XX secolo: ricerche di carattere psicologico e psicoanalitico, svolte per esempio da Bruno Bettelheim, donald Woods Winnicott e alice Miller, hanno evidenziato la scarsa utilità e persino la nocività di un approccio educativo basato sulla punizione; come afferma allendy, “le punizioni in- coraggiano l’indisciplina poiché il colpito tende, nella maggior parte dei casi, a non darsi per vinto. Forse reagirà, forse cercherà di coalizzarsi con
altri compagni, forse sarà ancora meno disponibile all’apprendimento. lo 4gestire classi difficili stesso avviene quando la punizione si presenta sotto forma di nota, di per voto di comportamento, se questo non si accompagna con una giustifi- strategie cazione articolata che possa essere capita dall’interessato e venga anche, almeno parzialmente, condivisa”. Il rischio maggiore che si corre nell’in- fliggere una punizione è quello della “scalata simmetrica”: “Tu alunno hai infranto la regola, io ti punisco - Tu docente mi hai punito, allora io reagi- sco e ti punisco a mia volta”. Una punizione ne richiamerà un’altra, spesso un po’ più forte, fino ad un punto di non ritorno. Malgrado ciò, di fronte ai comportamenti “problematici”, bisogna intervenire ma per farlo è ne- cessario seguire una strategia ed un piano d’azione ben definito: esistono cioè alcune strategie precise che si possono mettere in campo per agire efficacemente in modo da scoraggiare quel determinato comportamento. Il primo step che precede l’intervento sul comportamento consiste in un‘osservazione strutturata del comportamento stesso che valuti: • la qualità del comportamento: il comportamento problema viene ana- lizzato tenendo conto delle varie piccole azioni che lo compongono, cioè è fondamentale capire che ogni comportamento è causato da qualcosa e porta con sé conseguenze, che è cioè sempre inserito in un dinamica di causa-effetto: capire cosa “scatena” il comportamento e che cosa il bambino “ottiene” mettendolo in campo può fornirci ri- sposte preziose per intervenire al meglio. • la quantità del comportamento: in particolare andando ad osservare in maniera più precisa e sistematica la frequenza (quante volte al giorno?), la durata (per quanto tempo?) e l’intensità (quanto coinvolge la vita familiare?): spesso questa osservazione aiuta a relativizzare un problema che sembrava enorme ma che poi, con uno sguardo un po’ più “oggettivo”, appare di piccole dimensioni e non così tanto “signi- ficativo”. Per compiere un’osservazione sistematica puoi utilizzare degli strumenti che ti guidano passo passo nel processo di analisi. Ti proponiamo due strumenti di analisi del “comportamento problema” dei tuoi alunni: il primo ha l’obiettivo di capire perché certi comportamenti si manifestano e quali “rinforzatori” li mantengono; il secondo invece mira alla quantifi- cazione cioè quante volte e per quanto tempo si manifesta il comporta- mento indesiderato:
ScHEda dI aNalISI FUNzIoNalE 4gestire classi difficili strategie per a (aNTEcEdENTI) B (coMPoRTaMENTo) c (coNSEgUENzE) Situazioni che controllano ciò che il bambino fa ciò che accade dopo il mani- un comportamento, festarsi del comportamento facilitandone l’emissione del bambino Per comprendere come utilizzare l’analisi funzionale ti può servire la scheda aBc, una semplice scheda che devi iniziare a compilare dalla se- conda colonna (comportamento) in cui viene descritto il comportamento- problema, per poi passare alla prima colonna (antecedenti) in cui devi provare ad inserire tutto quello che è successo prima e infine, nella co- lonna “coNSEgUENzE” devi inserire quello che succede dopo. Nell’ul- tima colonna puoi inserire le reazioni dell’alunno dopo che il suo comportamento-problema è stato gestito dall’insegnante. lo schema di riferimento seguente: a B c aNTEcEdENTI coMPoRTaMENTI coNSEgUENzE Il comportamento è le conseguenze gli antecedenti sono qualcosa di sono gli eventi che si gli eventi che si osservabile che una verificano dopo. verificano prima di un persona compie, di Possono essere positive comportamento: cui si può contare la o negative frequenza e che si può modificare. Può essere positivo • Regole o negativo • Premi • aspettative • Punizioni • comunicazioni •Pensieri la pigrizia, il non lavorare non sono comportamenti. camminare, urlare, colpire sono comportamenti
Vediamo un esempio esplicativo: 4gestire classi difficili per durante lo svolgimento di un lavoro individuale di analisi grammaticale strategie Marco viene ripreso a voce alta dalla maestra perché non sta seduto com- posto e si dondola sulla sedia. Un compagno lo prende in giro sottovoce per il richiamo ricevuto. Marco si alza dal suo posto, va verso il banco del compagno e rovescia a terra tutto il materiale di quest’ultimo. l’inse- gnante sgrida Marco e lo manda fuori dalla porta. come procedere: 1. Individuare i comportamenti problematici. 2. considerare i comportamenti problematici ed individuare gli antece- denti e le conseguenze (aBc). 3. considerare l’intervento dell’insegnante: - È stato efficace? - avrebbe potuto agire diversamente? - come? 4. Possiamo trarre qualche considerazione dalla storia di Marco? a (aNTEcEdENTI) B (coMPoRTaMENTo) c (coNSEgUENzE) ESERcIzIo INdIVIdUalE MaRco SI doNdola l’INSEgNaNTE RIPRENdE dI aNalISI gRaMMaTIcalE SUlla SEdIa MaRco E glI dIcE dI STaRE SEdUTo coMPoSTo l’INSEgNaNTE SgRIda l’INSEgNaNTE RIPRENdE MaRco SI alza E MaRco E glI dIcE dI MaRco-UN coMPagNo RoVEScIa Il MaTERIalE aNdaRE FUoRI dalla lo PRENdE IN gIRo dEl coMPagNo a PoRTa dI NaScoSTo TERRa l’INSEgNaNTE SgRIda MaRco PRoVa l’INSEgNaNTE dIcE cHE MaRco E glI dIcE dI a dIFENdERSI NoN VUolE SENTIRE aNdaRE FUoRI dalla lE SolITE ScUSE E lo PoRTa MaNda FUoRI dalla PoRTa
l’analisi Funzionale permette un intervento su più livelli: 4gestire classi difficili per - lavorare sugli aNTEcEdENTI: anticipare la richiesta e indicare alcune strategie conseguenze positive rispetto all’adempimento della stessa. - lavorare sulle coNSEgUENzE: verificare l’utilità delle minacce rispetto ad altre soluzioni. - Possibilità di sviluppare delle alTERNaTIVE e di verificarne l’adegua- tezza. Sarebbe inoltre importante monitorare la frequenza con cui si ripetono gli episodi problematici integrando la compilazione della scheda aBc con un accurato rilevamento degli episodi spiacevoli nel corso della giornata/settimana. Utilizzando in maniera sistematica questo strumenti ti accorgerai che non tutti i comportamenti negativi sono ugualmente gravi e non tutti si presentano in maniera costante: alcuni sono solo disturbanti mentre altri sono gravemente negativi. Una prima strategia che puoi utilizzare è ignorare i comportamenti lie- vemente negativi per tentare di estinguerli: spesso l’alunno li mette in atto per attirare l’attenzione tua, dei compagni e, indirettamente, dei ge- nitori; ignorarli toglie a quelle condotte la loro utilità. devi però isolare il comportamento da ignorare e ignorarlo sempre perché il procedimento di estinzione perde la sua efficacia se anche una sola volta l’alunno, assu- mendo la stessa condotta, otterrà di nuovo il risultato desiderato. Il processo di estinzione avverrà seguendo questi passaggi: IgNoRaRE Il coMPoRTaMENTo lIEVEMENTE INadEgUaTo aUMENTo FREQUENza dElla SUa coMPaRSa aTTEggIaMENTo dEll’adUlTo coERENTE E FERMo RIdUzIoNE PRogRESSIVa dElla SEQUENza INEFFIcacE
la seconda strategia è quella di punire i comportamenti gravemente 4gestire classi difficili negativi. strategie per Per farlo hai a disposizione due tipi di punizioni: 1. Punizioni aversive, cioè quelle che suscitano paura, dolore nel bambino (ad esempio minacce, sgridate, note, sospensioni); 2. Punizioni non aversive o sottrattive, quelle cioè che tolgono all’alunno privilegi o cose piacevoli. le punizioni aversive sono inefficaci perché generano emozioni spiacevoli e provocano una sorta di “assuefazione”. la punizione al contrario deve essere un segnale per comprendere la gravità della dell’azione compiuta e il suo scopo quello di fornire un’alternativa comportamentale individuando un’azione corretta da rinforzare, in- compatibile con quella negativa. Una strategia non aversiva è ad esempio il rinforzamento differenziale: consiste sostanzialmente nello “spostare l’attenzione” dal comportamento problema e premiare in- vece altri comportamenti positivi e adeguati che sono indirettamente in contrasto e incompatibili rispetto al comportamento problema stesso; in questo modo gratificando e ricompensando l’allievo quando mette in atto questi comportamenti avremmo in conse- guenza una riduzione proprio del comportamento “negativo” ( per es. l’alunno continua ad arrivare in ritardo in classe dopo la ricrea- zione; anziché mettergli continuamente note commentiamo solo le volte in cui entra puntuale rinforzando e “premiando” la condotta corretta). Un altro esempio di strategia non aversiva è una tecnica chiamata costo della risposta: quando l’alunno emette un compor- tamento negativo perde un premio promesso o un’attività piacevole.
È importante ricordare che tale tecnica: 4gestire classi difficili • È utile per comportamenti non gravi per • Il pegno da pagare deve essere proporzionale alla gravità dell’azione strategie compiuta • le regole stabilite devono essere sempre rispettate • l’alunno deve conoscere i motivi per i quali viene punito • Il valore educativo di tale punizione dipende dalla capacità dell’inse- gnante di non agire in maniera aggressiva e di proporsi come modello positivo da cui apprendere. a questo proposito è utile richiamare alcuni principi generali che val- gono sempre: perché una punizione possa sortire gli effetti desiderati (de- crementare cioè il comportamento problema che la precede) è necessario che la stessa sia: • IMMEdIaTa • coNTINUa • SIgNIFIcaTIVa PER cHI la SUBIScE ed è necessario essere sereni e calmi quando la si eroga. Per rendere “ufficiale” e condivisa una regola può essere utile stipulare con la classe o con i singoli allievi un “contratto educativo”. Il contratto educativo risulta essere una strategia potenzialmente utile per associare forme di rinforzo sociale a comportamenti adeguati e alternativi rispetto ai comportamenti individuati. Inoltre il contratto permette di condividere obiettivi e procedure educative con la famiglia divenendo un mezzo per attivare relazioni positive tra genitori e scuola e per generalizzare strategie efficaci anche al di fuori del contesto scolastico. la procedura del con- tratto va spiegata all’alunno o alla classe in un incontro strutturato in cui gli alunni hanno la possibilità di negoziare i termini delle richieste e dei rinforzi o di proporre cambiamenti all’insegnante. Il contratto deve avere una durata e va firmato dall’alunno (o dai rappresentanti di classe se inte- ressa tutta la classe, e dall’insegnante.
di seguito ti presentiamo un esempio di contratto educativo stipulato 4gestire classi difficili tra un alunno e tutti gli insegnanti della classe: strategie per Psicologia e Scuola. La gestione dei comportamenti problematici. Fasci- colo monotematico per gli insegnanti. Firenze, Giunti Scuola, 2013.
strumenti gli 4gestire classi difficili per insegnante strategie dell’ PRogETTaRE MoTIVaRE allo STRaTEgIE oRgaNIzzaRE STUdIo aTTIVaRE lE RISoRSE
1° strategia: PRogETTaRE 4gestire classi difficili (creare routine) strategie per Perché la classe diventi un gruppo nulla può essere lasciato al caso: l’or- ganizzazione, la didattica, le relazioni devono strutturarsi facendo riferi- mento ad una precisa pianificazione delle azioni e delle procedure, senza dar spazio all’improvvisazione. gli alunni delle classi difficili hanno più bi- sogno di routine degli altri perché il loro comportamento è così estremo che essi hanno bisogno di sapere che esistono regole “rassicuranti” in grado di contenerli. alcuni esempi di routine in classe potrebbero essere: - ingresso in classe - disposizione in fila - inizio lezione - presentazione - presentazione delle attività e relativi tempi di lavoro - pause concordate - attività ricreative stabilite a priori - dettatura dei compiti ad orario stabilito - routine di saluto ESEMPIo dI RoUTINE PER l’INIzIo dElla lEzIoNE - l’insegnante discute con gli alunni e insieme si elencano le attività da svolgere prima dell’inizio della lezione e se ne decide l’ordine - Si crea su un cartellone una checklist di tali attività e si appende in classe - Inizialmente l’insegnante guida i bambini, elencando attività dopo atti- vità e aspettando che tutti i bambini abbiano concluso - In un secondo momento il compito dell’insegnante passa ad un incari- cato diverso ogni giorno - Infine, la routine viene svolta in autonomia dagli alunni.
ESEMPIo dI RoUTINE al caMBIo dEll’oRa 4gestire classi difficili per - Se gli alunni sono fuori in parte o tutti (lezione di laboratorio, di educa- strategie zione fisica, ricreazione ecc.) provate a stare in piedi dinanzi alla porta e a salutare gli alunni ad uno ad uno mentre entrano. - dite qualcosa di amichevole, anche solo un “ciao” seguito dal nome. - Trovate studenti affidabili che siano sempre puntuali e date loro il com- pito di distribuire il materiale della lezione o le prove scritte che avete corretto. - Fate sedere la classe e fate togliere subito cappotti e giacche. ESEMPIo dI RoUTINE PER l’aSSEgNazIoNE dEI coMPITI - Predisporre uno spazio fisso sulla lavagna nel quale scrivere i compiti che si assegnano alla classe. - Mantenere i compiti scritti fino alla fine della mattinata (le insegnanti successive aggiungono i propri) - al termine della mattinata, concludere l’attività 5/10 minuti prima per permettere agli alunni di controllare, a coppie, che tutti i compiti siano correttamente segnati sul diario. RoUTINE E STRaTEgIE dIdaTTIcHE le strategie didattiche non sono esattamente le routine della classe, anche se molte delle vostre strategie di insegnamento diventeranno “rou- tine”. la chiave del successo sta nell’uso regolare di alcune strategie di- dattiche cosicché gli alunni si sentano rassicurati dalla familiarità del vostro approccio e dalle vostre aspettative. Ma, come di consueto nell’insegnamento, deve esistere un equilibrio tra la routine, che può annoiare attraverso la monotona regolarità, e la “varietà” che mantiene gli alunni stimolati e sulla corda. Quindi, bisogna anche cercare di variarle.
Il miglior compromesso in una classe molto difficile è quello di avere 4gestire classi difficili un repertorio di strategie didattiche routinarie per iniziare la lezione, stra- per tegie che avete utilizzato molte volte e sapete essere efficaci. la prima strategie regola della “strategie didattiche” è quella di proporre quelle che vi danno la possibilità di iniziare bene una lezione: 1. Proponete lavori di gruppo che non comportino molti cambiamenti del modo in cui gli allievi sono seduti. 2. Proponete un lavoro di gruppo che non vi costringa a dare istruzioni scritte e orali che gli alunni dovranno attendere e ascoltare per lungo tempo. 3. cercate di non insistere troppo a lungo quando voi e/o alcuni ragazzi leggete ad alta voce. 4. cercate di guardare sempre la classe evitando di voltare troppo a lungo le spalle alla classe per scrivere gli esercizi sulla lavagna (posizionate la lavagna in modo che con la coda dell’occhio riusciate a guardare la classe). 5. alternate momenti in cui parlate voi (massimo 10 minuti di seguito) e altri in cui gli alunni si confrontano tra loro, si esercitano o avviano una discussione con voi. 6. Insistete affinché gli alunni ascoltino in silenzio (considerate i tempi di attenzione … vedi punto 5). 7 cercate di non rivolgervi agli alunni mentre vi danno le spalle (cercate il contatto visivo). 8. cercate di non parlare o gridare sopra il rumore di ragazzi che stanno parlando tra loro. In conclusione: una giornata in classe in cui le attività si ripetono in modo regolare, prevedibile e sistematico permette agli alunni di poter re- golare meglio il proprio comportamento perché sanno quello che dovreb- bero fare. Se gli alunni mettono in atto comportamenti negativi sistematicamente in corrispondenza di alcune routine, riuscirai ad antici- pare meglio quegli eventi.
2° strategia: oRgaNIzzaRE 4gestire classi difficili (tempi, spazi e materiali) strategie per Per creare un ambiente prevedibile è necessario agire su diversi piani: a. oRgaNIzzazIoNE dEl MaTERIalE È importante investire del tempo per insegnare agli alunni a gestire il materiale scolastico. Il progetto funziona ancora meglio se realizzato in collaborazione con le famiglie. È utile preparare un cartellone da appen- dere in classe con l’elenco dei materiali necessari utilizzando anche le im- magini degli stessi per rendere ancora più chiare le richieste. libro di lettura Penne blu e nere Sussidiario Penna rossa Quaderni (copertina rossa: matematica, copertina blu: gomma e matita italiano, ecc.) Righello goniometro Matite colorate Squadrette Pennarelli ADHD a scuola. Strategie efficaci per gli insegnanti (2013)
Inoltre per aiutare nel riconoscimento di quaderni e libri, è consiglia- 4gestire classi difficili bile usare delle copertine colorate, un colore per materia, magari utiliz- per zando lo stesso colore per i libri e i quaderni della stessa materia e strategie delle etichette con il nome della materia/titolo del libro, usare figure cor- rispondenti ai materiali da portare e preparare uno schema del materiale necessario per ogni materia da inserire nel proprio diario: ITalIaNo MaTEMaTIca libro di lettura Sussidiario Sussidiario Quaderno rosso Quaderno blu Righello e goniometro Penne Penne Matite Matite Pennarelli Pennarelli ADHD a scuola. Strategie efficaci per gli insegnanti (2013) anche il tipo di diario che si sceglie è importante. dovrebbe essere: - abbastanza grande, in modo che ci sia spazio per scrivere i compiti - con pochi disegni e scritte nelle pagine, che tolgono spazio per la scrit- tura dei compiti - con i giorni scritti sulle pagine, cioè con indicata la data già corrispon- dente al giorno della settimana. - con cordino, che li aiuti ad identificare più facilmente il giorno ed il mese
- con le singole pagine divise, così da avere degli spazi già predisposti dove 4gestire classi difficili scrivere le singole materie, gli esercizi e le pagine da studiare per - con mesi di colori diversi, così da identificarli più facilmente. strategie Inoltre è importante che l‘orario settimanale sia molto chiaro, meglio se figurato, cioè accostando un’immagine di “riconoscimento” ad ogni singola materia e creato insieme all’alunno, così da renderlo facilmente comprensibile a lui, in base alle sue caratteristiche e preferenze. lunedì Martedì Mercoledì giovedì Venerdì 1 123 RElIgIoNE aNTologIa MaTEMaTIca INglESE gEogRaFIa 2 ABC EPIca gRaMMaTIca EPIca MUSIca gEoMETRIa 3 ABC INglESE gEogRaFIa aNTologIa SToRIa gRaMMaTIca 4 gEoMETRIa SToRIa Ed. aRTISTIca FRaNcESE Ed. FISIca 5 123 MaTEMaTIca FRaNcESE Ed. aRTISTIca Ed. TEcNIca Ed. FISIca B. oRgaNIzzazIoNE dElla claSSE Parlare di organizzazione della classe come spazio fisico significa tenere in considerazione gli elementi della comunicazione in classe e ciò implica una riflessione sugli obiettivi e delle attività didattiche, sulle modalità di interagire e sugli obiettivi sociali che si intendono realizzare. Potremmo allora riflettere sull’opportunità di utilizzare diversi contesti “fisici” o “setting” per quanto riguarda l’assetto dell’aula, degli arredi e dei materiali. la disposizione dei banchi, delle persone e degli oggetti e la loro organizzazione saranno di volta in volta diversi per meglio rispon- dere alle esigenze di una programmazione flessibile. così, al mutamento
di uno degli elementi indicati sopra , corrisponde poi una diversa dinamica 4gestire classi difficili di comunicazione e un diverso obiettivo didattico. per Per esempio in una attività in cui l’insegnante diventa il “regista” della strategie comunicazione ed è al centro di un vero sistema di scambio sarà necessa- rio che anche il setting venga accuratamente predisposto perché corri- sponda all’attività prescelta. le attività saranno svolte in un contesto interazionale e relazionale appropriato. Tali attività risponderanno agli obiettivi selezionati per la lezione (ad esempio un circle time o un lavoro che prevede una fase di brain storming). In questi casi la classe potrebbe essere strutturata come gli esempi che seguono: anche la soluzione che rappresenta la cosiddetta aula “normale”, cioè disposta con i banchi a “platea” ha la sua finalità comunicativa: ad esem- pio è ottimale per la cosiddetta “lezione frontale”. l’insegnante sta alla cattedra o si muove fra i banchi; gli alunni non si guardano in faccia; i primi banchi, se l’insegnante non si muove in continuazione nella classe sono quelli “più vicini”, non solo in termini di vicinanza fisica ma anche di con- tatto emotivo nella comunicazione... a quali attività didattiche è soprat- tutto adatta tale sistemazione? Per una lettura fatta dall’insegnante, per una spiegazione, per una attività di revisione individuale o in coppia degli alunni, per una verifica.
4gestire classi difficili per Se poi l’input fosse dato da un film, o strategie da una lezione alla lIM o con un proiet- tore, la migliore sistemazione resterebbe senz’altro quella prevista nella figura sotto. Mentre per un lavoro cooperativo in coppia o in piccoli gruppi sarebbe necessario modificare nuovamente l’assetto realizzando una disposi- zione con i banchi “a isola”: Molti insegnanti rinunciano a modificare la struttura dell’aula perché negli spostamenti, si provoca sempre un certo disordine e la maggior parte degli alunni ne approfitta per fare rumore oltre il dovuto e per “sca- tenarsi”. Questo però accade perché non si è ancora strutturata una rou- tine: gli alunni cioè percepiscono la trasformazione dell’aula come una novità, un elemento di eccezionalità che predispone ad un clima festoso, autorizzando alcuni a comportamenti inadeguati. Spesso, dopo i primi tentativi fallimentari, gli insegnanti abbandonano l’idea di realizzare atti- vità diverse dalla lezione frontale per evitare questi inconvenienti; al con- trario dovrebbero insistere affinché l’organizzazione dello spazio di lavoro diventi per gli alunni uno dei normali compiti della didattica, da eseguire in modo organizzato e nel più breve tempo possibile. In ogni caso sarebbe auspicabile una sistemazione che permetta ad ognuno di: 1. vedere facilmente sia la postazione dell’insegnante sia la lavagna 2. essere fisicamente molto vicino ai compagni di lavoro: favorisce l’inte- razione 3. essere distanziato il più possibile dagli altri gruppi per contenere il di- sturbo reciproco
Per la sistemazione a coppie 4gestire classi difficili per Può bastare un banco per due alunni. la vici- strategie nanza favorisce la condivisione del materiale. gli alunni possono disporsi uno accanto all’altro o ai due lati contigui di un banco. la posizione uno di fronte all’altro non sempre è efficace: non per- mette di leggere o lavorare sullo stesso foglio. Sistemazione in gruppi di quattro Per la maggior parte delle attività è sufficiente un banco per 4 alunni. anche una disposizione tradizionale può essere velocemente utilizzata per passare dal lavoro individuale a quello in coppia e al lavoro in gruppo di 4. organizzazione dello spazio aula quando non è possibile fare spostamenti (problemi di spazio, di sicurezza, vincoli ambientali e architettonici) Si può ipotizzare anche una disposizione complessiva dei banchi che eviti spostamenti quando si passa da situazioni frontali (spiegazioni, foca- lizzazione sulla lavagna…) al lavoro di gruppo. É possibile disporre i banchi in molti modi, senza dimenticare che tutti i membri dei gruppi devono potersi facilmente orientare verso la lavagna e voltarsi l’uno verso l’altro; devono poter utilizzare un foglio di lavoro co- mune. Sarebbe opportuno che nessuno volgesse le spalle all’insegnante.
Ecco un esempio: 4gestire classi difficili caTTEdRa strategie per c. oRgaNIzzazIoNE dEI TEMPI dI laVoRo Molto spesso si dà per scontata la capacità degli alunni di adattarsi al- l’organizzazione scolastica imposta dall’insegnante: in realtà non sempre agli studenti è chiaro il programma giornaliero cioè come le varie attività si susseguono e quale è il motivo di quella successione. Uno dei segnali che spesso i tuoi alunni ti lanciano e che dovrebbero farti riflettere è la continua richiesta di sapere cosa dovrà fare dopo, quanto durerà l’attività proposta, quando ci sarà la pausa e quando si potrà fare altro. Potresti fare alla classe questa proposta: “dato che è difficile ricordare tutto quello che dobbiamo fare durante la giornata, cerchiamo una strategia per sa- pere in anticipo cosa ci aspetta, come se avessimo un menù per sapere quale piatto ci sapere dopo”. a questo punto si possono fare delle pro- poste e si può sentire cosa ne pensano gli alunni. la proposta potrebbe essere quella di preparare un cartellone con una colonna a sinistra che scandisce i tempi di lavoro, e una a destra che spiega i compiti. Nella co- lonna a destra alcune azioni saranno ripetitive perché costituiranno le rou- tine e quindi possono essere scritte direttamente sul cartellone. altre attività invece cambiano e quindi è bene prevedere delle tasche traspa- renti in cui inserire ogni giorno etichette con compiti diversi. oppure po- tresti realizzare il cartellone su una lavagna in sughero in modo da fissare le etichette con le puntine. ogni giorno dovrai dedicare alcuni minuti al- l’inizio della lezione per la stesura del menù facendo collaborare i tuoi alunni e richiamando l’attenzione sul menù ogni volta che si cambia atti-
vità. Vicino al menù sarebbe utile avere un orologio in modo che gli alunni 4gestire classi difficili si possano autoregolare senza bisogno di chiedere continuamente quanto per manca per terminare l’attività in corso o per la ricreazione. la parete della strategie tua classe dedicata al menù della giornata potrebbe risultare così: oRaRIo coMPITI 8,30 PREPaRazIoNE dEl PRogRaMMa gIoRNalIERo 8,45 coRREzIoNE dEI coMPITI a caSa 9,15 ESERcIzIo dI gRaMMaTIca: aNalISI gRaMMaTIcalE 9,45 dETTaTo 10,15 aUTocoRREzIoNE E REVISIoNE a coPPIE 10,30 PaUSa 11,15 IllUSTRo E coloRo coN glI acQUEREllI l’aRgoMENTo dEl dETTaTo 11 12 1 10 2 9 3 8 4 7 6 5
3° strategia: aTTIVaRE lE RISoRSE 4gestire classi difficili strategie per Quella costituita dai compagni di classe rappresenta una risorsa straor- dinaria per la crescita di ciascuno in quanto la risorsa compagni è ciò che consente di ricostruire un modello di società e quindi di sperimentare le “regole” e le modalità di realizzazione dell’inclusione sociale. l’adeguata attivazione di tale risorsa richiede però un lavoro di preparazione da parte dell’insegnante che deve prendere in considerazione sia il contesto classe che le competenze sociali degli allievi: sono necessarie quindi una serie di azioni che concorrano a creare un clima inclusivo all’interno della classe in modo che possano concretizzarsi azioni di rispetto, considerazione e aiuto reciproco. Ti suggeriamo alcune strategie: STRaTEgIE cH FaVoRIScoNo l’accoglIENza Si crea accoglienza quando c’è la valorizzazione dell’altro e delle sue risorse, quando ognuno si prende cura del benessere dell’altro, quando tutti sono consapevoli che un clima di classe ospitale dipende dal pro- prio contributo e dalla propria attenzione verso l’altro. Ti suggeriamo di dedicare del tempo alla conoscenza reciproca degli alunni intesa come conoscenza delle competenze e delle risorse: attento però a non con- fondere il momento dell’accoglienza con i giochi di socializzazione che ormai in quasi tutte le scuole si fanno all’inizio dell’anno scolastico e che possono essere scambiati dagli alunni per un momento in cui “si fa festa”: l’accoglienza è un atteggiamento mentale ed emotivo quoti- diano: come ti accorgi che l’altro ha un problema? come potresti aiutarlo se è in difficoltà? Se non riesce ad apprendere? Se è triste e scorag- giato? Se si comporta in modo scorretto? In questo modo ognuno di- venta educatore dell’altro e comincia a percepire il suo senso di responsabilità verso l’altro e verso il gruppo. Per farlo puoi utilizzare al- cune attività: - La presentazione reciproca al gruppo: invita gli alunni a raccontarsi a coppie alcune esperienze e a descriversi come persone e come studenti. Poi ciascuno presenterà il proprio compagno al gruppo. Questa presen- tazione reciproca sviluppa l’ascolto, l’empatia, la competenza narrativa,
la sensibilità: chi si sente raccontato è molto attento e curioso, chi rac- 4gestire classi difficili conta l’altro sente il dovere di capire il significato delle parole, di indivi- per duare gli aspetti essenziali e di esprimerli con attenzione. strategie - Sviluppa le abilità sociali: insegna le tecniche di comunicazione per fa- vorire un clima cooperativo in classe. • Valorizza il linguaggio del corpo (com’è la tua postura quando ti avvicini all’altro?) • Sviluppa le capacità di rispecchiamento e di verbalizzazione (cioè prova a dire in altre parole il messaggio dell’interlocutore) • Esprimi un feedback emotivo (quale emozione ha suscitato il suo messaggio?) • Riformula il messaggio (arricchiscilo di consigli, di indicazioni, offri suggerimenti) • Utilizza i giochi di ruolo per sviluppare l’empatia e la capacità di mettersi nei panni dell’altro. STRaTEgIa dEllE REgolE coNdIVISE la regola contrattata e condivisa favorisce il riconoscimento e il valore dell’altro dando significato al concetto di comunità: il rispetto della regola equivale dunque al rispetto della comunità. all’inizio di ogni nuovo anno scolastico è opportuno dedicare del tempo alla creazione di regole o al miglioramento di quelle adottate nell’anno precedente. - Elaborazione delle regole condivise: nei primi giorni di scuola puoi dire: “impegniamoci a individuare, scegliere e stabilire una lista di regole e di principi che vadano bene per tutti, siano condivisi e ci aiutino a stare bene per tutto il tempo che passeremo insieme. ognuno scriva su un foglio quello che ritiene indispensabile. Poi le metteremo insieme e cree- remo un cartellone che metta tutti d’accordo”. Per rendere più efficace l’elaborazione delle regole si possono suddividere gli studenti in piccoli gruppi di 3-4 che si concentrano sull’individuazione di 5 regole: sulla parte sinistra del foglio si scrive la regola, su quella destra si descrivono almeno 5 vantaggi che il singolo e il gruppo trarranno dal rispettare la regola. Questa riflessione è fondamentale: fissare le regole è facile, è in-
vece difficile e faticoso giustificare le ragioni per rispettarle; senza questo 4gestire classi difficili passaggio è difficile creare il consenso. per - Quando le regole non vengono rispettate cosa si può fare? Prima di pas- strategie sare alla sanzione (vedi punizioni aversive e non aversive) è necessario ricorrere alla strada dell’argomentazione: cosa impedisce a quell’alunno di rispettare la regola? Non gli vanno più bene le cose che aveva accet- tato prima? Sta imponendo un suo capriccio? E chiedere: cos’è che non va bene per te? cosa pensano i compagni di questa tua opposizione? a questo punto il ragazzo comincia ad uscire dal suo egocentrismo, ad ac- corgersi della presenza degli altri e del fatto che i suoi desideri si scon- trano con altre esigenze. la punizione, che sembra essere la via più diretta per arginare i comportamenti oppositivi di alcuni alunni, in realtà non convince a comportarsi diversamente anzi, è un modo per escogi- tare vie di fuga e percorsi alternativi per evitarla…percorsi che sono spesso ancor più scorretti del non aver rispettato la regola! Meglio in- tervenire con il dialogo, con le proposte di nuove forme di comporta- mento e di atteggiamenti più cooperativi.
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