Infrastrutturalismo radicale: Nicola Martini di Vincenzo Di Rosa

Pagina creata da Salvatore Ruggeri
 
CONTINUA A LEGGERE
Infrastrutturalismo radicale: Nicola Martini di Vincenzo Di Rosa
74 – 79
Infrastrutturalismo radicale:
Nicola Martini
di Vincenzo Di Rosa

È da un po’ di tempo che mi capita di        perdita di controllo, a una possibile        quarzifera: posizionati nell’ambiente
pensare sott’acqua. In realtà non è          assenza di fine. “L’avventura”, ha           espositivo, questi blocchi di materia
poi così tanto, è da circa tre mesi che      scritto Giorgio Agamben, “non si             agiscono da filtro tra la luce che
lo faccio. Solitamente, il mercoledì e       situa né solo in un testo né soltanto        penetra dalle ampie vetrate e l’asfalto
il venerdì mattina, tra le otto e mezza      in una serie di eventi, ma nel loro          fotosensibile applicato alle pareti,
e le nove e un quarto. Sott’acqua si         coincidere – cioè cadere insieme”. Il        contribuendo alle modificazioni fisiche
pensa a saltelli. Ogni tre bracciate sei     carattere precipuo di questa caduta          dello spazio circostante. La scelta
costretto a riprendere fiato e a risalire.   assume contorni radicalmente opposti         del bitume di Giudea, inoltre, non
Quando poi ti reimmergi cerchi di            al pathos heideggeriano dell’esser-          è solo funzionale all’ottenimento di
ripescare i pensieri, e, a volte, non li     gettato, ricollegandosi, piuttosto, a        questo processo, ma ha anche delle
ritrovi.                                     quella avventurosità sonnambolica            ragioni storiche, che ci riportano
Il lavoro di Nicola Martini assomiglia       che Oskar Becker ha definito come            alla nascita della fotografia (questo
a quegli slittamenti di stato che non        l’esser-portato. Non pensate però a          materiale, infatti, è stato impiegato
mi consentono di formulare lunghi            un peso, a un fardello da sostenere,         da Nicéphore Niépce, nel 1826,
pensieri sott’acqua. La sua pratica          perché l’espressione esser-portato           come emulsione fotosensibile per
sembra collocarsi, esattamente, in           è qui da associare, seguendo ancora          l’ottenimento di una delle prime
quello stadio mediano in cui è all’opera     la ricostruzione agambiana, alla             impressioni fotografiche). Di fatto
un principio di transizione. L’artista       “peculiare mobilità priva di pesantezza      “Sippe” è, assieme, ipostatizzazione
lo insegue, lo percorre, lo interroga,       del firmamento secondo la concezione         di un evento e archeologia visiva
poi, lo intensifica, ma è soprattutto        antica delle sfere celesti”. Si tratta,      dell’ambiente-galleria: ne rivela segni
grazie a una radicale esperienza della       cioè, “di un’esperienza vitale in cui a      passati, cicatrici, fratture, crepe,
materia che è capace di consegnarci          orientarci non è la situazione a cui         superfetazioni, passaggi di stucco e
i contorni imprecisi di quest’intervallo     siamo consegnati, né il compito che          cancellature di gomme.
paradossale.                                 dobbiamo assumere, ma un’assoluta            Coniugando idealmente una
Martini è solito descrivere il suo           mancanza di peso e di compito”.              linea poverista – nella ripresa di
corpo a corpo coi materiali come             Quasi come guidato dalle affordance          una tensione performativa e di
un rito, una ripetizione di gesti            interne dei materiali impiegati, Martini     un’impermanenza insita nei materiali
e azioni compiuta mediante un                collabora con le loro proprietà fisiche      di produzione – e un’attitudine
insieme di regole. Tuttavia, sebbene         per costruire ambienti dal carattere         relazionale – riconducibile alla presa
l’artista assecondi un complesso             transitorio e rivelatorio.                   in considerazione degli spazi e dei
di norme – mi verrebbe da dire un            Nel 2013, in occasione della personale       tempi d’esposizione come campi
linguaggio – che gli permette di             “Sippe”, l’artista interviene negli          progettuali – Martini trasforma così
dialogare con le entità fisiche che          spazi milanesi di kaufmann repetto           la mostra in una sorta di organismo
plasma, ricolloca, riposiziona, credo        rivestendo l’architettura interna con        vivente, autonomo rispetto al suo
che il termine più adatto per cogliere       una tipologia di asfalto fotosensibile, il   autore, seppur originariamente
l’essenza della sua pratica non sia          bitume di Giudea. Questa particolare         compromesso con la volontà di
rito, ma avventura. Questa deviazione        sostanza si altera e si schiarisce in        quest’ultimo. L’apparente uscita di
nominale ci permette di ribaltarne la        relazione all’intensità dei raggi luminosi   scena dell’artista non vuole essere
fissità, la sicurezza, ma, soprattutto,      che la investono. Martini coinvolge          un tentativo – d’altronde da sempre
ci/lo espone al rischio: sconfessa la        in questo processo anche una serie           fallito – di minare in qualche modo
rassicurante e ripetitiva modalità del       di moduli scultorei realizzati in cera       la centralità dell’autore, quanto un
rito, apre le azioni a una possibile         microcristallina e vetro con sabbia          ulteriore strumento a favore di una       i
Infrastrutturalismo radicale: Nicola Martini di Vincenzo Di Rosa
76   77

ii             iii
Infrastrutturalismo radicale: Nicola Martini di Vincenzo Di Rosa
pratica che si attesta su un livello         prima del Novecento: la sua origine          il concetto al “modo secondo cui si      78   79   berlinese Dittrich & Schlechtriem,           a varie densità, grafite e minerali        si riagganciano all’etimologia del
     infrastrutturale, per intensificare          è legata al concetto aristotelico            organizza la percezione”; è presente               Martini posiziona venti tonnellate di        metallici, in una fase di moto perenne:    termine “testimone”, che incrocia
     e rendere quindi tangibile un tipo           di metaxu. Per Aristotele, affinché          nelle riflessioni di un filosofo della             sabbia quarzifera rivestita di resina        le situazioni interne di coesione,         quella di “martire” e rimanda
     di agentività non umana – prima di           sia possibile la percezione visiva è         tecnica solo recentemente riscoperto               felonica termoindurente: ogni mattina,       infatti, cambiano ogni volta che           quindi al “sacrificio” delle opere
     allora non prontamente rilevabile.           “necessario che esista un mezzo              come Gilbert Simondon; inizia a                    prima dell’apertura e in tarda serata,       vengono reinstallati o movimentati, o      precedentemente prodotte; dall’altro,
     L’infrastrutturalismo, ha scritto John       [metaxu]”, un elemento intermedio in         sistematizzarsi soprattutto con Neil               alla chiusura della galleria                                                                       manifestano, all’interno
     Durham Peters, è una “dottrina delle         cui ha luogo il sensibile: “se qualcuno      Postam e la media ecology, serpeggia               – sempre in assenza di                                                                             di uno stesso ambiente
     cose ancora da capire che scorrono           appoggia l’oggetto colorato sull’occhio      già nella Galassia Gutenberg di                    pubblico – cuoce con una                                                                           ridotto, la collisione tra
     sotto il nostro mondo”. Possiede una         non riuscirà a vedere nulla”. È              Marshall McLuhan. Più recentemente                 torcia a gas alcune porzioni                                                                       temporalità differenti. In
     fascinazione per il mondano, il banale,      questo stesso metaxu, come afferma           la ritroviamo nell’atmosferologia di               di sabbia e issa le croste                                                                         queste urne silenziose
     per le entità che si ritirano e che          Emanuele Coccia riprendendo il               Gernot Böhme, Hermann Schmitz                      generate dalla combustione                                                                         la ripresentazione di un
     sacrificano la propria visibilità a favore   passaggio aristotelico, “a offrirci tutte    e Tonino Griffero, e nel concetto di               sulla superficie granulosa.                                                                        passato fatto a brandelli non
     di altre. È una teoria del sottostimato,     le nostre esperienze, è questo stesso        partage du sensible sviluppato da                  Gli interventi scultorei che                                                                       assume affatto un carattere
     eppure presente. Ma è soprattutto una        medium a secernere instancabilmente          Jacques Rancière.                                  si stagliano sul pavimento                                                                         spettrale o nostalgico
     teoria che ci consente di ripensare          luce e colore, suono e odore […] Nel         Questa costellazione teorica ci offre              sono così, a tutti gli effetti, la                                                                 – Mark Fisher avrebbe
     il concetto di medium così come              grembo di questo medio gli oggetti           degli strumenti utili per indagare un              documentazione cromatica e                                                                         detto “hauntologico” –,
     ci è stato affidato dalla tradizione         corporei divengono immagini e                lavoro, come quello di Martini, che si             fisica dei differenti passaggi                                                                     ma, piuttosto, si lega
     critica. “L’idea che i media siano           possono così agire sui nostri organi         dà, precisamente, in quanto logica                 materici, temporaneamente                                                                          ancora a quell’incessante
     ambienti”, ha sostenuto lo studioso          percettivi”. Sarà il filosofo scolastico     organizzativa che orienta e determina              condensata in un artefatto                                                                         e costante collasso della
     statunitense, “può essere capovolta:         e alchimista scozzese Michele Scoto,         il sensibile, pur intervenendo su un               dal profilo irregolare,                                                                            materia. Le cristallizzazioni
     gli ambienti sono anche media”.              intorno al 1225 – e in seguito Tommaso       piano infrastrutturale. Come i media               vagamente lunare.                                                                                  provvisorie degli slittamenti
     Nelle scienze biologiche, infatti, il        d’Aquino – a tradurre con il latino          elementali di cui parla Durham Peters,             Ci troviamo di fronte                                                                              di stato di Martini – le
     termine fa riferimento al gel e ad altre     medium il metaxu aristotelico.               le opere dell’artista rappresentano                un paesaggio post-                                                                                 sue opere appunto – non
     sostanze impiegate per la crescita           Sebbene quest’originaria accezione sia       configurazioni di elementi dotate                  apocalittico colpito da una                                                                        aspettano altro che tradirsi,
     delle colture ed è seguendo una simile       stata sostanzialmente ignorata dalla         di un proprio peso specifico                       catastrofe senza nome.                                                                             riformularsi, rigenerarsi,
     accezione che “possiamo considerare          teoria e dalla critica d’arte – che ha       nell’articolazione del nostro rapporto             “MOLTEN” è un luogo                                                                                ancora una volta. Infondo,
     i media come ambienti abilitanti che         preferito parlarne in termini prescrittivi   col mondo; media in quanto “bacini                 metamorfico, costellato                                                                            è sempre la stessa identica
     forniscono habitat a diverse forme di        e normativi –, l’interpretazione             e ambienti, contenitori di possibilità             da forme eterogenee; è un                                                                          convinzione che ha guidato
     vita, inclusi altri media”.                  ambientale del termine percorre              che ancorano la nostra esistenza                   ambiente-archivio instabile                                                                        l’artista nelle sue avventure.
     D’altronde, la nozione in questione,         sottotraccia tutto il Novecento, come        e rendono possibile ciò che stiamo                 pronto ad accogliere                                                                               E assomiglia molto a un
     come ha rilevato un’ampia letteratura,       una sorta di basso continuo: appare in       facendo”.                                          future modificazioni; è                                                                            ritmo, a un battito, a una
     è stata raramente associata agli             Benjamin ne L’opera d’arte nell’epoca        Nella recente personale “MOLTEN”                   un palinsesto provvisorio                                                                          mutabilità fondamentale:
     strumenti di comunicazione, agli             della sua riproducibilità tecnica            (2018), ad esempio, allestita                      informato da una                                                                                   quest’energia originaria pare
     apparati tecnologici e alle opere d’arte     quando il teorico berlinese associa          nel seminterrato della galleria                    contingenza radicale, perché                                                                       rivelarsi soltanto in alcuni
                                                                                                                                                  ha registrato le alterazioni                                                                       brevi momenti intermedi.
                                                                                                                                                  di stato dovute all’attività                                                                       Come quando il mercoledì
                                                                                                                                                  della fiamma ossidrica e ha                                                                        e il venerdì mattina, tra le
                                                                                                                                                  conservato le tracce delle                                                                         otto e mezza e le nove e un
                                                                                                                                                  azioni del pubblico che lo ha navigato.      a seconda degli sbalzi di temperatura      quarto, emergo dall’acqua per riprende
                                                                                                                                                  Il suo statuto, in fondo, è precisamente     dell’ambiente in cui si trovano.           fiato, e sono costretto a pensare a
                                                                                                                                                  descritto dal titolo “MOLTEN”,               Le ultime produzioni dell’artista,         saltelli.
                                                                                                                                                  che rimanda alla transizione della           Testimoni (2019), proseguono la
                                                                                                                                                  fusione e indica quell’intervallo di         circoscrizione e la riduzione di campo
                                                                                                                                                  tempo in cui la materia passa da una         operata tramite le forme scultoree         I nuovi lavori di NICOLA MARTINI saranno
                                                                                                                                                  condizione all’altra, senza poter essere     appena descritte, e aggiungono un              presentati in una mostra personale alla
                                                                                                                                                  pienamente ascritta allo stato liquido o     tassello ulteriore alla sua ricerca. Per     GALERIE PHILIPPZOLLINGER di Zurigo,
                                                                                                                                                  allo stato solido. È la stessa frazione di   Testimoni, infatti, Martini ha macinato                                a marzo 2020.
                                                                                                                                                  tempo condensata nei due contenitori         alcuni dei suoi lavori prodotti tra il
                                                                                                                                                  in vetro acrilico termoformato installati    2012 e il 2018 e ha raccolto le polveri      VINCENZO DI ROSA è dottorando in
                                                                                                                                                  alle pareti dello spazio, Clear Murk I       residue in una serie di contenitori         Visual and Media Studies all’Università
                                                                                                                                                  (2018) e Clear Murk II (2018). Questi        oblunghi, dai colori diversi. Si tratta    IULM di Milano. La sua ricerca indaga il
                                                                                                                                                  oggetti custodiscono miscele di acqua        di reliquiari in potenza che esprimono     rapporto tra Exhibition Studies e Visual
                                                                                                                                                  demineralizzata con argilla rossa            un’operazione duplice: da un lato,                                 Culture Studies.

                                                                                                                                                  i     Testimone 4, 2019. Dettaglio. PMMA, acqua demineralizzata, polveri ottenute dalla
                                                                                                                                                        macinazione di opere dal 2012 al 2018, galestro. 39.4 × 116 × 15.2 cm. Fotografia di Jacopo
                                                                                                                                                        Menzani. Courtesy l’artista e Dittrich & Schlechtriem, Berlino.
                                                                                                                                                  ii    Testimone 6, 2019. PMMA, acqua demineralizzata, polveri ottenute dalla macinazione di
                                                                                                                                                        opere dal 2012 al 2018, galestro.101 × 17.2 × 7.7 cm. Fotografia di Jacopo Menzani. Courtesy
                                                                                                                                                        l’artista e Dittrich & Schlechtriem, Berlino.
                                                                                                                                                  iii   Clear Murk II, 2018. MMA, galestro, acqua demineralizzata, grafite. 170 × 55 × 22 cm.
                                                                                                                                                        Fotografia di Jens Ziehe. Courtesy l’artista e Dittrich & Schlechtriem, Berlino.
                                                                                                                                                  iv    “Molten”. Veduta della mostra presso Dittrich & Schlechtriem, Berlino, 2018. Fotografia di
                                                                                                                                                        Jens Ziehe. Courtesy Dittrich & Schlechtriem, Berlino.
                                                                                                                                                  v     “Molten”. Dettaglio. Veduta della mostra presso Dittrich & Schlechtriem, Berlino, 2018.
iv                                                                                                                                                      Fotografia di Jens Ziehe. Courtesy Dittrich & Schlechtriem, Berlino.
Infrastrutturalismo radicale: Nicola Martini di Vincenzo Di Rosa
Puoi anche leggere