INFLAZIONE: UNA TASSA OCCULTA
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Nr. 11 31 maggio 2021 INFLAZIONE: UNA TASSA OCCULTA La Cgil/Agb aveva lanciato alcune settimane addietro l’allarme. Allora le aziende lamentavano l’aumento dei prezzi delle materie prime e una certa difficoltà nei rifornimenti. Una carenza di offerta e una domanda crescente portano inevitabilmente ad un incremento dei prezzi, trasferiti poi ai prezzi al consumo. In Alto Adige il tasso d’inflazione ammonta nel mese di aprile a 2,1%, mentre a livello nazionale si è fermata al 1,2%. A livello medio europeo gli analisti prevedono un ulteriore incremento oltre il 3%, anche se di durata breve. In Alto Adige le associazioni datoriali qualche giorno fa hanno ribadito i problemi sul mercato delle materie primo o dei semilavorati come i chip, indispensabili per molti prodotti tecnologici. A questo si aggiunge la massa di denaro messa in circolazione dalla BCE per contrastare la crisi. Molte famiglie hanno inoltre messo da parte liquidità che incentiva ora la voglia di consumo, con ulteriori effetti negativi sul potere d’acquisto dei redditi. L’inflazione corrisponde di fatto a una tassa occulta che colpisce tutti i cittadini alla stessa maniera. Essa brucia non solo i redditi, ma anche i risparmi che, con gli attuali tassi d’interesse, non recuperano quasi nulla per cui il deprezzamento equivale di fatto al tasso d’inflazione. Con l’attuale crisi la Banca Centrale Europea per non frenare la ripresa non ha neppure molti spazi per adeguare i tassi per i risparmiatori e le banche. Gli interessi di fatto azzerati per i risparmiatori e l’impennata dei prezzi può diventare un mix pericoloso. Questo vale soprattutto per le persone che vivono con il loro salario o con la loro pensione e che hanno messa magari da parte un piccolo gruzzolo in banca. Va anche ricordato che non in tutti i segmenti economici i prezzi corrono nella stessa maniera. Questo di solito danneggia il “carello della spesa” pensato per gli anziani, che comprende i beni maggiormente consumati dagli stessi come gli alimentari e altri beni di prima necessità rispetto ai consumi del resto della popolazione. Gli economisti prevedono nel medio periodo una tregua nella rincorsa dei prezzi. L’annunciato contenimento dell’inflazione sarebbe però condizionato delle poche risorse per rinnovare i contratti di lavoro. Saranno perciò i redditi fissi a sobbarcarsi il peso di questa impennata. Ancora più pesante sarà il costo per i pensionati con pensioni medio-alte, che per il meccanismo di rivalutazione già da anni subiscono una continua erosione del valore della pensione, particolarmente pesante per la nostra realtà, dove ogni anno perdono un punto percentuale rispetto al NIC nazionale. I pensionati sono infine normalmente piccoli risparmiatori che preferiscono il libretto di risparmio agli investimenti finanziari più rischiosi, ma di solito anche più redditizi. Alfred Ebner
Comunicati note stampa SERVE UNA RIFORMA COMPLESSIVA DEL FISCO Articolo di Alfred Ebner su SALTO Si è aperta la discussione sulla riforma del fisco. Una fase difficile per noi, dobbiamo essere vigili e operare per non dare spazio agli appetiti particolari. La sopportabilità o la considerazione verso il fisco è da sempre correlata ai benefici che ognuno riceve dalla spesa pubblica. Purtroppo per la dimensione assunta dai prelievi obbligatori si considera comunemente il fisco come un onere assai gravoso, scarsamente correlato a ciò che produce. Ma questo corrisponde anche alla realtà? Le statistiche dicono, che su 60 milioni di cittadini solo poco più della metà pagano almeno un euro d'imposte dirette. I contribuenti che appartengono alle prime due fasce di reddito, fino a 15.000 euro per un totale di oltre 18,62 milioni di persone, o il 45% versa solo il 2,62% di tutta l’Irpef. L’Italia dal punto di vista reddituale assomiglia perciò di più a un Paese in via di sviluppo che alla settima potenza economica mondiale. Peccato però che lo stile di vita non corrisponda troppo spesso al reddito è palese. Il “grosso” dell’Irpef è a carico del 12,28%, poco più di 5 milioni di soggetti che dichiarano redditi superiori ai 35.000 euro e che contribuiscono al 57,88% del gettito. Ma già per quelli sopra i 28.000 euro di reddito, il prelievo aumenta pesantemente. E in queste fasce troviamo soprattutto il lavoro dipendente e parecchi pensionati. Il carico eccessivo vale particolarmente per queste categorie, spesso chiamato ceto medio, che oltre a contribuire pesantemente alla macchina pubblica è pure escluso da tante prestazioni o è costretto a contribuire pagando i ticket. Dentro queste cifre si nasconde l’evasione e l’elusione fiscale che in Italia ha assunto un peso enorme (circa 110 miliardi). La lotta all’evasione è la prima sfida da affrontare. Ma deve esistere anche la volontà politica di farla e i condoni non sono la giusta strada. Utilizzare i dati in possesso delle istituzioni, insistere sul tracciamento dei pagamenti e le fatture elettroniche sono interventi che vanno rafforzati e a qualsiasi discostamento tra i dati deve seguire un appurato controllo. La flat tax, invece, non funziona. Perché gli attuali evasori dovrebbero emergere per merito di una riduzione dell’Irpef, quando per beneficiarne dovrebbero poi pagare il 24% di contributi sociali, l’Inail, l’Iva ecc.? Già l’attuale “tassa piatta” discrimina i lavoratori dipendenti a favore degli autonomi e, tra quest’ultimi, tra quelli in crescita di attività e fatturato e quelli che viceversa crescono poco o niente. Per i redditi medio-bassi non ci sarebbe poi nessun vantaggio, ma in considerazione del rischio di tagli alle prestazioni sociali sarebbe pure un danno! In questo contesto una correzione delle regole attuali, che allarghino la base imponibile e riducano l’evasione, potrà garantire un riequilibrio del carico fiscale senza aggravare i conti della Stato? Non basta riformare un solo tassello del sistema che ha introdotto di fatto un sistema duale e poco trasparente. Migliorare, la sola Irpef che ormai risulta l’imposta di maggior gettito e applicata solo ai contribuenti che non hanno la possibilità di tassare i propri redditi in maniera diversa, è riduttivo. La Cgil è a favore di una riforma complessiva del sistema fiscale a partire dall’Irpef, ma da allargare alle politiche delle entrate e delle uscite in generale. Va rivisto tutto il sistema a partire dalle imposte dirette su persone ed imprese, per passare a quelle indirette, sul patrimonio, sulle successioni e donazioni e su quelle locali. Oltre alla lotta all’evasione, l’estensione della base imponibile, la lotta alle diseguaglianze come distribuzione secondaria, una revisione delle deduzioni e detrazioni senza aumentare il peso fiscale chiediamo finalmente la detassazione degli aumenti salariali. Purtroppo questa strada non è facile da percorrere. Ridisegnare e riformare il sistema tributario oggi in vigore al fine di accrescere la sua efficienza, semplicità ed equità richiede un consenso politico assai vasto. Ma dentro questo Governo ci sono visioni molto diverse e contrastanti. “Riformare tutto per non riformare nulla” è uno slogan ben noto. Speriamo che la spinta che viene dall’Europa e i miliardi legati anche all’avvio di riforme fondamentali per il rilancio del paese possano avviare le riforme necessarie di cui quella del fisco non è più derogabile. La vera sfida per il sindacato è quella di ricreare maggiore equità fiscale ed evitare una riforma a
favore di pochi. Nell’attuale quadro politico questo non è un’ipotesi tanto remota, perché le lobby, che sono spesso trasversali alle forze politiche, si muovono da tempo. Solo un piccolo cenno sulla tassazione delle imprese globali e sui paradisi fiscali che si nascondono anche dentro l’Unione europea. E’ un argomento che merita una riflessione separata e sul quale torneremo. Si tratta comunque di perdite enormi sul gettito fiscale per i bilanci pubblici, che in questa fase critica sono in difficoltà per la necessaria ricostruzione dell’economia. Il digitale ha poi ulteriormente accelerato questo percorso. Noi siamo fermamente convinti della necessità di una Web Tax, ma per essere attuata servono accordi internazionali per evitare forme di concorrenza tra gli Stati. VARIAZIONE DI BILANCIO. MASERA: “PRIMA LA SPESA SOCIALE” La Cgil/Agb si interroga su cosa farà la Giunta provinciale dopo l'impugnazione della legge di variazione di bilancio e oltre all'annunciato ricorso alla Corte Costituzionale. Il sindacato ritiene, infatti, che un ricalcolo della somma contestata andrebbe fatto almeno per comprendere quanto di questa legge potrebbe rimanere in piedi. Se, come pensa la Cgil/Agb, una parte di risorse sarebbero comunque disponibili si scatenerà una prevedibile valanga di pressioni sulla Giunta da parte del mondo imprenditoriale, come già successo prima della legge ora contestata. Per la segretaria Cristina Masera, non ci dovrebbero essere esitazioni: “Prima la spesa sociale, prima gli ultimi. Nessuno va lasciato solo e le logiche di aiuto vanno disgiunte da quelle di investimento, entrambe dovrebbero avere l'obbiettivo di diminuire le disuguaglianze aumentate nella crisi, di salvare o costruire buona occupazione e mantenere la coesione sociale”. Secondo il sindacato, per tutti poi dovrebbe valere che non è efficace la logica degli aiuti a pioggia quando vi sono poche risorse e se anche arriveranno risorse per il piano nazionale di ripresa saranno vincolate, mentre è sicura una diminuzione delle entrate fiscali e contributive. “Anche in futuro sarà quindi fondamentale vincolare gli investimenti pubblici all’occupazione di donne e giovani e alla sostenibilità ambientale e sociale. Speriamo che la Giunta non abbia tentennamenti nel comprendere che oltre ai gruppi di interesse, le scelte non sono solo per l'oggi, ma per il bene collettivo del domani”, conclude Masera in una nota. VENDITA ALLOGGI COMUNALI SOLO PER COSTRUIRNE ALTRI Il sindacato dei pensionati della Cgil/Agb chiede che il ricavato della vendita dei 13 alloggi di proprietà comunale sia utilizzato per costruire altri alloggi comunali per mantenere il patrimonio immobiliare del Comune di Bolzano. Il sindacato comprende le ragioni del Comune di Bolzano di alienare gli alloggi, ma precisa che anche quelli in vendita sono frutto delle imposte e delle tasse pagate dai cittadini e, quindi, sarebbe opportuno valutare con attenzione il prezzo di alienazione tenendo conto anche dei prezzi del mercato. Per lo Spi/Cgil bisogna tenere conto delle persone con redditi bassi che non sono in grado di acquistare un alloggio o di accedere al libero mercato degli affitti. Il sindacato ricorda inoltre che su questo argomento, lo scorso anno, gli Stati generali della terza età, che hanno visto una larga partecipazione di associazioni, enti pubblici e parti sociali, avevano già delineato in merito alcune linee guida per l’attuale Giunta, come la pianificazione dello sviluppo della città in modo partecipato e l’incremento di edilizia abitativa pubblica.
OPERATORI NON VACCINATI: SINDACATI PENSIONATI PREOCCUPATI PER RIPERCUSSIONI IN CASE DI RIPOSO I sindacati dei pensionati di SpiCgil/Agb, Fnp/Cisl/Sgb, Uilp/Sgk e Asgb sono preoccupati per la situazione che potrebbe verificarsi nelle case di riposo con la sospensione o la ricollocazione in altre mansioni degli operatori non vaccinati. Secondo i sindacati, ci saranno purtroppo ricadute in primo luogo sulle spalle degli anziani e delle loro famiglie, con il rischio concreto di grosse difficoltà per le stesse Rsa. Tra l’altro è di difficile attuazione lo spostamento di anziani tra le case di cura, vista la generale carenza di posti letto. Spostare i non vaccinati ai servizi domiciliari, come si sta ipotizzando sfruttando una lacuna nella norma, non lascia tranquilli i sindacati, perché proprio la casa privata è considerata il luogo a maggior rischio di contagio. Se questa sarà la soluzione scelta, i sindacati ritengono necessario applicare norme e controlli rigidi per evitare contagi e pericoli per i degenti, per le loro famiglie e per gli stessi operatori. In attesa di capire quale sarà l’esito finale vanno in ogni caso potenziate campagne informative e di sensibilizzazione per convincere gli operatori a vaccinarsi. Per i sindacati pensionati, sarebbe inoltre opportuno aprire un tavolo con tutte le rappresentanze collettive coinvolte per discutere i possibili scenari a partire dal mese prossimo. “Va costruita una rete solidale tra tutti i soggetti coinvolti per gestire al meglio questa emergenza, che rischia di creare difficoltà a molte famiglie soprattutto a quelle che non troveranno nei prossimi mesi un posto nella casa di riposo o di cura per il proprio congiunto. I nostri anziani, che hanno contribuito per la loro parte al nostro benessere, meritano la massima attenzione da tutti noi”, concludono in una nota congiunta i sindacati dei pensionati di SpiCgil/Agb, Fnp/Cisl/Sgb, Uilp/Sgk e Asgb. INFLAZIONE, AUMENTO AFFITTI PREOCCUPANTE La Cgil/Agb si fa portavoce delle preoccupazioni di pensionati, lavoratori a basso reddito e disoccupati che vedranno i loro affitti aumentare perché il canone è legato all’aumento percentuale dell’inflazione. Secondo i dati Astat, in Alto Adige l’indice mensile su base annua dei prezzi al consumo senza tabacchi si attesta al 2,1%, mentre a livello nazionale è al 1,2%. Ma per il sindacato, ancora più preoccupante sarà il costo per i pensionati che, per il meccanismo di rivalutazione delle pensioni, già da anni subiscono una continua erosione del valore della pensione, ancora più pesante a livello locale dove ogni anno l’inflazione è attorno a 1 punto percentuale. Cristina Masera segretaria generale Cgil/Agb «L’inflazione è come una tassa occulta che colpisce tutti i cittadini allo stesso modo e aumenta così le diseguaglianze: diventano urgenti la rivalutazione delle pensioni e degli ammortizzatori sociali». BENE INTEGRAZIONE SANITÀ E ASSISTENZA Con Pnrr prevista realizzazione di 11 Case della Comunità in Alto Adige Il Piano nazionale di ripresa e resilienza prevede per la Provincia di Bolzano la realizzazione, entro il 2026, di undici Case della Comunità, secondo quanto pubblicato dal sito WelfOrum.it. Per lo Spi/Lgr della Cgil dell’Alto Adige, vista la complessità dell’operazione, va aperta una discussione tra la Giunta provinciale e le parti sociali per verificare la concreta fattibilità del progetto e per la rimozione di eventuali ostacoli. Le Case della Comunità sono strutture che offriranno tutti i servizi sanitari di base, con lavoro équipe tra medici di medicina generale e pediatri, assieme a infermieri di famiglia, specialisti ambulatoriali e altri professionisti sanitari. “Si tratta di una novità positiva, la Casa della Comunità diventerà lo strumento attraverso cui coordinare tutti i servizi offerti sul
territorio, in particolare per i malati cronici. In queste strutture potranno essere ospitati servizi sociali e assistenziali rivolti prioritariamente alle persone anziani e fragili”, spiega il segretario dello Spi/Lgr, Alfred Ebner. Come chiarisce il sindacato, sarà il luogo privilegiato del lavoro dei medici di base, ma le funzioni del resto del personale impiegato sono da definire. Per lo Spi/Lgr, il progetto, pur con alcuni limiti come il finanziamento dopo l’esaurimento del Piano, va sostenuto perché rafforzerà il ruolo dei servizi sociali territoriali con una maggiore integrazione tra sanità e assistenza. Tra le criticità indicate dal sindacato anche il finanziamento del personale che sarà poi presumibilmente a carico degli enti locali. Notizie locali MEDICINA DI GENERE L’Astat ha pubblicato, per la prima volta, una ricerca accurata sulle differenze genetiche, anatomiche, fisiologiche, funzionali e psicologiche tra uomo e donna. In numerose università italiane e all’estero si stanno facendo da tempo ricerche per trovare i metodi migliori per diagnosticare e trattare le malattie a secondo del genere. Dai dati pubblicati dalla Provincia di Bolzano nel 2020 esce che sono morti più uomini (306) che donne (206) tra i 60 e 90 anni per il Covid-19. La situazione si capovolge per gli ultra 90enni: le donne decedute per il Covid-19 sono 171 e gli uomini 72, probabilmente perché le donne che raggiungono un’età avanzata sono più numerose degli uomini. Perché gli uomini o le donne sono più vulnerabili a una certa malattia è uno degli aspetti di cui si occupa la medicina di genere. Nella pubblicazione l’ASTAT analizza alcuni aspetti di questa branca scientifica: le cause di morte, le malattie, il consumo di farmaci e gli stili di vita della popolazione altoatesina, disaggregati per genere. Per chi volesse approfondire alleghiamo la pubblicazione. IL SUPERMERCATO PER CHI È IN DIFFICOLTÀ Pochi giorni fa, su invito di Juri Andriollo, Assessore alle politiche sociali del Comune di Bolzano, noi sindacati unitari dei pensionati Spi/Cgil, Fnp/Cisl e Uilp abbiamo fatto visita ad alcuni centri di distribuzione di pacchi alimentari per la gente in difficoltà. Il primo che abbiamo visitato in Piazza Don Bosco era un normale centro di distribuzione della S. Vincenzo, le persone bisognose presentavano un certificato e in base alla composizione del loro nucleo familiare ricevevano una borsa contenente appunto prodotti alimentari. Fin qui nulla di nuovo, sapevamo dell’esistenza di questi centri. Abbiamo notato però che molte persone in attesa delle provviste non erano extracomunitari o i cosiddetti “poveri”, ma a fare la fila c’era gente che prima della pandemia non si sarebbe mai presenta in quel luogo. E ’stata una conferma di quanto già sapevamo da tempo e che il Covid19 ha contribuito ad accentuare, i nuovi poveri si possono annoverare tra coloro che comunemente consideriamo il ceto medio. Ci siamo poi spostati in centro città dove generalmente vivono, ormai da anni, coloro che hanno un tenore di vita piuttosto alto, più precisamente in Via A. Hofer, dove da un po’ di tempo è stato aperto il “Vinzimarkt”, il supermercato per chi è in difficoltà. E’ stato molto interessante visitarlo e Sabine Eccel, la coordinatrice, ci ha illustrato come viene gestito questo interessante progetto, dove i suoi frequentatori, verificato lo stato di necessità con la San Vincenzo, si recano a fare acquisti come in un comune supermercato, ma nel quale alla cassa non si paga in Euro, ma con i punti. Gli aventi diritto hanno un plafond mensile di punti che possono spendere a piacere. Il negozio ha un’offerta di prodotti molto vasta e chi acquista ha la libertà di scegliere i viveri che più gli piacciono, questo
ci è sembrato un salto di qualità che può significare dare dignità a coloro che non ce la fanno da soli ad arrivare a fine mese. Ci piacerebbe che questo progetto potesse essere replicato non solo a Bolzano, ma anche in altri luoghi della nostra provincia. Elida Della Lucia INCENTIVI PER I MEDICI DI BASE L'Alto Adige è da anni alle prese con il fenomeno europeo della carenza di medici. La Provincia è già intervenuta, anche su nostra sollecitazione, più volte con provvedimenti economici che rendessero appetibile questa professione tanto importante per tutti. Nei giorni scorsi ha deciso di aumentare di 700 euro al mese la borsa di studio provinciale per la formazione speciale in medicina generale. L’assegnazione della borsa di studio è legata all'obbligo di lavorare in Alto Adige per tre anni (sinora erano due) dopo il conseguimento del titolo. Dal 20 maggio sono iniziate le procedure per la formazione triennale in medicina generale, che inizierà il 6 settembre 2021. Anche i medici che hanno già iniziato la formazione in medicina generale possono richiedere il sostegno provinciale maggiorato se sottoscrivono un ulteriore impegno a lavorare come medici di medicina generale in Alto Adige per 3 anni. Questi tre anni di lavoro in Alto Adige devono essere svolti entro cinque anni dal completamento della formazione. In Alto Adige subiamo la concorrenza dei Paesi di lingua tedesca, dove la formazione speciale viene retribuita come un rapporto di lavoro, mentre in Italia è prevista solo una borsa di studio. Ulteriori misure di sostegno per i giovani medici, già previste in norme precedenti attuate dall’ ex Assessora Stocker, sono: un contributo di 500 euro per l'affitto dell'ambulatorio, laddove questo non venga messo a disposizione gratuitamente dal Comune, nonché ulteriori sostegni economici per i giovani medici con meno di 1.000 pazienti, per coloro che partecipano alla medicina di gruppo o in rete ed un rimborso per le spese legate al personale dello studio. EUREGIOFAMILYPASS ALTO ADIGE ANCHE PER I NONNI Quattro anni dopo l’introduzione dell'EuregioFamilyPass Alto Adige i benefici di questa carta vantaggi verranno ampliati anche a favore dei nonni e delle nonne. La delibera è stata preceduta, nel 2018, da una decisione adottata dai tre presidenti dei territori che compongono l’Euregio Tirolo-Alto Adige-Trentino, secondo la quale la carta famiglia dovrebbe essere ampliata sulla base del modello adottato nel Tirolo del "Bonus Nonna + Nonno". In molti casi i nonni assumono un ruolo indispensabile nella cura e nell'accudimento dei nipoti. È quindi giustificato che anch’essi possano usufruire dei numerosi vantaggi previsti dall'EuregioFamilyPass Alto Adige. È previsto che i nonni interessati, a partire da luglio, potranno richiedere la carta vantaggi tramite l'apposito sito web. Tra i requisiti vi è la residenza in Alto Adige ed il fatto che almeno uno dei nipoti sia minorenne. Gli sconti sono concessi da tutti gli erogatori di vantaggi altoatesini che partecipano a questa carta vantaggi. Per poter usufruire dei vantaggi non sarà necessario essere accompagnati dal proprio nipote, lo sconto viene concesso su presentazione della carta d'identità.
PERSONE ANZIANE E CON DISABILITÀ NUOVI SERVIZI DI ACCOMPAGNAMENTO "Vivere insieme la quotidianità" e "Pasto nel vicinato" sono due nuovi servizi di accompagnamento per persone anziane o disabili nell’ambito dell’agricoltura sociale per i quali la Giunta provinciale ha approvato i criteri che li disciplinano. I nuovi servizi sono da intendere quale prevenzione per posticipare il più possibile l'entrata delle persone assistite in casa di riposo. Entrambi i servizi si rivolgono a persone anziane di oltre 65 anni di età nonché a persone maggiorenni con disabilità, malattia psichica o dipendenza patologica che risiedono in Alto Adige. Tali servizi vengono riconosciuti dai servizi sociali che li sostengono finanziariamente. I due servizi mirano a sostenere ed accompagnare gli utenti per permettere loro di rimanere nel proprio ambiente abituale e di partecipare alla vita del paese o della città il più a lungo possibile andando così a prevenire l’isolamento sociale. Questi nuovi servizi ampliamo l’offerta di accompagnamento anche all’ambito rurale andando a rispondere alla crescente richiesta. PARI OPPORTUNITÀ, A BREVE LE LEGGI SU PARITÀ E VIOLENZA DI GENERE Abbiamo letto con piacere che la Commissione pari opportunità sta definendo i disegni di legge per la parità di genere e sulle misure di prevenzione della violenza contro le donne. Un apposito piano d’azione con misure concrete da attuare nei prossimi 5 anni che vede il coinvolgimento di tutti i gruppi d’interesse. Il nostro obiettivo è che sia elaborato un documento che faccia riferimento alla Carta europea per l'uguaglianza fra donne e uomini dell’Unione europea. I documenti dovrebbero giungere in Consiglio provinciale entro l’estate. Quando si tratta di violenza sulle donne e sui bambini non è ammessa alcuna tolleranza e per arginare questo fenomeno è necessario l'impegno della società intera. Il disegno di Legge provinciale è un passo di rilievo in questa direzione, e ci auguriamo una rapida approvazione del documento. SANITÀ ACCORDO TRA PROVINCIA E UNIVERSITÀ DI SALISBURGO Dalla primavera 2020 la Provincia di Bolzano, l'Azienda sanitaria dell'Alto Adige ha avviato una serie di incontri di cooperazione con l'Università medica privata Paracelsus (PMU). Cooperazione che riguarda in particolare la messa a disposizione da parte della PMU di posti di studio nella Facoltà di medicina per studenti altoatesini a Salisburgo, lo svolgimento di parti di questo studio presso apposite strutture sanitarie altoatesine, nonché la partecipazione del personale medico locale alla didattica. È inoltre in programma l’istituzione di un fondo comune per il finanziamento della ricerca finalizzato ad una maggiore cooperazione scientifica. Questa cooperazione andrà gradualmente intensificata, fino alla creazione di una sede dell'Università medica privata Paracelsus di Salisburgo in Alto Adige. In questo contesto i tre partner della cooperazione hanno firmato
una lettera d’intenti nella quale la sede si accredita secondo la Legge austriaca ed approvata secondo il diritto universitario italiano. Un graduale riconoscimento degli ospedali e dei reparti sanitari altoatesini come ospedali universitari per garantire nel lungo periodo il fabbisogno di personale medico ed una qualificata assistenza per la popolazione altoatesina. L’IDEA DEL „VINZIMARKT“ NON SI FERMA A BOLZANO La compagna Elida Della Lucia assieme ad altri rappresentanti dei sindacati dei pensionati della nostra Provincia ha fatto visita al “Vinzimarkt” di Bolzano portando via una serie di impressioni positive. Bisogna ricordare a tale proposito, che la San Vincenzo è una congregazione di attivisti cattolici che operano in tutta la provincia da più di 140 anni come in tanti altri paesi del mondo. A Bolzano gestisce il “Vinzimarkt” che funge da esempio anche per altri centri minori. Iniziative simili si trovano nella Bassa Atesina, a Bressanone, a San Martino/Passirio, a Laces, a Silandro e recentemente anche a Lana, dove lo scorso 26 maggio è stata inaugurata la “Tafel in Lana”. I punti di distribuzione nei centri minori non si richiamano tanto ad una specie di supermercato, ma piuttosto alla vecchia “bottega sotto casa”. La disponibilità di frutta, verdura e generi alimentari è minore e gli utenti non sono tanti come in città. Tuttavia anche fuori Bolzano le attiviste (di solito donne) tengono alta l’idea del “Vinzimarkt” trattando con garbo e sensibilità gli utenti, che non trovano solo un pacchetto di alimentari preconfezionato, ma anche altri generi disponibili. La San Vincenzo ci tiene anche alla distribuzione di prodotti di ottima qualità di origine regionale, il che viene reso possibile grazie alla sensibilità di negozianti e produttori locali che forniscono la merce di solito gratis. La San Vincenzo in tale modo persegue due scopi: a) i generi alimentari ancora buoni non devono essere distrutti, b) aiutare le persone che hanno bisogno di aiuto. Josef Perkmann Nazionali RECOVERY FUND CAMBIA LA SANITÀ Il Covid ha portato a galla tutte le falle del sistema sanitario, e la più grande di tutte l’hanno pagata i cittadini sulla loro pelle: l’assistenza medica sul territorio. Lo smantellamento dell’assistenza sul territorio da anni costringe ad andare al Pronto soccorso per qualunque cosa, aumenta i ricoveri impropri soprattutto per diabete, malattie polmonari e ipertensione, mentre chi soffre di malattie croniche si aggrava. Medici di base e strutture intermedie funzionanti potrebbero evitare tutto ciò. E avrebbero evitato anche la mancata assistenza, in questi 14 mesi, a migliaia di persone con patologie croniche. Un potenziamento della medicina territoriale è urgente e più forte è minori saranno i costi totali del sistema sanitario. Nel Recovery Fund vi sono 7 miliardi, da spendere in 5 anni per cambiare il modello di Sanità. Come cambierà la Sanità territoriale: Case della Comunità che riuniranno in un’unica struttura di quartiere i medici di famiglia, gli specialisti, infermieri e assistenti sociali. La struttura, attrezzata di punto prelievi, macchinari diagnostici per gli esami e le infrastrutture informatiche del caso, insieme al team multidisciplinare, dovrà offrire assistenza dalle 8 alle 20. Il servizio notturno sarà garantito dalla presenza della guardia medica. Il Piano prevede
una Casa ogni 20.000 abitanti. In Alto Adige ne sono previste 27. Con i fondi del Recovery Fund ne saranno aperte 11. Le altre con sistemazione o cambio d’uso di strutture esistenti. Poi in ospedale si andrà solo per una malattia grave o un intervento chirurgico. Per ricoveri brevi e per pazienti a bassa intensità di cura ci si rivolgerà all’Ospedale di Comunità: una struttura a gestione prevalentemente infermieristica, da 20 posti letto fino ad un massimo di 40. È necessario che ce ne sia uno ogni 50.000 abitanti. Ne sarebbero previsti 11. Sempre con i fondi europei se ne potranno realizzare 3 con un totale di 67 letti. I mancanti potranno realizzarsi con la riconversione di strutture esistenti. L’Ospedale di Comunità ha lo scopo di alleggerire l’accesso dei pazienti al Pronto Soccorso. Ci sarà sempre un medico 4/5 ore al giorno per 6 giorni su 7, infermieri e OSS. Potenziamento delle Cure Domiciliari con obiettivo di curare al proprio domicilio il 10% degli over 65 più fragili. Servizio già esistente da noi ma scarsamente utilizzato. Sono previste le Centrali operative territoriali (Cot). La loro funzione è di coordinamento e collegamento dei vari servizi sanitari territoriali, sostenendo lo scambio di informazioni tra gli operatori sanitari e facendo da punto di riferimento per i familiari caregiver. Il piano prevede una Cot ogni 100.000 abitanti, in Alto Adige 5. I medici di famiglia. Oggi sono liberi professionisti convenzionati: vuol dire che il loro lavoro è disciplinato da accordi collettivi sottoscritti dalle rappresentanze sindacali e dalla Conferenza Stato-Regioni. Come condizione per darci i soldi adesso l’Europa ci chiede di rivedere le loro regole d’ingaggio perché l’intero progetto rischia di schiantarsi senza il coinvolgimento forte del medico di famiglia che porta il suo ambulatorio all’interno delle Case della Comunità. Un nodo spinoso che dovrà affrontare il ministro della Salute Roberto Speranza. È utile ricordare che già in passato sono state tentate riforme simili: nel 2006 l’allora ministro della Salute Livia Turco voleva realizzare un nuovo progetto di medicina del territorio attraverso la promozione proprio della Casa della Salute, alcune regioni ne hanno realizzato alcune (l’Emilia Romagna 124, il Veneto 77, la Toscana 76, il Piemonte 71). Il progetto si è arenato sia per l’indisponibilità dei medici di famiglia sia per le diverse politiche regionali. La differenza con allora è che ora sarà il governo, proprio perché i soldi arrivano dal Recovery Plan, a imporre alle Regioni e anche alla nostra Provincia la tabella di marcia, gli obiettivi da raggiungere e il controllo sui risultati. Per il sindacato si apre una stagione di forte impegno perché questa volta si realizzi quanto è previsto. La ricognizione dei luoghi dove fare sorgere Case e Ospedali di Comunità (Governo e Provincia) è prevista per l’autunno, la definizione esatta del via entro marzo 2022, per procedere poi a stretto giro con la firma di veri e propri contratti. FUGA DI CERVELLI I cervelli italiani continuano a fuggire. Ce lo ricorda la Corte dei conti in un documento sul sistema universitario pubblicato nei giorni scorsi. I laureati espatriati sono cresciuti dei 41,8% rispetto al 2013. Troppi. Anche perché l'uscita non è compensata da un analogo afflusso di persone altamente qualificate dall'estero. Il saldo netto è, dunque, negativo. Il dato dell'import-export di capitale umano altamente formato è importante di per sé; lo diventa ancora di più in un paese che porta alla laurea solo il 27,6% dei propri 30-34enni (contro il 40,3% di media Ue). E non è un caso che anche il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) in cima alla voce università ponga proprio l'aumento dei giovani con un titolo terziario. Sono da sviluppare i programmi di istruzione e formazione professionale, come le lauree professionalizzanti. Pochi sono i laureati in discipline Stem (scienze, tecnologia, ingegneria e matematica) e questo incide negativamente sul tasso di occupazione. La Corte sottolinea che le iscrizioni all'istruzione superiore dipenderanno anche dalla capacità di promuovere il rinnovo del
corpo docente. L'analisi dei giudici contabili arriva in concomitanza con il via libera della commissione Istruzione della Camera del testo unificato sul reclutamento universitario che porta notevoli modifiche che consentiranno di arginare un fenomeno che priva il paese delle sue menti migliori. Chissà se la penserà così anche l'aula dove, una volta votato il mandato al relatore, l'articolato è atteso il 14 giugno CARLA FRACCI: UNA DEGLI ULTIMI GRANDI DEL SECOLO SCORSO Ci ha lasciati anche lei. Figlia di una operaia della Innocenti e di un tranviere, antifascista, sempre dalla parte di chi rivendicava condizioni migliori, a fianco della sua “gente”, mai dimentica delle sue origini, di cui andava orgogliosa. Una grande donna di cui noi e il Paese tutto dobbiamo andare fieri. LA LOTTA DI CLASSE IN ITALIA L’HANNO VINTA I RICCHI EREDITIERI La prima imposta sulle successioni e donazioni fu introdotta dallo Stato Unitario nel 1862, da allora vi sono stati una sessantina di provvedimenti che hanno sempre ridotto gli importi dei gravami tributari. Arrivando ai tempi recenti, l'imposta fu ridotta nel 2000 dal governo Amato e fu abolita nel 2001 dal governo Berlusconi. Ripristinata nel 2006 dal governo Prodi. Le aliquote vanno dal 4% per i parenti in linea diretta, al 6% per altri parenti e 8% per altri non della parentela. In Francia la tassazione va dal 5 al 45%, in Germania dal 7 al 50%, in Spagna dal 7 al 34%, in Gran Bretagna al 40%. Per citarne alcuni. Siamo al 21 posto fra i paesi Ocse per la percentuale di entrate sul totale derivanti dalla tassazione di donazioni e successioni. L’Italia è ormai diventato un sostanziale paradiso fiscale per le eredità: nel 2016 i 154 miliardi di lasciti ereditati hanno generato solo 420 milioni di gettito, lo 0,06 delle entrate della P.A. Reazioni ridicole e isteriche, ha avuto la proposta di Letta, di gente che non sa quello che dice. La proposta del PD è molto modesta in termini economici e riguarda un segmento marginale dei sistemi fiscali. Ma politicamente nel suo complesso – tassiamo le successioni e le donazioni oltre i 5 milioni – è giusta ed è etica. Di gente che ha patrimoni robusti sopra i 5 milioni ce n’è parecchia. Quanti? Non lo sappiamo, non avendo una anagrafe patrimoniale che gli altri stati hanno. Luigi Einaudi sosteneva che bisognava avere una buona imposta di successione perché non aveva senso che il nipote imbecille di un nonno intelligente vivesse di rendita. E questo dimostra l’abisso culturale in cui è precipitata la politica italiana. Temiamo più i poveri che imbrogliano dei ricchi che evadono. Il tema è, come scrive Ebner nell’articolo sulla riforma del fisco, come si ripartisce l’onere per far funzionare lo Stato che oggi è diventato sempre più intollerabile e insopportabile. La polemica contro una imposta ragionevole è filosofia di ancien régime, in base alla quale i ricchi non devono pagare le tasse, gli evasori non devono essere disturbati ed i ceti benestanti vano solo assecondati nei loro desideri di pagare meno. Dopodiché gli stessi dicono che bisogno mantenere i servizi pubblici e gridano per aumentarli. Un modo inaccettabile con cui si affrontano questi temi.
Non condivido le erogazioni a pioggia, dai bonus ai sussidi monetari, e, che le politiche dei giovani devono riguardare il loro futuro: formazione, scuola, lavoro. L’approccio di Letta lo trovo individualista, se non liberista. La proposta è, comunque, politicamente giusta. Ed è un segnale che va nella direzione di un sistema fiscale capace di redistribuire. Mi auguro che nel dire NO, Draghi avesse in mente questa direzione. Gastone Boz Lo Spi-LGR ha un sistema di servizi che aiuta pensionate e pensionati a risolvere molti problemi: all’ adeguamento al minimo, alla maggiorazione della 13.ma, alla 14ma mensilità, all’assegno al nucleo familiare, alla L. 104, all’assegno di cura, all’ assegno di vedovanza, al reddito minimo di inserimento. Ai contributi provinciali: per le spese accessorie, al canone di locazione, all’ assegno per le piccole spese personali, all’abbattimento delle barriere interne ed esterne alla propria abitazione, per ristrutturazione fabbricati, riduzioni smaltimento rifiuti, alle varie assistenze e benefici erogati dai comuni. Al servizio di telesoccorso e telecontrollo, alla continuità della vita familiare e domestica (insufficiente Adi), bonus elettrico, del gas, per gli sconti previsti per telefono e internet. Se hai continuato a lavorare puoi chiedere la revisione della pensione. Se hai le giuste detrazioni. Hai bisogno del Cu e dell’ObisM ? Sono interventi economici che abbiamo realizzato in questi anni per l’azione costante del sindacato. Fare periodiche verifiche è importante perché le fasce di reddito, per ottenere questi diritti, cambiano di anno in anno e pochi euro fanno la differenza per ottenerle. Per effettuare il controllo serve la carta d’identità e il codice fiscale e la tua delega di accesso all’ Inps. NON SERVE VENIRE IN UFFICIO - TELEFONACI PER UN APPUNTAMENTO BOLZANO: ENRICO AUFDERKLAMM 335 680 4321 - ELIDA ERIOLDI 342 753 0224 – GABRIELLA RELLA 342 122 5688 – LORA WEISSENEGGER 340 335 6206 – LAIVES: MIRCO ZARDO 340 957 6957 BASSA ATESINA: ELIO SCOTTINI 338 860 0817 – MERANO: GIUSI GIARIZZO 335 757 8235 – BRESSANONE: WALTER BERNARDI 335 560 2232 - VIPITENO: KURT UNTERLEITNER 338 884 9370 – BRUNICO: MAIR RICHARD 347 223 9526 – PER E-MAIL: Patrizia.Ravagnani@cgil-agb.it
In allegato vi inviamo l’ordinanza 23 della Provincia per la prevenzione dell’emergenza epidemiologica da Covid 19. La gita programmata dallo Spi- LGR a Macerata dal 23 al 26 settembre con un particolare sconto per gli iscritti con delega. La ricerca Astat sulle malattie di genere Tanti auguri - in buona salute. Redazione: Gastone Boz – Alfred Ebner – Elida Della Lucia – Josef Perkmann- Adriano Baldessari – Patrizia Ravagnani Chiuso il 29/5/2021 Guardate i nostri siti: www. Spi-lgr.it facebook: sindacato pensionati spi- lgr Bolzano www. Cgil.agb.it
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