Industry Monitor Real Estate - Servizio Studi No. 12 - gennaio 2007

Pagina creata da Giacomo Amato
 
CONTINUA A LEGGERE
Industry Monitor

Real Estate

Servizio Studi
No. 12 – gennaio 2007
Industry Monitor – no. 12 - gennaio 2007

                              Indice

Real Estate                                                              3

  Congiuntura e previsioni                                               3

  Legge Finanziaria 2007: lotta all’evasione e SIIQ                      9

                                        A cura di: Alessandra Dal Colle
                                Servizio Studi – Intesa Sanpaolo S.p.A.
                                                 Tel. + 39 02 87962137
                      e-mail: alessandra.dalcolle@intesasanpaolo.com

                                                                             1
Real Estate

2
Industry Monitor – no. 12 - gennaio 2007

Real Estate
Congiuntura e previsioni
Secondo i dati dell’Osservatorio immobiliare di Nomisma i prezzi nelle 13
maggiori aree urbane delle abitazioni – nuove e usate – sono aumentati del 6,5%
a/a e quelli degli uffici e dei negozi di circa il 6%. Per contro le quotazioni del MIB
storico e dell’indice S&P/MIB sono cresciute oltre il 12%, ma la vera star delle
performance si è rivelato il Mib storico real estate con una crescita di oltre il 16%
da inizio anno.

                                  PREZZO DI IMMOBILI E AZIONI
                                      Tasso di crescita a/a

    50%

    40%

    30%

    20%

    10%

     0%

    -10%

    -20%

    -30%

    -40%
           97      98        99        00       01       02        03       04     05     06

                Abitazioni   Uffici   Negozi   Mib Storico Real Estate   S&P/Mib

Fonte: nostre elaborazioni su dati Datastream e Nomisma

Il valore del patrimonio dei fondi immobiliari ha superato a fine giugno 2006 i 13
mld di euro con una crescita di oltre il 10% negli ultimi 12 mesi. Secondo
Assogestioni i fondi rappresentano ormai il 2% dell’industria dei fondi comuni
aperti operanti in Italia. L’aumento è da ricondursi sia alla crescita della raccolta
sia alla rivalutazione del patrimonio in gestione. Più precisamente nel primo
semestre 2006 7 nuovi fondi hanno iniziato l’operatività portando l’”universo
investibile” a 34 fondi riservati ad investitori qualificati di cui 28 ad apporto (che
rappresentano oltre il 42% del patrimonio complessivo), e 6 ordinari, e 25 fondi
per gli investitori retail di cui 19 fondi ordinari (circa il 33% del patrimonio) e 6 ad
apporto.

Nel 2006 i rendimenti da canone nelle 13 grandi aree urbane (GAU)1
analizzate da Nomisma mostrano ancora un rallentamento rispetto al 2005
per tutte le maggiori categorie di immobili: si tratta del terzo anno di
rallentamento per le abitazioni, che hanno reso mediamente il 5,1% lordo
(rispetto al 5,4% del 2005), del sesto per gli uffici al 5,5% (v. 5,7%) e dell’ottavo
per i negozi al 6,7% (v. 8%). Questi rendimenti sono di tutto rispetto se confrontati
con il dividend yield del comparto immobiliare del mercato azionario italiano,
atteso al 2,3%, e al 4,2% dei BTP decennale. Come negli ultimi 3 anni, fatta

1    Bari, Bologna, Cagliari, Catania, Firenze, Genova, Milano, Napoli, Padova, Palermo,
     Roma, Torino, Venezia e Venezia Mestre

                                                                                               3
Real Estate

              eccezione per i negozi, l’investimento immobiliare indiretto attraverso i fondi
              immobiliari si è dimostrato il best performer con rendimenti cedolari attesi
              lordi intorno al 6%. In considerazione del vantaggio fiscale – ancorchè ridotto
              dopo le riforme introdotte dall’ultima legge Finanziaria – l’investimento in “mattone
              di carta” rimane vincente rispetto a quello in attività reali.

                        RENDIMENTI IMMOBILIARI DA CANONE E ALTRE ATTIVITÀ FINANZIARIE
                                                     Rendimenti lordi annui

                  10%

                   9%

                   8%

                   7%

                   6%

                   5%

                   4%

                   3%

                   2%

                   1%

                   0%
                          97       98        99       00           01   02          03        04        05        06
                           abitazioni                                        uffici
                           negozi                                            BTP 10a
                           DS Real Estate Index - Dividend Yield             Proventi fondi immobiliari quotati

                  Fonte: nostre elaborazioni su dati Assogestioni, Banca d’Italia, Datastream e Nomisma

              Per quanto riguarda la distribuzione geografica della crescita dei prezzi e la
              dinamica dei rendimenti tra grandi aree urbane e 13 città intermedie2 i dati
              evidenziano come per il 2006 si può forse parlare di svolta nell’ultimo lungo
              ciclo immobiliare che dal 1998 ha visto primeggiare le grandi aree urbane
              rispetto alle città intemedie. Nell’ultimo decennio le GAU hanno mediamente
              mostrato sia una maggiore crescita dei prezzi sia un maggiore rendimento da
              canone. Le abitazioni sono state tradizionalmente il comparto che agiva come
              leading indicator del cambiamento di tendenza anche per gli altri comparti
              immobiliari. Come evidente dal grafico si è recentemente assistito ad un
              cambiamento di tendenza: da ormai due anni il tasso di crescita dei prezzi delle
              case è superiore nelle città intermedie rispetto alle GAU, ma la novità del 2006 è
              che per la prima volta negli ultimi 10 anni anche il prezzo degli uffici è
              cresciuto maggiormente nelle città intermedie rispetto alle GAU. Solo i
              negozi per ora mantengono il primato delle GAU, ma il rallentamento degli ultimi
              3 anni, frutto di una forte concorrenza della moderna distribuzione in aree
              specializzate fuori dai centri abitati e dell’incertezza urbanistica, non sembra
              lasciar spazio ad attese di grandi balzi in avanti.

              2    Ancona, Bergamo, Brescia, Livorno, Modena, Novara, Messina, Parma, Perugia,
                   Salerno, Taranto, Trieste, Verona

4
Industry Monitor – no. 12 - gennaio 2007

                               CRESCITA DEI PREZZI
                      Differenza tra 13 GAU e 13 città intermedie

10%
 8%
 6%
 4%
 2%
 0%
-2%
-4%
-6%
-8%
-10%
        97       98       99      00          01            02         03   04      05      06

                                       Case        Uffici        Negozi

Fonte: Nomisma

Per quanto riguarda la distribuzione geografica durante l’ultimo quinquennio le
città, grandi e intermedie, del centro (Ancona, Cagliari, Firenze, Livorno, Perugia
e Roma) hanno primeggiato per il comparto case uffici e quelle del sud
(Bari, Catania, Messina, Napoli, Palermo, Salerno e Taranto) nel comparto
negozi. Il nord est (Bologna, Modena, Parma, Padova, Trieste, Venezia e
Verona) segue le città del sud con ottima performance soprattutto dei negozi e
chiude la classifica delle performance il nord ovest (Bergamo, Brescia, Genova,
Milano, Novara e Torino).

                          CRESCITA DEI PREZZI PER ZONA
                               Media annua 2001-2006

10%
 9%
 8%
 7%
 6%
 5%
 4%
 3%
 2%
 1%
 0%
             C                     NE                             NW                 S

                                       Case    Uffici        Negozi

Fonte: Nomisma

La locazione ha mostrato un nuovo anno di riduzione del rendimento
allentamento per tutti i comparti sia nelle GAU che nelle città intermedie. Il
rallentamento più vistoso si è avuto nei negozi nelle GAU, il cui canone nel

                                                                                                  5
Real Estate

              2006 è mediamente cresciuto al di sotto del 4% annuo: il risultato peggiore dal
              1999!. Le cause di questo rallentamento sono da ricercarsi sia nella concorrenza
              che ai negozi tradizionali viene dalle strutture di vendita out of town – centri
              commerciali e outlet in primis – sia da una fase di transizione dei centri storici in
              termini sia di riqualificazione urbanistica che dell’offerta commerciale. I negozi
              nelle città intermedie – tradizionalmente meno dinamici rispetto a quelli nelle GAU
              con una crescita media dei canoni nell’ultimo quinquennio del 4,6% contro quasi il
              6% delle GAU – sembrano aver sofferto meno metabolizzando più lentamente i
              cambiamenti in atto. Il rendimento delle abitazioni è ai minimi storici: appena
              superiore al 5% annuo lordo. Per la prima volta dal 1998 sono le città
              intermedie a mostrare un rendimento più elevato delle GAU. Nelle GAU solo
              gli uffici sembrano aver ridimensionato la velocità nel rallentamento dei
              rendimenti.

              Per quanto riguarda la distribuzione territoriale le città del nord ovest si
              confermano all’ultimo gradino nella scala dei rendimenti in tutti i comparti
              immobiliari. I rendimenti maggiori si sono verificati al centro per le case al
              sud per gli uffici e al nordest per i negozi.

                                      RENDIMENTI IMMOBILIARI DA CANONE
                                                Rendimenti lordi annui

               10%
                9%
                8%
                7%
                6%
                5%
                4%
                3%
                2%
                1%
                0%
                       97       98     99       00      01       02        03       04      05        06

                  Case 13 GAU    Case 13 Int   Uffici 13 GAU   Uffici 13 Int    Negozi 13 GAU    Negozi 13 Int

               Fonte: Nomisma

              Oltre ai rendimenti degli affitti, altri indicatori sembrano indicare un
              perdurare della decelerazione in tutti i comparti del mercato immobiliare
              anche se non uniforme per comparto e per zona. In primo luogo i tempi di
              vendita degli immobili sono superiori ai 5 mesi, ad eccezione delle case nelle
              città intermedie e la tendenza rimane per la crescita. Il nordest rimane la zona
              con le maggiori difficoltà in quanto mostra i maggiori tempi di vendita in tutti i
              comparti immobiliari. Il 2006 sembra mostrare una lieve riduzione dei tempi di
              vendita per i comparti non residenziali nel nordovest, ma è ancora prematuro
              parlare di una ripresa. Il nordovest sembra tuttavia favorito anche nell’analisi
              dei divari tra prezzo richiesto ed effettivo. La riduzione di questo indicatore –
              presente per il nordovest in tutti i comparti, indica una maggiore pressione sulla
              domanda. Il 2006 ha mostrato un calo generalizzato del divario di prezzo negli
              uffici, mentre nei negozi il centro ed il nordest mostrano ancora la tendenza in
              aumento: una conseguenza della corsa dei prezzi in questo comparto
              probabilmente combinata con un processo di ristrutturazione della distribuzione in
              queste due zone è ancora in divenire.

6
Industry Monitor – no. 12 - gennaio 2007

Il fatto che per gli uffici si osservi nel centro e nord est una riduzione –
ancorché minima – del divario tra prezzo richiesto ed effettivo accompagnato da
un aumento dei tempi di vendita indica che in queste zone è probabilmente
maggiore il mismatch qualitativo tra i cespiti non locati e le richieste dei
potenziali inquilini.

   TEMPI DI VENDITA E DIVARIO TRA PREZZO RICHIESTO E PREZZO EFFETTIVO
                   Per tipo di immobile nelle 13 GAU e 13 città intermedie

                                             Tempi di vendita

      6
           mesi
      5

      4

      3

      2

      1

      0
                  02               03                      04                     05                  06

               Case 13 GAU   Case 13 Int     Uffici 13 GAU      Uffici 13 Int   Negozi 13 GAU   Negozi 13 Int

                                                 Divario in %

      14
           %

      12

      10

      8
                  2002            2003                     2004                   2005               2006
           case 13 GAU   case 13 int       uffici 13 GAU     uffici 13 int      negozi 13 GAU     negozi 13 int

     Fonte: Nomisma

L’indicazione di un maggiore affanno nella locazione, già evidenziata nei
dati sui rendimenti, è confermata dai dati sui tempi di locazione che per le
abitazioni nelle GAU è pari a 2,8 mesi (2,1 nelle città intermedie) e per gli
immobili non residenziali supera i 4 mesi. Nelle città intermedie solo gli uffici
superano i 4 mesi di tempo per la locazione contro i 4,3 mesi delle GAU. Negli
ultimi 5 anni il nord est si è dimostrato la zona con maggiore difficoltà nelle
locazioni e il 2006 ha confermato questa tendenza con oltre 2,5 mesi di tempo
necessari per l’affitto di un appartamento (2,2 al centro e al sud), 5 mesi per un
ufficio (3,2 al sud) e 4,4 per un negozio (3,2 al sud).
Lo scenario previsivo per l’immobiliare si innesta in un quadro
macroeconomico di riferimento non entusiasmante. Nei prossimi due anni

                                                                                                                  7
Real Estate

              l’Italia potrebbe continuare ad essere uno dei laggard dell’area e per il nostro
              paese è prevista una crescita reale inferiore alla media dell’area euro intorno
              all’1,2% a/a nel 2007 – contro il 2,3% a/a atteso per l’area euro – e del +1,3% a/a
              nel 2008 (2,2% nell’area euro). Inoltre, lo scenario dei tassi potrebbe non
              risultare così favorevole come nel passato e dopo i recenti rialzi dei tassi della
              BCE l’Euribor a 3 mesi che potrebbe salire al 3.9% entro il primo semestre del
              2007. In questo scenario la crescita dei prezzi medi degli immobili nelle 13
              grandi aree urbane dovrebbe rimanere positiva, ma in progressivo
              rallentamento. Gli indicatori di Nomisma indicano una crescita dei prezzi delle
              abitazioni poco superiore al 4% a/a per la media delle 13 città, di poco
              inferiore a quella dei negozi, mentre gli uffici potrebbero scendere sotto il
              3% a/a nell’orizzonte temporale del 2009. Da notare il “sorpasso” dei negozi sugli
              uffici che non si presentava sul mercato dal 1997.

                                    VARIAZIONE DEI PREZZI DEGLI IMMOBILI
                                       Crescita media annua nelle 13 GAU

                15%
                      a/a

                10%

                 5%

                 0%

                -5%

               -10%
                      92       94        96         98     00       02       04   06a   08p

                                              Abitazioni   Uffici   Negozi

              Fonte: Nomisma

              Esistono poi ulteriori elementi che potrebbero rallentare la corsa del settore
              residenziale, conducendo ad un “atterraggio morbido”. Queste forze sono
              sostanzialmente la manovra prevista nella legge finanziaria e i programmi di
              riqualificazione urbana intrapresi da diverse amministrazioni cittadine che nel
              medio termine dovrebbero portare sul mercato nuove superfici.
              In conclusione per il mercato immobiliare nel 2007 si consiglia estrema
              prudenza soprattutto alla luce dei seguenti elementi che spingono il mercato ad
              un “atterraggio morbido”:
              − il saldo delle aspettative sui prezzi e sul numero delle compravendite nelle 13
                  GAU rimane negativo per tutti i tipi di immobili
              − in molte città le amministrazioni locali hanno iniziato interventi di
                  riqualificazione volti al recupero di centri storici e ex aree industriali a
                  destinazione soprattutto residenziale e uffici;
              − lo scenario dei tassi in aumento potrebbe raffreddare la domanda degli
                  acquisti attraverso mutuo.

8
Industry Monitor – no. 12 - gennaio 2007

Legge Finanziaria 2007: lotta all’evasione e SIIQ
Come ogni anno la legge finanziaria ha un multiforme impatto sul variegato
mondo immobiliare: dalla lotta all’evasione sugli affitti, con il contratto di locazione
che ha requisiti formali, con eventuale introduzione di una tassazione agevolata
del 20% sul reddito dal 2008, all’attenzione al risparmio energetico per il rilascio
delle concessioni edilizie, alla riforma del catasto e alla nuova tranche di
valorizzazione dei beni immobiliari da parte dell’Agenzia del Demanio, con
relativo stanziamento di fondi per gli studi di fattibilità.
In tema di lotta all’evasione gli immobili giocano un ruolo fondamentale anche
per l’accertamento del reddito d’impresa, nell’ambito dell’emersione delle
cosiddette “società di comodo”. Il maxi-emendamento alla legge finanziaria
presentato a metà dicembre fissa per legge delle percentuali di ricavo minimo che
il patrimonio immobiliare di proprietà deve raggiungere al ine di rientrare nella
definizione di società “operativa”. Alle società che risultano “non operative”,
ovvero di “di comodo”, secondo questi parametri è offerta la possibilità di
sciogliere o trasformarsi con criteri agevolati, che si sostanziano nel pagamento
di una imposta sostitutiva di Ires e Irap del 25% sul reddito d’impresa risultante
dalla liquidazione della società che deve essere deliberata entro il 31 maggio
2007. Oltre all’impatto sulla trasparenza dei redditi questo provvedimento
potrebbe incentivare la rendicontazione della redditività immobiliare
implicita nel patrimonio aziendale ed indurre gli operatori a ripensare la
strategia immobiliare all’interno del core-business. Non è forse un caso che
nello stesso provvedimento che promuove l’emersione del sommerso immobiliare
sia anche disciplinata una società che h per oggetto la locazione immobiliare e
che gode di un regime fiscale agevolato la società di investimento immobiliare
quotate (SIIQ)

L’introduzione delle SIIQ)si può inquadrare nel contesto di utilizzo della leva
fiscale per incentivare l’investimento indiretto nel settore immobiliare – ovvero in
strumenti finanziari il cui rendimento sia strettamente correlato con quello
immobiliare – nato negli Stati Uniti negli anni Sessanta con i Real Estate
Investment Trust e che in Europa ha preso vigore sono in anni recenti.
Dal punto di vista finanziario i vari strumenti si distinguono innanzitutto per
la struttura giuridica in organismi societari, tra cui le SIIQ, e non societari
come i fondi immobiliari italiani ex legge 86/1994. Nell’Unione Europea solo 3
paesi3 hanno una struttura societaria fiscalmente trasparente: il Belgio con
la Société d’investissement immobiliéré à capital fixe (SICAFI) dal 1995, la
Francia con la Société d’investissement immobiliers cotées (SIIC) dal 2003 e
l’Olanda4 con la Fiscale Beleggingsinstelling (FB) dal 1969. Dal 1 gennaio 2007
nel Regno Unito – dove strutture patrimoniali chiamate Property Unit Trust
(PUT) sono disponibili dalla fine degli anni Novanta – potranno essere costituiti i
Real Estate Investment Trust (UK-REIT). Sempre per il prossimo atto è atteso il
completamento della disciplina regolamentare per la costituzione di una struttura
societaria di diritto tedesco (G-REIT).

3   Il Real estate entrerprises for collective investments o Real Estate UCI (REIF) del
    Lussemburgo può assumere sia la forma patrimoniale che quella societaria (société
    anonyme) se costituito sotto forma di SICAV (société d’investissement à capital
    variable) o SICAF (société d’investissement à capital fixe).
4   La classificazione del veicolo olandese come struttura societaria fiscalmente
    trasparente non è unanime in quanto il FB non è un soggetto esente o che beneficia di
    detrazioni fiscali, ma un regolare soggetto passivo sottoposto a una aliquota dello 0%.
    Secondo alcuni studiosi questo non esclude che in principio il legislatore fiscale non
    possa in qualsiasi momento applicare una aliquota positiva.

                                                                                         9
Real Estate

              Pur nelle peculiarità nazionali delle diverse discipline5 la ragione economica
              dello strumento sia patrimoniale, tipo fondo di investimento che societario, come
              REIT o la SIIQ, è quello di offrire all’investitore un reddito il più possibile
              simile alla locazione diretta – da cui i limiti alle attività diverse come lo sviluppo,
              la negoziazione immobiliare, la gestione immobiliare turistica o commerciale,
              etc – con un investimento di taglia unitaria bassa, da cui la divisione in una
              pluralità di quote o azioni, e liquido, da cui l’obbligo di quotazione. In cambio il
              REIT o il fondo è “fiscalmente trasparente”, ovvero non è soggetto fiscale
              passivo ma il reddito distribuito viene tassato solo in capo al percettore; per le
              strutture patrimoniali il beneficio fiscale risiede di solito in un trattamento fiscale di
              favore poichè le aliquote sugli strumenti finanziari – come i fondi immobiliari –
              sono di solito inferiori a quelle sulla locazione diretta. La disciplina della struttura
              societaria rispetto a quella patrimoniale prevede l’obbligo della distribuzione degli
              utili – mentre sono di solito permessi fondi immobiliari ad accumulazione dei
              proventi – per contro la struttura patrimoniale, per quanto disciplinata dai
              regolamenti dei fondi comuni, prevede dei limiti al ricorso all’indebitamento che
              non sono contemplati per la struttura societaria. Infine le azioni emesse dalle
              strutture societarie, che hanno un mercato secondario potenzialmente più
              liquido di quello delle quote dei fondi immobiliari quotati, portano con sé tutti i
              rischi di corporate governance connaturati allo strumento azionario. Inoltre
              l’andamento del prezzo può essere maggiormente legato a fattori “di mercato”
              rispetto ai fondamentali della gestione immobiliare. In altre parole lo strumento
              azionario può far venir meno l’effetto diversificazione che il comparto
              immobiliare dovrebbe offrire all’investitore in quanto asset class con
              dinamiche autonome.

                           MERCATO AZIONARIO E VEICOLI IMMOBILIARI SOCIETARI
                                                     Rendimenti annui

                                    Francia                                                USA

                    80%                                             50%

                    60%                                             40%
                                                                    30%
                    40%
                                                                    20%
                    20%
                                                                    10%
                     0%
                                                                        0%
                   -20%
                                                                    -10%
                   -40%                                             -20%
                   -60%                                             -30%
                          01   02   03   04     05    06                     01     02    03   04   05   06

                                EPRA/NAREIT F        CAC40                        EPRA/NAREIT US    Dow Jones

                  Fonte: nostre elaborazioni su dati Datastream

              La disciplina italiana della società di investimento immobiliare quotate si inquadra
              nelle linee generali accennate e secondo il comma 119 del maxi-emendamento
              alla legge finanziaria la SIIQ è definita innanzitutto dal suo speciale regime fiscale
              “da attuarsi con decreto del ministro dell’Economia da emanarsi entro il 30 aprile
              2007” come “società quotata svolgente in via prevalente l’attività di locazione
              dove nessun socio deve possedere direttamente o indirettamente più del 51 dei
              diritti di voto in assemblea ordinaria e almeno il 35% delle azioni sia detenuto da

              5   Tra i paesi dell’Unione Europea non mancano le prime proposte di coordinamento delle
                  discipline al fine di favore gli investimenti cross-border per una breve rassegna si veda
                  “Trattamento fiscale di EU-REIT – La Proposta della European Public Real Estate
                  Assocation (EPRA)” in A. Dal Colle – G. Censi (2006) “Fondi Immobiliari in Europa e
                  USA: struttura e prospettive” Banca Intesa, Servizio Studi e Ricerche

10
Industry Monitor – no. 12 - gennaio 2007

soci che non possiedono direttamente o indirettamente più dell’1% dei diritti di
voto”. Limiti così stringenti nella normativa primaria sulla proprietà delle quote
servono a garantire la pluralità degli investitori al fine di scoraggiare
comportamenti elusivi nell’utilizzo della SIIQ, nel caso in cui pochi investitori
costituiscano una SIIQ al solo fine di beneficiare del regime fiscale di favore.

I commi 120- 140 prevedono inoltre che:

    •    la scelta del regime SIIQ sia irrevocabile

    •    l’attività di locazione sia considerata prevalente se gli immobili posseduti
         a titolo di proprietà o di altro diritto reale rappresentano almeno l’80%
         dell’attivo patrimoniale e se, in ciascun esercizio i ricavi da essi
         provenienti rappresentano almeno l’80% dell’utile

    •    la mancata osservanza per due esercizi di una delle condizioni di
         “prevalenza” della locazione determini la definitiva cessazione del
         regime speciale

    •    l’opzione per la SIIQ implichi l’obbligo di distribuire ai soci almeno l’85%
         dell’utile derivante dall’attività di locazione immobiliare

    •    la valutazione degli immobili per l’ingresso nel regime SIIQ avvenga a
         valore normale (comma 127) e il valore normale sia assoggettato ad
         imposta sostitutiva sul reddito delle società e dell’imposta regionale sulle
         attività produttive con aliquota del 20%

    •    l’effetto dell’opzione per il regime SIIQ comporti una esenzione
         dall’imposizione del reddito di impresa derivante da attività di locazione
         dell’imposta sul reddito delle società e la parte di utile corrispondente è
         assoggettata ad imposizione in capo ai partecipanti (comma 131)

    •    la SIIQ operi una ritenuta sugli utili distribuiti a titolo d’imposta o
         d’acconto per i redditi da locazione con aliquota del 20 %, ridotta al 15%
         per i redditi da locazione residenziale (comma 134).
Dallo schema della disciplina sembra che Cosa questo comporterà per
l’industria dei fondi immobiliari italiani è difficile prevedere in quanto molto
dipenderà innanzitutto dall’effetto congiunto della disciplina secondaria delle SIIQ
prevista nel decreto del ministro dell’economia da emanarsi entro aprile, dalla
riforma della tassazione del risparmio e dell’imposizione indiretta sulle transazioni
immobiliari. All’incertezza normativa si aggiunge quella sulla liquidità perchè
se da un lato le società tipo REIT sono più liquide delle strutture patrimoniali non
è chiaro se questo dipenda dallo speciale regime regolamentare, piuttosto che
dalla dimensione e dal flottante come tipico di qualsiasi società quotata. Va infatti
ricordato che la capitalizzazione media delle società immobiliari francesi incluse
nell’indice EPRA si avvicina a 3,5 miliardi di euro contro gli 1,3 miliardi delle
società italiane.

                                                                                     11
Real Estate

La presente pubblicazione è stata redatta da Intesa Sanpaolo S.p.A.. Le informazioni qui contenute sono state ricavate da fonti
ritenute da Intesa Sanpaolo S.p.A. affidabili, ma non sono necessariamente complete, e l’accuratezza delle stesse non può
essere in alcun modo garantita. La presente pubblicazione viene a Voi fornita per meri fini di informazione ed illustrazione, ed a
titolo meramente indicativo, non costituendo pertanto la stessa in alcun modo una proposta di conclusione di contratto o una
sollecitazione all’acquisto o alla vendita di qualsiasi strumento finanziario. Il documento può essere riprodotto in tutto o in parte
solo citando il nome Intesa Sanpaolo S.p.A..

12
Puoi anche leggere