Indice Importanza della vitamina D " Adolescenti e ipovitaminosi D: la situazione italiana " - Sintesi Infomedica

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Indice Importanza della vitamina D " Adolescenti e ipovitaminosi D: la situazione italiana " - Sintesi Infomedica
ORGANO UFFICIALE DELLA SOCIETÀ ITALIANA DI PEDIATRIA PREVENTIVA E SOCIALE

   IPOVITAMINOSI D:
   UN PROBLEMA NAZIONALE

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   Importanza della vitamina D »

   Adolescenti e ipovitaminosi D:
   la situazione italiana »
     Lo studio di Colao e colleghi in Campania »
     Lo studio di Stagi e colleghi in Toscana »

   Non solo adolescenti »

   Key points conclusivi »

   Bibliografia »

                     Con il contributo educazionale di
Indice Importanza della vitamina D " Adolescenti e ipovitaminosi D: la situazione italiana " - Sintesi Infomedica
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   Importanza della vitamina D

  L
        a vitamina D3, o colecalciferolo, è un composto ottenuto dalla
        conversione del 7-deidrocolesterolo (o provitamina D3) a seguito
        dell’esposizione della cute alla luce solare.1 In alternativa, la vita-
   mina D3 può essere assunta direttamente attraverso la dieta, sebbene
   solo pochi alimenti, come alcuni tipi di pesce, latte e derivati e le uova,
   ne contengano fonti apprezzabili.1,2 Due interventi enzimatici, uno a
   livello epatico e l’altro a livello renale, sono necessari per convertire la
   vitamina D3 nella forma biologicamente attiva, 1-25diidrossicolecalci-
   ferolo, in grado di assolvere alle funzioni preposte, in primis l’ottimiz-
   zazione dell’assorbimento intestinale di calcio e la corretta mineraliz-
   zazione dell’osso.1,2

   Intervenendo nell’omeostasi del calcio, la vitamina D è storicamente
   associata al benessere osseo: adeguati livelli sierici di vitamina D ridu-
   cono infatti l’insorgenza di patologie quali osteopenia e osteoporosi
   e, conseguentemente, il rischio di fratture; è stato dimostrato inoltre
   che la sua carenza provoca malformazioni ossee e rachitismo nei bam-
   bini.2 Studi recenti sembrano tuttavia suggerire che la vitamina D ab-
   bia effetti pleiotropici e sia in realtà coinvolta in numerosi e differenti
   processi cellulari. La carenza di vitamina D è stata osservata in pazienti
   affetti da patologie non direttamente correlate al metabolismo osseo,
   quali il diabete, le patologie cardiovascolari, alcune malattie infettive e
   autoimmuni e, addirittura, alcuni tumori.1,3

   La carenza di vitamina D può dunque avere un impatto importan-
   te sulla salute della popolazione generale: in Europa i livelli sierici di
   25-idrossivitamina D [25(OH)D], ovvero il principale metabolita circo-
   lante della vitamina D utilizzato per valutare la sua concentrazione,
   sono molto variabili, a causa delle diverse latitudini e delle differenti
   abitudini alimentari dei vari Paesi.2,4 Non esiste una definizione con-
   divisa del livello di vitamina D al di sotto del quale si possa parlare di
   deficienza; mentre per le manifestazioni muscolo-scheletriche viene
   solitamente condivisa e accettata una soglia di 20 ng/ml, in generale,
   si definiscono insufficienti livelli sierici di 25(OH)D inferiori a 30
   ng/ml.1

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   Adolescenti e ipovitaminosi D:
   la situazione italiana

  L’
           adolescenza è un periodo della vita di rapido e importante sviluppo
           fisico, anche e soprattutto dal punto di vista osseo: di conseguenza
           è ancora più importante che i livelli di vitamina D risultino adegua-
   ti.5 L’Italia, grazie alla sua posizione geografica particolarmente favorevo-
   le in termini di esposizione ai raggi solari e alla riconosciuta attenzione
   alla qualità dell’alimentazione, dovrebbe rappresentare un’”isola felice”
   ed essere scarsamente interessata dal problema dell’ipovitaminosi D: in
   realtà invece, due studi recentissimamente pubblicati su riviste scienti-
   fiche di rilevanza internazionale2,4 hanno evidenziato come in molti ra-
   gazzi italiani i livelli di vitamina D risultino fortemente inadeguati. È par-
   ticolarmente importante sottolineare come questa condizione sembri
   interessare tutta la penisola, da nord a sud, senza apparenti distinzioni.

   Lo studio di Colao e colleghi in Campania
   Il primo studio, condotto in Campania, ha raccolto e analizzato i dati
   di 373 adolescenti sani di età compresa fra 11 e 20 anni.2 Lo scopo era
   quello di valutare il tipo di correlazione esistente tra peso corporeo
   (BMI, Body Mass Index), esercizio fisico praticato all’aperto e abitudine
   al fumo e concentrazione sierica di vitamina D. I risultati dello studio
   hanno evidenziato come oltre l’80% degli adolescenti analizzati pre-
   sentasse livelli di vitamina D inferiori a 30 ng/ml. Nelle aree rurali
   campane, rispetto a quelle di provincia, la prevalenza di ipovitaminosi D
   è ancora più rilevante (Figura 1).2
   Figura 1. Prevalenza del deficit di vitamina D tra gli adolescenti della
   regione Campania. Da 2.

                 100%
                  90%
                  80%
                  70%
    % pazienti

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                  50%
                                                                   Insufficienza
                  40%                                              Deficit
                  30%
                  20%
                  10%
                   0%
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   Adolescenti e ipovitaminosi D:
   la situazione italiana

   I livelli di vitamina D sono risultati inoltre fortemente correlati
   con il BMI, l’abitudine al fumo e l’esercizio fisico all’aperto.
   Le cellule adipose rappresentano un deposito per la vitamina D3. Nei
   soggetti obesi, tuttavia, la sua biodisponibilità si riduce a causa dell’ec-
   cesso di tessuto adiposo. Negli adolescenti con ridotta attività fisica
   all’aperto e che trascorrono la maggior parte del loro tempo in casa a
   guardare la televisione o a giocare ai videogiochi, i livelli di vitamina D
   risultano dunque inadeguati per un duplice motivo: la scarsa esposi-
   zione ai raggi solari, che rappresentano la principale fonte di vitamina
   D, e la sedentarietà, spesso responsabile dell’aumento ponderale che
   determina, a sua volta, una minore biodisponibilità della vitamina D.
   Infine, sebbene non sia ancora stato chiarito definitivamente come il
   fumo possa inficiare lo stato vitaminico D, è stato ipotizzato un alterato
   metabolismo epatico del metabolita 25(OH)D, condizione frequente
   nei fumatori. Saranno comunque necessari ulteriori studi a conferma
   di questa ipotesi.2

   Lo studio di Stagi e colleghi in Toscana
   Anche il secondo studio italiano si è posto l’obiettivo di valutare i livelli
   sierici di 25(OH)D in una coorte di 679 pazienti afferenti a strutture
   ospedaliere della regione Toscana per controlli di routine.4 A differenza
   del lavoro di Colao, in questa ricerca sono stati inclusi, oltre agli ado-
   lescenti, anche i bambini: il range di età era infatti compreso fra i 2 e i
   18 anni e i soggetti analizzati erano dunque mediamente più giovani.
   Anche in questo caso la prevalenza di ipovitaminosi D è risulta-
   ta piuttosto elevata, ovvero pari a circa l’89%. Lo studio conferma
   inoltre l’esistenza delle correlazioni osservate nella ricerca condotta in
   Campania: inversa tra concentrazione di vitamina D e BMI, diretta con
   i livelli di attività fisica all’aperto.

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   Adolescenti e ipovitaminosi D:
   la situazione italiana

   Di particolare interesse infine, è stata l’analisi dei livelli di 25(OH)D,
   che ha evidenziato un marcato effetto stagionale: sebbene, come
   si può evincere dalla Figura 2, i valori non raggiungano mai la sufficien-
   za, in estate e autunno risultano significativamente maggiori rispetto
   a quelli registrati in primavera. Ciò significa che i livelli di vitamina D
   prodotti e immagazzinati da giugno a ottobre, periodo in cui l’irra-
   diazione solare determina un’adeguata sintesi cutanea di vitamina D3,
   non risultano sufficienti a garantire uno stato ottimale della stessa nei
   rimanenti mesi dell’anno. La carenza di vitamina D risulta dunque un
   fenomeno di notevole rilevanza anche tra i bambini e gli adolescenti
   toscani.4
   Figura 2. Andamento stagionale dei livelli di 25(OH)D in una popolazione
   di bambini e adolescenti toscani. Da 4.

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   Non solo adolescenti

   Come sottolineato nello studio di Stagi4 questa condizione non è però
   confinata all’adolescenza, ma riguarda anche l’infanzia e potrebbe
   addirittura essere presente già alla nascita: uno studio condotto
   a Novara, i cui risultati sono stati presentati al XXVI congresso SIPPS
   dello scorso novembre,6 ha rilevato come la carenza di vitamina D sia
   già manifesta a livello neonatale: solo il 2,14% dei neonati analizzati
   presentava infatti un quadro di sufficienza vitaminica D (>30 ng/ml);
   nei neonati stranieri inoltre, in particolare i Nord Africani e gli Asiatici,
   i valori medi di 25(OH)D risultavano addirittura inferiori (7,1 ng/ml) ri-
   spetto a quelli italiani (11,9 ng/ml).

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   Key points conclusivi

   • La prevalenza di ipovitaminosi D negli adolescenti
     italiani è molto elevata e il problema non è confinato
     a un’area specifica, ma interessa tutta la nostra
     penisola2,4,5

   • Il deficit di vitamina D aumenta il rischio di patologie
     ossee, quali, per esempio, il rachitismo nel bambino e
     l’osteomalacia nell’adulto2-5

   • Le cause all’origine di questa insufficienza vitaminica
     sono molteplici: le cattive abitudini alimentari e
     comportamentali, quali la sedentarietà e il minor
     tempo trascorso all’aria aperta, responsabili
     rispettivamente dell’aumento ponderale e di
     un’inadeguata esposizione solare, sono fattori che
     influenzano negativamente lo stato vitaminico D, non
     solo dei bambini, ma anche degli adulti1,2,4,5

   • Questa condizione non riguarda soltanto gli
     adolescenti: l’ipovitaminosi D è già presente in età
     infantile e, addirittura, nel periodo neonatale4,6

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   Bibliografia

   1. Adami S et al. Reumatismo 2011;63:129-47.
   2. Colao A et al. Endocrine 2014 Nov 21. [Epub ahead of print].
   3. Holick MF N Engl J Med 2007;357:266-81.
   4. Stagi S et al. Int J Endocrinol 2014;2014:583039.
   5. Vierucci F et al. Ital J Pediatr 2014;40:54.
   6. Pozzi E et al. Atti XXVI Congresso Nazionale SIPPS; abstract e
      comunicazioni: pp. 199.

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                     Editore: Sintesi InfoMedica S.r.l.

            Redazione: redazioneSIPPS@sintesiinfomedica.it

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                            Febbraio 2015

                    Supplemento al numero IV/2014

              Depositato presso AIFA in data 28/01/2015

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