In montagna arriva internet veloce entro l'anno lavori in 110 comuni - Anci Fvg

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IL MESSAGGERO VENETO

16 OTTOBRE

Partita la commercializzazione della fibra nelle aree bianche. Open fiber: a
dicembre serviremo almeno 42 realtà

In montagna arriva internet veloce
entro l'anno lavori in 110 comuni

Giacomina Pellizzari udine. Annunciata da almeno un anno, attesa da decenni, la banda ultra larga
sbarca in montagna. Open fiber, la società partecipata da Enel e dalla Cassa depositi e prestiti, sta
posando i cavi in 80 comuni che entro l'anno diventeranno 110. La fibra fa il suo ingresso nei comuni
(zone bianche) con un numero di residenti insufficiente per risultare interessante sul mercato. Stiamo
parlando di un investimento di 130 milioni di euro e di 300 mila utenze che tra poco più di un anno
potranno collegarsi a Internet in tempi rapidi, scaricare video e guardare la televisione online.Ieri, ad
Ampezzo, Open fiber, la a società partecipata da Enel e dalla Cassa depositi e prestiti, d'intesa con la
Regione, ha dato il via alla commercializzazione dei servizi in fibra ottica sulla rete "future proof".
L'evento si è trasformato in un'occasione per fare il punto sui cantieri e per rendere noto il
cronoprogramma che l'azienda si è impegnata a rispettare. Rispetto alle previsioni iniziali incentrate
sulla fase di progettazione, Open fiber, d'intesa con la Regione e i sindaci, ha deciso di procedere
seguendo il piano delle centrali telefoniche, meglio note come Punti di connettività neutri (Pcn),
contenenti gli apparati ottici che illuminano la fibra. «Stiamo parlando - spiega il regional manager Fvg
di Open fiber, Alberto Sperandio - di una centrale ogni sette-otto comuni con l'ultima casa che, per non
attenuare l'impulso di luce, non deve trovarsi a più di 25 chilometri di distanza». Ampezzo è uno dei
comuni dotato di centrale che serve anche Enemonzo, Forni di Sopra, Forni di sotto, Lauco, Preone,
Raveo, Sauris, Socchieve e Villa Santina.E a chi fa notare al manager che stando alle prime previsioni
qualche ritardo è stato accumulato, Sperandio spiega che, «la distribuzione a macchia di leopardo,
prevista inizialmente, avrebbe portato alla realizzazione di un'opera che non si sarebbe potuto utilizzare
ovunque. Ecco perché abbiamo convenuto di cambiare metodo». In questo momento si contano 80
cantieri aperti, 22 sono già stati completati. «Entro la fine dell'anno i comuni serviti saranno 42». Il
regional manager assicura che a fine dicembre «i cantieri aperti saranno 110. Tutti gli altri prenderanno
il via nel 2020». L'appalto prevede la posa in 216 comuni della fibra ottica in modalità Fiber to the home
(fibra fino a casa). L'infrastruttura resterà di proprietà pubblica e sarà gestita in concessione per 20 anni
da Open fiber, che ne curerà anche la manutenzione. Inutile dire che il completamento del piano di
cablaggio è molto atteso. Da anni gli imprenditori, i cittadini e pure i turisti sollecitano la posa della fibra
diventata indispensabile per lavorare e per rilanciare lo sviluppo della montagna. «La banda ultra larga
- spiega Sperandio - consentirà di navigare ad almeno 30 Mbpd al secondo. Sarà possibile guardare
anche la Tv online non a caso Sky ha sottoscritto l'accordo per fornire il servizio: in questo modo si
elimineranno le antenne e il servizio fornito sarà qualitativamente più alto.Detto tutto ciò, Sperandio
ricorda che il Friuli Venezia Giulia, dopo l'Umbria dove nelle scorse settimane è stata attivata la super
fibra in un comune, è una tra le prime regioni a credere nella clabatura e quindi nella
commercializzazione del servizio nelle aree bianche. «Tutti gli operatori possono formalizzare le loro
offerte commerciali e da quanto stiamo vedendo i prezzi sono paragonabili a quelli pagati in città». Il
regional manager si sofferma su questo aspetto anche se Telecom non fa ancora parte del gruppo di
operatori legati a Open fiber. Aggiunge, inoltre, che nei cavidotti l'infrastruttura risulta più protetta di
altre, non ultimi i ponti radio, anche nel caso di tempeste. «Gli unici disservizi che si potranno verificare
saranno legati alle frane o alle interruzioni accidentali della rete».Gli speed testA confermare la
necessità del servizio sono i risultati degli speed-test effettuati, con la collaborazione dei lettori, dal
Messaggero Veneto un anno e mezzo fa. Allora l'indagine rilevò l'assenza del servizio in moltissimi
comuni in tutta la regione. Dalla montagna molti imprenditori e professionisti sono stati costretti ad
aprire gli uffici in pianura per poter lavorare. Non manca chi attraversava il confine per collegarsi con
l'homebanking. Allora l'assenza della fibra era in linea con il resto del Paese dove la copertura non
superava il 43% (fino a 30 Mbpd), mentre la copertura europea raggiungeva il 70,9%.

L'inaugurazione

Fedriga: ora in Carnia ci sono
più opportunità di lavoro
Luciano Patat ampezzo. «È un servizio capace di colmare le distanze fisiche e renderle irrisorie.
Sapere che in montagna si può navigare veloci come in città ci riempie di orgoglio». Massimiliano
Fedriga, presidente della Regione, non ha nascosto la soddisfazione per l'avvio della
commercializzazione dei servizi in fibra ottica sulla rete Open fiber, partita ieri da Ampezzo.
L'infrastruttura porterà nelle case e nelle imprese la banda larga a una velocità fino a 1 Gigabit al
secondo.Nei prossimi giorni l'operazione partirà anche da Raveo, Socchieve e Preone e da qui a fine
anno saranno chiusi 40 cantieri (entro ottobre toccherà a Resia, Tramonti di Sopra, Clauzetto, Fanna e
Artegna) mentre 110 saranno quelli che apriranno durante l'anno, da quello in via di ultimazione a
Majano, passando per il Tarvisiano, dove i lavori devono ancora partire. La Carnia, dunque, fa da
apripista al progetto legato alla strategia italiana per la banda ultra larga, portato avanti da Open Fiber:
«Avevamo preso un impegno durante gli Stati generali della montagna del novembre 2018 e oggi la
banda larga è realtà - ha aggiunto Fedriga -. Chi vuole vivere in area montana ha un'opportunità in più
e la connessione con fibra ottica può creare nuovi orizzonti per lavoro, impresa e sviluppo. Una Rete
efficiente, e l'azzeramento dell'Irap in territorio montano, sono due incentivi importanti. Ringrazio Open
fiber e tutti gli altri attori coinvolti per la collaborazione che ha permesso di centrare il risultato».Pure per
il sindaco di Ampezzo, Michele Benedetti, si tratta di una "battaglia" vinta: «È dal mio insediamento
avvenuto 10 anni fa che aspettiamo l'arrivo della fibra ottica, finalmente ci siamo. Il digital divide potrà
essere superato e questo ci renderà più attrattivi, anche per attirare nuovi insediamenti produttivi».
Senza trascurare chi già opera qui: «Grosse aziende come la Metal Tech o il prosciuttificio Wolf nella
vicina Sauris avevano bisogno di collegamenti più veloci ed efficaci - fa notare Benedetti -. Penso
anche a molti studi professionali che, grazie alla fibra, non saranno più costretti a spostarsi verso la
pianura». Di «impatto positivo per il telelavoro» ha parlato invece Guido Citerni di Siena, responsabile
rapporti istituzionali e comunicazione di Infratel, società in-house del Mise, soggetto attuatore dei Piani
banda larga e ultra larga del Governo. «Per realizzare la rete Ftth ad Ampezzo è stato utilizzato il 90
per cento dell'infrastruttura esistente, con impatto ambientale ridotto - ha spiegato Marco Martucci,
responsabile Open Fiber per l'area Nordest -. La possibilità di accedere ai servizi in banda ultralarga
avrà un impatto rilevante nel settore primario e industriale. Ma ci saranno anche altri riflessi: sarà
possibile semplificare la comunicazione tra pubblica amministrazione e cittadino, così come sarà
disponibile una videosorveglianza più efficace capace di aumentare la sicurezza sul territorio».

LAUCO, RIPENSACI
"Il Consiglio comunale di Lauco non accetta la sperimentazione del 5G" titolava il Messaggero Veneto
qualche giorno fa. Nello stesso giorno in cui compariva questa notizia, il Mv e altri giornali pubblicavano
un articolo sulla "operazione a distanza" sperimentata al San Raffaele di Milano grazie al collegamento
in 5G messo a disposizione dalla Vodafone. Detto in maniera molto sintetica, per chi non sapesse di
cosa parliamo, il 5G (acronimo di 5th Generation), è una tecnologia quinta generazione di connessione
mobile, una delle innovazioni tecnologiche più importanti degli ultimi anni, destinata a cambiare
radicalmente il nostro modo di connetterci a internet. La sperimentazione in Italia è stata avviata a
Milano, che ha già una copertura quasi completa da parte di Vodafone, a Bari, Matera, L'Aquila, Prato,
Roma e altri 120 piccoli Comuni italiani, tra cui 7 in Friuli (Ragogna, Pontebba, Bordano, Resiutta,
Lauco, Comeglians in provincia di Udine, Tramonti di Sopra nel Pordenonese).La notizia di tale scelta è
stata comunicata nel mese di marzo di quest'anno, purtroppo senza alcun coinvolgimento delle
comunità locali, che si sono viste "beneficiate" di tale opportunità, mentre da varie parti si stanno
organizzando i soliti comitati del No, in questo caso Stop-5G, che diffondono voci allarmistiche su
pericoli delle onde elettromagnetiche sulla salute degli abitanti. Voci non confermate da studi scientifici
sull'argomento, ma che fanno indubbiamente presa sulle persone. Si sa che qualche Comune come ad
esempio Ragogna, ha avviato una attività di monitoraggio dell'Arpa e dell'Azienda sanitaria, oltre che
impegnare l'Università di Udine, che effettuerà degli approfondimenti tecnici anche per "tranquillizzare" i
residenti.Il rifiuto pregiudiziale del Comune di Lauco, su pressione dei famosi Comitati Stop-5G, non è
un bel segnale se si intende uscire dal "digital divide" che caratterizza ancora oggi gran parte della
Carnia. Le opportunità del 5G , soprattutto nel campo della telemedicina (vedi Progetti Vodafone), ma
estendibili ad altri campi, come nel turismo o teleformazione, dovrebbero indurre per lo meno a un
supplemento di indagine sulla effettiva pericolosità di tale tecnologia, negata, ripeto, dalla maggior parte
degli esperti. Si spera che ci sia una riconsiderazione del diniego da parte di Lauco o nel caso di
conferma, l'opportunità venga offerta a un altro Comune della Carnia, oltre a Comeglians che non si è
ancora pronunciato.
edilizia

Santoro (Pd): la Regione
non investe abbastanza
udine. La crisi del settore edilizio è stata al centro, ieri su richiesta della dem Mariagrazia Santoro,
dell'audizione in IV Commissione, presieduta da Lorenzo Tosolini, e alla presenza dell'assessore
Graziano Pizzimenti.A illustrare lo stato dell'arte e a indicare le esigenze anche normative sono stati il
presidente regionale dell'Ance, Roberto Contessi, il presidente del Gruppo Edili ConfApi Denis Petrigh,
insieme con Claudio Scialino, e il capogruppo regionale edilizia di Confartigianato Alessandro Zadro
con Salvatore Cane e Melitta Crevatin in rappresentanza anche di Cna e Legacoop Fvg. «Sicuramente
l'amministrazione regionale terrà conto delle osservazioni e delle proposte dei soggetti auditi - ha detto
Tosolini -, in quanto fanno chiarezza sulle esigenze delle imprese e dei portatori di interesse.
Ribadiamo l'importanza dell'edilizia quale volano dell'economia del Friuli Venezia Giulia che deve
essere tutelata».Attacca, invece, Santoro. «Il gruppo del Pd ha presentato due proposte in Consiglio -
ha spiegato -: una volta al recupero del patrimonio edilizio esistente per creare nuove abitazioni da
destinare alle giovani coppie, con una dotazione di 15 milioni, e una per istituire un fondo per favorire le
demolizioni di aree e strutture abbandonate e non più utilizzate, con una dotazione di 5 milioni di euro.
Con queste due proposte di legge vogliamo favorire il riuso di strutture edilizie esistenti, dentro e fuori i
centri urbani, e limitare il consumo di nuovo suolo».Nel corso dell'audizione, ha sottolineato inoltre
Santoro, «è emerso come la nuova legge urbanistica del centrodestra manchi di chiarezza e per
questo, a oggi, non ha avuto concreta attuazione. Quindi, evidenzia ancora Santoro, «c'è il tema
risorse: la Regione deve investire nell'edilizia, ma attualmente quelle per la riqualificazione dei centri
urbani e degli alloggi abbandonati o inutilizzati sono a zero».

IL PICCOLO

16 OTTOBRE

In arrivo 31 richieste di mobilità su 38 dipendenti. Zavattaro a caccia di rinforzi
dalle altre Aziende

Organici all'osso e turni massacranti
Fuga dalla centrale regionale del 118

udinE. Se non è un esodo di massa, poco ci manca. Per gli infermieri in forza alla Sala operativa
regionale dell'emergenza sanitaria l'ora X scatta oggi con la presentazione delle richieste di mobilità: 31
su 38 dipendenti attualmente in servizio. Le ragioni di un malcontento che si trascina da due anni e
mezzo sono state messe nero su bianco dal Nursind - il sindacato delle professioni infermieristiche -
con una denuncia che è stata presentata ieri all'Ispettorato territoriale del lavoro di Udine e alla
Direzione generale dell'Azienda regionale di coordinamento per la Salute, e che erano state già
rappresentate in una missiva inviata al commissario straordinario Francesco Nicola Zavattaro. Il
segretario del Nursind Udine Afrim Caslli parla di «gravissimi problemi che affliggono gli infermieri della
Sores e che, a oggi, si registrano in maniera ancora più marcata. Intendiamo dar voce al crescente
malcontento e disagio degli infermieri e rimarcare le più che legittime proteste contro le continue
violazioni dei loro diritti». E assicura che l'Arcs si è dimostrata sorda alle «legittime richieste avanzate
dagli stessi operatori», da due anni a mezzo in preda a «disagi ormai non più tollerabili che stanno
pregiudicando il loro equilibrio psicofisico, indispensabile per garantire un'assistenza di qualità e priva di
esposizione a qualsiasi rischio sia per i lavoratori che per la popolazione». A fronte di questa
situazione, il Nursind chiede le dimissioni immediate del direttore della Centrale operativa 118 regionale
Vittorio Antonaglia, reo, per il sindacato, di aver disatteso i ripetuti appelli lanciati dal personale.
«Avevamo chiesto una dotazione minima di 52 persone per far funzionare il servizio - tira le somme il
segretario - eppure, prima che proclamassimo lo stato di agitazione, sono scesi a 42, e poi a 38,
decimati da malattie e richieste di mobilità. Ma così non può andare». Il Nursind ricorda una serie di
eventi eccezionali che, con il passare del tempo, hanno perso perfino il carattere di eccezionalità. Dopo
un iniziale ritorno a sei unità infermieristiche nei turni di notte, in concomitanza con le ferie del periodo
estivo è stato necessario ridurre a cinque gli infermieri nei notturni infrasettimanali (da otto a sette quelli
diurni). Ma è ottobre inoltrato, e i numeri non cambiano: sabato scorso i cinque infermieri di turno hanno
"processato" 328 chiamate, gestito l'attività di espianto organi e 111 interventi, di cui uno gravissimo,
con feriti critici, che hanno richiesto l'invio di più mezzi, compreso l'elisoccorso. Un carico di lavoro
massiccio, sbagliare è facile, ma questo è un settore in cui non è consentito il margine di errore. E per
garantire le presenze, ciascun operatore in servizio ha accumulato ben 150 ore di straordinari in un
anno. . Zavattaro - dal canto suo - sta guardando all'esterno e cerca un'iniezione di personale
qualificato fornito dalle Aziende centrali, con turni a rotazione. «Da oltre un mese - conferma - stiamo
cercando l'accordo con le Aziende per garantire l'invio di personale già impiegato nelle aree di
emergenza e sui mezzi che pur rimanendo in organico nelle sedi centrali potrebbero affiancare
l'organico della Sala operativa regionale grazie a un sistema di turnazioni». Un modo per dare ossigeno
al personale stremato e rimpinguare gli organici. «Potremmo così risolvere le problematiche legate al
numero di dipendenti per il turno di notte, passando da cinque a sei, e salire da sette a otto per le
attività diurne», chiarisce il commissario. Ma occorre che le Aziende manifestino il loro assenso.
Pordenone l'ha già dato, Udine è pronta a mettere a disposizione alcuni dipendenti che prestano già
servizio con l'elisoccorso: «Purtroppo - chiosa Zavattaro - devo ammettere che con Trieste siamo
avendo un riscontro negativo, vogliono capire quali siano le condizioni che possiamo riconoscere a
livello retributivo, ma si tratta di richieste che non sono comprese dai nostri contratti».

IL GAZZETTINO IN ALLEGATO
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