Sei alloglotto a? No, grazie! * - Unica

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Sei alloglotto/a? No, grazie! *

Marinella Lőrinczi                                                                marzo 2020

A prima vista la parola, anzi - in linguistica - il termine alloglotto ha un significato molto
chiaro e semplice, asettico: “di lingua diversa” (Bombi 2015: formazioni/forme alloglotte,
modello/i alloglotto/i; ad es. maggiore forza evocativa e carica semantica delle forme
alloglotte rispetto al termine indigeno, p. 383; alloglotto si alterna con le espressioni più
trasparenti neologia esogena, parole straniere, forestierismi).

Ma andiamo a leggere nei migliori dizionari italiani.

Il Grande dizionario della
lingua italiana (il
“Battaglia”

https://it.wikipedia.org/wiki/Grande_dizionario_della_lingua_italiana) spiega ed esemplifica
così: Alloglòtto (alloglòtta), agg. e sm. Che parla una lingua diversa (per lo più straniera)
da quella del paese ove risiede. [Alfredo] Panzini, IV-18: I tedeschi dell’Alto Adige, gli
slavi compresi nei confini d’Italia, sono per noi alloglotti. = Voce dotta, gr. ἀλλόγλωττοϛ;
‘di lingua diversa’, comp. da ἀλλοϛ ‘altro’ e γλῶττα ‘lingua’. (NOTA 1) Il collega Maurizio
Trifone mi comunica gentilmente che «Il Panzini [1863 - 1939] ha inserito nel suo
Dizionario moderno il lemma alloglotta (non alloglotto) nell’edizione del 1935 (in quella del
1923 la voce non è presente). Cito testualmente … : “Alloglotta: grecismo, di altra lingua. I
tedeschi dell’Alto Adige, gli slavi compresi nei nuovi confini d’Italia, sono per noi
alloglotti.” La voce è riportata senza alcuna variazione nelle edizioni successive del 1942 e
del 1950.» L’amica Luisa Mulas mi ricorda, molto opportunamente, che nella poesia italiana
del Novecento l’unica attestazione di alloglotto/alloglotta si trova in Pier Paolo Pasolini, in
Poesia a forma di rosa, 1962-1963, “Una discesa di barbari alloglotti […] una discesa
medioevale, di Goti o Celti.”;
http://lostrillodelgrillo.weebly.com/uploads/3/0/5/3/3053535/poesia_in_foma_di_rosa.pdf.

Il Treccani on-line (http://www.treccani.it/vocabolario/alloglotto/ ) indica, come significato :
Di lingua diversa da quella prevalente nel resto di una nazione: i dialetti alloglotti d’Italia;
popolazione alloglotta; cittadini alloglotti, anche come s. m. (talvolta scambiato, nell’uso
com[une], con [N.B.] allogeno): gli alloglotti dell’Alto Adige. (cfr. NOTA 1)

Il DELI (Diz. Etimologico d. Ling. It. https://books.google.it/books?
q=editions:ISBN8808094286&id=YsmSvwEACAAJ&hl=it) recita: Chi parla una lingua
diversa da quella della maggioranza degli abitanti di un paese (alloglosso: [prima
attestazione] 1883 ca., secondo il VEI [A. Prati, Vocab. etimologico it., 1951] che però non
indica la sua fonte; alloglotti pl., av. 1941, B. Mussolini, cit. in Voc. Acc. [Vocab. d. ling. it.,
1941]; alloglotta: 1931 [ma 1935], Panz[ini] Diz.; alloglotto: 1941, Voc. Acc. - Alloglosso è
il gr. allóglōssos “d’altra lingua” ecc.
Ho evidenziato in grassetto i dati indicanti le prime attestazioni, cioè le prime registrazioni
scritte, note agli esperti. Scartato l’anno 1883, perché ne manca la fonte, le date sicure
riportate in questi dizionari si collocano, significativamente, tra il 1935 -1941. Il Diz.
Moderno di Panzini (ed. 1935) conferma la circolazione della parola in quegli anni.

Se sfogliamo un dizionario della lingua greca antica, lingua studiata nel licei classici da dove
proveniva gran parte degli intellettuali di allora, già le parole composte con lo
(pseudo)prefisso allo- rivelano, appunto, qualche sfumatura di significato in più del
semplicemente “diverso”. Allogenés “d’altra razza, straniero”, allóglossos “che parla
un’altra lingua, straniero”, allógnotos “straniero, d’altro paese”, allóthroos “che parla
un’altra lingua, straniero”. Ho evidenziato la porzione di significato costante. Per questa
ragione i termini tecnici e scientifici moderni derivati dal greco col prefisso allo-, contengono
una identica parte di significato che è più di “diverso”, e cioè “diverso dal normale” (v. allo-
nel Diz. Treccani). Non si tratta soltanto di diversità ma di differenza dalla norma,
dall’abituale. La allolalia, per esempio, non è un semplice parlar diversamente, bensì una
“alterazione generica del linguaggio, ossia qualsiasi alterazione della comprensione, della
produzione, della trasmissione di idee per mezzo di segni e parole.” Chi ha ideato il nostro
neologismo, di origine greca, doveva sapere esattamente cosa stava facendo.

Perciò se due individui che parlano due lingue diverse, lingue di cui una è del posto e l’altra
no, non saranno entrambi alloglotti uno rispetto all’altro, ma lo sarà soltanto uno di loro, colui
che viene da fuori ed è quindi anche in minoranza numerica. C’è dissimmetria tra i due.

Guardiamo ora ai documenti menzionati nelle voci di dizionario, ai testi nei quali compare
alloglotto. Sicuramente, il più rilevante sul piano politico è quello di Benito Mussolini, del
1941. Di cosa si tratta? In un suo lungo discorso pronunciato il 10 giugno del 1941 nella
riunione plenaria della Camera dei Fasci e delle Corporazioni, Mussolini ‘celebrava’ il
“primo annuale dell’intervento” catastrofico nella Seconda Guerra Mondiale. Il testo fu
pubblicato ne «Il Piccolo di Trieste» del giorno successivo; ora è leggibile anche in rete
(http://www.lorien.it/X_INNI/Pg_Canzoni-D/Disc_BM/Discorso_BM_1941-06-10.html ). Il
brano intero è questo (enfasi mia): “Gli Stati che si caricano di troppi elementi alloglotti
hanno una vita travagliata. Può essere talvolta inevitabile di averli, per ragioni supreme di
sicurezza strategica. Bisogna adottare verso di essi un trattamento speciale, premesso,
beninteso, la loro assoluta lealtà di cittadini verso lo Stato.” (NOTA 2) E così prosegue, nelle
frasi immediatamente successive: “Comunque, quando la etnia non va d'accordo con la
geografia, è l'etnia che deve muoversi. Gli scambi di popolazioni e l'esodo di parti di esse
sono provvidenziali, perché portano a far coincidere i confini politici con quelli razziali.” E
conclude, molto più in là: “Vinceremo!”.

Le frasi sopra citate vengono evidenziate anche nell’articolo del 20.11.2018 di Davide Conti,
uno dei curatori dell’Archivio Storico del Senato della Repubblica
(https://www.patriaindipendente.it/ultime-news/mussolini-il-criminale-e-i-balcani/). Conti,
nel suo scritto, riassume il significato complessivo e le conseguenze storiche di questo aspetto
del pensiero mussoliniano e fascista, presente nel discorso del 1941.

Ma possiamo ancora arretrare nel tempo, come segnalano certe frasi individuabili nella
parziale riproduzione in rete del volume di Federico Scarano (2012, v. ad es. a p. 115). In uno
scambio epistolare tra i due cognati Massimo Magistrati e Galeazzo Ciano, del 1938, il primo
informa il secondo che “Naturalmente il gruppo alloglotto, dell’Alto Adige, al quale sarà
permesso, da parte italiana, di conservare le sue tradizioni e la sua cultura […] proprio nel
quadro dell’amicizia italo-tedesca”. All’epoca Mussolini aveva dichiarato e rassicurato che
“non aveva alcuna intenzione di italianizzare” gli oltre 240mila sudtirolesi, garantendo loro
anche la scuola e la stampa (Scarano 2012, p. 114); dichiarazione che contraddice o nega i
fatti, poiché già dal 1923 venivano formulati ed applicati i Provvedimenti per l’Alto Adige
miranti all’italianizzazione della regione, che realizzavano il programma nazionalista del
senatore Ettore Tolomei (https://it.wikipedia.org/wiki/Programma_di_Tolomei). Tornando
alla storia della parola alloglotto, organicamente collegata, come si è visto, alla complessa e
travagliata storia di quella specifica regione, possiamo ancora arretrare nel tempo, senza però
cambiare la posizione geografica frontaliera.

Im un articolo di Giuseppe Vedovato (1968, p.84) troviamo un brano del discorso del
senatore Francesco Salata (siamo nel giugno del 1921), “anche egli ex suddito della
monarchia asburgica, chiamato a presiedere la … Commissione consultiva centrale per
l’ordinamento delle nuove provincie [dove risiedono minoranze etniche di lingua tedesca e
slava (NOTA 3)] …: «Può bensì per questa via autonomistica [sostiene Salata] sperarsi
facilitata la soluzione di qualche problema alloglottico ai margini della Patria; ma come
devesi respingere ogni idea di “Stato entro lo Stato”, così non si potrebbe immaginare una
diversa e maggiore misura di ordinamenti autonomistici a gruppi o territori d’altra lingua. …
Dopo le incertezze, le diffidenze e le difficoltà dell’assestamento, che non conviene sottacere
ma neanche esagerare, anche i nuovi cittadini d’altra lingua comprenderanno …» …”

Le parole evidenziate mostrano chiaramente il rapporto sinonimo tra alloglottico e la altra
lingua dei nuovi cittadini dello Stato nel suo assetto postbellico. La parola alloglott(ic)o si è
caricata in seguito, al di là delle possibili ma improbabili mere intenzioni descrittive, di
connotazioni poco neutre anzi potenzialmente negative se non xenofobe, il che - a mio avviso
- raccomanderebbe il suo impiego controllato e limitato agli eventi storici che l’hanno
generata. Nelle esemplificazioni, come si è visto, alloglotto è associato il più delle volte e non
casualmente agli altoatesini-sudtirolesi (v. ancora, on-line: Alloglotto. Che in uno stesso
territorio parla o documenta una lingua diversa da quella ufficiale della maggioranza. Gli
altoatesini a. Dal gr. Allóglōttos ‘di lingua diversa’, comp. di állos ‘altro, diverso’ e glôtta
‘lingua’ •prima del 1941; nella variante ‘alloglosso’, 1883.; v. anche
https://www.studentville.it/studiare/alloglotto/ ).

Andando ancora indietro nel tempo, e scavalcando il limite tra i secoli XIX-XX, ritroviamo,
nella documentazione che riguarda in nostro argomento, il concetto della “alloglossia” ma
non ancora la parola alloglotto. “Il concetto di alloglossia viene spesso associato al carattere
presuntamente ‘allogeno’ delle popolazioni” mette in guardia Fiorenzo Toso (2011) e
prosegue «già Graziadio Isaia Ascoli ([nel] 1861) parlava di “colonie straniere in Italia” per
le comunità alloglotte da lui individuate, in base al presupposto di una corrispondenza tra
confini geografici ed etnico-linguistici.» E’ però sempre utile rileggere le fonti.

E’ pur vero che nei luoghi indicati del testo dell’Ascoli, lo studioso goriziano (vissuto tra il
1829-1907) discute di colonie straniere. Ma ne parla nel 1861 in relazione a una dissertazione
del 1856 del glottologo apripista veronese-milanese Bernardino Biondelli (1804-1886, di 25
anni maggiore di Ascoli), dissertazione che s’intitola Prospetto topografico-statistico delle
colonie straniere in Italia, ed è inclusa nel volume dei suoi Studii linguistici (1856).
Leggiamo, perciò, anzitutto un frammento del testo del Biondelli (p.46, enfasi mie), al quale
aveva risposto, criticamente, Ascoli:
Biondelli: “[…] distingueremo come straniere quelle colonie, le quali, sebbene da vari
secoli formino parte della popolazione d’Italia, ne coltivino il suolo, ne osservino le leggi,
pure serbarono in gran parte la primitiva [=originaria] lor lingua, e rimasero straniere in
mezzo agli Italiani. Di queste colonie appunto volendo or noi porgere un succinto prospetto,
gioverà per maggiore chiarezza dividerle in vari gruppi, avuto riguardo alle lingue da loro
parlate, e seguendo da settentrione a mezzogiorno il posto da loro occupato nella penisola.
Tali gruppi sono: 1. germanico; 2. slavo; 3. francese; 4. valacco; 5. catalano; 6. greco; 7.
albanese; 8. arabico; ai quali potremo aggiungere gli Ebrei, gli Armeni ed i Zingari, che in
maggiore o minor numero diffusi su tutta la penisola, rimasero per varietà [=diversità] di
culto, o di lingua e di costumi, sempre stranieri nei luoghi da loro per vari secoli abitati.”
(NOTA 4). Descrive le Colonie israelitiche alle pp. 68-71.

Torniamo all’Ascoli. Considerato uno dei più importanti linguisti dell’Ottocento, il futuro
studioso “nato a Gorizia nel 1829 da ricca famiglia ebraica e formatosi nell’ambiente
plurilingue della città, si dedicò da autodidatta allo studio delle lingue e della linguistica,
pubblicando a soli 17 anni il saggio Sull’idioma friulano e sulla sua affinità colla lingua
valaca.” (Morgana 2010, cap. 1) C’è chi lo definisce addirittura un fervente “nazionalista”,
italiano, s’intende (Rebeggiani 2000); altri (chi?) si sarebbero spesi per valutare una supposta
“scarsa ‘italianità’ della prosa scientifica ascoliana, dovuta alla provenienza geografica
periferica” (Morgana cit., cap. 2). Certamente disse: “Noi siam fratelli [entro la nazione] in
lingua ed in lettere” e partecipò “al dibattito sull’italiano postunitario, sui dialetti e sulle
condizioni culturali e scolastiche del paese” (Morgana cit., cap. 3).

A pagina 37, Ascoli così inizia la sua rassegna di Colonie straniere ecc.: “Arriviamo alla terza
dissertazione [del Biondelli], al Prospetto topografico-statistico delle Colonie straniere
d’Italia, in cui si contengono eziandio dei cenni storico-etnologici intorno a codesti
frammenti di dieci estranee nazioni [=le colonie straniere di Biondelli] (Tedeschi, Slavi,
Francesi, Valachi, Albanesi, Greci, Catalani, Arabi, Ebrei, Zingani), che hanno ferma stanza
in terra italiana.”

Compiamo ora un salto importante, per giungere al punto. A p. 83 Ascoli dichiara, quasi in
conclusione: “Di vere popolazioni non italoglosse in Italia [ma non usa alloglosse; nota mia],
non resterebbe più da menzionarsi se non la maltese, che parla un idioma di fondo arabico;
gli Ebrei, gli Armeni e gli Zingari non potendo andar ragguagliati agli altri coloni stranieri, i
primi perché favellanti la lingua del paese, gli altri perché scarsissimi e non radicati.”
Isolandone il caso degli Ebrei, questi, per un Ascoli che non poteva sentirsi indifferente alla
questione, non sono coloni stranieri (mentre per Biondelli formano le Colonie israelitiche,
pp. 68-71, di cui alcune “antichissime”), perché “favellano” la lingua del paese; detto con
parola più moderna, essi non sono nemmeno alloglotti (enfasi mie).

Si è insistito su quest’ultimo dettaglio, non secondario, per far vedere dove può portare il
discorso della alloglossia.

Nel Dizionario “Battaglia” troviamo una curiosità, che va senz’altro commentata, alla voce
alloglossia (http://www.gdli.it/Ricerca/Libera?q=alloglossia): voce dotta, dal gr. “diverso,
altro” e “lingua”. Sf. Ling. “uso di una lingua diversa da quella ufficiale o parlata dalla
maggioranza degli abitanti di uno Stato.” [esempio:] Pasolini, 24-88 : “qui c'è un mucchio di
parenti maschi venuti da Sardegne e da Calabrie, neri, ancora, e torvi, perduti come lupi nella
loro alloglossia.” … (neretto mio). C’è da stupirsi di quest’uso, pertanto approfondiamo. Si
tratta, in questo caso, di una “sceneggiatura-racconto dimenticata - La (RI)cotta - inedito.
Film non realizzato, racconto”, scritto da Pasolini e pubblicato con disegni di Bruno Caruso
su “L’Unità”, il 6 dicembre del 1964 (numero domenicale);
https://videotecapasolini.blogspot.com/2017_07_10_archive.html. In questa sceneggiatura,
che è un racconto realistico-allegorico, figura anche “una bambina [la Bambina Stracci] dagli
occhi di pane fresco, di mare pescoso, azzurri come un cielo rovesciato - d'una purezza che
colpisce in pieno petto come un pugno, silenziosi, spalancati, severi, candidi.” E la frase
citata nel dizionario “Battaglia” non rispecchia, ovviamente, il pensiero di Pier Paolo
Pasolini, ma il sentire di certi personaggi del racconto. Che andrebbe letto per intero.

Non sarà ozioso ricordare che nelle leggi 1 (regionale), 2 (nazionale), 4 (regionale),
menzionate in basso, alloglotto non è usato, mentre nella proposta di legge regionale che si
trova al n. 3, l’aggettivo alloglotte (applicato a determinate varietà linguistiche) si utilizza
ripetutamente. Dal testo definitivo (n. 4) esso è stato rimosso.

* Dedicato alle vittime dell’attentato xenofobo perpetrato a Hanau, Germania, il 20.2.2020.

NOTE.      1. Si confronti, nello stesso Dizionario, con “Allògeno”:

           2. La frase è preceduta da questo paragrafo: “Noi avremmo potuto, volendo,
spingere i nostri confini dai Velebiti alle alpi albanesi, ma avremmo, a mio avviso, commesso
un errore; senza contare il resto, avremmo portato entro le nostre frontiere parecchie centinaia
di migliaia di elementi allogeni, naturalmente ostili. Ora, la storia antica, ma soprattutto la
recente, dimostra che gli Stati devono tendere a realizzare il massimo della loro unità etnica e
spirituale, in modo da far coincidere a un certo punto i tre elementi razza, nazione, Stato.”
(neretto mio).
          3. L’uso di minoranza etnica è attestato ad es. nel Primo manuale legislativo per la
sistemazione giuridica delle nuove provincie, Roma, Casa Editrice “La giustizia sociale”, s.a.
(ma 1922-1923?), p. 17, n. 2; www.openstarts.units.it › bitstream › DW_DWA019262.
          4. Ma anche la terminologia del Biondelli non è del tutto originale. Nel 1842
l’etnologo e filologo tedesco Albert Schott (1809-1847) pubblica uno studio, citato anche da
Ascoli, che si intitola, in traduzione, Le colonie tedesche del Piemonte […];
https://books.google.de/books?id=t8r-_Bmuy9EC.

SAGGI.        Graziadio Isaia Ascoli, 1861, Colonie straniere in Italia, in Id., Studj critici,
Gorizia, Paternolli, 2 voll., vol. 1º, pp. 37-85;
https://books.google.it/books?
id=JtoOAAAAQAAJ&printsec=frontcover&hl=it&source=gbs_ge_summary_r&cad=0#v=o
nepage&q&f=false.
         Bernardino Biondelli, 1856, Prospetto topografico-statistico delle colonie straniere in
Italia, in Studii linguistici, Milano, G. Bernardoni, pp. 43-75;
https://books.google.it/books?
id=gHcCAAAAQAAJ&printsec=frontcover&hl=it&source=gbs_ge_summary_r&cad=0#v=o
nepage&q&f=false.
        Raffaella Bombi, 2015, Il contatto anglo-italiano e i riflessi nel lessico e nei processi
di «formazione delle parole», in C. Consani (a cura di), Contatto interlinguistico fra presente
e passato, Milano, LED, pp. 379 - 396.
        Silvia Morgana, 2010, Ascoli, Graziadio Isaia,
http://www.treccani.it/enciclopedia/graziadio-isaia-ascoli_(Enciclopedia-dell'Italiano)/.
       Luca Rebeggiani, 2000, G.I. Ascoli e la questione della lingua,
https://www.grin.com/document/276117.
       Federico Scarano, 2012, Tra Mussolini e Hitler. Le opzioni dei sudtirolesi nella politica
estero fascista, Milano, FrancoAngeli; parzialmente on-line, interrogare con alloglotto,
inoltre con alloglotta per ulteriori testimonianze testuali a storiche.
https://books.google.it/books?id=pVL-CQAAQBAJ&printsec=frontcover&dq=Tra+Mussolini+e+Hitler.
+Le+opzioni+dei+sudtirolesi+nella+politica+estero+fascista&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwiVzartyfnnAhXkpIs
KHQkbD7wQ6AEIKTAA#v=onepage&q=Tra%20Mussolini%20e%20Hitler.%20Le%20opzioni%20dei
%20sudtirolesi%20nella%20politica%20estero%20fascista&f=false
        Fiorenzo Toso, 2011, Minoranze linguistiche,
http://www.treccani.it/enciclopedia/minoranze-linguistiche_(Enciclopedia-dell'Italiano)/.
        Giuseppe Vedovato, 1968, Il problema dell'autonomia per la minoranza di lingua
tedesca dell'Alto Adige, “Rivista di Studi Politici Internazionali”, Vol. 35, No. 1, pp. 79-93,
leggibile a https://www.jstor.org/stable/42735255?seq=1.

LEGGI. 1. Legge Regionale n. 26/1997, Promozione e valorizzazione della cultura e della
lingua della Sardegna, https://www.regione.sardegna.it/j/v/86?v=9&c=72&file=1997026.
            2. Legge n. 482/1999, Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche
storiche, https://www.camera.it/parlam/leggi/99482l.htm.
              3. Legge Regionale (proposta e relazione), testo unificato n. 36-167-228/A,
Disciplina della politica linguistica regionale, marzo 2018,
http://www.consregsardegna.it/XVLegislatura/Testi%20Unificati/TU36-167-228-A.pdf;
alloglotte compare cca. 16 volte nella proposta di legge, 23 volte nell’intero documento.
           4. Legge Regionale n. 22/2018, Disciplina della politica linguistica regionale,
http://consiglio.regione.sardegna.it/XVLegislatura/Leggi%20approvate/lr2018-22.asp.
https://www.manifestosardo.org/sei-alloglotto-a-no-grazie/
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