IN ASCOLTO DELLA PAROLA DI DIO
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Lectio Divina 2007/2008 AC – Decanato di Rho / 1 Tratto da: Leggere la Bibbia in famiglia. Nuovo Testamento. Salmi. Testi dell’Antico Testamento, a cura di Don Luigi Nason, Centro Ambrosiano, 2007 IN ASCOLTO DELLA PAROLA DI DIO IL LIBRO DELLA PAROLA DI DIO Nella Bibbia certo noi incontriamo la Parola di Dio. Se però intendiamo per “Parola di Dio” il “parlare di Dio”, cioè il suo comunicarsi all’uomo, allora la “Parola di Dio” è più della Bibbia. Dio, infatti, si rivela a noi nell’opera della creazione, nella voce della coscienza, negli eventi della storia della salvezza, ma anche nella celebrazione dei Sacramenti, nella testimonianza dei santi, nell’esperienza della fraternità ecclesiale, nell’insegnamento autorevole dei pastori della Chiesa, nella riflessione illuminata dei teologi e in altro ancora. In ultima istanza e a livello fondamentale, la “Parola di Dio” è Gesù Cristo, il Signore crocifisso e risorto, rivelazione perfetta di Dio. Gesù, il Figlio di Dio fatto uomo, è il culmine di quella storia di salvezza attraverso la quale Dio si è progressivamente svelato a noi ed è insieme la sorgente di ogni altra forma della Rivelazione di Dio nel mondo. Egli è la Parola stessa che era da sempre presso Dio e che si è fatta carne: “E il Verbo (cioè la Parola) si fece carne – scrive Giovanni – e venne ad abitare in mezzo a noi” (Gv 1,14). La Bibbia è dunque una delle forme della la Parola di Dio, non l’unica. Essa è, precisamente, “il libro” della Parola di Dio, è la Parola di Dio nella sua forma testuale. Alla Parola di Dio che la Bibbia comunica si accede perciò attraverso l’esperienza della lettura.
LA LECTIO O LETTURA SPIRITUALE DELLE SCRITTURE Con il nome latino di lectio, un nome che, pur essendo abbastanza familiare, non appartiene alla nostra lingua, si allude ad una “esperienza di lettura” del tutto singolare, quella appunto della Bibbia, cioè delle sacre Scritture cristiane. La singolarità della lettura deriva dalla singolarità del testo: nessuna lettura può essere paragonata alla lettura della Bibbia, poiché nessuno scritto può essere paragonato alla Bibbia. È difficile trovare nel nostro linguaggio un termine che renda bene il senso di lectio. Non basta parlare di “lettura”; questo termine indica qualcosa di troppo superficiale e di troppo poco impegnato. Né è migliore quello di “studio”; esso si situa infatti a un livello intellettuale, ma diventa facilmente sinonimo di ricerca scientifica o di cultura. Ora, secondo la tradizione della Chiesa, in nessun modo i credenti devono tendere attraverso la lectio a farsi una cultura, sia pure teologica o biblica. Più vicino è il termine “meditazione”; ma i metodi recenti di orazione che lo hanno assunto gli hanno introdotto connotazioni di sistematicità e di complessità psicologica che potrebbero fuorviare. Si potrebbe dire che la lectio è uno « scrutare accuratamente le Scritture con piena attenzione dell’animo » (Guido il Certosino), oppure che la lectio è « una lettura della Bibbia pregata », cioè, più ampiamente, « una lettura personale della Parola di Dio, durante la quale ci si sforza di assimilare la sostanza; una lettura nella fede, in spirito di preghiera, cedendo nella presenza attuale di Dio che parla nel testo sacro » (Mariano Magrassi). 2
Lectio Divina 2007/2008 AC – Decanato di Rho / 2 IN ASCOLTO DELLA PAROLA DI DIO LECTIO DIVINA E MISTERO DI DIO Frutto della lectio è la conoscenza sempre più profonda e personale del mistero di Dio ma anche del senso della realtà in cui viviamo. Questi due aspetti sono inseparabili: colui che comprende le sacre Scritture entra contemporaneamente nel segreto di Dio e nel segreto del mondo, scopre il vero volto del Padre e trova la luce della sapienza, acquista uno sguardo penetrante sull’intera realtà che lo circonda, riceve in dono un cuore nuovo, diviene capace di percepire la verità delle cose nella luce di Cristo, riconosce la bellezza di ciò che esiste e insieme il grande bisogno che il mondo ha della redenzione. La vera lettura della Bibbia non è una tecnica ma un’esperienza spirituale. Essenzialmente essa è un evento di grazia. Questa lettura è e sarà sempre una “lettura spirituale”, cioè una lettura “nello Spirito e secondo lo Spirito”. Essa si attua quando il cuore di una persona si fa docile, lasciandosi guidare dallo Spirito di Dio all’ascolto della sua Parola. L’atteggiamento nel quale mettersi è quello di Salomone all’inizio del sul regno: « Dammi o Signore un cuore docile, un cuore in ascolto … » (1Re 3,9). 3
COINVOLGIMENTO DI TUTTO L’ESSERE La lettura spirituale delle sacre Scritture richiede l’investimento di tutta la propria intelligenza, ma anche della propria sensibilità, dei propri sentimenti, della propria memoria, della propria volontà. « Attraverso la lectio divina – scrive Mariano Magrassi – conosco Dio: ma è conoscenza che si traduce in consenso, in abbandono, in un impegno che afferra tutta la vita … L’aspetto conoscitivo si salda con quello volitivo e con quello esistenziale. E’ tutto l’uomo che è impegnato in questa conoscenza. Per questo gli antichi preferivano parlare di sapienza » (Bibbia e preghiera, 116) . L’uomo totale e unificato nel suo intimo è coinvolto in questo ascolto della Parola di Dio che ci raggiunge attraverso la lettura delle sacre Scritture. La comprensione profonda del testo è sempre un miracolo di grazia, che lo Spirito santo rende possibile per ognuno che sinceramente lo desidera. Spiega bene san Cassiano: « Una cosa è la facilità di parola e l’eleganza del dire, un’altra penetrare l’intimo significato delle parole celesti e contemplare con purissimo sguardo interiore i misteri profondi e nascosti. Questi non li possiederà mai la scienza e l’erudizione profana, ma solo la purezza di un’anima illuminata dallo Spirito santo » (Coll. XIV, 9). 4
Lectio Divina 2007/2008 AC – Decanato di Rho / 3 IN ASCOLTO DELLA PAROLA DI DIO FREQUENTAZIONE ASSIDUA La lectio si impara e l’unica strada per impararla è quella dell’esercizio. Si può certo parlare di un metodo della lectio, a condizione però, come si è detto, che non lo si intenda come l’insegnamento di una tecnica. Non si può illustrare il metodo della lectio in modo scolastico, né si potranno dare al riguardo indicazioni troppo precise: in questo campo non esistono “istruzioni per l’uso”. Sarà l’esperienza stessa a far comprendere che cosa la lectio effettivamente sia. Praticandola, si giungerà progressivamente ad una vera familiarità con le Scritture. Queste diverranno per noi una realtà viva, una presenza amica, un riferimento costante, qualcosa a cui ci si è ormai affezionati. Il desiderio da coltivare è quello di una sintonia profonda con i testi sacri, che si svilupperà grazie alla loro frequentazione assidua. Per raggiungere questo obiettivo occorre tempo, o meglio, occorre stabilire un legame tra questa stessa lettura e il corso della vita, (giorni, mesi ed anni). Scrive Origene, uno dei grandi maestri cristiani della lettura della Bibbia: “Il nostro animo si rinnova con la vita secondo la sapienza, la meditazione della Parola di Dio e la sua comprensione spirituale. Se si progredisce ogni giorno con la lettura delle Scritture e si fa più acuta l’intelligenza spirituale, ci si ritrova nuovi sempre, giorno dopo giorno” (Commento alla lettera ai Romani, IX, 1). Se noi lo vogliamo, le sacre Scritture possono pian piano diventare la lucerna dei nostri passi, il nutrimento della nostra mente e del nostro cuore. Non si tratta, alla fine, di farsi una cultura biblica, di moltiplicare informazioni specialistiche, quasi si dovesse acquisire una competenza di livello superiore. Si tratta piuttosto e anzitutto di fare spazio alle sacre Scritture nel profondo di noi stessi e di farle entrare con tutta la loro potenza di luce nella trama complessa della nostra vita quotidiana, valorizzando ogni occasione che ci è offerta per leggerle ma anche progettando veri e propri itinerari di lectio. 5
LECTIO, PREGHIERA E SANTITÀ DI VITA Non si dovrà mai dimenticare, tuttavia, che la vera lettura della Bibbia va di pari passo con il rinnovamento della vita, anche a livello dell’agire personale. « Si può dire, in sintesi, – osserva ancora Mariano Magrassi – che tutta la tradizione cristiana mette la comprensione delle Scritture in rapporto con la perfezione della vita. Il progresso nel trascendere le povere opere di quaggiù e nell’aderire al Dio vivente condiziona e dà forma a una conoscenza della Parola che mette in gioco tutte le energie dell’uomo interiore. Solo coloro che sono perfetti arrivano alla luce piena” (Bibbia e preghiera, 105) La lectio così intesa conduce il credente ad un vero ascolto della Parola di Dio presente nelle Scritture. Essa tende ad un “capire” che è inseparabile dal “sentire”, ad un “sapere” che anche un “gustare”, ad un “riflettere” che porta al “contemplare”. La lectio è per sua natura aperta alla preghiera; in un certo senso è già essa stessa preghiera. Attraverso la lectio già si percepisce il mistero santo di Dio che ci viene incontro e che ci attira a sé. Sant’Agostino parla di “dolce colloquio” e di “soave intrattenimento” e Sant’Ambrogio scrive: “Quando preghi sei tu che parli con Dio; quando leggi è Dio che parla a te” (De Officiis ministrorum, I, 20, 88).. Questa lettura assidua, attenta e saporosa svilupperà in colui che la compie un modo di sentire e di pensare che è quello di Cristo stesso (cf. 1Cor 2,15- 16). L’artefice di tutto questo è lo Spirito santo. Lo Spirito, in altre parole, è l’unico vero maestro della lectio. Grazie a lui diviene possibile per noi questa “lettura spirituale” mediante la quale la Parola di Dio delle Scritture ci raggiunge e ci trasforma, rendendoci progressivamente conformi alla perfetta umanità del Cristo glorificato. 6
Lectio Divina 2007/2008 AC – Decanato di Rho / 4 IN ASCOLTO DELLA PAROLA DI DIO SEGUIRE CIÒ CHE IL TESTO DICE Scendendo più decisamente verso il livello pratico della lectio e venendo a trattare del suo concreto esercizio, potremmo fissare un primo principio fondamentale che suona così: nella lettura della Bibbia è assolutamente importante “seguire ciò che il testo dice”. Potrebbe sembrare questa una banalità, ma non è così. “Seguire il testo” non è facile. Occorrono attenzione e concentrazione, sensibilità e intelligenza. Per seguire bisogna in qualche modo entrare nel testo con la mente e con il cuore, lasciarsi condurre, consegnarsi a lui, calarsi nella situazione, far convergere le proprie energie vitali, controllare le forze centrifughe del proprio mondo interiore. S. Ignazio di Loyola parlava, a proposito della lettura biblica, della necessita di una “composizione di luogo”, cioè, di una immersione nel testo, di una ricostruzione mentale e di una condivisione del suo contenuto. A noi preme rimarcare che tutto questo avviene proprio grazie al testo. Quel che si legge è di natura sua capace di farsi “seguire” e quindi di condurre alla sua comprensione, Come se il testo, amichevolmente, ci dicesse: “Mi segui, mi stai seguendo?”. Tutto ciò è molto importante e semplice insieme. Si può certo partire dalla prima impressione che noi abbiamo di fronte ad un brano della Scrittura, o perché già lo conosciamo, o perché la prima veloce lettura lascia in noi una certa traccia. E’ però assolutamente necessario poi riprendere il testo e farsi introdurre nel suo mondo, seguendo attentamente quello che dice. Solo in questo modo si può capire che “cosa dice il testo” e non si corre il pericolo di far dire al testo ciò che pensiamo noi. Una simile lettura non è difficile. Nella maggior parte dei casi ognuno di noi è in grado di compierla naturalmente. Occorre fare appello alle nostre innate capacità interpretative e lottare contro ogni forma di distrazione e di indolenza. Sarà importante, a questo riguardo, entrare in quelle che dobbiamo chiamare le “dinamiche narrative o poetiche del testo”, lasciando emergere per esempio le domande che il testo suscita (perché questa frase? Perché questo silenzio? Perché questa azione? Perché questa annotazione dell’autore?), vivendo gli effetti che esso crea (effetto enigma, effetto sorpresa, ecc.), concentrando l’attenzione sui personaggi (le loro caratteristiche, le loro azioni, le loro parole, i loro sentimenti, ecc.), cercando di cogliere e valutare il loro punto di vista e confrontandolo con quello dell’autore stesso ma anche con il nostro. 7
Si tratta, in definitiva, di seguire “ciò che il testo dice così come lo dice”, consentendogli di farci rivivere l’esperienza di cui parla e di comunicarci così la verità che vuole trasmetterci. COGLIERE LE RISONANZE Se il principio appena ricordato mette in evidenza l’importanza del singolo brano della Scrittura, un secondo principio, che non possiamo trascurare, richiama invece la dipendenza di ogni brano della Bibbia dalla Bibbia intera. Nel momento in cui ci poniamo di fronte ad una pagina della Scrittura dobbiamo ricordarci che essa appartiene all’intero corpo delle Scritture. La Bibbia è un insieme di libri ma, alla fine ed essenzialmente è un libro solo. Ogni parte che la compone è in stretto rapporto con il tutto e il tutto riceve luce da ogni parte che lo costituisce. « La Bibbia si legge con la Bibbia » – insegnano i Padri della Chiesa. E aggiungono: « Tutta la Bibbia parla di un’unica realtà, cioè del Cristo ». Scrive Ugo da S. Vittore: « Tutta la divina Scrittura costituisce un unico libro e quest’unico libro è Cristo, perché tutta la Scrittura parla di Cristo e trova in Cristo il suo compimento » (PL, 176, 642). Imparare a fare lectio vuol anche dire, perciò, cogliere le risonanze, entrare progressivamente in questo grandioso concerto armonico che è il corpo vivo delle Scritture, dove ogni testo è come una corda che vibra e fa vibrare a sua volta altre corde, provocando una suggestiva catena di suoni. Così, mentre si “segue” il brano che si sta leggendo e si rivive l’esperienza che esso ci offre, è anche possibile percepire l’eco delle risonanze che il testo possiede. Si tratta di un aspetto particolarissimo dell’esperienza della lettura biblica, qualcosa di assolutamente unico nel suo genere. Anche in questo senso la lettura della Bibbia sfugge ad ogni analogia: nulla le si può paragonare. I rimandi testuali che normalmente le edizioni più importanti della Bibbia riportano a margine o nelle note (da considerar preziosi e da valorizzare), sono il segnale di questa caratteristica della Bibbia. Tali citazioni non ci distolgono dalla lettura della singola pagina biblica, ma ci sospingono al di là di essa, verso altre pagine bibliche, magari molto lontane nel tempo e molto diverse nel genere letterario, eppure profondamente unite alla nostra per l’unica sostanziale verità che trasmettono. Si apre così, ogniqualvolta si accosta un singolo brano delle sacre Scritture, il mondo sconfinato dell’intero testo biblico e diviene possibile navigare nel vasto oceano delle Scritture. Un viaggio non virtuale ma spirituale nell’immensità trasformante della rivelazione scritta di Dio. 8
Lectio Divina 2007/2008 AC – Decanato di Rho / 5 IN ASCOLTO DELLA PAROLA DI DIO LECTIO, MEDITATIO, ORATIO, CONTEMPLATIO Ma veniamo allora all’esercizio vero e proprio della lectio. Come procedere concretamente quando ci troviamo di fronte a un brano delle sacre Scritture di cui vogliamo fare una lettura spirituale? Intanto, occorre scegliere bene il luogo e il momento dell’ascolto. Sarà poi importante creare il giusto contesto di silenzio e mettersi alla presenza di Dio. Una preghiera allo Spirito santo potrà disporci immediatamente alla lettura del testo della Parola di Dio. Si legga una prima volta tutto il brano, con calma, cercando di entrare con la mente e con il cuore nel mondo del testo. La prima lettura, inevitabilmente, non lascia molte tracce, ma può gia delineare il quadro. Bisognerà poi ritornare su quanto si è letto, per “seguire” attentamente e per capire “che cosa il testo dice”. La ripresa può avvenire nella forma di una seconda lettura che cerchi di capire come si presenta il brano nel suo insieme. Si faccia questo però non in modo formale: non stiamo analizzando un oggetto. Si tratta di guardare per un momento il tutto, come dall’alto, per farsi un’idea più chiara dell’intero, prima di avvicinarsi e cogliere i particolari. Ci si chieda, dunque: ci sono nel brano varie parti che possiamo identificare? Vi si riconoscono momenti successivi, magari in progressione? Vi sono dei passaggi già evidenti che possiamo identificare? Nel caso di un testo narrativo sarà molto importante fare attenzione ai personaggi di cui si parla, ai loro sentimenti, alle loro parole, alla situazione in cui si trovano, agli avvenimenti di cui sono protagonisti o nei quali vengono coinvolti. Il testo offre la possibilità di rivivere la loro esperienza: in genere è condividendola che lo si comprende con verità. Da questa lettura attenta e aperta non sarà difficile passare alla fase successiva della lectio, cioè la meditatio. Si tratta di stabilire una 9
connessione forte e profonda tra ciò che il testo dice e la nostra vita personale. La domanda che ci si deve porre è semplice: « Che cosa questo testo dice alla mia vita e alla mia fede? Quali valori comunica? Quali verità permanenti e quindi attuali? ». Sarà importante osservare che a questa domanda non si risponde abbandonando il testo, quasi allontanandosi da lui per raggiungere la mia esistenza. La meditatio è successiva alla lectio non nel senso che se ne separa e procede oltre, ma nel senso che la attualizza, cioè la configura più precisamente in rapporto con la situazione personale del soggetto. Medito il testo biblico quando, permanendo nell’esperienza trasmessa dal brano, io percepisco come particolarmente attuale per me un aspetto o un altro, un valore o un altro. La risonanza tra la voce del testo e il mio sentire personale si fa allora più intensa e si carica di pensieri e sentimenti che mi coinvolgono intensamente. L’orizzonte del testo illumina il mio, il suo mondo tocca il mio. Quel che accade a quei personaggi lo sento molto vicino a quanto io vivo, quanto il salmista esprime lo percepisco come capace di illuminare la mia attuale esperienza e così via per ogni altro genere di testo. Ma possiamo essere anche più precisi: di tutto quello che io ho compreso nella lettura mi trova particolarmente in sintonia un aspetto piuttosto che un altro, o perché mi illumina sul mistero di Dio e mi apre nuovi orizzonti, oppure perché mi consola e mi rinfranca, oppure, ancora, perché mi invita alla conversione, mi sollecita ad un rinnovamento della mia vita, o, infine, perché mi permette di capire meglio quanto sto vivendo in questo momento. Su questo, che sento particolarmente mio a partire dal testo che ho letto, mi soffermo davanti al Signore. E da qui si passa allora impercettibilmente alla terza tappa della lettura spirituale, cioè all’oratio. Passaggi sempre molto sfumati, da non intendere in modo rigido, come se ci si dovesse trasferire da una stanza all’altra. Ogni esperienza spirituale è sempre molto armonica e fondamentalmente unitaria. Nell’oratio il frutto della meditatio assume la forma del dialogo personale e diretto con Dio. Il segnale evidente di questo passaggio dalla meditazione alla preghiera è infatti l’uso della seconda persona. Nell’oratio Dio diventa un “Tu”. Anche in questo caso il passaggio non è più di tanto programmabile. Si tratta di un’esperienza interiore che affonda le sue radici nella grazia di Dio. Nessuno di noi sa bene quando comincerà a pregare cominciando la lectio di un testo biblico. 10
Resta il fatto che ad certo momento quel comprendere personalizzato, quel sentire profondo che ha posto tutto il nostro essere in stretto rapporto con la verità del testo delle Scritture (non si dimentichi che la meditatio, ma già la stessa lectio è un sentire Deum, un percepire il mistero di Dio) si trasforma in un dialogo e assume perciò il linguaggio della comunicazione personale. Nell’oratio si passa dall’esperienza di Dio in terza persona (“ciò che di Lui mi comunica il testo”) all’esperienza di Dio in seconda persona (“ciò che io dico a Lui a partire dal testo”). Il capire si trasforma in un pregare, un pregare che è un lodare, o un benedire, o un ringraziare, ma anche un chiedere aiuto, un supplicare, un chiedere perdono, un abbandonarsi fiduciosi, un intercedere e altro ancora. La tappa ultima cui giunge il cammino del lettura spirituale della Bibbia è la contemplatio. Essa è la preghiera senza parole, è l’esperienza del Tu di Dio in un silenzio pieno di ammirazione e di riconoscenza, una consegna disarmata e pacificante ad una rivelazione che attrae con il suo splendore. Come se mancassero le parole per esprimere quanto la mente e cuore provano. Dalla comprensione del testo e dal dialogo intimo con il Dio vivente si passa, senza nulla abbandonare di quanto si è vissuto, all’esperienza di Lui impossibile da comunicare ad altri. Qui la lectio raggiunge il suo traguardo, perché ci conduce al livello più alto della rivelazione di Dio, ci pone in rapporto nel modo più efficace possibile con la “Parola di Dio”, la sua personale rivelazione. Per quanto possa sembrare contraddittorio, il punto di arrivo dell’ascolto della Parola di Dio è questo: il silenzio della contemplazione, un silenzio adorante, consolante, santificante. DON PIERANTONIO TREMOLADA 11
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