Implicazioni sociali della lavorazione della canapa tessile (Cannabis sativa L.) nel territorio di Napoli

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Delpinoa 48: 61-70. 2006

Implicazioni sociali della lavorazione della canapa tessile
(Cannabis sativa L.) nel territorio di Napoli
P. CASORIA, G. SCOGNAMIGLIO

Dipartimento di Scienze per l’Ambiente, Università degli Studi di Napoli Parthenope, Centro Direzionale
di Napoli, Isola C4, I-80143 Napoli
paolo.casoria@uniparthenope.it

Riassunto. È stata svolta un’indagine storica sul-       Abstract. An historical survey on the influence of
l’influenza che la coltivazione della canapa (Can-       cultivation of the hemp (Cannabis sativa L.) on the
nabis sativa L.) ha avuto sul territorio e sul tessuto   territory and social structure of Neapolitan area
sociale nel Napoletano. Vengono descritti i luoghi       (Italy) has been carried out. Places of cultivation
di coltivazione e macerazione, le problematiche sa-      and maceration of hemp, health problematics rela-
nitarie connesse alla macerazione nonché le trasfor-     ted to its maceration, and transformation of street
mazioni subite dalla viabilità di Napoli in conse-       network in Naples due to maceration and transport
guenza della macerazione e trasporto della canapa.       of hemp are discussed.

Key words: Cannabis sativa, Fiber, Hemp, Naples

INTRODUZIONE                                             secoli; anche nel De Agricoltura di Pietro DE’
                                                         CRESCENZI (1605), agronomo bolognese del
    Canapa e lino sono state tra le prime specie         XIII sec., le informazioni riguardanti questa
vegetali, insieme ai cereali, ad essere coltivate        coltivazione non sono più precise di quelle
nel Vecchio Continente. La canapa, di origine            degli scrittori antichi.
asiatica, ha svolto un ruolo notevole nell’eco-               Intorno al 1840 è documentata una intensa
nomia dei popoli sin da tempi immemorabili e             attività di trasporto della canapa da Napoli
spesso è associata ai movimenti migratori. La            verso l’Europa (ACTON 1997). A quel tempo, la
coltivazione, la produzione e la trasformazione          coltivazione della canapa era largamente diffu-
della canapa rivestiva un ruolo importante               sa in Italia, in particolare nella Pianura Padana
all’interno del nucleo familiare, trasferendo le         ed in Campania: la sua diffusione era stretta-
conoscenze di padre in figlio e l’eventuale              mente legata alla grande disponibilità d’acqua
migrazione di un appartenente al nucleo fami-            necessaria per la trasformazione (macerazione)
liare consentiva di divulgare queste conoscen-           ed alla presenza di un substrato economico che
ze in altri territori.                                   giustificasse la produzione di manufatti. Infat-
    L’introduzione della canapa in Italia pare           ti, la presenza di porti, e quindi dei primi can-
essere avvenuta ad opera degli Sciiti e degli            tieri navali, e di commerci, legati alla coltiva-
Illirici. Queste popolazioni arrivarono in Italia        zione prevalentemente di cereali, rendeva ne-
fra il X e l’VIII sec. a.C. e nel V-VI secolo a.C.       cessario l’utilizzo di manufatti di canapa, come
si registra una diffusione della coltivazione            le resistentissime corde ed i sacchi. Con la na-
della canapa in tutta Italia. Le prime notizie           scita e l’espansione delle Repubbliche Marina-
certe sulla coltivazione della canapa in Italia si       re, vi fu un notevole incremento della coltivazio-
trovano nel De rustica di Columella e nella              ne e della trasformazione della canapa e dell’e-
Naturalis Historia di Plinio il Vecchio del I            conomia ad esse legate per il largo uso che veni-
sec. d.C. La situazione non cambia per lunghi            va fatto per corde e vele delle flotte di guerra.
In Campania, e per l’esattezza nel Caserta-          dell’attuale Provincia di Caserta e all’area del
no e nel Napoletano, la coltivazione della ca-           Napoletano, compreso le pendici del Vesuvio
napa è stata una delle attività agricole che ha          (CANINO1981).
occupato, per secoli, la maggior parte della su-             Secondo la “Statistica Murattiana”, redatta
perficie coltivata e della popolazione rurale,           durante la dominazione francese (1806-1815)
fino alla sua regressione avvenuta negli ultimi          per censire le condizioni economiche locali, la
decenni. Il settore fu del tutto abbandonato do-         canapa e il lino erano coltivati in varie zone del
po il 1975, quando fu inasprito il divieto della         Regno, con una maggiore diffusione nella
coltivazione della canapa indiana (una varietà           Pianura Campana (CIMMINO 1977). L’antica
della canapa) e nello stesso tempo messe in at-          Campania felix, attraversata dal Volturno, che
to severe normative per la canapa tessile (Can-          si colloca tra Capua, Caserta, Maddaloni ed
nabis sativa L.). Concause di questo abbando-            Aversa, era, per la vicinanza alla capitale e per
no sono da ricercarsi nell’aumento del costo             le potenzialità agrarie, la parte del Regno dove
della manodopera e nei problemi derivanti dal            maggiormente si concentravano le colture di
pesante impatto ambientale dei maceratoi.                lino e canapa (QUARESIMA 2003).
    La canapa coltivata in Italia era tra le più             La coltivazione della terra andava ad orga-
pregiate per la produzione di fibra per resisten-        nizzarsi intorno a piccoli insediamenti rurali
za, colore e resa. Nel 1936 fu tentata una clas-         ubicati presso le principali strade di comunica-
sificazione della qualità della canapa, progetto         zione, i cosiddetti “casali” (DE SETA 1984).
abbandonato con il sopraggiungere della guer-
ra. In questa classificazione, la canapa campa-          I CASALI
na “paesana” (se coltivata a sud dei Regi La-
gni) e “forestiera” (se coltivata a nord dei Regi             I “casali” erano gli insediamenti di uno o
Lagni) si distingueva in “chiara”, “mezzo-co-            più gruppi di famiglie a carattere agricolo o
lore” e “scolorata”; era poi divisa in sei diver-        silvo-pastorale che, nel tempo, si organizzava-
se qualità, da “SS” (spago superiore) a “CC”             no in centri abitati qualificati con mulino,
(cattiva) (VILLAVECCHIA 1977).                           forno, taverna e chiesa, diventando in seguito
    Mentre vi sono numerose informazioni sul-            anche Comuni. È probabile che il nome “casa-
la coltivazione e trasformazione della canapa            le” derivi da “casati”, termine indicante i con-
nel Casertano, poco o nulla è riportato per il           tadini “terziatori”, o “parzionari”, ai quali
Napoletano, e in particolare sull’influenza so-          attorno all’VIII o IX sec. i monasteri affidava-
cio-economica che questa coltivazione ha avu-            no i loro terreni con l’obbligo di risiedere sul
to sulla città di Napoli e i suoi dintorni.              posto per coltivarli. La struttura dei casali
    Scopo di questo lavoro è di raggruppare in           aveva come elementi essenziali il podere e i
maniera organica le informazioni disponibili             casolari. Anche se il numero dei casali non è
ed evidenziare l’influenza della coltivazione e          mai stato fisso nei secoli, perché alcuni scom-
della lavorazione della canapa nel territorio del        parivano in quanto assorbiti dai più grandi,
Napoletano, ponendo in particolare risalto le            secondo SUMMONTE (1675) in epoca Angioina
problematiche sanitarie derivanti dalla sua la-          (tra il 1265 e il 1442) i casali erano più di 40.
vorazione e come queste abbiano influito sulla           Si caratterizzavano per la grande produzione di
trasformazione urbanistica di alcune aree della          lino, canapa e seta che, lavorati in loco, erano
città di Napoli.                                         inviati a Napoli. Tali fibre rappresentavano la
                                                         fonte di sostentamento economico degli abi-
LA COLTIVAZIONE DELLA CANAPA IN CAMPANIA                 tanti del casale, ma allo stesso tempo la tassa
                                                         da pagare al Regno.
   La coltivazione della canapa era diffusa nel              Intorno alla seconda metà del 1600 si con-
Casertano e nel Napoletano già nel periodo               tavano una quarantina di casali che “…fanno
dell’Impero Romano, giungendo, a partire dal             un corpo con la città, godendo anch’essi l’im-
XVII secolo, ad occupare territori sempre più            munità di privileggi e prerogative di lei…”
vasti, corrispondenti alla parte meridionale             (SUMMONTE 1675). Inoltre CAPASSO (1882)

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considera casali anche i villaggi di Capodi-             era identificato probabilmente un torrente deri-
monte, Posillipo, Villanova, Angari, S. Strato,          vante dall’acquedotto o dalle falde sotterranee
Arenella, Antignano, Vomero, Turicchio, non              presenti nella zona centrale di Napoli (CEVA
avendo questi un’autonomia amministrativa.               GRIMALDI 1857). Sia Lettieri sia Niccolò Car-
   Parte di questi casali localizzati presso             letti, architetto napoletano del ‘700, affermano
Napoli erano lambiti dal fiume Sebeto, mentre            che il fiume che scorreva sotto il Ponte della
quelli della zona del Casertano dal fiume                Maddalena fosse il Rubeolo (CARLETTI 1776;
Clanio, il cui alveo, dopo la bonifica del 1616,         MONTICELLI 1834; CEVA GRIMALDI 1857). Di-
prese il nome di Regi Lagni (GIORDANO 1834).             versi autori hanno identificato il corso del
   Uno dei casali di Napoli che produceva col-           Sebeto; questi si originava sul Monte Somma,
ture redditizie di canapa era Secondigliano              dalla grotta detta ”Delle Fontanelle del Cancel-
(PEZZULLO 1995); le prime notizie al riguardo            laro nel fondo della Preziosa” (VETRANI 1767),
sono riportate in un documento di età ducale             sfociando nella zona orientale della città (CAR-
(18 ottobre 1113) riferentesi all’affitto di un          LETTI 1776). Nei pressi della foce vi era un
fondo in villa Secundillani; compare ancora              ponte, detto Pons Paldulis, poi “Guizzardo” ed
come casale in un documento angioino del                 infine “Ponte della Maddalena” (edificato da
1279 (C.U.O.R.E. 1999). Nei periodi che vide-            Carlo III di Borbone intorno al 1555 in sostitu-
ro le dominazioni dei Normanni, degli Svevi,             zione dell’altro andato distrutto per le piogge),
degli Angioini e degli Aragonesi, Secondiglia-           che consentiva il passaggio degli abitanti
no è definita “Casale”, in quanto insediamento           (CARLETTI 1776; GUICCIARDINI 1837; CEVA
rurale con abitazioni poste al servizio del suolo        GRIMALDI 1857; CANGIANO 1843; ROMANELLI
coltivato. Tra il 1600 ed il 1800, il Casale di          1815; GIANNONE 1821).
Secondigliano ha costituito il serbatoio agrico-             Alcune testimonianze riportano che dalla
lo della Napoli urbana. L’autonomia di Secon-            collinetta corrispondente all’incirca all’attuale
digliano, come del resto quella di tutti i casali        Piazzetta Nilo di Napoli sgorgava dell’acqua
napoletani, termina quando nel ventennio                 che scendeva per Via S. Marcellino fino ad
fascista Secondigliano venne annessa, insieme            arrivare al molo piccolo. Queste acque forma-
ad altri comuni, al Comune di Napoli (PEZ-               vano delle paludi, “fusari” o “acquari”, in cui
ZULLO 1995).                                             si era soliti macerare la canapa (CAPASSO
                                                         1855). L’Acquaro era la zona allagata (“lagno”
I LUOGHI   DELLA   MACERAZIONE   DELLA   CANAPA          o “fusaro”) nella quale si usava macerare la
A NAPOLI                                                 canapa (AA.VV. 1858; CELANO 1870). Tale
                                                         zona era situata tra il cortile del Salvatore in
    La canapa coltivata nei casali era trasporta-        Via Mezzocannone e la Chiesa di S. Pietro
ta inizialmente nelle vicinanze dell’attuale             Martire, oggi sede della segreteria e di altri
piazza S. Domenico Maggiore dove veniva                  uffici dell’Università di Napoli Federico II.
macerata. Si riteneva che l’acqua utilizzata per         Tale “fusaro” dava anche nome ad una chiesa,
la macerazione provenisse dal fiume Sebeto,              S. Pietro a Fusariello o degli Acquarii, abbat-
ma successivamente è stato chiarito che queste           tuta per costruire sulla sua area, in S.
acque erano quelle della Bolla, un acquedotto            Domenico Maggiore, la sede centrale
che era rifornito dalle sorgenti del Sebeto a            dell’Università (FINATI 1842; AA.VV. 1845).
monte della città; il fiume, dopo aver attraver-         Per tale ragione i “fusari” per la macerazione
sato le campagne di Napoli, sfociava a mare,             della canapa e del lino, per disposizione reale,
con un corso lento e tortuoso, nella zona orien-         vennero trasferiti nella zona attuale di
tale di Napoli (ROMANELLI 1819). Nel periodo             Poggioreale, presso la Chiesa di Santa Maria,
del Viceregno di Don Pedro de Toledo (1532-              detta “a Dullulo” o “Dogliolo”, perché vi ten-
1553) l’ingegnere Pierantonio Lettieri, che              nero impresa i nobili del Seggio degli Acquarii
aveva ricevuto l’incarico di restaurare l’antico         (DE RENZI 1857).
acquedotto di Claudio Nerone, affermò l’inesi-               Nella storia di Napoli si ricordano sei fami-
stenza del fiume Sebeto e che con tale nome              glie chiamate “Acquarie” avendo esse eredita-

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to il patronato sulla “Chiesa a Fusariello in             tuale zona di Poggioreale a Napoli. In seguito,
Acquaro”. Secondo quanto riportato dalla tra-             Carlo II, con il decreto del 1306, fece abolire
dizione, le famiglie Acquarie formarono il                alcuni “fusari”, principalmente quelli posti in
“Seggio di Porto“, uno dei seggi nel quale si             prossimità di Santa Maria e responsabili del-
riuniva l’aristocrazia napoletana (CANDIDA-               l’insalubrità dell’aria della città di Napoli (DE
GONZAGA 1878; MAZZELLA 1601). Ancora og-                  RENZI 1857).
gi, nei pressi dell’Università di Napoli Federi-              Nel periodo angioino (XIII sec.) e poi in
co II, una delle traverse che collegano Via               quello aragonese (XV sec.) fu attuata una boni-
Sedile di Porto con Corso Umberto I è chia-               fica del territorio compreso tra le attuali
mata Via degli Acquari.                                   Capodichino e Poggioreale (PALATINO 1826); il
    Altro dato storico della presenza dell’attivi-        prevalente carattere malsano dei luoghi spinse
tà di macerazione della canapa è riportato per            Alfonso I D’Aragona (1396-1458) al definiti-
l’Arenaccia nel XVIII sec., in prossimità della           vo trasferimento dei “fusari” situati al di là del
foce del Sebeto (BALDINI 1787).                           ponte della Maddalena, al lago d’Agnano, nei
                                                          Campi Flegrei (BERTOLOTTI 1820) con una
PROBLEMI SANITARI DERIVANTI DALLA LAVORA-                 superficie di circa 90 ettari. Il lago fu prima
ZIONE DELLA CANAPA                                        bonificato e poi nel 1870 prosciugato metten-
                                                          do in luce le sorgenti termali (RUOCCO 1954).
    Già intorno al 1231, Federico II di Svevia,               Un divieto di svolgere attività di macera-
attraverso le Constitutiones Augustales, note             zione si ebbe a seguito della peste nel 1656, un
anche come Melfitanae, intendeva proteggere i             altro nel 1663 da parte del Vicerè Conte
centri abitati dalle esalazioni prodotte dalla            Pennaranda, cui gli morì, in una villa di
macerazione del lino e della canapa (IACOVELLI            Pozzuoli, un figlio, vittima dell’infezione.
1986), una pratica che verso la metà del                      Il Regolamento di Polizia approvato dal
Settecento inizierà a rappresentare per il                Consiglio del Re il 19 novembre 1817 citava al
Regno di Napoli un problema economico e                   punto 7: “È proibito di macerare canapa, lino,
sanitario, soprattutto alla luce delle nuove teo-         o altro vegetabile che richiegga questa specie
rie igieniste elaborate e diffuse nel corso               di preparazione, nei fossi, fontane, fiumi, o
dell’Ottocento (QUARESIMA 2003). Federico II              qualunque altra sorta di acque nelle paludi”
tuttavia consentiva che i residui della macera-           (JATTA 1843).
zione del lino e della canapa e quelli della                  Nel regolamento di servizio sanitario inter-
lavorazione del cuoio “vel in mari vel in flumi-          no pubblicato l’1 gennaio 1820 si legge:
ne proici ... debere“ (CONRAD et al. 1973). Nel           “…Nella città di Napoli resterà in vigore l’an-
Regno di Napoli Federico II sentì il bisogno di           tico stabilimento, col quale è vietato a coloro
una polizia municipale e impose che il lino e la          che guidano i carri di lini e di canapi tanto
canapa fossero macerati un miglio lontano dai             nella loro gita al lago di Agnano, quanto nel
luoghi abitati (BIANCHINI 1834).                          loro ritorno, di fare strade che quelle indicate
    Nel 1300 Carlo II d’Angiò, in seguito ad              in detto regolamento, e di attraversare la città
una vivace protesta degli abitanti, sottopose ad          prima della mezza notte…” (ZERBI 1846;
una operazione di bonifica la zona circostante            CIBRARIO 1861).
il Ponte Guizzardo, dove l’aria era malsana e
fetida a causa della macerazione del lino e               LA MACERAZIONE      DELLA   CANAPA   AL   LAGO   DI
della canapa nei “fusari” (CAMERA 1860).                  AGNANO
Qualche anno dopo, nel luglio 1306, fu ordina-
to lo sgombero di altri tre “fusari”: il primo fu             La macerazione della canapa dovette quin-
trasferito “ultra Santa Maria ad Dullolum in              di essere trasferita. Considerato che tale attivi-
loco qui dicitur Campum Servionem”, il secon-             tà era già stata in uso al lago Fusaro, non lon-
do “in locum S. Mariae ad Dullolum”, il terzo             tano dalla città, si pensò al lago di Agnano (De
“in loco ubi dicitur ad tertium” (MINIERI-                Renzi, citato da HEUSINGER 1853; DEPERAIS
RICCIO 1876; MASTRIANI 1843), tutti nell’at-              1869). Per molto tempo le attività legate alla

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canapa prosperarono nella zona flegrea, fino a            macerazione, affermandone l’innocuità, ma il
quando l’attività non fu più redditizia e, intor-         Susanna mise in risalto l’eccessiva leggerezza
no alla seconda metà dell’Ottocento, iniziò la            dei passati signori di quelle terre nel tacere
bonifica dell’area, completata dopo l’Unità               della pericolosità della macerazione, facendo
d’Italia (ANNECCHINO 1931). Come sempre, lo               osservare che nei tempi passati la quantità di
scopo del prosciugamento del lago era quello              canapa da macerare nel lago era ovviamente
di rendere salubre l’aria eliminando i miasmi             minore e pertanto non determinava danni
prodotti dalla putrefazione dei residui della             (SERRAPICA 1996). Quindi, l’ipotesi accredita-
macerazione della canapa, in particolar modo              ta fu quella del Susanna. A questo punto non
nelle zone di Fuorigrotta e Posillipo, anche a            c’erano dubbi riguardo la richiesta: rendere
causa di un sito illegale per la macerazione in           definitiva da parte delle autorità cittadine la
un laghetto nella zona di Coroglio (NAPOLI &              proibizione della macerazione.
PASCALE 1867). Gli stessi autori, nella relazio-              Tra le testimonianze storiche sulla insalu-
ne alla Commissione Municipale di Sanità,                 brità della zona si ricordano la richiesta dei
affermarono che “l’opera più civile, più uma-             Padri Cappuccini del Convento di S. Gennaro
nitaria che il Governo abbia potuto rendere a             a Pozzuoli, che a causa del perdurare delle feb-
queste infelici popolazioni, fu quella di aver            bri malariche legate alla vicinanza del lago di
conceduto il prosciugamento, onde distruggere             Agnano chiesero al Municipio di Pozzuoli una
la causa di tanta pubblica calamità”.                     zona di terreno per edificare la sede della loro
    Nei tempi passati numerosi studiosi si sono           dimora estiva (GIAMMINELLI & MASTROIANNI
occupati dei problemi legati all’effetto della            1983). Il complesso monastico fu ubicato
macerazione della canapa sulla salute dei citta-          lungo la moderna Via Domitiana (Via San
dini e sulla salubrità dell’aria nella zona di            Gennaro-Agnano) che ricalca in più punti il
Agnano. È riportato (SERRAPICA 1996) che nel-             tracciato dell’antica Antiniana, a circa 120 m
l’autunno del 1663 si ebbero una serie di casi            sul livello del mare in posizione dominante
mortali di febbri che ben presto catalizzarono            l’intero golfo di Pozzuoli (D’AMBROSIO 1986).
la generale attenzione nel tentativo di indivi-               Sempre a causa della malaria fu eretto
duarne le cause e di organizzare, di conse-               l’Eremo dei Camaldoli (situato su Monte
guenza, la prevenzione; fu nominata una com-              Prospetto), il quale venne adibito soprattutto a
missione formata da quattordici medici, i                 casa di sollievo e di riposo per gli infermi, lon-
quali, con solo quattro voti contrari, raccoman-          tano dai miasmi esalanti dalla macerazione
dò la sospensione della macerazione della                 della canapa nel lago di Agnano. Nel 1667 fu
canapa, possibile causa dell’epidemia nei pres-           costruita la casa detta dei “Camaldolilli”, un
si del lago di Agnano; in seguito a tale racco-           piccolo complesso conventuale situato sul ver-
mandazione, le autorità cittadine proibirono la           sante orientale della collina dei Camaldoli,
macerazione per un anno. Ma le opinioni in                dove i monaci si rifugiavano nel periodo esti-
merito erano varie e contraddittorie. Si costi-           vo per sottrarsi all’aria malsana che, per il
tuirono due schieramenti: uno a favore e l’altro          caldo, comunque risaliva dal lago di Agnano
contro la pratica della macerazione. Gli “anti-           (LA GALA 2004).
chi” (l’ala conservatrice), con Nicolò Susanna,               Per l’aria malsana che si respirava soprattut-
erano contrari alla macerazione, ritenendo che            to d’estate e che proveniva dall’acqua stagnan-
tale pratica fosse la causa delle febbri, anche se        te si arrivò nel 1870 alla determinazione di pro-
il danno poteva essere accresciuto dalla cattiva          sciugare e bonificare il lago (MARTUSCELLI
qualità delle acque. L’opinione dei “moderni”             1870). La causa scatenante risaliva a qualche
(i progressisti), era opposta: da tempi remoti la         anno prima, quando fu denunziata alla Regia
macerazione aveva luogo nel Lago di Agnano                Prefettura la manifestazione di “febbri palustri”
senza che mai fossero comparse tali febbri;               nei comuni di Pianura, Soccavo e Fuorigrotta,
dunque la causa di queste non la si poteva attri-         che si diffusero a tal punto da diventare una
buire alla macerazione. Bartoli (SERRAPICA                vera e propria epidemia; furono adottate misu-
1996) pubblicò un articolo a favore della                 re sanitarie per combattere le febbri che in poco

                                                     65
tempo avevano strappato dai campi centinaia di            precedentemente all’utilizzo di Via dei Canapi
lavoratori e gettato nella miseria un gran nume-          esistesse un percorso che dai casali al nord di
ro di famiglie (MARGOTTA 1867). Gli individui             Napoli arrivava ai luoghi della macerazione,
colpiti erano i coloni e chi per ragioni di lavoro        attraversando la città (LA GALA 2004).
era costretto ad operare nelle vicinanze del lago             Quando la lavorazione fu spostata al lago
di Agnano (GENOINO 1818). Gli abitanti delle              d’Agnano, il percorso si allungava nella zona
case più esposte alle nocive emanazioni del               dell’attuale Fuorigrotta, a Napoli. Testimo-
lago furono i primi ad ammalarsi di malaria               nianza di ciò è la presenza di una stele in piper-
(MARGOTTA 1867).                                          no (Fig. 1), situata al Largo Pilastri, accanto
   Il Giornale Ufficiale del 4 dicembre 1865              all’attuale edificio scolastico “Silio Italico”.
riporta che a Fuorigrotta, su una popolazione             La stele riporta un’iscrizione del 1789, voluta
di 600 abitanti, si ebbero 28 casi di febbri              dal Tribunale della Generale Salute (LA GALA
malariche e 17 morti; a Pianura, su una popo-             2004). Su di essa si legge (vedere trascrizione
lazione di 3.700, più di 100 casi durante l’epo-          più avanti) che, per ordine di Ferdinando IV
ca della macerazione e, dopo che la pratica               Re delle Due Sicilie, in quel luogo i carri e le
della macerazione fu inibita, solo 10. Al                 bestie da soma provenienti dalla macerazione
Vomero, Antignano ed Arenella, villaggi con               della canapa eseguita nel lago di Agnano dove-
un totale di circa 18.000 abitanti, ci furono             vano colà fermarsi pena la perdita dei carri.
durante il periodo di attività della macerazione
non meno di 300 ammalati per anno (NAPOLI &               FERDINANDUS IV D.G. / UTRUSO. SICILIAE
PASCALE 1867).                                            REX / DI SOVRANO COMANDO / IN QUESTO
                                                          LUOGO DEVONO / FERMARSI I CARRI E LE
MACERAZIONE DELLA CANAPA         E   NUOVA VIA-           SOME / CHE FANNO RITORNO DALLA /
                                                          MATURAZIONE DE CANAPI / E LINI SEGUI-
          CITTÀ DI NAPOLI
BILITÀ DELLA
                                                          TA NEL LAGO / DI AGNANO. / PER GLI CON-
                                                          TRAVENTORI HA / STABILITO IL RE D.G. LA
    Nell’Ottocento venne realizzata da Alfonso            PENA / DI DUE MESI DI CARCERE NELLA /
d’Aragona la via Miano-Agnano, già nota nel               PRIMA VOLTA E NELLA SECONDA / CUELLA
1500 come “Via dei Canapi”, per agevolare                 DELLA PERDITA DE / CARRI BOVI E SOME /
l’aumentato trasporto di merci e il trasporto             IL TRIBUNALE GENERALE DELLA / PUBBLI-
della canapa dalla pianura a nord di Napoli,              CA SALUTE PER ESECUZIONE / DEL SUD-
dove la canapa veniva coltivata, al lago di               DETTO REAL COMANDO E / PER NOTIZIA DI
Agnano, in cui veniva macerata. La strada evi-            TUTTI HA FATTO / INCIDERE IN MARMO LA
tava di attraversare la città con carretti che, al        PRESENTE / ISCRIZIONE, NAPOLI DA S.
                                                          LORENZO / LI 23 LUGLIO 1789, / IL SOPRAIN-
ritorno, trasportando la canapa macerata, vi
                                                          TENDENTE E DEPUTATI / DEL TRIBUNALE
diffondevano ulteriori miasmi (LA GALA                    DELLA GENERALE SALUTE / FILIPPO MAZ-
2004). Questa nuova arteria fu aperta in sosti-           ZOCCHI / MAZZEO D’AFFLITTO DI ROCCA
tuzione dell’originaria “Strada delle                     GLORIOSA / IL PRINCIPE DI S. AGATA / GIO-
Purtuncelle” che saliva rapidamente dalla Via             VAN BATTISTA CAPUANO / ORAZIO CAPE-
Case Puntellate a Largo Cangiani, per consen-             CELATRO / DOTTOR GAETANO DANDOLFI /
tire attraverso una serie di tornanti un’ascesa           DOTTOR OTTAVIO M. BUONO / DOTTOR
più agevole (LA GALA 2004); attualmente può               FERDINANDO FARODI / DOTTOR NICOLA
essere individuata con Via Jannelli o Via                 GRAZIUSO CONSEGR.
Camaldolilli, Via Pigna, Via Giustiniano (fino
a qualche anno fa Via Miano-Agnano), Via                       La scelta dell’ubicazione della stele derivò
Terracina, Via Vecchia Agnano. E’ quindi evi-             dal fatto che il Largo Pilastri era il punto di
dente che la nuova strada permetteva di evita-            incrocio tra chi proveniva da Agnano e chi da
re il centro della città con i benefici che ne            Pozzuoli; quel punto era adibito a posto di con-
derivavano, ma era disagevole per il tratto in            trollo sanitario di quanti provenissero da
salita (DI MAURO 1997).                                   Agnano, dove da tempo imperversava la mala-
    Non è documentato, ma sembra certo, che               ria. In origine la stele era posta parallelamente
                                                          alla strada e faceva parte di un complesso for-

                                                     66
Fig. 1 - La stele di Largo Pilastri, nel quartiere di Fuorigrotta a Napoli. (Foto da: LA GALA 2004)

mato da un abbeveratoio e un piano rialzato              popolazione dell’odierna città di Napoli.
con larghi gradini. Detto piano serviva per un               Inoltre, le continue prescrizioni legislative
agevole controllo dei carri e per montare a              e sanitarie nei secoli ci fanno ben comprende-
cavallo. Le successive modifiche edilizie                re l’interesse dei governanti sulle problemati-
hanno portato alla perdita di queste altre strut-        che legate alla salute dei cittadini in rapporto
ture.                                                    alla macerazione della canapa.
                                                             Mettendo in evidenza la trasformazione del
CONCLUSIONI                                              territorio, si è cercato di riunire tutte le infor-
                                                         mazioni sparse nei tantissimi documenti stori-
    La lavorazione della canapa e la storia di           ci, spesso dimenticati negli archivi e nelle
Napoli e dei suoi dintorni sono strettamente             biblioteche, permettendo al lettore di compren-
intrecciate ed hanno lasciato innumerevoli               dere l’antica Napoli e le continue modifiche
testimonianze nella trasformazione urbanistica           apportate al suo sistema viario nel corso dei
del territorio cittadino e sul suo tessuto socio-        secoli.
economico.                                                   Rimane vivo il ricordo di questo stretto
    Un dato per tutti che fa capire l’importanza         rapporto tra abitanti, territorio e canapa nella
che ebbe la coltivazione e la lavorazione della          toponomastica di strade e paesi: molte località
canapa nel Napoletano è quello relativo alla             ricordano, nel nome, le attività legate alla col-
fondazione di Fratta Maggiore, voluta dai                tivazione ed alla trasformazione della canapa:
Miseni dopo la distruzione della loro città ad           il lago Fusaro, Vico di Pantano (l’odierna Villa
opera dei Saraceni intorno all’850 d.C. e dove           Literno) ed i termini “padule”, “palude” e
furono trasferite tradizioni industriali legate          “pantano” spesso ricorrenti nell’antica topono-
alla canapa (PEZZULLO 1981).                             mastica di villaggi e strade, oltre che in molti
    Andando più avanti nei secoli, troviamo la           termini dialettali (CANINO 1981).
nascita dei Casali, con la loro importanza nel-
l’economia familiare e dell’intero territorio,           Ringraziamenti. Gli autori ringraziano per
fondamentale per il progresso industriale del            l’assistenza alla ricerca bibliografica Fabrizio
territorio, oltre a fornire la base edilizia e di        Diozzi e Rosa Rossi della Biblioteca Naziona-

                                                    67
le Vittorio Emanuele III di Napoli, Don Giu-             stituto Italiano per gli Studi Storici “Benedetto
seppe Natale della Diocesi di Pozzuoli, i re-            Croce” di Napoli, della Biblioteca Universita-
sponsabili della Biblioteca della Società Napo-          ria di Napoli e della Biblioteca di Storia del-
letana di Storia Patria, della Biblioteca dell’I-        l’Arte “Bruno Molajoli” di Napoli.

                                       LETTERATURA CITATA

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                                                         Finito di stampare nel mese di Dicembre 2008

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