Implicazioni sociali della lavorazione della canapa tessile (Cannabis sativa L.) nel territorio di Napoli
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Delpinoa 48: 61-70. 2006 Implicazioni sociali della lavorazione della canapa tessile (Cannabis sativa L.) nel territorio di Napoli P. CASORIA, G. SCOGNAMIGLIO Dipartimento di Scienze per l’Ambiente, Università degli Studi di Napoli Parthenope, Centro Direzionale di Napoli, Isola C4, I-80143 Napoli paolo.casoria@uniparthenope.it Riassunto. È stata svolta un’indagine storica sul- Abstract. An historical survey on the influence of l’influenza che la coltivazione della canapa (Can- cultivation of the hemp (Cannabis sativa L.) on the nabis sativa L.) ha avuto sul territorio e sul tessuto territory and social structure of Neapolitan area sociale nel Napoletano. Vengono descritti i luoghi (Italy) has been carried out. Places of cultivation di coltivazione e macerazione, le problematiche sa- and maceration of hemp, health problematics rela- nitarie connesse alla macerazione nonché le trasfor- ted to its maceration, and transformation of street mazioni subite dalla viabilità di Napoli in conse- network in Naples due to maceration and transport guenza della macerazione e trasporto della canapa. of hemp are discussed. Key words: Cannabis sativa, Fiber, Hemp, Naples INTRODUZIONE secoli; anche nel De Agricoltura di Pietro DE’ CRESCENZI (1605), agronomo bolognese del Canapa e lino sono state tra le prime specie XIII sec., le informazioni riguardanti questa vegetali, insieme ai cereali, ad essere coltivate coltivazione non sono più precise di quelle nel Vecchio Continente. La canapa, di origine degli scrittori antichi. asiatica, ha svolto un ruolo notevole nell’eco- Intorno al 1840 è documentata una intensa nomia dei popoli sin da tempi immemorabili e attività di trasporto della canapa da Napoli spesso è associata ai movimenti migratori. La verso l’Europa (ACTON 1997). A quel tempo, la coltivazione, la produzione e la trasformazione coltivazione della canapa era largamente diffu- della canapa rivestiva un ruolo importante sa in Italia, in particolare nella Pianura Padana all’interno del nucleo familiare, trasferendo le ed in Campania: la sua diffusione era stretta- conoscenze di padre in figlio e l’eventuale mente legata alla grande disponibilità d’acqua migrazione di un appartenente al nucleo fami- necessaria per la trasformazione (macerazione) liare consentiva di divulgare queste conoscen- ed alla presenza di un substrato economico che ze in altri territori. giustificasse la produzione di manufatti. Infat- L’introduzione della canapa in Italia pare ti, la presenza di porti, e quindi dei primi can- essere avvenuta ad opera degli Sciiti e degli tieri navali, e di commerci, legati alla coltiva- Illirici. Queste popolazioni arrivarono in Italia zione prevalentemente di cereali, rendeva ne- fra il X e l’VIII sec. a.C. e nel V-VI secolo a.C. cessario l’utilizzo di manufatti di canapa, come si registra una diffusione della coltivazione le resistentissime corde ed i sacchi. Con la na- della canapa in tutta Italia. Le prime notizie scita e l’espansione delle Repubbliche Marina- certe sulla coltivazione della canapa in Italia si re, vi fu un notevole incremento della coltivazio- trovano nel De rustica di Columella e nella ne e della trasformazione della canapa e dell’e- Naturalis Historia di Plinio il Vecchio del I conomia ad esse legate per il largo uso che veni- sec. d.C. La situazione non cambia per lunghi va fatto per corde e vele delle flotte di guerra.
In Campania, e per l’esattezza nel Caserta- dell’attuale Provincia di Caserta e all’area del no e nel Napoletano, la coltivazione della ca- Napoletano, compreso le pendici del Vesuvio napa è stata una delle attività agricole che ha (CANINO1981). occupato, per secoli, la maggior parte della su- Secondo la “Statistica Murattiana”, redatta perficie coltivata e della popolazione rurale, durante la dominazione francese (1806-1815) fino alla sua regressione avvenuta negli ultimi per censire le condizioni economiche locali, la decenni. Il settore fu del tutto abbandonato do- canapa e il lino erano coltivati in varie zone del po il 1975, quando fu inasprito il divieto della Regno, con una maggiore diffusione nella coltivazione della canapa indiana (una varietà Pianura Campana (CIMMINO 1977). L’antica della canapa) e nello stesso tempo messe in at- Campania felix, attraversata dal Volturno, che to severe normative per la canapa tessile (Can- si colloca tra Capua, Caserta, Maddaloni ed nabis sativa L.). Concause di questo abbando- Aversa, era, per la vicinanza alla capitale e per no sono da ricercarsi nell’aumento del costo le potenzialità agrarie, la parte del Regno dove della manodopera e nei problemi derivanti dal maggiormente si concentravano le colture di pesante impatto ambientale dei maceratoi. lino e canapa (QUARESIMA 2003). La canapa coltivata in Italia era tra le più La coltivazione della terra andava ad orga- pregiate per la produzione di fibra per resisten- nizzarsi intorno a piccoli insediamenti rurali za, colore e resa. Nel 1936 fu tentata una clas- ubicati presso le principali strade di comunica- sificazione della qualità della canapa, progetto zione, i cosiddetti “casali” (DE SETA 1984). abbandonato con il sopraggiungere della guer- ra. In questa classificazione, la canapa campa- I CASALI na “paesana” (se coltivata a sud dei Regi La- gni) e “forestiera” (se coltivata a nord dei Regi I “casali” erano gli insediamenti di uno o Lagni) si distingueva in “chiara”, “mezzo-co- più gruppi di famiglie a carattere agricolo o lore” e “scolorata”; era poi divisa in sei diver- silvo-pastorale che, nel tempo, si organizzava- se qualità, da “SS” (spago superiore) a “CC” no in centri abitati qualificati con mulino, (cattiva) (VILLAVECCHIA 1977). forno, taverna e chiesa, diventando in seguito Mentre vi sono numerose informazioni sul- anche Comuni. È probabile che il nome “casa- la coltivazione e trasformazione della canapa le” derivi da “casati”, termine indicante i con- nel Casertano, poco o nulla è riportato per il tadini “terziatori”, o “parzionari”, ai quali Napoletano, e in particolare sull’influenza so- attorno all’VIII o IX sec. i monasteri affidava- cio-economica che questa coltivazione ha avu- no i loro terreni con l’obbligo di risiedere sul to sulla città di Napoli e i suoi dintorni. posto per coltivarli. La struttura dei casali Scopo di questo lavoro è di raggruppare in aveva come elementi essenziali il podere e i maniera organica le informazioni disponibili casolari. Anche se il numero dei casali non è ed evidenziare l’influenza della coltivazione e mai stato fisso nei secoli, perché alcuni scom- della lavorazione della canapa nel territorio del parivano in quanto assorbiti dai più grandi, Napoletano, ponendo in particolare risalto le secondo SUMMONTE (1675) in epoca Angioina problematiche sanitarie derivanti dalla sua la- (tra il 1265 e il 1442) i casali erano più di 40. vorazione e come queste abbiano influito sulla Si caratterizzavano per la grande produzione di trasformazione urbanistica di alcune aree della lino, canapa e seta che, lavorati in loco, erano città di Napoli. inviati a Napoli. Tali fibre rappresentavano la fonte di sostentamento economico degli abi- LA COLTIVAZIONE DELLA CANAPA IN CAMPANIA tanti del casale, ma allo stesso tempo la tassa da pagare al Regno. La coltivazione della canapa era diffusa nel Intorno alla seconda metà del 1600 si con- Casertano e nel Napoletano già nel periodo tavano una quarantina di casali che “…fanno dell’Impero Romano, giungendo, a partire dal un corpo con la città, godendo anch’essi l’im- XVII secolo, ad occupare territori sempre più munità di privileggi e prerogative di lei…” vasti, corrispondenti alla parte meridionale (SUMMONTE 1675). Inoltre CAPASSO (1882) 62
considera casali anche i villaggi di Capodi- era identificato probabilmente un torrente deri- monte, Posillipo, Villanova, Angari, S. Strato, vante dall’acquedotto o dalle falde sotterranee Arenella, Antignano, Vomero, Turicchio, non presenti nella zona centrale di Napoli (CEVA avendo questi un’autonomia amministrativa. GRIMALDI 1857). Sia Lettieri sia Niccolò Car- Parte di questi casali localizzati presso letti, architetto napoletano del ‘700, affermano Napoli erano lambiti dal fiume Sebeto, mentre che il fiume che scorreva sotto il Ponte della quelli della zona del Casertano dal fiume Maddalena fosse il Rubeolo (CARLETTI 1776; Clanio, il cui alveo, dopo la bonifica del 1616, MONTICELLI 1834; CEVA GRIMALDI 1857). Di- prese il nome di Regi Lagni (GIORDANO 1834). versi autori hanno identificato il corso del Uno dei casali di Napoli che produceva col- Sebeto; questi si originava sul Monte Somma, ture redditizie di canapa era Secondigliano dalla grotta detta ”Delle Fontanelle del Cancel- (PEZZULLO 1995); le prime notizie al riguardo laro nel fondo della Preziosa” (VETRANI 1767), sono riportate in un documento di età ducale sfociando nella zona orientale della città (CAR- (18 ottobre 1113) riferentesi all’affitto di un LETTI 1776). Nei pressi della foce vi era un fondo in villa Secundillani; compare ancora ponte, detto Pons Paldulis, poi “Guizzardo” ed come casale in un documento angioino del infine “Ponte della Maddalena” (edificato da 1279 (C.U.O.R.E. 1999). Nei periodi che vide- Carlo III di Borbone intorno al 1555 in sostitu- ro le dominazioni dei Normanni, degli Svevi, zione dell’altro andato distrutto per le piogge), degli Angioini e degli Aragonesi, Secondiglia- che consentiva il passaggio degli abitanti no è definita “Casale”, in quanto insediamento (CARLETTI 1776; GUICCIARDINI 1837; CEVA rurale con abitazioni poste al servizio del suolo GRIMALDI 1857; CANGIANO 1843; ROMANELLI coltivato. Tra il 1600 ed il 1800, il Casale di 1815; GIANNONE 1821). Secondigliano ha costituito il serbatoio agrico- Alcune testimonianze riportano che dalla lo della Napoli urbana. L’autonomia di Secon- collinetta corrispondente all’incirca all’attuale digliano, come del resto quella di tutti i casali Piazzetta Nilo di Napoli sgorgava dell’acqua napoletani, termina quando nel ventennio che scendeva per Via S. Marcellino fino ad fascista Secondigliano venne annessa, insieme arrivare al molo piccolo. Queste acque forma- ad altri comuni, al Comune di Napoli (PEZ- vano delle paludi, “fusari” o “acquari”, in cui ZULLO 1995). si era soliti macerare la canapa (CAPASSO 1855). L’Acquaro era la zona allagata (“lagno” I LUOGHI DELLA MACERAZIONE DELLA CANAPA o “fusaro”) nella quale si usava macerare la A NAPOLI canapa (AA.VV. 1858; CELANO 1870). Tale zona era situata tra il cortile del Salvatore in La canapa coltivata nei casali era trasporta- Via Mezzocannone e la Chiesa di S. Pietro ta inizialmente nelle vicinanze dell’attuale Martire, oggi sede della segreteria e di altri piazza S. Domenico Maggiore dove veniva uffici dell’Università di Napoli Federico II. macerata. Si riteneva che l’acqua utilizzata per Tale “fusaro” dava anche nome ad una chiesa, la macerazione provenisse dal fiume Sebeto, S. Pietro a Fusariello o degli Acquarii, abbat- ma successivamente è stato chiarito che queste tuta per costruire sulla sua area, in S. acque erano quelle della Bolla, un acquedotto Domenico Maggiore, la sede centrale che era rifornito dalle sorgenti del Sebeto a dell’Università (FINATI 1842; AA.VV. 1845). monte della città; il fiume, dopo aver attraver- Per tale ragione i “fusari” per la macerazione sato le campagne di Napoli, sfociava a mare, della canapa e del lino, per disposizione reale, con un corso lento e tortuoso, nella zona orien- vennero trasferiti nella zona attuale di tale di Napoli (ROMANELLI 1819). Nel periodo Poggioreale, presso la Chiesa di Santa Maria, del Viceregno di Don Pedro de Toledo (1532- detta “a Dullulo” o “Dogliolo”, perché vi ten- 1553) l’ingegnere Pierantonio Lettieri, che nero impresa i nobili del Seggio degli Acquarii aveva ricevuto l’incarico di restaurare l’antico (DE RENZI 1857). acquedotto di Claudio Nerone, affermò l’inesi- Nella storia di Napoli si ricordano sei fami- stenza del fiume Sebeto e che con tale nome glie chiamate “Acquarie” avendo esse eredita- 63
to il patronato sulla “Chiesa a Fusariello in tuale zona di Poggioreale a Napoli. In seguito, Acquaro”. Secondo quanto riportato dalla tra- Carlo II, con il decreto del 1306, fece abolire dizione, le famiglie Acquarie formarono il alcuni “fusari”, principalmente quelli posti in “Seggio di Porto“, uno dei seggi nel quale si prossimità di Santa Maria e responsabili del- riuniva l’aristocrazia napoletana (CANDIDA- l’insalubrità dell’aria della città di Napoli (DE GONZAGA 1878; MAZZELLA 1601). Ancora og- RENZI 1857). gi, nei pressi dell’Università di Napoli Federi- Nel periodo angioino (XIII sec.) e poi in co II, una delle traverse che collegano Via quello aragonese (XV sec.) fu attuata una boni- Sedile di Porto con Corso Umberto I è chia- fica del territorio compreso tra le attuali mata Via degli Acquari. Capodichino e Poggioreale (PALATINO 1826); il Altro dato storico della presenza dell’attivi- prevalente carattere malsano dei luoghi spinse tà di macerazione della canapa è riportato per Alfonso I D’Aragona (1396-1458) al definiti- l’Arenaccia nel XVIII sec., in prossimità della vo trasferimento dei “fusari” situati al di là del foce del Sebeto (BALDINI 1787). ponte della Maddalena, al lago d’Agnano, nei Campi Flegrei (BERTOLOTTI 1820) con una PROBLEMI SANITARI DERIVANTI DALLA LAVORA- superficie di circa 90 ettari. Il lago fu prima ZIONE DELLA CANAPA bonificato e poi nel 1870 prosciugato metten- do in luce le sorgenti termali (RUOCCO 1954). Già intorno al 1231, Federico II di Svevia, Un divieto di svolgere attività di macera- attraverso le Constitutiones Augustales, note zione si ebbe a seguito della peste nel 1656, un anche come Melfitanae, intendeva proteggere i altro nel 1663 da parte del Vicerè Conte centri abitati dalle esalazioni prodotte dalla Pennaranda, cui gli morì, in una villa di macerazione del lino e della canapa (IACOVELLI Pozzuoli, un figlio, vittima dell’infezione. 1986), una pratica che verso la metà del Il Regolamento di Polizia approvato dal Settecento inizierà a rappresentare per il Consiglio del Re il 19 novembre 1817 citava al Regno di Napoli un problema economico e punto 7: “È proibito di macerare canapa, lino, sanitario, soprattutto alla luce delle nuove teo- o altro vegetabile che richiegga questa specie rie igieniste elaborate e diffuse nel corso di preparazione, nei fossi, fontane, fiumi, o dell’Ottocento (QUARESIMA 2003). Federico II qualunque altra sorta di acque nelle paludi” tuttavia consentiva che i residui della macera- (JATTA 1843). zione del lino e della canapa e quelli della Nel regolamento di servizio sanitario inter- lavorazione del cuoio “vel in mari vel in flumi- no pubblicato l’1 gennaio 1820 si legge: ne proici ... debere“ (CONRAD et al. 1973). Nel “…Nella città di Napoli resterà in vigore l’an- Regno di Napoli Federico II sentì il bisogno di tico stabilimento, col quale è vietato a coloro una polizia municipale e impose che il lino e la che guidano i carri di lini e di canapi tanto canapa fossero macerati un miglio lontano dai nella loro gita al lago di Agnano, quanto nel luoghi abitati (BIANCHINI 1834). loro ritorno, di fare strade che quelle indicate Nel 1300 Carlo II d’Angiò, in seguito ad in detto regolamento, e di attraversare la città una vivace protesta degli abitanti, sottopose ad prima della mezza notte…” (ZERBI 1846; una operazione di bonifica la zona circostante CIBRARIO 1861). il Ponte Guizzardo, dove l’aria era malsana e fetida a causa della macerazione del lino e LA MACERAZIONE DELLA CANAPA AL LAGO DI della canapa nei “fusari” (CAMERA 1860). AGNANO Qualche anno dopo, nel luglio 1306, fu ordina- to lo sgombero di altri tre “fusari”: il primo fu La macerazione della canapa dovette quin- trasferito “ultra Santa Maria ad Dullolum in di essere trasferita. Considerato che tale attivi- loco qui dicitur Campum Servionem”, il secon- tà era già stata in uso al lago Fusaro, non lon- do “in locum S. Mariae ad Dullolum”, il terzo tano dalla città, si pensò al lago di Agnano (De “in loco ubi dicitur ad tertium” (MINIERI- Renzi, citato da HEUSINGER 1853; DEPERAIS RICCIO 1876; MASTRIANI 1843), tutti nell’at- 1869). Per molto tempo le attività legate alla 64
canapa prosperarono nella zona flegrea, fino a macerazione, affermandone l’innocuità, ma il quando l’attività non fu più redditizia e, intor- Susanna mise in risalto l’eccessiva leggerezza no alla seconda metà dell’Ottocento, iniziò la dei passati signori di quelle terre nel tacere bonifica dell’area, completata dopo l’Unità della pericolosità della macerazione, facendo d’Italia (ANNECCHINO 1931). Come sempre, lo osservare che nei tempi passati la quantità di scopo del prosciugamento del lago era quello canapa da macerare nel lago era ovviamente di rendere salubre l’aria eliminando i miasmi minore e pertanto non determinava danni prodotti dalla putrefazione dei residui della (SERRAPICA 1996). Quindi, l’ipotesi accredita- macerazione della canapa, in particolar modo ta fu quella del Susanna. A questo punto non nelle zone di Fuorigrotta e Posillipo, anche a c’erano dubbi riguardo la richiesta: rendere causa di un sito illegale per la macerazione in definitiva da parte delle autorità cittadine la un laghetto nella zona di Coroglio (NAPOLI & proibizione della macerazione. PASCALE 1867). Gli stessi autori, nella relazio- Tra le testimonianze storiche sulla insalu- ne alla Commissione Municipale di Sanità, brità della zona si ricordano la richiesta dei affermarono che “l’opera più civile, più uma- Padri Cappuccini del Convento di S. Gennaro nitaria che il Governo abbia potuto rendere a a Pozzuoli, che a causa del perdurare delle feb- queste infelici popolazioni, fu quella di aver bri malariche legate alla vicinanza del lago di conceduto il prosciugamento, onde distruggere Agnano chiesero al Municipio di Pozzuoli una la causa di tanta pubblica calamità”. zona di terreno per edificare la sede della loro Nei tempi passati numerosi studiosi si sono dimora estiva (GIAMMINELLI & MASTROIANNI occupati dei problemi legati all’effetto della 1983). Il complesso monastico fu ubicato macerazione della canapa sulla salute dei citta- lungo la moderna Via Domitiana (Via San dini e sulla salubrità dell’aria nella zona di Gennaro-Agnano) che ricalca in più punti il Agnano. È riportato (SERRAPICA 1996) che nel- tracciato dell’antica Antiniana, a circa 120 m l’autunno del 1663 si ebbero una serie di casi sul livello del mare in posizione dominante mortali di febbri che ben presto catalizzarono l’intero golfo di Pozzuoli (D’AMBROSIO 1986). la generale attenzione nel tentativo di indivi- Sempre a causa della malaria fu eretto duarne le cause e di organizzare, di conse- l’Eremo dei Camaldoli (situato su Monte guenza, la prevenzione; fu nominata una com- Prospetto), il quale venne adibito soprattutto a missione formata da quattordici medici, i casa di sollievo e di riposo per gli infermi, lon- quali, con solo quattro voti contrari, raccoman- tano dai miasmi esalanti dalla macerazione dò la sospensione della macerazione della della canapa nel lago di Agnano. Nel 1667 fu canapa, possibile causa dell’epidemia nei pres- costruita la casa detta dei “Camaldolilli”, un si del lago di Agnano; in seguito a tale racco- piccolo complesso conventuale situato sul ver- mandazione, le autorità cittadine proibirono la sante orientale della collina dei Camaldoli, macerazione per un anno. Ma le opinioni in dove i monaci si rifugiavano nel periodo esti- merito erano varie e contraddittorie. Si costi- vo per sottrarsi all’aria malsana che, per il tuirono due schieramenti: uno a favore e l’altro caldo, comunque risaliva dal lago di Agnano contro la pratica della macerazione. Gli “anti- (LA GALA 2004). chi” (l’ala conservatrice), con Nicolò Susanna, Per l’aria malsana che si respirava soprattut- erano contrari alla macerazione, ritenendo che to d’estate e che proveniva dall’acqua stagnan- tale pratica fosse la causa delle febbri, anche se te si arrivò nel 1870 alla determinazione di pro- il danno poteva essere accresciuto dalla cattiva sciugare e bonificare il lago (MARTUSCELLI qualità delle acque. L’opinione dei “moderni” 1870). La causa scatenante risaliva a qualche (i progressisti), era opposta: da tempi remoti la anno prima, quando fu denunziata alla Regia macerazione aveva luogo nel Lago di Agnano Prefettura la manifestazione di “febbri palustri” senza che mai fossero comparse tali febbri; nei comuni di Pianura, Soccavo e Fuorigrotta, dunque la causa di queste non la si poteva attri- che si diffusero a tal punto da diventare una buire alla macerazione. Bartoli (SERRAPICA vera e propria epidemia; furono adottate misu- 1996) pubblicò un articolo a favore della re sanitarie per combattere le febbri che in poco 65
tempo avevano strappato dai campi centinaia di precedentemente all’utilizzo di Via dei Canapi lavoratori e gettato nella miseria un gran nume- esistesse un percorso che dai casali al nord di ro di famiglie (MARGOTTA 1867). Gli individui Napoli arrivava ai luoghi della macerazione, colpiti erano i coloni e chi per ragioni di lavoro attraversando la città (LA GALA 2004). era costretto ad operare nelle vicinanze del lago Quando la lavorazione fu spostata al lago di Agnano (GENOINO 1818). Gli abitanti delle d’Agnano, il percorso si allungava nella zona case più esposte alle nocive emanazioni del dell’attuale Fuorigrotta, a Napoli. Testimo- lago furono i primi ad ammalarsi di malaria nianza di ciò è la presenza di una stele in piper- (MARGOTTA 1867). no (Fig. 1), situata al Largo Pilastri, accanto Il Giornale Ufficiale del 4 dicembre 1865 all’attuale edificio scolastico “Silio Italico”. riporta che a Fuorigrotta, su una popolazione La stele riporta un’iscrizione del 1789, voluta di 600 abitanti, si ebbero 28 casi di febbri dal Tribunale della Generale Salute (LA GALA malariche e 17 morti; a Pianura, su una popo- 2004). Su di essa si legge (vedere trascrizione lazione di 3.700, più di 100 casi durante l’epo- più avanti) che, per ordine di Ferdinando IV ca della macerazione e, dopo che la pratica Re delle Due Sicilie, in quel luogo i carri e le della macerazione fu inibita, solo 10. Al bestie da soma provenienti dalla macerazione Vomero, Antignano ed Arenella, villaggi con della canapa eseguita nel lago di Agnano dove- un totale di circa 18.000 abitanti, ci furono vano colà fermarsi pena la perdita dei carri. durante il periodo di attività della macerazione non meno di 300 ammalati per anno (NAPOLI & FERDINANDUS IV D.G. / UTRUSO. SICILIAE PASCALE 1867). REX / DI SOVRANO COMANDO / IN QUESTO LUOGO DEVONO / FERMARSI I CARRI E LE MACERAZIONE DELLA CANAPA E NUOVA VIA- SOME / CHE FANNO RITORNO DALLA / MATURAZIONE DE CANAPI / E LINI SEGUI- CITTÀ DI NAPOLI BILITÀ DELLA TA NEL LAGO / DI AGNANO. / PER GLI CON- TRAVENTORI HA / STABILITO IL RE D.G. LA Nell’Ottocento venne realizzata da Alfonso PENA / DI DUE MESI DI CARCERE NELLA / d’Aragona la via Miano-Agnano, già nota nel PRIMA VOLTA E NELLA SECONDA / CUELLA 1500 come “Via dei Canapi”, per agevolare DELLA PERDITA DE / CARRI BOVI E SOME / l’aumentato trasporto di merci e il trasporto IL TRIBUNALE GENERALE DELLA / PUBBLI- della canapa dalla pianura a nord di Napoli, CA SALUTE PER ESECUZIONE / DEL SUD- dove la canapa veniva coltivata, al lago di DETTO REAL COMANDO E / PER NOTIZIA DI Agnano, in cui veniva macerata. La strada evi- TUTTI HA FATTO / INCIDERE IN MARMO LA tava di attraversare la città con carretti che, al PRESENTE / ISCRIZIONE, NAPOLI DA S. LORENZO / LI 23 LUGLIO 1789, / IL SOPRAIN- ritorno, trasportando la canapa macerata, vi TENDENTE E DEPUTATI / DEL TRIBUNALE diffondevano ulteriori miasmi (LA GALA DELLA GENERALE SALUTE / FILIPPO MAZ- 2004). Questa nuova arteria fu aperta in sosti- ZOCCHI / MAZZEO D’AFFLITTO DI ROCCA tuzione dell’originaria “Strada delle GLORIOSA / IL PRINCIPE DI S. AGATA / GIO- Purtuncelle” che saliva rapidamente dalla Via VAN BATTISTA CAPUANO / ORAZIO CAPE- Case Puntellate a Largo Cangiani, per consen- CELATRO / DOTTOR GAETANO DANDOLFI / tire attraverso una serie di tornanti un’ascesa DOTTOR OTTAVIO M. BUONO / DOTTOR più agevole (LA GALA 2004); attualmente può FERDINANDO FARODI / DOTTOR NICOLA essere individuata con Via Jannelli o Via GRAZIUSO CONSEGR. Camaldolilli, Via Pigna, Via Giustiniano (fino a qualche anno fa Via Miano-Agnano), Via La scelta dell’ubicazione della stele derivò Terracina, Via Vecchia Agnano. E’ quindi evi- dal fatto che il Largo Pilastri era il punto di dente che la nuova strada permetteva di evita- incrocio tra chi proveniva da Agnano e chi da re il centro della città con i benefici che ne Pozzuoli; quel punto era adibito a posto di con- derivavano, ma era disagevole per il tratto in trollo sanitario di quanti provenissero da salita (DI MAURO 1997). Agnano, dove da tempo imperversava la mala- Non è documentato, ma sembra certo, che ria. In origine la stele era posta parallelamente alla strada e faceva parte di un complesso for- 66
Fig. 1 - La stele di Largo Pilastri, nel quartiere di Fuorigrotta a Napoli. (Foto da: LA GALA 2004) mato da un abbeveratoio e un piano rialzato popolazione dell’odierna città di Napoli. con larghi gradini. Detto piano serviva per un Inoltre, le continue prescrizioni legislative agevole controllo dei carri e per montare a e sanitarie nei secoli ci fanno ben comprende- cavallo. Le successive modifiche edilizie re l’interesse dei governanti sulle problemati- hanno portato alla perdita di queste altre strut- che legate alla salute dei cittadini in rapporto ture. alla macerazione della canapa. Mettendo in evidenza la trasformazione del CONCLUSIONI territorio, si è cercato di riunire tutte le infor- mazioni sparse nei tantissimi documenti stori- La lavorazione della canapa e la storia di ci, spesso dimenticati negli archivi e nelle Napoli e dei suoi dintorni sono strettamente biblioteche, permettendo al lettore di compren- intrecciate ed hanno lasciato innumerevoli dere l’antica Napoli e le continue modifiche testimonianze nella trasformazione urbanistica apportate al suo sistema viario nel corso dei del territorio cittadino e sul suo tessuto socio- secoli. economico. Rimane vivo il ricordo di questo stretto Un dato per tutti che fa capire l’importanza rapporto tra abitanti, territorio e canapa nella che ebbe la coltivazione e la lavorazione della toponomastica di strade e paesi: molte località canapa nel Napoletano è quello relativo alla ricordano, nel nome, le attività legate alla col- fondazione di Fratta Maggiore, voluta dai tivazione ed alla trasformazione della canapa: Miseni dopo la distruzione della loro città ad il lago Fusaro, Vico di Pantano (l’odierna Villa opera dei Saraceni intorno all’850 d.C. e dove Literno) ed i termini “padule”, “palude” e furono trasferite tradizioni industriali legate “pantano” spesso ricorrenti nell’antica topono- alla canapa (PEZZULLO 1981). mastica di villaggi e strade, oltre che in molti Andando più avanti nei secoli, troviamo la termini dialettali (CANINO 1981). nascita dei Casali, con la loro importanza nel- l’economia familiare e dell’intero territorio, Ringraziamenti. Gli autori ringraziano per fondamentale per il progresso industriale del l’assistenza alla ricerca bibliografica Fabrizio territorio, oltre a fornire la base edilizia e di Diozzi e Rosa Rossi della Biblioteca Naziona- 67
le Vittorio Emanuele III di Napoli, Don Giu- stituto Italiano per gli Studi Storici “Benedetto seppe Natale della Diocesi di Pozzuoli, i re- Croce” di Napoli, della Biblioteca Universita- sponsabili della Biblioteca della Società Napo- ria di Napoli e della Biblioteca di Storia del- letana di Storia Patria, della Biblioteca dell’I- l’Arte “Bruno Molajoli” di Napoli. LETTERATURA CITATA AA.VV. 1845. Napoli e i luoghi celebri delle ed ecclesiastica e sulla popolazione della sue vicinanze. Vol. I: 349. Stabilimento città di Napoli dalla fine del secolo XIII Tipografico di Gaetano Nobile, Napoli. fino al 1809. Vol. 15: 137. Atti dell’Ac- AA.VV. 1858. Rivista Contemporanea. Vol. cademia Pontaniana, Napoli. XV: 134-135. Tipografia Cerruti, De Rossi, CARLETTI N. 1776. Topografia universale della Dusso. Torino. città di Napoli. Stamperia Raimondiana, ACTON H. 1997. Gli ultimi Borboni di Napoli Napoli. (1825-1861). Pag. 171. Giunti Editore, CELANO C. 1870. Notizie del bello dell’antico Firenze. e del curioso della città di Napoli. Pag. 118. ANNECCHINO R. 1931. Agnano: l’origine del L. Chiurazzi, Napoli. nome e del lago. Tipografia Unione, CEVA GRIMALDI F. 1857. Della città di Napoli Napoli. dal tempo della sua fondazione sino al pre- BALDINI F. 1787. Ricerche fisico-mediche sulla sente. Stamperia e Calcografia, Napoli. costituzione del clima della città di Napoli. CIBRARIO L. 1861. Della economia politica del Fratelli Raimondi, Napoli. medioevo. Pag. 16-17. Eredi Botta, Torino. BERTOLOTTI D. 1820. Il Ricoglitore ossia CIMMINO C. 1977. L’agricoltura nel Regno di archivj di geografia, di viaggi, di filosofia, Napoli nell’età del Risorgimento. La stati- di economia politica, di istoria, di eloquen- stica murattiana del 1811 e relazioni su ze, di poesia, di critica, di archeologia, di Terra di Lavoro. In: Rivista Storica di Terra novelle, di belle arti, di teatri e feste, di di Lavoro. Anno 2° n° 1: 15-24, 25-142. bibliografia e di miscellanee. Vol. IX: 140. Biblioteca Nazionale di Napoli. Batelli e Fanfani, Milano. CONRAD H., VON DER LIECK-BUYKEN T., BIANCHINI L. 1834. Storia delle finanze del WAGNER W. (Eds.). 1973. Die Konstitutio- regno di Napoli. Vol. I: 295. Tipografia nen Friederichs II von Hohenstaufen für Flautina, Napoli. sein Königreich Sizilien. Pag. 308. Böhlau CAMERA M. 1860. Annali delle Due Sicilie. Verlag, Köln-Wien. Pag. 74. Stamperia e Cartiere del Fibreno, C.U.O.R.E. 1999. Nel C.U.O.R.E. di Napoli: Napoli. alla scoperta delle imprese. Centro Interdi- CANDIDA-GONZAGA B. 1878. Memorie delle partimentale URBAN-ECO, Università de- famiglie nobili delle province meridionali. gli Studi di Napoli Federico II, Napoli. Vol. I., pp. 127-133. Napoli, De Angelis. D’AMBROSIO A. 1986. Le Chiese di Pozzuoli. CANGIANO L. 1843. Le acque pubbliche pota- In: AA.VV. Guida di Pozzuoli. Pag. 103- bili della città di Napoli e de’ modi di 104. Comune di Pozzuoli (NA). aumentarle. Tipografia dell’Aquila di V. DE’ CRESCENZI P. 1605. Trattato dell’agricoltu- Puzziello, Napoli. ra. Cosimo Giunti, Firenze. CANINO A. 1981. Guide d’Italia: Campania. DEPERAIS C. 1869. Sulla macerazione della ca- Touring Club Italiano, Milano. napa. Stamperia e Cartiere del Fibreno, CAPASSO B. 1855. Sull’antico sito di Napoli e Napoli. Palepoli dubbii e conghietture. Pag. 43. DE RENZI S. 1857. Storia documentata della Stabilimento dell’Antologia Legale, Na- Scuola medica di Salerno. Pag. 561-562. poli. Stabilimento Tipografico di Gaetano Nobi- CAPASSO B. 1882. Sulla circoscrizione civile le, Napoli. 68
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