Il vino vecchio è migliore

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Il vino vecchio è migliore*
                                         Autore: A. Quintavalle

Ed essi gli dissero: I discepoli di Giovanni digiunano spesso e fanno orazioni; così pure i discepoli
dei Farisei; mentre i tuoi mangiano e bevono. E Yeshua disse loro: Potete voi far digiunare gli
amici dello sposo, mentre lo sposo è con loro? Ma verranno i giorni per questo; e quando lo sposo
sarà loro tolto, allora, in quei giorni, digiuneranno. Disse loro anche una parabola: Nessuno
strappa un pezzo da un vestito nuovo per metterlo a un vestito vecchio; altrimenti strappa il nuovo,
e il pezzo tolto dal nuovo non si adatta al vecchio: E nessuno mette vin nuovo in otri vecchi;
altrimenti il vin nuovo rompe gli otri, il vino si spande, e gli otri vanno perduti. Ma il vin nuovo va
messo in otri nuovi. E nessuno che abbia bevuto del vin vecchio, ne desidera del nuovo, perché
dice: Il vecchio è buono (Luca 5:33-38 Riveduta)

Il discorso di Yeshua sul digiuno nella casa di Levi

Un giorno, quando Yeshua ed i suoi discepoli stavano godendo di un’ottima cena, fu fatta una
semplice osservazione: «I tuoi discepoli non digiunano!» L'osservazione era di per sé innocente ed
abbastanza semplice; non era un’accusa, ma un’onesta perplessità. La risposta di Yeshua, però, è
stata molto dibattuta e spesso fraintesa. È quindi opportuno dare un sguardo all’osservazione fatta
sui discepoli di Yeshua e sulla sua risposta per vedere se possiamo trovare un significato migliore.
Benché ci siano molti studiosi che credono che la risposta originaria di Yeshua sia andata
completamente persa e che la registrazione di Luca sia frutto di una tradizione successiva,
argomenterò che in questa pericope sono state preservate le parole autentiche di Yeshua. Inoltre, per
implicazione, argomenterò contro l’opinione prevalente che la risposta di Yeshua costituisca una
rinuncia della tradizione giudaica. Inoltre, cercherò di dimostrare che la risposta di Yeshua non solo
era pertinente all’argomento sollevato, ma rivela anche la genialità e la finezza del suo
insegnamento.

È particolarmente interessante il fatto che molti predicatori cristiani quando parlano di questo
episodio normalmente non usano il testo di Luca, ma quello parallelo di Matteo e di Marco −
perché? Perché in questi due Evangeli, l’ultima frase non compare. Un altro particolare è
l’interpretazione che si dà a questo brano, puntualmente tolto dal contesto. Seguendo le orme dei
famigerati “padri della chiesa”, noti fanatici dell’antigiudaismo, si mette nella bocca di Yeshua
qualcosa che può essere considerato blasfemo, ch’egli non ha mai inteso dire, ovvero, che il “vino
nuovo” è il suo nuovo e rivoluzionario messaggio, il quale è incompatibile con il vecchio e vetusto
giudaismo e la sua Torah, rappresentati dagli otri vecchi, i quali non possono contenere l’Evangelo.
Si tratta appunto di un’esegesi assolutamente errata e fuori dal contesto. Innanzitutto, Yeshua
non ha mai detto che il suo messaggio fosse in contrapposizione alla Torah, di cui ribadisce
l’assoluta ed eterna validità, e reclama l’osservanza persino dell’ultimo yod (Mat.5:18). Si pregano i
signori esegeti e predicatori di rivedere l’intero contesto, e di leggere anche il brano parallelo di
Luca.

Gli ospiti prendono atto che i discepoli di Yeshua non digiunano (v. 33)

All’inizio del nostro brano troviamo Yeshua e i suoi discepoli nella casa di Levi, l’esattore delle
tasse. Yeshua aveva incontrato Levi in precedenza, mentre stava svolgendo il suo lavoro al banco
della gabella, e gli disse di seguirlo. Ora, Yeshua si trova ospite a casa di Levi, partecipando a un
banchetto tenuto in suo onore e dove si era raccolta una folla di pubblicani amici di Levi ed altre
persone.
Prima del nostro discorso, i discepoli di Yeshua erano già stati criticati dai Farisei perché
mangiavano e bevevano insieme ai pubblicani e ai peccatori. Per questo, si potrebbe supporre che la
domanda sul digiuno sia stata anch’essa fatta dai Farisei. Ma mentre in Luca l’identità della persona
che ha fatto l’osservazione sui discepoli di Yeshua è sconosciuta, il racconto di Matteo è differente.
In Mat.9:14 sono i discepoli di Giovanni a porre la questione sul digiuno.

Quasi certamente questa osservazione non implica che i discepoli di Yeshua non avevano mai
digiunato, ma che era degno di nota che i discepoli, e Yeshua stesso, non stavano digiunando.
Questa non era un’occasione in cui tutti digiunavano tranne i discepoli di Yeshua, ma una in cui i
Giudei particolarmente devoti digiunavano. Probabilmente l’osservazione degli ospiti durante
quella cena riguardava il doppio digiuno settimanale di cui parla Luca 18:12, Didache 8:1 e T.B.
Ta'anit 12a. Tutte e tre queste testimonianze collegano tale digiuno con i Farisei, e le ultime due
precisano che il digiuno veniva fatto il lunedì e il giovedì. Non sappiamo se i discepoli di Giovanni
digiunavano due volte alla settimana negli stessi giorni dei Farisei, ma sappiamo che Giovanni era
conosciuto per il suo ascetismo (cfr. Luca 7:33) e che i suoi discepoli digiunavano spesso (Luca
5:33). Forse il banchetto di Levi era stato fatto di lunedì o di giovedì, e la presenza dei Farisei aveva
ricordato agli ospiti meno devoti che si trattava di un giorno in cui una persona pia ci si aspettava
che digiunasse.

L’anno liturgico ebraico comprendeva un certo numero di giorni di digiuno per l’intera nazione. Per
esempio a Yom Kippur, il Giorno dell’Espiazione, tutto il popolo si affligge e digiuna richiedendo
la misericordia e il perdono di Dio. I Farisei desideravano un rinnovamento spirituale. Volevano che
il popolo fosse vicino a Dio in ogni tempo. Anche il movimento di Giovanni Battista si
caratterizzava per la necessità di un risveglio spirituale.1 Questo passo del vangelo indica che sia i
Farisei che Giovanni Battista avevano istituito dei nuovi digiuni per accrescere la consapevolezza
spirituale della gente.

È evidente che Yeshua era molto stimato da Levi e dai suoi ospiti, dal momento che il banchetto era
preparato in suo onore. Ma le persone presenti pongono una domanda molto interessante. Se il
digiuno era segno di una pietà molto fervente, perché i discepoli di Yeshua (per non parlare dello
stesso Yeshua) non fanno il digiuno prescritto in quel giorno? [Probabilmente Yeshua non viene
incluso nell’osservazione per rispetto, nonostante anch’egli partecipava alla festa]. Così qualcuno
ha riferito quello che gli altri pensavano: «I discepoli di Giovanni digiunano spesso e fanno
orazioni; così pure i discepoli dei Farisei; mentre i tuoi mangiano e bevono». Mentre la
dichiarazione non ha la forma di una domanda, ma è piuttosto un’espressione d’imbarazzo, essa ha
però la forza di una domanda. Così infatti Yeshua ha inteso il commento, poiché nei versi seguenti
egli parla del perché i suoi discepoli non digiunano.

              Yeshua risponde all’osservazione della gente: Parte I

Che cosa ne pensava Yeshua? La sua risposta è composta da due parti, la prima dai vv. 34-36 e la
seconda dai vv. 37,38. La duplice risposta di Yeshua è nella sostanza un’unica risposta, la seconda
parte è costruita sopra la prima, ma Yeshua, come spesso era solito fare, lascia ai suoi ascoltatori di
trarre la conclusione logica. È per questa ragione che la sua risposta è stata ampiamente fraintesa.
Yeshua non ha dato ai suoi ascoltatori una risposta esplicita, ma ha risposto in parabole.

Si dovrebbe digiunare in un matrimonio o in un funerale? (vv. 34,35)

Yeshua guidava un movimento di rinnovamento all’interno del giudaismo dei suoi tempi. Il suo
approccio di riforma era molto meno radicale di quello dei Farisei o di Giovanni Battista, sebbene
tutti desideravano un ritorno del popolo alla loro eredità spirituale. Il digiuno dei discepoli di
Giovanni e dei Farisei era un modo per chiamare la gente al risveglio. I discepoli di Yeshua
evidentemente non osservavano questi digiuni aggiuntivi. Dapprima Yeshua risponde con una
parabola riguardante uno sposo e i suoi amici invitati. È significativo che egli usa l’immagine dello
sposo nella sua parabola, considerando la presenza dei discepoli di Giovanni Battista. In Giov.3:29
il Battista paragona Yeshua a uno sposo. La domanda retorica è: «Potete voi far digiunare gli amici
dello sposo, mentre lo sposo è con loro?» L’ovvia risposta è: «No, la cosa sarebbe inusuale; il
digiuno in un momento di gioia non è appropriato». Luca ha formulato la frase in modo da
richiedere una risposta negativa. Questa risposta è il primo passo del ragionamento di Yeshua. La
sua prima mossa è di stabilire il fatto che ci sono dei tempi in cui non si deve digiunare.

Nel verso 35, però, Yeshua introduce qualcosa di inaspettato: «quando lo sposo sarà loro tolto,
allora, in quei giorni, digiuneranno». Yeshua introduce qui un dolore imprevisto, che lo sposo
potrebbe essere portato via. In ebraico il termine «sarà tolto» viene usato in questo contesto come
un eufemismo chiaramente inteso in riferimento alla morte. In queste nuove circostanze, sarebbe
molto appropriato digiunare. Ci sono tempi in cui il digiuno è superfluo, altri quando il digiuno è
una cosa opportuna. Grande gioia è riservata alla cerimonia di matrimonio. L’esatto opposto di un
funerale. Il dolore che si esprime in un funerale è l’atto supremo del cordoglio. Yeshua accosta le
due più forti emozioni degli esseri umani: la grande gioia di un matrimonio e il solenne dolore di un
funerale. Quindi, perché i discepoli di Yeshua non digiunano? Perché lo sposo è con loro. Giorno
verrà che lo sposo sarà loro tolto.

La comprensione più naturale dei versi 34 e 35 è quella di applicare la metafora dello sposo a
Yeshua stesso. Come già aveva fatto Giovanni Battista, Yeshua allude a sé stesso come allo sposo.
Mentre Yeshua è con i suoi discepoli non è opportuno digiunare, ma quando egli sarà portato via,
allora i discepoli avranno buoni motivi per digiunare. Molti studiosi sono poco disposti a credere
che Yeshua abbia pubblicamente predetto la sua morte, e hanno sostenuto che un tale riferimento
sia stato aggiunto in seguito dalla chiesa. Pertanto, alcuni hanno sostenuto che il verso 35 non
dovrebbe essere considerato un detto originale di Yeshua. Comunque, dal momento che la risposta
di Yeshua è una risposta coerente e pertinente alla domanda rivoltagli, non si deve dubitare che tutta
la risposta di Yeshua sia autentica.

  La parabola delle tre cose stupide che nessuno farebbe: Parte II della
                           risposta di Yeshua

La seconda parte della risposta di Yeshua è una parabola in tre parti. Di solito, gli interpreti hanno
inteso la seconda parte della risposta di Yeshua come una parabola in due parti, con il verso 38b
come una sorta di parentesi o digressione. In questa maniera, però, non si riesce a cogliere la
struttura del ragionamento di Yeshua (naturalmente la risposta di Yeshua può essere capita anche
senza il verso 38b, comunque esso aiuta a portare chiarezza e serve come guida contro le false
interpretazioni). Cercherò di dimostrare che, lungi dall’essere una semplice digressione, il verso 38b
si adatta perfettamente a quello che Yeshua vuole realizzare, essendo la terza parte di una parabola
che spiega perché i suoi discepoli non digiunano in un giorno di banchetto. Questa seconda parte
della risposta, quindi, dovrebbe essere considerata una triplice parabola, ed essere chiamata la
parabola delle «tre cose stupide che nessuno farebbe», poiché in ogni mini-parabola Yeshua
descrive un’azione che nessuna persona competente si sognerebbe mai di fare.

Nella sua prima mini-parabola, Yeshua porta l’esempio della riparazione di un vestito vecchio. Il
verso 36 legge: «Nessuno strappa un pezzo da un vestito nuovo per metterlo ad un vestito vecchio».
Lo scopo di Yeshua è quello di descrivere uno scenario che sarebbe assurdo. Il verso continua:
«altrimenti strappa il nuovo, e il pezzo tolto dal nuovo non si adatta al vecchio». Il punto di Yeshua
è che nessuno farebbe mai una cosa così folle, non si rovina un vestito nuovo per rattoppare un
vestito vecchio.

L’obiettivo di Yeshua nella sua seconda mini-parabola è parimenti simile. Nei versi 37,38a Yeshua
parla di vino. «E nessuno mette vin nuovo in otri vecchi». Questa seconda scena è ridicola quanto la
prima. Qualsiasi vignaiolo che si rispetti sapeva che quando il vino nuovo fermenta aumenta di
volume, e un otre vecchio e rigido è privo della necessaria elasticità. Yeshua descrive le dannose
conseguenze: «altrimenti il vin nuovo rompe gli otri, il vino si spande, e gli otri vanno perduti».
Come la prima mini-parabola, il punto di Yeshua è che nessuna persona competente avrebbe mai
commesso una simile stupidaggine. A differenza della prima mini-parabola, però, nel verso 38a
Yeshua indica ai suoi ascoltatori la maniera giusta di conservare il vino nuovo: «Ma il vino nuovo
va messo in otri nuovi». Yeshua mette in risalto il contrasto tra la cosa stupida che nessuno mai
farebbe, e la giusta procedura che ci si aspetta da tutti.

Nella terza mini-parabola Yeshua continua con il vino. Forse il banchetto a cui stava partecipando
ha reso appropriate le allusioni al vino. A differenza della parabola precedente, qui Yeshua non si
interessa alla conservazione del vino, ma al suo consumo. Nel verso 38b egli dichiara: «E nessuno
che abbia bevuto del vino vecchio, ne desidera del nuovo, perché dice: Il vecchio è buono». «Il
vecchio val meglio» (v. 39 Diodati) [La Nuova Diodati traduce: «Il vecchio è migliore»].2

Piuttosto che considerare questo verso come un commento alla seconda mini-parabola, esso deve
essere letto come il terzo esempio di qualcosa che una persona ragionevole non farebbe mai. Chi
scambierebbe il vino nuovo con il vecchio? La valutazione di David Flusser è certamente corretta:
«Il vino vecchio è migliore del nuovo e quelli che rifiutano di prendere il nuovo sanno quello che
fanno» (D. Flusser, "Do You Prefer New Wine?" Immanuel vol. 9, p. 30). Una tale lettura è in linea
con le altre mini-parabole. In ogni esempio, nessuno fa la cosa stupida perché si sa quello che è
meglio. Nessuno strappa un vestito nuovo per aggiustarne uno vecchio, soprattutto sapendo che la
nuova pezza non si adatterà al vecchio. Parimenti, nessuno mette il vino nuovo in un otre vecchio,
perché altrimenti sia il vino che l’otre andranno persi. Allo stesso modo, nessuno che beve il vino
vecchio ne desidera del nuovo perché è di qualità inferiore. Tutti sanno che il vino invecchiato è più
buono.

                   Il significato della triplice parabola di Yeshua

Ora, la nostra questione è quella di chiederci: perché Yeshua ha raccontato questa parabola delle tre
cose stupide che nessuno farebbe? La risposta non è affatto ovvia, ma un esame attento della
struttura della risposta di Yeshua può darci la risposta. Abbiamo già detto che la risposta di Yeshua
è duplice. Nella parabola dello sposo, Yeshua dimostra che ci sono tempi in cui non è appropriato
digiunare. Nella seconda parte della risposta, Yeshua racconta una parabola riguardo a delle cose
che nessuno farebbe mai. Il punto di Yeshua nelle tre mini-parabole è che nessuno farebbe queste
cose, perché chi le facesse perderebbe su due fronti. Nello strappare un vestito nuovo per
rattopparne uno vecchio, si rovinano entrambi i vestiti. Mettendo del vino nuovo in otri vecchi, sia
il vino che gli otri andrebbero persi. Nel preferire il vino nuovo, chi beve sceglie il vino di qualità
inferiore e così non si gode né la vendemmia vecchia né quella nuova. Allora che cosa ha detto
Yeshua? Yeshua non arriva alla conclusione per noi, ma vuole che i suoi ascoltatori traggano la
conclusione per sé stessi.

La mia conclusione è duplice, ed è questa: Innanzitutto, chiunque digiuna mentre Yeshua è con lui
fa qualcosa di sciocco e di inappropriato. Ci sono tempi, come una festa di matrimonio, in cui il
digiuno è fuori posto. Un banchetto fatto in onore di Yeshua, o in qualunque altro momento quando
Yeshua è presente nella condivisione di un incontro, è un tempo ugualmente inappropriato per
digiunare. Chi digiuna subisce delle perdite su due fronti. Da una parte, il digiuno viene fatto come
un atto di devozione per stare più vicino a Dio (vedi, "Fasting and Fast Days," Encyclopaedia
Judaica), e, eventualmente, per prepararsi alla venuta del Messia (vedi il racconto del digiuno di
Anna in relazione con la speranza messianica della consolazione di Gerusalemme in Luca 2:36-38).
Dal momento che Yeshua era con loro, il tempo per digiunare era giunto alla fine. In secondo luogo,
quelli che continuano a digiunare tradiscono il fatto che essi non hanno riconosciuto il ministero
speciale di Yeshua, e questo implica che il loro digiuno è inutile poiché il motivo per cui digiunano
non viene riconosciuto.

In secondo luogo, l’enfasi sul vino vecchio indica che tutto il discorso sui nuovi digiuni poteva non
essere la risposta per un vero rinnovamento spirituale. Oggi, il detto di Yeshua sul vino vecchio è
stato trascurato e l’enfasi è stata erroneamente concentrata sul vino nuovo. Non bisogna dimenticare
che quando si parla del vino, il vecchio è meglio del nuovo. Yeshua sembra parlare della ricca
eredità del giudaismo dei suoi tempi con grande stima.

In questo senso, il vino vecchio si riferisce all’antica fede e pratica del popolo ebraico. Quindi la
domanda sul digiuno è più in relazione con i giorni di digiuno aggiuntivi che erano stati introdotti
da Giovanni Battista e dai Farisei, e certamente non riguarda i digiuni riconosciuti come giorni
santi, che erano osservati da tutti. I nuovi digiuni erano talvolta utilizzati come incoraggiamento per
gli appartenenti a una particolare corrente religiosa per esprimere la loro identificazione con tale
movimento. Questi nuovi digiuni venivano fatti in aggiunta alla pratica accettata. Potevano essere
paragonati al vino nuovo mentre il vino vecchio era più vicino alle pratiche accettate dell’antica
fede. Per un rinnovamento spirituale genuino, secondo Yeshua, la gente doveva ritornare al meglio
del vino vecchio.

Lo scopo di Yeshua era di rivitalizzare spiritualmente il popolo per mezzo del vino vecchio. Non ha
insegnato che il giudaismo doveva essere abolito. Piuttosto ha paragonato il giudaismo dei suoi
tempi a un vestito vecchio che ha bisogno di riparazione o ad un vecchio otre di vino. Yeshua stava
dicendo che la condizione spirituale non era l’ideale, ma egli certamente non desiderava
accantonare le nobili tradizioni dell’antica fede. Al contrario, quando dice che il vino vecchio è
migliore, sta sostenendo l’antico giudaismo cercando di riformarlo dal suo interno. Il vino vecchio è
il giudaismo del suo tempo. È migliore.

Yeshua voleva che la gente ravvivasse la loro fede in Dio. Istituire nuovi giorni di digiuno non era
la via migliore per ricercare il sentiero che riporta indietro al vino vecchio. Egli voleva vedere degli
otri nuovi per il vino vecchio. La verità e la grazia dell’antica fede devono essere rinnovate per tutta
la gente. Gli uomini e le donne devono abbracciare l’antica fede con tutto il loro cuore e ricevere la
salvezza di Dio.

David Flusser osserva: «Il giudizio migliore che si può dare dell’opinione di Yeshua riguardo il
giudaismo dei suoi tempi, è che Yeshua abbia detto: Otri nuovi per vino vecchio!»3

Talvolta, quasi involontariamente il Vangelo di Marco viene studiato senza esaminare i detti di
Yeshua del Vangelo di Luca. Siccome è stato insegnato che Luca ha copiato da Marco, allora si
presume che non ci sia alcun motivo per leggere la versione di Luca. A causa della teoria
comunemente accettata sulle origini del Vangelo, i detti di Yeshua riportati soltanto in Luca non
sono considerati autentici. Luca viene erroneamente considerato secondario a Marco, soprattutto per
i dettagli. Ma il Vangelo di Luca preserva una testimonianza vitale di Yeshua. Il detto «Il vino
vecchio val meglio» (Luca 5:38) non può essere attribuito alla chiesa successiva. Infatti, sembra che
l'eretico Marcione fosse stato veloce nel cancellarlo dalla sua Bibbia poiché parlava del giudaismo
in maniera positiva. Yeshua stava dicendo alla gente qualcosa riguardo la sua missione. Egli è
venuto a portare rinnovamento e redenzione attraverso la potenza del regno dei cieli. Il suo scopo
non era di distruggere il significato della Torah, ma di adempierla. Il vino vecchio della Torah è
migliore.

Quando consideriamo il vino, i rabbini, in quanto conoscitori di vino, concorderebbero con Yeshua.
Il vino vecchio è migliore del nuovo. I rabbini hanno collegato il vino allo studio della Torah. Più
una persona studia le Scritture, più esperta e competente diventerà. La conoscenza delle Scritture
cambierà la vita di una persona. Riguardo il vino vecchio e lo studio della Torah, i rabbini hanno
insegnato:

     All’inizio non si sente il gusto del vino, ma più invecchia nella brocca, più diventa buono; è
     così anche per le parole della Torah: più invecchiano nella persona, migliori diventeranno
     (Soferim 15:6)

Yeshua desiderava vedere dei nuovi otri – cioè, un popolo rivitalizzato – che si gode il meglio del
vino vecchio. Il vino vecchio è migliore. È necessario un rinnovamento spirituale. I nuovi digiuni
possono a volte contribuire a raggiungere questo obiettivo, ma il futuro del rinnovamento spirituale
sarà collegato più a Yeshua e ai suoi discepoli che insegnano sul regno di Dio, che non ai digiuni
innovativi istituiti da Giovanni Battista e dai Farisei.

Yeshua non era contro il giudaismo dei suoi giorni. L’antica fede è come il vino vecchio. Egli non è
venuto ad abolire la legge ma a confermarla. Egli desiderava la rivitalizzazione della fede – una
gente rinnovata, preparata spiritualmente per il meglio del vino vecchio.

La coppia di parabole, "vestito" e "vino vecchio", non hanno alcun senso se sono separate dal loro
contesto religioso del primo secolo. Il messaggio di queste parabole deve essere ascoltato come un
dialogo all'interno del giudaismo. L’istituzione di nuovi giorni di digiuno non contribuirà ad
approfondire il livello di interazione con l’antica fede. Yeshua vuole promuovere il rinnovamento e
la riforma dall’interno del sistema.

Secondo Yeshua il vecchio vino è migliore! Noi come cristiani abbiamo la tendenza a considerare il
giudaismo del tempo di Yeshua in maniera negativa. Gli insegnamenti di Yeshua, tuttavia, valutano
il giudaismo positivamente. Quando preferiamo il vino nuovo, distorciamo il messaggio di Yeshua.
I seguaci di Yeshua dovrebbero essere a favore del giudaismo ed apprezzare il buon sapore del vino
vecchio. Una migliore comprensione delle radici ebraiche del primo cristianesimo accrescerà il
nostro apprezzamento della profondità teologica del messaggio di Yeshua.

Inoltre, stabilito il significato delle parole di Yeshua, siamo condotti alla conclusione che la risposta
di Yeshua era alquanto pertinente alla domanda fattagli. Gli fu chiesto perché i suoi discepoli non
digiunano. Egli risponde dicendo che ci sono tempi in cui il digiuno non è appropriato, e porta un
esempio di quello che perde una persona quando digiuna in un momento inadeguato. Benché
Yeshua lasci i suoi ascoltatori di trarre questa conclusione da soli, egli ha comunque fatto un
brillante ragionamento che risponde alla domanda dei suoi ascoltatori. Intendere la risposta di
Yeshua come una doppia argomentazione, la cui seconda parte è formata da una triplice parabola, lo
dipinge come un insegnante geniale e Luca come un testimone fedele. Come Flusser argomenta:
«Se siamo disposti a seguire il flusso delle immagini di Yeshua nel nostro brano, possiamo solo
ammirare la sua arte e la sua abilità pedagogica» (Flusser, op. cit. p. 31). Dal momento che la
risposta di Yeshua è pertinente alla domanda fatta, possiamo trarre l’ulteriore conclusione che la
risposta ha origine in Yeshua stesso e non nella chiesa.
Il vino vecchio è buono. Insegna la strada della vita secondo la fede nell’unico Dio dell’antico
Israele. Ma il vino vecchio ha bisogno di otri nuovi. Uomini e donne di Dio devono essere rinnovati
per poter tenere il vino vecchio. Yeshua indirizza la gente alla verità dell’amore e della grazia di
Dio sulla base che il vino vecchio è meglio. Ma c’è bisogno di pelli nuove per il vino vecchio!

Sebbene a Yeshua è stato chiesto riguardo il digiuno, egli ha voluto dire qualcosa di più. Ha
spiegato la sua missione con termini che il popolo ebraico del primo secolo avrebbe capito. Quando
gli è stata fatta la domanda sul digiuno, Yeshua ha colto l’opportunità per insegnare un messaggio
più profondo. Il suo messaggio era strettamente collegato al suo compito e al suo desiderio di
salvezza per la gente. Egli parla della sua missione redentiva. Lui è lo sposo! Lui porta la gioia che
è paragonata alla felicità di una festa matrimoniale. Però, porta anche il lutto.

Quando Yeshua ha detto: «quando lo sposo sarà loro tolto», gli ascoltatori sono rimasti
probabilmente perplessi. L’espressione «sarà tolto» (in ebraico luqqaḥ, in greco aparthē) era
un’altra maniera dire: «quando morirà» o «quando sarà ucciso». Perché lo sposo deve morire? Il
termine «sposo» deve essere associato con la venuta del Redentore messianico (cfr. Mat.25:6).
Tempo verrà quando egli sarà loro tolto; allora i suoi discepoli digiuneranno. In questo
imbarazzante detto di Yeshua, si vedono interconnesse tra di loro la gioia e la tristezza. Ma come si
può associare la gioia di un matrimonio con la morte dello sposo? La risposta a questa domanda è
collegata al compito messianico. Yeshua allude verosimilmente a Is.53:8, dove la stessa parola
ebraica si riferisce alla morte del servo sofferente.4 La gioia è associata con la venuta del Messia.
Ma quando l’idea messianica viene collegata al servo sofferente del profeta Isaia, come Yeshua ha
insegnato ogniqualvolta ha parlato della sua morte, allora un riferimento alla morte dello sposo non
è fuori luogo. Negli insegnamenti di Yeshua, sia i sentimenti di allegria che di dolore possono
essere associati con la venuta della figura messianica. In Is.53:8, leggiamo: «Dall’oppressione e dal
giudizio fu portato via… strappato dalla terra dei viventi». È possibile che Yeshua faccia una velata
menzione della sua morte come sposo. Lo sposo è qui. Adesso non è il tempo per digiunare. Egli
porta rinnovamento. Egli sta adempiendo la sua missione. Gli otri rinnovati sono preparati per il
miglior vino vecchio. Ma il giorno verrà che lo sposò sarà portato via. Egli morirà. Anche questo
sarà parte della sua missione.

                                                         NOTE

   1. Infatti leggiamo: I discepoli di Giovanni digiunano spesso e fanno orazioni; così pure i discepoli dei Farisei;
mentre i tuoi mangiano e bevono» (Luca 5:33).
   2. La Riveduta traduce, «Il vecchio è buono» (Luca 5:38). Io credo che il significato comparativo del verso è la
traduzione migliore per il contesto: «Il vecchio è migliore (chrēstoteros)», anche se accettiamo l’attestazione
manoscritta di chrēstos, «buono». Traducendo chrēstos con «migliore» probabilmente si rende il significato originale
del testo in maniera più chiara. Il vecchio è migliore del vino nuovo.
   3. David Flusser, «Preferisci il vino nuovo?» Immanuel 9 (1979) 26ss.
   4. Una tale comprensione di Is.53:8 sembra sia collegata ad Atti 8:33,34, quando Filippo si è avvicinato al carro
dell’eunuco Etiope. L’eunuco era un proselita del giudaismo che stava leggendo da Isaia ed ha chiesto a Filippo un
aiuto per l’interpretazione. Probabilmente l'eunuco ha riconosciuto in Filippo un giudeo religioso o un insegnante della
legge e dunque credeva che potesse spiegargli le parole del profeta. Filippo ha interpretato Is.53:8 in riferimento a
Yeshua che era stato ucciso.

* Il presente studio è soggetto a revisioni e aggiornamenti
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