IL TEMPO DELLA TERZA ETÀ - Indagine Censis-Salute La Repubblica Roma, aprile 2007

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CENSIS

IL TEMPO DELLA TERZA ETÀ
Indagine Censis-Salute La Repubblica

           Roma, aprile 2007
INDICE

1. Vivere il tempo della terza età            Pag.
                                                 1

2. Le giornate-tipo degli anziani               “
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3. Il contributo alla coesione sociale          “
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4. Più relazioni, meno farmaci                  “
                                               15

5. Marginali ma non discriminati                “
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Come usa il tempo la terza età

1.     VIVERE IL TEMPO DELLA TERZA ETÀ

Cura di se stessi, relazioni, attività intellettive e spiritualità sono i contenuti
più significativi della giornata-tipo dei senior che, presumibilmente,
contribuiscono a spiegare anche il buon livello di benessere soggettivo
percepito.

E’ quanto emerge dall’indagine Censis-Salute La Repubblica realizzata su
un campione nazionale di 1.000 persone con almeno sessant’anni che ha
consentito di analizzare come gli anziani distribuiscono il loro tempo tra le
diverse attività quotidiane, ma anche la presenza e l’eventuale intensità del
nesso tra i contenuti della vita quotidiana e lo stato di salute e, infine, il
clima sociale prevalente, con riferimento all’esistenza o meno di forme di
discriminazione.

Se la giornata tipo è sostanzialmente analoga per gran parte degli anziani,
esistono però minoranze, spesso consistenti, che si caratterizzano per
l’impegno con cui si dedicano a specifiche attività che denotano anche una
soggettività particolarmente forte.

Spiccano, ad esempio, gli internauti longevi, frequentatori quotidiani del
web ed esempio concreto del possibile virtuoso incontro tra esigenze della
terza età e nuove tecnologie; poi, i volontari che, all’interno di
organizzazioni o in modo autonomo, partecipano ad iniziative solidali, utili
per i beneficiari e la comunità e gratificanti per coloro che le realizzano; e
ancora gli adepti della wellness, attenti al benessere corporeo, spesso
perseguito combinando la pratica, più o meno regolare, di attività sportive e
stili di vita salutari.

Questi sempre più eterogenei percorsi di vita degli anziani si svolgono in un
clima sociale non certo favorevole, dominato dal giovanilismo e dove è alto
il rischio di ritrovarsi soli e particolarmente vulnerabili al deterioramento
del proprio stato di salute.

Non è infatti una forzatura indicare tra i fattori di origine e/o scatenanti
l’insorgenza di patologie, in particolare di quelle del tono dell’umore, anche
una condizione di marginalità che può, appunto, attivare spirali regressive.

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Come usa il tempo la terza età

Alla luce di queste dinamiche soggettive, sul piano sociale è chiaro che
l’invecchiamento è anche una occasione per promuovere la
modernizzazione delle politiche sociali e sanitarie, attivando come forma
più incisiva di prevenzione e tutela della salute la moltiplicazione delle
opportunità di socialità per gli anziani.

Più relazioni e maggiore coinvolgimento comunitario sono, infatti, la base
per una vecchiaia serena nonché fattori di protezione indispensabili rispetto
al circolo vizioso, solitudine-depressione, che tanto preoccupa gli anziani.

Del resto, quest’ultimi sono già oggi una componente rilevante delle reti di
tutela che contribuisce alla creazione di una rilevante ricchezza sociale
troppo spesso sottovalutata; con la scelta di impiegare il proprio tempo in
attività utili i pensionati stanno dando, dunque, anche un contributo decisivo
alla coesione della società.

Per questo è importante immaginare un pacchetto ampio e articolato di
investimenti sociali che non solo risponderebbero ad alcune esigenze
primarie degli anziani, ma avrebbero anche ricadute positive sulla comunità
e sulla spesa pubblica, in particolare quella sanitaria e per farmaci.

Dalla creazione di spazi pubblici adeguati, sicuri, facilmente raggiungibili,
dove è possibile praticare la relazionalità, ad un massiccio impegno
sull’housing, con la creazione di ambienti domestici funzionali ai bisogni
degli anziani e la diffusione di dispositivi compensativi, che permettano di
svolgere da soli le attività del quotidiano, anche quando alcune funzioni
fisiche o psichiche cominciano ad essere intaccate.

E’ questa la strada per migliorare la qualità della vita delle persone che
vivono in casa propria e per ritardare l’istituzionalizzazione dei non
autosufficienti, senza che ciò significhi la penalizzazione delle famiglie,
costrette ad internalizzare i costi di assistenza, e degli anziani stessi privati
delle condizioni necessarie per valorizzare le potenzialità residue.

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2.     LE GIORNATE-TIPO DEGLI ANZIANI

La distribuzione del tempo tra alcune delle principali attività che
caratterizzano la vita quotidiana dei senior è tema importante riguardo a
generazioni che sono in prevalenza soddisfatte della propria vita e che
hanno introdotto una discontinuità sostanziale nel modo di vivere la terza
età.

Inoltre, l’organizzazione della vita è uno degli aspetti che più incidono sulle
differenze tra le generazioni.

Dai dati dell’indagine emerge che gli anziani dormono in media quasi 6 ore
e 20 minuti, ai quali si aggiungono per circa il 38% degli intervistati, anche
un 1 ora e quasi 10 minuti di riposini durante il giorno (tab. 1).

L’alimentazione, intesa come tempo dedicato a colazione, pranzo, cena e
altri snack durante la giornata richiede poco più di 1 ora e 40 minuti al
giorno, mentre il tempo di cura della persona per lavarsi, vestirsi, fare
esercizi ginnici occupa poco meno di 1 ora al giorno.

Alle faccende domestiche, che sono realizzate da circa il 62% del campione
(in netta prevalenza donne), sono destinate circa 2 ore e 15 minuti del
proprio tempo, mentre la spesa richiede poco più di 1 ora al giorno..

Altre attività in casa che riguardano quote molto elevate del campione sono:

- guardare la televisione, praticata dal 90% degli intervistati che vi
  dedicano in media 2 ore e 44 minuti al giorno;

- ascoltare la radio, attività quotidiana per l’83% degli intervistati, che
  occupa mediamente 1 ora e 18 minuti;

- leggere quotidiani, riviste e/o libri, attività svolta dal 92,3% per un tempo
  medio giornaliero di 1 ora e 22 minuti circa;

- telefonare, attività che occupa mediamente 55 minuti al giorno e, per il
  20,9% connettersi ad internet per quasi 1 ora e 20 minuti al giorno;

- dedicarsi, per il 77,6%, mediamente a 47 minuti di riflessione e
  meditazione al giorno.

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Tab. 1 - L’uso del tempo degli anziani (val. %, tempo medio in ore e minuti)

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                                                                        in media

Sonno notturno                                      100,0                  6h 19’
Alimentazione (colazione, pranzo, cena)             100,0                  1h 42’
Cura della persona                                  100,0                     59’
Televisione                                          96,0                  2h 44’
Lettura quotidiani, libri                            92,3                  1h 22’
Spesa                                                91,8                  1h 04’
Passeggiate                                          91,3                  1h 15’
Telefonate                                           90,0                     55’
Incontri con gli amici                               87,5                  1h 25’
Hobbies, passatempo                                  86,0                  1h 27’
Ascoltare la radio                                   83,3                  1h 18’
Visita in Chiesa, preghiera                          79,4                     43’
Riflessione, meditazione                             77,6                     47’
Attività per figli/nipoti                            62,7                  1h 57’
Faccende domestiche                                  62,2                  2h 15’
Disbrigo pratiche burocratiche                       40,6                     56’
Riposini quotidiani                                  38,7                  1h 09’
Connessione a internet                               20,9                  1h 18’

Fonte: indagine Censis-Salute La Repubblica, 2007

Altre attività svolte all’esterno della propria abitazione riguardano, per il
40,6% degli anziani, il disbrigo di pratiche burocratiche che richiede in
media 56 minuti al giorno. A questo proposito, il tempo di attesa
sperimentato dagli intervistati nei luoghi indicati è, mediamente più alto
presso gli uffici postali dove ben il 20,6% dichiara di attendere di solito più
di 40 minuti, il 18,6% indica lo stesso tempo medio di attesa per le Asl ed
un altro 18,6% presso il proprio medico di medicina generale (tab. 2).

Il 10,5%, invece, attende per almeno quaranta minuti presso i laboratori di
analisi sanitarie ed il 9,9% presso gli uffici anagrafici.

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Tab. 2 - Tempo di attesa in alcuni uffici pubblici (val. %)

                                                Fino a 10 minuti         Oltre 40 minuti

Uffici postali                                       15,9                      20,6
Medico di medicina generale                          20,0                      18,6
Asl                                                  17,3                      18,6
Laboratori di analisi sanitarie                      28,9                      10,5
Uffici anagrafici, comunali, circoscrizionali        28,3                       9,9
Fermate di mezzi pubblici                            29,4                       9,5
Banche                                               22,1                       3,8
Sportelli delle società di erogazione di gas,        15,9                       1,3
luce e telefono
Casse dei supermercati                               44,2                        0,6

Fonte: indagine Censis-Salute La Repubblica, 2007

Tornando alle specifiche attività quotidiane, gli incontri con gli amici
riguardano l’87,5% degli intervistati e occupano mediamente 1 ora e 25
minuti circa, mentre le passeggiate, spesso perno delle attività di wellness
fai-da-te, richiedono mediamente 1 ora e 15 minuti quotidiane.

Poi ci sono altre attività specifiche, come quelle per figli e nipoti che
riguardano il 62,7% degli intervistati e che occupano in media ogni giorno
quasi 2 ore.

Un altro aspetto da considerare è la religiosità, perché il 38% degli
intervistati ha dichiarato di recarsi regolarmente in Chiesa, e
quotidianamente l’attività di preghiera (inclusa la visita in Chiesa) è
praticata dal 79,4% degli intervistati per una media di 43 minuti.

Un’ultima dimensione è quella della fruizione del tempo libero con hobbies
e passatempi che riguardano quote elevate degli intervistati e che,
mediamente, rappresentano 1 ora e 27 minuti del tempo quotidiano.

In sintesi, “l’orologio” quotidiano, inteso come l’impiego dei due terzi di
una giornata tipo, è sostanzialmente eguale per tutti gli anziani e contempla
il sonno notturno, la cura personale, la preparazione e il consumo dei pasti

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nonché la spesa, la lettura dei quotidiani o dei libri, una passeggiata, la
televisione e un po’ di telefonate.

Il resto del tempo si divide, a seconda delle scelte di ciascuno, tra gli
incontri con gli amici, l’aiuto ai figli e/o la cura dei nipoti e gli hobby.

In sintesi, è emersa una giornata-tipo caratterizzata da poca concitazione
quando non addirittura pratica di ritmi lenti, attenzione a se stessi, intensa
attività intellettiva e relazionale, e anche spiritualità (con ad esempio la
preghiera); e sono questi i contenuti sostanziali del tempo degli anziani che,
presumibilmente, ne spiegano il benessere crescente.

Alla luce di questi dati, alcune osservazioni più generali emergono con una
certa nettezza:

- è uno stile di vita orientato prevalentemente alla tranquillità, che indica
  un vero e proprio tirare il freno a mano rispetto alla concitazione dell’età
  adulta;

- c’è molta attività intellettiva fatta di lettura e meditazione, e il tempo
  dedicato a quest’ultima segnala una propensione, per molti addirittura
  quotidiana, a guardarsi dentro, che sicuramente è aspetto tipico di questa
  generazione;

- la relazionalità è piuttosto intensa per gran parte degli intervistati ed è il
  riflesso di quella che, come si vedrà, è la grande paura degli anziani, la
  solitudine;

- c’è molto fruizione attiva del tempo libero, tra hobbies e spettacoli, che
  conferma l’internità nei percorsi socializzanti e c’è un intenso rapporto
  coi media e gli strumenti della comunicazione, dalla televisione al
  telefono a internet, cosa che deve indurre ad una maggiore cautela sulla
  presunta incapacità degli anziani di stare dentro il flusso dell’innovazione
  sociale nei modelli comunicativi.

Attenzione specifica, poi, va data alle minoranze che operano come schegge
più vitali e, in particolare, mentre il dibattito sul ruolo del web si focalizza
sulla you tube generation con i più giovani intrappolati dentro l’uso da
reality permanente del web e gli anziani relegati a marginali delle nuove
tecnologie, l’indagine evidenzia che esiste una minoranza di internauti
longevi che si connettono ogni giorno e vi rimangono per quasi 1 ora e 20

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minuti, collocandosi tra gli utilizzatori intensi e non patologici della rete
stessa.

Questa minoranza va considerata come l’esempio pionieristico ma concreto
del rapporto possibile tra anziani e nuove tecnologie, laddove queste ultime
non solo offrono notevoli opportunità di fare per la terza età, ma sono
potenti strumenti di compensazione rispetto, ad esempio, ad una ridotta
mobilità e alla condizione dei non autosufficienti.

Nuove tecnologie orientate ad un’utenza longeva sono, quindi, una priorità,
e ciò significa prodotti e programmi friendly, di più facile accesso, che
avvicinino nella massima misura possibile anche gli strumenti dell’Ict a
quelli più tradizionali di cui gli anziani sono intensi utilizzatori.

Riguardo alla domenica degli anziani, dai dati emerge che:

- al mattino le attività più praticate sono la partecipazione alla messa (per il
  75,3% degli intervistati e per una media di 42 minuti), la lettura di
  quotidiani e libri (69,5%, 1 ora), le relazioni familiari (55% per una
  media di 2 ore) e il lavoro domestico (57,4%, 2 ore e 30 minuti circa);

- il pomeriggio è dedicato al riposo (per il 79,6% degli intervistati per una
  media di 1 ora circa), agli incontri con gli amici o i parenti (63,6%, per 2
  ore e 30 minuti) e alla televisione (34,0% per 1 ora circa);

- la serata è dominata dalla televisione (49,5%, per 2 ore e 30 minuti
  circa), anche se quote di intervistati dedicano tempo alla meditazione
  (28,7%, 1 ora circa di media) e agli incontri conviviali in famiglia o con
  amici (27,3%, 2 ore).

L’indagine ha anche consentito di verificare la diffusione di una serie di
comportamenti che pure contribuiscono a caratterizzare la vita degli anziani
e che mettono in luce in modo evidente il costituirsi di minoranze,
soprattutto a più alto capitale culturale, che hanno stili di vita gratificanti e
ad alto benessere soggettivo.

Infatti, la pratica frequente o saltuaria di attività sportive e di wellness
riguarda il 31,9% degli intervistati; tra i laureati la quota corrispondente sale
ad oltre il 46%, confermando che vi sono minoranze di soggettività più forti,
molto orientati anche alla valorizzazione del benessere corporeo (tab. 3).

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Cinema, teatro e altri spettacoli sono frequentati dal 43% degli intervistati, e
in particolare il 6% vi si reca con regolarità; anche in questo caso tra i
laureati si registrano quote nettamente più alte che, complessivamente,
raggiungono quasi il 78% degli intervistati.

La partecipazione a manifestazioni sindacali e politiche coinvolge con
regolarità o ogni tanto quasi il 12% degli intervistati, e sale ad oltre il 20%
tra i residenti nel Nord-ovest.

In generazioni così attente al benessere corporeo, a pratiche preventive della
tutela della propria salute è interessante verificare in che misura sono anche
diffusi comportamenti di consumo salutari o, al contrario, rapporti con
prodotti potenzialmente dannosi per la salute.

Tab. 3 - Comportamenti praticati dagli anziani, per titolo di studio (val. %)

                                                   Nessuno/     Media       Media         Laurea        Totale
                                                    Licenza    inferiore   superiore
                                                  elementare

Bere alcolici                                        28,0         54,6        58,0         73,1          48,7
Andare al cinema, teatro, altri spettacoli           22,2         52,7        43,6         77,9          43,0
Attività sportive, di wellness                       19,2         33,1        41,1         46,1          31,9
Fumare sigarette, sigari, pipe                       13,4         37,1        39,2         43,3          30,5
Frequentare      manifestazioni      politiche,
sindacali                                             5,5         17,5          0,6        16,4          12,6

Le percentuali indicano la quota di anziani che praticano “regolarmente” o “ogni tanto” i
comportamenti indicati

Il totale è diverso da 100 perché erano possibili più risposte

Fonte: indagine Censis-Salute La Repubblica, 2007

Il ricorso a prodotti alcolici riguarda il 48,7% degli anziani e, in particolare,
l’8,6% li consuma regolarmente; fuma oltre il 17% degli anziani
regolarmente ed 13% ogni tanto; i comportamenti nocivi sono, per il fumo,
più diffusi tra gli anziani del Nord-ovest e quelli del Nord-est, mentre il
rapporto con l’alcol è più intenso nelle regioni centrali.

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E’ come se vi fossero coriacee minoranze di anziani assolutamente contrarie
a privarsi di consumi che considerano piacevoli e che, paradossalmente, pur
rappresentando, soprattutto quando praticate con regolarità, una minaccia
per la loro salute, nella valutazione soggettiva contribuiscono all’evoluzione
positiva del benessere.

Per queste minoranze, così come per i più giovani maggiormente esposti
agli stili di vita nocivi, sarebbe opportuno immaginare campagne
comunicative ad hoc, tarate sulle caratteristiche materiali e simboliche
specifiche della generazione.

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3.        IL CONTRIBUTO ALLA COESIONE SOCIALE

Nella individualizzazione dei percorsi di vita vi sono alcune attività
particolarmente diffuse che tendono a caratterizzarsi come più congeniali
alle condizioni materiali ed alle aspettative degli anziani e, tra queste, vanno
citate soprattutto quelle relative al volontariato.

E’, infatti, il 25,6% degli anziani a svolgere un’attività di volontariato, quota
che sale al 39% tra i residenti al Nord-ovest, al 29% tra quelli del Nord-est;
è prossima al 41% tra i 60-64enni e superiore al 30% tra i 65-69enni, ed è
pari al 39,2% tra i laureati (tab. 4).

In questa quota di persone si colloca un “nucleo duro” di veri e propri
volontari a tempo pieno che dedicano a tali attività circa 7 ore al giorno,
come se fosse la loro nuova professione.

Tab. 4 - Coinvolgimento nel volontariato, per titolo di studio (val. %)

                                                          Titolo di studio                          Totale
                                          Nessuno o     Media         Media          Laurea
                                            licenza    inferiore     superiore
                                          elementare

Sì                                           10,9        29,5          33,8            39,4           25,6
- In un'organizzazione di volontariato/
  del mondo associativo                       3,0        14,6          17,3            34,6           13,6
- In modo autonomo, senza stare
  dentro      un'organizzazione      di
  volontariato/del mondo associativo          7,9        14,9          16,5              4,8          12,0

No                                           89,1        70,5          66,2            60,6           74,4
Totale                                      100,0       100,0         100,0           100,0          100,0

Fonte: indagine Censis-Salute La Repubblica, 2007

                                                                                                        10
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Come usa il tempo la terza età

Ma al di là di questa minoranza di volontari completamente coinvolti, è
interessante rilevare, con riferimento agli anziani in generale, che sono
protagonisti non solo del volontariato organizzato, dell’adesione quindi alle
realtà più strutturate, ma anche di forme di altruismo spontaneo, informale.

Infatti, del 25,6% che fa volontariato, poco meno della metà dichiara di
svolgerlo in modo autonomo fuori da realtà organizzative e del mondo
associativo.

L’attività di volontariato è particolarmente gratificante per gli anziani che la
svolgono visto che oltre il 91% si dichiara soddisfatto (tab. 5), percentuale
che rimane così alta trasversalmente al corpo sociale ed alle aree
geografiche.

L’indagine ha anche consentito di verificare a quali condizioni gli anziani
che non fanno volontariato sarebbero disposti a praticarlo; il primo dato
importante è che c’è un bacino di potenziali anziani volontari del 64,7%,
vale a dire persone che, a date condizioni, sarebbero disposte ad impegnarsi
in attività altruistiche e di solidarietà (tab. 6).

In particolare, il 38,2% si dedicherebbe al volontariato se non fosse oberato
da altri impegni, verso i propri familiari o verso un’attività lavorativa; il
26,5% invece afferma di essere disponibile ma non ne ha l’opportunità. In
sostanza, se esistessero canali di accesso semplificati per gli anziani, questi
sarebbero ben disposti a mettere tempo e competenze a disposizione degli
altri.

Tab. 5 - Soddisfazione per l’attività di volontariato svolta (val. %)

È soddisfatto per l’attività di volontariato svolta?                    Val. %

Sì                                                                       99,2
- Perché è utile per gli altri e gratificante per me                     91,4
- Mi consente di occupare il tempo                                        7,8

No, preferirei fare altro, se ne avessi l'opportunità                     0,8
Totale                                                                  100,0

Fonte: indagine Censis-Salute La Repubblica, 2007

                                                                                             11
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Come usa il tempo la terza età

Tab. 6 - Disponibilità a dedicarsi al volontariato (val.%)

Si dedicherebbero al volontariato?                                                       Val. %

Sì                                                                                         64,7
- Se non avessi altri impegni (lavoro, figli, nipoti ecc.)                                 38,2
- Se ne avessi l’opportunità (ci fossero possibilità di farlo vicino casa ecc.)            26,5

No                                                                                         35,4
- Non mi ci dedicherei in ogni caso perché è più giusto pensare a se stessi                29,2
  ed ai propri familiari
- Non mi ci dedicherei perché sono interessato solo alle attività remunerate                6,2
Totale                                                                                    100,0

Fonte: indagine Censis-Salute La Repubblica, 2007

Al fianco di attività con finalità sociali e solidaristiche, gli anziani sono
ormai una componente essenziale della rete dei servizi di care per le
famiglie e i minori; infatti, il 62,7% degli intervistati svolge attività di
supporto per i figli e/o per i nipoti, quota che è molto vicina per maschi e
femmine, più alta al Nord-ovest ed al Sud-isole, tra gli anziani con scolarità
più bassa, e naturalmente tra quelli che hanno stato di salute migliore (tab.
7).

I nonni si occupano soprattutto dei nipoti, è questa l’attività citata dal 35,8%
degli intervistati, con una interessante analogia di genere, segue poi la
disponibilità a svolgere piccoli lavoretti di casa o il disbrigo di pratiche
burocratiche e, per il 9,4% il contributo di soldi.

Il ruolo dei nonni delineato dai dati è di estrema importanza per le famiglie,
perché le attività di supporto generano un valore sociale consistente, fatto di
risparmi per le famiglie, sia economici, ad esempio nei costi del babysitting,
sia di tempo (si pensi a quanto tempo richiede il disbrigo di pratiche anche
semplici come il pagamento di bollette o il ritiro di raccomandate presso gli
Uffici postali); quindi c’è un contributo indiretto, in prestazioni in natura,
che è molto più consistente del pur non irrilevante contributo monetario che
proviene dal 9,4% di intervistati.

                                                                                                  12
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Come usa il tempo la terza età

Tab. 7 - Attività di supporto per i figli e/o i nipoti, per sesso (val. %)

Svolge attività di supporto per figli/nipoti?       Maschi          Femmine              Totale

Sì                                                    63,4            62,1                 62,7
- Mi occupo direttamente dei nipoti                   31,9            38,8                 35,8
- Contribuisco con soldi                               9,9             8,9                  9,4
- Mi rendo disponibile per piccoli lavoretti di
  casa, per il disbrigo di pratiche burocratiche      21,7            14,4                 17,5

No, non svolgo attività di supporto                  36,6             37,9                37,3
Totale                                              100,0            100,0               100,0

Fonte: indagine Censis-Salute La Repubblica, 2007

Esiste un vero e proprio bacino di ricchezza sociale prodotta dagli anziani in
modo informale, potenzialmente monetizzabile laddove si compone di un
set di servizi e prestazioni che, altrimenti, le famiglie dovrebbero acquistare
sul mercato, con un costo che peserebbe su redditi già stressati per altri
versanti.

E’ anche questo un contributo di fatto alla coesione sociale nelle sue reti
primarie, appunto le famiglie che, come è attualmente disegnato il sistema
di welfare e l’equilibrio tra tempi di vita e tempi di lavoro, non riuscirebbero
a fronteggiare le criticità senza l’aiuto degli anziani.

Partecipazione al volontariato e supporto alle famiglie, quindi, con modalità
e intenzionalità diverse sono due aspetti del contributo specifico che gli
anziani danno alla coesione sociale dal basso, alla tenuta delle relazioni in
un contesto in cui le generazioni adulte appaiono sottoposte ad un surplus di
stress sia dal mercato del lavoro sia dalla persistente asimmetria tra bisogni
familiari e sistema di servizi.

In un certo senso, i redditi pensionistici oggi non alimentano solo il “buon
vivere” degli anziani ma vanno considerati come parte del finanziamento
della rete di welfare informale, visto che gli anziani con il loro intervento
colmano i buchi della rete di tutela che, soprattutto le famiglie,
sperimentano quotidianamente.

                                                                                                13
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Come usa il tempo la terza età

Avere una generazione di nonni in buona salute, senza problemi economici
di fondo, anzi in grado quando necessario di dare anche una mano
finanziaria, è attualmente uno degli ammortizzatori essenziali delle famiglie
che, al di là della retorica, continuano a non trovare prestazioni e interventi
di cui avrebbero bisogno per vivere meglio.

Questo agire degli anziani disegna nei fatti una trama di reti relazionali di
prossimità, solidaristiche che attraversano orizzontalmente la società e
contribuiscono indubbiamente alla sua coesione, peraltro dando anche
risposta a bisogni insorgenti di soggetti fragili.

                                                                                     14
     FONDAZIONE CENSIS
Come usa il tempo la terza età

4.      PIÙ RELAZIONI, MENO FARMACI

Il rapporto con l’invecchiamento è un processo altamente soggettivo,
individualizzato, come per molti altri ambiti di vita delle persone, dove
conta la capacità del singolo di adattarsi al mutamento e, anche,di sapere
rilanciare, investendo sulle nuove condizioni.

L’indagine ha permesso di verificare i problemi e le soluzioni che più
caratterizzano l’agire degli anziani.

Emerge che la solitudine (86,4%) e la depressione (78,1%) sono le due cose
che devono preoccupare di più gli anziani, seguite dalla propria condizione
economica richiamata dal 78%, dalla mancanza di strutture e servizi per i
non autosufficienti (70,1%) e dall’indifferenza degli altri (68%) (tab. 8).

La matrice dei problemi rinvia in modo diretto alla relazionalità come valore
fondante del benessere individuale; il rapporto con gli altri, il
riconoscimento degli altri, la loro attenzione, l’empatia, la capacità di stare
dentro ai circuiti relazionali, sono assolutamente al centro di un approccio
positivo alla vita.

Tab. 8 - Aspetti che devono preoccupare di più gli anziani (val. %)

                                                                                 Val.%

La solitudine                                                                     86,4
La depressione                                                                    78,1
I soldi che non bastano per la quotidianità                                       78,0
La mancanza di strutture/servizi per i non autosufficienti                        70,1
L’indifferenza degli altri                                                        68,4
Il non riuscire a fare cose che un tempo riuscivano a fare più o meno
facilmente                                                                        65,1
Non potere aiutare i figli/nipoti                                                 60,9
La poca sicurezza                                                                 55,1

Fonte: indagine Censis-Salute La Repubblica, 2007

                                                                                           15
      FONDAZIONE CENSIS
Come usa il tempo la terza età

Solitudine e depressione vanno di pari passo, sono consustanziali
nell’esperienza di molti anziani, e sono considerati come parti integranti del
rischio più grave che incombe su una vecchiaia serena.

E’ da essi che le persone, secondo gli intervistati, devono guardarsi, in
misura superiore anche alle problematiche economiche e dall’assenza di
infrastrutture adeguate in caso di perdita di autonomia.

È chiaro che in una società ad alta soggettività, dove tutto viene eroso dai
percorsi individuali di vita, è inevitabile che sia alto il rischio effettivo e
percepito di rimanere soli; d’altra parte l’anzianità come esperienza
personale di transizione verso nuovi stadi della propria vita può essere
pervasa progressivamente dalla perdita di quote di relazionalità, che
finiscono per fare sentire l’anziano diverso dagli altri, entrando così in un
circuito psicologico negativo in cui si vede e viene visto come marginale.

Solitudine e depressione, per questo motivo, vanno spesso di pari passo,
l’una alimenta l’altra, in un percorso autoincentivante di isolamento, di
distacco progressivo dai contesti comunitari.

Il risvolto sociale più rilevante di questo patologica involuzione depressiva
risiede nella necessità di capire come prevenire e fronteggiare il circolo
vizioso solitudine-depressione.

Dalle parole degli intervistati appare decisivo il riflesso soggettivo
dell’impegno in progetti e attività orientati al sociale ed alla comunità (tab.
9); infatti, la stragrande maggioranza degli intervistati (oltre il 95%) si è
dichiarato convinto che il sentirsi impegnati, utile, avere buoni rapporti con
gli altri, una vita piena di impegni e relazioni incide anche sullo stato di
salute.

In particolare, il 66,7% ritiene che ci sia un nesso stretto tra il contenuto
della vita svolta e lo stato di salute perché le malattie hanno spesso
un’origine psicosomatica, mentre il 29% circa è convinto che esista del
nesso indicato anche se varia da persona a persona.

E’ tra i 65-69enni, tra i residenti al Nord-ovest, i titolari del diploma di
scuola media che è più alta la convinzione di una origine psicomatica delle
malattie, prevenibile quindi anche con una vita ricca di relazioni e impegni.

                                                                                    16
     FONDAZIONE CENSIS
Come usa il tempo la terza età

Tab. 9 - Opinioni sul rapporto tra lo stato di salute e l'intensità delle relazioni nella
          vita degli anziani (val. %)

Sentirsi impegnato, utile, avere molti e buoni rapporti con gli altri incide
 anche sullo stato di salute delle persone anziane?                                       Val. %

Sì                                                                                           95,6
- Molto, perché le malattie hanno spesso origini psicosomatiche                              66,7
- Abbastanza, anche se varia da persona a persona                                            28,9

No                                                                                            4,4
- La salute risente molto poco di questi aspetti                                              3,0
- Perché gli aspetti citati non hanno niente a che vedere con l’arrivo delle
  malattie                                                                                   1,4
Totale                                                                                     100,0

Fonte: indagine Censis-Salute La Repubblica, 2007

Comunque, che una vita attiva, piena di relazioni sia positiva per la salute è
un’idea cardine del benessere per gli anziani, in linea con la vita reale che
caratterizza molti di essi impegnati, come rilevato nelle attività di supporto
alle famiglie oppure nel volontariato.

E’ chiaro che, in questa ottica, la prevenzione e/o la cura delle patologie non
può essere solo o in prevalenza sanitaria, farmacologica, quanto piuttosto
occorre puntare molto su iniziative di natura sociale, interventi sulle
opportunità relazionali e di coinvolgimento attivo nei rapporti sociali.

Conferma di questo punto di vista emerge dai dati relativi alle cose
considerate più importanti per la vita degli anziani che indicano che per
l’82,8% degli intervistati occorre fare cose utili per i propri familiari, per
oltre l’80% bisogna avere relazioni che aiutino a non chiudersi e per il 74%
bisogna svolgere un’attività gratificante (tab. 10); la triade racchiude le
dimensioni decisive della relazionalità e dell’utilità per gli altri, che sono
due pilastri dell’idea che solo l’alterità può dare pieno sviluppo
all’individuo e, quindi, può permettere al singolo di raggiungere il proprio
benessere.

D’altro canto, il delicato passaggio dall’età adulta quasi sempre centrata su
un notevole carico di responsabilità tra lavoro e famiglie, all’età anziana

                                                                                                 17
       FONDAZIONE CENSIS
Come usa il tempo la terza età

che, invece, si accompagna ad un progressivo alleggerimento del carico di
compiti e responsabilità, richiede l’attivazione di strategie individuali di
risposizionamento; e proprio l’analisi delle opinioni sulle priorità che
dovrebbero guidare questo passaggio evidenziano differenze importanti,
ancora una volta ascrivibili alla diversa dotazione di capitale culturale degli
intervistati.

Tab. 10 - Aspetti più importanti per la vita degli anziani (val. %)

                                                                                              Val. %

Fare cose utili per i miei familiari                                                           82,8
Avere relazioni che mi aiutino a non chiudermi                                                 80,4
Svolgere un'attività utile per gli altri e gratificante per me                                 74,2
Impegnarmi in progetti/attività nuove che mi restituiscano voglia di fare                      64,0
Liberarmi di eccessive responsabilità, dopo una vita di impegni gravosi                        47,2
Essere dentro o rientrare nel mondo del lavoro                                                 25,8
Stare bene con me stesso senza troppo preoccuparmi degli altri                                 24,5

Il totale è diverso da 100 perché erano possibili più risposte

Fonte: indagine Censis-Salute La Repubblica, 2007

Infatti, se il campione sostanzialmente si divide tra coloro che puntano sulla
continuità delle attività svolte tra età adulta e fase anziana, con un 20% circa
che ritiene utile lasciarsi guidare dal caso, i laureati puntano per quasi il
55% sulla riprogettazione di vita, vale a dire sull’idea che sarebbe
opportuno dedicarsi a cose nuove, imporre una cesura con il contenuto della
propria esistenza, fronteggiando nuove sfide e, su questa base, ritrovare
energie e voglia di fare (tab. 11).

E’ chiaro che la soggettività fa poi trovare ad ognuno l’equilibrio reale
possibile tra le diverse opzioni, ma è altrettanto indubbio che le minoranze
più vitali tra gli anziani sono pienamente dentro al circuito della longevità
attiva, rappresentano una fonte di energia rinnovata, potenziali protagonisti
di innovazione nei diversi ambiti.

                                                                                               18
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Come usa il tempo la terza età

La variabilità dei comportamenti individuali rimanda, però, anche alle
situazioni problematiche, agli anziani con minori risorse globali, e quindi
meno capaci di rispondere alle sollecitazione del passaggio di vita.

Tab. 11 - Come agire nel passaggio dall’età adulta a quella anziana, per titolo di
          studio (val. %)

                                                            Titolo di studio                          Totale
                                            Nessuno o     Media         Media         Laurea
                                              licenza    inferiore     superiore
                                            elementare

Continuare a fare, per quanto                  44,7        42,5          37,6           39,4            41,7
possibile, le stesse attività e dedicarsi
agli stessi impegni
Riprogettare quasi per intero la               31,0        40,0          38,0           54,8            38,1
propria vita, dedicandosi a cose
nuove o in precedenza messe da
parte
Lasciarsi guidare dal caso, dagli              24,3        17,5          24,3             5,8           20,2
eventi, dedicandosi a quello che
capita
Totale                                        100,0       100,0         100,0          100,0          100,0

Fonte: indagine Censis-Salute La Repubblica, 2007

In particolare, è interessante analizzare il delicato rapporto tra consumo dei
farmaci da parte degli anziani, che per il 61,2% è eccessivo e non legato ad
effettive patologie (tab. 12), e contenuto relazionale e di utilità sociale della
propria vita di cui, appunto, una maggioranza di intervistati sottolinea
l’importanza; una vita ricca di relazioni conduce, inevitabilmente, secondo il
77,8% degli intervistati ad una contrazione del consumo di farmaci e di
questi il 43,3% dichiara di avere avuto esperienza diretta (tab. 13).

E’ chiaro che la longevità attiva, l’internità nei percorsi relazionali ha
impatti sociali di rilievo, anche sulla spesa sanitaria pubblica e su quella per
farmaci.

                                                                                                          19
        FONDAZIONE CENSIS
Come usa il tempo la terza età

Esiste, infatti, una tendenza alla sanitarizzazione delle criticità degli anziani,
uno spostamento degli stessi dall’ambito sociale e di relazionali a quello
della sanità, dei farmaci che impatta anche sulla finanza pubblica.

Offrire le opportunità per entrare in gioco nelle reti relazionali, per
coinvolgersi in progettualità che moltiplicano la socialità non è puro
altruismo, ma ha un rapporto costo-beneficio molto positivo per la società,
perché riduce il numero di anziani che si ammala o che si percepisce come
malato e che, pertanto, entra in circuiti sanitari creando costi aggiuntivi che
pesano sulle finanze collettive.

Tab. 12 - Opinioni sull’utilizzo dei farmaci da parte degli anziani, per area geografica
          (val. %)

Ritiene che ci sia un eccessivo Nord Ovest Nord Est        Centro       Sud-Isole         Totale
consumo di farmaci negli anziani,
spesso non legato a patologie
effettive?

Sì                                  64,9       65,0        55,5           59,3            61,2
No                                  35,1       35,0        44,5           40,7            38,8
Totale                             100,0      100,0       100,0          100,0           100,0

Fonte: indagine Censis-Salute La Repubblica, 2007

                                                                                              20
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Come usa il tempo la terza età

Tab. 13 - Opinioni sul positivo impatto di una vita ricca di relazioni sul ricorso ai
          farmaci, per area geografica (val. %)

Ritiene che una vita più attiva, più ricca    Nord     Nord   Centro        Sud-Isole        Totale
di relazioni ed impegni nella società         Ovest     Est
potrebbe ridurre, almeno in parte,
l’eccesso di ricorso ai farmaci che non è
giustificato da effettive esigenze mediche?

Sì                                             84,1    74,0    85,2            69,5          77,8
- Ne ho avuto esperienza diretta/ indiretta    59,6    31,5    43,1            36,2          43,3
  (persona di mia conoscenza)
- Anche se non ne ho avuto esperienza          24,5    42,5    42,1            33,3          34,5
  diretta/indiretta
No                                             16,9    26,0    14,8            30,5          22,2
- Perché il consumo dei farmaci dipende         7,8    10,5     9,6            14,1          10,7
  più dall’educazione sanitaria delle
  persone
- Perché non credo gli anziani prendano         8,1    15,5     5,2            16,4          11,5
  farmaci non legati a strette esigenze
  mediche
Totale                                        100,0   100,0   100,0          100,0          100,0

Fonte: indagine Censis-Salute La Repubblica, 2007

La longevità attiva è, in questa ottica, una scelta di nuova imprenditorialità
nel fronteggiare l’invecchiamento della popolazione che consente di
recuperare risorse umane e competenze di cui può beneficiare la società e
previene, nei fatti, processi degenerativi che di solito significano la
transizione degli anziani dalla marginalità effettiva e percepita, alla
solitudine, alla depressione ed al conseguente eccessivo ricorso ai farmaci e
ai servizi sanitari.

                                                                                                21
       FONDAZIONE CENSIS
Come usa il tempo la terza età

5.     MARGINALI MA NON DISCRIMINATI

Il rapporto Censis-Salute La Repubblica negli anni ha rappresentato anche
un monitoraggio costante dell’evoluzione degli atteggiamenti della società
nei confronti degli anziani, del grado di riorganizzazione dei diversi ambiti
anche in relazione alle esigenze, aspettative e bisogni di questa componente
crescente della popolazione.

Nel giovanilismo imperante, che incita anche gli anziani ad assimilarsi nei
comportamenti e negli stili di vita, e dove la vecchiaia è, nei fatti,
stigmatizzata, non è certo secondario verificare se e in che modo ciò
provoca discriminazione, in che misura proprio gli anziani percepiscano un
clima sociale poco favorevole che li penalizza.

In fondo la discriminazione sociale è fatta di una pluralità di aspetti, alcuni
sicuramente materiali, come ad esempio l’accesso ad alcuni beni e servizi,
altri di tipo immateriale, psicologici e di funzione sociale; indubbiamente
anche se gli anziani aumentano di numero, e propri esponenti occupano le
posizioni di potere in molti ambiti, vanno considerati tra i soggetti più fragili
e meno valorizzati nell’immaginario sociale.

Comunque, un primo dato essenziale è che il 57% degli intervistati non
percepisce forme di discriminazione verso gli anziani, giacché oltre il 34%
ritiene che siano trattati come gli altri e circa il 23% ritiene che ci sia una
certa educazione e attenzione nei loro confronti; ovviamente, non va
sottovalutato che il 43% degli intervistati ha, invece, evidenziato un clima di
discriminazione e, in particolare, la percezione che in molti posti sono
trattati male o con indifferenza (tab. 14).

Inoltre il 10,2% degli intervistati, pur ritenendo l’esistenza di un clima
discriminatorio, ritiene che sia in atto un miglioramento.

Donne, anziani con età tra 75 e 79 anni, residenti nel Nord-est, residenti nei
piccoli comuni fino a 10 mila abitanti e possessori di basso titolo di studio
sono le persone che più hanno percepito la presenza di forme
discriminatorie verso gli anziani.

                                                                                      22
      FONDAZIONE CENSIS
Come usa il tempo la terza età

Tab. 14 - Opinioni sulla esistenza di forme di discriminazione verso gli anziani, per
          sesso (val. %)

                                                            Maschi Femmine          Totale

Sì                                                           28,0       54,4         43,0
- In molti posti sono trattati male o con indifferenza       20,1       42,5         32,8
- Però le cose stanno migliorando                             7,9       11,9         10,2

No                                                           72,0       45,6         57,0
- C’è una certa educazione e positiva attenzione nei loro    22,1       23,5         22,9
  riguardi
- Sono trattati come gli altri                               49,9       22,1         34,1

Totale                                                      100,0     100,0         100,0

Fonte: indagine Censis-Salute La Repubblica, 2007

Allo stato attuale, la società non è certo pro-longeva, e ciò rimanda anche
alla crisi dei grandi valori di riferimento, alla poca voglia di avere memoria,
di impegnarsi sul futuro e, anche, alla disattenzione alla trascendenza.

Infatti, la poca attenzione al nesso tra passato, presente e futuro
marginalizza di fatto i vecchi che, invece, sono i veri depositari della
trasmissione di senso e di valori assoluti.

La dittatura del presente, del contingente, che connota la nostra società
limita gli spazi di espressione della funzione sociale degli anziani, contrae
drasticamente le opportunità per essi di essere socialmente protagonisti,
perché tutto corre in superficie, senza profondità alcuna, senza radicamento
nel passato e, quindi, senza molto interesse per chi ne ha memoria e
potrebbe offrirla alla costruzione di un futuro più solido.

Quindi più che una discriminazione diffusa, visibile, ostentata, si è
cristallizzata una oggettiva marginalità di funzione, forse ancora più difficile
da estirpare perché ha radici nel modo di vivere della collettività.

Negli anni passati, però, i rapporti Censis-La Salute Repubblica avevano
constatato come tra gli anziani prevalesse la percezione che molti dei

                                                                                              23
         FONDAZIONE CENSIS
Come usa il tempo la terza età

luoghi, inclusi gli uffici pubblici, fossero ostili, o comunque non adatti alle
loro esigenze.

Quindi, la quotidianità degli anziani era anche fatta di una specie di “corsa
ad ostacoli” nel muoversi in ambienti percepiti e vissuti come ostili, al punto
da richiedere un persistente spirito di adattamento.

Sono le Asl e i loro sportelli informativi gli uffici pubblici più visitati dagli
intervistati e ciò a conferma indiretta di quanto il tema della salute sia perno
costitutivo della vita di molte persone della terza e quarta età.

Oltre il 65% degli intervistati ha avuto contatti negli ultimi tempi con le Asl
e, di questi, è il 54,6% ad esprimere una valutazione positiva (tab. 15).

Minori contatti gli anziani li hanno avuti con le altre tipologie di uffici,
strutture indicate e, tra queste, spiccano i dati relativi agli uffici comunali
citati dal 30,2%, di cui oltre il 68% ha espresso valutazione positiva.

Va sottolineato che si registrano valutazioni nettamente positive per
strutture come i Caf (l’85% ha dato un giudizio positivo), il patronato
(90%di valutazioni positive), gli enti pensionistici (78,9%) e gli sportelli
informativi del volontariato (66,7%).
Tab. 15 - Contatti e giudizio positivo di alcuni uffici/strutture (val. %)

                                                                           % che ha      Di cui:
                                                                            avuto       % giudizi
                                                                           contatti      positivi

Uffici di relazione con il pubblico delle Asl                                65,6            54,6
Uffici di relazione con il pubblico delle circoscrizioni/comuni              30,2            68,3
Uffici di rapporto con il pubblico degli Enti pensionistici (Inps,           29,3            78,9
Inpdap, ecc.)
Caf                                                                          23,2            85,8
Patronato                                                                    20,8            90,0
Call center di aziende (ad esempio imprese dell’elettricità, del gas,
del telefono, ecc.)                                                          17,8            46,4
Sportelli informativi per anziani dal volontariato e/o dal terzo settore
(ad esempio, Auser)                                                           4,8            66,7

Fonte: indagine Censis-Salute La Repubblica, 2007

                                                                                                 24
       FONDAZIONE CENSIS
Come usa il tempo la terza età

Colpisce, però, quanto poco siano frequentate strutture che teoricamente
sono essere orientate proprio all’utenza anziana.

Discorso a parte, invece, per i call center delle grandi aziende che sono
considerati una vera iattura dagli anziani tanto che sono l’unica tipologia di
servizi per la quale si registra una netta maggioranza di valutazioni negative.

Quali investimenti sociali chiedono gli anziani per vivere meglio? In primo
luogo la creazione di luoghi di aggregazione sicuri e di facile accesso, ad
esempio i centri diurni per anziani, indicati dal 73,6% degli intervistati, poi
dispositivi per rendere le abitazioni più comode (ad esempio dispositivi di
sicurezza per chiudere le finestre e le porte automaticamente, attrezzatura da
bagno, home fitness ecc.) citati dal 63%, poi ancora il sostegno a gruppi di
autoaiuto composti da anziani per anziani in difficoltà, periodi di vacanza e
soggiorno al mare, in montagna, nelle città d’arte e, quindi, trasporti verso i
servizi più importanti (tab. 16).

E’ un pacchetto articolato di misure e investimenti sociali che richiede una
visione meno stereotipata delle esigenze degli anziani stessi; come
preventivabile, la domanda di relazionalità per trovare risposte ha bisogno di
spazi adeguati che siano facilmente raggiungibili, che siano pensati e
progettati per un’utenza che ha indubbiamente esigenze particolari.

Sono essenziali centri diurni, spazi aggregativi, luoghi anche all’aperto
attrezzati per accogliere, in sicurezza, persone che, altrimenti, molto spesso,
malgrado l’alto spirito di adattamento rischiano di perdere quote di
relazionalità, cosa che non solo abbassa la qualità della vita, ma ha
implicazioni socialmente rilevanti, visto il nesso tra stato di salute e
relazionalità così forte.

Anche sull’housing, nel nostro Paese, tranne alcune esperienza di eccellenza
è stato fatto molto poco; infatti, la retorica del tentare di prolungare la
permanenza in famiglia delle persone anziane, anche quando si contrae
l’autonomia quotidiana, ha di fatto trasferito sui membri della famiglia
stessa o sul singolo anziano il costo, monetario e di tempo, per rendere
l’abitazione adatta ad ospitare la persona.

In realtà, una politica che vuole ridurre l’istituzionalizzazione deve puntare
a rendere disponibili dispositivi compensativi, capaci di aumentare le

                                                                                     25
     FONDAZIONE CENSIS
Come usa il tempo la terza età

possibilità di svolgere da soli le attività del quotidiano, anche quando alcune
funzioni fisiche o anche psichiche cominciano ad essere intaccate.
Tab. 16 - Aspetti in cui è prioritario investire risorse pubbliche per migliorare la
         qualità della vita degli anziani (val. %)

                                                                                                Val. %

- Luoghi di aggregazione sicuri e di facile accesso (ad esempio, i centri diurni per              73,6
  anziani ecc.)
- Dispositivi per rendere le abitazioni più comode per gli anziani (ad esempio,                   63,0
  dispositivi di sicurezza per chiudere finestre, porte automaticamente, attrezzatura da
  bagno, strumenti per la home-fitness ecc.)
- Sostegno a gruppi di auto-aiuto composti da anziani per anziani in difficoltà                   61,8
- Periodi di soggiorno e vacanza al mare, in montagna, nelle città d'arte ecc.                    60,0
- Trasporti verso i servizi più importanti (supermercati per fare la spesa, servizi               59,7
  sanitari ecc.)
- Comprensori residenziali con abitazioni private, ma servizi in comune (sanitari e               47,3
  infermieristici, per il tempo libero, di sicurezza e vigilanza)
- Corsi di formazione per l'utilizzo delle nuove tecnologie                                       40,4

Il totale è diverso da 100 perché erano possibili più risposte

Fonte: indagine Censis-Salute La Repubblica, 2007

La tecnologia e la domotica in particolare hanno fatto enormi progressi in
questo ambito, e anche in presenza di ridotta autosufficienza è possibile
comunque garantire l’autonomia della persona e quindi la possibilità di
vivere per conto proprio o in famiglia.

La domotica, poi, è anche strumento di innalzamento della qualità della vita
degli anziani che, pure, magari faticosamente ancora riescono a svolgere in
totale autonomia tutte le attività della vita quotidiana; investire in un
housing di qualità quindi è una richiesta importante, che rinvia proprio alla
voglia di autonomia, di continuare a permanere presso la propria residenza
più a lungo possibile.

Anche perché se le abitazioni non sono dotate, ad esempio, di strumenti
riabilitativi o di home fitness, la permanenza a casa potrebbe avere effetti
non positivi rispetto all’alternativa di una collocazione in una residenza

                                                                                               26
       FONDAZIONE CENSIS
Come usa il tempo la terza età

comunitaria; quindi, potenziare la ricerca e la commercializzazione a prezzi
convenienti dei dispositivi per una casa comoda e sicura per gli anziani
significa svolgere interventi sociali inclusivi che, di fatto, sono investimenti
che aumentano la qualità della vita e riducono i costi sociali e sanitari.

Poca attenzione viene, invece, data in questa graduatoria di priorità fatta
dagli anziani alla realizzazione di comprensori residenziali con abitazioni
private e servizi e in comune. Agli anziani l’idea della ghettizzazione
proprio non va giù, e del resto non potrebbe essere altrimenti in una
generazione che ha posto la relazionalità, l’internità nei circuiti, di fatto
intergenerazionali della vita quotidiana, un punto di forza.

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