IL TEMPO DELLA TERZA ETÀ - Indagine Censis-Salute La Repubblica Roma, aprile 2007
←
→
Trascrizione del contenuto della pagina
Se il tuo browser non visualizza correttamente la pagina, ti preghiamo di leggere il contenuto della pagina quaggiù
CENSIS IL TEMPO DELLA TERZA ETÀ Indagine Censis-Salute La Repubblica Roma, aprile 2007
INDICE 1. Vivere il tempo della terza età Pag. 1 2. Le giornate-tipo degli anziani “ 3 3. Il contributo alla coesione sociale “ 10 4. Più relazioni, meno farmaci “ 15 5. Marginali ma non discriminati “ 22
Come usa il tempo la terza età 1. VIVERE IL TEMPO DELLA TERZA ETÀ Cura di se stessi, relazioni, attività intellettive e spiritualità sono i contenuti più significativi della giornata-tipo dei senior che, presumibilmente, contribuiscono a spiegare anche il buon livello di benessere soggettivo percepito. E’ quanto emerge dall’indagine Censis-Salute La Repubblica realizzata su un campione nazionale di 1.000 persone con almeno sessant’anni che ha consentito di analizzare come gli anziani distribuiscono il loro tempo tra le diverse attività quotidiane, ma anche la presenza e l’eventuale intensità del nesso tra i contenuti della vita quotidiana e lo stato di salute e, infine, il clima sociale prevalente, con riferimento all’esistenza o meno di forme di discriminazione. Se la giornata tipo è sostanzialmente analoga per gran parte degli anziani, esistono però minoranze, spesso consistenti, che si caratterizzano per l’impegno con cui si dedicano a specifiche attività che denotano anche una soggettività particolarmente forte. Spiccano, ad esempio, gli internauti longevi, frequentatori quotidiani del web ed esempio concreto del possibile virtuoso incontro tra esigenze della terza età e nuove tecnologie; poi, i volontari che, all’interno di organizzazioni o in modo autonomo, partecipano ad iniziative solidali, utili per i beneficiari e la comunità e gratificanti per coloro che le realizzano; e ancora gli adepti della wellness, attenti al benessere corporeo, spesso perseguito combinando la pratica, più o meno regolare, di attività sportive e stili di vita salutari. Questi sempre più eterogenei percorsi di vita degli anziani si svolgono in un clima sociale non certo favorevole, dominato dal giovanilismo e dove è alto il rischio di ritrovarsi soli e particolarmente vulnerabili al deterioramento del proprio stato di salute. Non è infatti una forzatura indicare tra i fattori di origine e/o scatenanti l’insorgenza di patologie, in particolare di quelle del tono dell’umore, anche una condizione di marginalità che può, appunto, attivare spirali regressive. 1 FONDAZIONE CENSIS
Come usa il tempo la terza età Alla luce di queste dinamiche soggettive, sul piano sociale è chiaro che l’invecchiamento è anche una occasione per promuovere la modernizzazione delle politiche sociali e sanitarie, attivando come forma più incisiva di prevenzione e tutela della salute la moltiplicazione delle opportunità di socialità per gli anziani. Più relazioni e maggiore coinvolgimento comunitario sono, infatti, la base per una vecchiaia serena nonché fattori di protezione indispensabili rispetto al circolo vizioso, solitudine-depressione, che tanto preoccupa gli anziani. Del resto, quest’ultimi sono già oggi una componente rilevante delle reti di tutela che contribuisce alla creazione di una rilevante ricchezza sociale troppo spesso sottovalutata; con la scelta di impiegare il proprio tempo in attività utili i pensionati stanno dando, dunque, anche un contributo decisivo alla coesione della società. Per questo è importante immaginare un pacchetto ampio e articolato di investimenti sociali che non solo risponderebbero ad alcune esigenze primarie degli anziani, ma avrebbero anche ricadute positive sulla comunità e sulla spesa pubblica, in particolare quella sanitaria e per farmaci. Dalla creazione di spazi pubblici adeguati, sicuri, facilmente raggiungibili, dove è possibile praticare la relazionalità, ad un massiccio impegno sull’housing, con la creazione di ambienti domestici funzionali ai bisogni degli anziani e la diffusione di dispositivi compensativi, che permettano di svolgere da soli le attività del quotidiano, anche quando alcune funzioni fisiche o psichiche cominciano ad essere intaccate. E’ questa la strada per migliorare la qualità della vita delle persone che vivono in casa propria e per ritardare l’istituzionalizzazione dei non autosufficienti, senza che ciò significhi la penalizzazione delle famiglie, costrette ad internalizzare i costi di assistenza, e degli anziani stessi privati delle condizioni necessarie per valorizzare le potenzialità residue. 2 FONDAZIONE CENSIS
Come usa il tempo la terza età 2. LE GIORNATE-TIPO DEGLI ANZIANI La distribuzione del tempo tra alcune delle principali attività che caratterizzano la vita quotidiana dei senior è tema importante riguardo a generazioni che sono in prevalenza soddisfatte della propria vita e che hanno introdotto una discontinuità sostanziale nel modo di vivere la terza età. Inoltre, l’organizzazione della vita è uno degli aspetti che più incidono sulle differenze tra le generazioni. Dai dati dell’indagine emerge che gli anziani dormono in media quasi 6 ore e 20 minuti, ai quali si aggiungono per circa il 38% degli intervistati, anche un 1 ora e quasi 10 minuti di riposini durante il giorno (tab. 1). L’alimentazione, intesa come tempo dedicato a colazione, pranzo, cena e altri snack durante la giornata richiede poco più di 1 ora e 40 minuti al giorno, mentre il tempo di cura della persona per lavarsi, vestirsi, fare esercizi ginnici occupa poco meno di 1 ora al giorno. Alle faccende domestiche, che sono realizzate da circa il 62% del campione (in netta prevalenza donne), sono destinate circa 2 ore e 15 minuti del proprio tempo, mentre la spesa richiede poco più di 1 ora al giorno.. Altre attività in casa che riguardano quote molto elevate del campione sono: - guardare la televisione, praticata dal 90% degli intervistati che vi dedicano in media 2 ore e 44 minuti al giorno; - ascoltare la radio, attività quotidiana per l’83% degli intervistati, che occupa mediamente 1 ora e 18 minuti; - leggere quotidiani, riviste e/o libri, attività svolta dal 92,3% per un tempo medio giornaliero di 1 ora e 22 minuti circa; - telefonare, attività che occupa mediamente 55 minuti al giorno e, per il 20,9% connettersi ad internet per quasi 1 ora e 20 minuti al giorno; - dedicarsi, per il 77,6%, mediamente a 47 minuti di riflessione e meditazione al giorno. 3 FONDAZIONE CENSIS
Come usa il tempo la terza età Tab. 1 - L’uso del tempo degli anziani (val. %, tempo medio in ore e minuti) % Tempo dedicato in media Sonno notturno 100,0 6h 19’ Alimentazione (colazione, pranzo, cena) 100,0 1h 42’ Cura della persona 100,0 59’ Televisione 96,0 2h 44’ Lettura quotidiani, libri 92,3 1h 22’ Spesa 91,8 1h 04’ Passeggiate 91,3 1h 15’ Telefonate 90,0 55’ Incontri con gli amici 87,5 1h 25’ Hobbies, passatempo 86,0 1h 27’ Ascoltare la radio 83,3 1h 18’ Visita in Chiesa, preghiera 79,4 43’ Riflessione, meditazione 77,6 47’ Attività per figli/nipoti 62,7 1h 57’ Faccende domestiche 62,2 2h 15’ Disbrigo pratiche burocratiche 40,6 56’ Riposini quotidiani 38,7 1h 09’ Connessione a internet 20,9 1h 18’ Fonte: indagine Censis-Salute La Repubblica, 2007 Altre attività svolte all’esterno della propria abitazione riguardano, per il 40,6% degli anziani, il disbrigo di pratiche burocratiche che richiede in media 56 minuti al giorno. A questo proposito, il tempo di attesa sperimentato dagli intervistati nei luoghi indicati è, mediamente più alto presso gli uffici postali dove ben il 20,6% dichiara di attendere di solito più di 40 minuti, il 18,6% indica lo stesso tempo medio di attesa per le Asl ed un altro 18,6% presso il proprio medico di medicina generale (tab. 2). Il 10,5%, invece, attende per almeno quaranta minuti presso i laboratori di analisi sanitarie ed il 9,9% presso gli uffici anagrafici. 4 FONDAZIONE CENSIS
Come usa il tempo la terza età Tab. 2 - Tempo di attesa in alcuni uffici pubblici (val. %) Fino a 10 minuti Oltre 40 minuti Uffici postali 15,9 20,6 Medico di medicina generale 20,0 18,6 Asl 17,3 18,6 Laboratori di analisi sanitarie 28,9 10,5 Uffici anagrafici, comunali, circoscrizionali 28,3 9,9 Fermate di mezzi pubblici 29,4 9,5 Banche 22,1 3,8 Sportelli delle società di erogazione di gas, 15,9 1,3 luce e telefono Casse dei supermercati 44,2 0,6 Fonte: indagine Censis-Salute La Repubblica, 2007 Tornando alle specifiche attività quotidiane, gli incontri con gli amici riguardano l’87,5% degli intervistati e occupano mediamente 1 ora e 25 minuti circa, mentre le passeggiate, spesso perno delle attività di wellness fai-da-te, richiedono mediamente 1 ora e 15 minuti quotidiane. Poi ci sono altre attività specifiche, come quelle per figli e nipoti che riguardano il 62,7% degli intervistati e che occupano in media ogni giorno quasi 2 ore. Un altro aspetto da considerare è la religiosità, perché il 38% degli intervistati ha dichiarato di recarsi regolarmente in Chiesa, e quotidianamente l’attività di preghiera (inclusa la visita in Chiesa) è praticata dal 79,4% degli intervistati per una media di 43 minuti. Un’ultima dimensione è quella della fruizione del tempo libero con hobbies e passatempi che riguardano quote elevate degli intervistati e che, mediamente, rappresentano 1 ora e 27 minuti del tempo quotidiano. In sintesi, “l’orologio” quotidiano, inteso come l’impiego dei due terzi di una giornata tipo, è sostanzialmente eguale per tutti gli anziani e contempla il sonno notturno, la cura personale, la preparazione e il consumo dei pasti 5 FONDAZIONE CENSIS
Come usa il tempo la terza età nonché la spesa, la lettura dei quotidiani o dei libri, una passeggiata, la televisione e un po’ di telefonate. Il resto del tempo si divide, a seconda delle scelte di ciascuno, tra gli incontri con gli amici, l’aiuto ai figli e/o la cura dei nipoti e gli hobby. In sintesi, è emersa una giornata-tipo caratterizzata da poca concitazione quando non addirittura pratica di ritmi lenti, attenzione a se stessi, intensa attività intellettiva e relazionale, e anche spiritualità (con ad esempio la preghiera); e sono questi i contenuti sostanziali del tempo degli anziani che, presumibilmente, ne spiegano il benessere crescente. Alla luce di questi dati, alcune osservazioni più generali emergono con una certa nettezza: - è uno stile di vita orientato prevalentemente alla tranquillità, che indica un vero e proprio tirare il freno a mano rispetto alla concitazione dell’età adulta; - c’è molta attività intellettiva fatta di lettura e meditazione, e il tempo dedicato a quest’ultima segnala una propensione, per molti addirittura quotidiana, a guardarsi dentro, che sicuramente è aspetto tipico di questa generazione; - la relazionalità è piuttosto intensa per gran parte degli intervistati ed è il riflesso di quella che, come si vedrà, è la grande paura degli anziani, la solitudine; - c’è molto fruizione attiva del tempo libero, tra hobbies e spettacoli, che conferma l’internità nei percorsi socializzanti e c’è un intenso rapporto coi media e gli strumenti della comunicazione, dalla televisione al telefono a internet, cosa che deve indurre ad una maggiore cautela sulla presunta incapacità degli anziani di stare dentro il flusso dell’innovazione sociale nei modelli comunicativi. Attenzione specifica, poi, va data alle minoranze che operano come schegge più vitali e, in particolare, mentre il dibattito sul ruolo del web si focalizza sulla you tube generation con i più giovani intrappolati dentro l’uso da reality permanente del web e gli anziani relegati a marginali delle nuove tecnologie, l’indagine evidenzia che esiste una minoranza di internauti longevi che si connettono ogni giorno e vi rimangono per quasi 1 ora e 20 6 FONDAZIONE CENSIS
Come usa il tempo la terza età minuti, collocandosi tra gli utilizzatori intensi e non patologici della rete stessa. Questa minoranza va considerata come l’esempio pionieristico ma concreto del rapporto possibile tra anziani e nuove tecnologie, laddove queste ultime non solo offrono notevoli opportunità di fare per la terza età, ma sono potenti strumenti di compensazione rispetto, ad esempio, ad una ridotta mobilità e alla condizione dei non autosufficienti. Nuove tecnologie orientate ad un’utenza longeva sono, quindi, una priorità, e ciò significa prodotti e programmi friendly, di più facile accesso, che avvicinino nella massima misura possibile anche gli strumenti dell’Ict a quelli più tradizionali di cui gli anziani sono intensi utilizzatori. Riguardo alla domenica degli anziani, dai dati emerge che: - al mattino le attività più praticate sono la partecipazione alla messa (per il 75,3% degli intervistati e per una media di 42 minuti), la lettura di quotidiani e libri (69,5%, 1 ora), le relazioni familiari (55% per una media di 2 ore) e il lavoro domestico (57,4%, 2 ore e 30 minuti circa); - il pomeriggio è dedicato al riposo (per il 79,6% degli intervistati per una media di 1 ora circa), agli incontri con gli amici o i parenti (63,6%, per 2 ore e 30 minuti) e alla televisione (34,0% per 1 ora circa); - la serata è dominata dalla televisione (49,5%, per 2 ore e 30 minuti circa), anche se quote di intervistati dedicano tempo alla meditazione (28,7%, 1 ora circa di media) e agli incontri conviviali in famiglia o con amici (27,3%, 2 ore). L’indagine ha anche consentito di verificare la diffusione di una serie di comportamenti che pure contribuiscono a caratterizzare la vita degli anziani e che mettono in luce in modo evidente il costituirsi di minoranze, soprattutto a più alto capitale culturale, che hanno stili di vita gratificanti e ad alto benessere soggettivo. Infatti, la pratica frequente o saltuaria di attività sportive e di wellness riguarda il 31,9% degli intervistati; tra i laureati la quota corrispondente sale ad oltre il 46%, confermando che vi sono minoranze di soggettività più forti, molto orientati anche alla valorizzazione del benessere corporeo (tab. 3). 7 FONDAZIONE CENSIS
Come usa il tempo la terza età Cinema, teatro e altri spettacoli sono frequentati dal 43% degli intervistati, e in particolare il 6% vi si reca con regolarità; anche in questo caso tra i laureati si registrano quote nettamente più alte che, complessivamente, raggiungono quasi il 78% degli intervistati. La partecipazione a manifestazioni sindacali e politiche coinvolge con regolarità o ogni tanto quasi il 12% degli intervistati, e sale ad oltre il 20% tra i residenti nel Nord-ovest. In generazioni così attente al benessere corporeo, a pratiche preventive della tutela della propria salute è interessante verificare in che misura sono anche diffusi comportamenti di consumo salutari o, al contrario, rapporti con prodotti potenzialmente dannosi per la salute. Tab. 3 - Comportamenti praticati dagli anziani, per titolo di studio (val. %) Nessuno/ Media Media Laurea Totale Licenza inferiore superiore elementare Bere alcolici 28,0 54,6 58,0 73,1 48,7 Andare al cinema, teatro, altri spettacoli 22,2 52,7 43,6 77,9 43,0 Attività sportive, di wellness 19,2 33,1 41,1 46,1 31,9 Fumare sigarette, sigari, pipe 13,4 37,1 39,2 43,3 30,5 Frequentare manifestazioni politiche, sindacali 5,5 17,5 0,6 16,4 12,6 Le percentuali indicano la quota di anziani che praticano “regolarmente” o “ogni tanto” i comportamenti indicati Il totale è diverso da 100 perché erano possibili più risposte Fonte: indagine Censis-Salute La Repubblica, 2007 Il ricorso a prodotti alcolici riguarda il 48,7% degli anziani e, in particolare, l’8,6% li consuma regolarmente; fuma oltre il 17% degli anziani regolarmente ed 13% ogni tanto; i comportamenti nocivi sono, per il fumo, più diffusi tra gli anziani del Nord-ovest e quelli del Nord-est, mentre il rapporto con l’alcol è più intenso nelle regioni centrali. 8 FONDAZIONE CENSIS
Come usa il tempo la terza età E’ come se vi fossero coriacee minoranze di anziani assolutamente contrarie a privarsi di consumi che considerano piacevoli e che, paradossalmente, pur rappresentando, soprattutto quando praticate con regolarità, una minaccia per la loro salute, nella valutazione soggettiva contribuiscono all’evoluzione positiva del benessere. Per queste minoranze, così come per i più giovani maggiormente esposti agli stili di vita nocivi, sarebbe opportuno immaginare campagne comunicative ad hoc, tarate sulle caratteristiche materiali e simboliche specifiche della generazione. 9 FONDAZIONE CENSIS
Come usa il tempo la terza età 3. IL CONTRIBUTO ALLA COESIONE SOCIALE Nella individualizzazione dei percorsi di vita vi sono alcune attività particolarmente diffuse che tendono a caratterizzarsi come più congeniali alle condizioni materiali ed alle aspettative degli anziani e, tra queste, vanno citate soprattutto quelle relative al volontariato. E’, infatti, il 25,6% degli anziani a svolgere un’attività di volontariato, quota che sale al 39% tra i residenti al Nord-ovest, al 29% tra quelli del Nord-est; è prossima al 41% tra i 60-64enni e superiore al 30% tra i 65-69enni, ed è pari al 39,2% tra i laureati (tab. 4). In questa quota di persone si colloca un “nucleo duro” di veri e propri volontari a tempo pieno che dedicano a tali attività circa 7 ore al giorno, come se fosse la loro nuova professione. Tab. 4 - Coinvolgimento nel volontariato, per titolo di studio (val. %) Titolo di studio Totale Nessuno o Media Media Laurea licenza inferiore superiore elementare Sì 10,9 29,5 33,8 39,4 25,6 - In un'organizzazione di volontariato/ del mondo associativo 3,0 14,6 17,3 34,6 13,6 - In modo autonomo, senza stare dentro un'organizzazione di volontariato/del mondo associativo 7,9 14,9 16,5 4,8 12,0 No 89,1 70,5 66,2 60,6 74,4 Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Fonte: indagine Censis-Salute La Repubblica, 2007 10 FONDAZIONE CENSIS
Come usa il tempo la terza età Ma al di là di questa minoranza di volontari completamente coinvolti, è interessante rilevare, con riferimento agli anziani in generale, che sono protagonisti non solo del volontariato organizzato, dell’adesione quindi alle realtà più strutturate, ma anche di forme di altruismo spontaneo, informale. Infatti, del 25,6% che fa volontariato, poco meno della metà dichiara di svolgerlo in modo autonomo fuori da realtà organizzative e del mondo associativo. L’attività di volontariato è particolarmente gratificante per gli anziani che la svolgono visto che oltre il 91% si dichiara soddisfatto (tab. 5), percentuale che rimane così alta trasversalmente al corpo sociale ed alle aree geografiche. L’indagine ha anche consentito di verificare a quali condizioni gli anziani che non fanno volontariato sarebbero disposti a praticarlo; il primo dato importante è che c’è un bacino di potenziali anziani volontari del 64,7%, vale a dire persone che, a date condizioni, sarebbero disposte ad impegnarsi in attività altruistiche e di solidarietà (tab. 6). In particolare, il 38,2% si dedicherebbe al volontariato se non fosse oberato da altri impegni, verso i propri familiari o verso un’attività lavorativa; il 26,5% invece afferma di essere disponibile ma non ne ha l’opportunità. In sostanza, se esistessero canali di accesso semplificati per gli anziani, questi sarebbero ben disposti a mettere tempo e competenze a disposizione degli altri. Tab. 5 - Soddisfazione per l’attività di volontariato svolta (val. %) È soddisfatto per l’attività di volontariato svolta? Val. % Sì 99,2 - Perché è utile per gli altri e gratificante per me 91,4 - Mi consente di occupare il tempo 7,8 No, preferirei fare altro, se ne avessi l'opportunità 0,8 Totale 100,0 Fonte: indagine Censis-Salute La Repubblica, 2007 11 FONDAZIONE CENSIS
Come usa il tempo la terza età Tab. 6 - Disponibilità a dedicarsi al volontariato (val.%) Si dedicherebbero al volontariato? Val. % Sì 64,7 - Se non avessi altri impegni (lavoro, figli, nipoti ecc.) 38,2 - Se ne avessi l’opportunità (ci fossero possibilità di farlo vicino casa ecc.) 26,5 No 35,4 - Non mi ci dedicherei in ogni caso perché è più giusto pensare a se stessi 29,2 ed ai propri familiari - Non mi ci dedicherei perché sono interessato solo alle attività remunerate 6,2 Totale 100,0 Fonte: indagine Censis-Salute La Repubblica, 2007 Al fianco di attività con finalità sociali e solidaristiche, gli anziani sono ormai una componente essenziale della rete dei servizi di care per le famiglie e i minori; infatti, il 62,7% degli intervistati svolge attività di supporto per i figli e/o per i nipoti, quota che è molto vicina per maschi e femmine, più alta al Nord-ovest ed al Sud-isole, tra gli anziani con scolarità più bassa, e naturalmente tra quelli che hanno stato di salute migliore (tab. 7). I nonni si occupano soprattutto dei nipoti, è questa l’attività citata dal 35,8% degli intervistati, con una interessante analogia di genere, segue poi la disponibilità a svolgere piccoli lavoretti di casa o il disbrigo di pratiche burocratiche e, per il 9,4% il contributo di soldi. Il ruolo dei nonni delineato dai dati è di estrema importanza per le famiglie, perché le attività di supporto generano un valore sociale consistente, fatto di risparmi per le famiglie, sia economici, ad esempio nei costi del babysitting, sia di tempo (si pensi a quanto tempo richiede il disbrigo di pratiche anche semplici come il pagamento di bollette o il ritiro di raccomandate presso gli Uffici postali); quindi c’è un contributo indiretto, in prestazioni in natura, che è molto più consistente del pur non irrilevante contributo monetario che proviene dal 9,4% di intervistati. 12 FONDAZIONE CENSIS
Come usa il tempo la terza età Tab. 7 - Attività di supporto per i figli e/o i nipoti, per sesso (val. %) Svolge attività di supporto per figli/nipoti? Maschi Femmine Totale Sì 63,4 62,1 62,7 - Mi occupo direttamente dei nipoti 31,9 38,8 35,8 - Contribuisco con soldi 9,9 8,9 9,4 - Mi rendo disponibile per piccoli lavoretti di casa, per il disbrigo di pratiche burocratiche 21,7 14,4 17,5 No, non svolgo attività di supporto 36,6 37,9 37,3 Totale 100,0 100,0 100,0 Fonte: indagine Censis-Salute La Repubblica, 2007 Esiste un vero e proprio bacino di ricchezza sociale prodotta dagli anziani in modo informale, potenzialmente monetizzabile laddove si compone di un set di servizi e prestazioni che, altrimenti, le famiglie dovrebbero acquistare sul mercato, con un costo che peserebbe su redditi già stressati per altri versanti. E’ anche questo un contributo di fatto alla coesione sociale nelle sue reti primarie, appunto le famiglie che, come è attualmente disegnato il sistema di welfare e l’equilibrio tra tempi di vita e tempi di lavoro, non riuscirebbero a fronteggiare le criticità senza l’aiuto degli anziani. Partecipazione al volontariato e supporto alle famiglie, quindi, con modalità e intenzionalità diverse sono due aspetti del contributo specifico che gli anziani danno alla coesione sociale dal basso, alla tenuta delle relazioni in un contesto in cui le generazioni adulte appaiono sottoposte ad un surplus di stress sia dal mercato del lavoro sia dalla persistente asimmetria tra bisogni familiari e sistema di servizi. In un certo senso, i redditi pensionistici oggi non alimentano solo il “buon vivere” degli anziani ma vanno considerati come parte del finanziamento della rete di welfare informale, visto che gli anziani con il loro intervento colmano i buchi della rete di tutela che, soprattutto le famiglie, sperimentano quotidianamente. 13 FONDAZIONE CENSIS
Come usa il tempo la terza età Avere una generazione di nonni in buona salute, senza problemi economici di fondo, anzi in grado quando necessario di dare anche una mano finanziaria, è attualmente uno degli ammortizzatori essenziali delle famiglie che, al di là della retorica, continuano a non trovare prestazioni e interventi di cui avrebbero bisogno per vivere meglio. Questo agire degli anziani disegna nei fatti una trama di reti relazionali di prossimità, solidaristiche che attraversano orizzontalmente la società e contribuiscono indubbiamente alla sua coesione, peraltro dando anche risposta a bisogni insorgenti di soggetti fragili. 14 FONDAZIONE CENSIS
Come usa il tempo la terza età 4. PIÙ RELAZIONI, MENO FARMACI Il rapporto con l’invecchiamento è un processo altamente soggettivo, individualizzato, come per molti altri ambiti di vita delle persone, dove conta la capacità del singolo di adattarsi al mutamento e, anche,di sapere rilanciare, investendo sulle nuove condizioni. L’indagine ha permesso di verificare i problemi e le soluzioni che più caratterizzano l’agire degli anziani. Emerge che la solitudine (86,4%) e la depressione (78,1%) sono le due cose che devono preoccupare di più gli anziani, seguite dalla propria condizione economica richiamata dal 78%, dalla mancanza di strutture e servizi per i non autosufficienti (70,1%) e dall’indifferenza degli altri (68%) (tab. 8). La matrice dei problemi rinvia in modo diretto alla relazionalità come valore fondante del benessere individuale; il rapporto con gli altri, il riconoscimento degli altri, la loro attenzione, l’empatia, la capacità di stare dentro ai circuiti relazionali, sono assolutamente al centro di un approccio positivo alla vita. Tab. 8 - Aspetti che devono preoccupare di più gli anziani (val. %) Val.% La solitudine 86,4 La depressione 78,1 I soldi che non bastano per la quotidianità 78,0 La mancanza di strutture/servizi per i non autosufficienti 70,1 L’indifferenza degli altri 68,4 Il non riuscire a fare cose che un tempo riuscivano a fare più o meno facilmente 65,1 Non potere aiutare i figli/nipoti 60,9 La poca sicurezza 55,1 Fonte: indagine Censis-Salute La Repubblica, 2007 15 FONDAZIONE CENSIS
Come usa il tempo la terza età Solitudine e depressione vanno di pari passo, sono consustanziali nell’esperienza di molti anziani, e sono considerati come parti integranti del rischio più grave che incombe su una vecchiaia serena. E’ da essi che le persone, secondo gli intervistati, devono guardarsi, in misura superiore anche alle problematiche economiche e dall’assenza di infrastrutture adeguate in caso di perdita di autonomia. È chiaro che in una società ad alta soggettività, dove tutto viene eroso dai percorsi individuali di vita, è inevitabile che sia alto il rischio effettivo e percepito di rimanere soli; d’altra parte l’anzianità come esperienza personale di transizione verso nuovi stadi della propria vita può essere pervasa progressivamente dalla perdita di quote di relazionalità, che finiscono per fare sentire l’anziano diverso dagli altri, entrando così in un circuito psicologico negativo in cui si vede e viene visto come marginale. Solitudine e depressione, per questo motivo, vanno spesso di pari passo, l’una alimenta l’altra, in un percorso autoincentivante di isolamento, di distacco progressivo dai contesti comunitari. Il risvolto sociale più rilevante di questo patologica involuzione depressiva risiede nella necessità di capire come prevenire e fronteggiare il circolo vizioso solitudine-depressione. Dalle parole degli intervistati appare decisivo il riflesso soggettivo dell’impegno in progetti e attività orientati al sociale ed alla comunità (tab. 9); infatti, la stragrande maggioranza degli intervistati (oltre il 95%) si è dichiarato convinto che il sentirsi impegnati, utile, avere buoni rapporti con gli altri, una vita piena di impegni e relazioni incide anche sullo stato di salute. In particolare, il 66,7% ritiene che ci sia un nesso stretto tra il contenuto della vita svolta e lo stato di salute perché le malattie hanno spesso un’origine psicosomatica, mentre il 29% circa è convinto che esista del nesso indicato anche se varia da persona a persona. E’ tra i 65-69enni, tra i residenti al Nord-ovest, i titolari del diploma di scuola media che è più alta la convinzione di una origine psicomatica delle malattie, prevenibile quindi anche con una vita ricca di relazioni e impegni. 16 FONDAZIONE CENSIS
Come usa il tempo la terza età Tab. 9 - Opinioni sul rapporto tra lo stato di salute e l'intensità delle relazioni nella vita degli anziani (val. %) Sentirsi impegnato, utile, avere molti e buoni rapporti con gli altri incide anche sullo stato di salute delle persone anziane? Val. % Sì 95,6 - Molto, perché le malattie hanno spesso origini psicosomatiche 66,7 - Abbastanza, anche se varia da persona a persona 28,9 No 4,4 - La salute risente molto poco di questi aspetti 3,0 - Perché gli aspetti citati non hanno niente a che vedere con l’arrivo delle malattie 1,4 Totale 100,0 Fonte: indagine Censis-Salute La Repubblica, 2007 Comunque, che una vita attiva, piena di relazioni sia positiva per la salute è un’idea cardine del benessere per gli anziani, in linea con la vita reale che caratterizza molti di essi impegnati, come rilevato nelle attività di supporto alle famiglie oppure nel volontariato. E’ chiaro che, in questa ottica, la prevenzione e/o la cura delle patologie non può essere solo o in prevalenza sanitaria, farmacologica, quanto piuttosto occorre puntare molto su iniziative di natura sociale, interventi sulle opportunità relazionali e di coinvolgimento attivo nei rapporti sociali. Conferma di questo punto di vista emerge dai dati relativi alle cose considerate più importanti per la vita degli anziani che indicano che per l’82,8% degli intervistati occorre fare cose utili per i propri familiari, per oltre l’80% bisogna avere relazioni che aiutino a non chiudersi e per il 74% bisogna svolgere un’attività gratificante (tab. 10); la triade racchiude le dimensioni decisive della relazionalità e dell’utilità per gli altri, che sono due pilastri dell’idea che solo l’alterità può dare pieno sviluppo all’individuo e, quindi, può permettere al singolo di raggiungere il proprio benessere. D’altro canto, il delicato passaggio dall’età adulta quasi sempre centrata su un notevole carico di responsabilità tra lavoro e famiglie, all’età anziana 17 FONDAZIONE CENSIS
Come usa il tempo la terza età che, invece, si accompagna ad un progressivo alleggerimento del carico di compiti e responsabilità, richiede l’attivazione di strategie individuali di risposizionamento; e proprio l’analisi delle opinioni sulle priorità che dovrebbero guidare questo passaggio evidenziano differenze importanti, ancora una volta ascrivibili alla diversa dotazione di capitale culturale degli intervistati. Tab. 10 - Aspetti più importanti per la vita degli anziani (val. %) Val. % Fare cose utili per i miei familiari 82,8 Avere relazioni che mi aiutino a non chiudermi 80,4 Svolgere un'attività utile per gli altri e gratificante per me 74,2 Impegnarmi in progetti/attività nuove che mi restituiscano voglia di fare 64,0 Liberarmi di eccessive responsabilità, dopo una vita di impegni gravosi 47,2 Essere dentro o rientrare nel mondo del lavoro 25,8 Stare bene con me stesso senza troppo preoccuparmi degli altri 24,5 Il totale è diverso da 100 perché erano possibili più risposte Fonte: indagine Censis-Salute La Repubblica, 2007 Infatti, se il campione sostanzialmente si divide tra coloro che puntano sulla continuità delle attività svolte tra età adulta e fase anziana, con un 20% circa che ritiene utile lasciarsi guidare dal caso, i laureati puntano per quasi il 55% sulla riprogettazione di vita, vale a dire sull’idea che sarebbe opportuno dedicarsi a cose nuove, imporre una cesura con il contenuto della propria esistenza, fronteggiando nuove sfide e, su questa base, ritrovare energie e voglia di fare (tab. 11). E’ chiaro che la soggettività fa poi trovare ad ognuno l’equilibrio reale possibile tra le diverse opzioni, ma è altrettanto indubbio che le minoranze più vitali tra gli anziani sono pienamente dentro al circuito della longevità attiva, rappresentano una fonte di energia rinnovata, potenziali protagonisti di innovazione nei diversi ambiti. 18 FONDAZIONE CENSIS
Come usa il tempo la terza età La variabilità dei comportamenti individuali rimanda, però, anche alle situazioni problematiche, agli anziani con minori risorse globali, e quindi meno capaci di rispondere alle sollecitazione del passaggio di vita. Tab. 11 - Come agire nel passaggio dall’età adulta a quella anziana, per titolo di studio (val. %) Titolo di studio Totale Nessuno o Media Media Laurea licenza inferiore superiore elementare Continuare a fare, per quanto 44,7 42,5 37,6 39,4 41,7 possibile, le stesse attività e dedicarsi agli stessi impegni Riprogettare quasi per intero la 31,0 40,0 38,0 54,8 38,1 propria vita, dedicandosi a cose nuove o in precedenza messe da parte Lasciarsi guidare dal caso, dagli 24,3 17,5 24,3 5,8 20,2 eventi, dedicandosi a quello che capita Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Fonte: indagine Censis-Salute La Repubblica, 2007 In particolare, è interessante analizzare il delicato rapporto tra consumo dei farmaci da parte degli anziani, che per il 61,2% è eccessivo e non legato ad effettive patologie (tab. 12), e contenuto relazionale e di utilità sociale della propria vita di cui, appunto, una maggioranza di intervistati sottolinea l’importanza; una vita ricca di relazioni conduce, inevitabilmente, secondo il 77,8% degli intervistati ad una contrazione del consumo di farmaci e di questi il 43,3% dichiara di avere avuto esperienza diretta (tab. 13). E’ chiaro che la longevità attiva, l’internità nei percorsi relazionali ha impatti sociali di rilievo, anche sulla spesa sanitaria pubblica e su quella per farmaci. 19 FONDAZIONE CENSIS
Come usa il tempo la terza età Esiste, infatti, una tendenza alla sanitarizzazione delle criticità degli anziani, uno spostamento degli stessi dall’ambito sociale e di relazionali a quello della sanità, dei farmaci che impatta anche sulla finanza pubblica. Offrire le opportunità per entrare in gioco nelle reti relazionali, per coinvolgersi in progettualità che moltiplicano la socialità non è puro altruismo, ma ha un rapporto costo-beneficio molto positivo per la società, perché riduce il numero di anziani che si ammala o che si percepisce come malato e che, pertanto, entra in circuiti sanitari creando costi aggiuntivi che pesano sulle finanze collettive. Tab. 12 - Opinioni sull’utilizzo dei farmaci da parte degli anziani, per area geografica (val. %) Ritiene che ci sia un eccessivo Nord Ovest Nord Est Centro Sud-Isole Totale consumo di farmaci negli anziani, spesso non legato a patologie effettive? Sì 64,9 65,0 55,5 59,3 61,2 No 35,1 35,0 44,5 40,7 38,8 Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Fonte: indagine Censis-Salute La Repubblica, 2007 20 FONDAZIONE CENSIS
Come usa il tempo la terza età Tab. 13 - Opinioni sul positivo impatto di una vita ricca di relazioni sul ricorso ai farmaci, per area geografica (val. %) Ritiene che una vita più attiva, più ricca Nord Nord Centro Sud-Isole Totale di relazioni ed impegni nella società Ovest Est potrebbe ridurre, almeno in parte, l’eccesso di ricorso ai farmaci che non è giustificato da effettive esigenze mediche? Sì 84,1 74,0 85,2 69,5 77,8 - Ne ho avuto esperienza diretta/ indiretta 59,6 31,5 43,1 36,2 43,3 (persona di mia conoscenza) - Anche se non ne ho avuto esperienza 24,5 42,5 42,1 33,3 34,5 diretta/indiretta No 16,9 26,0 14,8 30,5 22,2 - Perché il consumo dei farmaci dipende 7,8 10,5 9,6 14,1 10,7 più dall’educazione sanitaria delle persone - Perché non credo gli anziani prendano 8,1 15,5 5,2 16,4 11,5 farmaci non legati a strette esigenze mediche Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Fonte: indagine Censis-Salute La Repubblica, 2007 La longevità attiva è, in questa ottica, una scelta di nuova imprenditorialità nel fronteggiare l’invecchiamento della popolazione che consente di recuperare risorse umane e competenze di cui può beneficiare la società e previene, nei fatti, processi degenerativi che di solito significano la transizione degli anziani dalla marginalità effettiva e percepita, alla solitudine, alla depressione ed al conseguente eccessivo ricorso ai farmaci e ai servizi sanitari. 21 FONDAZIONE CENSIS
Come usa il tempo la terza età 5. MARGINALI MA NON DISCRIMINATI Il rapporto Censis-Salute La Repubblica negli anni ha rappresentato anche un monitoraggio costante dell’evoluzione degli atteggiamenti della società nei confronti degli anziani, del grado di riorganizzazione dei diversi ambiti anche in relazione alle esigenze, aspettative e bisogni di questa componente crescente della popolazione. Nel giovanilismo imperante, che incita anche gli anziani ad assimilarsi nei comportamenti e negli stili di vita, e dove la vecchiaia è, nei fatti, stigmatizzata, non è certo secondario verificare se e in che modo ciò provoca discriminazione, in che misura proprio gli anziani percepiscano un clima sociale poco favorevole che li penalizza. In fondo la discriminazione sociale è fatta di una pluralità di aspetti, alcuni sicuramente materiali, come ad esempio l’accesso ad alcuni beni e servizi, altri di tipo immateriale, psicologici e di funzione sociale; indubbiamente anche se gli anziani aumentano di numero, e propri esponenti occupano le posizioni di potere in molti ambiti, vanno considerati tra i soggetti più fragili e meno valorizzati nell’immaginario sociale. Comunque, un primo dato essenziale è che il 57% degli intervistati non percepisce forme di discriminazione verso gli anziani, giacché oltre il 34% ritiene che siano trattati come gli altri e circa il 23% ritiene che ci sia una certa educazione e attenzione nei loro confronti; ovviamente, non va sottovalutato che il 43% degli intervistati ha, invece, evidenziato un clima di discriminazione e, in particolare, la percezione che in molti posti sono trattati male o con indifferenza (tab. 14). Inoltre il 10,2% degli intervistati, pur ritenendo l’esistenza di un clima discriminatorio, ritiene che sia in atto un miglioramento. Donne, anziani con età tra 75 e 79 anni, residenti nel Nord-est, residenti nei piccoli comuni fino a 10 mila abitanti e possessori di basso titolo di studio sono le persone che più hanno percepito la presenza di forme discriminatorie verso gli anziani. 22 FONDAZIONE CENSIS
Come usa il tempo la terza età Tab. 14 - Opinioni sulla esistenza di forme di discriminazione verso gli anziani, per sesso (val. %) Maschi Femmine Totale Sì 28,0 54,4 43,0 - In molti posti sono trattati male o con indifferenza 20,1 42,5 32,8 - Però le cose stanno migliorando 7,9 11,9 10,2 No 72,0 45,6 57,0 - C’è una certa educazione e positiva attenzione nei loro 22,1 23,5 22,9 riguardi - Sono trattati come gli altri 49,9 22,1 34,1 Totale 100,0 100,0 100,0 Fonte: indagine Censis-Salute La Repubblica, 2007 Allo stato attuale, la società non è certo pro-longeva, e ciò rimanda anche alla crisi dei grandi valori di riferimento, alla poca voglia di avere memoria, di impegnarsi sul futuro e, anche, alla disattenzione alla trascendenza. Infatti, la poca attenzione al nesso tra passato, presente e futuro marginalizza di fatto i vecchi che, invece, sono i veri depositari della trasmissione di senso e di valori assoluti. La dittatura del presente, del contingente, che connota la nostra società limita gli spazi di espressione della funzione sociale degli anziani, contrae drasticamente le opportunità per essi di essere socialmente protagonisti, perché tutto corre in superficie, senza profondità alcuna, senza radicamento nel passato e, quindi, senza molto interesse per chi ne ha memoria e potrebbe offrirla alla costruzione di un futuro più solido. Quindi più che una discriminazione diffusa, visibile, ostentata, si è cristallizzata una oggettiva marginalità di funzione, forse ancora più difficile da estirpare perché ha radici nel modo di vivere della collettività. Negli anni passati, però, i rapporti Censis-La Salute Repubblica avevano constatato come tra gli anziani prevalesse la percezione che molti dei 23 FONDAZIONE CENSIS
Come usa il tempo la terza età luoghi, inclusi gli uffici pubblici, fossero ostili, o comunque non adatti alle loro esigenze. Quindi, la quotidianità degli anziani era anche fatta di una specie di “corsa ad ostacoli” nel muoversi in ambienti percepiti e vissuti come ostili, al punto da richiedere un persistente spirito di adattamento. Sono le Asl e i loro sportelli informativi gli uffici pubblici più visitati dagli intervistati e ciò a conferma indiretta di quanto il tema della salute sia perno costitutivo della vita di molte persone della terza e quarta età. Oltre il 65% degli intervistati ha avuto contatti negli ultimi tempi con le Asl e, di questi, è il 54,6% ad esprimere una valutazione positiva (tab. 15). Minori contatti gli anziani li hanno avuti con le altre tipologie di uffici, strutture indicate e, tra queste, spiccano i dati relativi agli uffici comunali citati dal 30,2%, di cui oltre il 68% ha espresso valutazione positiva. Va sottolineato che si registrano valutazioni nettamente positive per strutture come i Caf (l’85% ha dato un giudizio positivo), il patronato (90%di valutazioni positive), gli enti pensionistici (78,9%) e gli sportelli informativi del volontariato (66,7%). Tab. 15 - Contatti e giudizio positivo di alcuni uffici/strutture (val. %) % che ha Di cui: avuto % giudizi contatti positivi Uffici di relazione con il pubblico delle Asl 65,6 54,6 Uffici di relazione con il pubblico delle circoscrizioni/comuni 30,2 68,3 Uffici di rapporto con il pubblico degli Enti pensionistici (Inps, 29,3 78,9 Inpdap, ecc.) Caf 23,2 85,8 Patronato 20,8 90,0 Call center di aziende (ad esempio imprese dell’elettricità, del gas, del telefono, ecc.) 17,8 46,4 Sportelli informativi per anziani dal volontariato e/o dal terzo settore (ad esempio, Auser) 4,8 66,7 Fonte: indagine Censis-Salute La Repubblica, 2007 24 FONDAZIONE CENSIS
Come usa il tempo la terza età Colpisce, però, quanto poco siano frequentate strutture che teoricamente sono essere orientate proprio all’utenza anziana. Discorso a parte, invece, per i call center delle grandi aziende che sono considerati una vera iattura dagli anziani tanto che sono l’unica tipologia di servizi per la quale si registra una netta maggioranza di valutazioni negative. Quali investimenti sociali chiedono gli anziani per vivere meglio? In primo luogo la creazione di luoghi di aggregazione sicuri e di facile accesso, ad esempio i centri diurni per anziani, indicati dal 73,6% degli intervistati, poi dispositivi per rendere le abitazioni più comode (ad esempio dispositivi di sicurezza per chiudere le finestre e le porte automaticamente, attrezzatura da bagno, home fitness ecc.) citati dal 63%, poi ancora il sostegno a gruppi di autoaiuto composti da anziani per anziani in difficoltà, periodi di vacanza e soggiorno al mare, in montagna, nelle città d’arte e, quindi, trasporti verso i servizi più importanti (tab. 16). E’ un pacchetto articolato di misure e investimenti sociali che richiede una visione meno stereotipata delle esigenze degli anziani stessi; come preventivabile, la domanda di relazionalità per trovare risposte ha bisogno di spazi adeguati che siano facilmente raggiungibili, che siano pensati e progettati per un’utenza che ha indubbiamente esigenze particolari. Sono essenziali centri diurni, spazi aggregativi, luoghi anche all’aperto attrezzati per accogliere, in sicurezza, persone che, altrimenti, molto spesso, malgrado l’alto spirito di adattamento rischiano di perdere quote di relazionalità, cosa che non solo abbassa la qualità della vita, ma ha implicazioni socialmente rilevanti, visto il nesso tra stato di salute e relazionalità così forte. Anche sull’housing, nel nostro Paese, tranne alcune esperienza di eccellenza è stato fatto molto poco; infatti, la retorica del tentare di prolungare la permanenza in famiglia delle persone anziane, anche quando si contrae l’autonomia quotidiana, ha di fatto trasferito sui membri della famiglia stessa o sul singolo anziano il costo, monetario e di tempo, per rendere l’abitazione adatta ad ospitare la persona. In realtà, una politica che vuole ridurre l’istituzionalizzazione deve puntare a rendere disponibili dispositivi compensativi, capaci di aumentare le 25 FONDAZIONE CENSIS
Come usa il tempo la terza età possibilità di svolgere da soli le attività del quotidiano, anche quando alcune funzioni fisiche o anche psichiche cominciano ad essere intaccate. Tab. 16 - Aspetti in cui è prioritario investire risorse pubbliche per migliorare la qualità della vita degli anziani (val. %) Val. % - Luoghi di aggregazione sicuri e di facile accesso (ad esempio, i centri diurni per 73,6 anziani ecc.) - Dispositivi per rendere le abitazioni più comode per gli anziani (ad esempio, 63,0 dispositivi di sicurezza per chiudere finestre, porte automaticamente, attrezzatura da bagno, strumenti per la home-fitness ecc.) - Sostegno a gruppi di auto-aiuto composti da anziani per anziani in difficoltà 61,8 - Periodi di soggiorno e vacanza al mare, in montagna, nelle città d'arte ecc. 60,0 - Trasporti verso i servizi più importanti (supermercati per fare la spesa, servizi 59,7 sanitari ecc.) - Comprensori residenziali con abitazioni private, ma servizi in comune (sanitari e 47,3 infermieristici, per il tempo libero, di sicurezza e vigilanza) - Corsi di formazione per l'utilizzo delle nuove tecnologie 40,4 Il totale è diverso da 100 perché erano possibili più risposte Fonte: indagine Censis-Salute La Repubblica, 2007 La tecnologia e la domotica in particolare hanno fatto enormi progressi in questo ambito, e anche in presenza di ridotta autosufficienza è possibile comunque garantire l’autonomia della persona e quindi la possibilità di vivere per conto proprio o in famiglia. La domotica, poi, è anche strumento di innalzamento della qualità della vita degli anziani che, pure, magari faticosamente ancora riescono a svolgere in totale autonomia tutte le attività della vita quotidiana; investire in un housing di qualità quindi è una richiesta importante, che rinvia proprio alla voglia di autonomia, di continuare a permanere presso la propria residenza più a lungo possibile. Anche perché se le abitazioni non sono dotate, ad esempio, di strumenti riabilitativi o di home fitness, la permanenza a casa potrebbe avere effetti non positivi rispetto all’alternativa di una collocazione in una residenza 26 FONDAZIONE CENSIS
Come usa il tempo la terza età comunitaria; quindi, potenziare la ricerca e la commercializzazione a prezzi convenienti dei dispositivi per una casa comoda e sicura per gli anziani significa svolgere interventi sociali inclusivi che, di fatto, sono investimenti che aumentano la qualità della vita e riducono i costi sociali e sanitari. Poca attenzione viene, invece, data in questa graduatoria di priorità fatta dagli anziani alla realizzazione di comprensori residenziali con abitazioni private e servizi e in comune. Agli anziani l’idea della ghettizzazione proprio non va giù, e del resto non potrebbe essere altrimenti in una generazione che ha posto la relazionalità, l’internità nei circuiti, di fatto intergenerazionali della vita quotidiana, un punto di forza. 27 FONDAZIONE CENSIS
Puoi anche leggere