Il primo "astronomo" greco - Unibo
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Il primo “astronomo” greco Mileto fondata attorno al 1000 a.C. alla foce del fiume Meandro (da cui deriva la terminologia associata alla forma sinuosa) era una città della Caria, che poi divenne una colonia ionica. Nel VII secolo a.C. formò con altre 11 città (fra cui Samo e Efeso) la lega ionica per resistere all’invasione dell’impero persiano. Talete di Mileto Filosofo (624 – 546 a.C ca ) Alla fine del VII secolo durante la guerra con la Lidia Trasibulo divenne il tiranno di Mileto. Alla morte di Trasibulo (590 a.C.) Mileto subì l’ingerenza di Creso, re della Lidia.
Non è chiaro se Talete fosse nato a Mileto o se fosse di origine fenicia. (La civiltà fenicia raggiunse il massimo della propria potenza/grandezza intorno all' VIII/VII sec a.C. Dei Fenici si sa pochissimo. Per effetto di una delle tante diverse migrazioni, che si originarono dalla regione da loro abitata, si ebbe la fondazione della città di Cartagine, grande antagonista di Roma)
Erodoto di Alicarnasso (484 – 434 a.C.) famoso storico greco attribuisce (*) a Talete la previsione dell'eclissi solare che si verificò il 28 maggio del 585 a.C. e che impressionò talmente i Medi e i Lidi, in guerra tra loro da diversi anni, che smisero di combattere (la battaglia è nota come battaglia dell’eclissi o di Halys essendo avvenuta nei pressi di questo fiume che attualmente si chiama Kizilirmak). Erodoto riporta inoltre che Talete deviò il letto del fiume Halys per consentire all’esercito di Creso (re della Lidia in guerra contro il persiano Ciro il Grande che aveva conquistato il territorio dei Medi) di guadare il fiume.Se l’episodio fosse vero se ne dovrebbe dedurre che Talete non credeva alla presenza delle divinità dei fiumi(**). Inoltre, dal momento che Talete pensava che l’acqua fosse il “principio primo”, sembra strano che abbia agito su di esso (*) secondo Pannekoek questa attribuzione è frutto di una leggenda. (**) nella Teogonia Esiodo attrbuisce al Titano Oceano, figlio di Urano (il cielo) e di Gea, (la terra), la paternità di tutti i fiumi che avrebbe avuto assieme a Teti, sua sorella e moglie. Nella visione di Esiodo i Titani erano le forze primordiali che imperversavano nel cosmo prima dell'azione regolatrice degli Dei dell'Olimpo.
Lo storico greco Diogene Laerzio (180-240 d.C.) famoso per la sua opera Vite e dottrine dei filosofi illustri (in cui esamina e descrive il pensiero di 83 filosofi e da cui abbiamo derivato molte delle informazioni sulla storia della filosofia greca) dipinge Talete come un uomo estremamente saggio. Laerzio scrive che a chi chiedeva a Talete se fosse venuta prima la notte o il giorno egli rispondeva che era precedente la notte, di un giorno; e a chi chiedeva a Talete quale fosse la cosa più semplice egli rispondeva: dare consigli a un altro. Altre affermazioni attribuite da Laerzio a Talete sono: - la cosa più piacevole è avere successo mentre la più sgradevole è vedere un tiranno che è riuscito ad invecchiare; - il divino è ciò che non ha né inizio né fine; - gli ingiusti non possono sfuggire all'attenzione degli dei, neanche solo pensando di fare un'ingiustizia;
- non bisogna abbellirsi nell'aspetto ma nei comportamenti, - bisogna aspettarsi dai figli gli stessi benefici arrecati ai genitori. Aristotele, invece, nella Politica riporta quello che è conosciuto come l’aneddoto dei frantoi: “Talete era criticato dai suoi concittadini, per lo stato di povertà in cui lo relegava la pratica della filosofia. Pertanto, dopo aver raggranellato una piccola somma di denaro, avendo previsto con le sue conoscenze scientifiche un’abbondante raccolto di olive, affittò con largo anticipo (in inverno) tutti i frantoi di Mileto e dell’isola di Chio. La richiesta era scarsa e lui li ottenne versando solo un piccolo anticipo. Giunta la stagione della raccolta (che si rivelò copiosa come da previsioni) Talete affittò a caro prezzo i frantoi ricavando un abbondante guadagno”. Commentando l’aneddoto Aristotele sottolineava come un filosofo volendo può arricchirsi utilizzando le sue conoscenze ma il fine ultimo della filosofia è la ricerca libera e disinteressata e non la crematistica (da χρήματα, ricchezza), ossia l'arricchimento personale.
Platone nel Teeteto riporta invece un aneddoto che testimonia gli interessi astronomici di Talete, e la sbadataggine che contraddistingue gli uomini di scienza e i pensatori. “Egli osservava gli astri e, avendo lo sguardo rivolto al cielo, cadde in un pozzo. Si dice che una spiritosa e graziosa servetta tracia l'abbia preso in giro dicendogli che si preoccupava di conoscere quel che succede nel cielo senza preoccuparsi di quel che gli avveniva davanti e sotto i piedi. La stessa ironia è riservata a chi passa il tempo a filosofare […] provoca il riso non solo delle schiave di Tracia, ma anche del resto della gente, cadendo per inesperienza nei pozzi e in ogni difficoltà.” Questo aneddoto di Platone è stato ripreso, molti secoli più tardi, da Jean de La Fontaine (L'Astrologue qui se laisse tomber dans un puits) e trasformato in una critica verso gli astrologi.
è ancora Diogene Laerzio (nella sua Vite e dottrine dei filosofi illustri) a riportare su Talete quanto asserito da Ieronimo di Rodi (290-230 a.C. ca, filosofo paripatetico, ossia appartenente alla scuola fondata da Aistotele) in relazione alla misura dell’altezza della piramide di Cheope. (Questo stesso episodio è stato ripreso in seguito da Plutarco e da Plinio il Vecchio) “Il faraone Amasis (XXVI dinastia, 520 a.C. ca) avrebbe voluto mettere alla prova le abilità scientifiche di Talete sfidandolo a misurare l’altezza della grande piramide. Ammirato per il modo con cui senza esitazione e senza strumenti Talete gli fornì il risultato, il faraone concesse al filosofo greco l’accesso alle loro biblioteche e alla consultazione delle opere ivi conservate”. OK ma come ha fatto Talete ?
I due triangoli (quello i cui cateti sono A e B e quello i cui cateti sono D e B) sono simili per cui A: D = B : C Dalla proporzione risulta che D (la quantità ignota) è pari a (A x C) / B ed essendo A, C e B misurabili si può derivare D.
Secondo Diogene Laerzio, Talete conosceva il giorno in cui l’ombra è uguale alla nostra altezza e quindi non avrebbe piantato un paletto nel suolo ma semplicemente misurato l’ombra e dedotto da tale valore l’altezza della piramide…. Questa storia è plausibile ?’ (la latitudine di Giza è circa 30°). Quando l’ombra (a mezzogiorno) è uguale alla nostra altezza, l’altezza del Sole (a mezzogiorno) è pari a 45° in quanto il rapporto tra i cateti è uguale a 1 e questo implica un angolo di 45° (tg 45°= 1). Essendo h max =90 °−|ϕ|+ δ ne risulta 45=90°−30 °+δ da cui δ=−15 ° plausibile δ≃−23° 30 ' il 21-22 dicembre, δ=0 ° il 22 settembre (il “giorno di Talete” era entro questo intervallo).
A Talete sono state attribuite diverse opere: Astronomia Nautica (che secondo Diogene Laerzio sarebbe invece del filosofo Foco di Samo e entrambi i filosofi ne avrebbero rivendicato la paternità), Sul solstizio, Sull’equinozio e Dei principi (un’opera in due libri). Tuttavia non ne è pervenuta alcuna e pare che nemmeno Aristotele le abbia mai viste. Aristotele nella Metafisica asserisce che Talete identificò il principio originario (ὰρχἠ, archè) nell'acqua, in quanto tutte le cose (ad esempio i semi) sono nutrite dall’umido e da esso traggono origine. Il calore stesso in forma di vapore ha origine dall’ umido. Beatrice Bersani (la vostra collega) riporta un’evidenza sperimentale (l’osservazione del formarsi di stalattiti e stalagmiti nelle grotte per effetto della deposizione delle acque) che avrebbe indotto Talete a ritenere che dall'acqua si originassero anche le rocce.
L’osservazione di enorme quantità di acqua sulla Terra e intorno alle terre avrebbe indotto Talete ad ipotizzare che la Terra tonda e piatta (un disco) galleggerebbe sull’acqua: l’Oceano L’acqua, secondo Talete, sarebbe la sostanza primordiale che sta sotto (materia) e che sostiene (forza). Aristotele definisce Talete come il primo filosofo naturale che, abbandonato il mito, ha cercato di trovare una relazione di causa effetto ai fenomeni naturali. Talete non ha lasciato nulla di scritto e tutte le testimonianze sulla sua figura hanno un discreto margine di incertezza. Quello che è certo è che la ricerca del principio primo,l’ ὰρχἠ, sarebbe stata una costante di quella che viene chiamata la scuola di Mileto caratterizzata da una visione naturalistica in cui l’osservazione dei fenomeni e la loro analisi dal punto di vista logico aveva preso il sopravvento sui discorsi esplicativi ispirati al mito.
Anassimandro (610-540 a.C ca) Filosofo e cartografo appartenente alla scuola di Mileto Per primo introduce il termine ὰρχἠ (archè) che identifica nell’ ἄπειρον (apeiron) (infinito, indeterminato). Tutto è nell’ apeiron in armonia ma poi avviene la separazione (forse è la rotazione dell’apeiron a provocarla) si genera il cosmo e le coppie dei contrari (giorno notte, vita morte, caldo freddo, secco umido, ecc). La vita stessa è espiazione per la rottura dell’ equilibrio, fino al ritorno all’armonia del apeiron. Anassimandro aveva osservato che i quattro elementi naturali acqua, terra, aria e fuoco, mutavano continuamente cosicché aveva pensato di porne uno, l’originario, al di sopra di tutti. Esiste un’interpretazione diversa dell’apeiron...secondo Giovanni Semeraro (L’infinito un equivoco millenario, Mondadori 2002) alla base della quale sarebbe una cattiva traduzione del termine di origine mesopotamica che nella Ionia significava “polvere”. Se Semeraro avesse ragione l’archè di Anassimandro sarebbe la Terra.
La Terra (il nostro pianeta) per Anassimandro è al centro dell’universo che ha forma sferica. La forma della Terra è cilindrica con un’ altezza è pari a 1/3 del diametro di base . Gli abitanti della Terra si trovano su una delle due facce del cilindro. La Terra è ferma perché non ha ragione di muoversi in una o in un’altra direzione essendo equidistante da tutto. Sole, Luna e Stelle non sono corpi fisici ma fori entro dei “cerchioni” che ruotano. Il La Terra è abitata solo su una delle fuoco è visibile solo attraverso i buchi. Le due basi del cilindro. Il fiume Phasis eclissi e le fasi della Luna si generano (l'odierno Rioni in Georgia) citato quando i buchi sono totalmente o per la prima volta da Esiodo parzialmente occlusi (da cosa?) secondo gli antichi divideva l'Europa dall' Asia.
Interessante notare che le distanze dei bordi interni dei cerchioni di stelle Luna e Sole sono rispettivamente pari a 9 18 e 27 volte il diametro della Terra (il loro spessore invece è pari a un diametro della Terra). I valori scelti per le distanze mostrano come il modello si fondi sulla volontà di “perfezione” (legata al numero 3) non motivata da osservazioni scientifiche. Il pregio del modello di Anassimandro è aver eliminato il sostegno per la Terra : la Terra è ferma nello spazio e gli astri possono girare attorno ad essa. Aezio, filosofo contemporaneo di Plutarco di cui si sa pochissimo riferisce (secondo Herman Diels autore dell’opera Doxographi Graeci, del 1879) che Anassimandro avrebbe sostenuto che gli astri sono involucri d’aria a forma di ruota, pieni di fuoco, dalle cui aperture fuoriescono fiamme.
Anassimene (585- 526 a.C.) anch’egli di Mileto probabilmente discepolo di Anassimandro. Fa un passo indietro rispetto al maestro identificando come archè l’aria anche se attribuisce al suo archè le caratteristiche dell’ apeiron di Anassimandro ossia infinità e movimento incessante. Tuttavia il principio originario resta concreto (come l’acqua di Talete) e non astratto come per Anassimandro (almeno secondo l'interpretazione più accreditata) . Nell’unico frammento di Anassimene che ci è pervenuto si vede come nell’aria identificasse anche qualcosa di spirituale. “Come l'anima nostra, che è aria, ci sostiene, così il soffio e l'aria circondano il mondo intero”.
Simplicio (filosofo e matematico bizantino 490-560 ca) citando Teofrasto (filosofo e botanico greco 371- 287 a.C. ca) a proposito di Anassimene scrive: “L’ aria si distingue per via di rarefazione e di condensazione nelle varie sostanze. E rarefacendosi diventa fuoco, condensandosi invece diviene vento, poi nuvola, e ancora più condensata, acqua, poi terra, e quindi pietra.” Secondo Teofrasto la Terra per Anassimene era piatta e galleggiava sull'aria. Anche il Sole e i corpi celesti avevano forma piatta ed erano stati generati dalla Terra: l’umidità salendo verso l’alto si era fatta fuoco. Le stelle non si muovevano circolarmente attorno alla terra ma giunte all’orizzonte contornavano il disco terrestre fino al luogo da cui sarebbero risorte il mattino successivo. Nemmeno il Sole girava sotto la Terra ma veniva nascosto dalle montagne e rimaneva invisibile a causa della grande distanza.
Pitagora (Samo 580 a.C ca – Metaponto 495 a.C ca) Pitagora in un dettaglio del dipinto La scuola di Atene, Raffaello, Musei Vaticani.
L’immagine mostra la localizzazione di Samo...i viaggi tracciati non sono quelli di Pitagora ma di...San Paolo...
Fonda nel 530 a.C. circa a Crotone la scuola pitagorica. La scuola è una sorta di ordine monastico con strette regole che riguardano la vita e il cibo. Pitagora non ha lasciato nulla di scritto e la sua vita è avvolta nel mistero così come la sua morte. E’ perito in seguito all’assalto e all’incendio ordito dagli amici di Cilone ( il Tiranno di Crotone)? O si è ritirato nel Metaponto ?
A Pitagora è attribuita la conoscenza della sfericità della Terra e dell’obliquità dell’ eclittica. Informazioni che si diffusero fra i navigatori e che fecero comprendere le ragioni delle variazioni climatiche fra i diversi luoghi. Diogene Laerzio attribuisce a Bione di Abdera (430 – 370 a.C ca, filosofo democriteo) l’affermazione che sulla Terra esistevano luoghi in cui la notte e il giorno duravano sei mesi.(Ci sarà anche un navigatore Pitea di Marsiglia,vissuto fra il 380 e il 310 a.C. che compierà un viaggio verso Nord giungendo fino ad un luogo ove mare e ghiaccio si fondono. Marsiglia era una colonia greca). A Pitagora è attributo ancheil riconoscimento della stessa identità per la stella del mattino e della sera. Per Pitagora i numeri erano estremamente importanti La tetraktys è una disposizione geometrica che rappresenta un numero (10) o alternativamente un numero (10) rappresentato in forma geometrica. La tetraktys, numero triangolare
La tetraktys è un triangolo equilatero col lato pari a 4 e risulta come somma dei primi 4 numeri (1+2+3+4) La tetraktys aveva un carattere sacro per i pitagorici, che giuravano su di essa la loro adesione alla scuola, in quanto rappresentava anche una sorta di modello per l’universo che non era dominato dal caos o da forze oscure ma dall’ordine e dall’armonia dei numeri e dei loro rapporti. Per i pitagorici esisteva una relazione stretta fra i numeri e le forme geometriche che potevano rappresentare attraverso di essi. In noi rimane reminiscenza (inconscia) di questa tradizione quando ad esempio diciamo che 25, 9, 16 sono dei quadrati l numero diveniva così una sorta di archè : - se la qualità delle sostanze è soggettiva la quantità essendo misurabile non lo è più.
Alcuni numeri erano particolarmente importanti per i pitagorici - 1 o Monade . Rappresenta il principio primo. La sua forma geometrica è il punto. - 2 o Diade. Rappresenta il femminile: indefinito e illimitato. Rappresenta inoltre l’opinione che è sempre duplice. Geometricamente è la linea. - 3 o Triade. Rappresenta il maschile: definito e limitato. Geometricamente è il piano. - 4 o Tetrade. Rappresenta la giustizia in quanto si può dividere equamente da entrambe le parti. Geometricamente è un solido. -5 o Pentade. Rappresenta vita e potere, era il simbolo di riconoscimento dei pitagorici. -10 o Decade era il numero perfetto. I pitagorici avevano una sorta di venerazione per la sfera, un solido che per loro era la rappresentazione dell’armonia essendo tutti i punti equidistanti dal centro.
Il modello pitagorico dell’ Universo si deve a Filolao di Crotone, (Crotone 470 a.C., Tebe 390 a.C.) pitagorico di seconda generazione (secondo Diogene Laerzio) che si sarebbe rifugiato a Tebe (Grecia) in seguito al rovesciamento (450 a.C.) del regime aristocratico di Crotone che era appoggiato dai pitagorici. In quell’ occasione i pitagorici si recarono in altre città della Magna Grecia (Taranto, Siracusa) o a Tebe. Il modello di Universo ha una sola novità nel ruolo marginale della Terra ma per il resto risente fortemente dell’impostazione pitagorica. Al centro è un grande Fuoco, la sede di Zeus, sede dell'attività cosmica. Attorno ad esso ruotano dieci corpi: Terra, Antiterra, Luna, Sole, Mercurio, Venere, Marte, Giove, Saturno, e il cielo delle stelle fisse. I dieci corpi si trovavano lontani dal Fuoco centrale secondo distanze proporzionali a multipli di 3 .
Il Sole è una sorta di grossa lente (più che lente uno specchio ndA) che riflette verso la terra la luce del fuoco centrale (detto anche Hestia, questa è figlia di Crono e Rea, fratelli, figli di Urano e Gea e sposi). La Terra ruota attorno al fuoco volgendo sempre la stessa parte verso l'esterno (dell'universo) quindi non vede il Sole (nè la luce di Hestia) quando si trova opposta ad esso. Non vede mai nemmeno l'antiterra poichè l'unica parte abitata della Terra è quella verso l'esterno. L'antiterra è un artificio di questo modello per dare sacralità al numero dieci in quanto senza di essa I corpi ruotanti attorno al grande Fuoco sarebbero stati 9.
Anassagora (Clazomene 496 a.C, Lampsaco 428 a.C)
a vent’anni si reca ad Atene dove diviene amico e maestro di Pericle, ma gli avversari politici di quest’ultimo (Cleone, Tucidide) lo accusano di empietà per le sue opinioni sul Sole e sulla Luna: - la Luna splende di luce ricevuta dal Sole - le eclissi lunari accadono quando la Terra (o un altro corpo scuro) intercetta la luce del Sole (*) La Terra di Anassagora è nuovamente piatta (come per Talete e Anassimene) e le stelle ruotano attorno ad essa. Del pensiero di Anassagora, restano soltanto 22 frammenti (del suo primo libro sulla Natura). Da essi si deduce che il filosofo era convinto dell'esistenza nell'universo di altri corpi celesti analoghi a Sole, Luna e Terra generati dall’unione e dalla separazione dei “semi” ( i “semi” unendosi formavano i corpi celesti che poi si separavano tra di loro) sparsi ovunque, spinti e ordinati dal Nous una forza e intelligenza divina che non appartiene alla materia. (*) non si sa chi fosse l’altro corpo scuro... le eclissi di Luna avvengono quando la Terra si frappone fra il Sole e la Luna e proiettamdo la sua ombra su quest’ultima.
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