IL POSSIBILE RALLENTAMENTO DELLA CRESCITA DELLE TEMPERATURE GLOBALI NOAA
←
→
Trascrizione del contenuto della pagina
Se il tuo browser non visualizza correttamente la pagina, ti preghiamo di leggere il contenuto della pagina quaggiù
IL POSSIBILE RALLENTAMENTO DELLA CRESCITA DELLE TEMPERATURE GLOBALI NOAA Autore: Franco Zavatti Data di pubblicazione: 19 Febbraio 2019 Fonte originale: http://www.climatemonitor.it/?p=50304 Le temperature globali (terra+oceano), nel periodo che va da inizio secolo al 2013, cioè quando i due forti El Niño 1997-1998 e 2015-2016 non le hanno influenzate (o lo hanno fatto in minima parte), sono rimaste praticamente costanti come si vede nella successiva figura 1. Fig.1: Serie di temperature (anomalie)
NOAA da gennaio 2001 a dicembre 2018 con i fit lineari tra il 2002 e il 2013 (blu) e su tutto l’intervallo rappresentato (2001-2018, rosso). La pendenza maggiore vale circa 5 volte e mezzo quelle inferiore e dalla figura si può dedurre che questo rapporto si deve quasi esclusivamente a El Niño 2015-16. Da novembre 2011, ogni mese scarico dal sito NOAA (Climate At a Glance o CAG) le temperature globali, e da aprile 2015 anche le temperature dell’oceano globale, da cui ricavo varie informazioni, come, ad esempio, le pendenze dei singoli dataset mensili calcolate, rispettivamente, 1. dai dati completi (1880-2018 in questo caso) e 2. usando come data iniziale gennaio dei tre anni 1951, 1997, 2001 Questi ultimi tre anni non sono scelti a caso: il 1951 è uno degli anni possibili per l’ingresso massiccio nella rivoluzione industriale iniziata circa un secolo prima; secondo l’ipotesi AGW, è l’anno a partire dal quale il riscaldamento dipende quasi esclusivamente dai gas serra, in quanto l’IPCC non trova nient’altro che possa aver contribuito ad esso (vedere anche le righe iniziali di questo articolo di Javier); dall’osservazione di figura 2, è anche l’anno in cui termina la rapida salita delle temperature iniziata nel 1910 e seguita, dal 1940, da una brusca discesa terminata, appunto, nel 1951; il 1997 è l’anno finale di una salita delle temperature iniziata nel 1977-78, dopo un periodo di stasi dal 1951, ed è immediatamente precedente El Niño 1997-98; il 2001 è la data che ho indicato in questo mio post su CM per l’inizio della “pausa” delle temperature globali NOAA. Si può anche vedere un altro mio post, in cui sono descritti dati NOAA cambiati all’interno dello stesso mese, attorno alla parte centrale del
2015. Fig.2: temperature globali NOAA (terra+oceano) relative a dicembre 2018 e loro fit lineare. Le linee verticali azzurre indicano gli anni 1951, 1997 e 2001 e quelle fucsia i tre El Niño più forti (classificati “very strong”) dal 1951. Ad esempio, se uso come data iniziale il 1951 e l’ultima serie disponibile è dicembre 2018, calcolo la pendenza delle serie mensili fino a marzo 2018 (che indico con 1803), per ottenere graficamente quanto riportato in figura 3.
Fig.3: Pendenze delle serie di temperatura da novembre 2011 a marzo 2018, calcolate da gennaio 1951 all’ultimo mese disponibile. Il salto evidente tra aprile e maggio 2015 porta alla grande incertezza nella media indicata dalla linea verticale rossa. Per permettere una maggiore leggibilità, preferisco iniziare dal 2018 un nuovo grafico. Questa scelta viene fatta anche per le altre date iniziali 1997 e 2001. In figura 3 appare evidente una discontinuità della pendenza tra aprile e maggio 2015. Questa discontinuità dipende da una variazione nel calcolo delle temperature, come si vede nell’immagine gif animata relativa al 1951 (nel sito di supporto sono disponibili le gif animate per tutti i periodi). La pendenza tra aprile e maggio 2015 calcolata nel periodo 2001-2015 mostra un raddoppio (da 0.05 a 0.10°C/decade) come ad esempio si vede nella figura 9 di questo post.
Se considero solo i dati successivi ad aprile 2015 osservo che le pendenze mostrano una salita (anche particolarmente accentuata) tra maggio 2015 e aprile 2016; una successiva salita meno ripida con 3-4 mesi di stasi e il raggiungimento di un massimo assoluto a luglio 2017; da questo momento inizia una lenta ma costante diminuzione mensile della pendenza che negli ultimi tre mesi (da ottobre 2018) sembra essersi stabilizzata. Fig.4: Andamento complessivo delle pendenze, descritto anche da un fit parabolico (linea rossa) con scopo puramente indicativo e per sottolineare la discesa dopo il massimo. La pendenza è in ogni caso positiva (la temperatura cresce) e quindi l’andamento positivo indica una crescita accelerata; quello costante una crescita uniforme e quello negativo una diminuzione del ritmo di crescita (un rallentamento della crescita). È abbastanza facile immaginare che da circa maggio 2016 ad oggi le pendenze possano essere considerate costanti, data la dimensione delle incertezze,
ma sembra possibile pensare che la iniziale crescita continua, seguita dalla decrescita, sia un indice che qualcosa stia cambiando nell’andamento delle temperature globali. Da notare che questo cambiamento non deve essere confuso con la pausa (lo iato) delle temperature che è indiscutibile: qui l’influenza dei molti mesi precedenti condiziona a lungo il calcolo della pendenza della serie. Il metodo usato da Javier L’articolo di Javier su WUWT, citato all’inizio, mi trova d’accordo. Quando ho affrontato il problema della persistenza (cioè della memoria a lungo termine presente nella maggioranza delle serie climatiche), ho tentato di superarlo (e spero di esserci riuscito, v. ad esempio qui e i due post precedenti citati) utilizzando le differenze prime dei dati osservati, perché questo processo riduce fortemente o elimina la persistenza (è come calcolare la derivata prima quando il passo il dei dati è costante). Javier usa il “tasso di cambiamento della temperatura” (in °C/anno) che non è altro che la derivata prima, ovvero la differenza prima con dati a passo costante. Io calcolo da anni questa differenza per i dati NOAA annuali e per me è facile seguire Javier e calcolare il fit parabolico delle differenze per i dati annuali fino al 2018: lo mostro in figura 5 insieme a un suo ingrandimento che evidenzia l’anno del massimo della parabola.
Fig.5: Fit parabolico delle differenze dei valori annuali (il tasso di variabilità di temperatura NOAA) fino all’anno 2018. Il grafico in basso è un ingrandimento per evidenziare la posizione temporale del massimo della parabola. Si vede chiaramente che il massimo della parabola si ha nel 1994, in questo
confermando quanto Javier afferma e mostra nella sua figura 4. Le temperature sono cambiate in senso positivo fino al 1994, per poi iniziare una diminuzione. Questo fatto mi vedrebbe concorde con Javier se, calcolando la stessa grandezza fino all’anno 2017, non trovassi che l’aggiunta di un valore ai 57 precedenti modifica di dieci anni il massimo della parabola che ora è il 2003, come si vede in figura 6. Fig.6: Come figura 5, per i dati fino al 2017
Pur condividendo il metodo, e pur ricavando da questo informazioni che sembrano attendibili o almeno ragionevoli, dico che è troppo sensibile ad un singolo valore per fornire qualcosa diverso da una semplice indicazione. In conclusione: esistono metodi diversi che forniscono un’indicazione sul tasso di variazione della temperatura globale (NOAA per me, HadCRUT4 per Javier) e tutti concordano con la presenza di un massimo e di una successiva diminuzione di tale tasso. La posizione del massimo dipende dal metodo, ma dovremo ragionevolmente aspettarci variazioni nel senso della diminuzione del ritmo di crescita delle temperature. Tutti i dati relativi a questo post si trovano nel sito di supporto qui
Puoi anche leggere