IL NOME DEI VITIGNI IBRIDI RESISTENTI ALLE MALATTIE FUNGINE

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IL NOME DEI VITIGNI IBRIDI RESISTENTI ALLE MALATTIE FUNGINE
ENONEWS

IL NOME DEI
VITIGNI IBRIDI RESISTENTI
ALLE MALATTIE FUNGINE:
UN RISCHIO DA NON
SOTTOVALUTARE
PER LA VITICOLTURA ITALIANA
di CESARE INTRIERI - Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agro-Alimentari Università di Bologna

CENNI STORICI

   Dopo la metà dell’800, con la comparsa
in Europa di oidio e peronospora, tutte le
varietà di vite coltivate in Italia e appar-
tenenti alla Vitis vinifera, che non hanno
geni di resistenza a tali malattie, richie-
dono annualmente un alto numero di
trattamenti fitosanitari. Questa situazione
è particolarmente sentita dall’opinione
pubblica e rappresenta una grande sfida
per la viticoltura, che oggi è considerata
una delle attività agricole a più alto impat-
to ambientale. Una soluzione per ridurre
l’impiego dei fitofarmaci, del resto esplo-
rata fino dal primo ‘900, è stata quella di
realizzare nuovi vitigni ottenuti con incroci
complessi tra viti europee e viti americane              Fig. 1: Grappoli dell’ibrido resistente Cabernet Volos. A seconda degli ambienti e dell’andamento stagionale, l’epoca di
(Vitis lincecumii, Vitis rupestris, Vitis la-            raccolta di questo vitigno si colloca tra la terza settimana di agosto e la prima di settembre (foto G. Allegro).
brusca, Vitis riparia), che presentano ca-
ratteri di resistenza alle malattie fungine.
   I frutti di questo lavoro, effettuato so-           Nonostante questi insuccessi, i pro-                         bianchi (B.) e neri (N.) di recente costitu-
prattutto in Francia, hanno portato alla            grammi di incrocio con la Vitis vinifera                        zione (Bronner B. e Regent N.), prodotti ri-
costituzione di centinaia di ibridi inter-          sono proseguiti fino ai giorni nostri in                        spettivamente dal Centro di Friburgo e da
specifici, non sempre dotati di resistenza          numerosi istituti di ricerca francesi, te-                      quello di Geilweilherhof e inclusi nel regi-
totale a oidio e peronospora e spesso non           deschi e ungheresi, utilizzando nell’ibri-                      stro varietale tedesco, sono stati iscritti in
in grado di produrre vini di qualità. Alcuni        dazione nuove specie (Vitis rotundifolia e                      quello italiano su richiesta della Provincia
hanno avuto ampia diffusione nella stessa           Vitis amurensis), ma anche le accessioni                        autonoma di Bolzano. Ulteriori immissio-
Francia, ma in seguito la maggior parte di          migliori, prodotte negli anni ’80-‘90 dal                       ni nel nostro registro di ibridi prodotti a
essi è stata eliminata dalla coltivazione. I        Centro tedesco di Geilweilerhof e battez-                       Friburgo (Cabernet Carbon N., Cabernet
migliori si diffusero anche in Italia e ven-        zate con nomi di fantasia (Pollux, Castor,                      Cortis N., Helios B., Johanniter B., Sola-
nero vinificati, ma i risultati furono inferio-     Phoenix, Silva, Sirius, Orion) non sono sta-                    ris B. e Prior N.), ugualmente omologati in
ri alle aspettative e a partire dal 1936 una        te diffuse in Italia.                                           Germania, sono poi avvenute nel 2013 con
legge ne vietò l’impiego enologico.                   Solo nel 2009 alcuni ibridi interspecifici                    il sostegno del Fem di San Michele all’Adi-

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ge e della Provincia autonoma di Trento.                          avuto fino allora il compito di controllare             internazionale ai fini della diffusione del-
Altri due ibridi di Friburgo (Muscaris B. e                       le richieste di iscrizione.                             la varietà”.
Souvignier Gris) sono stati poi inseriti nel                      Si creò così, nel catalogo italiano, un pre-              In carenza di un Comitato nazionale, il
registro italiano nel 2014 con l’appoggio                         cedente non trascurabile e cioè la possi-               Ministero assegnò ad una ristretta Com-
delle Province di Trento e di Bolzano.                            bilità di omologare nuove varietà da in-                missione scientifica il compito di espri-
  Infine, nel 2015, sono stati iscritti al no-                    crocio che avevano come parte del nome                  mere un parere sulla “congruenza” dei
stro registro 10 vitigni ibridi interspecifici                    quello di un parentale. Quando infatti                  dossier relativi a tali ibridi e nello stesso
resistenti a oidio e peronospora, questa                          nel 2014 l’Università di Udine presentò                 tempo i Costitutori presentarono le 10
volta prodotti in Italia dall’Università di                       al Ministero la richiesta di iscrizione dei             accessioni all’agenzia europea per i bre-
Udine e di cui parleremo in seguito. È op-                        10 vitigni ibridi a cui si è accennato, a tre           vetti vegetali (Cpvo = Community plant
portuno ricordare che a norma della nostra                        di essi i Costitutori avevano attribuito un             variety office), attualmente dislocata ad
attuale legislazione nessun ibrido può con-                       nome di fantasia (Fleurtai B., Soreli B.                Angers (Francia).
correre alla produzione di vini Doc e Docg.                       e Julius N.), ma agli altri sette avevano
                                                                  dato il nome del genitore “nobile” euro-                LE VALUTAZIONI
LA QUESTIONE DEL NOME                                             peo integrato da un attributo qualitativo
                                                                                                                          DELLA COMMISSIONE
                                                                  (Petit Cabernet N., Royal Cabernet N.,
  Tutto ciò premesso, si possono fare                             Petit Merlot N., Royal Merlot N., Early                 E DEL CPVO
due considerazioni. La prima è che, se                            Sauvignon B., Petit Sauvignon B. e Sau-
                                                                                                                              Per l’iscrizione al registro italiano la
                                                                                                                          Commissione valutò positivamente le
                                                                                                                          caratteristiche enologiche e di resisten-
                                                                                                                          za alle malattie fungine dei nuovi ibridi,
                                                                                                                          ma espresse parere negativo per quel-
                                                                                                                          li che erano stati battezzati con “nomi
                                                                                                                          di cultivar europee note e conosciute,
                                                                                                                          aggettivate in qualsiasi modo (es. Ear-
                                                                                                                          ly Sauvignon)”. La commissione speci-
                                                                                                                          ficò che era necessario modificare tali
                                                                                                                          nomi, in quanto nella comunità scientifi-
                                                                                                                          ca “l’aggettivazione integrativa al nome
                                                                                                                          di una cultivar già nota ed omologata
                                                                                                                          può essere accettata solo nel caso di un
                                                                                                                          mutante della medesima cultivar, da
                                                                                                                          essa non distinguibile geneticamente,
                                                                                                                          ma distinguibile fenotipicamente per
                                                                                                                          un importante carattere (es. Pinot meu-
                                                                                                                          nier, Malvasia rosa, Pinot bianco, ecc.)”.
                                                                                                                             Per la registrazione brevettuale delle
                                                                                                                          accessioni in cui figurava la varietà “no-
                                                                                                                          bile” il giudizio del Cpvo fu ugualmente
                                                                                                                          negativo, non per l’uso del nome europeo,
                                                                                                                          quanto per gli aggettivi affiancati ai singoli
Fig. 2: Grappoli dell’ibrido resistente Merlot Khorus. A seconda degli ambienti e dell’andamento stagionale, l’epoca di   nomi (Petit, Royal, Early e Doré), poiché le
raccolta di questo vitigno si colloca tra la seconda e la quarta settimana di agosto (foto G. Allegro).                   norme per i brevetti delle nuove varietà
                                                                                                                          vietavano l’uso di attributi indicanti parti-
                                                                                                                          colari requisiti.
un vitigno è omologato nel Registro di                            vignon Doré B.). Le nuove accessioni de-                   I Costitutori modificarono quindi le ag-
una nazione Ue, può essere iscritto di-                           rivavano infatti da incroci tra alcune im-              gettivazioni, aggiungendo ai nomi dei geni-
rettamente anche in quello italiano. La                           portanti varietà francesi di Vitis vinifera e           tori “nobili” una parola di fantasia (Caber-
seconda è che, per la prima volta nel                             ibridi complessi ungheresi e tedeschi ed                net Eidos, N., Cabernet Volos N., Merlot
2013, due ibridi tedeschi con il nome ag-                         erano stati selezionati dall’Università di              Kanthus N., Merlot Khorus N., Sauvignon
gettivato del genitore europeo (Cabernet                          Udine con la collaborazione dell’Istituto               Kretos B., Sauvignon Nepis B. e Sauvignon
Carbon N. e Cabernet Cortis N.), furono                           di Genomica Applicata e dei Vivai Coo-                  Rytos B.). Nella versione modificata i viti-
iscritti con lo stesso nome in Italia; la                         perativi Rauscedo. A detta degli stessi                 gni furono brevettati dal Cpvo e successi-
loro omologazione avvenne praticamen-                             Costitutori, la scelta dei nomi europei                 vamente, nel 2015, furono iscritti nel regi-
te “d’ufficio”, poiché nel 2012 era sta-                          per alcuni di essi era motivata da motivi               stro italiano con la sola specifica che il loro
to sciolto il “Comitato nazionale per la                          commerciali, in quanto molte indagini                   uso non può essere esteso alle Doc e Docg,
classificazione delle varietà di vite”, che                       avevano evidenziato “l’importanza del                   ignorando il parere negativo della Com-
nell’ambito del nostro Ministero aveva                            richiamo al nome di un vitigno di valore                missione sui nomi dei parentali europei.

                                                                                                                            N°7/8 - LUGLIO/AGOSTO 2019                33
IL NOME DEI VITIGNI IBRIDI RESISTENTI ALLE MALATTIE FUNGINE
ENONEWS

UN PROBLEMA                                        re. Prova ne sia che nel catalogo ufficia-
                                                   le del Ministero sono presenti solo due
                                                                                                  del genitore “nobile”.
                                                                                                     In ogni modo, al di là dei problemi le-
ANCORA                                             ibridi di Friburgo con tali nomi (Cabernet     gati al nome, non vi è dubbio che rispetto
NON RISOLTO                                        Blanc B. e Cabernet Cortis N.), peraltro       ad altri ibridi stranieri, quelli dell’Uni-
                                                   attualmente contestati, e che l’unico          versità di Udine stanno avendo in Italia
  La questione dei nomi e la possibilità           ibrido italiano prodotto dall’Università di    una crescente diffusione, specialmente
di consentire l’impiego degli ibridi an-           Udine e registrato nel loro catalogo è il      nelle zone ad alta densità abitativa.
che nelle Doc sono ancora oggi problemi            Soreli B., che ha un nome di fantasia.              Il loro comportamento agronomi-
non risolti e stanno suscitando notevoli             Appare evidente che gli ibridi i cui nomi    co-produttivo e le loro qualità enologi-
discussioni nei paesi della Comunità, le           richiamano i vitigni francesi “disturba-       che si stanno rivelando di ottimo livello
cui opinioni rispecchiano spesso le condi-         no” l’immagine della viticoltura d’ol-         e si stima che nelle regioni in cui sono
zioni ambientali in cui potrebbe ulterior-         tralpe. Del resto, lo stesso Inra (Institut    ammessi alla coltivazione (Friuli-Vene-
mente svilupparsi la coltura della vite.           national de la recherche agronomique),         zia Giulia, Trentino-Alto Adige, Veneto
  Per quanto riguarda i nomi, dove i climi         che nell’ambito del progetto ResDur            e Lombardia), ne siano stati impiantati
più umidi accentuano la pressione del-             (Résistences Durables) ha licenziato nel       quasi 500 ettari. La loro gestione richie-
le malattie fungine (Svizzera, Austria,            2018 quattro nuovi vitigni con resistenza      de in media 2-3 trattamenti annui per la
Germania, Ungheria, ecc.), è compren-              poligenica, ottenuti da incroci tra im-        difesa sanitaria, contro i 12-15 necessari
sibile che il richiamo ad una nota varietà         portanti cultivar di vinifera (Merlot, Ugni    per le varietà di Vitis vinifera.
europea sia di estremo vantaggio per la            Blanc, Cabernet Sauvignon, ecc.) ed al-            Il successo degli ibridi italiani che
diffusione commerciale degli ibridi resi-          tri ibridi complessi, li ha omologati con      utilizzano i nomi di Cabernet (Foto 1),
stenti. Gli ibridi interspecifici sono visti       nomi completamente nuovi (Artaban N.,          Merlot (Foto 2) e Sauvignon (Foto 3) sta
con favore anche per il fatto che molti            Floréal B., Vidoc N. e Voltis B.). Ciò con-    suscitando, come già accennato, molte
di essi possono ereditare dai parentali            ferma quanto i nostri vicini siano attenti     discussioni tra i viticoltori francesi per
americani e asiatici una buona tolleran-           alla protezione delle loro varietà nazio-      l’omonimia con le loro varietà classiche,
za alle basse temperature e minori esi-            nali e ad evitare che siano confuse con i      ma tali denominazioni, che pure sono
genze termiche per completare il pro-              vitigni ibridi.                                criticabili in termini assoluti, sul piano
cesso di maturazione.                                La Francia, almeno per ora, è contra-        pratico non toccano la nostra viticoltura,
   Queste caratteristiche sono impor-              ria a far concorrere gli ibridi alla produ-    la cui notorietà non è legata alle varietà
tanti, perché consentono l’inserimento             zione dei vini Aop (Appellation d’origin       di origine francese. La vitienologia ita-
della vite in aree molto fredde, come              protegée), corrispondenti ai nostri Doc e      liana ha infatti caratteristiche uniche nel
sta accadendo già oggi oltre il 50° pa-            Docg, ma vi sono forti pressioni da parte      panorama mondiale, poiché, al contrario
rallelo, che per secoli ha rappresentato           della associazione francese per la pro-        di altre viticolture, utilizza solo in picco-
nel nostro emisfero il limite geografico           mozione dei vitigni resistenti (Piwi Fran-     la parte (10% circa) le cultivar cosiddet-
per questo tipo di coltura. Non a caso,            ce) affinché tale divieto venga superato.      te “internazionali” (Merlot, Sauvignon,
complice il riscaldamento globale, la                                                             Cabernet Sauvignon, Chardonnay, Pinot,
Comunità ha riconosciuto la presenza di                                                           ecc.), ed è invece basata su una moltepli-
vigneti in Danimarca, Svezia e Polonia,
                                                   FORTI PRESSIONI                                cità di vitigni tipicamente “italici”, che nei
oltre che in Lussemburgo, Belgio, Olan-            ANCHE                                          secoli si sono adattati a specifici territori
da, Bulgaria, Irlanda e Inghilterra.               IN ITALIA                                      e si identificano con i territori stessi.
                                                                                                    Ad esempio, il nome “Barbera” ricorda
                                                                                                  le colline delle Langhe e del Monferrato
LEGISLAZIONI                                          Attualmente l’Italia è allineata su po-
                                                   sizioni analoghe alla Francia per l’uso        e il nome “Sangiovese” richiama le colli-
DIVERSE                                            enologico degli ibridi e ne consente la        ne della Romagna e del Chianti, mentre
DA PAESE A PAESE                                   vinificazione solo per i vini da tavola e      “Cabernet” o “Sauvignon” non evocano
                                                   per gli Igt, ma anche in Italia si stanno      particolari paesaggi.
  Per l’uso enologico delle nuove acces-           manifestando forti pressioni per poter
sioni, le legislazioni di alcuni Paesi (Au-
stria, Repubblica Ceca, Slovacchia) sono
                                                   utilizzare gli ibridi come varietà comple-
                                                   mentari all’interno delle Doc.
                                                                                                  CRESCE
molto permissive, e in particolare lo è               Altrettanto discordi sono i pareri del      L’ATTENZIONE
quella della Germania, poiché non solo             mondo vitivinicolo italiano sulla possibi-     PER LA SOSTENIBILITÀ
consente che gli ibridi di ultima genera-          lità di identificare gli ibridi con il nome
zione possano entrare nelle Doc e nelle            del parentale “noto”: il settore vivaistico      Ciò premesso, cresce comunque in
Docg, ma classifica gli stessi ibridi come         è ovviamente favorevole a tale possibi-        tutte le aree vitate del nostro Paese l’im-
appartenenti alla vite europea in quanto           lità, ma altre componenti della filiera        pegno a ridurre l’impiego dei fitofarmaci
condividono larga parte del genoma con             sono molto caute, per il pericolo di illu-     per rendere le produzioni più sostenibili
la Vitis vinifera.                                 dere i viticoltori che la varietà “resisten-   e cresce in parallelo l’interesse verso le
  Per le nuove accessioni la Francia è             te” sia identica a quella “originale”, cre-    varietà resistenti alle malattie fungine.
contraria ai nomi che richiamano un pa-            ando anche ambiguità per i consumatori           Oltre al Fem di San Michele all’Adige
rentale europeo e francese in particola-           se i vini riportassero in etichetta il nome    e all’Università di Udine, altre Istituzioni

34                    N°7/8 - LUGLIO/AGOSTO 2019
ENONEWS

nazionali e regionali, quali i Centri di Ri-
cerca del Crea per la Viticoltura e l’Eno-
logia di Conegliano e di Arezzo, il Centro
Ricerche Produzioni Vegetali dell’Emi-
lia-Romagna ed alcune organizzazioni
vivaistiche private hanno già attivato
programmi di incrocio, utilizzando come
parentali i vitigni più “tradizionali” del-
le diverse zone, ibridati con le migliori
varietà interspecifiche di ultima gene-
razione.
   Il processo in atto porterà in tempi
brevi alla selezione di nuove accessioni,
per le quali la scelta dei nomi sarà un
problema da non sottovalutare e com-
porterà due possibilità: la prima po-
trebbe essere quella di attribuire agli
ibridi resistenti un nome di pura fantasia
(“XYZKW”), come è accaduto in Francia
per i vitigni dell’Inra, mentre la seconda,
ritenuta più utile a favorirne la diffusione
commerciale, potrebbe essere quella di
battezzarli col nome del genitore italia-
no “tradizionale”, integrato con una pa-             Fig. 3: Grappoli dell’ibrido resistente Sauvignon Rytos. A seconda degli ambienti e dell’andamento stagionale, l’epoca di
rola di fantasia (“Glera YZ”, “Lambrusco             raccolta di questo vitigno si colloca tra la terza settimana di agosto e la prima di settembre (foto G. Allegro).
XYZ”, “Sangiovese XYK”, “Montepulciano
XKZV”, ecc.).
   Le nuove accessioni dovranno in ogni
caso essere valutate dagli Organi mini-         IL RISCHIO                                                       ricostituito dal Ministero nel 2016 in so-
                                                                                                                 stituzione del precedente Comitato.
steriali, che in caso positivo le iscrive-      PER L’ITALIA                                                        Un’ultima osservazione, basata sulle
ranno al registro nazionale e ne consen-                                                                         esperienze degli ultimi anni è che “l’im-
tiranno la coltivazione, ma è opportuno           Non sarebbe certo utile per la nostra                          portanza del richiamo al nome di un
ricordare che per le norme di reciproci-        viticoltura se vini etichettati come Glera,                      vitigno di valore internazionale ai fini
tà, i vitigni omologati nel nostro registro     Lambrusco, Sangiovese o Montepulcia-                             della diffusione della varietà” sia ormai
possono essere direttamente iscritti nei        no, fossero prodotti in Austria e in Ger-                        superata dall’effettivo valore agronomi-
registri di una qualsiasi nazione Ue.           mania o in Danimarca e in Svezia. Fino                           co ed enologico delle nuove accessioni.
   Quest’ultimo aspetto è di rilevante          ad oggi, infatti, un punto di forza della                          Gli ottimi ibridi dell’Università di Udine
importanza, poiché se i nuovi ibridi ver-       produzione enologica italiana è legato ai                        omologati con nomi di fantasia semplici e
ranno inseriti nel registro italiano con i      tanti vitigni di eccellenza che si esprimo-                      facili da ricordare (“Fleurtai”, “Soreli” e
nomi aggettivati dei parentali “tradizio-       no al meglio soltanto negli areali storici                       “Julius”) stanno infatti avendo una diffu-
nali”, cioè con un forte richiamo a valori      in cui sono diffusi, come del resto è stato                      sione simile a quella delle accessioni che
storici e qualitativi, è presumibile che        dimostrato dai falliti tentativi degli anni                      hanno il nome del parentale “nobile”.
alcuni di essi risultino attrattivi anche       ‘80 di introdurre il “Sangiovese” in Cali-                          Ben vengano quindi altri vitigni re-
per altri Paesi della Comunità, e in par-       fornia e il “Nebbiolo” nel Sud Australia.                        sistenti prodotti nelle diverse regioni,
ticolare per quelli che hanno ancora una          Ne deriva che i nomi dei vitigni italici                       a cui non si può non essere favorevoli,
viticoltura marginale.                          di antica tradizione rappresentano un                            ma al pari di ciò che avviene in Francia è
  Se infatti la resistenza alle fitopatie dei   patrimonio fondamentale dell’industria                           auspicabile che siano battezzati ed omo-
nuovi ibridi sarà accompagnata da buo-          vitivinicola nazionale che merita di es-                         logati in modo da non creare equivoci e
ne caratteristiche enologiche e da altri        sere tutelato, anche perché molti nomi                           da non intaccare l’immagine della viti-
aspetti interessanti (ad es. forte aumen-       caratterizzano importanti denominazio-                           coltura italiana e l’identità delle nostre
to della fertilità, cicli brevi, precocità di   ni di origine (“Dolcetto” d’Alba, “Monte-                        denominazioni di origine.
maturazione e minore sensibilità ai geli        pulciano” d’Abruzzo, “Aglianico” del Vul-
invernali), è probabile che in breve tempo      ture, “Primitivo” di Manduria, “Fiano” di                        L’articolo riprende ed amplia una nota
un “Glera YZ”, un “Lambrusco XYZ”, un           Avellino, “Vermentino” di Gallura, ecc.).                        dello stesso Autore, pubblicata on-line
“Sangiovese XYK” o un “Montepulciano              I Costitutori avranno quindi il compito                        su “Georgofili INFO” del 14 maggio 2019.
YKZV” possano essere iscritti nei registri      impegnativo della scelta dei nomi, ma
di altre nazioni del Centro-Nord Europa         la responsabilità di proporne l’appro-
e successivamente diffusi e vinificati con      vazione sarà del “Gruppo di lavoro per-
lo stesso nome, magari con Doc dedicate.        manente per la protezione delle piante”,

                                                                                                                    N°7/8 - LUGLIO/AGOSTO 2019                             35
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