Dott.ssa Chiara Primati - Corso di Laurea in Servizio Sociale aa 2016/2017
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Dott.ssa Chiara Primati Corso di Laurea in Servizio Sociale aa 2016/2017
Disturbi correlati a sostanze e disturbi da addiction Alcool Dist. da gioco Caffeina d’azzardo (GAP) Cannabis Dipendenza da Allucinogeni internet Inalanti Oppiacei Sedativi-ipnotici-ansiolitici Stimolanti Tabacco altre SS
Dipendenza - Abuso Dipendenza omessa nella terminologia diagnostica del DSM-5, preferendo il termine più neutro di disturbo da uso di sostanze per descrivere il disturbo, da una forma lieve a uno stato grave con ricadute croniche di assunzione compulsiva e abituale della sostanza. Termine dipendenze è più corretto di tossicodipendenze e ancora meglio parlare di dipendenze comportamentali = uso di sostanze in funzione di problematiche comportamentali. Comunque trattasi di modalità patologica d’uso della sostanza che conduce a menomazione o a disagio clinicamente significativi.
Criteri DSM-IV per dipendenza: - tempo eccessivo speso per ottenere la sostanza, per assumerla o per riprendersi dai suoi effetti - la sostanza è assunta in quantità maggiori e/o per periodi più prolungati rispetto a quanto previsto dal soggetto - le abituali attività (lavoro, familiari, ricreative) son ridotte o interrotte - nonostante la consapevolezza delle conseguenze (fisiche e psichiche) nocive, non si riesce a limitare l’uso - tolleranza = l’uso continuativo determina riduzione dell’effetto => bisogno di dosi sempre maggiori per raggiungere l’effetto desiderato - astinenza = fenomeno rebound sostanza-specifico che segue la cessazione o la riduzione nell’uso => la stessa sostanza o una strettamente correlata è assunta per attenuare o evitare i sintomi di astinenza
Non esiste un numero di dosi al di sotto delle quali una droga non innesca dipendenza: questa soglia cambia da individuo a individuo e da sostanza a sostanza (per es. l’eroina è in grado di causare dipendenza con pochissime assunzioni). Criteri DSM-IV per abuso: - conseguenze negative sociali/interpersonali non riescono a impedire l’uso protratto - ricorrenti problemi legali correlati all’uso - impossibilità a soddisfare obblighi di ruolo - l’uso avviene in circostanze pericolose (ad es. alla guida o mentre si azionano macchinari pesanti)
Alcuni fattori eziologici: Adattamento all’accelerazione prodotta dalle tecnologie informatiche Ansia sociale Automedicazione con prodotti finalizzati al “piacere” Elevato apprendimento, che a lungo termine rende ipersensibile agli stimoli droga-correlati, interni ed esterni; il rischio ricaduta rimane attivo per anni per un fenomeno di memoria-addiction Dimensioni transnosografiche: impulsività e aggressività
Epidemiologia Nel 2008 tossicodipendenti cronici = 0,5% della pop. europea 1 persona su 5 in Europa aveva provato almeno 1 volta nella vita una droga illecita di questi il 20% sviluppa poi un dist. correlato all’uso di sostanze 15% dei pz psichiatrici ha una co-diagnosi di dist. correlato alle SS 30% dei pz psichiatrici ha una co-diagnosi di dist. correlato all’alcool
Studio Ipsad (Italian Population Survey on Alcohol and other Drugs), dati 2011: la cannabis resta, alcool a parte, la sostanza psicoattiva più diffusa in Italia e in Europa, seguita dalla cocaina; anche l’uso di eroina non è tramontato e aumentano gli adulti che scelgono sostanze sintetiche. Italia: livelli di consumo superiori alla media europea. La fascia di popolazione italiana più coinvolta è quella dei giovani (15-34 aa). Rispetto al passato il “consumatore-tipo” è molto cambiato: ora tra i consumatori si trovano persone che svolgono una vita “normale”, spesso operai. Incremento degli psicofarmaci: tranquillanti e ansiolitici i più diffusi. Vera e propria emergenza socio-sanitaria il gioco d’azzardo: in Italia il 47% della popolazione tra 15 e 64 anni (= circa 19 milioni) nel 2011 ha giocato almeno una volta, di cui circa 2 milioni (11%) classificabili a basso rischio, 800.000 (4,3%) a rischio moderato e 250.000 a rischio problematico.
Dati 2015: 650.000 studenti (15-19 aa) han fatto uso di droghe almeno 1 volta in un anno - cannabis 27% (nel 2011 era il 18% !!) - psicofarmaci 10% - cocaina 3% - stimolanti e allucinogeni 3% -eroina 1%
Cannabis Spesso considerata innocua, ma i derivati della cannabis (marijuana e hashish) danneggiano apparato respiratorio e immunitario, causano tachicardia e mal di testa, influiscono su memoria e capacità di concentrazione diminuendo coordinazione e prontezza di riflessi. L’assunzione in dosi elevate può comportare l’insorgere di dispercezioni, persecutorietà e paranoia, comportamenti bizzarri. Se consumata per lunghi periodi può dar luogo a una sindrome amotivazionale = distrazione, apatia, riduzione di attività, interessi e motivazione, incapacità di gestire nuovi problemi, compromissione del giudizio e delle abilità comunicative, compromissione del funzionamento. Probabilmente indotta da un’encefalopatia subacuta da intossicazione cronica.
Cannabis ed esordi psicotici Diminuisce l’età di inizio dell’uso -> strutture cerebrali ancora in sviluppo => danni a lungo termine cognitivi Le varietà di cannabis ora utilizzate son più potenti dal pdv degli effetti psicotropi => aumenta il rischio di sintomi psicotici Cannabis con alto THC > severità di addiction e > danno memoria e > paranoia Relazione dose-risposta tra l’esposizione alla cannabis e il rischio di psicosi, con esordio più precoce, > gravità dei sintom, comportamento suicidario, < compliance, > ricadute e ricoveri più lunghi e frequenti, peggiore prognosi e > diminuzione del volume cerebrale alla RMN I pz con disturbi psicotici son più sensibili agli effetti della cannabis
Possibili spiegazioni del legame tra cannabis e psicosi: 1. cannabis potrebbe agire attraverso modifiche neurochimiche, aumentando la vulnerabilità alla psicosi 2. soggetti psicotici potrebbero avere > vulnerabilità all’uso di cannabis dato il loro stato psicologico e/o come tentativo di automedicazione 3. c’è un reciproco feedback per cui l’uso di cannabis aumenta il rischio di psicosi e l’esordio di un dist. psicotico aumenta l’uso di cannabis Cannabis può influenzare l’espressione di sintomi prodromici di psicosi e la conversione in disturbo nei soggetti ad alto rischio, per la presenza di sintomi sottosoglia, di predisposizione genetica o di un deterioramento del funzionamento globale => uso di cannabis è uno dei fattori di rischio dell’esordio di psicosi e ne aumenta di 2 o 3 volte il rischio relativo.
Cocaina (e crack) Potente stimolante del SNC, può causare seri danni psicofisici. In dosi elevate può portare ansia, depressione, agitazione psicomotoria; un uso cronico dà elevate probabilità di paranoia e ideazione delirante. Alcune conseguenze fisiche: ictus, convulsioni, emicranie, com- plicazioni cardiovascolari, malattie cardiache, problemi di erezione e impotenza (non è vero che potenzia l’attività sex!). Col consumo per via inalatoria sono comuni danni al setto nasale, perdita dell’olfatto, emorragie nasali, problemi di deglutizione, raucedine, irritazione cronica delle narici. Con l’uso in comune della cannuccia per sniffare rischio di epatiti e aids. Per via iniettiva: setticemie, infezioni, infarti, ictus, arresti cardiaci, edemi polmonari, trombosi e ascessi.
Ecstasy Composto sintetico con numerosi effetti dannosi sull’organismo. I più comuni: aumento della temperatura corporea e sudorazione eccessiva, che possono diventare pericolosi e anche mortali se accompagnati da un’intensa attività fisica in ambienti caldi e poco areati, come le discoteche. Può favorire l’infarto in chi soffre di malattie cardiovascolari. È particolarmente pericolosa per chi ha problemi a reni o fegato. Effetto disinibente, che può favorire comportamenti sessuali a rischio.
Eroina Derivato dell’oppio, può provocare con poche dosi dipendenza, assuefazione e astinenza. È tra le droghe che dà maggiore dipendenza: una volta che si è sviluppata, le crisi di astinenza si presentano dopo appena 8 h dall’assunzione dell’ultima dose con malessere, irritabilità, depressione, ansia, crampi, dolori muscolari. Causa danni all’intero organismo: riduce le difese immunitarie, induce la caduta dei denti, aumenta le probabilità di flebiti, epatiti e Hiv. Il rischio maggiore è tuttavia l’overdose: una dose eccessiva di eroina iniettata in vena può provocare coma e morte.
Ketamina È un anestetico generalmente usato in campo veterinario. Produce effetti psichedelici, che inducono una sensazione di dissociazione tra mente e corpo. Rende difficile la coordinazione dei movimenti, dà disorientamento, perdita del senso di identità e una sensazione di distacco dalla realtà. A dosaggi particolarmente elevati può produrre stati mentali simili al coma. L’uso protratto può causare danni permanenti al sistema nervoso, mentre un’overdose può condurre ad arresto cardiaco e a gravi danni cerebrali.
Popper Serie di SS con effetto vasodilatatore, spesso usate per aumentare le prestazioni sessuali. Causa un drastico aumento del battito cardiaco, perciò molto pericoloso per chi ha cardiopatie. Il liquido in cui è formulato danneggia la pelle e le mucose del naso. Inoltre, può provocare perdita di coscienza e abbassamento repentino della pressione, vertigini, mal di testa, alterazioni della vista. Smart drugs Nella maggior parte dei casi sostanze di origine vegetale con effetti stimolanti. Pericolose soprattutto per chi ha problemi cardiaci o ai reni e diabete. Provocano inoltre serie complicazioni di carattere gastrointestinale.
Psichedelici o allucinogeni Agiscono sul cervello modificando la percezione di spazio e tempo => in grado di dare allucinazioni. Numerosi composti: Lsd, funghi allucinogeni, psilocibina, salvia divinorum, peyote, mescalina. Hanno effetti difficili da prevedere, che dipendono dalla sensibilità soggettiva. Possono provocare gravi danni psicologici: psicosi, soprattutto nelle persone più giovani, e perdita del senso della realtà => chi è sotto l’effetto di queste sostanze può provocare danni fisici a sé o ad altri.
Speed Preparati che contengono anfetamina o metanfetamina, sostanze stimolanti e anoressizzanti, che provocano una grave diminuzione dell’appetito, tachicardia e ipertensione. Un uso prolungato per più giorni comporta un completo crollo psicofisico, tanto più grave quanto maggiori sono state le forzature operate sull’organismo (per esempio la veglia forzata). Sotto l’effetto di queste sostanze possono esserci problemi nella comprensione delle proprie azioni, aggressività, isolamento, paranoia fino a gravi deliri di persecuzione. Terminato l’effetto le sensazioni sono invece di svuotamento, irritabilità, depressione. Molto pericolosi soprattutto per le persone con problemi cardiovascolari: una dose eccessiva può provocare l’infarto.
Alcool Epidemiologia L’alcolismo: frequenza doppia negli uomini rispetto alle donne; più precoce è l’avvio al consumo alcolico, maggiore è il rischio e la probabilità di insorgenza di alcolismo in età adulta. I consumatori a maggior rischio sono: anziani ≥ 65 anni, giovani di 18-24 anni e adolescenti di 11-17 anni. Negli ado è la sostanza d’abuso più comune. In Europa, 1 decesso su 4 nei giovani tra i 15 e i 29 anni è dovuto all’alcool => l’alcool è il primo fattore di rischio di invalidità, mortalità prematura e malattia cronica in ado. Tra i giovani di 18-24 anni il comportamento a rischio più diffuso è il binge- drinking = consumo di > 5-6 drink alcolici di fila in un breve tempo che esita in un’intossicazione e può portare agli stessi problemi sociali e di salute dell’alcolismo. Il consumo a rischio di alcool riguarda oltre 8 milioni di persone in Italia, mentre sono più di 4 milioni i binge- drinker e quelli che almeno una volta nel corso dell’ultimo anno hanno consumato più di 6 drink alcolici in un'unica volta.
Eziologia Cause predisponenti biologiche e genetiche (una forma particolare del gene dei recettori D2 per la dopamina conferisce un rischio aumentato di sviluppare dipendenza da alcool) Fattori di rischio: - genere: gli uomini sono colpiti il doppio delle donne - età: chi comincia a bere in giovanissima età (adolescenza) è più a rischio di malattie alcolcorrelate o di alcolismo - storia familiare di alcolismo: uno o entrambi i genitori, il partner o un amico stretto - altre malattie psichiatriche: la depressione in particolare è molto comune nelle persone con problemi di alcool - stile di vita molto stressante o che esponga a un elevato numero di eventi sociali - bassa autostima
Determina numerose (oltre 200!) patologie strettamente correlate all’abuso di alcool, tra cui 14 tipi di cancro, prevalentemente dell’apparato digerente.
Disturbo da gioco d’azzardo Comportamento persistente, ricorrente e maladattativo di gioco che compromette le attività personali, familiari o lavorative Dipendenza patologica “sine substantia” Comorbilità con altre patologie: depressione, ipomania, disturbo bipolare, impulsività, abuso di alcool e SS, DP antisociale, narcisistico, istrionico, borderline, ADHD, DAP, disturbi fisici associati allo stress (ulcera peptica, ipertensione arteriosa, etc). Prevalenza tra la popolazione adulta = 1-3%, con una maggiore diffusione tra familiari e parenti di giocatori. Dati 2014: circa 17 milioni di persone (43% della popolazione) hanno giocato almeno una volta somme di denaro: di questi meno del 15% ha un comportamento definibile “a basso rischio”, il 4% “a rischio moderato” e l’1,6% “problematico” (oltre 800.000 persone, prevalentemente di sesso maschile - rapporto M/F=9:1). Dati 2015: pazienti in carico ai Servizi per GAP = oltre 12.300 persone.
Sintomi: persistenza di pensieri riguardanti il gioco, ripensano spesso a esperienze di gioco e di scommesse passate, programmano nuove giocate e cercano di trovare il modo di procurarsi denaro per andare a giocare bisogno di aumentare sempre più la posta per eccitarsi vani i tentativi di controllarsi, ridurre o abbandonare l’abitudine al gioco e tutte le volte che cercano di resistere all’impulso di giocare, diventano estremamente irascibili e nervosi considerano il gioco d’azzardo un modo per sfuggire ai problemi o per trovare sollievo a depressione, ansia, senso di impotenza, di colpa, etc… dopo aver perso soldi tendono a giocare ancora per rifarsi mentono costantemente a famiglia, medico, altri per nascondere fino a che punto sono coinvolti nel gioco d’azzardo per trovare i soldi spesso son costretti a chiedere aiuto agli altri (amici o familiari) o ricorrono ad azioni illecite (usurai, falsificazione, frode, furto o appropriazione indebita) arrivano a mettere in pericolo o a compromettere relazioni importanti, lavoro, opportunità scolastiche o di carriera
Domanda: Quale relazione con le malattie psichiatriche? Pz complessi Comorbilità DUS Doppia diagnosi disturbo psichico Definizione (Sheehan, 1993): “comorbidità tra un disturbo mentale ed un disturbo da uso di sostanze (DUS)”
La doppia diagnosi nei DSM italiani L’emergenza e la diffusione ubiquitaria della doppia diagnosi rappresentano oggi un elemento potenzialmente catastrofico della pratica clinica, in grado di segnare una crisi profonda dei modelli operativi attuali dei Servizi. Tutto ciò impone una svolta radicale alle consolidate modalità di presa in carico e di assistenza alla popolazione psichiatrica tradizionale, tipiche di “sistemi rigidi” ancora operanti nell’ambito della salute mentale.
Caratteristiche cliniche associate alla condizione di comorbidità: un quadro psicopatologico tendenzialmente più grave un esordio più precoce del disturbo mentale una maggior frequenza di comportamenti a rischio e violenti, di rischio suicidario e di impulsività peggiori condizioni di salute e di funzionamento complessivo e/o l’associazione di comorbidità fisica una più scarsa compliance al trattamento ricadute e ri-ospedalizzazioni
Ipotesi eziologiche Common factor models (1) fattori di rischio comuni a disturbi mentali e DUS Secondary substance use disorder models (2) i disturbi mentali aumentano il rischio di sviluppare un DUS Secondary psychiatric disorder models (3) l’uso di sostanze precipita lo sviluppo di un disturbo mentale Bidirectional models (4) un disturbo può aumentare la vulnerabilità per l’altro disturbo
(1) Common factor model FATTORE DI RISCHIO COMUNE (es. carico genetico; ADHD, disturbo della condotta, disturbo antisociale di personalità) DISTURBO DUS MENTALE - Ipotesi genetica non supportata da forti evidenze - Ipotesi del disturbo antisociale e della condotta con maggiori evidenze
(2) Secondary substance use disorder models DISTURBO MENTALE DUS Psychosocial risk factor models self-medication alleviation of dysphoria multiple risk factor model Supersensitivity model
Secondary substance use disorder models: self-medication Le sostanze d’abuso alleviano la sofferenza psicologica La preferenza di una sostanza implica un certo grado di specificità psicofarmacologica Oppiacei: calmanti, normalizzanti, attenuano affetti intensi, rabbia, violenza Altri depressori del SNC: agiscono sulle difese che producono sentimenti di isolamento, vuoto, ansia; apparente azione antidepressiva Stimolanti: amplificatori in soggetti ipomani, attrattivi anche su soggetti depressi, annoiati, con poche energie; calmano e neutralizzano iperattività, labilità emotiva e disattenzione in soggetti con ADHD (Khantzian, 1985; 1997)
Are Specific Psychiatric Disorders Associated with Specific Substances? % of Patients Using Substance (Emmelkamp, 2006) 60 50 40 Cocaine Opiate 30 Tranquilizers Cannabis 20 Alcohol 10 0 Depression Panic/ Social phob ADHD Agoraphob
Are Specific Personality Disorders Associated with Specific Substances? % of Patients Using Substance (Emmelkamp, 2006) 70 60 50 Cocaine 40 Opiate Tranquilizers 30 Cannabis 20 Alcohol 10 0 Avoidant Borderline Antisocial PD PD PD
Sostanze d’abuso per categorie diagnostiche altro d. di personalità d. nevrotici e somatoformi d. umore d. psicotici 0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% 80% 90% 100% alcool oppioidi cannabis cocaina e stimolanti allucinogeni sedativi La sostanza principale di abuso o di dipendenza più frequente è l’alcool per tutte le diagnosi psichiatriche
Secondary substance use disorder models: self-medication Uso di sostanze come mezzo per controllare e risolvere una percezione di vulnerabilità nell’autoregolazione delle emozioni e dei sentimenti, piuttosto che relazione con sindromi specifiche. Tale ipotesi esplicativa può essere complementare ad altre prospettive (Khantzian, 1997) Questa ipotesi, seppure interessante, non è stata mai supportata da forti evidenze (Mueser et al, 1997 Kessler, 2004)
Secondary substance use disorder models: alleviation of dysphoria Persone con SMI sono soggette a disforia, che li rende inclini all’uso di sostanze psicoattive In questi soggetti sembra che la predisposizione all’addiction sia generale, piuttosto che rivolta ad una specifica sostanza
Secondary substance use disorder models: multiple risk factor model Basato sull’osservazione che molti fattori di rischio per i DUS – inclusa la disforia – sono comuni conseguenze di SMI (questo modello comprende anche l’alleviation of dysphoria model) Isolamento sociale Scarse interpersonal skills Scarse cognitive skills Fallimento scolastico e professionale Povertà DUS SMI Mancanza di responsabilità Mancanza di attività quotidiane strutturate Associazione a gruppi devianti Vivere in quartieri con alto tasso di disponibilità di sostanze DISFORIA
Secondary substance use disorder models: supersensitivity model Deriva da un’elaborazione del modello stress-vulnerabilità proposto per la schizofrenia La vulnerabilità psicobiologica, determinata da una combinazione di eventi genetici ed ambientali precoci, interagisce con lo stress ambientale fino a precipitare l’esordio del disturbo psichiatrico o a scatenarne la ricaduta Farmaci psicotropi possono ridurre la vulnerabilità, mentre le sostanze d’abuso la possono aumentare La vulnerabilità può aumentare la probabilità che pazienti con SMI sperimentino conseguenze negative dall’uso di piccole quantità di sostanze Le ricerche in questo ambito sono ancora limitate
Secondary substance use disorder models: supersensitivity model Fattori Fattori genetici ambientali Farmaci - VULNERABILITÀ + Sostanze PSICOBIOLOGICA d’abuso Esordio SMI Stress ambientale Ricadute
(3) Secondary psychiatric disorder models DISTURBO MENTALE DUS Dagli anni ’60, con l’aumento progressivo dell’uso di sostanze a scopo ricreazionale Il dibattito è centrato oggi sulle conseguenze dell’accesso ormai illimitato delle sostanze (ad es. stimolanti, allucinogeni e cannabis) e sui loro effetti psicomimetici
(3) Secondary psychiatric disorder models Prospective follow-up studies of substance users Associazione tra una storia di uso di cannabis ed una successiva diagnosi di schizofrenia Limiti e interpretazioni alternative Studies of long-term psychosis following drug abuse Non si rilevano differenze ampiamente significative tra soggetti che sviluppano long-term SMI in seguito ad abuso di sostanze e soggetti con SMI senza abuso di sostanze
(4) Bidirectional models DISTURBO MENTALE DUS Effetti continui ed interattivi tra SMI e DUS spiegano gli aumentati tassi di comorbidità. Ad es., l’uso di sostanze in un individuo biologicamente vulnerabile può scatenare SMI, successivamente mantenuta dal continuo uso di sostanze dovuto a fattori cognitivi appresi socialmente Evidenze a favore di questo modello restano largamente teoriche e non verificate
Clinical Symptoms of Depression (Emmelkamp. 2006) MDD Symptoms: Drug Related Mood Symptoms: Sad/depressed mood for a Depressed mood 2-week period Loss of interest in natural Loss of interest in natural rewards rewards Sleep/eating problems Eating/Sleep difficulties Attention/concentration Attention/concentration problems problems Irritability/restlessness Irritability/restlessness Loss of energy High drug craving Worthlessness feelings
Disturbi dell’umore indotti da sostanze: evidenze Sintomi depressivi temporanei sono riportati nel contesto di intossicazione o di astinenza dalla maggior parte di sostanze: nicotina, cannabinoidi, oppioidi, stimolanti e altre sostanze d’abuso (fino al 98% dei casi) (Clark & Mac Clanahan, 1998) Studi epidemiologici più recenti suggeriscono, invece, che la maggior parte dei disturbi dell’umore sia indipendente dall’uso di sostanze: pochi soggetti, infatti, avrebbero disturbi dell’umore permanenti indotti da sostanze. Un’elevata proporzione di adulti con DUS hanno un episodio di disturbo dell’umore lifetime e nell’anno precedente (Grant et al, 2004) Circa il 60% dei disturbi dell’umore in soggetti con DUS sono indotti dalle sostanze e generalmente si risolvono dopo l’astinenza (Regier et al, 1990; Schuckit et al, 1997; 2006; Kessler et al, 2003)
Remission of Depressive Symptoms with Abstinence Moderate Depression 40% 30% % Patients with N=177, no pre-existing 20% mood syndrome 10% 0% Abstinence 1 2 3 4 16 Weeks Brown S, Schuckit M. J Stud Alcohol. 1988;49:412-417.
I problemi del trattamento 1. L’addiction è un disturbo difficile da trattare 2. La ricaduta è una caratteristica del disturbo 3. La poli-dipendenza è la regola e non l’eccezione 4. La coesistenza dei disturbi psichiatrici è altamente frequente, in particolare con depressione e ansia 5. Nell’addiction l’uso delle sostanze persiste nonostante il paziente abbia consapevolezza di esporsi ad un danno W.Bickel & M.Potenza, Rethinking substance abuse, 2006
Alcol Sedativi.. DIAGNOSI ASSOCIATE A DISTURBI INDOTTI DA SOSTANZE Amfetamine Caffeina Inalanti Allucinogeni Cocaina Oppiacei Alcol Alcol Amfetamine Cannabis Fenciclidina Sedativi.. Alcol Cocaina Oppiacei Sedativi.. Sedativi.. Amfetamine DELIRIUM Cocaina Caffeina I Caffeina DISTURBI Inalanti Allucinogeni SONNO DEMENZA Oppiacei I Fenciclidina DISTURBI DISFUNZIONI DISTURBI DISTURBO UMORE SESSUALI INDOTTI UMORE I I Alcol DISTURBI DISTURBO Sedativi..Cocaina D’ANSIA AMNESTICO Amfetamine I Oppiacei Alcol Alcol DISTURBO Alcol Inalanti Sedativi..Cocaina PSICOTICO Sedativi.. Sedativi.. Amfetamine I Inalanti Allucinogeni Amfetamine Caffeina Cannabis Inalanti Allucinogeni Fenciclidina Cocaina Oppiacei Cannabis Fenciclidina
Obiettivi del trattamento Risoluzione dell’episodio acuto Prevenzione delle ricadute Prevenzione delle COMPLICANZE: cronicizzazione (sintomatologia residua) ciclicità estensione dell’uso di sostanze (diagnosi “multiple”) controllo a distanza della disabilità (deficit nel funzionamento complessivo)
Razionale del trattamento è poco probabile che un solo farmaco possa risolvere tutti i problemi posti dal trattamento dei Disturbi indotti dall‘uso di sostanze è necessario adattare con molta cautela la terapia ai sintomi, di volta in volta, principali (associazione di farmaci dalle caratteristiche diverse) attenzione alle risposte parziali e agli “switch“ operare scelte razionali per una profilassi duratura secondo criteri ben precisi: “ treat the illness, not the episode “
Ripartizione dei Servizi in Italia CT Servizi per DD DSM SerT
Trattamenti per uso di sostanze Solo il 50% dei pazienti si è rivolto ad un servizio per problemi legati all’uso di sostanze: servizi per le tossicodipendenze strutture semi-residenziali o residenziali per le dipendenze Quali caratteristiche sono associate all’aver ricevuto un trattamento da parte di un servizio per le dipendenze?
La comorbidità organica, di natura infettivologica con i comportamenti a rischio correlati, si conferma associata alla necessità di ricevere un trattamento per il disturbo da uso di sostanze Al crescere della severità della sindrome da uso di sostanze (dipendenza) aumenta la probabilità di ricevere un trattamento per la stessa, che appare associata anche al tipo di sostanza per cui i servizi delle dipendenze nazionali sono maggiormente formati (droghe “classiche”: oppioidi, cocaina e allucinogeni) L’uso di alcool appare invece ridurre la probabilità di trattamento nonostante la significativa prevalenza di tale problema
Il rischio di sviluppare una dipendenza tra i pazienti DD in carico ai DSM italiani appare comprensibilmente legato all’età dell’utente, lasciando ipotizzare processi di cronicizzazione La classe di sostanze associata a tale rischio sono gli oppiacei Risiedere in una regione del Centro o del Sud aumenta significativamente il rischio di sviluppare una sindrome da dipendenza, suggerendo un minor grado di integrazione tra i servizi
Gli utenti DD si caratterizzano per un’elevata frequenza di disturbi dell’umore e di personalità, in particolare di cluster B che, in oltre la metà dei casi, sono risultati in comorbidità con disturbi di Asse I, aggravando il quadro psicopatologico e peggiorando i livelli di funzionamento ed i profili di gravità Costoro sono complessivamente caratterizzati da un’età media maggiore, una minore autonomia, anche economica, da significativi problemi lavorativi e da una più grave situazione medica, in parte correlabile ad una più frequente comorbidità con malattie infettive
Per quanto riguarda i disturbi da uso di sostanze, si rileva una compromissione meno grave negli utenti dei programmi DD, in parte riconducibile ad una minore frequenza di sindromi da dipendenza negli ultimi 12 mesi rispetto agli utenti dei PT, facendo ipotizzare anche una minore severità della sindrome da dipendenza Meno frequente è, infatti, l’uso - da parte di questa popolazione - di sostanze dall’alto potenziale di dipendenza, in particolare eroina e cocaina, sebbene risulti maggiore il consumo di alcool
Di notevole interesse è il dato che oltre un quarto degli utenti dei PT si sia rivolto a servizi ambulatoriali specialistici per problemi psicologici e la presenza di un’associazione di tale variabile con l’aver ricevuto un trattamento ambulatoriale per problemi alcool-correlati e connessi al’uso di sostanze Ciò suggerisce, in alcuni casi, una qualche forma di integrazione tra servizi psichiatrici e servizi per le tossicodipendenze
Alla luce dei risultati raccolti fino ad oggi, ci sembra si delinei un interesse generale, estremamente rilevante, per ulteriori approfondimenti delle ricerche in corso attraverso l’estensione dello studio PADDI ai servizi per le tossicodipendenze attivi sul territorio; ciò al fine di analizzare le caratteristiche dell’utenza che afferisce a questi Servizi e di comprendere meglio quali siano i percorsi terapeutici - tra gli altri, in primis, quelli residenziali - che, tendenzialmente, sono attivati nei soggetti con disturbi da uso di sostanze in Italia e che vedono ampiamente coinvolti anche i Servizi di Salute Mentale del nostro Paese
Che fare? il paziente in “doppia diagnosi” (DD), specie se poliabusatore, generalmente tende a essere assistito ma non curato, rimane una presenza continua e pressante per il Servizio e costituisce lo zoccolo duro dei pazienti definiti come “cronici”: le risposte usuali degli operatori rischiano pertanto di rinforzare le problematiche che costui porta Caratteristiche DD Risposte usuali, oggi Polimorfismo sintomatologico Richieste pressanti e Divise tra più Servizi caotiche a Servizi e Centrate sulle priorità: professionisti diversi - del sintomo, Fallimento dialettico nel rapporto con i Servizi - dei compiti istituzionali, Autoinvalidazione - della domanda esplicita, Passività - del contenimento della Tendenza all’evitamento crisi Difficoltà nel problem solving
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