Il concetto di autore nel panorama audiovisivo italiano contemporaneo - Consulta Universitaria del Cinema
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Il concetto di autore nel panorama audiovisivo italiano contemporaneo a cura di Samuel Antichi, Giulia Fanara, Pietro Masciullo «Che cos’è un autore?», si domandava Foucault nell’omonima conferenza tenuta il 22 febbraio 1969 presso il Collège de France in una sorta di dialogo a distanza con quella morte dell’autore di cui Roland Barthes aveva scritto solo due anni prima (Barthes, 1968). Se, per quel che concerne il cinema, il concetto di autore sembrava indelebilmente legato al ruolo di figure quali Bazin, Langlois, Auriol, Doniol-Valcroze, alla caméra-stylo di Astruc, alle battaglie dei Giovani Turchi (i «Cahiers» contro «Positif»), e alla loro politique des auteurs, importata negli USA nella versione sarrisiana (auteur theory) a inizi anni Sessanta – ma decisiva per una nuova generazione di cineasti americani oltre che per la Nouvelle Vague, e più in generale, come sostiene Pescatore (2006), per l’affermazione del cinema moderno (De Vincenti, 2013) – è ormai stato ampiamente messo in luce come la sua comparsa e le sue diverse declinazioni siano in realtà intrecciate alla storia stessa del cinema, ai suoi processi di istituzionalizzazione, alle sue dinamiche produttive e culturali, agli sviluppi delle professionalità e delle tecnologie, alle pratiche spettatoriali e al ruolo della critica. Da Griffith alle avanguardie appunto, alle teorie del cinema che da Balázs a Kracauer si interrogano sul dispositivo e dunque sui margini di creatività dell’artista del cinema, il discorso sull’autorialità si articola seguendo e tracciando piste spesso discordanti: dal bisogno di affermazione dell’artisticità del nuovo mezzo, attraverso il ricorso esplicito alla letteratura, alla pittura, al teatro (dove l’esperienza italiana degli anni Dieci assume un ruolo centrale); al rimando alle potenzialità specifiche del cinema, costante dell’avanguardia francese; alla definizione di un profilo giuridico del diritto d’autore; alle capacità di negoziazione tra diverse istanze culturali che, come ha mostrato Casetti (2017), hanno posto il cinema al centro delle esperienze del Novecento; alle connotazioni ideologiche e politiche che accompagnano la cosiddetta canonizzazione del neorealismo e l’emergere di figure autoriali
che concorreranno, anche a livello internazionale, alla costruzione dell’immagine di una nuova identità del cinema italiano (quello che Spinazzola chiamerà «superspettacolo d’autore») e al configurarsi delle nuove soggettività del cinema moderno. Gli anni Settanta – in un processo di profonda e continua revisione da parte degli stessi iniziatori dell’auteur criticism – guardano all’autore come una presenza che si costituisce attraverso la lettura stessa del testo; l’analisi del testo filmico diviene così terreno di uno scontro ideologico e politico: dal dibattito tra i «Cahiers» e «Cinétique», che si rilancia tra le riviste britanniche e d’oltreoceano, a un autore quale istanza di enunciazione situata e dunque da indagare in rapporto a pratiche determinate, come i generi cinematografici, o/e – e in questa direzione saranno determinanti il contributo della Feminist Film Theory e dei Cultural Studies – in rapporto a dinamiche di genere, razza, classe, nazione. Le studiose avevano guardato con sospetto all’annuncio della scomparsa dell’autore: per le donne il problema era, semmai, trovare un posto da cui parlare ed essere udite (Silverman 1983) nel momento in cui iniziavano a rivendicare una propria agentività. La questione stessa dell’autorialità, pur essendo cruciale per le donne, rimandava a un concetto di creazione patriarcale e maschile, implicando di contro e al tempo stesso possibili derive essenzialiste (Mayne 1990). La proposta di Staiger (2003) di considerarla come una «tecnica del sé» al pari del genere, come un «atto performativo» che presuppone un posizionamento del soggetto all’interno di una formazione sociale e delle sue aspettative – un atto decisivo per quei soggetti esclusi dalle posizioni dominanti per i quali esperienze di pratiche alternative consentono di scalfire i privilegi della normatività –, avrebbe avuto un’importante ricaduta negli studi successivi. Ma già all’inizio degli anni Ottanta Caughie affermava la necessità di indagare i modi in cui l’autore fosse «costruito da e per il commercio» (1981), con un conseguente spostamento dell’attenzione, come scriverà Corrigan (1990) dieci anni più tardi, distinguendo tra un commercial auteur e un auteur of commerce, a un asse extra- testuale in cui la funzione principale dello star-auteur postmoderno – e, aggiungiamo, della star-auteur – è la promozione dei film e la produzione di testi che di gran lunga lo eccedono quali strategie di comunicazione diretta con il pubblico nel mercato globale della cultura cinematografica. La distinzione proposta da Buckland (2003) tra un autore classico e un autore romantico è ancora proponibile?
Da questo punto di vista, nel panorama italiano, i discorsi sul neorealismo occupano gran parte del racconto della storia del cinema nazionale anticipando il periodo del boom economico strettamente inteso (1958-1963) e una stagione irripetibile in cui si affermano grandi poetiche autoriali come quelle di Visconti, Fellini e Antonioni e poco dopo di Rosi, Olmi, Pasolini, Bellocchio e Bertolucci. I primi anni Sessanta segnano indubbiamente un momento decisivo, ma anche un unicum, in cui il cinema d'autore raggiunge i vertici degli incassi (Morreale, 2010; Centorrino, Dalla Gassa, Minuz, 2021). A partire dagli anni Settanta, nonostante non siano indissolubilmente univoci e correlati l'ascesa della televisione e il declino della frequenza media degli spettatori cinematografici, è indubbio che si riscontri un cambio di pratiche sociali e di consumo che andranno a formare un nuovo pubblico. Tuttavia, è ancora l’arthouse cinema (il cinema d’autore italiano) a circolare di più a livello internazionale e ad avere maggiori possibilità di trovare una distribuzione estera soprattutto nel momento in cui ottiene premi e riconoscimenti festivalieri (l'investimento nella cosiddetta economia del prestigio). Ecco allora, qual è l’eredità culturale di tutti questi discorsi nel XXI secolo? Al centro del nuovo numero di «Imago» c’è la figura dell’autore nel panorama audiovisivo italiano contemporaneo (dal cinema alla serialità complessa, dai prodotti pensati per il web sino alle performance pubbliche), spaziando dall’auteur theory agli studi sulla ricezione, dalla storia delle forme cinematografiche (De Gaetano, 2018) alla circolazione del prodotto italiano all’estero (Scaglioni, 2020) e alle nuove frontiere dell’economia della cultura globale (Cucco, 2020). La funzione “autoriale”, pertanto, va oggi ricercata anche all’interno di una rete complessa di prodotti audiovisivi, performance pubbliche e piattaforme di visione che hanno rifunzionalizzato questo approccio ai nuovi ambienti mediali e alle nuove pratiche distributive convergenti del XXI secolo (Vernallis, Rogers, Perrott, 2019; Garofalo, 2020). Indichiamo di seguito un elenco (non esaustivo o vincolante) delle possibili aree di riflessione. Le proposte di saggio potranno spaziare da macro-questioni teoriche a studi di caso paradigmatici:
● Il rapporto tra reputation building (quindi autorialità come “sellebrity”) e percezione del prodotto culturale italiano all’estero (il concetto di italianità declinato come campo discorsivo allargato: dalla nozione di "carattere nazionale" agli strumenti dell’economia della cultura). In che modo un brand autoriale impatta sulla circolazione internazionale dei prodotti culturali tra Festival internazionali, distribuzioni theatrical, piattaforme OTT? ● Il rapporto odierno tra auteur theory e critica cinematografica (dalla carta stampata al web). ● Il rapporto odierno tra auteur theory e quality television (in Italia esiste una figura assimilabile allo showrunner?). ● Possibili mappature di ciò che Warren Buckland definisce storyworld di un autore/ autrice (con stilemi visivi riconoscibili che spaziano tra cinema, televisione, teatro, letteratura, videoinstallazioni, moda, pubblicità, siti web, fanpage, ristoranti, locali a tema, ecc.). Pensiamo al brand autoriale espanso di figure come Alice Rohrwacher, Luca Guadagnino, Matteo Garrone, Emma Dante, Paolo Sorrentino. ● I codici riconoscibili dei generi cinematografici e le odierne riscritture d’autore (pensiamo alle figure di Roberta Torre, Gabriele Mainetti, Manetti Bros.). ● Autorialità e nuovi format audiovisivi: web series, visual album, fashion film, videogames, narrazioni in realtà virtuale, ecc. ● L’autorialità e le nuove forme del cinema del reale (esempi: Alina Marazzi, Pietro Marcello, Roberto Minervini, Gianfranco Rosi, Massimo D’Anolfi e Martina Parenti, Michelangelo Frammartino, Elisa Amoruso). ● L’autorialità e gli studi di genere. Un topic rispetto al quale il panorama audiovisivo italiano contemporaneo offre molteplici punti di accesso, dal documentario, alla fiction, alla serialità. La pluralità dei soggetti autoriali intercetta questioni che riguardano non solo il genere e la sessualità rispetto a desideri, modi di vita, pratiche sociali, identità regionali/identità nazionale, nuove soggettività, ma anche dinamiche produttive e pubblici. Gli stessi generi cinematografici, intorno ai quali si condensa un rinnovato interesse, sembrano dialogare in modo più interessante con le questioni di genere. Così se il biopic e il film in costume appaiono come alcuni dei luoghi
privilegiati del lavoro delle registe, le dinamiche Lgbtq evadono dai confini della commedia articolandosi in forme più complesse nel melodramma o nel noir. ● L’autore e l’immagine politica. Studi recenti hanno lavorato a mettere in luce i processi culturali e sociali che si accompagnano alla produzione, consumo e ricezione di un cinema in cui l’impegno appare come «sistema privilegiato», dai quality film al cinema mainstream (Holdaway, Missero, 2020). I due poli popolare e qualità segnano il dibattito odierno su un’immagine politica che deve misurarsi non solo con la mediatizzazione del politico ma con i confini evanescenti della sua stessa definizione in un orizzonte post-ideologico che tuttavia non si esime dal raccontare il passato e i traumi della nazione e le nuove sfide del presente (dalle ecomafie, all’immigrazione, alla politica stessa). Per proporre un articolo, accogliamo abstract (max 2500 battute) in lingua italiana o inglese, più 5 riferimenti bibliografici essenziali, 5 parole chiave e una biografia (max 5 righe). Le proposte vanno inviate via email ai curatori (samuel.antichi@uniroma1.it, giulia.fanara@uniroma1.it, pietro.masciullo@uniroma1.it) entro il 10 dicembre 2021. I risultati della selezione saranno comunicati entro il 23 dicembre 2021, e i saggi completi (massimo 40.000 battute), redatti in lingua italiana o inglese, dovranno essere inviati entro e non oltre il 15 febbraio 2022 per essere sottoposti a doppia revisione anonima. Bibliografia di riferimento • L. Albano, A. Salatino (a cura di), Autorialità, autobiografia, autoritratto, «Imago. Studi di cinema e media», n. 4, 2011. • R. Barthes, La morte dell’autore (1968), in Id., Il brusio della lingua, Torino, Einaudi, 1988.
• D. Bordwell, N. Carroll, Post-Theory: Reconstructing Film Studies, Madison, University of Wisconsin Press, 1996. • G. Brunetta, Il cinema italiano contemporaneo. Da La dolce vita a Centochiodi, Bari, Laterza, 2007. • W. Buckland, The Role of the Auteur in the Age of Blockbuster: Steve Spielberg and Dreamworks, in J. Stringer (a cura di), Movie Blockbusters, London, Routledge, 2003, pp. 84-98. • F. Casetti, Post-, Grand, classica, o “tra virgolette”. Cos’è e cos’è stata la teoria del cinema, in A. D’Aloia, R. Eugeni, Teorie del cinema. Il dibattito contemporaneo, Milano, Raffaello Cortina, 2017, pp. 373-388. • J. Caughie (a cura di), Theories of Autorship: A Reader, London, Routledge & Kegan Paul, 1981. • J. Caughie, Authors and Auteurs: The Uses of Theory, in J. Donald, M. Renov (a cura di), The SAGE Handbook of Film Studies, London, Sage, 2007, pp. 408-423. • C. Centorrino, M. Dalla Gassa, A. Minuz, With Hat and Red Scarf. The Building of Federico Fellini’s Public Image, «Journal of Italian Cinema & Media Studies», Vol. 9, n. 1, 2021. • V. Coladonato, D. Garofalo, Nanni Moretti in France: Industrial and Cultural Models of an Italian Auteur’s Success Abroad, «Incontri. Rivista europea di studi italiani», Vol. 33, n. 2, 2018. • T. Corrigan, The Commerce of Auteurism: A Voice without Authority, «New German Critique», n. 49, inverno 1990, pp. 43-57. • M. Cucco, Economia del film. Industria, politiche, mercati, Roma, Carocci, 2020. • R. De Gaetano, Cinema italiano: forme, identità, stili di vita, Cosenza, Pellegrini, 2018.
• G. De Vincenti, Lo stile moderno. Alla radice del contemporaneo: cinema, video, rete, Roma, Bulzoni, 2013. • A. Dewaard, R. C. Tait, The Cinema of Steven Soderbergh: Indie Sex, Corporate Lies, and Digital Videotape, New York, Columbia University Press, 2013. • R. Dyer, Believing in Fairies. The Author and the Homosexual, in Id., The Culture of Queers, London and New York, Routledge, 2002, pp. 31-45. • T. Elsaesser, The Global Author: Control, Creative Constraints, and Performative Self-contradiction, in S. Jeong, J. Szaniawski (a cura di), The Politics of Authorship in 21st Century Cinema, London and New York, Bloomsbury, 2016, pp. 21-41. • D. Garofalo, Global Guadagnino. Strategie di circolazione e ricezione critica internazionale dei film di Luca Guadagnino, «Cinergie», n. 18, 2020. • D. Holdaway, D. Missero (a cura di), Il sistema dell’impegno nel cinema italiano contemporaneo, Milano, Mimesis, 2020. • R. Kapsis, Hitchcock. The Making of a Reputation, Chicago, University of Chicago Press, 1992. • G. Lombardi, C. Uva (a cura di), Italian Political Cinema: Public Life, Imaginary, and Identity in Contemporary Italian Film, Oxford, Peter Lang, 2016. • A. Martin, Refocusing Authorship in Women’s Filmmaking, in J. Levitin, J. Plessis, V. Raoul (a cura di), Women Filmmaking: Refocusing, New York, Routledge, 2003, pp. 29-37. • R. Maule, Beyond Auteurism. New Directions in Authorial Film Practices in France, Italy and Spain since the 1980s, Chicago, The University of Chicago Press, 2008. • J. Mayne, The Woman at the Keyhole. Feminism and Women’s Cinema, Bloomington and Indianapolis, Indiana University Press, 1990.
• E. Morreale, Cinema d'autore degli anni Sessanta, Milano, Il Castoro, 2010. • C. O’Rawe, ‘I padri e i maestri’: Genre, Auteurs, and Absences in Italian Film Studies, «Italian Studies», Vol. 63, n. 2, autunno 2008, pp. 173-194. • S. Patriarca, S. Liberatore, Italianità: La costruzione del carattere nazionale, Laterza, Roma, 2010. • G. Pescatore, L'ombra dell'autore. Teoria e storia dell'autore cinematografico, Roma, Carocci, 2006. • V. Pravadelli, Italian 1960s Auteur Cinema (and Beyond): Classic, Modern, Postmodern, in F. Burke (a cura di), A Companion to Italian Cinema, Chichester, Wiley, 2017, pp. 228-248. • M. Scaglioni (a cura di), Cinema made in Italy. La circolazione internazionale dell'audiovisivo italiano, Roma, Carocci, 2020. • K. Silverman, The Subject of Semiotics, New York, Oxford University Press, 1983. • A. Smith, The Auteur as Star: Jean-Luc Godard Stardom in Postwar France, in J. Gaffney, D. Holmes (a cura di), Stardom in Postwar France, Oxford and New York, Berghahn Books, 2007. • V. Spinazzola, Cinema e pubblico. Lo spettacolo filmico in Italia 1945-1965, Roma, Bulzoni, 1985. • J. Staiger, Authorship Approaches, in D.A. Gerstner, J. Staiger (a cura di), Authorship and Film, New York, Routledge, 2003. • C. Vernallis, H. Rogers, L. Perrott (a cura di), Transmedia Directors: Artistry, Industry and New Audiovisual Aesthetics, New York and London, Bloomsbury, 2019. • P. Wollen, Signs and Meaning in the Cinema, London, British Film Institute, 1969.
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