I SILENZI del Piccolo Tibet - Il Bosso
←
→
Trascrizione del contenuto della pagina
Se il tuo browser non visualizza correttamente la pagina, ti preghiamo di leggere il contenuto della pagina quaggiù
$Abruzzo_Giu/L_Layout 1 29/05/20 17:41 Pagina 50 Praticare la Sostenibilità/Abruzzo Ai piedi del Gran Sasso e lungo il fiume Tirino, fra grandi parchi nazionali e piccoli borghi. Un itinerario in provincia dell’Aquila dove l’ultima parola spetta alla natura Testo di CLELIA ARDUINI - Foto di MASSIMILIANO RELLA I SILENZI del Piccolo Tibet 50 TOURING GIU 2020
$Abruzzo_Giu/L_Layout 1 29/05/20 17:41 Pagina 51 L La canoa segue il flusso del fiume e a bordo la regola è rimanere in silenzio. L’unico rumore è quello della bocca che succhia un sedano d’acqua offerto dalla guida. Ha un sapore inaspettato, di menta e di zenzero. Intorno, un solo colore: il verde. Accade in Abruzzo sul fiume Tirino, un percorso di 15 chilometri tra Capestrano, Bussi, Ofena e Villa Santa Lucia, in cui sembra caduto un barattolo di vernice di quella tinta. A colorare di verde tutto è la vegetazione, sommersa ed emersa: grazie alla trasparenza cristallina del rio, alimentato quasi esclusivamente da acque sotterranee, i raggi del sole penetrano sotto il pelo dell’acqua dando il via alla proliferazione. «Ogni pagaiata ti mette in contatto con il fiume di cui diventi parte» dice Paolo Setta, inventore del “silenzio a bordo” e direttore del settore turismo della cooperativa Il Bosso, che da venti anni con una decina di professionisti (che in estate diventano settanta), promuove in Abruzzo la conoscenza dell’ambiente con attività di turismo sostenibile come l’esplorazione del Tirino in kayak, in canoa, e lungo le sponde su e-bike o a cavallo. Una trota, unica specie ittica del fiume, guizza tra sedani e cannucce, forse consapevole che qui, in parte, si pratica la pesca no kill. Tutto intorno, salici bianchi e pioppi neri si specchiano sul liquido in movimento. Le parole sono di troppo, rimanere in silenzio viene naturale. Parte da qui l’itinerario Dal Tirino al Gran Sasso, terre di Santi e Guerrieri, circa cento chilometri divisi in dieci tappe, che nasce da EMbleMatiC, un progetto di cooperazione internazionale per sviluppare il turismo sostenibile nell’area del Mediterraneo. Partner per il Gran Sasso d’Italia è il Gal-Gran Sasso Velino, promotore di una rete d’impresa di operatori, tra aziende agricole, agriturismi e ristoranti, che lavora sul territorio per far conoscere un Abruzzo lontano dai soliti circuiti turistici. Il tramonto a Rocca Calascio, alle pendici Sbarcati dalle canoe, ci spostiamo di sei chilometri e in del Gran Sasso. pochi minuti siamo a Capestrano, il regno del principe Un’occasione guerriero, la cui statua è il simbolo della regione e del Parco per ammirare in silenzio la bellezza nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga di cui fa della natura. parte. La scultura, della metà del VI secolo a.C., fu rinvenuta nel 1934 nella campagna più a valle durante i lavori di dissodamento di un terreno; successivi scavi riportarono alla luce una necropoli con tombe e GIU 2020 TOURING 51
$Abruzzo_Giu/L_Layout 1 29/05/20 17:41 Pagina 52 PICCOLI CASTELLI MEDIEVALI REGALANO SCORCI MEMORABILI 52 TOURING GIU 2020
$Abruzzo_Giu/L_Layout 1 29/05/20 17:41 Pagina 53 corredi funerari datati tra il VII e il IV secolo a.C. Ancora oggi l’area continua a regalare sorprese. La statua originale del gigante italico, alta oltre due metri, con un copricapo a disco d’incredibile ampiezza, si può ammirare nel Museo archeologico nazionale di Chieti; mentre una copia, a cui ci si avvicina con rispetto, si erge all’ingresso di Castello Piccolomini, che domina i tetti del borgo fortificato di Capestrano. Di certo il guerriero è la più importante scultura non classica dell’Europa antica. «Questa terra abitata un tempo dai Vestini è un giacimento archeologico a cielo aperto», racconta il sindaco Alfonso D’Alfonso, il cui sogno è musealizzare l’area della necropoli con percorsi dedicati a studenti, visitatori, turisti. La strada lascia la piana e punta in alto. «A salire c’è più speranza», scriveva Tiziano Terzani. Di sicuro, da quassù, a quota 1400 circa, le cose si vedono in un altro modo. Tra i monti Bolza e Camicia, Castel del Monte è abbracciato a se stesso in un grumo di case, antichi portali, finestre, scale esterne e passaggi coperti (detti sporti) su cui si sviluppano due o più piani abitati. Siamo entrati nel territorio che le fonti storiche dal XIV secolo chiamano Baronia di Carapelle, e dove si produce un eccellente pecorino canestrato. È tutto un fermento di iniziative culturali e sportive, iniziate dall’ex sindaco Mario Basile e tuttora in corso. Sono sette le associazioni, su 420 abitanti, che durante l’anno, specie d’estate, animano la piccola capitale della transumanza, fino all’inizio del secolo scorso cardine dell’economia del territorio. Ci sono pure un museo etnografico diffuso in cinque case che ripropone le tradizioni di un tempo e il teatro comunale dedicato a Francesco Giuliani, un pastore che aveva imparato a leggere e scrivere da solo e nei periodi di custodia del gregge “s’intratteneva” con l’Orlando Furioso e La Gerusalemme liberata. L’itinerario prosegue verso Calascio, a 1210 metri d’altitudine: un intreccio di vie, case, torri in pietra, chiese che testimoniano il tempo in cui anche questo paese apparteneva al ducato di Spoleto e poi alla baronia di Carapelle. La sorpresa è a tre chilometri in salita. Il cuore si stringe per l’emozione – e per la fatica, che però in estate si può evitare grazie a una navetta elettrica – alla vista di Rocca Calascio e del suo minuscolo castello a quasi 1500 metri d’altitudine: l’archetipo delle fortezze delle favole. Costruito a partire dall’anno Mille, il piccolo maniero è una scenografia naturale che molti registi hanno immortalato nei loro film, tra cui Ladyhawke (1985) e Il nome della rosa (1986). Per il National Geographic è tra i 15 castelli più belli del mondo. A pochi passi è la chiesina di S. Maria della Pietà, eretta nel 1596 sul luogo dove, secondo la tradizione, la A destra, dall’alto: la torre del Castello Piccolomini domina Capestrano; escursione in canoa sul fiume Tirino. A fronte, in alto: i resti di Rocca Calascio, piccolo castello medievale in posizione panoramica; in basso, una delle strade di accesso all’altopiano di Campo Imperatore. GIU 2020 TOURING 53
$Abruzzo_Giu/L_Layout 1 29/05/20 17:41 Pagina 54 L’oro rosso di Navelli Tra ottobre e novembre di vasetti da un grammo o da Navelli, un campo di Crocus sativus, ogni anno, da otto secoli, mezzo grammo. Per ottenere il fiore da cui si estrae lo zafferano. 20 ettari di terreno (ma in un chilo di zafferano secco In basso, la separazione fra petali e passato erano molti di più) si occorrono circa 250mila fiori stimmi è fatta rigorosamente a mano. colorano di viola: sono i fiori e oltre 500 ore di lavoro». di zafferano, che vengono raccolti la mattina presto, Nel 2019 a Navelli ne sono prima che il sole li apra. stati prodotti 35 chili, che L’operazione dura quindici hanno impegnato una giorni, poi i fiori sfioriscono. novantina di produttori i quali Siamo sull’altopiano di hanno confezionato circa Navelli, terra di mezzo tra la 30mila bustine e 20mila catena del Gran Sasso a est e vasetti: quelli da un grammo il massiccio del Sirente-Velino costano 22-23 euro. a ovest: un paradiso in terra «In passato – prosegue per questa spezia dal nome Napoleone –, i produttori più arabo (Zaafran) che solo qui, anziani, in fase di dismissione grazie al microclima della della loro attività, hanno zona, al peculiare metodo di venduti i loro bulbi ad coltivazione e al terreno aziende toscane, umbre e carsico, raggiunge una qualità sarde. Oggi per non superlativa. disperdere questi preziosi «È una produzione delicata – semi il Consorzio per la tutela spiega Gianfranco dello Zafferano dell’Aquila Napoleone, uno dei soci della dop ha creato la Banca dello cooperativa Altopiano di Zafferano che gestisce il Navelli, principale produttrice sistema in modo oculato: di Zafferano dell’Aquila dop ha acquistato i bulbi da chi –: una volta raccolti i fiori non lavora più e li ha piantati bisogna asportarne gli stimmi, in un campo di comunità, che vengono sistemati su un dove i soci li trasformano in setaccio della farina posto prodotto finito. Inoltre, per per la tostatura sulla brace di invogliare le nuove legna, meglio di mandorlo o generazioni, ha consegnato ai di quercia. Gli stimmi così giovani del luogo mezzo asciugati si macinano con un quintale di bulbi, per allargare comune macinino per la coltivazione e cercare di produrre la polvere rossa da preservare anche in futuro i confezionare in bustine, saperi antichi legati a questa oppure si collocano interi in preziosa spezia». 54 TOURING GIU 2020
$Abruzzo_Giu/L_Layout 1 29/05/20 17:41 Pagina 55 PER FARE UN CHILO DI ZAFFERANO SERVONO I PISTILLI DI 250MILA FIORI GIU 2020 TOURING 55
$Abruzzo_Giu/L_Layout 1 29/05/20 17:41 Pagina 56 CAPESTRANO È LA CASA DEL PRINCIPE GUERRIERO 56 TOURING GIU 2020
$Abruzzo_Giu/L_Layout 1 29/05/20 17:41 Pagina 57 popolazione locale ebbe la meglio su una banda di briganti. Sullo sfondo, il tracciato di un tratturo corre verso un tempo lontano, imprigionato nelle antiche pietre. Rocce millenarie dove ogni anno migliaia di turisti si aggrappano per salutare il sole che si butta dietro la cordigliera di monti, tra selfie sempre più numerosi, figli del passaparola sui social network. Fanno meno clamore il borgo di Castelvecchio Calvisio, quota 1045, e il suo sindaco, Luigina Antonacci, che a sue spese acquista e pianta il verde per decorare il paese. Anche lei, dopo la Casa dell’anziano e l’orto di comunità, vuole realizzare un Parco letterario con le fiabe di Esopo. Alla faccia del terremoto, che negli ultimi anni ha spazzato via storia, pietre e serenità. Di fronte al borgo, appena più in basso, appare Carapelle Calvisio, il Comune più piccolo del Parco: meno di cento abitanti. Le sue case di pietra, le nuvole che lo avvolgono, sembrano una visione, una cartolina d’altri tempi. La strada scende di nuovo e i colori della natura si incupiscono. Ecco Santo Stefano di Sessanio. Una volta base operativa del commercio della lana, controllato dalla famiglia De’ Medici, oggi è il regno di Daniele Kihlgren, l’imprenditore che ha sperimentato uno dei primissimi modelli di albergo diffuso. «Mi arrampicai quassù con la moto un giorno di venti anni fa e lo vidi preda dell’abbandono, chiuso nella sua disperata bellezza. Sentii che dovevo fare qualcosa». Daniele acquistò una parte del paese e cominciò un lungo restauro conservativo. Oggi il borgo ha raddoppiato il numero degli abitanti e da un solo ristorante si è passati a otto. Si ricomincia a salire tra i primi paesaggi montani: deserti di neve in inverno, praterie in estate dove Sergio Leone girò molte scene dei suoi film. A 1800 metri si svela lo sconfinato Campo Imperatore, il più esteso altipiano dell’Appennino, base ideale per passeggiate a cavallo e in mountain bike, per lo sci di fondo ed escursioni in quota. Il nome lo scelse l’imperatore Federico II di Svevia, mentre i pastori, che con le pecore e la solitudine lo affollarono in estate, per generazioni, lo chiamavano semplicemente la muntagn. L’esploratore Fosco Maraini lo definì invece il “Piccolo Tibet”. Si sale sul pianoro, a quota 2130, con la funivia che parte da Fonte Cerreto, frazione di Assergi. Qui spuntano l’osservatorio astronomico, dotato di un potente telescopio, e un giardino botanico dedicato alla coltivazione e allo studio della flora d’elevata altitudine. Dall’altra parte l’albergo in cui Benito Mussolini fu tenuto prigioniero nel 1943. L’hotel, dall’inquietante color rosso pompeiano sbiadito, secondo gli accordi per il A destra, in alto: in mountain-bike ai piedi del Gran Sasso; in basso; uno scorcio di Santo Stefano di Sessanio. A fronte, in alto, cavalli al pascolo sullo sfondo del Corno Grande; in basso, Capestrano, davanti a Castello Piccolomini. GIU 2020 TOURING 57
$Abruzzo_Giu/L_Layout 1 29/05/20 17:41 Pagina 58 Monti emblematici (con vista mare) Nove montagne europee accomunate dal loro legame con il mar Mediterraneo aderiscono al progetto EMbleMatiC finanziato dal programma di cooperazione territoriale Med 2014-2020. Sono Canigou e Sainte Victoire (in Francia), Olimpo e Ida (Grecia), Pedraforca e Serra de Tramuntana (Spagna), Cikà (Albania) e, in Italia, Gran Sasso ed Etna. Con la creazione di un network basato sui principi della sostenibilità ambientale, sociale ed economica, le nove montagne hanno sperimentato un nuovo modello di turismo e di gestione integrata del territorio. 58 TOURING GIU 2020
$Abruzzo_Giu/L_Layout 1 29/05/20 17:41 Pagina 59 A fronte, in senso orario, dall’alto: l’ex sindaco di Castel del Monte carne di pecora: una tipicità del territorio, che da umile Mario Basile; Christel Jasperse, belga proprietaria a Navelli del pietanza dei pastori si è trasformata in questi ultimi anni in Bb&b Sotto le volte; Federico e Michela, giovane coppia che gestisce la Taberna di Rocca Calascio; Daniele Kihlgren, l’imprenditore richiestissimo street food. Ma un conto è mangiarla sui italo-svedese che ha fatto rinascere Santo Stefano di Sessanio. Navigli a Milano, un conto in cima all’infinito, tra le vette, i pianori e i pascoli, dove tutto è cominciato. Ecco San Pio delle Camere, con il sorprendente sito rilancio e la valorizzazione dell’area dovrebbe diventare un archeologico di Peltuinum (città fondata dai Vestini fra resort a cinque stelle, in realtà è ancora in fase di il I secolo a.C. e il I secolo d.C.), la piana di Navelli, dove ristrutturazione. Tra duci, imperatori, scrittori e costruttori, in autunno nasce l’oro rosso della regione, lo zafferano il vero sovrano è sempre e solo lui, il Gran Sasso, che dell’Aquila dop (vedi pag. 54), con il suo borgo di case domina la scena, con la sua vetta più alta, il Corno Grande, grigie sospese a oltre 700 metri su uno sperone roccioso tra e con i suoi meravigliosi scorci, tra laghi, pozze, canyon e la conca dell’Aquila e quella di Sulmona: un’esplorazione fioriture da paradiso terrestre. L’unico punto fermo per i tutta in verticale nella fitta rete di vicoli tra archi, gradini, prossimi milioni di anni. A sudest di Campo Imperatore c’è minuscole cappelle, loggiati e quel che rimane di antiche Fonte Vetica, così chiamata per una fonte ai margini di un porte di accesso al paese, che oggi sembrano installazioni bosco. Qui sorge un monumento che rievoca la tragedia del di arte contemporanea affacciate sull’orizzonte sbiadito. 13 ottobre 1919 in cui una tempesta di neve causò la morte Più in alto di tutti svetta, solitario, un poderoso palazzo di un pastore, i suoi due figlioletti, il cane e il gregge. La baronale del secondo Rinascimento. madre morì dal dolore. Il biancheggiare delle loro sculture Di nuovo la valle del Tirino. Tornano i paesaggi consueti, i richiama le nuvole che galoppano tra le cime. colori si attenuano e il fiume ricomincia a cantare la musica Si ricomincia a scendere verso il verde, lasciandosi alle dell’acqua. E già manca quel desiderio di avventura che spalle la cortina di fumo appiccicoso dei ristori in quota in certi luoghi, come questa parte d’Abruzzo, garantiscono, cui si consumano pire di arrosticini, i leggendari spiedini di nel rispetto dell’ambiente e delle tradizioni. Ripartiamo? Locande e rifugi per un’ospitalità a misura d’uomo DORMIRE E MANGIARE 0862.899112; la Locanda sul di Rocca Calascio, tel. 350. Sasso-Monti della Laga. A Santo Stefano di Sessanio, lago, anche ristorante, in via 0899006; lataberna- Maneggio Auriga, Capestrano, Sextantio , tel 0862.899112; del Lago, tel. 0862.1966440; roccacalascio.it, e il Rifugio tel. 331.5669201, auriga sextantio.it, è l’albergo diffuso lalocandasullago.it; in località della Rocca, tel. 338.8059430; maneggio.it. Passeggiate a ideato da Daniele Kilhgren; Lago Racollo, poco fuori dal roccacalascio.it. cavallo lungo il fiume Tirino e segnaliamo poi la Locanda paese, il Rifugio del Lago A Barisciano, sulla provinciale alle pendici del Gran Sasso. sotto gli archi, in piazza Racollo, tel. 328.1649396. per Castel del Monte, c’è il Azienda vitivinicola Cataldi Principe Umberto, tel. A Rocca Calascio, La Taberna Convento di S. Colombo, dimora Madonna, località Piano, storica, tel. 0862.020778; Ofena, tel. 0862.954252, conventodisancolombo.it. cataldimadonna.com. Vini A Castel del Monte c’è biologici da uve locali: l’Osteria del Lupo, in viale della montepulciano d’Abruzzo, Vittoria 34, tel. 0862.938136; cerasuolo, trebbiano, osteriadellupo.it. pecorino. Infine segnaliamo due bed & breakfast, uno a Villa Santa MONDO TCI Lucia degli Abruzzi, B&b In Abruzzo ci sono sette Bacca blu, via Cesare Battisti località Bandiera Arancione, 44, tel. 339.5760035; e uno tutte da scoprire su a Navelli, il B&b Sotto le volte, bandiereararancioni.it. via del Municipio, tel. Fondamentale 333.4894216; sottolevolte.it. per esplorare la regione, poi, ALTRI INDIRIZZI UTILI la Guida Verde Cooperativa Il Bosso, Abruzzo Capestrano, tel. (240 pagine 085.9808009; ilbosso.com. illustrate; Escursioni in canoa, in e-bike prezzo 24,90 Visavì Sas e visite alla Casa del lupo, €, ai soci Tci nel Parco nazionale del Gran 19,92 €). GIU 2020 TOURING 59
Puoi anche leggere