I SILENZI del Piccolo Tibet - Il Bosso

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       Praticare la Sostenibilità/Abruzzo

                             Ai piedi del Gran Sasso e lungo il fiume Tirino, fra grandi
                                   parchi nazionali e piccoli borghi. Un itinerario
                          in provincia dell’Aquila dove l’ultima parola spetta alla natura
                                            Testo di CLELIA ARDUINI - Foto di MASSIMILIANO RELLA

                I SILENZI
             del Piccolo Tibet
       50   TOURING   GIU 2020
I SILENZI del Piccolo Tibet - Il Bosso
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                                                                         L
                                                                        La canoa segue il flusso del fiume e a
                                                                        bordo la regola è rimanere in silenzio.
                                                                        L’unico rumore è quello della bocca
                                                                        che succhia un sedano d’acqua
                                                                        offerto dalla guida. Ha un sapore
                                                                        inaspettato, di menta e di zenzero.
                                                                        Intorno, un solo colore: il verde.

                                                                        Accade in Abruzzo sul fiume Tirino, un percorso di 15 chilometri
                                                                        tra Capestrano, Bussi, Ofena e Villa Santa Lucia, in cui sembra
                                                                        caduto un barattolo di vernice di quella tinta.
                                                                        A colorare di verde tutto è la vegetazione, sommersa ed
                                                                        emersa: grazie alla trasparenza cristallina del rio,
                                                                        alimentato quasi esclusivamente da acque sotterranee, i
                                                                        raggi del sole penetrano sotto il pelo dell’acqua dando il via
                                                                        alla proliferazione. «Ogni pagaiata ti mette in contatto con
                                                                        il fiume di cui diventi parte» dice Paolo Setta, inventore del
                                                                        “silenzio a bordo” e direttore del settore turismo della
                                                                        cooperativa Il Bosso, che da venti anni con una decina di
                                                                        professionisti (che in estate diventano settanta), promuove
                                                                        in Abruzzo la conoscenza dell’ambiente con attività di
                                                                        turismo sostenibile come l’esplorazione del Tirino in kayak,
                                                                        in canoa, e lungo le sponde su e-bike o a cavallo.
                                                                        Una trota, unica specie ittica del fiume, guizza tra sedani e
                                                                        cannucce, forse consapevole che qui, in parte, si pratica la
                                                                        pesca no kill. Tutto intorno, salici bianchi e pioppi neri si
                                                                        specchiano sul liquido in movimento.

                                                                        Le parole sono di troppo, rimanere in silenzio viene naturale.
                                                                        Parte da qui l’itinerario Dal Tirino al Gran Sasso, terre di
                                                                        Santi e Guerrieri, circa cento chilometri divisi in dieci tappe,
                                                                        che nasce da EMbleMatiC, un progetto di cooperazione
                                                                        internazionale per sviluppare il turismo sostenibile
                                                                        nell’area del Mediterraneo. Partner per il Gran Sasso
                                                                        d’Italia è il Gal-Gran Sasso Velino, promotore di una rete
                                                                        d’impresa di operatori, tra aziende agricole, agriturismi e
                                                                        ristoranti, che lavora sul territorio per far conoscere un
                                                                        Abruzzo lontano dai soliti circuiti turistici.
                                              Il tramonto a Rocca
                                              Calascio, alle pendici    Sbarcati dalle canoe, ci spostiamo di sei chilometri e in
                                              del Gran Sasso.           pochi minuti siamo a Capestrano, il regno del principe
                                              Un’occasione              guerriero, la cui statua è il simbolo della regione e del Parco
                                              per ammirare
                                              in silenzio la bellezza
                                                                        nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga di cui fa
                                              della natura.             parte. La scultura, della metà del VI secolo a.C., fu
                                                                        rinvenuta nel 1934 nella campagna più a valle durante i
                                                                        lavori di dissodamento di un terreno; successivi scavi
                                                                        riportarono alla luce una necropoli con tombe e              
                                                                                                                GIU 2020   TOURING    51
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                                                   PICCOLI CASTELLI
                                                      MEDIEVALI
                                                   REGALANO SCORCI
                                                     MEMORABILI

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       corredi funerari datati tra il VII e il IV secolo a.C. Ancora
       oggi l’area continua a regalare sorprese.
       La statua originale del gigante italico, alta oltre due metri,
       con un copricapo a disco d’incredibile ampiezza, si può
       ammirare nel Museo archeologico nazionale di Chieti;
       mentre una copia, a cui ci si avvicina con rispetto, si erge
       all’ingresso di Castello Piccolomini, che domina i tetti del
       borgo fortificato di Capestrano. Di certo il guerriero è la più
       importante scultura non classica dell’Europa antica.
       «Questa terra abitata un tempo dai Vestini è un giacimento
       archeologico a cielo aperto», racconta il sindaco Alfonso
       D’Alfonso, il cui sogno è musealizzare l’area della necropoli
       con percorsi dedicati a studenti, visitatori, turisti.

       La strada lascia la piana e punta in alto. «A salire c’è più
       speranza», scriveva Tiziano Terzani. Di sicuro, da quassù, a
       quota 1400 circa, le cose si vedono in un altro modo. Tra i
       monti Bolza e Camicia, Castel del Monte è abbracciato a
       se stesso in un grumo di case, antichi portali, finestre, scale
       esterne e passaggi coperti (detti sporti) su cui si sviluppano
       due o più piani abitati. Siamo entrati nel territorio che le
       fonti storiche dal XIV secolo chiamano Baronia di
       Carapelle, e dove si produce un eccellente pecorino
       canestrato. È tutto un fermento di iniziative culturali e
       sportive, iniziate dall’ex sindaco Mario Basile e tuttora in
       corso. Sono sette le associazioni, su 420 abitanti, che
       durante l’anno, specie d’estate, animano la piccola capitale
       della transumanza, fino all’inizio del secolo scorso cardine
       dell’economia del territorio. Ci sono pure un museo
       etnografico diffuso in cinque case che ripropone le tradizioni
       di un tempo e il teatro comunale dedicato a Francesco
       Giuliani, un pastore che aveva imparato a leggere e scrivere
       da solo e nei periodi di custodia del gregge “s’intratteneva”
       con l’Orlando Furioso e La Gerusalemme liberata. L’itinerario
       prosegue verso Calascio, a 1210 metri d’altitudine: un
       intreccio di vie, case, torri in pietra, chiese che testimoniano
       il tempo in cui anche questo paese apparteneva al ducato di
       Spoleto e poi alla baronia di Carapelle.

       La sorpresa è a tre chilometri in salita. Il cuore si stringe per
       l’emozione – e per la fatica, che però in estate si può evitare
       grazie a una navetta elettrica – alla vista di Rocca Calascio e
       del suo minuscolo castello a quasi 1500 metri d’altitudine:
       l’archetipo delle fortezze delle favole. Costruito a partire
       dall’anno Mille, il piccolo maniero è una scenografia
       naturale che molti registi hanno immortalato nei loro film,
       tra cui Ladyhawke (1985) e Il nome della rosa (1986). Per il
       National Geographic è tra i 15 castelli più belli del mondo.
       A pochi passi è la chiesina di S. Maria della Pietà, eretta nel
       1596 sul luogo dove, secondo la tradizione, la
                                                                        

       A destra, dall’alto: la torre del Castello Piccolomini domina
       Capestrano; escursione in canoa sul fiume Tirino.
       A fronte, in alto: i resti di Rocca Calascio, piccolo castello
       medievale in posizione panoramica; in basso, una
       delle strade di accesso all’altopiano di Campo Imperatore.

                                                                            GIU 2020   TOURING   53
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                  L’oro rosso di Navelli
       Tra ottobre e novembre di          vasetti da un grammo o da          Navelli, un campo di Crocus sativus,
       ogni anno, da otto secoli,         mezzo grammo. Per ottenere         il fiore da cui si estrae lo zafferano.
       20 ettari di terreno (ma in        un chilo di zafferano secco        In basso, la separazione fra petali e
       passato erano molti di più) si     occorrono circa 250mila fiori      stimmi è fatta rigorosamente a mano.
       colorano di viola: sono i fiori    e oltre 500 ore di lavoro».
       di zafferano, che vengono
       raccolti la mattina presto,        Nel 2019 a Navelli ne sono
       prima che il sole li apra.         stati prodotti 35 chili, che
       L’operazione dura quindici         hanno impegnato una
       giorni, poi i fiori sfioriscono.   novantina di produttori i quali
       Siamo sull’altopiano di            hanno confezionato circa
       Navelli, terra di mezzo tra la     30mila bustine e 20mila
       catena del Gran Sasso a est e      vasetti: quelli da un grammo
       il massiccio del Sirente-Velino    costano 22-23 euro.
       a ovest: un paradiso in terra      «In passato – prosegue
       per questa spezia dal nome         Napoleone –, i produttori più
       arabo (Zaafran) che solo qui,      anziani, in fase di dismissione
       grazie al microclima della         della loro attività, hanno
       zona, al peculiare metodo di       venduti i loro bulbi ad
       coltivazione e al terreno          aziende toscane, umbre e
       carsico, raggiunge una qualità     sarde. Oggi per non
       superlativa.                       disperdere questi preziosi
       «È una produzione delicata –       semi il Consorzio per la tutela
       spiega Gianfranco                  dello Zafferano dell’Aquila
       Napoleone, uno dei soci della      dop ha creato la Banca dello
       cooperativa Altopiano di           Zafferano che gestisce il
       Navelli, principale produttrice    sistema in modo oculato:
       di Zafferano dell’Aquila dop       ha acquistato i bulbi da chi
       –: una volta raccolti i fiori      non lavora più e li ha piantati
       bisogna asportarne gli stimmi,     in un campo di comunità,
       che vengono sistemati su un        dove i soci li trasformano in
       setaccio della farina posto        prodotto finito. Inoltre, per
       per la tostatura sulla brace di    invogliare le nuove
       legna, meglio di mandorlo o        generazioni, ha consegnato ai
       di quercia. Gli stimmi così        giovani del luogo mezzo
       asciugati si macinano con un       quintale di bulbi, per allargare
       comune macinino per                la coltivazione e cercare di
       produrre la polvere rossa da       preservare anche in futuro i
       confezionare in bustine,           saperi antichi legati a questa
       oppure si collocano interi in      preziosa spezia».

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            PER FARE UN CHILO
              DI ZAFFERANO
            SERVONO I PISTILLI
             DI 250MILA FIORI

                                                   GIU 2020   TOURING   55
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               CAPESTRANO
                 È LA CASA
               DEL PRINCIPE
                GUERRIERO

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       popolazione locale ebbe la meglio su una banda di briganti.
       Sullo sfondo, il tracciato di un tratturo corre verso un
       tempo lontano, imprigionato nelle antiche pietre. Rocce
       millenarie dove ogni anno migliaia di turisti si aggrappano
       per salutare il sole che si butta dietro la cordigliera di
       monti, tra selfie sempre più numerosi, figli del passaparola
       sui social network.

       Fanno meno clamore il borgo di Castelvecchio Calvisio, quota
       1045, e il suo sindaco, Luigina Antonacci, che a sue spese
       acquista e pianta il verde per decorare il paese. Anche lei,
       dopo la Casa dell’anziano e l’orto di comunità, vuole
       realizzare un Parco letterario con le fiabe di Esopo.
       Alla faccia del terremoto, che negli ultimi anni ha spazzato
       via storia, pietre e serenità. Di fronte al borgo, appena
       più in basso, appare Carapelle Calvisio, il Comune più
       piccolo del Parco: meno di cento abitanti. Le sue case di
       pietra, le nuvole che lo avvolgono, sembrano una visione,
       una cartolina d’altri tempi.
       La strada scende di nuovo e i colori della natura si
       incupiscono. Ecco Santo Stefano di Sessanio. Una volta
       base operativa del commercio della lana, controllato dalla
       famiglia De’ Medici, oggi è il regno di Daniele Kihlgren,
       l’imprenditore che ha sperimentato uno dei primissimi
       modelli di albergo diffuso. «Mi arrampicai quassù con la
       moto un giorno di venti anni fa e lo vidi preda
       dell’abbandono, chiuso nella sua disperata bellezza.
       Sentii che dovevo fare qualcosa». Daniele acquistò una
       parte del paese e cominciò un lungo restauro conservativo.
       Oggi il borgo ha raddoppiato il numero degli abitanti e
       da un solo ristorante si è passati a otto.

       Si ricomincia a salire tra i primi paesaggi montani: deserti di
       neve in inverno, praterie in estate dove Sergio Leone girò
       molte scene dei suoi film. A 1800 metri si svela lo sconfinato
       Campo Imperatore, il più esteso altipiano dell’Appennino,
       base ideale per passeggiate a cavallo e in mountain bike,
       per lo sci di fondo ed escursioni in quota.
       Il nome lo scelse l’imperatore Federico II di Svevia, mentre i
       pastori, che con le pecore e la solitudine lo affollarono in
       estate, per generazioni, lo chiamavano semplicemente
       la muntagn. L’esploratore Fosco Maraini lo definì invece il
       “Piccolo Tibet”. Si sale sul pianoro, a quota 2130, con la
       funivia che parte da Fonte Cerreto, frazione di Assergi.
       Qui spuntano l’osservatorio astronomico, dotato di un
       potente telescopio, e un giardino botanico dedicato alla
       coltivazione e allo studio della flora d’elevata altitudine.
       Dall’altra parte l’albergo in cui Benito Mussolini fu tenuto
       prigioniero nel 1943. L’hotel, dall’inquietante color
       rosso pompeiano sbiadito, secondo gli accordi per il           

       A destra, in alto: in mountain-bike ai piedi del Gran Sasso;
       in basso; uno scorcio di Santo Stefano di Sessanio.
       A fronte, in alto, cavalli al pascolo sullo sfondo del Corno
       Grande; in basso, Capestrano, davanti a Castello Piccolomini.

                                                                          GIU 2020   TOURING   57
I SILENZI del Piccolo Tibet - Il Bosso
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             Monti emblematici (con vista mare)
             Nove montagne europee accomunate dal loro legame con il mar Mediterraneo aderiscono al progetto EMbleMatiC
             finanziato dal programma di cooperazione territoriale Med 2014-2020. Sono Canigou e Sainte Victoire (in Francia),
             Olimpo e Ida (Grecia), Pedraforca e Serra de Tramuntana (Spagna), Cikà (Albania) e, in Italia, Gran Sasso ed Etna.
             Con la creazione di un network basato sui principi della sostenibilità ambientale, sociale ed economica, le nove
             montagne hanno sperimentato un nuovo modello di turismo e di gestione integrata del territorio.

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I SILENZI del Piccolo Tibet - Il Bosso
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       A fronte, in senso orario, dall’alto: l’ex sindaco di Castel del Monte                carne di pecora: una tipicità del territorio, che da umile
       Mario Basile; Christel Jasperse, belga proprietaria a Navelli del                     pietanza dei pastori si è trasformata in questi ultimi anni in
       Bb&b Sotto le volte; Federico e Michela, giovane coppia che gestisce
       la Taberna di Rocca Calascio; Daniele Kihlgren, l’imprenditore                        richiestissimo street food. Ma un conto è mangiarla sui
       italo-svedese che ha fatto rinascere Santo Stefano di Sessanio.                       Navigli a Milano, un conto in cima all’infinito, tra le vette,
                                                                                             i pianori e i pascoli, dove tutto è cominciato.

                                                                                             Ecco San Pio delle Camere, con il sorprendente sito
        rilancio e la valorizzazione dell’area dovrebbe diventare un                         archeologico di Peltuinum (città fondata dai Vestini fra
        resort a cinque stelle, in realtà è ancora in fase di                                il I secolo a.C. e il I secolo d.C.), la piana di Navelli, dove
        ristrutturazione. Tra duci, imperatori, scrittori e costruttori,                     in autunno nasce l’oro rosso della regione, lo zafferano
        il vero sovrano è sempre e solo lui, il Gran Sasso, che                              dell’Aquila dop (vedi pag. 54), con il suo borgo di case
        domina la scena, con la sua vetta più alta, il Corno Grande,                         grigie sospese a oltre 700 metri su uno sperone roccioso tra
        e con i suoi meravigliosi scorci, tra laghi, pozze, canyon e                         la conca dell’Aquila e quella di Sulmona: un’esplorazione
        fioriture da paradiso terrestre. L’unico punto fermo per i                           tutta in verticale nella fitta rete di vicoli tra archi, gradini,
        prossimi milioni di anni. A sudest di Campo Imperatore c’è                           minuscole cappelle, loggiati e quel che rimane di antiche
        Fonte Vetica, così chiamata per una fonte ai margini di un                           porte di accesso al paese, che oggi sembrano installazioni
        bosco. Qui sorge un monumento che rievoca la tragedia del                            di arte contemporanea affacciate sull’orizzonte sbiadito.
        13 ottobre 1919 in cui una tempesta di neve causò la morte                           Più in alto di tutti svetta, solitario, un poderoso palazzo
        di un pastore, i suoi due figlioletti, il cane e il gregge. La                       baronale del secondo Rinascimento.
        madre morì dal dolore. Il biancheggiare delle loro sculture                          Di nuovo la valle del Tirino. Tornano i paesaggi consueti, i
        richiama le nuvole che galoppano tra le cime.                                        colori si attenuano e il fiume ricomincia a cantare la musica
        Si ricomincia a scendere verso il verde, lasciandosi alle                            dell’acqua. E già manca quel desiderio di avventura che
        spalle la cortina di fumo appiccicoso dei ristori in quota in                        certi luoghi, come questa parte d’Abruzzo, garantiscono,
        cui si consumano pire di arrosticini, i leggendari spiedini di                       nel rispetto dell’ambiente e delle tradizioni. Ripartiamo?

                         Locande e rifugi per un’ospitalità a misura d’uomo

        DORMIRE E MANGIARE                   0862.899112; la Locanda sul                     di Rocca Calascio, tel. 350.         Sasso-Monti della Laga.
        A Santo Stefano di Sessanio,         lago, anche ristorante, in via                  0899006; lataberna-                  Maneggio Auriga, Capestrano,
        Sextantio , tel 0862.899112;         del Lago, tel. 0862.1966440;                    roccacalascio.it, e il Rifugio       tel. 331.5669201, auriga
        sextantio.it, è l’albergo diffuso    lalocandasullago.it; in località                della Rocca, tel. 338.8059430;       maneggio.it. Passeggiate a
        ideato da Daniele Kilhgren;          Lago Racollo, poco fuori dal                    roccacalascio.it.                    cavallo lungo il fiume Tirino e
        segnaliamo poi la Locanda            paese, il Rifugio del Lago                      A Barisciano, sulla provinciale      alle pendici del Gran Sasso.
        sotto gli archi, in piazza           Racollo, tel. 328.1649396.                      per Castel del Monte, c’è il         Azienda vitivinicola Cataldi
        Principe Umberto, tel.               A Rocca Calascio, La Taberna                    Convento di S. Colombo, dimora       Madonna, località Piano,
                                                                                             storica, tel. 0862.020778;           Ofena, tel. 0862.954252,
                                                                                             conventodisancolombo.it.             cataldimadonna.com. Vini
                                                                                             A Castel del Monte c’è               biologici da uve locali:
                                                                                             l’Osteria del Lupo, in viale della   montepulciano d’Abruzzo,
                                                                                             Vittoria 34, tel. 0862.938136;       cerasuolo, trebbiano,
                                                                                             osteriadellupo.it.                   pecorino.
                                                                                             Infine segnaliamo due bed &
                                                                                             breakfast, uno a Villa Santa         MONDO TCI
                                                                                             Lucia degli Abruzzi, B&b             In Abruzzo ci sono sette
                                                                                             Bacca blu, via Cesare Battisti       località Bandiera Arancione,
                                                                                             44, tel. 339.5760035; e uno          tutte da scoprire su
                                                                                             a Navelli, il B&b Sotto le volte,    bandiereararancioni.it.
                                                                                             via del Municipio, tel.              Fondamentale
                                                                                             333.4894216; sottolevolte.it.        per esplorare
                                                                                                                                  la regione, poi,
                                                                                             ALTRI INDIRIZZI UTILI                la Guida Verde
                                                                                             Cooperativa Il Bosso,                Abruzzo
                                                                                             Capestrano, tel.                     (240 pagine
                                                                                             085.9808009; ilbosso.com.            illustrate;
                                                                                             Escursioni in canoa, in e-bike       prezzo 24,90
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                                                                                                                                        GIU 2020   TOURING     59
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