I RIFIUTI Comune di Varano Borghi - Commissione Ambiente

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I RIFIUTI Comune di Varano Borghi - Commissione Ambiente
Comune di Varano Borghi
    Commissione Ambiente

I RIFIUTI

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I RIFIUTI Comune di Varano Borghi - Commissione Ambiente
COSA SONO I RIFIUTI

Rifiuto è qualsiasi oggetto o sostanza di cui ci disfiamo: residui, scarti, avanzi, oggetti rotti
o inutilizzabili, risultato delle attività domestiche o dei processi produttivi.

CLASSIFICAZIONE DEI RIFIUTI

I rifiuti sono classificati, in base alla loro origine, in rifiuti urbani e speciali.
I rifiuti sono anche suddivisi, in base alla loro pericolosità, in rifiuti pericolosi e non
pericolosi.

         a) RIFIUTI URBANI
              - i rifiuti domestici provenienti dalle abitazioni;
              - i rifiuti non pericolosi diversi da quelli domestici, ma simili per qualità e
              quantità;
              - i rifiuti giacenti su strade e aree pubbliche, sulle spiagge di laghi e mari,
              lungo le rive dei fiumi;
              - i resti vegetali provenienti da giardini e aree verdi.
     b) RIFIUTI SPECIALI
              - i rifiuti derivati da lavorazioni industriali, attività agricole, artigianali,
              commerciali e dei servizi;
              - i rifiuti di ospedali;
              - i materiali provenienti da scavi, demolizioni e costruzioni;
              - macchinari e apparecchiature dismessi;
              - veicoli, motori e loro parti;
              - residui del trattamento dei rifiuti stessi.
     c) RIFIUTI PERICOLOSI
              Sono tutti i rifiuti che contengono sostanze tossiche o nocive per l’uomo e per
              l’ambiente, come per esempio batterie, pile, farmaci, oli usati, pannelli
              contenenti amianto.

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IL PROBLEMA DEI RIFIUTI
I rifiuti producono inquinamento: liquami, gas, sostanze tossiche e materiali non
biodegradabili possono inquinare aria, acqua, terra.
I rifiuti costano: rubano spazio e occorrono risorse umane ed economiche per il loro
trattamento, ma anche per rimediare ai danni ambientali e sanitari che producono.

        CHE COSA SI PUO’ FARE ?
La Comunità Europea ha elaborato delle precise direttive, che sono state recepite da leggi
nazionali e regionali, per il trattamento dei rifiuti, secondo ben precise priorità:
      1. Ridurre la percentuale di rifiuti prodotti, riducendone nel contempo la loro
          pericolosità;
      2. Separare i rifiuti prodotti;
      3. Riciclare il più possibile i materiali di scarto;
      4. Sostenere le Aziende che producano con materiali riciclati;
      5. Eliminare solo ciò che non è possibile riutilizzare altrimenti, e nella maniera più
          sicura possibile.

        STATISTICHE
In Italia, in un solo anno (2002), sono stati prodotti 29.787.587 tonnellate di rifiuti solidi
urbani, pari a circa 522,6 Kg. per persona.
Di questi, circa 5.6 millioni di tonnellate di rifiuti solidi urbani sono riutilizzate, pari al 19.1%
dei rifiuti totali prodotti.

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OBIETTIVO: PRODURRE MENO RIFIUTI

Cosa si può fare per ridurre la produzione di rifiuti?
Sviluppo economico vuol dire benessere diffuso e offerta di prodotti sempre più numerosi
e diversificati. Ma crescita dei consumi significa anche una grande quantità di rifiuti con un
trend in continuo aumento, insostenibile per il nostro ambiente.Non è possibile eliminare
totalmente la produzione di rifiuti, tuttavia possiamo, con azioni individuali e collettive,
limitare la quantità e la pericolosità degli stessi. Contenendo la produzione di rifiuti e
aumentando la raccolta differenziata, con relativo recupero, si può limitare la realizzazione
di discariche e di inceneritori con conseguente vantaggio sulla tutela dell’ambiente.

1. LE AZIENDE POSSONO:

•   adottare cicli di produzione che riducano gli scarti e la loro pericolosità, limitando l’uso
    di energia e materie prime;
•   usare materie prime-seconde (ottenute da recupero);
•   realizzare oggetti a lunga durata, riparabili e pensati per un facile recupero dei
    materiali;
•   adottare l’uso di prodotti con “vuoto a rendere”;
•   introdurre distributori “alla spina”.

2. NOI CITTADINI POSSIAMO:

•   limitare l’uso e l’acquisto di oggetti inutili;
•   scegliere imballaggi biodegradabili o recuperabili;
•   praticare il compostaggio domestico del rifiuto organico;
•   scegliere oggetti con “vuoto a rendere” e quelli prodotti con materiali recuperati;
•   limitare l’acquisto di prodotti “usa e getta” o con imballaggi eccessivi;
•   preferire confezioni famiglia a quelle monodose;
•   riutilizzare i sacchetti di plastica o meglio usare una sporta per la spesa;
•   non gettare gli indumenti, mobili ed oggetti vecchi, ma regalarli ad associazioni di
    solidarietà.

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3. RIUTILIZZO DOMESTICO

Un importante metodo di riutilizzo è il compostaggio domestico.
Utilizzando scarti alimentari, foglie secche, resti di potature e altri rifiuti domestici, è
possibile ottenere un ottimo terriccio biologico ideale nelle coltivazioni di fiori, piante e
ortaggi. È un metodo semplice da realizzare se si dispone di un minimo di spazio verde.

4. ACQUISTI VERDI GPP (GREEN PUBLIC PROCUREMENT)

L’acquisto di prodotti e beni realizzati con materiale riciclato o comunque a basso impatto
ambientale, da parte delle Pubbliche Amministrazioni, viene definito “acquisto verde” -
GPP.
La normativa vigente impone agli enti pubblici di acquistare materiale riciclato o a basso
impatto    ambientale    in   una   misura     pari   al   30%    del    fabbisogno    annuale.
Considerata la rilevanza che il settore degli approvvigionamenti pubblici riveste (12% PIL –
prodotto interno lordo) si comprende come il settore pubblico possa costituire un traino per
l’espansione del mercato di prodotti ottenuti con materiale riciclato.

5. PROGETTARE NEL RISPETTO DELL’AMBIENTE: LIFE CYCLE DESIGN

I designers hanno un ruolo fondamentale nello scenario della produzione sostenibile e
possono indicare all’azienda la strada migliore per giungere ad un prodotto “ecologico”.
Life Cycle Design è una metodologia di progettazione che rispetta l’ambiente. Progettare
per l’ambiente vuol dire ridurre l’impatto ambientale di un prodotto industriale all’interno del
suo ciclo di vita.

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LA RACCOLTA DIFFERENZIATA ED IL RECUPERO
Raccolta differenziata significa separare i rifiuti in tipi differenti, direttamente alla
produzione degli stessi. Tale separazione riveste un ruolo importante nella gestione dei
rifiuti urbani, sia perché rende più facile il riciclaggio degli stessi, sia perché limita il ricorso
alle discariche a cielo aperto.

       CASSONETTI E “CAMPANE”

In Italia, il sistema più usato per la raccolta differenziata dei rifiuti consiste in contenitori
separati per i differenti tipi di materiale, che vengono sistemati lungo le strade pubbliche.
E’ un sistema conveniente per le persone che vivono in città, poiché l’unico loro sforzo è
quello di separare attentamente i rifiuti, prima di metterli nei contenitori stessi.

       CENTRI DI RACCOLTA

Il centro è un’area attrezzata dove le persone portano i loro rifiuti, già suddivisi nei
differenti tipi di materiale. Questo sistema, sebbene più faticoso per l’utenza, è più
economico, avendo come principale impatto una riduzione della tassa comunale sullo
smaltimento dei rifiuti.

       RACCOLTA “PORTA A PORTA”

Con questo metodo, la raccolta dei rifiuti avviene direttamente dalle case, negozi ed uffici.
I vantaggi esistono soprattutto per coloro i quali producono grosse quantità di un tipo
particolare di rifiuti (es. esercizi pubblici, bar, ristoranti, uffici), ed è la soluzione ideale per
alcune aree cittadine come i centri storici, dove è difficile trovare spazi adeguati per i
contenitori e per i rifiuti “umidi”, che possono creare cattivi odori.

       CONTENITORI SISTEMATI PRESSO NEGOZI, FARMACIE ETC.

Alcuni contenitori particolari possono venire lasciati nelle vicinanze di negozi, farmacie e
supermercati, per la raccolta di particolari tipi di rifiuti (medicine scadute, pile scariche).
Con questa soluzione, si garantisce una raccolta estremamente selettiva, evitando inoltre

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che materiali estremamente inquinanti vengano depositati nelle discariche a cielo aperto,
ove potrebbero essere la fonte di severi danni ambientali.

       RECUPERO

Alcuni prodotti possono venire direttamente riutilizzati, mentre altri vengono riprocessati
per ottenere nuovi prodotti. La carta riciclata per esempio è fatta da vecchia carta e
cartone, le lattine di alluminio sono prodotte a partire da quelle vecchie usate, le bottiglie
ed i vasetti di vetro dal vetro recuperato, e così via. Anche i diversi tipi di plastica possono
venire recuperati. Il processo di recupero comporta un risparmio sulle fonti di
approvvigionamento di materie prime, riducendo le lavorazioni industriali con un ovvio
risparmio energetico. I rifiuti recuperati non vengono portati alle discariche od agli
inceneritori, riducendo sia i costi di smaltimento sia il possibile impatto ambientale.

       INFORMARE E RENDERE PARTECIPI

La separazione e la raccolta differenziata dei rifiuti, in qualunque modo esse vengano
organizzate, devono accompagnarsi ad un’ampia ed esauriente informativa rivolta alla
cittadinanza ed all’utenza in generale, per rendere tutti maggiormente consapevoli e con
un ruolo attivo in tali processi. La separazione, la raccolta ed il recupero possono, in
questo modo, salvaguardare sia il nostro ambiente che il nostro futuro.

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I RIFIUTI “UMIDI”
Per migliaia di anni, le attività umane domestiche si sono basate sul riutilizzo di tutti i
prodotti alimentari. Le famiglie che vivevano in campagna producevano da sole tutte le
materie di cui avevano bisogno – e a volte, in misura non sufficiente. Gli animali da cortile
mangiavano praticamente di tutto, inclusi gli avanzi e i rimasugli di cibo.
Tuttavia, le cose sono parecchio cambiate negli ultimi 50 anni. Quasi tutti ora vivono in
città od in piccoli paesi, il ciclo alimentare che esisteva in campagna è praticamente
scomparso, e noi spesso non sappiamo cosa fare con i nostri avanzi alimentari. Circa il
30%-35% dei rifiuti urbani è materia organica, che costituisce i cosiddetti “rifiuti organici”:
le bucce dei frutti, gli scarti del giardino, gli avanzi della carne o del pesce, le croste dei
formaggi, gli avanzi del tè o del caffè, i cereali, etc.
Tutto quello che non rientra nella categoria dei rifiuti umidi è chiamato “rifiuto secco”. Se
viene portata in una discarica a cielo aperto, la materia organica fermenta producendo
liquami e gas (biogas), entrambi potenzialmente inquinanti per l’ambiente circostante.
Come altri materiali, la parte umida dei rifiuti urbani può essere riutilizzata, producendo in
questo caso il COMPOST, utile quale concime organico per la semina.
Il COMPOST è un concime utile per la coltivazione di vegetali e di fiori, per l’agricoltura e
per l’allevamento degli animali, e come fertilizzante in genere per uso esterno alle
abitazioni. L’uso del COMPOST riduce quello di fertilizzanti chimici, maggiormente
dannosi per la salute.

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MATERIALI BIODEGRADABILI

I materiali biodegradabili sono prodotti con materia organica, principalmente con amido di
mais, grano e patate. Sono materiali termoplastici, prodotti con la stessa tecnologia
utilizzata per la plastica inorganica. Tra i vari prodotti: sacchetti, pannolini, posateria.

       IL “COMPOSTING” : UN PROCESSO NATURALE

Negli impianti di compostaggio (COMPOSTING), i rifiuti urbani vengono trasformati in
compost, una materia organica che assomiglia ad un terriccio fine e scuro. Il compost è un
fertilizzante di origine vegetale,     usato per le sue caratteristiche fisico-chimiche quale
additivo dei normali concimi, nell’ agricoltura e nel giardinaggio. I materiali più adatti per il
processo di compostaggio sono quelli con un alto contenuto organico, ad esempio l’erba o
i rami tagliati, gli avanzi di cibo, i rifiuti ortofrutticoli, comprese le cassette di legno.

I rifiuti, trasportati all’impianto di compostaggio, vanno a riempire differenti buche a
seconda del tipo. Ogni materiale necessita di un ben determinato tipo di trattamento: il
legno viene rotto in piccoli trucioli, mentre i rifiuti urbani domestici vengono sottoposti
all’azione di un setaccio rotante per eliminare i sacchetti di plastica. A questo punto, i
diversi rifiuti vengono miscelati assieme, impilati in colonne per un altezza di 2-3 metri, ove
andranno incontro ad un processo di decomposizione biologica controllata. Negli impianti
di compostaggio più avanzati, la decomposizione avviene in ambiente chiuso con il
controllo della ventilazione, ed il compost è miscelato automaticamente dalla macchina.
Come risultato, la materia organica viene ventilata in maniera migliore e più leggera, così
che i micro-organismi aerobi che la trasformano in compost possano usufruire di tutto
l’ossigeno di cui hanno bisogno. Se il compost non viene puntualmente smosso, i micro-
organismi responsabili della decomposizione che vivono in mancanza di ossigeno
(anaerobi) prendono il sopravvento, facendo semplicemente marcire la sostanza organica.
Dopo questa prima fase, il compost viene trasferito in altri ambienti, per la successiva
maturazione. L’ultima fase, di rifinitura, viene effettuata con un nuovo setaccio rotante. In
questo modo, si separano i materiali potenzialmente inquinanti che non sono stati
asportati durante il primo trattamento (ad es. pezzi di plastica), mentre ogni materiale

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organico presente in pezzi grossolani e non decomposto viene asportato, miscelato con
materiale fresco e sottoposto nuovamente all’intero processo.

       COME FARE IL “COMPOST” A CASA PROPRIA

Quando abbiamo raccolto una sufficiente quantità di rifiuti “umidi”, possiamo far partire il
nostro personale piccolo impianto di compostaggio.
La prima scelta da fare è tra un semplice accumulo di compost od un contenitore, il
“composter”, a tenuta stagna. Nel primo caso, il compost va ammucchiato in modo tale
che l’ampiezza del mucchio alla base misuri fino a due metri, con un altezza compresa tra
gli 80 cm. ed un metro e mezzo. Queste misure sono ritenute le migliori per poter creare il
microclima ideale all’interno del mucchio.
D’altra parte, il composter ha il vantaggio di proteggere il materiale dalla pioggia e dal sole,
potendo essere riempito ogni giorno, anche con piccole quantità di rifiuti. E’ la soluzione
ideale per piccoli spazi (giardini), ove l’uso del compost prodotto “a cielo aperto” può
essere la fonte di odori sgradevoli, potendo dar luogo anche a giustificate controversie con
il vicinato. Il composter è munito di un coperchio alla sommità, che rende agevole il
riempimento e che facilita la miscelazione dei materiali dall’esterno, e possiede
un’apertura alla base che permette l’asportazione del compost già formato. Vi sono sul
mercato vari modelli di composter, ottenuti a partire da plastica riciclata, in genere di forma
cilindrica, esagonale o quadrata.
Sia che si scelga di costituire un semplice cumulo di materiale “a cielo aperto”, ovvero
l’uso di un composter, le regole da seguire sono le stesse:
•   Rompere i pezzi di legno e i grossi avanzi di cibo in pezzi più piccoli;
•   Preparare il fondo con paglia e pezzi di corteccia, per permettere il ricircolo dell’aria e
    l’eliminazione dell’acqua sul fondo;

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•   Usare rifiuti secchi (legno, corteccia, cereali, foglie secche, truciolati) ed umidi (erba,
    rifiuti della cucina e del giardino, fiori appassiti), in uguali quantità;
•   Innaffiare il mucchio dapprima con maggior frequenza e poi sempre più di rado (test
    del “pugno”: spremere un poco di materiale nella vostra mano: non dovrebbe
    sgocciolare, ma lasciare il vostro palmo umido).
•   Se si sceglie di impiegare il metodo del cumulo “a cielo aperto”, dopo avere messo
    insieme il cumulo stesso, assicurarsi di coprirlo con idonea protezione di natura
    vegetale (foglie, paglia, sacchi di juta). Evitare in ogni caso la plastica, che limita la
    ventilazione.
•   Ove possibile, controllare la temperatura del mucchio regolarmente: se dovesse
    scendere sotto i 30°-40° in estate (o sotto i 20°- 30° in inverno), dare una miscelata al
    materiale. Nel caso non si possieda un termometro efficace, dare una miscelata al
    mucchio 15 giorni dopo averlo messo insieme.
•   Dare una miscelata al mucchio una o due volte, ad intervalli di 15-20 giorni, dopodiché
    non smuoverlo altrimenti.
•   Aspettare circa 9-12 mesi, per permettere al compost di essere perfettamente maturo.
•   Il compost maturo può essere setacciato, per eliminare i residui grossolani,
    particolarmente se si prevede un utilizzo come concime (letto) per i fiori.

CARTA E CARTONE
L’uso della scrittura ha fornito le basi per lo sviluppo della nostra cultura e della società in
cui viviamo. La produzione industriale di carta ha reso possibile lo scambio di messaggi,
idee, opinioni tra gli uomini di diverse nazioni.
La carta tuttavia possiede anche differenti utilizzi: ad esempio, per l’igiene personale e per
il riassetto domestico in cucina. Il cartone, invece, è usato principalmente per pacchi ed
imballaggi.
Molti non sanno che la carta può essere fatta a partire dal riso, dal lino, dal cotone, dalla
seta, dai panni di stoffa e dagli stracci, dal granturco, dal luppolo, dalle alghe e da un
numero infinito di altri materiali. La produzione su scala industriale utilizza tuttavia
prevalentemente le fibre della cellulosa.

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La carta ed il cartone possono inoltre essere fatti con carta e cartone riciclati. Il riutilizzo di
questi prodotti limita la quantità di acqua ed energia usate nella lavorazione industriale da
materie prime, e contribuisce a risparmiare spazio nelle discariche “a cielo aperto”.

                     La produzione di una tonnellata di carta richiede
              Da                         Materia prima                    Carta riciclata
            Alberi                               15                              0
            Acqua                          440.000 lt.                        1.800 lt.
          Elettricità                        76 Mw                            2,7 Mw

Nel container per la carta vanno messi: quotidiani, riviste, sacchetti di carta, scatole, block-
notes. I cartoni in genere (scatole ed ogni altro oggetto) devono essere rotti in piccoli pezzi
(a volte, sono previsti contenitori speciali).

LA PLASTICA
La plastica non è in realtà costituita da un unico materiale. Vi sono numerosi tipi di
materiali plastici che differiscono sia per le loro caratteristiche, sia per il modo in cui
appaiono e per come vengono usati. I materiali plastici originano tutti dagli idrocarburi:
ogni oggetto di plastica nasce da un pozzo di petrolio. Negli ultimi decenni, le materie
plastiche sono diventate estremamente comuni, cambiando i nostri modi di vita con oggetti
colorati, lucenti ed infrangibili, di costi contenuti, che possono essere ottenuti in differenti
forme modellate e riprodotti in enormi quantità.

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La caratteristica più importante della plastica è la sua resistenza – ma questo è anche il
suo principale difetto. Ci vogliono infatti secoli perché la plastica si decomponga. Sia che
si trovi in acqua o nel terreno, la plastica mantiene immutate le proprie caratteristiche per
un lungo periodo di tempo, mentre se viene bruciata produce sostanze tossiche ed
inquinanti, ed occupa un rilevante spazio nei luoghi di discarica (il 25% del volume
complessivo dei rifiuti contro il 10% del rispettivo peso).

I diversi tipi di plastica presentano tutti delle differenze di carattere fisico e chimico. I più
usati sono:
•   PE (Polietilene), usato per fare borse, recipienti, cassette, nastri adesivi e contenitori
    domestici per la spazzatura;
•   PET (polietilene tereftalato), usato per le bottiglie in plastica per alimenti.
•   PVC (polivinilcloruro), usato come contenitore per i detersivi, pellicole aderenti, cavi;
•   PS (polistirene), usato per occhiali e bicchieri di plastica, coltelleria, piatti, ed
    imballaggi.

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Sarebbe molto difficile per il nostro mondo rinunciare all’uso della plastica, così che
dobbiamo imparare a riciclarla. Nuovi oggetti possono infatti essere prodotti dalla plastica
compressa e rilavorata. Tuttavia, è necessario riconoscere ed imparare a separare i
differenti tipi di plastica, per poterli in seguito riciclare.

       Cosa va messo nel contenitore per la plastica :

Viste le differenze esistenti tra i vari tipi di plastica, i rifiuti vengono raccolti in maniera
differente, tenuto conto anche dell’organizzazione esistente all’interno delle singole aree.
In generale, i contenitori per le bevande (con l’etichetta PE o PET) vengono raccolti
insieme, oltre agli oggetti in PVC (le indicazioni per la raccolta sono riportate sul
cassonetto). La plastica che non reca l’etichetta PE, PET o PVC va invece raccolta
separatamente, o in un centro di raccolta od inviata ad un idoneo centro per lo
smaltimento.

IMPORTANTE: I contenitori di plastica occupano molto spazio. Prima di gettarli via,
occorre accartocciarli.

       LA PLASTICA RICICLATA

•   Il polietilene (PE) riciclato è usato per fare coperchi, contenitori per detersivi e
    contenitori domestici per la spazzatura.
•   Il PET è usato per contenitori, fibre per imbottitura, interni delle autovetture, accessori
    vari e materiale in tessuto-non tessuto.
•   Il PVC riciclato è usato prevalentemente nel settore dell’edilizia.
•   Dalla plastica eterogenea riciclata (non PE, PET o PVC) vengono ricavati parti per la
    sicurezza stradale e per la segnaletica, piccole parti per l’arredo domestico, giocattoli
    per bambini.

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IL LEGNO
Il legno viene usato sino dalla preistoria per costruire oggetti, per le case e per i veicoli,
per la sua resistenza e per la sua flessibilità.
Anche al giorno d’oggi vi sono molti oggetti di legno nelle nostre case, in particolare mobili
ed oggetti di arredo.
Il legno è usato in larga misura nel commercio edilizio, nella navigazione e negli
imballaggi, per cassette e pallets (pannelli di legno per l’industria).
Il legno è igienico e sicuro, non inquinante e completamente biodegradabile, anche se non
è saggio gettarlo via.
Per ottenere il legno, dobbiamo abbattere degli alberi, che rappresentano una risorsa
rinnovabile ma non esauribile, e che già scarseggia in alcune zone del nostro pianeta. E’
importante quindi non sprecare il legno, che può essere facilmente riciclato.
Grazie in particolare all’uso degli imballaggi (cassette, tavole e pallets industriali) ed alle
tecniche di lavorazione adottate, viene prodotto del materiale di ottima qualità.

       Il processo di riciclaggio del legno:

Dopo numerose fasi di taglio per ridurre il volume, e di lavaggio per eliminare le impurità
presenti, il legno viene ridotto in trucioli. Questi trucioli verranno trasformati in lastre
squadrate, che a loro volta diventeranno mobili e complementi di arredo.
In Italia, il settore industriale ricicla dai 2 ai 3 milioni di tonnellate di legno ogni anno.
Un’altra possibilità è quello di trasformarlo in cellulosa per l’industria della carta, o di
metterlo nella miscela per il compost.
Il legno può venire inoltre convertito in energia luminosa e calorica, e viene usato come
combustibile per gli impianti di produzione di energia termo-idraulica.
Il legno riciclato non solo permette di salvare le riserve forestali, ma riduce anche il peso
totale ed il volume totale dei rifiuti: circa il 21% dei rifiuti imballati sono costituiti da legno.

       GLI IMBALLAGGI

Le cassette ed i pallets industriali possono venire riutilizzati molte volte; quando questo
non è più possibile, vanno portati nei centri di raccolta.
                                                                                                       15
IL LEGNO RICICLATO

Ogni rifiuto di legno rotto può venire usato per produrre delle lastre di truciolato per
l’industria dei mobili, per produrre energia termica ed elettrica, od usato come fertilizzante
organico.

IL VETRO
Il vetro è il materiale ideale per i contenitori ad uso alimentare e non, destinati ad
accogliere bevande, cibo e liquidi in generale: è resistente ad agenti chimici ed
atmosferici, forte e stabile (può rimanere inalterato per centinaia di anni !).
L’industria del vetro usa solo metodi semplici e risale a tempi molto antichi. Il vetro viene
ricavato dalla fusione della sabbia, che proviene dai fiumi e dal mare, e può essere
colorato con l’aggiunta di particelle di ossidi metallici o di altri materiali.
L’eliminazione del vetro è difficoltosa, per la sua stabilità e resistenza: come sostanza
inerte, non si decompone nelle discariche “a cielo aperto” ed occupa molto spazio (circa il
10% del volume totale dei rifiuti); in un inceneritore, dove la temperatura massima
raggiunge solo i 950° C, non fonde (perché la sua temperatura di fusione è attorno a
1200°-1300°C), ed anzi interferisce con i processi della combustione dei rimanenti rifiuti.
Le stesse caratteristiche lo rendono tuttavia un materiale ideale per poter essere
riutilizzato un numero potenzialmente infinito di volte, sia come contenitore sia come
materiale riciclabile.
Il vetro viene raccolto in apposite “campane” e, dopo vari processi di selezione e di
pulitura, viene ridotto in piccoli pezzi e nuovamente fuso, dando luogo alla fine alla
produzione di nuove bottiglie e di altri oggetti in legno verde e scuro.

        PER PRODURRE UNA BOTTIGLIA DI VETRO SONO NECESSARI
              Da                          Materia prima                     Vetro riciclato
            Sabbia                             400 g                              0g
      Idrossido di sodio                       100 g                              0g
            Gasolio                            90 g                               10 g
            Calce                              100 g                              0g

                                                                                              16
Cosa va messo nel container per il vetro:

•    bottiglie, vasetti e barattoli;
•    frammenti di vetro e vetro in pezzi in genere

    Attenzione: le grosse lastre di vetro, gli specchi, i cristalli, la ceramica e gli oggetti di
    porcellana NON devono essere posti nel contenitore di raccolta, ma portati direttamente
    nei centri di raccolta.

                                                                                              17
L’ALLUMINIO
L’alluminio è entrato nella produzione industriale come materia prima solo in tempi
relativamente recenti. Si trova negli strati più profondi del nostro pianeta e viene estratto
dalla bauxite, un minerale che non è presente in Italia e che deve perciò essere importato.
L’alluminio è un buon conduttore di calore ed elettricità, ed è un materiale forte,
estremamente leggero, a prova di ruggine e non tossico. E’ perciò molto utile per
contenere il peso di macchinari, motori per autoveicoli e per aeroplani, per prodotti che
vengono a diretto contatto con gli agenti atmosferici (carrozzerie dei veicoli, industria
edilizia), e come contenitori per alimenti. Circa il 70% delle latte usate per contenere cibi e
bevande sono fatte di alluminio.
La sua resistenza alla corrosione crea tuttavia dei problemi ad un suo efficace
smaltimento.
L’alluminio riciclato permette di ridurre lo spazio occupato come rifiuto e di limitare l’uso di
materia prima e di elettricità.
Le lattine riciclate hanno la sigla AL stampigliata. I restanti contenitori di metallo (lattine per
olio e scatole di latta per cibi), sono fatti di foglietti di alluminio.

        LA PRODUZIONE DI 1 TON DI LATTINE DI ALLUMINIO RICHIEDE
               Da                          Materia prima                   Lattine riciclate
            Metallo                              bauxite                          0
           Elettricità                           17 Mw                         0,85 Mw

       Nel contenitore per l’alluminio vanno messi :
-              Lattine delle bevande (con la scritta AL);
-              foglietti e vassoi d’alluminio;
-              coperchi dello yogurt e similari.

ATTENZIONE : Le scatole di latta (per l’olio e i cibi in generale) NON dovrebbero essere
messi nel container per l’alluminio.

                                                                                                18
L’ALLUMINIO RICICLATO

Il minerale grezzo che contiene l’alluminio è difficile da estrarre e comporta l’utilizzo di un
significativo quantitativo di energia, nella successiva lavorazione. Per questi motivi, è
molto importante riciclare i contenitori in alluminio, lattine, coperchi ed altri oggetti simili.
L’alluminio può essere riciclato un numero di volte potenzialmente infinito, per produrre
nuovi blocchi di metallo e contenitori di buona qualità.

I BENI “DUREVOLI”

Tutti i materiali che sono destinati a durare nel tempo sono chiamati “durevoli”. Essi
comprendono mobili, elettrodomestici, frigoriferi e congelatori, climatizzatori, computers,
televisori, lavatrici e lavastoviglie.
Fino a non molti anni or sono, non c’erano molti apparecchi domestici nelle nostre case.
L’evoluzione delle scoperte scientifiche e le loro applicazioni industriali hanno

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notevolmente aumentato il numero degli stessi nelle nostre abitazioni. Per l’odierno
consumatore, quando un oggetto si rompe, diventa vecchio od obsoleto, non è più
utilizzabile.
E’ molto difficile trattare questo genere di rifiuti: si tratta in genere di oggetti pesanti,
costituiti da diversi tipi di materiali e contenenti sostanze velenose.
I frigoriferi, i congelatori ed i climatizzatori contengono cloro-fluoro-carburi (CFC), le
sostanze responsabili del buco nell’ozono.

UN CONSIGLIO: Quando si acquista un nuovo elettrodomestico, conviene scegliere un
fornitore che si occupi della gestione dell’usato, anche nell’ottica di un possibile riciclaggio.

ATTENZIONE: I mobili in buone condizioni e gli elettrodomestici che non si vogliono più
tenere perché considerati obsoleti possono essere molto utili per altre persone meno
fortunate. Ci sono negozi di “seconda mano” ed associazioni caritatevole in molte città,
che sono in genere ben disposte ad accettare merci di questo tipo.
Qualora non fossero più utilizzabili, i mobili e gli elettrodomestici di cui ci dobbiamo
sbarazzare vanno portati ai centri di raccolta e ad altri impianti di smaltimento opportuni.

Da un frigorifero usato, pesante sino a 50 Kg, si possono recuperare:
        •   30 Kg di acciaio
        •   3 Kg di rame ed alluminio
        •   1 Kg di clorofluorocarburi
        •   13.5 Kg di plastica
        •   1 Kg di vetro
        •   1.5 Kg di altri rifiuti

I RIFIUTI URBANI PERICOLOSI
I rifiuti urbani pericolosi comprendono tutti quei rifiuti che contengono sostanze dannose
per gli esseri umani e per l’ambiente. Per questo motivo, essi vanno raccolti
separatamente dai normali rifiuti, per evitare la formazione di tali sostanze. Tali rifiuti
vanno ulteriormente separati per la raccolta, perché ciascun tipo di rifiuto pericoloso ha il
suo specifico metodo di smaltimento.

                                                                                               20
I rifiuti urbani pericolosi si classificano in:
        •   medicinali;
        •   accumulatori e batterie (pile)
        •   prodotti col marchio “T” e “F”.
        •   Altri tipi di prodotti (lampadine, fari alogeni, toner e cartucce, oli motore)

I CONTENITORI PER I MEDICINALI SCADUTI

Sono contenitori molto comuni, che spesso si trovano nelle immediate vicinanze di una
farmacia. I medicinali raccolti vengono portati ai relativi impianti di incinerazione; le ceneri
vengono raccolte e sistemate nelle discariche, sigillate in contenitori di cemento per
evitare che sostanze potenzialmente tossiche e dannose vengano rilasciate nell’ambiente.

ACCUMULATORI E BATTERIE

La storia dell’elettricità comincia con la pila di Alessandro Volta, costruita alla fine del
diciottesimo secolo.
Oggigiorno, le batterie a pila forniscono energia per i materiali elettrici che usiamo quando
studiamo, al lavoro, nel tempo libero e quando facciamo i compiti: in un solo anno,
ciascuno di noi getta via 400 g di pile usate.
Le batterie a pila sono di due tipi : comuni          (alcaline o zinco-carbonio), usate per i
giocattoli, registratori etc, e speciali (al mercurio), che sono di dimensioni più ridotte e che
vengono usate per orologi, macchine fotografiche e mezzi protesici per la sordità. Le
batterie a pila contengono acidi e metalli pesanti (piombo, mercurio, manganese, litio e
cadmio), che sono tutte sostanze dannose per l’ambiente. Queste sostanze presentano la
particolarità di non venire degradate nell’ambiente in cui sono rilasciate, potendo passare
nella catena alimentare da un animale all’altro, ed accumulandosi nei tessuti ed organi
degli animali e dell’uomo sino a produrre gravi danni (la dose letale di mercurio è stimata
in soli 1.5 g).

Diventa pertanto estremamente importante raccogliere queste batterie nei relativi
contenitori, spesso sistemati in vicinanza delle scuole o lungo le strade cittadine. Questi
contenitori vengono portati in impianti speciali, dove vengono annegati in blocchi di

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cemento per evitare la fuoriuscita di sostanze dannose nell’ambiente od, in alternativa,
sottoposti al processo di incenerimento.

Gli accumulatori per le nostre autovetture che non possono venire riutilizzati vengono
smaltiti da ditte specializzate o da un meccanico di fiducia, che le può smaltire in tutta
sicurezza.

IL RECUPERO DELLE BATTERIE A PILA

Sono al momento in fase di studio alcuni metodi che consentano di riciclare almeno parte
dei metalli pesanti. I migliori risultati ottenuti sono quelli che riguardano il recupero
dell’ossido di mercurio in pile a bottone per uso specialistico.

LE BATTERIE

Le batterie esaurite contengono dal 60% al 75% di piombo, dal 25% al 28% di acido
solforico, e dall’8% al 10% di materiale plastico. Se vengono raccolte e processate negli
opportuni impianti, una significativa quantità di queste sostanze può venire recuperata e
riusata in vari modi, con un altrettanto significativo risparmio di energia. Il piombo in
particolare può essere riutilizzato per produrre nuove batterie, nell’industria della ceramica
e per produrre le schermature anti-X utilizzate nei reparti ospedalieri di Radiologia
diagnostica e di Radioterapia.

I PRODOTTI COL MARCHIO “T” E “F”

Queste lettere sono impiegate per designare quei prodotti per uso domestico contenenti
sostanze tossiche (“T”) ed infiammabili (“F”). Molti prodotti contengono tali sostanze,
tuttavia la lista dei principali comprende:
1. MARCHIO “T”:
   a) Insetticidi;
   b) Disinfettanti per uso ambiente;
   c) Topicidi.

2. MARCHIO “F”

                                                                                           22
a) Alcool etilico per spiriti e liquori;
    b) Alcool metilico;
    c) Prodotti per la pulizia e l’igiene degli ambienti;
    d) Prodotti antimacchia (tricloroetilene)
    e) Solventi (acetone, terpeni)
    f) Prodotti anti-tarme.

Sulle confezioni di tali prodotti sono riportati dei simboli:
•        un cranio (sostanza tossica)
•        una croce (prodotto dannoso)
•        una provetta (prodotto corrosivo)
•        una fiamma (prodotto infiammabile)

E’ naturale che, per i rischi che tali prodotti comportano, essi debbano venire separati dagli
altri rifiuti.

RACCOLTA DEI RIFIUTI PERICOLOSI

Se non vi sono contenitori speciali, questi rifiuti vanno portati direttamente ad un centro di
raccolta. Data la rischiosità di tali sostanze, la raccolta non ha come scopo il riciclaggio,
ma la riduzione di ogni possibile inquinamento che esse possono causare. Per la stessa
ragione, lo smaltimento di questi contenitori va effettuato nelle migliori condizioni di
sicurezza, usando tecniche differenti come l’incenerimento o la neutralizzazione, od anche
accumulandoli per un periodo di tempo indefinito.

IL NEON E LE LAMPADINE

Le lampadine elettriche ed alogene non devono essere buttate liberamente. Le lampade al
neon contengono un         gas (il neon, per l’appunto), che è dannoso per l’ambiente. Le
lampadine al neon e quelle elettriche vanno pertanto portate nei centri di raccolta, così
come altri oggetti potenzialmente pericolosi (ad es. i termometri al mercurio).

I “TONER” ESAURITI

                                                                                           23
I “toner” per stampanti e fotocopiatrici esauriti, così come le cartucce ad inchiostro
contengono residui chimici che sono potenzialmente dannosi per l’uomo e per l’ambiente.
Per questa ragione, i “toner”, i nastri e le cartucce esaurite vengono raccolte da ditte
specializzate.

GLI OLI MOTORE

Gli oli per macchinari e per motori di autoveicoli provengono da minerali, o possono venire
prodotti sinteticamente, mentre gli di origine vegetale vengono usati in cucina. Tutti
causano seri problemi di inquinamento qualora vengano rilasciati nell’ambiente: essi
imbevono il terreno e possono contaminare le sorgenti di acqua al suolo. Un Kg. di olio
sulla superficie di una distesa d’acqua      forma una pellicola infrangibile grande come
l’estensione di un campo di calcio, che uccide tutta la vita animale sottostante ad essa.
Perciò, gli oli devono essere smaltiti da ditte specializzate, dove possono venire
ricondizionati o bruciati per produrre energia.

I RIFIUTI INERTI
I rifiuti inerti, prodotti dell’edilizia, rappresentano uno dei tipi più comuni di rifiuti non
domestici, sui quali non esistono statistiche certe, in rapporto alla mancanza di idonei
regolamenti che assicurino un loro costante e controllato smaltimento.

COSA E’ LA DEMOLIZIONE SELETTIVA ?

In un progetto edilizio, vengono impiegati numerosi materiali eterogenei: si passa dal
legno, usato sia per le opere di carpenteria che per le impalcature, alla plastica, al cartone,
al metallo, agli imballaggi vuoti, ai rifiuti di materiale sintetico (materiali isolanti ed
idrorepellenti), alle ceramiche ed ai residui delle opere di demolizione (materiale di risulta,
cemento, mattoni rotti, etc.). Proprio le opere di demolizione permettono una relativa
selezione dei materiali, garantendo la separazione tra parti riusabili e riciclabili,
consentendo in ultima analisi il riutilizzo dei materiali stessi recuperati come materia prima-
seconda nelle successive fasi costruttive.

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DOVE VIENE PORTATO IL MATERIALE DELLA DEMOLIZIONE ?

       La legge Ronchi ha stabilito il divieto assoluto di usare nelle costruzioni alcuni materiali
       provenienti dalle opere di demolizione, come ad esempio i pezzi di vecchio intonaco, che
       devono essere portati ad un impianto di riciclaggio per il loro definitivo riutilizzo.

       COME FUNZIONA UN IMPIANTO DI RICICLAGGIO

       Un impianto di riciclaggio può essere paragonato ad un mulino, dove il materiale originario
       viene ridotto in pezzi più piccoli, con l’asportazione di eventuali parti inutilizzabili. Con
       questo sistema, si riducono la quantità di rifiuti prodotti e lo spazio necessario per
       accumularli, consentendo inoltre il risparmio di risorse naturali.

       Come si possono riutilizzare questi materiali ?

                          Materiale di risulta dalle opere di demolizione

          SABBIA                          PIETRE - CIOTTOLI                            MATERIALE DI
                                                                                       STABILITURA
•   Supporto per oleodotti,           •   Drenaggio      di    terreni
    gasdotti e fognature                  acquitrinosi                          •    Finitura di pavimentazioni
•   Drenaggio      per   terreni                                                     (massetti)
    grassi ed argillosi                                                         •    Ghiaietto per strade rurali
•   Usata con il calcestruzzo                                                   •    Costruzione di terrapieni
    per le fondamenta

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LE DISCARICHE
La raccolta selettiva dei rifiuti, il loro riutilizzo, il riciclaggio ed il recupero degli stessi ne
riducono la quantità da smaltire direttamente. Nonostante ciò, rimane una parte di rifiuti
che non possono essere né riusati né riciclati. In primo luogo, vi sono rifiuti generati dagli
errori che facciamo, per nostra pigrizia o per inefficienza della Pubblica Amministrazione,
che non ha provveduto ad informare adeguatamente i cittadini dell’importanza della
raccolta differenziata. Vi sono tuttavia alcuni tipi di rifiuti che non possono essere in alcun
caso ricuperati, per mancanza di tecnologia allo stato attuale, e che devono pertanto
subire un processo adeguato di smaltimento.

LO SMALTIMENTO DEI RIFIUTI

Dopo aver esaminato tutti i metodi possibili per il recupero dei materiali, i rifiuti non
riutilizzabili né riciclabili devono essere smaltiti nel terreno, in discariche “a cielo aperto”,
opportunamente attrezzate. Il termine “discarica” si riferisce ad un’area            usata per lo
smaltimento dei rifiuti, dove essi vengono depositati, od al suolo, od interrati. La legge
n°36 del 13/01/03 dispone severi requisiti tecnici e legali allo scopo di prevenire (o, quanto
meno, di ridurre il più possibile) le ripercussioni negative sull’ambiente che questo metodo
di smaltimento dei rifiuti inevitabilmente comporta. In particolare, con il dispositivo di legge
si è cercato di ridurre l’inquinamento al suolo e delle acque sotterranee, l’inquinamento
dell’atmosfera e l’impatto sul verde ambientale, oltre ai rischi relativi alla salute pubblica.
Le discariche si classificano in:
•   Discariche per rifiuti non pericolosi;
•   Discariche per rifiuti pericolosi;
•   Discariche per rifiuti inerti (rifiuti solidi che non subiscono alcun significativo
    cambiamento fisico o biologico). Tali rifiuti possono anche essere combusti in un
    inceneritore.

I LUOGHI DELLE DISCARICHE

Le discariche sono aree attrezzate usate per lo smaltimento dei rifiuti. Vi sono alcuni
requisiti che devono essere rispettati, allo scopo di prevenire il rischio di inquinamento.

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In primo luogo, le discariche devono essere situate ad una distanza di sicurezza dai centri
abitati, ed inoltre non devono trovarsi in prossimità di sorgenti di acqua potabile, fiumi,
ruscelli o laghi. Secondariamente, il terreno delle discariche deve essere stabile, senza
fenomeni di sussidenza o di smottamenti.
La struttura di una discarica per rifiuti urbani è relativamente semplice: si tratta di una
grossa fossa creata nel terreno, con il fondo della stessa reso impermeabile dall’aggiunta
di argilla e di un rivestimento di materiale plastico. Queste precauzioni proteggono il
terreno sottostante dalla fuoriuscita di liquami altamente inquinanti, che possono
contaminare le falde freatiche e che si formano quando l’acqua piovana si miscela con le
sostanze prodotte nella decomposizione dei materiali. I liquami vengono estratti da pompe
posizionate all’interno della discarica e convogliati verso un impianto di purificazione. Un
altro prodotto intermedio della decomposizione dei rifiuti è rappresentato dal biogas,
composto prevalentemente da metano e biossido di carbonio, che viene anch’esso
estratto e convogliato verso un impianto per la produzione di energia elettrica, dove è
usato come combustibile. I prodotti della decomposizione che non vengono diversamente
riutilizzati sono bruciati direttamente con delle torce di grosse dimensioni che si trovano
sulla superficie della discarica; una piccola frazione di gas sfugge tuttavia direttamente
nell’aria, e rende ragione del cattivo odore che caratterizza tali luoghi.
Nelle moderne discariche, i rifiuti non vengono semplicemente accumulati, ma subiscono
un vero e proprio processo di “coltivazione”. Dopo essere stati compressi da opportune
macchine a formare uno strato relativamente sottile, vengono ricoperti con del terreno, ed
il processo ripetuto più volte per nuovi strati. Questo permette alla discarica di accumulare
più rifiuti possibili, aumentando al tempo stesso il processo di filtrazione, che facilita il
recupero dei liquami.

                                                                                          27
GLI INCENERITORI
Gli inceneritori sono costituiti da impianti dove i rifiuti vengono bruciati e ridotti in cenere. Il
cuore di un inceneritore è rappresentato da una camera di combustione primaria, che
costituisce una vera e propria fornace. I rifiuti vengono bruciati in tale camera a
temperature altissime (fino a 950° C), producendo calore, cenere ed un fumo spesso, che
è a sua volta combustibile.
Ecco come avviene l’intero processo:
I rifiuti vengono portati all’impianto di incenerimento ed accumulati in un apposito
magazzino. Una tazza mobile di un nastro trasportatore li solleva trasportandoli nelle
tramogge dell’inceneritore, che conducono direttamente alla camera di combustione
primaria.   La combustione, che in teoria potrebbe iniziare anche da sola poiché il
potenziale termico dei rifiuti urbani è maggiore dell’ energia di cui l’intero processo ha
bisogno per autoalimentarsi, viene innescata da un fornello. Nella pratica, dato che
l’umidità e la composizione dei rifiuti possono variare, è spesso necessario aggiungere del
combustibile, in genere gasolio. I rifiuti vengono bruciati sino a temperature di 850°-950°
C, e tutto quello che rimane alla fine di tale processo è rappresentato da ceneri e fumo.
Cosa accade alla fine ?
Circa il 30% del peso della sostanza rimanente è costituito da cenere. Dato che questa
contiene sostanze tossiche, come metalli pesanti, piombo e cadmio che rimangono
nell’atmosfera, queste devono venire smaltite in idonei siti di una discarica. D’altra parte, il
fumo rilasciato nell’atmosfera subisce un idoneo processo di purificazione, per asportare le
sostanze tossiche come la diossina ed i furani. In questo caso si utilizza una camera di
combustione secondaria, con una temperatura di 1200°-1300°C, abbastanza alta da
“rompere” ogni molecola organica. Il risultato di tale operazione viene convogliato in
un’altra parte dell’impianto dove subisce un processo di filtrazione per rimuovere le polveri,
ed infine trattato con sostanze chimiche per asportare i contaminanti gassosi. Da ultimo, il
fumo viene rilasciato tramite alcune grosse ciminiere nell’atmosfera.
Durante il processo di combustione, viene prodotta un’enorme quantità di calore, che può
venire parzialmente convertito in energia elettrica, tramite apposite turbine a vapore, di cui
sono dotati gli impianti di incenerimento più moderni.

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