I mille volti di un architetto rivoluzionario - BPS-Suisse
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LE CORBUSIER ..................................................................................................................................................................................................................... I mille volti di un architetto rivoluzionario Testi di Giampiero Bosoni, Brigitte Bouvier, Philippe Daverio, Alessandra Dolci, Fulvio Irace, Sergio Pace, Bruno Reichlin, Marida Talamona, Simon Zehnder
I mille volti di un architetto rivoluzionario ..................................................................................................................................................................................................................... Introduzione «Le Corbusier ha cambiato l’architettura. E l’architetto.» Questo vibrante elogio di André Malraux è ancora molto attuale. Le Corbusier, al secolo Charles-Édouard Jeanneret (1887-1965), è tutt’oggi considerato l’architetto più fecondo e influente del XX secolo. Architetto, creatore di mobili, pittore, scultore, teorico e poeta, ha costruito 75 edifici in 11 Paesi, ideato 42 progetti urbanistici, scritto 34 libri. Ci ha lasciato 8000 disegni e oltre 500 tra quadri, sculture e arazzi. La sua opera – concepita e realizzata tra l’inizio degli anni Venti, periodo in cui vide la luce il Movimento Moderno, e gli anni Sessanta – segna una rottura radicale con gli stili, le tecnologie e le pratiche costruttive del “passato”. Contrario a ogni forma di accademismo, Le Corbusier rivoluziona le tecniche e il lessico dell’ar- chitettura, contrapponendo nel 1927 ai cinque ordini architettonici classici “i cinque punti dell’architettura nuova”: i pilotis, il tetto-giardino, la pianta libera, la facciata libera, la finestra a nastro. La complementarietà unica delle sue opere e dei suoi scritti teorici – diffusi dal 1928 ad opera dei Congressi Internazionali di Architettura Moderna (CIAM) – farà di lui il portavoce dell’architettura moderna. Le Corbusier, che non smise mai di viaggiare per imparare, divulgare le proprie teorie e costruire, fu in effetti il primo architetto a esercitare simultaneamente la propria attività in diversi continenti, quasi un architetto globale ante litteram. Nei suoi uffici parigini al civico 35 di rue de Sèvres accolse giovani architetti giunti da tutto il mondo per imparare da lui. Nel solco dell’Esprit Nouveau, a lui tanto caro, essi rivoluzioneranno l’architettura nei loro Paesi d’origine: Balkrishna Doshi, vincitore del Pritzker Prize nel 2018, in India; Kim Chung Up in Corea; Junzô Sakakura, pioniere del Movimento Moderno, in Giappone. «A piene mani ho ricevuto, a piene mani dono»: la sua opera, che trae origine da un’inesauribile curiosità verso la città e le sue trasformazioni, testimonia la sua volontà di fare dell’architettura un’arte sociale, ispirata a canoni umanisti, per rispondere ai bisogni dell’uomo moderno. Le Corbusier si è interessato a tutti i temi che hanno segnato il XX secolo, ai concetti di spazio individuale e collettivo dell’abitare, ma anche agli edifici pubblici, culturali, religiosi o industriali. Precursore dell’architettura sostenibile e autore di capolavori come villa Savoye a Poissy, la Cité Radieuse a Marsiglia, la cappella di Ronchamp e il Campidoglio di Chandigarh, in India, Le Corbusier fu però a lungo osteggiato per la sua visione d’avanguardia. Oggi il frutto del suo ingegno è considerato un eccezionale contributo alla modernità, tanto che nel 2016 l’UNESCO ha iscritto negli elenchi del Patrimonio Mondiale 17 tra edifici e luoghi da lui costruiti e progettati. A pagina I: Brigitte Bouvier Le Corbusier a Stoccolma, 1960 ca. Direttrice Fondation Le Corbusier A sinistra: L’architetto svizzero nella sua casa di Boulogne in Francia. Qui è seduto nello studio con i quadri appoggiati e appesi ai muri, 1950. III
I mille volti di un architetto rivoluzionario ..................................................................................................................................................................................................................... La vita di Charles-Édouard Jeanneret-Gris, in arte Le Corbusier di Sergio Pace* A sinistra: L’intenso ritratto di un giovane Le Corbusier negli anni Venti. In questa pagina: Con la moglie Yvonne a Le Piquey (Francia), 1930 ca.
Le Corbusier ..................................................................................................................................................................................................................... Come accadeva da oltre quindici anni, du- 1905 d’un corso superiore dedicato alle ulti- rante l’estate del 1965 Le Corbusier stava me tendenze delle arti decorative, in parti- trascorrendo qualche settimana di vacanza colare all’Art Nouveau internazionale: l’ar- nel proprio cabanon, affacciato sulla spiag- chitettura è una delle discipline in campo gia di Roquebrune, in Costa Azzurra. An- e il brillante Jeanneret sembra assimilare che quella mattina del 27 agosto, il clima in fretta ogni insegnamento, fino a riusci- mite lo aveva convinto a fare un bagno, so- re a disegnare e costruire la propria opera litario come sempre. Un tuffo, poche brac- prima, villa Fallet (1906). Terminati gli stu- ciate verso il largo. Furono due turisti di di superiori, grazie all’ottimo rendimento passaggio ad accorgersi che aveva difficoltà scolastico, ottiene di partire per un viaggio a nuotare. Pochi minuti dopo l’intervento che lo porta a visitare l’Italia, l’Austria, la dei vigili del fuoco di Mentone, il suo corpo Germania meridionale, la Francia orien- esanime fu trasportato a riva: non c’era più tale e, infine, Parigi. Dotato di vivace in- nulla da fare. Il corpo fu sepolto accanto a traprendenza, riesce a entrare in contatto quello della compagna Yvonne, nel piccolo con alcuni dei protagonisti dell’architettura cimitero a picco sul mare, in una tomba che contemporanea, da Josef Hoffmann a Tony lui stesso aveva immaginato, decorata solo Garnier. È però nella capitale francese che, da una lapide colorata in bianco, azzurro, dal 1908, dà una svolta alla propria vita. giallo e rosso. Lontano dalla commovente Arrivato a conoscere l’architetto svizzero intimità di quei luoghi, il 1° settembre suc- Eugène Grasset, che gli assicura le prime cessivo André Malraux volle organizzare nozioni di disegno tecnico, riesce a farsi una cerimonia di commiato a Parigi, nella assumere come disegnatore nella agence cour carrée del Louvre. dei fratelli Perret. Qui conquista presto la Si concluse così, prima in solitudine sulle fiducia di Auguste e compie il suo primo sponde del Mediterraneo e poi tra la folla apprendistato d’architettura e costruzio- della capitale francese, la vita del più cele- ne, messo alla prova con la realizzazione, di bre architetto del XX secolo, Charles-Édou- nuovo a La Chaux-de-Fonds, delle ville Jac- ard Jeanneret-Gris, in arte Le Corbusier. quemet (1907) e Stotzer (1908). Una vita che aveva avuto inizio il 6 ottobre Dai Perret, tuttavia, rimane circa sedici 1887 nella cittadina di La Chaux-de-Fonds, mesi. Nell’aprile 1910, su incarico della sua adagiata in una valle a mille metri di quota antica scuola, parte per un lungo viaggio nel Giura svizzero. che gli fa conoscere meglio la Germania; a Berlino lavora per otto mesi nello studio di Peter Behrens. Nell’estate 1911, si spinge oltre, fino ai Paesi balcanici, alla Grecia, a Istanbul, per rientrare attraverso Napoli, Roma, Firenze e Pisa. Nel tragitto, riempie taccuini di disegni straordinari per capaci- tà d’interpretazione e scatta centinaia di fotografie: è il suo Voyage d’Orient. La tomba dove è sepolto insieme alla moglie Yvonne, La formazione del giovane Charles-Édou- Roquebrune-Cap- Martin. ard è legata all’industria orologiera, princi- pale attività della propria città natale. Nel A destra: Barche sul Bosforo, 1900 è iscritto dal padre alla locale scuo- matita di grafite, la d’arte, dove ha occasione d’incontrare inchiostro nero e acquerello su carta Charles L’Eplattenier, peintre décorateur Canson, 1911. che, con ottimo intuito, si fa promotore nel VI
I mille volti di un architetto rivoluzionario ..................................................................................................................................................................................................................... Da sinistra: Tornato nella città natale, sperimenta un tale sovrastante presenza, è necessario ri- Amédée Ozenfant, Albert Jeanneret vero rinnovamento del proprio linguaggio correre a una serie di nomi di fantasia per e Le Corbusier, figurativo con la villa Jeanneret-Perret, la firmare i diversi interventi: mutuando l’e- nell’ufficio dell’“Esprit Nouveau”, Parigi, maison blanche per i propri genitori (1912); spressione da un antenato albigese, Char- 1920 ca. sarà questo, tuttavia, un progetto sfortu- les-Édouard diventa, ora e per sempre, Le Copertina del nato, ricompensato da una seconda casa, Corbusier e con tale pseudonimo firma tre primo numero la petite maison, costruita per loro a Corse- raccolte di articoli apparsi sulla rivista, inti- dell’“Esprit Nouveau”, aux (Svizzera), sulle rive del lago Lemano tolate rispettivamente Vers une architecture ottobre 1920. (1923-24). Gli anni della guerra lo vedono (1923), Urbanisme (1924) e L’Art Décoratif pendolare tra la Svizzera e Parigi, con brevi d’aujourd’hui (1925), destinate a entrare tra incursioni in Germania, continuando a far i testi d’architettura canonici del XX secolo. ricerca sulle costruzioni in cemento armato. La carriera d’architetto non è l’unica che Nasce così quell’icona della tipologia strut- gli interessi. Ad esempio, tiene moltissimo turale e, in generale, dell’architettura nove- a essere riconosciuto come artista in senso centesca cui Charles-Édouard dà il nome di lato e, a partire dalla prima esposizione del maison Dom-Ino, fusione dei termini domus 1919 alla Galérie Thomas, numerose sono e innovation. le testimonianze di un impegno indefesso in scultura e soprattutto in pittura. Negli stessi anni, anche la sua vita privata vede una svolta decisiva: tramite la compagna di Ozenfant, nel 1922 conosce Jeanne-Victori- ne Gallis (1892-1957), detta Yvonne, manne- quin monegasca di gran temperamento che, malgrado una posizione sempre defilata, influenzerà non poco la biografia personale e professionale di Le Corbusier, diventando sua compagna di vita. La neutrale Svizzera rimane un approdo sicuro in questi anni turbolenti. Nel 1916 a La Chaux-de-Fonds realizza altri due capo- lavori: la villa Schwob e il cinema La Sca- la. Ciononostante, è chiaro che i suoi sogni possono essere coltivati solo altrove. Nel 1917 torna a Parigi, per aprirvi il suo primo atelier indipendente, al 20 rue de Belzunce, trasferendosi poi al 29 rue d’Astorg. Nel cli- ma fervido del primo dopoguerra, arriva a conoscere i maggiori esponenti delle avan- guardie, primo fra tutti colui che diverrà compagno di imprese straordinarie: il pit- tore Amédée Ozenfant. È con lui, oltre che con Paul Dermée, che avvia un progetto cul- turale di ampio respiro: nell’estate 1920 na- sce “L’Esprit Nouveau”, rivista destinata a mettere in scena la modernità in tutte le sue raffigurazioni, attraverso una serie di bre- vi articoli, scritti e illustrati quasi sempre dai suoi fondatori/editori. Per mascherare VII
Le Corbusier ..................................................................................................................................................................................................................... Da sinistra: Anche se la maggior parte dei piani urbani- Fernand Léger, Charlotte Perriand, stici rimane sulla carta – ad esempio, il Plan Le Corbusier, Albert Voisin per Parigi (1925), il Plan Obus per Al- e Pierre Jeanneret, Jean Badovici. geri (1930-34) o la Ville Radieuse (1935) – tali CIAM, Atene, 1933. disegni non solo diventano icone della cultu- Sotto: ra architettonica contemporanea, ma testi- La carta d’identità moniano anche l’impegno pubblico del loro di Le Corbusier. autore, alla ricerca di sostegno per la rea- lizzazione delle proprie idee, a prescindere dal regime politico. All’approssimarsi della guerra, chiuso l’atelier nel 1940, Le Corbu- sier ripara prima in un piccolo villaggio dei Pirenei, per tornare poi più vicino alle zone cruciali del conflitto in Francia, alla ricerca di appoggi tra le file del governo di Philippe Nel 1922, grazie al determinante contribu- Pétain, a Vichy, cittadina dove addirittura si to del cugino Pierre Jeanneret, emigrato trasferisce nel 1941-42, attratto da un’idea anch’egli da Ginevra a Parigi, chiude l’e- vaga di modernizzazione che non tiene con- sperienza di rue d’Astorg per rifondare un to dei caratteri liberticidi, razzisti e antise- nuovo atelier al 35 rue de Sèvres, base ope- miti del regime collaborazionista. rativa di tutti i lavori successivi, luogo d’in- Nonostante tutto, grazie alla combinazione contro di professionalità e culture diverse. tra fama internazionale e sostegno nazio- Tra gli altri, dal 1927 affiancherà i due cugi- nale, il dopoguerra diviene per Le Corbu- ni Jeanneret, soprattutto nel progetto degli sier una stagione di nuovi, fervidi progetti, elementi d’arredo, la designer Charlotte in particolare promossi attraverso l’Asso- Perriand (1903-99), mentre dal 1936 André ciation des Constructeurs pour la Rénova- Wogenscky (1916-2004) svolgerà un fonda- tion Architecturale (AsCoRAl), concepita mentale ruolo di coordinamento. negli ultimi anni di guerra per preparare In virtù di tale nuovo assetto professiona- le, nascono una serie di iniziative e opere che porteranno al gruppo gloria interna- zionale. Al Salon d’Automne, nel 1922, Le Corbusier espone la maison Citrohan, mo- dello abitativo concepito come risultato di un processo produttivo paragonabile a quello delle automobili. È l’inizio di un suc- cesso formidabile, costellato di case e ville costruite per l’élite più colta della capitale, presto divenute capolavori del XX secolo. Nel frattempo, ottiene la cittadinanza fran- cese: sulla carta d’identità è definito hom- me de lettres e, nel dicembre 1930, sposa Yvonne, con la quale, quattro anni dopo, va ad abitare agli ultimi due piani dell’im- meuble Molitor, al 24 rue Nungesser et Coli, disegnato con Pierre Jeanneret (1933-34). Innumerevoli diventano i suoi spostamen- ti tra Europa e Americhe, spesso legati a incarichi di rilievo: tali esperienze costi- tuiscono il cuore del proprio intervento al IV Congrès International d’Architecture Moderne (CIAM), tenutosi in Grecia nel 1933, e della Charte d’Athènes, pubblicata dieci anni dopo. VIII
I mille volti di un architetto rivoluzionario ..................................................................................................................................................................................................................... È la consacrazione definitiva di un uomo che, del resto, è già da tempo divenuto un’i- cona popolare del Novecento, anche grazie a un uso accurato della propria immagine, caratterizzata da pochi elementi inconfon- dibili, moltiplicati dai mass media di tutto il mondo: primi fra tutti, i grandi occhiali neri, rotondi, da ultimo immortalati nel ritratto che dal 1997 appare sulle banconote da 10 franchi svizzeri. Quando muore nelle acque del Mediterraneo, di fronte al suo minuscolo cabanon, il giovane e ambizioso apprendista incisore d’orologi di La Chaux-de-Fonds, divenuto pittore, scultore e architetto oltre che infaticabile polemista, è ormai entrato il proprio ritorno sulla scena professionale nel mito dell’architettura contemporanea nell’attesa dell’inevitabile Ricostruzione. per aver costruito in undici Paesi di quattro Nel gennaio 1943 l’atelier in rue de Sèvres continenti e, soprattutto, per aver incarnato riapre i battenti: due anni dopo, a guerra prodezze e contraddizioni della modernità conclusa, sarà riorganizzato per integrare novecentesca. meglio le competenze legate alla costruzio- ne e al cantiere, con la creazione dell’Ate- lier des Bâtisseurs (AtBat) guidato, fino al 1948, assieme all’ingegnere Vladimir Bodiansky (1894-1966). Gli incarichi non tardano a tornare, per interventi sempre più imponenti. Oggetto eminente di studio negli anni Cinquanta e Sessanta diventano così i grandi interventi abitativi e/o monu- mentali: l’Unité d’habitation di Marsiglia (1945-52), la cappella di Notre-Dame-du- Haut a Ronchamp (1950-55), in Francia, il convento domenicano di Sainte-Marie de La Tourette a Éveux (1953-60), sempre in * Sergio Pace Francia, il Carpenter Center for the Visual Professore di Storia dell’architettura Arts a Cambridge, Massachusetts (1961-64) presso il Dipartimento di Architettura e, soprattutto, il centro politico e ammi- e Design del Politecnico di Torino. nistrativo di Chandigarh (1950-65), nello Stato indiano del Punjab, tour de force reso possibile dalla presenza costante dell’inso- stituibile Pierre Jeanneret. La celebrazione della gloria del Maestro svizzero non conosce soste, anche all’indo- mani della sua morte, quando Jean Petit pubblica il primo lavoro biografico basato su I collaboratori di Le Corbusier nello documenti d’archivio originali: Le Corbusier studio al 35 Rue de parle (1967). Innumerevoli studi, ricerche, Sèvres, Parigi, anni Cinquanta. premi gli sono stati intitolati per iniziativa della Fondation Le Corbusier, concepita A destra: Le Corbusier dallo stesso architetto nel 1957 al fine di sul cantiere di perpetuarne fama e memoria attraverso la Notre-Dame-du- Haut, Ronchamp, conservazione dei propri archivi, personali anni Cinquanta. e professionali. IX
I mille volti di un architetto rivoluzionario ..................................................................................................................................................................................................................... Un uomo dalla personalità poliedrica di Alessandra Dolci* A sinistra: Murales di Le Corbusier nella villa E1027 di Jean Badovici ed Eileen Gray, Roquebrune-Cap-Martin, 1939 ca. In questa pagina: Le Corbusier e Pierre Jeanneret sulla spiaggia di Le Piquey, 1933.
Le Corbusier ..................................................................................................................................................................................................................... Intenzione di questo scritto è ripercorrere, un artista dai molti talenti e interessi, che attraverso gli autorevoli saggi che compon- spaziavano dalla fotografia al cinema, dalla gono l’inserto, la cangiante e dirompente fi- musica alla grafica, dalla natura alla bio- gura dell’uomo Le Corbusier, valorizzando, logia. È riuscito a lavorare in parallelo su in particolare, la sua visionaria lungimiran- più linee di ricerca, apparentemente con- za e il suo ampio sperimentalismo declinato trastanti fra loro, e a fonderle insieme per in più discipline. cambiare definitivamente il mondo del suo Il pittore francese Fernand Léger fa di lui (e del nostro) tempo. È stato uno sperimen- un curioso e personalissimo ritratto, ricor- tatore instancabile, ma forse e soprattutto dandolo così quando lo incontra per la pri- un “uomo di lettere”, come indicato nella ma volta a Parigi nel 1920: sua carta d’identità: questo perché dell’ar- chitettura e della creazione artistica aveva «Vidi venire verso di me, estremamente una concezione molto più vasta e legata pro- rigido, uno straordinario oggetto mobi- fondamente alla cultura dell’Umanesimo in le, tagliato come un’ombra cinese, sor- cui le arti plastiche e figurative, la filosofia, montato da una bombetta, con occhiali la letteratura erano considerate come una e soprabito da prete. L’oggetto avanza- semplice, meravigliosa unità al cui centro va lentamente, in bicicletta, obbeden- c’era l’uomo, misura armonica e criterio di do scrupolosamente alle leggi della tutte le cose. Non è un caso che abbia inven- prospettiva».1 tato il Modulor, il sistema di proporzioni con il quale si potevano uniformare tutti gli ele- Le Corbusier era un tipo che non passava menti degli edifici e definire così uno spazio certo inosservato, sempre molto attento al abitativo pensato “a misura d’uomo”. proprio abbigliamento, curato nei minimi dettagli e rigoroso. Nel 1947 si fece addirit- Le Corbusier divideva la sua giornata in tura confezionare una giacca, nota come due parti: la mattina dipingeva da solo Forestière, la cui prerogativa era la comodi- nel suo atelier, il pomeriggio lavorava nel tà e le molte tasche, nelle quali avere sem- celeberrimo studio in rue de Sèvres. Si pre a disposizione matite, penne e taccuini. sentiva pittore e architetto, anzi la pittu- ra era il laboratorio segreto dove creare Ma chi era Le Corbusier, al di là delle sue le forme, elementi primari dell’emozione opere? Era un uomo, a detta di molti, assai plastica. Pittura e architettura erano due permaloso, e per questo particolarmente parti complementari di uno stesso univer- sensibile alle critiche, che a volte si è sen- so artistico, a cui si uniranno in seguito la tito defraudato delle proprie idee (gliene scultura e tutte le contemporanee forme hanno rubate molte, magari dopo averle di espressione artistica fino all’acustica e stroncate) e che ha lottato con tutte le forze all’elettronica. per imporre le sue visioni, certamente ra- Scorrendo il suo ingegnoso pensiero, quel dicali, contro una certa Accademia «senza che impressiona è la lungimiranza, l’aver cultura, senza doni e senza passione». Ma sempre guardato oltre per andare incon- era anche estremamente sensibile. I re- tro alle esigenze dell’uomo e della società. centi studi sull’ampia corrispondenza pri- Pioniere dell’architettura sostenibile, sin vata hanno rivelato l’intensità dei rapporti dagli anni Venti ha “inglobato” la natura personali instaurati con i suoi maestri, gli nei suoi progetti attraverso strutture su pi- amici, i collaboratori, mostrando il lato più lastri, i pilotis, dove lo spazio “corre” inin- intimo della sua personalità e controbilan- terrotto al di sotto dell’edificio e attraverso ciando la spigolosità e l’apparente rigidità l’invenzione del tetto-giardino, un’assoluta della sua figura pubblica, frutto di una co- novità per quegli anni. Già allora, per Le struzione deliberatamente studiata. Era un Corbusier la vegetazione aveva il compito uomo geniale, uno scrittore prolifico e abi- di aumentare il benessere abitativo e di ri- lissimo nel controllare più registri letterari, durre i consumi energetici. La luce del sole, modulata secondo le stagioni e le ore della 1 Francesco Tentori, Vita e opere di Le Corbusier, giornata, era parte della sua architettura e Laterza, Roma-Bari, 1986, p. 51. della “gioia di vivere” dell’uomo. XII
I mille volti di un architetto rivoluzionario ..................................................................................................................................................................................................................... «Venezia […] è un miracolo. Organizzate il turismo, ma un turismo adorabile, am- mirevole, umano, fraterno, per la povera gente come per gli aristocratici e i mi- liardari […]. Voi avete un tesoro a scala umana che sarebbe atrocemente crimi- nale trasgredire, saccheggiare! È presto fatto! Fate dei regolamenti precisi sugli aspetti biologici dell’architettura: “apri- re”, “areare”, “ventilare”. E bisogna an- cora vincere le zanzare (io ho ottenuto dei risultati in un clima difficile!)». Una sensibilità che sorprende se riportata a questa nostra epoca che con i cambia- menti del clima sta facendo conti “amari”. Costruire in economia, affrontare il proble- ma della straordinaria crescita delle città e L’uomo Le Corbusier muore nel 1965 a della mancanza di abitazioni sono solo alcu- Roquebrune-Cap-Martin, dove stava tra- ni dei temi di cui si è occupato. scorrendo le vacanze nel suo cabanon in Nel 1935, con la pubblicazione de La Ville legno e lamiera, un rifugio a misura d’uo- Radieuse, descriveva la sua città ideale, che mo di 3,66 m x 3,66; l’architetto, invece, doveva essere funzionale e organizzata, nel- continua a lasciare la propria inconfondi- la quale erano già evidenti alcune intuizioni bile impronta in ogni edificio moderno. che si sarebbero rivelate fondamentali negli anni a venire: la costruzione di un certo nu- mero di grattacieli, destinati ad abitazione, doveva occupare solo il 12 per cento della superficie per far spazio alle zone verdi e alle aree per lo sport, con percorsi pedona- li, strade sopraelevate e mezzi di trasporto pubblico sottoterra. Quella che in quegli anni era considerata l’utopia di un uomo estroso e visionario, divenne realtà nel 1950, quando il primo ministro indiano Pandit Jawaharlal Nehru gli affidò il progetto di Chandigarh, la nuova capitale del Punjab. In questo piano urbanistico Le Corbusier mise a punto un nuovo strumento concet- tuale, la griglia climatica, scandita secondo * Alessandra Dolci l’intensità del sole nelle diverse stagioni Editor e redattrice indipendente presso così da studiare possibili orientamenti ar- diverse case editrici, studi editoriali e chitettonici, pensare il modo di fare ombra, clienti istituzionali. provocare correnti d’aria, realizzare il si- stema del deflusso delle piogge durante la stagione monsonica. Le Corbusier Per avvalorare l’eccezionale capacità di Le davanti alla Scuola Grande Corbusier di guardare “oltre”, mi piace ci- di San Marco, tare la lettera che il 5 ottobre 1962 scrisse Venezia, 1963. al sindaco di Venezia, Giovanni Favaretto Le Corbusier Fisca, invocando attenzione per il patri- entra nelle acque di Roquebrune-Cap- monio artistico e per la fragilità della città Martin, 1964 ca. lagunare: XIII
I mille volti di un architetto rivoluzionario ..................................................................................................................................................................................................................... La Lezione di Roma di Marida Talamona* A sinistra: Le Terme di Caracalla fotografate da Le Corbusier, Roma, 1911. In questa pagina: Un giovanissimo Le Corbusier sulla scalinata di San Pietro, Roma, 1911.
Le Corbusier ..................................................................................................................................................................................................................... giovane Le Corbusier all’architettura inte- sa come progetto intellettuale, gli insegna le regole della simmetria monumentale, lo indirizza verso i principi di Viollet-le-Duc4 e una lettura dell’architettura medievale lontana dall’impostazione ruskiniana, lega- ta alla logica e al razionalismo costruttivi. Infine, gli impone lo studio dei monumenti classici francesi. Di fronte allo smarrimen- to nel constatare le deboli conoscenze nel campo della costruzione, da Parigi Le Cor- busier scrive a L’Eplattenier: «[…] Sono andato a consultare i vecchi. Ho scelto i più grandi lottatori enragés, quelli a cui noi del XX secolo siamo pronti ad assomigliare: i Romani. E per 3 mesi ho studiato i Romani la sera in Biblioteca. E sono andato a Notre Dame e ho seguito la fine del corso goti- co di [Lucien] Magne, alle Belle Arti e… Nel numero 14 di “L’Esprit Nouveau”, ap- ho capito».5 parso nel gennaio 1922, Le Corbusier pub- blica un articolo di diciassette pagine inti- Il ritorno a La Chaux-de-Fonds nel dicem- tolato La Leçon de Rome, scritto al rientro bre 1909 dura tre mesi. Nell’aprile succes- dal suo secondo soggiorno nella capitale sivo, Le Corbusier parte per la Germania italiana avvenuto nell’agosto precedente.1 con il proposito di dedicarsi allo studio Il testo è ripreso un anno più tardi in Vers dell’urbanistica moderna e di lavorare alla une architecture,2 primo grande manifesto stesura di un manoscritto sulla Construc- del pensiero lecorbuseriano, dove occupa, tion des villes, con il quale introdurre nella al pari delle pagine dedicate all’Acropoli Svizzera romanda le nuove idee dell’Art di Atene, un posto strategico nel discorso Urbain. In questo contesto di studi la le- sull’architettura contemporanea in rap- zione italiana sugli spazi urbani chiusi ha porto alla storia, dall’antichità al Rinasci- un ruolo centrale. Alla Regia Biblioteca di mento. È il risultato di studi, esperienze Monaco Le Corbusier disegna le planime- dirette e riflessioni che il giovane Le Cor- trie di molte piazze italiane (alcune delle busier (allora Charles-Édouard Jeanneret) quali ha visitato nel 1907) ricalcandole da compie nei quindici anni precedenti la re- quelle pubblicate nel libro di Camillo Sitte.6 dazione dell’articolo, in Germania nel 1910, Studia il Platz und Monument di Erich Al- a Roma nel 1911 e alla Biblioteca Nazionale bert Brinckmann7 che estende l’indagine di Parigi nel 1915. dai tracciati urbani antichi e medievali alle piazze rinascimentali e barocche. Verso un’architettura classica Le ricerche sull’urbanistica moderna si in- Nel 1907 il primo viaggio di studi di Le tersecano con l’interesse sempre più vivo Corbusier in Toscana e nell’Italia Setten- per l’architettura classica, alimentato in trionale avrebbe dovuto concludersi in maniera determinante dallo scrittore e Germania, ma a Vienna egli decide di in- critico d’arte svizzero William Ritter, che terrompere il soggiorno e di partire per Le Corbusier incontra a Monaco nel mag- Parigi, dove avrebbe potuto affinare la sua gio 1910. Il letterato apre al giovane amico educazione in architettura e apprendere la la sua sconfinata biblioteca affinché pos- Le Corbusier- Saugnier, tecnica della costruzione moderna.3 I se- sa colmare le lacune della sua educazione Architecture I dici mesi passati a Parigi nello studio dei classica, lo indirizza verso la cultura slava La Leçon de Rome, in “L’Esprit Nouveau”, fratelli Perret si rivelano decisivi per en- della quale è un grande conoscitore, l’aiuta n. 14, 1922. trambi gli aspetti: Auguste Perret inizia il infine a preparare il suo Voyage d’Orient.8 XVI
I mille volti di un architetto rivoluzionario ..................................................................................................................................................................................................................... Fontana con All’influenza intellettuale di Ritter, si ag- è decisamente un fallimento»,11 scrive a sarcofago romano e la Cappella giunge il tirocinio a Berlino nello studio Ritter, e la sua opinione resterà tale per Sistina da via delle di Peter Behrens dove impara a comporre tutta la vita. Il primo disegno al Vaticano Fondamenta, matita su carta, secondo una logica fondata rigorosamen- è della Cappella Sistina vista da via delle Carnet du Voyage te sul numero, «sull’arte delle modanatu- Fondamenta, la strada che gira intorno alla d’Orient, n. 4, 1911. re e sui loro rapporti».9 È questo l’ultimo Fabbrica e che, nel 1911, era territorio del importante tassello verso quella che Le Regno d’Italia e il percorso obbligato per Corbusier chiama la sua “felice evoluzione accedere ai Musei, il cui ingresso era in estetica” verso il Mediterraneo. cima al viale del Belvedere. Le Corbusier Da mesi, insieme all’amico August Klip- schizza i volumi sovrapposti della cappella stein, Le Corbusier sta progettando il viag- e l’alto contrafforte su un lato, evidenzian- gio di fine degli studi: dolo con una leggera campitura a matita per sottolinearne la forma triangolare, «[…] Lascio Behrens il 1° aprile – scrive oggetto del suo interesse. Nella pagina ac- a Klipstein il 13 febbraio 1911 – e ho deci- canto traccia il rilievo della fontana con so di finire i miei studi… nel sogno. Ave- sarcofago romano, ancora oggi situata in vo pensato a Roma. Mantengo Roma basso a sinistra sul muro della cappella.12 ma sarei d’accordo di andarci passando Infine disegna il nicchione del Belvedere per Costantinopoli. Dunque se mi vole- con a margine un appunto relativo alla vol- te come compagno, pensate seriamente ta di copertura a semicupola.13 a questa grossa impresa».10 Il percorso intorno alla Basilica si rivela un’esperienza indelebile, la definitiva con- Roma e Michelangelo architetto sacrazione della grandezza di Michelange- Dopo aver attraversato i Balcani, la Tur- lo, già intuita a Firenze nel 1907 quando chia e la Grecia, Le Corbusier arriva a scrive ai genitori: «Ritornato domenica Roma il 14 ottobre 1911 direttamente da alla Cappella dei Medici, Michelangelo ha Pompei dove ha passato gli ultimi quattro causato in me una delle più profonde im- giorni. Si ferma nella capitale italiana fino pressioni che abbia mai provato» e mi ha al 25 ottobre, con un’interruzione di due fatto «quasi piangere».14 giorni a Tivoli (con molta probabilità il 22 e A Firenze il giovane Le Corbusier è stato il 23 ottobre) trascorsi tra le rovine di Villa colpito dalla plasticità delle sculture di Mi- Adriana e Villa d’Este. Ha con sé la guida chelangelo nella Sacrestia Nuova, ma non Baedeker, L’Italie des Alpes à Naples, sulla è stato in grado di vedere l’architettura. quale ha segnato a matita i luoghi da visita- re, la macchina fotografica Cupido 80 con lastre di vetro e la piccola Brownie Kodak acquistata, una settimana prima, al suo ar- rivo a Napoli. La prima visita di Le Corbusier è al Vatica- no, ai giardini e al complesso del Belvedere del Bramante. L’impressione sulla Basilica di Carlo Maderno è negativa. «San Pietro XVII
Le Corbusier ..................................................................................................................................................................................................................... XVIII
I mille volti di un architetto rivoluzionario ..................................................................................................................................................................................................................... A Roma, dopo quattro anni di studi, ad foto con in primo piano l’alto piedistallo e la emozionarlo fino alle lacrime è il Miche- statua equestre di Marco Aurelio, lo scor- langelo architetto della cupola e delle ab- cio della piazza, la balaustra e i colossali sidi di San Pietro modellate dalle paraste Dioscuri ai lati della cordonata. Nel carnet corinzie giganti, delle quali ammira la mo- traccia una prospettiva molto simile alla numentalità pari a quella dei grandi edifi- fotografia. Elimina però il profilo della città ci dell’antichità. sul fondo, inserendo un alto muro o piut- Il secondo incontro con il Maestro avviene tosto una fitta parete verde quasi a isolare al Museo Archeologico Nazionale Romano, l’alto colle e l’unicum monumentale. La rea- allestito nel convento certosino di Santa lizzazione di quest’idea sarà magistralmen- Maria degli Angeli, innestato in parte sui te resa nel Campidoglio di Chandigarh. resti delle terme di Diocleziano con l’an- nessa Basilica. Ne sono testimonianza al- cuni disegni in cui sono riprodotte vedute esterne ed interne del complesso romano. Le prime si riferiscono al chiostro, detto delle “cento colonne”, del quale Michelan- A sinistra: L’abside meridionale gelo fece i disegni preparatori. Nelle vedu- della Basilica di te interne, invece, Le Corbusier disegna San Pietro con il passaggio coperto le strombature accentuate dei vani delle per la Sacrestia finestre e la forma ellittica delle aperture in uno scatto di Le Corbusier, dell’ultimo piano. In una nota a margine Roma, 1911. commenta lo scavo nel muro spesso e l’al- In questa pagina: ternarsi ritmico delle finestre quadrilatere Piazza del ed ellittiche. Campidoglio fotografata da Infine, la piazza del Campidoglio, della qua- Le Corbusier, le scatta una magnifica fotografia con la Roma, 1911. Cupido 80, segnale di una volontà di pre- Pianta e veduta cisione nell’inquadratura. Contrariamente prospettica della piazza del all’iconografia più diffusa della piazza, qua- Campidoglio, si sempre con la prospettiva mirata sul Pa- matita su carta, Carnet du Voyage lazzo Senatorio, Le Corbusier volge le spal- d’Orient, n. 4, 1911. le all’edificio michelangiolesco e scatta la XIX
Le Corbusier ..................................................................................................................................................................................................................... I monumenti di Roma antica Scrive Le Corbusier a Klipstein sulla strada di ritorno a La Chaux-de-Fonds: «Roma non ha una silhouette, non ha un’anima. Oh Istanbul! Oh Atene! Ma Roma ha gli antichi Romani dei mat- toni, e il buon Dio ha permesso che tutti i rivestimenti di marmo siano stati rubati. Così è magnifico, unico, soggiogante. È un museo per l’archi- tetto.»15 La Roma del 1911, stretta dentro le mura mercato di Traiano, il volume di un colon- urbane con gli isolati intasati e l’orografia nato, il cubo del Tempio di Antonino e Fau- illeggibile, non ha la silhouette emozionante stina, la Piramide di Caio Cestio, il cilindro di Istanbul, la rectitude di Pompei o l’ordon- su base quadrata del Mausoleo di Adriano. nance grandiosa di Villa Adriana ma la le- La libera combinazione di solidi geometrici zione di Roma è nella Roma antica con i suoi rende quel paesaggio vario e monumentale. monumenti isolati e disseminati nella città. L’indagine sui monumenti antichi riguarda Dall’alto del colle Palatino schizza i monu- anche altri edifici: l’Arco di Costantino, il menti del Foro Romano e annota: Basilica Colosseo, il Pantheon soprattutto. Dappri- di Massenzio “orizzontale/cubo”, Tempio di ma ne rileva l’interno annotando le propor- Antonino e Faustina “verticale/cubo in alto/ zioni degli alzati e disegnando il dettaglio La cupola del colonne rotonde”. Un disegno nel carnet, dei cassettoni della cupola e delle moda- Pantheon fotografata da Le Corbusier, intitolato da Le Corbusier Un paesaggio ur- nature. Poi all’esterno schizza una veduta Roma, 1911. bano da comporre, è significativo di quale sia d’angolo nella quale evidenzia che «il cubo Un paesaggio il suo ragionamento: alla linea orizzontale di marmo del portico penetra arbitraria- urbano da comporre, del complesso del Belvedere accosta il pa- mente nel cilindro della navata».16 Infine, matita su carta, Carnet du Voyage rallelepipedo verticale della Torre delle Mi- scatta la fotografia dell’interno illuminato d’Orient, n. 4, 1911. lizie situato in alto sul muro dell’esedra del dalla luce dall’alto, che pubblicherà in Urba- nisme con il titolo Le sentiment deborde.17 Il 21 ottobre Jeanneret disegna le imponenti strutture voltate delle Terme di Caracalla, che considera l’essenza della grandezza dei Romani come costruttori. Il giorno dopo, a Tivoli, la grande scoperta dell’architettura di Villa Adriana. * Marida Talamona Professore di Storia dell’architettura Università degli Studi Roma Tre. XX
I mille volti di un architetto rivoluzionario ..................................................................................................................................................................................................................... Note Turchia e la Grecia, Klipstein rientra in Germa- 1 Le Corbusier-Saugnier, Architecture I, La nia e Le Corbusier prosegue verso l’Italia, sbar- Leçon de Rome, in “L’Esprit Nouveau”, n. 14, cando all’alba del 6 ottobre a Brindisi. [gennaio 1922], pp. 1591-1607. 11 Charles-Édouard Jeanneret, Cartolina po- 2 Le Corbusier, Vers une architecture, Editions stale a William Ritter, 21 ottobre 1911, FLC G. Crès et Cie, Paris, 1923. R3(18) 122. 3 Charles-Édouard Jeanneret e il compagno di 12 Le Corbusier, Voyage d’Orient. Carnets, Car- viaggio Léon Perrin lasciano Vienna il 15 marzo net n. 4, Electa, Milano, 1987, pp. 130-131. 1908 e dopo una sosta a Monaco e a Norimberga 13 Jeanneret attribuisce erroneamente a Bra- i due arrivano a Parigi il 25 marzo. Il 27 giugno mante il progetto del nicchione. Il progetto bra- 1908 Jeanneret inizia il suo apprendistato nello mantesco ispirato ai grandiosi impianti dell’an- studio dei fratelli Perret dove resta fino al 9 no- tichità prevedeva due lunghi corridori a ordini vembre 1909. Lavora tutti i pomeriggi e dedica sovrapposti che racchiudevano un ampio cortile, le mattine allo studio. con tre diversi terrazzamenti, chiuso sul pro- 4 Jeanneret compra il Dictionnaire raisonnè de spetto nord da un’esedra. Nel 1550 Michelangelo l’architecture française du XIe au XVIe siècle di sostituì la scala semicircolare bramantesca con Eugène Emmanuel Viollet-le-Duc il 1° agosto una scala a due rampe. Nel 1561-62 Pirro Ligorio 1908 con il denaro della prima paga avuta dallo aggiunse il nicchione e la sopraelevazione delle studio Perret. ali laterali. 5 Charles-Édouard Jeanneret, Lettera a Char- 14 Charles-Édouard Jeanneret, Lettera ai geni- les L’Eplattenier, Paris, 22 novembre 1908, in tori, 8 ottobre 1911, FLC R1(4) 18-25. Marie-Jeanne Dumont (dir.), Le Corbusier. Let- 15 Charles-Édouard Jeanneret, Lettera ad Au- tres à Charles L’Eplattenier, Éditions du Lintau, gust Klipstein, 28 ottobre 1911, Bibliothèque de la Paris, 2006, pp. 184-185. Il libro citato da Jean- Ville – La Chaux-de-Fonds, LC/102/1367. neret è L’architecture romane di Édouard Corro- 16 Cfr. Le Corbusier, Voyage d’Orient. Carnets, yer, del quale redige un ordinato quaderno di cit., Carnet n. 5, p. 13. appunti e schizzi conservato alla Fondation Le 17 Le Corbusier, Urbanisme, Éditions Crès et Cie, Corbusier. Più avanti nella lettera Jeanneret Paris, 1925, p. 299. racconta di aver seguito, sempre tenuto da Lu- cien Magne, anche il corso sull’architettura del Rinascimento italiano. 6 Camillo Sitte, Der Staedte-Bau nach seinen künstlerischen Grundsätzen, Carl Graeser, Vien- na, 1889; trad.it.: Camillo Sitte, L’arte di costruire la città, a cura di Luigi Dodi, Vallardi, Milano, 1953. 7 Erich Albert Brinckmann, Platz und Monu- ment, Wasmuth, Berlin, 1908. 8 Marie-Jeanne Dumont (dir.), Le Corbusier- William Ritter. Correspondance croisée 1910-1955, Éditions du Lintau, Paris, 2015; Id., William Rit- ter, inspirateur caché du Voyage d’Orient, in L’in- vention d’un architecte. Le Voyage en Orient de Le Corbusier, Éditions de la Villette, Paris, 2013, pp. 48-65. 9 Charles-Édouard Jeanneret, Lettera a Char- les L’Eplattenier, 11 novembre 1911 in Marie-Je- anne Dumont (dir.), Le Corbusier. Lettres à Char- les L’Eplattenier, cit., p. 259. 10 Charles-Édouard Jeanneret, Lettera ad Au- gust Klipstein, 13 febbraio 1911, Bibliothèque de la Ville – La Chaux-de-Fonds, LC/102/1367. I due compagni partono da Berlino il 21 mag- gio 1911. Dopo aver attraversato i Balcani, la XXI
I mille volti di un architetto rivoluzionario ..................................................................................................................................................................................................................... Le ville degli anni Venti: la messa a punto di un programma di Bruno Reichlin* A sinistra: Villa Savoye, veduta della rampa-scala al piano terreno, Poissy, 1928-31. In questa pagina: Theo van Doesburg, Analisi architettoniche, 1923.
Le Corbusier ..................................................................................................................................................................................................................... Orologio Una rappresentazione un poco ingenua ma disegnato e inciso da Le Corbusier, persistente vorrebbe che Charles-Édouard 1906. Jeanneret, prima di assumere il nome d’ar- Charles L’Eplattenier, te di Le Corbusier, fosse stato un giovane 1940 ca. autodidatta dilettante, destinato alla deco- razione elegante di quadranti di orologi, ma diventato uno dei massimi architetti del XX secolo in forza della sua genialità e perseve- ranza. Le “lettere ai suoi Maestri”, gli inten- si scambi epistolari con i familiari, l’immane corrispondenza con diversi tipi di persone: artisti, industriali, politici, uomini di cultu- ra, clienti sempre in attesa di una pubblica- zione dedicata, correggono quell’immagine poco credibile della “genialità”. Nella realtà dei fatti, Jeanneret era un gio- scuola un cantiere per formare gli allievi al vane estremamente dotato intellettualmen- lavoro collettivo e collaborativo nell’ambito te, volitivo, molto esigente con sé stesso, ma di un’opera d’arte totale come sarà la villa che ha saputo accattivarsi un areopago di Fallet (1906-08), costruita con l’assistenza personalità fra di loro complementari, col- dell’architetto René Chapallaz. te, interessate alle arti o artisti essi stessi, Auguste Perret (1874-1954), nell’atelier del pedagoghi aperti alle novità che l’hanno quale effettua un apprendistato fra il 1908 preso sotto la loro ala protettrice, pur sen- e il 1909, affascina Jeanneret per la cultura, za risparmiare critiche e riserve quand’era le relazioni sociali, la disponibilità nei con- il caso. fronti di un giovane e, soprattutto, perché L’Eplattenier, maestro del giovane Charles- lo considera un precursore nell’impiego del Édouard, gli fa conoscere i movimenti rifor- calcestruzzo armato. matori promossi dal Werkbund tedesco e Peter Behrens, nel cui studio d’architettura gli fa condividere il suo impegno per “l’arte lavorerà per otto mesi nel 1911, lo metterà urbana” sostenuta dall’architetto Camillo a confronto con la sua stessa imponente Sitte. E L’Eplattenier lo consiglia nella pre- figura di artista pittore, diventato l’ideato- parazione dei suoi viaggi in Italia, a Vien- re della propaganda e dell’immagine della na e altrove. Sarà poi ancora L’Eplattenier Fabbrica di Turbine AEG oltre che desi- ad offrire a Jeanneret, che si prefigurava gner della ditta, per la quale progetta sia i pittore, l’occasione di iniziarsi al mestiere bollitori sia i monumentali edifici industria- dell’architetto quando crea all’interno della li e amministrativi. William Ritter (1867-1955), scrittore, pitto- re, critico e grande viaggiatore, esigente e paterno, completa l’educazione di Jeanne- ret. Lo incoraggia a scrivere, corregge i suoi testi esuberanti, lo orienta nel futuro “viag- gio d’Oriente” e lo consiglia su cosa e come fotografare e disegnare. La corrispondenza con Ritter si prolungherà sin negli anni Quaranta del XX secolo. Nel 1917, tramite Perret, Jeanneret incontra il pittore Amédée Ozenfant (1886-1966) che lo inciterà a dipingere, insegnandogli la tec- nica della pittura a olio. Entrambi saranno fortemente intrigati dal movimento cubista ma non del tutto, come dimostra il manife- sto scritto a quattro mani nel 1918 dal titolo Après le cubisme. I primi dipinti nati da que- sta collaborazione lavorando fianco a fianco XXIV
I mille volti di un architetto rivoluzionario ..................................................................................................................................................................................................................... verranno esposti come opere “puriste”. Con diagonale del fronte opposto, la sola pos- Ozenfant, Le Corbusier condirigerà dal 1921 sibile, rivela invece una parentela formale, al 1926 la rivista “L’Esprit Nouveau”, nella confortata da disegni, con le rovine dell’E- quale scrivono congiuntamente, separata- retteo che Jeanneret aveva tanto apprez- mente o, ancora, sotto pseudonimi. zato durante il soggiorno ad Atene: il cor- Negli anni Venti, architetti e critici non po principale del tempio, la loggetta delle ignorano le architetture di Le Corbusier, cariatidi e i resti della loggia-nord trovano ma la sua notorietà e influenza fa capo so- una corrispondenza plastico-volumetrica prattutto ai suoi scritti teorici e polemici. con, rispettivamente, il corpo principale Le Corbusier stesso passerà sotto silenzio della casa Favre-Jacot, la camera emergen- quasi tutta la sua produzione come archi- te del monsieur con cinque pilastri antepo- tetto e arredatore a La Chaux-de-Fonds. La sti e la camera con loggia al primo piano prima argomentata critica di una sua archi- sovrapposta alla sala da pranzo padronale. tettura concerne villa Schwob, nota anche Osservare a lungo, disegnare, descrivere, come villa Turque, scritta dall’amico Ozen- ritornare sulle proprie acquisizioni e, tal- fant. Si tratta dell’ultima costruzione di Le volta con autoironia sferzante, sui propri Corbusier a La Chaux-de-Fonds, terminata abbagli, interrogarsi sui processi conosci- nel 1916. Nel 1917, quando lascia la Svizzera tivi, dare la caccia alle idee preconcette, per stabilirsi definitivamente – anche se in alle consuetudini di pensiero e confutarle a quel momento non lo sa ancora – nella ca- forza di paradossi, di ossimori, di antitesi, pitale francese, Le Corbusier ha trent’anni, cercare, nel caso particolare di un manda- con alle spalle una prima carriera d’archi- to, l’elemento che può diventare l’oggetto tetto che conta sei ville di notevole fattura, di una dimostrazione e quindi argomen- taciute ma di grande interesse perché do- tare con una semiotica architettonica che cumentano una ragguardevole conoscenza può fare a meno della spiegazione scritta: storica e la frequentazione della scena con- queste sono le problematiche che agitano temporanea. Un solo esempio al proposito. la mente di Le Corbusier quando teorizza o Nella primavera del 1912 egli progetta e poi progetta nel corso degli anni Venti. Godere costruisce una villa a Le Locle per Georges dell’opera architettonica, almeno della sua, Favre-Jacot, fondatore della rinomata fab- richiede da parte del fruitore una vera e brica di orologi Zénith. Il fronte principa- propria prestazione ermeneutica. le, situato quasi nell’asse dell’ansa formata Considerando cinque fra le più significati- dalla strada, si “piega” e ne accompagna la ve realizzazioni degli anni Venti, si tratte- forma, evocando lo spazio concavo di cer- rà di aprire alcune piste a quel “lavoro” di te cour-cochères (cortili d’ingresso) di hotel decriptaggio al quale Le Corbusier invita il particuliers parigini. La vista da lontano e proprio pubblico. L’Eretteo sull’Acropoli di Atene, con la famosa loggia delle Cariatidi, oggi sostituita da una copia. XXV
Le Corbusier ..................................................................................................................................................................................................................... Villa La Roche in Square du Docteur rinuncia a frazionare con colori diversi la Blanche a Parigi, 1923-1925 stessa faccia di un muro, così evita la poli- cromia esterna che, a suo avviso, «distrug- ge, disarticola, divide, quindi si oppone all’unità». Un ulteriore dispositivo, prettamente spa- ziale, si concretizza nella villa La Roche: si tratta della promenade architecturale, vale a dire un percorso continuo di visita che va dalla grande hall di ingresso alla scala che conduce al primo piano, con affaccio sulla hall, quindi attraversa la galleria dei quadri e da qui raggiunge, lungo una rampa, la bi- blioteca-balcone che pure si affaccia sulla hall. Una continuità di percorso suggerita da una serie di traguardi visivi costituiti Della casa doppia Jeanneret-La Roche, con- dalle aperture e da quel che consentono di sideriamo la seconda, realizzata per l’amico vedere: la pianta di acacia del vicino che Le banchiere e collezionista d’arte moderna Corbusier ha voluto mantenere creando Raoul La Roche. La genesi del progetto, una rientranza nel corpo dell’edificio stes- che si svolge fra l’autunno del 1923 e la pri- so; lo Square du Docteur Blanche visto dal mavera del 1924, suggerisce un’evoluzione balconcino e poi dalla rampa della galleria tormentata di cui si riterrà la causa più e, infine, dalla biblioteca, ancora una volta importante lo shock subito da Le Corbusier l’acacia e il grande spazio della hall. Questo (ma non fu il solo) alla vista dell’esposizione ritornare sugli stessi elementi osservati da “Les Architectes du groupe De Stijl”, or- punti di vista diversi assicura, precisa Le ganizzata dalla Galleria Léonce Rosenberg Corbusier, «la percezione della unité archi- a Parigi e inaugurata il 15 ottobre 1923. tecturale». Presente all’inaugurazione, Le Corbusier, che aveva esposto al Salon d’Automne un La petite maison costruita per i genitori modello in gesso già in stato avanzato di a Corseaux, sul lago Lemano, 1923-1924 elaborazione della casa doppia, appena ri- Questa minuscola casa di appena 57 metri entrato in studio riprende interamente il quadrati è costruita per i genitori in paral- progetto con una serie di rimaneggiamen- lelo con la casa doppia Jeanneret-La Roche ti: la scatola muraria viene scomposta in negli anni 1923-24. La Prima guerra mon- un assemblaggio di piani ortogonali, tanto diale e la crisi dell’industria orologiera ave- all’esterno quanto all’interno. L’immagine vano costretto i genitori a vendere la bella non è la stessa, ma il principio compositivo villa realizzata dal figlio a La Chaux-de- sì: i piani sono separati da un’apertura (fi- Fonds nel 1912. Una prima novità di questa nestra) negli angoli. I pieni (i muri) hanno casa minima, che non ha un’eguale a quel lo stesso ruolo dei vuoti (le finestre). Esem- pio potente di questo modo di comporre sono lo stacco del tetto della galleria del- le opere d’arte dai muri laterali, ottenuto introducendo sui due lati delle finestre a banda. Tali figure si ritrovano anche nel grande spazio della hall d’ingresso, dove il muro della galleria passa direttamente dall’esterno all’interno. Questa suddivisione troverà un’ulterio- Villa La Roche, re conferma nella policromia interna con Parigi, 1923-25. colori differenti sulle diverse facciate dei Petite maison, muri, ricorrente nei progetti De Stijl ma Corseaux, 1923-24. nuova per Le Corbusier. Il quale, però, XXVI
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