I gruppi Facebook in supporto alla didattica - Semantic Scholar

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I gruppi Facebook in supporto alla didattica
                     Grazia Messineo, Salvatore Vassallo1
                                  IIS Falcone - Righi,
                         Viale Italia 22 , 20094 Corsico (MI)
                       e Università Cattolica del Sacro Cuore,
                        Largo Gemelli, 1, 20123 Milano (MI)
                            grazia.messineo@unicatt.mi
                       1Università Cattolica del Sacro Cuore,

                        Largo Gemelli, 1, 20123 Milano (MI)
                           salvatore.vassallo@unicatt.mi

         Viene presentato l'utilizzo di gruppi Facebook in supporto
         alla didattica della Matematica, all'interno del progetto di re-
         cupero e valorizzazione M.In.E.R.Va. svolto sia presso l'IIS
         “Falcone – Righi” di Corsico che nella Facoltà di Economia
         dell'Università Cattolica di Milano.

1. Introduzione
   Nel 2011 l'Università Cattolica ha finanziato un progetto di ricerca di interes-
se d'Ateneo, il Progetto M.In.E.R.Va., con l'obiettivo di costruire una piattaforma
per il recupero delle carenze e la valorizzazione delle eccellenze in Matematica,
che le scuole possano usare in supporto ai tradizionali strumenti di recupero.
   Il progetto è stato oggetto di varie pubblicazioni [Messineo e Vassallo,
2013a, 2013b, 2014a, 2014b] e di un intervento a Didamatica 2013 [Messineo e
Vassallo, 2013c], a cui si rimanda per ulteriori informazioni.
   Per intervenire in maniera ancora più tempestiva sulle difficoltà riscontrate
dagli studenti e per stimolare in loro il riconoscimento dei problemi di apprendi-
mento e la capacità di chiedere aiuto, nell'anno scolastico 2013-14 abbiamo
aperto alcuni gruppi di classe su Facebook, in supporto alla didattica on line.
Tale sperimentazione quest'anno è stata estesa agli studenti di alcuni corsi di
Matematica Generale dell'Università Cattolica.

2. I social network nella didattica
     Uno studio dell'ISTAT del 2013 ha evidenziato che l'87,9% degli adolescenti
italiani usa i social network, con una certa preferenza per Facebook. La diffusio-
ne dei social network ha posto quindi interessanti sfide per la didattica e per le
relazioni tra docenti e studenti.
     Le esperienze didattiche che sono state condotte in questi anni hanno ri-
guardato tre principali filoni:

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 l'educazione ai social network, ovvero l'insieme di tutti gli interventi volti a
  sviluppare nello studente la capacità critica e l'uso consapevole di questi
  strumenti. Questi contributi mettono in luce opportunità e rischi dell'uso dei
  social network (partecipazione, privacy, identità, credibilità) e si sono svilup-
  pati lungo quattro dimensioni [Ranieri e Manca, 2014]:
  a) Dimensione tecnologica: l'insieme delle capacità necessarie per l'ac-
      cesso e l'utilizzo delle piattaforme; comprende capacità metacognitive più
      elevate, relative al modo di rapportarsi a tali strumenti.
  b) Dimensione cognitiva: la capacità di valutare l'affidabilità di fonti e in-
      formazioni disponibili, di aggregare i contenuti pre-esistenti in modo fun-
      zionale ai propri obiettivi e alla propria audience.
  c) Dimensione etica: la capacità di autotutelarsi (in particolare rispetto alla
      propria privacy) e di rispettare gli altri.
  d) Dimensione sociale: la capacità di interagire con gli altri utenti in modo
      appropriato, di usare gli strumenti per il lavoro collaborativo e di parteci-
      pare attivamente ai propri gruppi di interesse.
 L'apprendimento con i social network (si veda ad esempio [Selwyn, 2012]),
  nel quale tali strumenti sono visti come mezzi per apprendere, con diversi
  vantaggi rispetto all'apprendimento tradizionale:
  a) impegno attivo del discente per costruire il proprio percorso, evitando di
      assorbire passivamente i contenuti proposti dal docente;
  b) contenuti costantemente aggiornati dagli utenti;
  c) possibilità di lavorare in modo collaborativo;
  d) possibilità di tenere alti il coinvolgimento e la motivazione degli studenti
      lungo tutto il percorso.
      I contesti di apprendimento vengono notevolmente ampliati, per la possi-
      bilità di accedere a contenuti più ampi, di contattare esperti esterni, di in-
      teragire con studenti di anni precedenti e di usare per apprendere gli
      stessi strumenti della vita quotidiana. Va sottolineato però che non esiste
      alcun nesso automatico tra l'uso di questi strumenti e il miglioramento
      scolastico: lo stile dell'insegnante e la sua modalità di veicolare i contenu-
      ti rimangono fondamentali per il raggiungimento di questo obiettivo.
 L'apprendimento nei social network, che comprende tutti quei casi in cui l'in-
  terazione informale tra gli utenti favorisce un apprendimento non tra-
  dizionale, stimolato dalla curiosità personale, dall'interazione con gli altri,
  dalla possibilità di confrontarsi in tempo reale.

3. Le altre esperienze
    La rivista Bricks ha dedicato nel mese di dicembre 2014 un numero mono-
grafico all'apprendimento mediante i social network, soprattutto in contesto sco-
lastico (http://bricks.maieutiche.economia.unitn.it/?page_id=5287).

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Nelle sperimentazioni presentate sono stati utilizzati tutti i social network tra-
dizionali e altri specifici per la didattica, sia scelti tra quelli già disponibili (tipo
Edmodo) sia appositamente progettati per la scuola in cui vengono utilizzati.
    Le due esperienze più vicine a come si è sviluppata la nostra sono:
1) Quella del prof. Marco Guastavigna, dell'IIS Vittone di Chieri (TO), descritta
    in [Guastavigna, 2014]. Il docente ha sperimentato l'uso di un gruppo su Fa-
    cebook (segreto), creato dagli studenti della classe, a cui i docenti hanno
    aderito in un secondo momento. L'esperimento è nato con l'idea di sopperire
    alle inefficienze degli strumenti formali di comunicazione messi a disposizio-
    ne dalla scuola: sono stati quindi pubblicati voti, date delle simulazioni, ecc.
    In un secondo momento, sono stati pubblicati sul gruppo anche materiali di-
    dattici, link a materiali di approfondimento. L'esperienza è stata ritenuta utile
    sia dai docenti che dagli studenti.
2) Quella della prof. Grazia Paladino, dell'I.C. De Roberto di Zafferana (CT)
    [Paladino, 2014]. In questo caso, i social network sono stati utilizzati per una
    sperimentazione di Flipped Classroom [Rivoltella, 2013]. Il gruppo Facebook
    creato per la classe è stato usato per ricordare i compiti assegnati, discute-
    re, chiarire dubbi, suggerire materiali di approfondimento. La docente rileva
    che il gruppo Facebook (così come un analogo gruppo di classe su Wha-
    tsapp creato appositamente per l'esperienza) stimola molto la collaborazione
    e la condivisione tra gli studenti, aumentando la motivazione allo studio e
    aiutando nella gestione dei conflitti. La docente ha anche sperimentato l'uso
    di Social classroom, un social network simile a Facebook, ma specializzato
    nelle applicazioni didattiche. Gli studenti hanno migliorato la motivazione e
    autostima, l'interazione tra loro e con l'insegnante e la capacità di gestire in
    modo autonomo situazioni nuove e complesse.

4. La nostra esperienza
    Nell'anno scolastico 2013-14 abbiamo avviato in tre classi (una seconda,
una terza e una quarta) dell'IIS “Falcone – Righi” di Corsico (MI) una sperimen-
tazione che prevedeva la creazione di gruppi Facebook di supporto al lavoro
svolto con la piattaforma on line “Minerva”, creata nell'ambito del progetto di ri-
cerca omonimo dell'Università Cattolica (http://progettominerva.unicatt.it). Tale
sperimentazione è poi proseguita quest'anno.
    Abbiamo creato dei gruppi chiusi su Facebook, a cui hanno aderito quasi tut-
ti gli studenti delle classi coinvolte. A loro o alle loro famiglie abbiamo chiesto
l'autorizzazione per questo lavoro, il rispetto delle norme sulla responsabilità per
i contenuti postati e di quelle della netiquette dell'Università Cattolica.
    I gruppi sono amministrati dai docenti responsabili del progetto e vengono
frequentemente monitorati per evitare abusi nei commenti (che non si sono pe-
rò, ad oggi, mai verificati). Sono stati inizialmente usati per comunicare la di-
sponibilità di materiale sulla piattaforma, per ricordare la scadenza di esercita-

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zioni da svolgere, per segnalare materiali di approfondimento, applicazioni on
line di supporto alla didattica o altro materiale di particolare interesse.
    Abbiamo poi invitato gli studenti a porre su questi gruppi domande inerenti il
lavoro assegnato o problemi tecnici sull'uso della piattaforma. Le condizioni per
poter postare una domanda erano l'aver provato a svolgere l'esercizio (chi po-
sta la domanda deve pubblicare una foto di quanto ha fatto in modo che possia-
mo vedere quale sia il problema ed intervenire in modo puntuale) e l'accertarsi
che altri compagni non avessero già posto la stessa domanda.
    Questa attività ha inizialmente faticato a decollare: gli studenti si vergogna-
vano, in un primo momento, di esporre i propri dubbi o mostrare i propri errori a
tutti. Si è lavorato molto su questo problema, per portarli alla consapevolezza
della valenza didattica di queste domande, sia per i compagni che per i docenti.
Questo lavoro, svolto per un certo periodo in presenza, ha dato i suoi frutti.
    Le classi si sono divise in tre gruppi:
1) gli studenti “attivi”, che pongono domande sugli esercizi assegnati o sul ma-
    teriale teorico, che chiedono altro materiale per esercitarsi, si impegnano per
    chiarire i dubbi e per migliorare. Sono stati anche attivi nel rispondere alle
    domande dei compagni, innescando meccanismi virtuosi di collaborazione
    tra pari (in questi casi il nostro intervento si è limitato ad una supervisione
    discreta delle loro interazioni, con segnalazione solo di eventuali risposte er-
    rate o fuori tema);
2) gli studenti abituati ad un apprendimento passivo, che non provano neppure
    a risolvere gli esercizi assegnati e che in genere arrivano in classe con il la-
    voro svolto solo in minima parte. Questi studenti non hanno quasi mai parte-
    cipato, neppure come spettatori, alle attività del gruppo;
3) gli studenti “intermedi”, che osservano sempre come spettatori le attività del
    gruppo e le interazioni tra gli altri compagni e il docente, senza però parteci-
    parvi direttamente se non in rarissime occasioni.
    Buona parte degli studenti coinvolti è rientrata, anche se con tempi diversi,
nella prima categoria.
    Nel corso di questa prima parte della sperimentazione abbiamo osservato
anche due fenomeni spontanei:
1) la nascita di un “linguaggio informale” tra docenti e studenti all'interno del
    gruppo, che però non si è propagato agli altri momenti della vita scolastica.
    Le interazioni tra l'insegnante e gli allievi hanno un tono informale, anche se
    educato e rispettoso, quando si svolgono nel gruppo Facebook, ma ridiven-
    tano formali nel contesto scolastico.
2) Il rispetto da parte degli allievi di regole non dichiarate nei documenti che
    hanno sottoscritto. In particolare, ci si riferisce all'assenza di comportamenti
    troppo confidenziali da parte degli studenti (richieste di amicizia, ecc.) oppu-
    re a discussioni sulla vita in classe o sui voti, a pettegolezzi, e così via. Tali
    comportamenti, seppure non vietati ufficialmente, sono stati spontaneamen-
    te evitati da tutti gli studenti.

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Dal punto di vista del docente, è stato estremamente proficuo osservare le
domande poste e il tipo di sforzo fatto per arrivare alla soluzione (documentato
dalle foto allegate ai post). Questo non può sempre avvenire nella didattica tra-
dizionale, perché necessita di tempo e implica l'iniziativa da parte dello studente
nel mostrare ciò che ha fatto e chiedere aiuto. Di più, le spiegazioni e i tentativi
di soluzione proposti dai compagni sono serviti, in alcuni casi, a rimodulare le
modalità di spiegazione in modo tale che, pur restando formalmente corrette,
possano facilitare la comprensione, smussando alcune difficoltà che in questo
modo hanno la possibilità di emergere.
    Un'indagine informale e anonima condotta quest'anno sugli studenti coinvolti
ha evidenziato che la maggior parte di loro ritiene molto utile l'esperienza dei
gruppi Facebook di supporto alla didattica, soprattutto per la velocità e la como-
dità con cui si possono risolvere i dubbi, ricevere notizie e condividere informa-
zioni. D'altro canto, molti di loro hanno messo in luce che le loro preferenze si
stanno spostando su Whatsapp, che è una piattaforma più veloce ed immediata
per lo scambio di informazioni, è più controllata dal punto di vista degli accessi,
ma pone sia agli studenti che, soprattutto, al docente problemi di privacy, legati
all'obbligo di comunicazione del numero di cellulare.

5. La didattica con i social network in Università
    Nel corso dell'anno accademico 2014-15, il progetto M.In.E.R.Va. è stato
esteso agli studenti di alcuni corsi di Matematica Generale e Matematica Finan-
ziaria dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, con un coinvolgimento
di circa 400 studenti.
    Vista l'esperienza positiva nelle scuole superiori, nel mese di marzo 2015
abbiamo aperto in via sperimentale gruppi Facebook in supporto alla didattica e
alle esercitazioni tramite la piattaforma anche in Università.

5.1 L'uso dei social network nelle Università Italiane
   Molte Università italiane, da qualche tempo, utilizzano i social network per la
comunicazione istituzionale, soprattutto per finalità di marketing, per veicolare le
comunicazioni sulle iniziative dell'Università e come “vetrina”.
   Ci sono note poche esperienze di docenti che, a livello individuale, usano i
social network per fornire le informazioni che ritengono rilevanti ai loro studenti
(pubblicazione di materiale, esiti degli esami, opportunità di lavoro o stage, se-
minari di approfondimento, ecc.). In genere il docente posta l'avviso e non vi è
alcuna interazione con lo studente.
   Gli studenti usano i social network in relazione alla vita universitaria preva-
lentemente creando gruppi chiusi, segreti o aperti “di corso”. Molti di questi ven-
gono usati in modo produttivo, per mettere a disposizione materiale didattico,
comunicare notizie, ecc. e risultano in tal senso utili per tutti, in particolare per

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coloro che non possono frequentare per vari motivi. In alcuni casi vengono an-
che usati come forma di aiuto tra pari, ovvero per commentare il materiale di-
dattico, chiedere supporto su esercizi difficili, ecc. Talvolta, vi è una degenera-
zione dei contenuti e si rileva la presenza di critiche o commenti poco opportuni
su docenti o compagni.
   A volte i docenti chiedono ai responsabili dei gruppi di postare avvisi o altre
comunicazioni in modo da raggiungere in modo rapido e certo tutti gli studenti.
   Anche in Università si nota un uso frequente dei gruppi Whatsapp per scopi
didattici, con problematiche analoghe a quelle già viste.

5.2 Gli studi già effettuati
   Sono stati condotti diversi studi (si veda [Pupovci et al., 2014], [Fondevila-
Gascón et al., 2014], [Visan et al., 2014], [Dafoulas e Shokri, 2014], [Sandoval-
Almazan et al. 2014]) per valutare l'impatto dell'uso dei social network nella di-
dattica.
   Tali studi presentano due tipi di conclusioni, diametralmente opposte:
1) un primo filone mette in evidenza come i social network, in particolare Fa-
   cebook, siano vissuti dagli studenti come strumenti specificamente pensati
   per lo sviluppo di relazioni sociali. Molti studenti li vivono inoltre come mezzi
   per distrarsi dalle attività quotidiane, in particolare dallo studio. Questi lavori
   mettono in evidenza come, a causa di ciò, l'uso dei social network nella di-
   dattica produca effetti molto bassi sui livelli e soprattutto sulla qualità dell'ap-
   prendimento: si conclude che l'apprendimento che viene messo in atto sui
   social network è assimilabile a quello che avrebbe avuto luogo, in altri tempi,
   al bar o nei corridoi e quindi assolutamente irrilevante ai fini della didattica.
   In [Hosein et al., 2010] si mette in evidenza che è necessario distinguere le
   “tecnologie della vita” dalle “tecnologie dell'apprendimento”. Nelle prime ri-
   cadono gli strumenti tecnologici che gli studenti usano più o meno quotidia-
   namente ed essenzialmente a scopo di divertimento, nelle altre quelle utiliz-
   zate a scopo didattico. La sfida è, a nostro avviso, quella di far convergere le
   due forme di uso della tecnologia, usando i social network, che hanno tradi-
   zionalmente scopo di divertimento, quali mezzi di supporto per l'appren-
   dimento.
2) Un secondo filone mette invece in luce come l'uso dei social network in sup-
   porto alla didattica dia dei risultati estremamente incoraggianti a livello di
   apprendimento e di partecipazione da parte degli studenti. I partecipanti
   hanno segnalato nelle varie indagini condotte che leggono quasi sempre i
   post dei loro docenti, spesso quelli dei loro compagni e che consultano fre-
   quentemente le pagine informative dei docenti e delle Università. Sembra
   anche che questi studenti ottengano risultati migliori rispetto a quelli delle
   classi che non usano queste forme di apprendimento informale.
   In sintesi, i principali problemi relativi all'uso dei social network nella didattica
universitaria sono simili a quelli visti nelle scuole superiori, anche se con qual-

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che differenza dovuta ad una maggiore consapevolezza nell'uso dei mezzi tec-
nologici. Un altro aspetto negativo è che, più che nelle scuole superiori, gli stu-
denti si aspettano che i docenti usino questi strumenti come loro, sempre con-
nessi, senza rendersi conto che i ritmi dell'interlocutore possono essere diversi.
   I vantaggi sono invece legati al fatto che gli studenti visitano molto frequen-
temente i social network, ricevono le notifiche delle attività dei gruppi ai quali
sono iscritti e delle pagine a cui hanno aderito. Possono essere stimolati allo
studio e all'approfondimento mediante link appositi, video, materiale didattico
standard o aggiuntivo. Può essere incentivata la collaborazione tra pari, posso-
no chiedere aiuto al docente per i problemi che incontrano durante lo studio. Ci
sono ulteriori vantaggi per gli studenti fuori sede e per gli studenti lavoratori, che
non sempre possono accedere ai tradizionali strumenti messi a disposizione
dalle università.

5.3 I presupposti della nostra sperimentazione
    Il nostro punto di partenza per la sperimentazione dell'uso dei social network
nella didattica universitaria è dato sia dall'esperienza positiva del loro uso nelle
scuole superiori, sia dal fallimento dell'uso degli strumenti messi a disposizione
dalle piattaforme di e-learning dell'Università. Infatti, nella nostra esperienza, i
forum offerti dalle piattaforme in uso non vengono utilizzati, anche se è dichiara-
ta la presenza di tutor che svolgono supporto on line. I motivi di questo rifiuto
non ci sono ben chiari e meriterebbero qualche approfondimento ulteriore. La
nostra ipotesi è che il contesto istituzionale e la sensazione di essere monitorati
“raffreddi” la partecipazione. Inoltre, la piattaforma offerta dall’Università non
permette al momento la fruizione da device mobili. D'altra parte, soprattutto nei
primi anni di corso, gli studenti utilizzano con difficoltà anche il ricevimento stu-
denti, sia perché non sono abituati dalle scuole superiori, sia perché pensano di
poter risolvere le loro difficoltà mediante altri strumenti, sia ancora perché alcuni
tendono a vedere il ricevimento come una sorta di lezione privata, nella quale
chiedere qualsiasi cosa (e ciò non è ovviamente possibile).
    Come è avvenuto per i gruppi Facebook creati nelle scuole superiori, anche
in quelli che abbiamo aperto per l'Università, l'intenzione non è quella di veico-
lare contenuti, ma di fornire informazioni, stimolare la discussione e le forme di
aiuto tra pari, fornire supporto puntuale rispetto alle difficoltà incontrate. I primi
segnali degli studenti ci confortano nelle nostre aspettative. Al momento, le mo-
dalità di fruizione sembrano simili a quelle degli studenti delle scuole superiori.

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                                                             Genova, 15-17 Aprile 2015
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