GRANDE ATTESA A MONFALCONE PER MSC CROCIERE - Il Discorso

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GRANDE ATTESA A MONFALCONE PER MSC CROCIERE - Il Discorso
GRANDE ATTESA A MONFALCONE
PER MSC CROCIERE
Grande attesa a Monfalcone per gli scali a Portorosega delle
prime due navi da crociera della flotta MSC, sabato 10 e
domenica 11 luglio. L’Amministrazione comunale, oltre ad aver
pianificato e risolto ogni problematica logistica per
l’attracco delle navi e per l’accoglienza dei crocieristi e
dell’equipaggio (composto da circa 500 persone), nell’ambito
della proficua collaborazione con MSC Crociere, è riuscita a
organizzare e proporre un pacchetto turistico dedicato, che
prevede l’attivazione di un servizio transfert da Portorosega
al Museo della Cantieristica con accompagnamento, visita
guidata e ingresso gratuito al MUCA e successivamente alla
Rocca di Monfalcone.
“La proposta del pacchetto turistico” – afferma il Sindaco di
Monfalcone Anna Maria Cisint – “è il frutto delle proficue
relazioni con MSC Crociere e rappresenta l’esempio di come
l’Amministrazione comunale abbia saputo cogliere questa grande
                              opportunità,    predisponendo,
                              grazie agli Uffici dell’area
                              Cultura, un piano di azioni di
                              accoglienza, divulgazione e
                              promozione    del   patrimonio
                              culturale nei confronti dei
                              viaggiatori in transito. Ciò ha
                              portato MSC Crociere a inserire
la location Monfalcone tra gli itinerari visitabili
nell’ambito dell’offerta commerciale delle crociere: un grande
risultato, per nulla scontato, dal punto di vista turistico e
di promozione e valorizzazione del patrimonio culturale della
città, che sarà riproposto anche in occasione del secondo
scalo, in programma il 17 e il 18 luglio. Il valore della
crocieristica – conclude il Sindaco Cisint – non sta solo
nell’impatto turistico, bensì anche in quello occupazionale
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diretto. La conferma di una costante presenza di MSC Crociere
ci convincerebbe a creare una ‘Academy’ per consentire ai
giovani, che già in quest’occasione sono stati coinvolti con
delle assunzioni, a formarsi per questo futuro professionale”.

Domenica       11      luglio
all’Auditorium Zotti San Vito
al Tagliamento: la casa dei
violinisti prodigio.
Sono state giornate vibranti, fino all’ultimo colpo di
archetto, per i diciassette giovanissimi solisti della quinta
edizione del concorso violinistico internazionale di San Vito
al Tagliamento “Il Piccolo Violino Magico”. Enfant prodige,
tutti tra i 10 e i 14 anni, brillanti per tecnica e
sensibilità sopraffina. Dopo due round di grande spessore, dei
diciassette prodigi provenienti da tutto il mondo, selezionati
da una giuria internazionale presieduta dal grande
concertista Pavel Vernikov, solo quattro entreranno nella rosa
dell’attesa finale di domenica 11 luglio alle ore 16
all’Auditorium Zotti: Baumgartner Leonhard dall’Austria, Carus
Anton dagli Stati Uniti, Tomita Yume dal Giappone e Chausheva
Diana dalla Bulgaria.
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San Vito al Tagliamento – 09/07/2021 – Auditorium
Comunale – Concorso Internazionale IL PICCOLO VIOLINO
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MAGICO – Finalisti – Foto Elia Falaschi/Phocus Agency ©
  2021 [dropcap][/dropcap]

Un’esperienza unica per loro che, accompagnati dalla FVG
Orchestra diretta da Giancarlo Guarino, si esibiranno in un
programma virtuosistico con brani a scelta tra un primo tempo
dai concerti di Mozart e uno di repertorio romantico tra
Mendelssohn, Bruch, Wieniawski, Saint-Saëns e Vieuxtemps.
Accompagnati nelle fasi selettive dall’Accademia d’Archi
Arrigoni, in una tre giorni di grande intensità, i piccoli
violinisti hanno anche avuto modo di esibirsi con i giurati,
insigni musicisti di chiara fama: Pavel Vernikov, Federico
Guglielmo, Julia Purgina, Alexandre Snitkovski, Ning Kam,
Philip A. Draganov e Goran Končar. Sempre con loro, in
un’ottica che mira a dare alta formazione a questi talenti, al
di là del concorso, hanno potuto esercitarsi e raffinare le
loro qualità grazie ad una masterclass violinistica dedicata.
Una menzione meritano i premi, per cui tutti i finalisti ne
riceveranno, secondo l’ottica inclusiva del concorso, e al
primo classificato sono destinati ben 5 mila euro come borsa
di studio, un violino Piagentini di alta liuteria, realizzato
con il legno di risonanza di Tarvisio e donato dal Festival
Risonanze, oltre ad un invito a partecipare al prestigioso
Festival Gold Violins di Odessa. “Il Piccolo Violino Magico”,
contest unico nel suo genere e accreditato nel network
internazionale European Union of Music Competitions for
Youth, verrà trasmesso domenica 11 luglio dalle ore 16 anche
sul canale nowyorkese, l’emittente mondiale del violinismo,
“The violin channel”, e sui canali Youtube e Facebook del
concorso.

Tutti i concorrenti di questa superlativa edizione meritano di
essere nominati: Baumgartner Leonhard, Carus Anton, Chausheva
Diana, Esteve Melero Joan, Goh Madeline, Hsiao Tao-Yuan,
Kaspraz Julia Raphaela, Peña Aguirre Juan José, Presler
Estelle, Sheldunov Kornii, Tomita Yume, Turkmen Naz Irem,
Vasilev Viktor, Vasylkova Sandra, Wang Xiaozhuo, Yoon Lauren e
Zhang Nickita.
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La 9^ tappa del Giro d’Italia
femminile 2021 ha visto il
trionfo   sul   Matajur    di
Ashleigh MOOLMAN-PASIO,

Cividale, 10 luglio 2021 – Una delle tappe più difficili di
questo Giro d’Italia femminile 2021 ha visto trionfare la
sudafricana Ashleigh Moolman-Pasio, l’atleta del team SD
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Worx, dopo una fuga con l’italiana Elisa Longo Borghini, ha
preso la testa della corsa senza più mollarla fino al
traguardo posto in prossimità del Rifugio Pelizzo sul Monte
Matajur. Il secondo posto di Demi Vollering e Anna Van Der
Breggen completano un podio tutto marchiato SD Worx, quarta
l’italiana Marta Cavalli che ha combattuto fino all’ultimo ma
che nulla ha infine potuto contro la superiorità delle tre
portacolori dell’SD Worx.

  Elisa Longo Borghini e Ashleigh Moolman in fuga
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Il gruppo delle inseguitrici

Anna Van Der Breggen, che con il terzo posto odierno coserva
la maglia rosa, si avvia a vincere il Giro d’italia Femminile
2021, domani si correrà infatti l’ultima tappa, la Capriva del
Friuli-Cormons, che decreterà la vincitrice del Giro.
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La maglia rosa Anna Van Der Breggen (al centro)

La tappa odierna, partita da Feletto Umberto sotto un sole
cocente, ha portato il giro femminile nell’entroterra
cividalese e nelle valli del Natisone fino all’impegnativa
salita che porta alla montagna nota anche per essere stata
conquistata da Rommel nella prima guerra mondiale, nonostante
le temperature prettamente estive si è vista molta gente sulle
strade ad incitare le atlete.
Suggestivo il passaggio a Cividale del Friuli, a cui si
riferiscono le immagini, con il caratteristico attraversamento
del Ponte del Diavolo ed il passaggio davanti al Duomo della
cittadina ducale.

Servizio e foto Dario Furlan

Black    Widow:    recensione
dell’atteso film della Marvel
con Scarlett Johansson
L’azione comincia in una cittadina dell’Ohio negli
anni novanta, dove la protagonista, una giovanissima
Black Widow alias Natasha Romanoff (Scarlett
Johansson), assieme alla sorellina Yelena Belova
(Florence Pugh), il padre Alexei Shostakov (David
Harbour) e la madre Melina Vostokoff (Rachel Weisz)
pare vivere un’esistenza spensierata in quella che
sembra essere la perfetta famiglia statunitense
della media borghesia, nella sua bella casetta di
periferia.

Ma le apparenze ingannano, perché l’allegra
famigliola è una facciata che nasconde una cellula
sovietica dormiente, il cui capofamiglia è in realtà
un ex super-soldato russo, conosciuto come Red
Guardian.

Il gioco viene ben presto scoperto, e l’allegra
brigata deve scappare a gambe levate. Dopo una fuga
rocambolesca i nostri eroi riparano in una base
militare a Cuba. Ma niente sarà più come prima…

Le origini di Black Widow
Questo film ci svela l’infanzia di Black Widow,
ambientando il grosso della storia immediatamente
dopo quanto accaduto in Capitan America: Civil War.
Dopo il tradimento dei patti di Sokovia, Natasha è
una fuggitiva, ricercata dal Segretario di Stato
Ross, gli Avengers sono divisi, e di fatto Natasha
Romanoff ha perso una famiglia.

E proprio il tema della famiglia è centrale in
questo film. Anche se parliamo di famiglie sui
generis, sia chiaro. A cominciare da quella finta
dove Natasha è cresciuta, per passare poi a quella
degli Avengers, approdando infine alla vasta
comunità di Vedove Nere ai comandi del cattivone di
turno, il bieco Dreykov (Ray Winstone).

Tutte famiglie dove il ruolo maschile è in crisi o,
nel migliore dei casi, è ridotto a una simpatica
figura cialtronesca, bene rappresentata dal padre
posticcio Alexei Shostakov, la cui presenza viene
alla fine tollerata dalla nostra eroina, che
addirittura alla fine gli permette di toccarle una
mano, in uno slancio di inaudita generosità.

Tra l’altro, del vero padre biologico della
battagliera Natasha non si sa niente. Neanche una
parola su di lui. Della madre biologica invece
sappiamo per certo che è ha lottato caparbiamente
per sapere dove fosse finita la sua figlia, rapita
in tenera età, senza mollare mai, tanto che il bieco
Dreykov ha alla fine dovuto sopprimerla, tumulandola
in una tomba senza nome.
Il padre biologico, probabilmente, nel frattempo si
stava scolando un bottiglione di Vodka in qualche
bettola in un paese del Patto di Varsavia.

Black Widow: come fare a pezzi la figura maschile
In effetti in questa pellicola la latitanza di
figure maschili positive o in qualche modo
costruttive è a di poco imbarazzante. Mettendo da
parte il buffonesco Red Guardian, che si batte nella
sua ridicola e vetusta tutina, ormai a stento capace
di contenere la sua corpulenta figura, sembra che
quasi tutti i maschi che calcano la scena di Black
Widow sono dei loschi figuri.

A cominciare dall’arcinemico Dreykov, votato al male
nel senso più ampio del termine, per passare al
Segretario di Stato Ross, nel complesso i maschi
sembrano essere essere delle figure bieche.

Interessanti, da questo punto di vista, due
dettagli: tutte le innumerevoli Vedove Nere ai
comandi di Dreykov sono ragazze di fatto senza
famiglia, quindi facilmente rapibili e manipolabili
da parte della sua losca organizzazione, mentre
larga parte dei miliziani al suo comando (almeno
quelli di cui è possibile vedere il volto dopo che
vengono macellati da Black Widow) sembrano essere
maschi.

Unica eccezione, la stessa figlia di Dreykow, da lui
ridotta a una macchina da guerra chiusa in una tuta
ipertecnologica, che la rende capace di imitare le
tecniche di combattimento altrui.

Analogamente alle altre Vedove Nere, quando
l’antidoto annullerà gli effetti del condizionamento
chimico a cui è stata sottoposta, anche lei
ritroverà sé stessa, diventando (presumibilmente)
una brava ragazza.

Sembrerebbe quasi che il messaggio di fondo del film
è che le donne sono tutte vittime del potere
patriarcale, mentre i maschi, qualora non siano dei
delinquenti incalliti, possono al massimo essere
degli utili buffoni, la cui presenza può essere
tollerata a patto che stiano al loro posto svolgendo
il lavoro assegnatogli, pena una bella scarica di
legnate. Mah.

Black Widow: 133 minuti di azione con qualche pausa
di riflessione
Dal punto di vista tecnico il film è comunque
ineccepibile, e le oltre due ore di racconto
scorrono veloci, con scene mozzafiato ed effetti
speciali che funzionano bene.

Bene dosate le (poche) pause di riflessione,
indispensabili per gettare una luce sulle relazioni
tra Black Widow e la sua vecchia famiglia,
illuminando diversi aspetti del suo oscuro passato,
a cominciare dalla Stanza Rossa.

Apprezzabili alcuni dettagli, come la cover della
canzone dei Nirvana Smells Like Teen Spirit, che ci
accompagna all’inizio del film, mentre scorrono gli
eventi della famiglia posticcia di Natasha nell’Ohio
degli anni novanta.

Il nuovo personaggio di Yelena Belova funziona bene
come spalla della sorella maggiore, regalandoci
qualche momento di ironia sulle posture da
combattimento di Natasha, probabile riferimento alla
mercificazione del corpo femminile.

Anche il personaggio di Red Guardian di suo
funziona, e proprio il superamento del rapporto
conflittuale tra Natasha e il suo vecchio
(posticcio) padre è la probabile chiave di lettura
dell’arco narrativo di Natasha, che nel corso del
film risolve le problematiche con le due principali
figure maschili della sua vita: Alexei Shostakov e
il bieco Dreykov.

Quest’ultimo morirà nel fuoco, classica forma di
purificazione delle forze del male, mentre il buon
vecchio e in sovrappeso Alexei salverà la buccia, e
potrà addirittura ricongiungersi con la sua ex
(posticcia) moglie, guadagnandosi un tollerante
buffetto sulla mano da parte di Natasha.

Black Widow: un film da vedere per gli amanti del
genere
Insomma, glissando sulla mattanza della figura
maschile, questo film si va vedere volentieri,
specie dagli amanti dell’universo Marvel. Oltre due
ore di intrattenimento sono assicurate.

Certo, la descrizione del passato di Black Widow è
un po’ tagliato con l’accetta e stereotipato, ma non
si va di certo a vedere questo tipo di film per
indugiare sull’approfondimento psicologico dei
personaggi.

E poi c’è il valore aggiunto della presenza scenica
di Scarlett Johansson e della sua particolare voce
(molto più apprezzabile l’originale in lingua
inglese, a dire il vero), a cui la riuscita di
questo film deve molto.

Per gli amanti di Black Widow è ovviamente
imperdibile. Un’ultima nota: il personaggio di
Alexei Shostakov aka Red Guardian meriterebbe uno
spinoff, magari dal taglio molto più satirico…
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