Bando vendita Ilva: rinviata al 26 febbraio la scadenza per la presentazione delle offerte - Il Corriere del Giorno
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Bando vendita Ilva: rinviata al 26 febbraio la scadenza per la presentazione delle offerte Slittati al 26 febbraio i termini di scadenza previsti inizialmente per l’8 febbraio per la presentazione delle offerte definitive per l’acquisizione degli asset dell’Ilva in amministrazione straordinaria. da parte delle due cordate in gara, che da una parte la cordata Am Investco Italy tra ArcelorMittal ed il gruppo Marcegaglia, dall’altra AcciaItalia, la compagine partecipata da Jindal south west, dal gruppo Arvedi, dalla Cassa depositi e prestiti e dalla finanziaria Delfin (la società di investimenti e partecipazioni di Leonardo Del Vecchio), – hanno evidenziato ai commissari la necessità di una proroga dei termini, e la procedura ha concordato altro tempo per completare l’istruttoria. Dal momento della presentazione delle offerte definitive, i tre Commissari straordinari dell’ Ilva avranno 30 giorni di tempo per effettuare la richiesta “valutazione comparativa delle due proposte”. Dopodichè secondo quanto previsto dalla procedura di aggiudicazione i Commissari, sottoporranno e motiveranno la propria scelta ad un esperto nominato dal ministero. E’ questo il passaggio conclusivo, al termine del quale verrà reso noto il nome della cordata aggiudicataria. A seguire vi sarà un mese di consultazione pubblica seguita dalla valutazione dell’Antitrust. Escludendo quindi ad oggi la possibilità di rilanci successivi (eventualità che è comunque contemplata dai commissari), entro la fine della primavera dovrebbe essere reso noto il nome della cordata che rileverà gli asset del gruppo siderurgico in amministrazione straordinaria.
Resta invece confermata l’udienza fissata per l’1 marzo, nel corso della quale sarà definito il patteggiamento di Ilva, Riva Fire e Riva Forni elettrici, coinvolte nel “processo Ambiente svenduto” in corso a Taranto. Il rinvio si è reso necessario per consentire alla Riva Fire in liquidazione, da poco ammessa all’amministrazione straordinaria e affidata a un curatore speciale nominato dal Tribunale di Milano, di definire la propria posizione. Il patteggiamento chiaramente agevolerà la trattativa con gli investitori sotto molti punti di vista, costituendo la pre-condizione per agevolare la transazione raggiunta con la famiglia Riva, che si è impegnata a fare affluire nelle casse dell’ILVA in amministrazione straordinaria i 1,1 miliardi di euro custoditi presso la banca UBS in Svizzera, scoperti dalla Guardia di Finanza ed oggetto di sequestro della Procura di Milano, somma alla quale si aggiungono gli altri 230 milioni di euro patteggiati con la Procura di Taranto. Leonardo Del Vecchio corona il suo sogno: fusione da 50 miliardi tra Luxottica e la francese Essilor. nella foto Leonardo del Vecchio La Luxottica di Leonardo Del Vecchio (uno degli imprenditori candidatosi con la sua holding Delfin, nella cordata pronta rilevare l’ ILVA di Taranto) convola a nozze con la francese Essilor,
realizzando così una fusione da 50 miliardi di euro. La notizia, anticipata nella notte tra domenica e lunedì dal Financial Times, è stata poi confermata prima dell’apertura dei mercati dalle società coinvolte, facendo volari ali al titolo Luxottica , che a Piazza Affari ha faticato a fare prezzo in avvio di giornata salvo poi registrare fortissimi ordini d’acquisto . Come ha evidenziato il quotidiano finanziario inglese , dalla fusione prende corpo un leader mondiale nel settore degli occhiali. Dall’unione delle sue società sarà Leonardo Del Vecchio il maggiore azionista della nuova società, diventando il primo socio di un colosso con oltre 140.000 dipendenti e vendite in oltre 150 Paesi. Sulla base dei risultati annuali del 2015 delle due società, la semplice loro somma dà vita a una realtà da ricavi netti per oltre 15 miliardi e un margine operativo netto combinato di circa 3,5 miliardi. Per Delfin, la cassaforte di Del Vecchio, verrà garantita una quota tra il 31% e il 38 per cento. Ad incrementare e sostenere le vendite è il cambiamento demografico, soprattutto nei mercati asiatici. Su 7,3 miliardi di persone al mondo, il 63% ha bisogno di lenti correttive ma solo 1,9 miliardi ha già acquistato occhiali, lenti o si è sottoposto a interventi chirurgici. Secondo le previsioni stimate dagli analisti, circa 2,6 miliardi di persone hanno bisogno di occhiali , in particolare in Asia, Africa e America Latina. Essilor e Luxottica avevano già valutato un accordo tre anni fa, quando Sagnieres aveva contattato Luxottica. Le trattative però non erano decollate per lo scetticismo di Del Vecchio. Essilor si è sottoposta da quel momento ad una ristrutturazione, grazie alla quale è divenuta una società più rivolta ai consumatori e, come scrive il Financial Times, più “adatta” agli interessi della Luxottica. Gli analisti finanziati da tempo ritenevano positiva una fusione fra Essilor e Luxottica , che considerati i 20 anni di differenza di età fra Del Vecchio e Sagnieres. avrebbe offerto un piano di successione per il gruppo,
“Con questa operazione si concretizza il mio sogno di dare vita ad un campione nel settore dell’ottica totalmente integrato ed eccellente in ogni sua parte – ha detto Del Vecchio – Sapevamo da tempo che questa era la soluzione giusta ma solo ora sono maturate le condizioni che l’hanno resa possibile“. L’operazione seguita da Mediobanca da 4 anni come unico advisor di Del Vecchio, mentre per Essilor il consulente è stata Banca Rothschild con gli americani della Citigroup, mentre si sono occupati della parte legale rispettivamente gli studi BonelliErede, Bredin Prat e Cleary Gottlieb ). “Finalmente, dopo cinquanta anni di attesa, due parti naturalmente complementari, montature e lenti, verranno progettate, realizzate e distribuite sotto lo stesso tetto“, ha aggiunto ancora Leonardo Del Vecchio garantendo che “continueremo ad investire in Italia e in Francia, vogliamo essere un campione europeo che mantenga forte le sue radici”. Sagniéres: «Rete d’avanguardia». “Il nostro progetto si basa su una motivazione semplice: rispondere meglio ai bisogni di un’immensa popolazione mondiale relativi alla correzione e alla protezione della vista, unendo due grandi società, una dedicata alle lenti e l’altra alle montature — ha commentato a sua volta Hubert Sagnières, presidente e amministratore delegato di Essilor —. Con straordinario successo, Luxottica ha creato marchi prestigiosi, supportati da una catena di approvvigionamento e da una rete distributiva all’avanguardia nel settore. Essilor porta 168 anni di innovazione ed eccellenza industriale nella progettazione, fabbricazione e distribuzione di lenti oftalmiche e da sole. Unendo oggi le loro forze, questi due player internazionali possono adesso accelerare la loro espansione globale, a beneficio di clienti, dipendenti e azionisti, e dell’intero settore”. Essilor Luxottica, ha spiegato Sagniéres durante una conference call, diventerà una holding company
quotata a Parigi con una capitalizzazione da circa 50 miliardi di euro. Controllerà Essilor al 100% e Luxottica con una quota tra il 62% e il 100%, in base alle adesioni all’Ops (l’Offerta pubblica di scambio). Il gruppo Luxottica ha un portafoglio importante, con marchi di proprietà come Ray-Ban, Oakley, Vogue Eyewear, Persol, Oliver Peoples e Alain Mikli, e licenze — definite sul sito web del gruppo «di grande attrattiva e prestigio» — come Giorgio Armani, Burberry, Bulgari, Chanel, Dolce&Gabbana, Michael Kors, Prada, Ralph Lauren, Tiffany & Co., Versace e Valentino. Inoltre può contare su una rete di circa 7.400 negozi: le catene LensCrafters e Pearle Vision in Nord America, Opsm e LensCrafters in Asia-Pacifico, Gmo in America Latina e Sunglass Hut in tutto il mondo. Gli occhiali, riporta il sito web, “sono progettati e realizzati in sei stabilimenti in Italia, tre in Cina, uno in Brasile e uno negli Stati Uniti. In India, un impianto di minori dimensioni serve il mercato locale“. nella foto da sx, Leonardo Del Vecchio e Hubert Sagnières Resteranno due società operative indipendenti . Lo annuncia una nota in cui si precisa che Delfin sarà il primo socio con una quota tra il 31% e il 38 per cento. Del Vecchio e Sagniéres manterrebbero le rispettive cariche di presidente di Luxottica e di presidente e amministratore delegato di Essilor. Il nuovo gruppo prevede di generare nel medio termine progressivamente sinergie di ricavi e di costi per un ammontare tra i 400 milioni e i 600 milioni, con
un’accelerazione nel lungo termine. Sarà Leonardo Del Vecchio il presidente esecutivo della società, mentre Hubert Sagnieres attuale amministratore delegato di Essilor, sarà il vice presidente esecutivo. La società sarà quotata a Wall Street New York. L’accordo è in grado di cambiare la dinamica dell’industria degli occhiali, un mercato da 90 miliardi di euro, considerato uno dei settori a più forte crescita. Secondo gli analisti, le prospettive per l’industria sono infatti ”ottimistiche”, con il settore previsto in crescita di oltre il 2% fino al 2020. La nuova Ilva rinuncia alle cause contro la famiglia Riva che versa 1,3 miliardi Confermata dai legali l’intesa raggiunta sui fondi bloccati in Svizzera a seguito dei quali il Gruppo RIVA ritirerà le cause civile intraprese contro lo Stato Italiano per circa 2,5 miliardi . L’accordo con i Riva ricompone il contenzioso in corso con la procura di Milano, attraverso il rientro dei soldi da tempo sequestrati alla famiglia e oggi di fatto bloccati in Svizzera. Anche la famiglia Riva dichiara il raggiungimento dell’ intesa: “Confermiamo l’esistenza di un accordo e che è stato chiuso per un valore di circa 1,3 miliardi che sana i contrasti con le autorità e permette di costruire il futuro”. L’accordo annunciato dal premier Renzi deve ancora essere perfezionato in quanto mancano i pronunciamenti formali della Procura di Milano e il via libera delle Autorità giudiziarie elvetica) ma l’intesa raggiunta rimuove e sblocca di fatto la somma da tempo sequestrata ai Riva dalla magistratura milanese e congelata in Svizzera. In queste settimane, come riferito anche dal presidente della Commissione Industria in Senato, Massimo Mucchetti, le parti si erano avvicinate, e stavano lavorando per un accordo transattivo sul contenzioso in corso che comprende le vicende giudiziarie del gruppo Riva che, una volta definiti i dettagli dell’intesa da sottoscrivere, consentirà il trasferimento all’ ILVA dei fondi fermi sotto sequestro da anni presso la Banca UBS in Svizzera su provvedimento della Procura di Milano nell’ambito di un procedimento in cui è stato contestato ai fratelli Adriano ed Emilio Riva quest’ultimo deceduto per tumore nel 2014 dei reati commessi di natura fiscale e valutaria.
E’ previsto che la famiglia Riva, oltre a versare 1,3 miliardi, rinunci al contenzioso contro lo Stato italiano, che di fatto ha espropriato ILVA alla famiglia Riva, ponendola ad amministrazione straordinaria dopo averla inizialmente commissariata . A sua volta Ilva che da quasi due anni è appunto in amministrazione straordinaria rinuncerà ad almeno due cause contro i Riva del valore di oltre 2,5 miliardi. Importo questo che rappresenta il valore (risarcitorio) di causa richiesto dagli avvocati ma sinora mai accertato dal tribunale competente L’accordo raggiunto agevola la richiesta di patteggiamento delle società Riva Fire e Riva Forni, entrambe imputate nei procedimenti fallimentari in corso a Milano e nel processo ‘Ambiente svenduto’ sul disastro ambientale causato dall’Ilva a Taranto. In parallelo il procuratore tarantino Carlo Maria Capristo ha raggiunto in grande silenzio un’intesa con Corrado Carrubba, Enrico Laghi, e Piero Gnudi, i tre commissari straordinari dell’Ilva, che prevede il patteggiamento dell’ ILVA in amministrazione straordinaria nel processo ‘Ambiente svenduto’ in corso con una sanzione pecuniaria 3 milioni di euro ed una confisca di 241 milioni di euro (soldi che incasserà chiaramente lo Stato) ritenuto il profitto dei reati contestati nel processo in questione. Accordo che dovrà ricevere in queste ore il necessario via libera preventivo dal comitato di sorveglianza secondo quanto indicato nella legge che dispose il commissariamento dell’azienda, e che verrà presentato alla corte d’assise nella prossima udienza del processo “Ambiente svenduto”,che si terrà il prossimo 6 dicembre. La vendita ai privati di ILVA in amministrazione straordinaria dovrebbe avvenire e completarsi entro il prossimo gennaio 2017 .”Sull’Ilva stiamo investimento tanto come Governo – ha ribadito ieri
il ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda – abbiamo un processo di gara che è aperto e mette al centro, prima dell’assegnazione, il piano ambientale” .Attualmente sono due le cordate che si contendono l’acquisizione : AcciaItalia (che riunisce Cassa Depositi e Prestiti, il gruppo Arvedi, la finanziaria di investimenti e partecipazioni Delfin di Leonardo Del Vecchio (Luxottica) e l’indiana Jindal south west che ha recentemente raggiunto un accordo per entrare nella compagine azionaria, la cui negoziazione è stata seguita da Clifford Chance, Bonelli Erede e dallo Studio Mazzoni Regoli Cariello Pagni) , che si avvale di Mediobanca e l’americana Citi (Citibank) come advisor finanziari, e quella dell’accoppiata composta dalla società franco-indiana ArcelorMittal ed il gruppo Marcegaglia. L’intesa Gruppo Riva-Ilva in amministrazione straordinaria incrementa il valore agli occhi dei candidati all’acquisizione e quindi aumenta l’interesse sul gruppo siderurgico . Come anche i nuovi dati economici positivi che si profila nei conti: infatti a seguito dell’aumento del prezzo dell’acciaio e della ripresa produttiva, l’ILVA si appresta a invertire il trend che la vedeva in passato produrre in perdita. L’ Ilva in amministrazione straordinaria prevede di chiudere i conti del 2016 con un Ebitda in ripresa rispetto a quelli del 2015 che segnava un rosso di 546 milioni, ed un incremento della una produzione di 5,9 milioni di tonnellate d’acciaio quindi superiore ai 4,7 milioni prodotti del 2015. Calcolando gli 800 milioni previsti dal decreto legge Ilva del dicembre 2015 (in due tranche, la prima nel 2016 , la seconda nel 2017), ammontano ad oltre 2 miliardi le risorse destinate dal Governo al risanamento ambientale. A questi soldi infatti vanno aggiunti altri 800 milioni del Cis, il contratto istituzionale di sviluppo, a beneficio della città. Un importo sostanzioso che dovrebbe rendere più agevole il compito di commissari, del Governo e dei futuri aggiudicatari .
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