Gli effetti dei vaccini in Italia: crollano morti, ricoveri e contagi. I dati
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Gli effetti dei vaccini in Italia: crollano morti, ricoveri e contagi. I dati Lo studio dell’Istituto Superiore di Sanità: scendono rispettivamente del 90 e del 95% anche il rischio di essere ricoverati o di morire di Covid (Fonte: https://www.corriere.it/) Forse davvero ci siamo. Trentacinque giorni dopo la prima dose di vaccino, il rischio decesso per Covid-19 cala del 95%; il rischio di ricovero del 90%; quello di contrarre l’infezione dell’80%. Era il 27 dicembre 2020, quando l’infermiera dello Spallanzani di Roma, la 29enne Claudia Alivernini, riceveva, prima in Italia, la prima dose di vaccino anti-Covid19 di Pfizer- Biontech. Quasi cinque mesi dopo e oltre 26milioni di prime dosi, l’Istituto superiore di sanità pubblica con il ministero della Salute, e in collaborazione con i referenti regionali della sorveglianza integrata Covid-19 e dell’anagrafe nazionale dei vaccini, il primo studio nazionale sull’impatto della vaccinazione anti Covid-19 da cui emerge l’efficacia altissima del preparato già a due settimane dalla prima inoculazione, efficacia che cresce fino all’80% contro il rischio di contrarre l’infezione già a 35 giorni e prima della seconda dose. «Si confermano l’efficacia delle vaccinazioni e della campagna vaccinale - dice il presidente dell’istituto superiore di Sanità, Silvio Brusaferro - e la necessità di raggiungere presto le coperture in tutta la popolazione per uscire dall’emergenza grazie a questo strumento fondamentale». Lo studio raccoglie i dati dal 27 dicembre 2020 (giorno di avvio della campagna vaccinale in Italia) al 3 maggio 2021, su 13,7 milioni di persone vaccinate con i 4 preparati autorizzati: Pfizer-Biontech (dal 27 dicembre 2020); Moderna (dal 14 gennaio); AstraZeneca (dal primo febbraio); Johnson&Johnson (dal 22 aprile). Non viene specificata però l’efficacia di ogni singolo vaccino, «poiché sono stati introdotti in fasi
successive e somministrati a popolazioni con diverso profilo di rischio: è necessario attendere un tempo di follow-up più lungo per poter ottenere risultati più solidi e confrontabili». Si sa però che il 95% dei vaccinati dello studio che ha ricevuto il preparato di Pfizer o Moderna ha completato il ciclo vaccinale nei tempi indicati dal calendario vaccinale. Mentre per il vaccino AstraZeneca nessuna delle persone incluse nello studio aveva ancora ricevuto il ciclo completo, questo a causa delle 10 settimane previste di intervallo tra la prima e la seconda dose. Al 3 maggio, solo l’1% dei vaccinati aveva ricevuto la dose unica di Johnson&Johnson. Lo studio dell’Iss e del ministero della Salute cita altri studi sull’efficacia dei vaccini effettuati in Gran Bretagna e in Israele da cui è emerso che già a partire dalla terza settimana dalla prima dose del vaccino Pfizer, si ha un’efficacia preventiva contro l’infezione. Nello studio italiano sono stati analizzati i casi di infezione, ricovero e morte avvenuti dopo la somministrazione della prima dose, entro i 14 giorni e dai 15 giorni in poi, e si evidenzia come il rischio diminuisca progressivamente dopo le prime due settimane. Lo studio prende in considerazione gli operatori sanitari e gli ospiti delle Rsa in quanto categorie più esposte e scopre che, per loro, l’incidenza del rischio di contagio, ricovero e decesso è stata molto più alta rispetto alle altre categorie prioritarie del Piano vaccini analizzate (forze dell’ordine, personale scolastico e soggetti vulnerabili) soprattutto nei primi giorni dopo la somministrazione del vaccino. Spiega il rapporto che, «nella valutazione dei tassi di incidenza di diagnosi per periodo, bisogna tener conto della diversa circolazione del virus nella popolazione e della composizione della popolazione vaccinata». Ma, «in tutte le categorie si osserva comunque una riduzione dell’incidenza all’aumentare del tempo dalla somministrazione della prima dose». E si arriva così, tra il 35mo e il 42mo giorno dopo la prima vaccinazione, ad un indice del rischio di infezione, ricovero e decesso rispettivamente dello 0,20, dello 0,10 e dello 0,5, senza differenze tra generi e classi di età, pari ad una riduzione del rischio dell’80%, del 90% e del 95% per i casi di morte. I ritardi sugli over 70. Ma in Italia, rivela l’ultimo report del governo, ci sono oltre 2 milioni di italiani ultra settantenni che non hanno ancora ricevuto la prima dose di vaccino: di questi oltre mezzo milione ha più di 80 anni (l’11,49% del totale di questa fascia d’età). La Sardegna è la regione più indietro con quasi un over 80 su 3 ancora non vaccinato (il 30,99%) contro l’1,56% del Veneto. Male anche la Sicilia che detiene il record invece dei 70-79enni ancora non vaccinati neanche con la prima dose: quasi la metà con il 42,57%. La più virtuosa, in questa fascia d’età, è la Puglia con il 15,7 degli over 70 ancora non vaccinati. E ieri il commissario straordinario Francesco Paolo Figliuolo, nel suo tour italiano per la campagna vaccinale, ha visitato gli hub vaccinali del Veneto e delle province autonome di Trento e Bolzano e ne ha approfittato per ringraziare tutti gli operatori in prima linea: medici e infermieri, forze dell’ordine, Protezione civile e volontari. «Se l’Italia lavora assieme e fa squadra - ha detto Figliuolo -, vincerà e uscirà il prima possibile da questa pandemia».
Il generale ha definito poi il mese di maggio «un mese di transizione» con circa 17 milioni di dosi disponibili che consentiranno una media di 450 mila dosi quotidiane con punte anche di mezzo milione. «Con l’ordinanza del 9 aprile - ha sottolineato - c’è stato un notevole incremento delle percentuali di over 80 e fragili vaccinati in tutte le regioni insieme ad un calo netto e repentino di ricoveri e terapie intensive e decessi». Conferma la decisione di aprire al più presto le prenotazioni per la fascia d’età 40-49 anni: «La prossima apertura agli over 40 - ha spiegato Figliuolo - è utile ai fini programmatici». Però, avverte anche: «Il focus nazionale rimane sugli over 80, visto che ne mancano ancora molti all’appello».
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