GIUSTIZIA, NO ELEMOSINA - Documento della Campagna Internazionale sugli Obiettivi di Sviluppo del Millennio "I POVERI NON POSSONO ASPETTARE"

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GIUSTIZIA, NO ELEMOSINA - Documento della Campagna Internazionale sugli Obiettivi di Sviluppo del Millennio "I POVERI NON POSSONO ASPETTARE"
GIUSTIZIA,
NO ELEMOSINA
Documento della Campagna Internazionale
sugli Obiettivi di Sviluppo del Millennio
“I POVERI NON POSSONO ASPETTARE”

 promossa da

               insieme a           in collaborazione con

                           Apg23
GIUSTIZIA, NO ELEMOSINA - Documento della Campagna Internazionale sugli Obiettivi di Sviluppo del Millennio "I POVERI NON POSSONO ASPETTARE"
Il presente documento è stato realizzato dalla CIDSE
(rete delle principali organizzazioni cattoliche di sviluppo dell’Europa e del Nord America),
con il contributo di Volontari nel mondo - FOCSIV in qualità di membro italiano.
La CIDSE nelle sue attività collabora con la CARITAS INTERNATIONALIS.

Campagna Internazionale sugli Obiettivi di Sviluppo del Millennio
“I poveri non possono aspettare”
c/o Volontari nel mondo – FOCSIV
Via S. Francesco di Sales, 18
00165 ROMA

Tel. 06-6877796 Fax 06-6872373
E-mail campagne@focsiv.it
Sito della Campagna: www.focsiv.it
GIUSTIZIA, NO ELEMOSINA - Documento della Campagna Internazionale sugli Obiettivi di Sviluppo del Millennio "I POVERI NON POSSONO ASPETTARE"
INDICE

Premessa                                                                             3
-  Finanziamenti e Obiettivi di Sviluppo del Millennio
   (Millennium Development Goals - MDGs)                                             4
-  Il mercato internazionale                                                         5
-  Conclusione                                                                       6

Introduzione                                                                         7

Obiettivo 8: Sviluppare un partenariato globale per lo sviluppo                      8

Un modello di finanziamento per gli MDGs: aiuti e riduzione del debito              11
-  Che cosa bisogna fare per raggiungere gli MDGs                                   12
-  Fonti di finanziamento per gli MDGs                                              13
-  Ripensare la riduzione del debito                                                15
-  Un modello di finanziamento per gli MDGs: la giusta combinazione                 18
-  La necessità di risorse addizionali e stabili                                    20

Le   ragioni per un commercio più equo                                              21
-     Agricoltura, riduzione della povertà e MDGs                                   22
-     Politiche agricole e commercio locale                                         23
-     Politiche commerciali internazionali                                          25
-     L’Africa e il commercio iniquo                                                28

Conclusioni                                                                         31

Lista delle organizzazioni membri della CIDSE                                       32

Box
1. Gli MDGs: un passo nella direzione giusta                                         7
2. La sfida dello sviluppo in un’epoca di povertà e AIDS                            11
3. Assistenza e povertà                                                             14
4. Il ruolo della donna nell’agricoltura                                            22
5. L’agricoltura in Africa Occidentale                                              25
6. Un caso: l’impatto dei sussidi                                                   28
7. Trattative commerciali bilaterali Unione Europea – Africa                        30

Tabelle
1. Raggiungere gli MDGs: stima annuale per l’assistenza allo sviluppo               12
2. Flussi netti dai paesi del G7 e dalle istituzioni multilaterali verso l’Africa
   subsahariana, 2002 (Nigeria esclusa)                                             14
3. Assistenza bilaterale allo sviluppo settore per settore                          21

                                                                                     1
GIUSTIZIA, NO ELEMOSINA - Documento della Campagna Internazionale sugli Obiettivi di Sviluppo del Millennio "I POVERI NON POSSONO ASPETTARE"
2
PREMESSA

Quando i paesi del G8 e altri donatori si assumono impegni riguardo agli
Obiettivi di Sviluppo del Millennio (Millennium Development Goals, MDGs),
senza fornire le risorse o formulare riforme e strategie politiche per
raggiungerli, si espongono all’accusa di grave cinismo politico a spese dei
poveri del mondo. Molti paesi poveri non realizzeranno gli Obiettivi. Il 2005
rappresenta l’ultima buona occasione per il mondo ricco di mantenere gli
impegni e ridurre la povertà a livello internazionale, collaborando al
raggiungimento degli MDGs. Il presente rapporto espone dettagliatamente
una serie di consigli ed esortazioni per un cambio radicale nella politica di
aiuto a favore dei paesi in via di sviluppo.
Gli MDGs prevedono il dimezzamento del numero di persone che vivono in
fame e povertà, il raggiungimento dell’educazione primaria universale e la
riduzione di due terzi della mortalità infantile entro il 2015. La realizzazione
di questi obiettivi dipende da fattori politico-economici complessi che
coinvolgono sia le nazioni ricche che quelle in via di sviluppo. Una cosa
comunque è certa: senza cambiamenti radicali nelle politiche di
finanziamento allo sviluppo e nelle politiche commerciali, gli MDGs
rimarranno solo un sogno. Il compito di produrre tali cambiamenti spetta
inequivocabilmente ai governi donatori. La semplice crescita delle
opportunità di commercio per i paesi poveri lascerà molte persone escluse
dai mercati locali e internazionali, senza essere in grado di approfittare di
nessuna riforma. Allo stesso modo, aumentare il volume del finanziamento
allo sviluppo senza indirizzare la qualità dell’aiuto o riformare il mercato,
lascerà i PVS (Paesi in Via di Sviluppo), e l’Africa in particolare, esposti ai
tracolli economici e allo scoppio di un’altra crisi del debito. In breve, questo
documento afferma che, da soli, né l’aumento dell’assistenza né un mercato
più equo possono funzionare. Entrambi sono necessari per massimizzare la
riduzione della povertà e renderla sostenibile in quanto offrono ai paesi
poveri la possibilità di sfruttare finanziamenti addizionali per sviluppare la
loro economia interna.
La disuguaglianza di potere economico e politico è una realtà nelle relazioni
tra paesi ricchi e paesi poveri e compromette la qualità dell’assistenza e
della politica a favore dei poveri, riducendo ulteriormente le prospettive di
raggiungimento degli MDGs. La CIDSE1 è convinta che i donatori debbano
affrontare questo problema impegnandosi a sviluppare un partenariato
autentico2.

1
   La CIDSE – Cooperazione Internazionale per lo Sviluppo e la Solidarietà- è una rete che riunisce 15 organizzazioni cattoliche
di sviluppo europee e nordamericane e collabora nelle sue attività con CARITAS INTERNATIONALIS. Ispirandosi ai principi
della Dottrina Sociale della Chiesa, CIDSE e CARITAS INTERNATIONALIS sono impegnate nello sradicamento della povertà e
nella promozione dello sviluppo umano.
2
   La questione è analizzata più dettagliatamente nel documento della CIDSE More than a Numbers Game? in preparazione per
il Summit del Millenium delle Nazioni Unite.

                                                                                                                             3
Finanziamenti e Obiettivi di Sviluppo del Millennio

L’aumento del finanziamento per lo sviluppo è un elemento chiave per
permettere ai paesi poveri di raggiungere gli MDGs. Le stime globali
possono variare, ma tutto suggerisce che per raggiungere gli obiettivi è
necessario più del doppio degli attuali stanziamenti. A dieci anni dalla
scadenza prevista nel 2015, la comunità dei donatori non è stata in grado di
identificare e concordare la provenienza delle risorse addizionali. Alcuni Stati
membri dell’Unione Europea intendono portare l’aiuto bilaterale dell’UE ad
almeno lo 0,33 % del Prodotto Nazionale Lordo entro il 2006, ma la maggior
parte dei paesi è molto lontana da questo traguardo, anche se minimo. Le
proposte per creare risorse di finanziamento addizionali attraverso
l’introduzione di un sistema di tassazione globale, come la Tassa sulle
Transazioni Finanziarie, sono state accolte freddamente. I donatori devono
ancora trovare un accordo sul tipo di politiche che un governo destinatario
dei finanziamenti dovrebbe adottare per dimostrare l’impegno “alla riduzione
della povertà, al buon governo e alla riforma economica”.
Sei anni fa, il Summit del G7 a Colonia ha promesso ai paesi poveri
altamente indebitati (Heavily Indebted Poor Countries, HIPC) una riduzione
del debito di 100 miliardi di dollari, così da rendere sostenibile il pagamento
del debito restante. Fino ad ora, è pervenuto meno di un terzo della somma
promessa e secondo la Banca Mondiale, l’Iniziativa HIPC si sta dimostrando
un fallimento nella maggior parte dei paesi debitori.
Il presente rapporto disegna un nuovo modello praticabile per l’incremento
delle risorse finanziare necessarie a realizzare gli MDGs. Il loro
raggiungimento si può ottenere per mezzo dell’assistenza e della riduzione
del debito. Bisogna dare la priorità allo spostamento delle risorse finanziare
attraverso la cancellazione del debito, perché in questo modo si rafforza nei
PVS la proprietà dei flussi e la loro prevedibilità a lungo termine –entrambi
condizioni necessarie per il successo delle relazioni donatore-ricevente. I
livelli dell’assistenza devono essere aumentati massicciamente. Se si vuole
mettere in grado i paesi dell’Africa subsahariana di raggiungere gli MDGs,
bisogna raddoppiare il flusso di aiuti da parte dei paesi donatori (Overseas
Development Assistance, ODA) e portarli a 40 miliardi di dollari l’anno.
Affinché i risultati durino nel tempo, è necessario un cambiamento radicale
nella relazione donatore-ricevente. C’è bisogno di un nuovo e più equilibrato
modello nella gestione dell’assistenza allo sviluppo –un modello che sia
sostenuto da principi più equi di partenariato tra i paesi donatori e l’Africa.
Gli impegni devono essere reciproci. Sia i governi dei Paesi in via di sviluppo
sia i paesi donatori sono tenuti a rendere conto della loro politica per
garantire il mantenimento delle promesse. Nel 2002, i paesi
dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE)
hanno dichiarato di voler colmare le lacune finanziare che separano quei
paesi “seriamente impegnati nella riduzione della povertà , nel buon governo
e nelle riforme economiche” dal raggiungimento degli MDGs. A tre anni di
distanza la promessa non è stata ancora mantenuta e sembra sempre più
illusoria.

4
Il mercato internazionale

Le attuali regole di mercato non hanno giovato all’Africa. Studi della Banca
Mondiale e del Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo (UNDP)
dimostrano che i negoziati commerciali dell’Uruguay Round con il loro
disequilibrio di poteri, la loro agenda distorta e la loro scarsa attenzione ai
risultati dello sviluppo, hanno in realtà danneggiato l’Africa3.
Nel 2001, la comunità internazionale ha lanciato un nuovo round negoziale
per lo sviluppo a Doha (Doha Development Round). Fino ad ora, questi
negoziati sono avanzati a passo di lumaca. Le nazioni commercialmente più
ricche si sono dimostrate riluttanti ad appoggiare cambiamenti che
potrebbero far funzionare il mercato a favore dello sviluppo dell’Africa.
Ciò è evidente nel massiccio sostegno e protezione dei Paesi ricchi alla
propria agricoltura. Nonostante il già alto livello dei sussidi all’agricoltura
nelle trattative commerciali, i paesi ricchi hanno usato ogni espediente
durante i negoziati per mantenerli, piuttosto che impegnarsi a mettere fine al
dumping dei propri prodotti nei mercati dei paesi poveri.
Tuttavia, la riforma dei sussidi all’agricoltura è solo uno degli elementi nei
cambiamenti delle relazioni commerciali che permetterebbe all’Africa di
introdurre strategie vincenti di riduzione della povertà.
L’agricoltura è il settore con il maggior potenziale per la riduzione della
povertà e con le maggiori possibilità di una crescita economica sostenibile,
ma è sistematicamente compromesso da politiche commerciali che ignorano
gli interessi dei produttori più poveri e più vulnerabili. La continua
promozione della liberalizzazione del mercato in Africa da parte del primo
mondo è andata di pari passo con il declino dei flussi dell’assistenza e con
politiche di aiuto sempre più restrittive.
Ciò ha danneggiato gravemente la vitalità del settore agricolo e messo a
repentaglio l’esistenza stessa delle persone più povere nella maggior parte
dei Paesi dell’Africa.
L’Africa è seriamente compromessa nella sua capacità di commercio da
gravi carenze, come infrastrutture spaventosamente inadeguate e modelli di
scambio che immobilizzano la regione nella trappola di un commercio di beni
che li impoverisce. I donatori tendono a porre come priorità la spesa sulla
salute e sull’educazione, trascurando uno sviluppo rurale coerente.
Se i negoziati di Doha intendono consentire ai paesi in via di sviluppo di
vincere le sfide alla povertà poste dagli MDGs, allora lo sviluppo deve
essere al centro delle trattative commerciali. Tuttavia fino ad ora si è
assistito solo ad serie eterogenea di piccole concessioni e periodi di
adeguamento nell’ambito di un progetto di liberalizzazione considerato
applicabile a ogni situazione. Nei casi peggiori, come al solito, lo sviluppo è

3
  Secondo uno studio della Banca Mondiale, l’impoverimento dell’Africa Sub-Sahariana è stato un risultato degli effetti dei
negoziati commerciali generati dall’Uruguay Round. Il Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo (UNDP) valuta che,
nell’ambito del WTO dal 1995 al 2004, i 48 paesi meno sviluppati sono più poveri di 600 milioni di dollari l’anno; l’Africa Sub-
sahariana risulta da sola impoverita di 1,2 miliardi di dollari.

                                                                                                                             5
servito come vuoto slogan per mascherare mercantilismi affaristici. È
un’illusione pensare che l’estrema povertà nei paesi in via di sviluppo possa
essere dimezzata entro il 2015 senza che i paesi ricchi cambino la loro
visione del mercato e dello sviluppo.

Conclusioni

I costi per effettuare i cambiamenti richiesti nell’assistenza e nella politica
commerciale sono sostenibili. Ciò che manca è la volontà politica.
L’ammontare degli aiuti all’Africa equivale alla somma che la popolazione
europea e statunitense spende ogni anno per i propri animali domestici. Le
condizioni di mercato imposte dal mondo ricco intrappolano l’Africa mentre
l’entità degli aiuti rimane troppo bassa e si afferma progressivamente una
forma di investimento che ignora la capacità produttiva della regione
subsahariana.
Dal punto di vista etico, non si può tollerare questa situazione. Dal punto di
vista economico, i costi generali che il mondo ricco dovrebbe affrontare per
apportare i cambiamenti necessari sono relativamente bassi. È una scelta
politica. Se il mondo ricco vuole porsi come leader internazionale, deve
accettarne tutte le responsabilità. È compito nostro, come Primo Mondo,
fornire alle comunità più povere i mezzi per uscire dalla situazione di miseria.
Questa è la decisione che dobbiamo affrontare nell’anno 2005.

6
INTRODUZIONE
Al Vertice del Millennio, i capi di tutti i governi del mondo decisero di
raggiungere i cosiddetti Obiettivi di Sviluppo del Millennio (Millennium
Development Goals, MDGs) e, con particolare attenzione all’Africa,
promisero di “prendere provvedimenti speciali per affrontare la sfida dello
sradicamento della povertà e dello sviluppo sostenibile in Africa, inclusi la
cancellazione del debito, il miglioramento dell’accesso ai mercati e
l’incremento degli aiuti”4.
Stando alle attuali tendenze, gli MDGs non saranno raggiunti. L’Africa
subsahariana in particolare è rimasta indietro e, a meno di un cambiamento
radicale da parte delle nazioni ricche nella loro politica sul compimento degli
impegni internazionali, la maggior parte degli obiettivi di sviluppo non ha nessuna
possibilità di realizzazione5. Il presente documento denuncia come inaccettabile il
ritardo delle istituzioni e dei governi più ricchi del mondo nel riformare la propria
politica, tenendo conto degli obiettivi di sviluppo umano contenuti negli MDGs6. Si
espongono qui alcune azioni pratiche da intraprendere nelle aree del
finanziamento allo sviluppo e del mercato. Azioni necessarie, se davvero si
devono prendere sul serio gli impegni dei governi più ricchi riguardo al
raggiungimento degli MDGs7. Nella prima sezione si espone la richiesta di un
nuovo partenariato per lo sviluppo tra l’Africa e la comunità internazionale dei
donatori. Nella seconda sezione si espone il progetto di finanziamento addizionale
allo sviluppo necessario e si propone un modello di finanziamento -cosa che al
momento manca nei piani internazionali di donazione. Nella terza sezione si
espone una serie di riforme di mercato, necessarie se si vuole che la riduzione
della povertà in Africa sia estesa e sostenibile.
Box 1. GLI MDGs: un passo nella direzione giusta8
Gli MDGs rappresentano un’importante serie di impegni che sono serviti a riportare la
lotta alla povertà e all’ingiustizia nell’agenda internazionale. Sono impegni globali,
misurabili, diretti e, cosa più importante, richiedono una partnership globale. Sotto
questo aspetto, sono stati accolti calorosamente dalla società civile.
Tuttavia gli MDGs possono presentare anche dei lati negativi, che devono essere tenuti
in considerazione quando si pianificano gli interventi. In qualità di rete delle agenzie
cattoliche, la CIDSE ritiene che questi obiettivi non siano abbastanza ambiziosi –il nostro
scopo è quello di eliminare la povertà e raggiungere la giustizia sociale. Se interpretati
alla lettera, gli MDGs possono portare con sé una serie di problemi: il radicamento di
approcci dall’alto che perseguono obiettivi globali piuttosto che le priorità nazionali;
l’enfasi sulla rapidità piuttosto che sulla qualità; l’incapacità di distinguere tra pratiche di
governo buone e cattive9. La CIDSE insiste sul fatto che i donatori riconoscano che,
nell’affrontare gli MDGs, il procedimento è più importante dell’obiettivo stesso. La
semplice ricerca della realizzazione dell’obiettivo comprometterebbe la lezione di
partecipazione e responsabilità, che è difficile da misurare ma essenziale per lo sviluppo.

4
  Dichiarazione del Millennio delle Nazioni Unite–2000 - http://www.un.org/millennium/declaration/ares552e.htm
5
  UN-MDG Progress Report
6 Questo documento si concentra sul raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo nell’Africa sub-sahariana per la povertà estrema
e persistente che caratterizza questo continente. Inoltre l’Africa sarà la priorità discussa al G8 di Scozia nel luglio 2005.
Tuttavia per la CIDSE le tematiche trattate e le strategia politiche sono applicabili ugualmente ai paesi a basso reddito al di fuori
dell’Africa come ad alcuni paesi a medio reddito.
7
  Altre proposte sulle riforme governative e sulla localizzazione delle risorse sono contenute nel documento della CIDSE More
than a Numbers Game? The MDGs and the root causes of poverty. in preparazione del Summit del Millennio delle Nazioni unite
8
  Dati dello Human Development Report 2003 (UNDP, 2003).
9
  L’obiettivo n. 1, ad esempio, non fa differenza tra un regime totalitario che “dimezza la povertà” su basi etniche o un governo
che permette ai poveri di partecipare attivamente alle politiche finanziare. Allo stesso modo, politiche controverse possono
essere adottate in nome degli MDGs senza considerare gli impatti a lungo termine o la distribuzione dei beni.

                                                                                                                                  7
L’obiettivo 8:
Sviluppare un partenariato globale per lo sviluppo

“Il partenariato per lo sviluppo è una relazione in cui entriamo
volontariamente, con agenzie a noi affini nel sud del mondo, basata su una
visione condivisa della società umana caratterizzata dalla giustizia alla luce
della quale assumiamo u impegno reciproco da condividere”
                                                         Definizione di “partenariato” della CIDSE

Nonostante l’impegno che i paesi donatori dichiarano a favore dello sviluppo
del partenariato con i governi destinatari, la realtà fa pensare che i donatori
in generale non capiscano cosa significhi lavorare in partnership. I donatori
di norma continuano a destinare finanziamenti a progetti e programmi e ad
imporre condizioni dettagliate e controlli istituzionali. Ciò compromette la
responsabilità dei governi destinatari agli occhi dei loro cittadini e dei
rappresentanti della società civile. Gli aiuti condizionati indeboliscono le
motivazioni dei governi destinatari a essere trasparenti e responsabili e
pregiudica la capacità di far pervenire le risorse pubbliche ai beneficiari
designati, i poveri. I donatori dovrebbero prestare attenzione alle numerose
ed autorevoli prove che dimostrano che le condizionalità imposte dal Fondo
Monetario Internazionale (FMI) non sono state in grado di produrre risultati a
favore dei poveri o di rendere possibile le riforme auspicate dai donatori10.
In continui comunicati, il G8, il gruppo degli otto paesi più ricchi del mondo,
ribadisce gli impegni dei donatori a migliorare il coordinamento degli aiuti e
ad armonizzare le politiche di assistenza. Ma al di fuori della comunità
ufficiale dei donatori, il progresso rimane incresciosamente inadeguato.
Alcune stime dimostrano che i governi destinatari impiegano metà del loro
tempo in attività correlate alle donazioni piuttosto che nel miglioramento
dell’amministrazione pubblica11.
C’è bisogno di un nuovo tipo di relazione tra donatore e paese ricevente
negli ambiti dell’assistenza, del commercio e del debito, basata sul
riconoscimento di un ruolo maggiore delle nazioni e delle popolazioni più
povere nelle decisioni chiave che incidono sulle loro vite e sulle loro
economie. Consideriamo opinabile l’affermazione secondo cui il successo
dello sviluppo in Africa – cioè, il raggiungimento di una situazione in cui i
governi destinatari e le istituzioni lavorano per il progressivo sviluppo umano
– deriverebbe dagli approcci scontatamente paternalistici e interessati dei
donatori, approcci che hanno in gran parte caratterizzato le relazioni
donatori-destinatari.
I donatori farebbero bene a fare tesoro della concezione di partenariato
sviluppata dalle organizzazioni non governative (ONG). Alcune ONG hanno

10
   IEO Evaluation of Poverty Reduction Strategy Papers (PRSPs) and the Poverty Reduction and Growth Facility (PRGFs) luglio
2004; IEO Evaluation of “The Prolonged Use of Fund Resources” 2002; External Evaluation of the ESAF 1998.
11
   Banca Mondiale, Can Africa Claim the 21st Century? (World Bank, 2000) p.45.

8
imparato che una più vasta partecipazione da parte delle comunità più
povere e degli altri destinatari è fondamentale per raggiungere uno sviluppo
sostenibile. Come rete delle agenzie cattoliche per lo sviluppo, la CIDSE è
convinta che si debbano adottare i seguenti principi12 e le seguenti misure
pratiche per fare in modo che la comunità globale riesca a costruire un
genuino partenariato per lo sviluppo e a realizzare gli MDGs:
• I partenariati per lo sviluppo funzionano meglio quando sono basati
  sul principio di mutua obbligazione. La Dichiarazione del Millennio
  implica una serie di obblighi per i donatori e i destinatari basati su obiettivi
  comuni. Oggi esistono pochi, se non nessuno strumento per ricordare ai
  donatori la responsabilità di adempiere ai loro impegni nei confronti dei
  governi destinatari (esclusi i parlamentari, le organizzazioni della società
  civile o le camere di commercio). Le politiche di donazione condizionata e
  basata sulla gerarchia delle nazioni sono incostanti e troppo spesso
  soggette a cambi capricciosi nelle priorità strategiche.

Raccomandazione ai donatori:
Un più autentico partenariato per lo sviluppo richiede che gli strumenti
politici e di finanziamento, come le condizioni per l’assistenza
finanziaria o le agevolazioni dell’FMI per la riduzione della povertà
(Poverty Reduction and Growth Facility), siano il prodotto di un dialogo
e che emergano da processi locali; che siano complementari agli
obiettivi di riduzione della povertà fissati dai governi destinatari in
collaborazione con gli organi legislativi, con il settore privato, con le
organizzazioni della società civile e con gli organismi religiosi.
Attualmente, i donatori impongono sanzioni troppo spesso sotto forma
di sospensione degli aiuti. La CIDSE crede che le sanzioni debbano
essere reciproche, condivise e prevedibili. In altre parole, il mancato
adempimento degli impegni da parte dei donatori dovrebbe essere a
sua volta soggetto a sanzioni.
• Il partenariato per lo sviluppo destinato ad aiutare le comunità più
  povere deve essere progettato sulla base del principio di
  sussidiarietà. Il principio di sussidiarietà afferma che le politiche di
  sviluppo hanno più successo quando sono formulate e riconosciute dalla
  realtà in cui saranno messe in atto. La sussidiarietà richiede che gli
  interessi dei poveri e degli emarginati siano elementi centrali nel
  processo di formulazione delle politiche di intervento. È più facile che la
  relazione donatore-ricevente funzioni meglio quando il dialogo supera il
  paternalismo che caratterizza eccessivamente le interazioni dei donatori
  con i governi destinatari. Bisogna garantire la partecipazione di gruppi più
  vasti nel paese interessato, nel quadro di processi di pianificazione ciclici,
  aperti e partecipativi. La relazione di assistenza deve essere fra paesi e
  non solo fra rappresentanti ufficiali.

12
  Tools For Developmental Partnership Report nel forum CIDSE sul Partenariato –
http://www.cidse.org/docs/200411101509396708.pdf

                                                                                  9
Raccomandazione ai donatori:
Le decisioni sulle direttive della relazione di assistenza devono essere
prese in forum e tavole rotonde più ampie, coinvolgendo i donatori, i
governi, la società civile, il settore privato e i rappresentanti
parlamentari.
• Il coinvolgimento di molteplici attori locali nelle responsabilità del
  processo di formulazione delle politiche di assistenza richiede
  trasparenza e informazione. Oggi le negoziazioni fra governi donatori e
  destinatari sono riservate ed esclusive. Decisioni con conseguenze di
  vasta portata sono spesso prese senza che i parlamentari o altri effettivi
  rappresentanti delle popolazioni povere ne vengano a conoscenza.
  Come primo passo, i donatori di aiuti bilaterali devono rendere pubbliche
  e diffondere le informazioni sul finanziamento allo sviluppo, sulla politica
  di assistenza e su programmi bilaterali13.

Raccomandazione ai donatori:
     Nello sviluppo di dinamiche responsabili di credito e debito, i
     donatori hanno il compito di rendere pubblici gli accordi di prestito
     nuovi o già esistenti. I donatori dovrebbero rendere pubblica una
     lista di opzioni di finanziamento per lo sviluppo.

13
   Per esempio, il Jubilee Zambia ha richiesto che il processo di contrazione del debito sia soggetto a meccanismi di
supervisione costituzionale, includendo rappresentanti della società civile, settore privato, organi governativi e parlamentari, a
salvaguardia da prestiti e interessi irresponsabili.

10
UN MODELLO DI FINANZIAMENTO PER GLI MDGs:
AIUTI E RIDUZIONE DEL DEBITO

Il problema dell’attuale sistema di assistenza è che le molte priorità e le
molte promesse dei donatori devono fare i conti con la scarsa disponibilità di
denaro. Al summit del G8 tenutosi a Kananaskis in Canada nel 2002, i
donatori hanno preso con l’Africa un importante impegno: “A nessuna
nazione sinceramente impegnata a ridurre la povertà, a rafforzare il buon
governo e le riforme economiche sarà negata la possibilità di realizzare gli
Obiettivi del Millennio per mancanza di finanziamento” [Piano d’Azione per
l’Africa del G8]. A tre anni di distanza, quella promessa non è stata ancora
mantenuta e appare sempre più vana.
Ad oggi i donatori non hanno ancora individuato le fonti dei finanziamenti o
la loro forma, né hanno stabilito i criteri per giudicare se una nazione è
“sinceramente impegnata a ridurre la povertà, a rafforzare il buon governo e
le riforme economiche”.
I donatori devono formulare urgentemente una strategia di finanziamento
degli MDGs che identifichi i termini per la concessione e la provenienza dei
fondi addizionali per lo sviluppo. Questa sezione suggerisce alcuni elementi
da tenere in considerazione nella proposta di ogni nuovo modello di
finanziamento degli MDGs. Ma prima bisogna definire la grandezza della
sfida che la ricerca di fondi per gli MDGs deve affrontare.

Box 2. La sfida dello sviluppo in un’epoca di povertà e AIDS
In Zambia il governo ha recentemente abolito la tassa di iscrizione alle scuole elementari.
Gli alunni sono spesso più di 100 per classe. La difficoltà a reclutare e formare nuovi
insegnanti è aumentata a causa della diffusione dell’HIV/AIDS. In alcune aree, il governo
dovrà incrementare il numero degli insegnanti del 25% solo per rimpiazzare quelli morti o
che stanno per morire a causa di tale malattia.
Joshua Daka, preside della Scuola elementare “Mbozi” di Chinata, Zambia: “Ci sono
molti alunni orfani nella nostra scuola. Più di 90 hanno perso uno o entrambi i genitori.
Le cose stanno peggiorando. Questo incide sull’istruzione perché i bambini non hanno i
soldi per i vestiti e non sono nutriti a sufficienza. Hanno difficoltà a concentrarsi. Se non
possono essere mantenute in casa, molte ragazze si sposano per avere un aiuto dal
marito”. La paga mensile di un insegnante di scuola elementare in Zambia non copre le
spese per l’alimentazione di una famiglia di medie dimensioni14.

14
  Il Centro Gesuita per la Riflessione Teologica, partner di CAFOD, produce mensilmente un “indice del costo della vita” che
indica l’abbassamento dei salari di molti lavoratori del settore pubblico, ben al di sotto del costo del “paniere di beni alimentari”.
Vedi http://www.jctr.org.zm

                                                                                                                                 11
Che cosa bisogna fare per raggiungere gli MDGs

Il fattore politico-sociale è considerato decisivo nel sostenere le condizioni
locali necessarie al raggiungimento degli MDGs, così come assolutamente
centrale è la necessità di un finanziamento addizionale.
Il rapporto sul “Millennium Development Goal Needs Assessment” del
Progetto per il Millennio stima che i tre paesi africani presi in esame
(Uganda, Tanzania e Ghana) avranno bisogno di circa 50 dollari a persona
di assistenza addizionali all’anno per raggiungere gli MDGs.
Estrapolando questa media (e tenendo conto delle previsioni di crescita
della popolazione) la CIDSE stima che l’Africa subsahariana avrà bisogno di
più di 40 miliardi di dollari di assistenza estera all’anno, cioè più del doppio
dei 18 miliardi stanziati nel 2002. Le stime della CIDSE trovano riscontro nei
dati (38 miliardi di dollari) riportati nel Global Poverty Report 2002 della
Banca Africana per lo Sviluppo e nella valutazione preliminare per difetto
riportata nella bozza del “Global Plan to Achieve the Millennium
Development Goals” del Progetto per il Millennio (41-78 miliardi di dollari).
Questa stima è ampiamente corroborata dall’analisi casistica della CAFOD,
agenzia membro della CIDSE, effettuata sulla base di varie fonti15 (vedi
tabella 1).

Raccomandazione ai donatori:
Per rendere possibile all’Africa subsahariana il raggiungimento degli
MDGs, le nazioni più ricche del mondo devono aumentare l’aiuto
finanziario ai programmi di riduzione della povertà dei governi della
regione di almeno 40 miliardi di dollari all’anno.

Tabella 1.
Raggiungere
gli MDGs:
Stima annuale
per l’assistenza
allo sviluppo

15
   Fonti: IDS-DAC on-line database (for current aid flows), Millennium Development Goals Needs Assessment (Millennium
Project, 2004). Per i bisogni di assistenza dell’Etioia: Supporting Sound Policies with Adequate and Appropriate Financing
(World Bank, 2003).

12
Aumentare i flussi ufficiali di aiuti è l’unico modo realistico per provvedere al
finanziamento addizionale necessario per raggiungere gli MDGs in Africa.
Secondo le stime del Development Assistance Commitee (DAC) dell’OCSE,
al momento l’intero pacchetto di aiuti per l’Africa subsahariana –inclusi
sovvenzioni e nuovi prestiti- ammonta a 18 miliardi di dollari all’anno16, cioè
poco più di quanto la popolazione europea e statunitense spende per i propri
animali domestici ogni anno. Il totale delle sovvenzioni erogate ai governi
africani ogni anno è di poco superiore agli 11 miliardi di dollari17, circa la
stessa cifra spesa da europei e statunitensi per le vacanze in crociera 18.

Fonti di finanziamento per gli MDGs

Prima di proporre i progetti di riforma dell’assistenza e delle politiche sul
debito necessari per raggiungere gli MDGs, è importante identificare le fonti
di finanziamento e il loro ruolo.
Le fonti di finanziamento su cui i paesi a basso reddito possono
realisticamente contare sono limitate ai settori privati di investimento locali e
internazionali, alle rimesse, al commercio e ai flussi di capitali sotto forma di
aiuti e riduzione del debito. Molte di queste fonti sono vincolate alla crescita
economica in Africa e nel mondo. La sfida consiste nel combinare le diverse
risorse di finanziamento in maniera da rendere gli MDGs raggiungibili.
Mentre i flussi del settore privato devono costituire una parte importante
delle risorse, nei paesi a basso reddito sono i flussi dalle fonti ufficiali –cioè
aiuti, sovvenzioni, cancellazione del debito e nuovi prestiti – a rappresentare
la maggior quota di capitali19. È perciò importante non solo esaminare
l’ammontare dei flussi di capitali ufficiali, ma anche la loro efficacia come
strumenti di sviluppo.
Se la comunità dei donatori è seriamente intenzionata a raggiungere gli
MDGs, la questione non sarà solo di assicurare un finanziamento sufficiente,
ma anche di fare in modo che gli strumenti di finanziamento siano
sufficientemente prevedibili e flessibili per rispondere ai bisogni dei paesi a
basso reddito. Al momento, i flussi di aiuti non sono prevedibili e sono
quattro volte più instabili del reddito derivato dalle entrate locali20.

16
   Fonte: IDS-DAC
17
   Ibidem
18
   Cifre della spesa per il cibo animali domestici (17 miliardi di dollari) e crociere (11 miliardi di dollari) da State of the World
2004 – Special Focus: The Consumer Society (Worldwatch Institute).
19
   UNDP, Human Development Report 2003 (UNDP, 2003) p.293. Nel 2001, i flussi di aiuto a tutti I LDC ammontavano ad una
media del 7,5% del GDP, comparati alla media del flusso di investimento diretto, pari al 2,2% del GDP. Dove le cifre sono
disponibili, esse mostrano una media del deflusso di altri flussi privati dello 0,5% del GDP.
20
   Bulir, Ales e A. Javier Hamann, Aid Volatility: An Empirical Assessment (IMF Staff Papers, Vol 50 No. 1 IMF 2003).

                                                                                                                                13
Box 3. Assistenza e povertà
“C’è una grande attenzione da parte dei donatori alle consulenze, alla pianificazione dei
programmi, alle missioni, agli studi; ma non alla loro applicazione. La maggior parte del
denaro ritorna al donatore attraverso queste attività, condotte dal donatore stesso. A
volte si assiste a un inutile sdoppiamento della ricerca: quando un donatore fa uno
studio è seguito dalla Banca Mondiale che, per mezzo di un consulente, analizza la
stessa questione”
Donatore ufficiale anonimo alla CAFOD, membro della CIDSE, in Mozambico, 2004

Come mostra la tabella 2, la cifra netta di aiuti che arriva nei budget dei
governi destinatari è minore della metà della somma di aiuti ufficiali all’Africa.
In più, quasi un quarto di tutti i flussi ufficiali lordi ritornano al mittente sotto
forma di risarcimento del debito, limitando pesantemente la capacità dei
paesi a basso reddito di sviluppare e perseguire le proprie priorità di
sviluppo. I governi africani spendono le entrate derivate dalle tasse, su cui
hanno il completo controllo, per l’assistenza allo sviluppo che è spesso
vincolata alle priorità dei donatori.

Raccomandazione ai donatori:
Il miglioramento dell’efficacia degli aiuti pone due sfide:
• I donatori si devono impegnare a rispettare un calendario che
  assicuri la stabilità e la prevedibilità dei finanziamenti e che sia
  adattabile alle politiche di riduzione della povertà del paese
  ricevente.
• I propositi e i termini di nuovi aiuti devono essere resi
  pubblicamente disponibili a tutti i possibili attori nei paesi
  destinatari.

Tabella n°2
Flussi netti
dai paesi del G7
e dalle istituzioni
multilaterali
verso l’Africa
subsahariana,
2002
(Nigeria esclusa)

14
RIPENSARE LA RIDUZIONE DEL DEBITO

Anche riguardo al debito i paesi più ricchi del mondo non hanno mantenuto
le promesse verso i PVS. Al G7 di Colonia del 1999, i capi dei governi delle
sette nazioni più ricche del mondo hanno promesso una riduzione del debito
pari a 100 miliardi di dollari. Ad oggi, solo 31 miliardi sono stati tagliati. La
Banca Mondiale e il Fondo Monetario Internazionale hanno promesso che
nei successivi incontri si sarebbe provveduto a ridurre il debito in modo da
rimuovere il peso di debiti insostenibili dalle economie dei Paesi Poveri
Altamente Indebitati (HIPC). Qualsiasi giudizio sui benefici derivati
dall’Iniziativa per i paesi HIPC deve essere formulato sulla base dell’analisi
dell’ impatto che questa iniziativa ha avuto sui paesi interessati. I risultati
possono essere considerati modesti.
• La Banca Mondiale e il Fondo Monetario Internazionale stimano che
  entro il raggiungimento del “Completion point”21 da otto a dieci dei paesi
  HIPC più danneggiati dal crollo dei prezzi delle merci avranno una
  rapporto debito/esportazioni più alto di quello del 150% fissato dalla
  Iniziativa HIPC.
• Più della metà dei paesi HIPC spende circa il 15% delle entrate
  governative per ripagare il debito22.

La CIDSE ha a lungo sostenuto che l’uso di un criterio analitico inadeguato –
il rapporto debito/esportazioni - per giudicare la sostenibilità del debito da
parte di un paese è il difetto principale dell’Iniziativa HIPC. Pensiamo che
l’analisi delle sostenibilità del debito da parte di paesi a basso reddito debba
prendere in considerazione una serie più ampia di indicatori dello sviluppo
umano. La capacità di recuperare valuta estera per mezzo delle esportazioni
è un elemento importante in qualsiasi analisi della sostenibilità di un debito
contratto in valuta estera. Ma per i paesi a basso reddito, affetti da povertà
estrema e diffusa, gli elementi cruciali del modello analitico devono essere le
entrate fiscali del governo effettivamente disponibili e la connessione
reciproca tra il mantenimento degli obblighi di solvenza del debito e il
finanziamento ai programmi di riduzione della povertà.
 Detto ciò, è pur vero che l’Iniziativa HIPC ha fornito finanziamenti per lo
sviluppo della lotta alla povertà. Poiché l’Iniziativa ha dimostrato che la
riduzione del debito apporta chiari benefici allo sviluppo, la CIDSE –come gli
stessi paesi in via di sviluppo- esige nuovi criteri di sostenibilità del debito
che mettano in primo piano lo sviluppo.
• Nei paesi altamente indebitati che hanno raggiunto il “Decision point”23
  nell’Iniziativa HIPC, la spesa per il sociale è aumentata in una
  percentuale oscillante fra il 20 e il 50%. Il Mozambico ha introdotto un
  programma gratuito di vaccinazione per l’infanzia. Le tasse di frequenza

21
   Il livello al quale il debito è attualmente cancellato.
22
    Northover, Lemoine, Ladd, Drapkin and Kline, A Joint Submission to the World Bank and IMF Review of HIPC and Debt
Sustainability (CAFOD, Christian Aid, Oxfam, Eurodad, August 2002) – http://www.cafod.org.uk/policy.
23
   Il punto raggiunto il quale i debitori si impegnano a rendere il debito “sostenibile”.

                                                                                                                15
per le scuole elementari sono state abolite in Uganda, Malawi e Tanzania
     e nelle zone rurali del Benin. Mali, Mozambico e Senegal hanno in
     programma di aumentare la spesa per la prevenzione dell’HIV/AIDS.
• La richiesta di consultare la società civile nella formulazione della
  Strategia per la Riduzione della Povertà (Poverty Reduction Strategy
  Paper – PRSP) ha aiutato ad aumentare la capacità delle popolazioni
  povere di influenzare i processi di allocazione delle risorse nazionali24 .
• Uganda e Mozambico, tra i primi beneficiari della riduzione del debito e
  dell’aumento degli aiuti, hanno raggiunto tassi di crescita annuale di più
  del 5%. Due studi del FMI mostrano come la riduzione del debito abbia
  un effetto positivo sui tassi di crescita, mentre le forme convenzionali di
  aiuto non producono la stessa dinamica25.

Le ONG impegnate nel settore continuano a sostenere un’ulteriore riduzione
del debito come un sistema di trasferimento delle risorse efficace ed
efficiente. La riduzione del debito ha altri vantaggi rispetto alle forme
tradizionali di assistenza allo sviluppo. Una volta attuata, i suoi risultati sono
altamente prevedibili. Secondo uno studio del FMI, ha effetti di contenimento
dell’inflazione26. L’annullamento del debito può anche alleviare la pressione
sui prestiti nazionali, aumentando la disponibilità del credito interno e
riducendone i costi con un effetto stimolante sulla crescita economica.
Fornendo de facto supporto economico, la cancellazione del debito riduce i
costi di transazione da parte dei donatori e valorizza la responsabilità dei
governi locali.
Un argomento chiave nel dibattito tra le ONG e i creditori è il tipo di criteri
usato per misurare la sostenibilità del debito. In sostanza, si tratta di un
dibattito riguardo agli obiettivi della riduzione del debito. Per i creditori questi
obiettivi si sono rivelati, nell’Iniziativa HIPC, estremamente confusi27. Per loro
la promozione dell’ Iniziativa HIPC rafforzata, includeva l’incremento di fondi
e un maggiore stimolo alla riduzione della povertà. Ma per gli artefici di
questa politica, la Banca Mondiale e il FMI, l’obiettivo centrale non era
l’ipotetica sostenibilità del debito, che avrebbe messo i paesi debitori nella
posizione di poter differire i pagamenti. Nel quadro dell’Iniziativa HIPC è
perfettamente plausibile considerare sostenibile il debito di un paese che
non ha soldi da spendere per ridurre la povertà. La CIDSE è convinta che
questo sia un abuso del termine “sostenibilità”.
In risposta alle continue campagne delle ONG, alcuni grandi creditori –in
particolare il governo del Regno Unito- hanno proposto di cancellare il debito
a quei paesi che hanno raggiunto e sorpassato il Completion Point fissato
nell’Iniziativa HIPC. La CIDSE è convinta che questa sia una azione
necessaria se si vuole che l’Africa massimizzi le prospettive di
raggiungimento degli MDGs. Ma la proposta ha i suoi limiti. Alcuni paesi

24
   Northover, Lemoine, Ladd, Drapkin and Kline, A Joint Submission to the World Bank and IMF Review of HIPC and Debt
Sustainability (CAFOD, Christian Aid, Oxfam, Eurodad, August 2002) – http://www.cafod.org.uk/policy
25
  Clements, Benedict, Rina Bhattacharya and Toan Quoc Nguyen, External Debt, Public Investment, and Growth in Low-Income
Countries (IMF Working paper 2003); Pattillo, Catherine, Helene Poirson and Luca Ricci, External Debt and Growth (IMF
working paper April 2002).
26
   Reinhart, Carmen M. and Kenneth S. Rogoff, Africa: The Role of Price Stability and Currency Instability (IMF).
27
   Vedi: Banca Mondiale, Evaluation of HIPC 2003.

16
africani, in particolare la Nigeria, sono afflitti dai debiti ma non sono idonei
per i meccanismi di riduzione del debito negli stessi termini di altri paesi
HIPC. C’è bisogno di un nuovo approccio all’assistenza e al debito, con al
centro il finanziamento degli MDGs, per assicurare l’equità di trattamento per
i paesi a basso reddito, sia per quelli altamente indebitati che per quelli liberi
da debiti.

Raccomandazioni ai donatori:
L’atteggiamento dei paesi donatori nei confronti del debito deve essere
urgentemente riesaminato tenendo in considerazione i seguenti tre
punti.
• Le condizioni per il finanziamento degli MDGs devono
  rappresentare un elemento centrale dell’analisi della sostenibilità
  del debito. In base a questo approccio analitico, paesi come la
  Nigeria devono essere considerati idonei alla riduzione del debito in
  termini paragonabili a quelli di altri paesi a basso reddito.
• Bisogna imporre un meccanismo istituzionale più giusto e più
  inclusivo, in cui i creditori non abbiano più il monopolio decisionale
  sulle questioni riguardanti il debito28.
• Il processo di concessione dei crediti e gestione del debito deve
  coinvolgere il maggior numero di attori nei paesi destinatari. I
  donatori e i creditori devono rendere pubbliche le informazioni
  riguardo ai futuri flussi di aiuto, inclusi i livelli delle condizioni di
  idoneità e i dettagli degli accordi conclusi con i governi destinatari.

28
   CIDSE, insieme alle ONG internazionali ha proposto il “Fair and Transparent Arbitration Process” (FTAP), che si baserebbe
sui     processi   di    insolvenza   US,      capitoli    9    e    11.    Vedi     CIDSE-CI     documento      politico  -
http://www.cidse.org/docs/200410291009437888.pdf

                                                                                                                       17
Un modello di finanziamento per gli MDGs:
la giusta combinazione

L’unanimità riguardo agli MDGs li ha resi dei nuovi “standard dorati” della
cooperazione internazionale allo sviluppo. Le politiche e le azioni di
assistenza sono giudicate sempre più in relazione allo sforzo nel
raggiungimento degli MDGs. La CIDSE propone un approccio comune al
finanziamento dei paesi a basso reddito: cancellare il debito nei paesi
altamente indebitati come soluzione efficiente al problema del trasferimento
delle risorse per lo sviluppo e fornire corrispondenti somme di aiuti ai paesi a
basso reddito non indebitati.
L’identificazione del divario finanziario, cioè quelle situazioni che non
possono essere risolte dalle entrate nette dei governi locali, deve essere il
punto di partenza per qualsiasi modello di finanziamento degli MDGs.
Questo divario deve essere colmato dai flussi di finanziamento esterni.
Sono essenzialmente due i canali dei flussi di finanziamento: gli aiuti e la
riduzione del debito. Proponiamo di colmare il divario con fondi provenienti
da questi due canali in base ad indicatori delle migliori procedure per la
gestione dell’assistenza allo sviluppo.
Si deve decidere se trasformare l’assistenza allo sviluppo prevista negli
MDGs in aiuti (e in questo caso, se farlo sotto forma di supporti ai conti
pubblici, sovvenzioni, prestiti, progetti e programmi di aiuto..), oppure
cancellare o diminuire il debito. La decisione dipenderà:
• dalla quantità e dalla miglior combinazione fra prestiti e riduzione del
  debito, di cui i paesi hanno bisogno per massimizzare le prospettive di
  crescita economica29.
• dalle forme di trasferimento delle risorse che rafforzeranno l’enfasi sulla
  lotta alla povertà e su una gestione accorta delle risorse pubbliche da
  parte dei governi destinatari.
• dalle forme dell’assistenza allo sviluppo che rafforzeranno la
  pianificazione dei trasferimenti di risorse e che ridurranno i costi di
  transazione e la scarsa trasparenza che troppo spesso si verificano
  quando i destinatari devono rendere conto a molteplici donatori.

I calcoli futuri sulla sostenibilità del debito dovranno includere una
valutazione sulle possibili entrate nette disponibili30 per i governi destinatari o
debitori. Sono state proposte molte varianti di questo modello31, ma il
principio fondamentale è che il calcolo dell’ammontare del pagamento del
debito che i governi possono sostenere deve dare priorità alla spesa per la

29
   Vedi il documento CAFOD “Debt relief and new borrowing for Africa” del settembre 2003. www.cafod.org.uk/policy. Le
considerazioni includono i livelli di debito e prestito richiesti per ottimizzare la crescita economica e i tipi di crescita che sono a
favore dei paesi poveri. Il Fondo Monetario Internazionale ha prodotto due documenti proponendo che, le prospettive di crescita
economica dei paesi a basso reddito, necessitano debiti che devono essere di almeno un terzo inferiori alle forniture
nell’Iniziativa dei creditori dei paesi HIPC.
30
   Un approccio alle entrate nette disponibili, dovrebbe includere anche le ricevute dei flussi di donazione.
31 Northover, Joyner and Woodward, A Human Development Approach to Debt Sustainability Analyses for the World’s Poor
(CAFOD 1998 and 2001).

18
lotta alla povertà e per il raggiungimento degli MDGs, ribaltando così la
logica degli attuali criteri di sostenibilità del debito. La CIDSE sta avanzando
la proposta che il debito debba essere pagato con le risorse rimanenti dopo
aver allocato le spese e gli investimenti necessari per gli MDGs.
 In base a calcoli preliminari, molti paesi HIPC e alcuni paesi non altamente
indebitati come la Nigeria, avranno bisogno di una totale cancellazione del
debito e un ulteriore flusso di aiuti se le loro entrate verranno destinate a
colmare il divario economico che li separa dagli MDGs32.
Considerando i vantaggi della riduzione del debito rispetto alla politica degli
aiuti, la CIDSE propone che la cancellazione del debito divenga una priorità,
seguita da aiuti supplementari, laddove un paese a basso reddito sia
indebitato e l’impegno del governo a utilizzare le risorse per la riduzione
della povertà sia dimostrabile33. L’ammontare totale, in forma di aiuto o
diminuzione del debito, verrebbe determinato dalle lacune nel finanziamento
alla lotta alla povertà o al raggiungimento degli MDGs. Questo approccio
sarebbe applicato anche ai paesi a basso reddito, ma non altamente
indebitati in cui gli attuali flussi di aiuti e le entrate sono insufficienti per
finanziare gli MDGs. In questi casi, la diminuzione del debito dovrebbe
essere la priorità, seguita da una combinazione di concessioni finanziarie e
sovvenzioni.

Raccomandazione ai donatori
I donatori devono sostenere un modello di finanziamento che individui
il divario economico per raggiungere gli MDGs e le risorse finanziarie
da usare per colmarlo. Una gestione trasparente e responsabile delle
risorse pubbliche e una più ampia partecipazione di attori locali
nell’allocazione degli aiuti per lo sviluppo devono essere considerate
condizioni di idoneità per l’aumento dell’assistenza e la riduzione del
debito. Gli attori locali devono includere rappresentanti effettivi dei
poveri.

32
   Greenhill, Romilly and Elena Sista, Real HIPC Progress Report (Jubilee Research, Sept 2003).
33
   Si possono usare tre criteri per giudicare se un governo è effettivamente impegnato nella riduzione della povertà: i) la
trasparenza nella gestione finanziaria delle risorse, ii) la pianificazione di programmi per la riduzione della povertà, iii) controllo
delle risorse pubbliche da parte di vari attori.

                                                                                                                                  19
La necessità di risorse addizionali e stabili

L’attuale instabilità e imprevedibilità dei flussi di aiuto rappresenta un serio
impedimento nella pianificazione degli MDGs. È essenziale trovare un
meccanismo più stabile e regolabile per finanziare le spese sociali ricorrenti
e gli investimenti di capitali.
Primo, i governi dell’OCSE devono programmare dei calendari e rispettare
impegni di bilancio annuali per incrementare gli aiuti, in linea con l’impegno,
preso 37 anni fa, di spendere lo 0,7% del prodotto interno lordo in aiuti a
paesi stranieri.
L’ultima domanda è: da dove arriveranno i fondi per colmare le lacune
finanziarie una volta identificate? Ad oggi sono state avanzate molte
proposte.
La CIDSE appoggia l’introduzione di un sistema di tassazione globale – e in
particolare la Tassa sulle Transazioni Finanziarie34. I vantaggi di una simile
tassazione sono molteplici. Dà la possibilità di realizzare una più equa
ripartizione della ricchezza e di creare una situazione economica più stabile
e allo stesso tempo raccogliere fondi che verrebbero spesi per il
finanziamento degli MDGs. La attuabilità di una Tassa sulle Transazioni
finanziarie è stata confermata nel Rapporto Landau sponsorizzato dal
governo francese e dalla Banca Mondiale nel 200435.
Il governo del Regno Unito ha proposto una Agevolazione Finanziaria
Internazionale come misura per aumentare i flussi finanziari a breve termine.
La CIDSE è preoccupata dalla possibilità che un simile approccio possa
avere degli effetti negativi nei flussi di aiuti dopo il 2015. Ci sono anche
richieste di vendere o rivalutare le riserve auree del FMI nel lungo periodo in
modo da non danneggiare i redditi derivanti dall’esportazione di oro delle
nazioni in via di sviluppo.

Raccomandazione ai donatori:
Non è una condotta politicamente difendibile, da parte della comunità
dei donatori, dare un appoggio di facciata agli obiettivi di riduzione
della povertà concordati a livello internazionale e al contempo rifiutarsi
di fornire le risorse finanziarie per raggiungerli. Il compimento degli
MDGs richiede molto più che proposte e promesse: è arrivato il
momento di mobilitare risorse per lo sviluppo nuove e stabili.
Altrimenti il grande divario tra retorica e realtà, tra le promesse degli
MDGs e la penosa mancanza di risorse per mantenerle, espone i paesi
più ricchi del mondo all’accusa di grave cinismo politico. È ora di agire.

34
   http://www.cidse .org/docs/200411250951166236.pdf
35
    L’attuabilità della Tassa sulle Transazioni Finanziarie (CTT) è stata approvata dalla Banca Mondiale in una nota di
preparazione al Comitato di Sviluppo all’incontro annuale nel 2004. Anche il governo belga ha predisposto una adeguata
legislazione perché la Tassa sia applicata non appena l’accordo su di essa sarà presentato agli stati membri. Vedi l’allegato 1
del documento politico della CIDSE, Redistribution through Innovative Measures: A currency transactions tax (CIDSE, October
2004), http://www.cidse.org/docs/200411250951166236.pdf

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LE RAGIONI PER UN COMMERCIO PIÙ EQUO
I livelli delle entrate dei paesi più poveri non sono solo bassi ma anche
suscettibili di pesanti fluttuazioni dovute a cause esterne. Più povero è il
paese e più grande è la sua vulnerabilità a shock economici frequenti e
prolungati36. I paesi che sono altamente dipendenti da uno o due tipi di
prodotti, per lo più agricoli, hanno maggiore probabilità di rimanere poveri e i
progetti di riduzione del debito nel passato hanno spesso trascurato questa
destabilizzante caratteristica strutturale delle loro economie. Ciò ha causato
shock esterni che hanno compromesso i risultati raggiunti attraverso le
politiche di riduzione del debito o gli aiuti. Nei paesi che dipendono dalle
tendenze del mercato, le entrate sono e continueranno ad essere influenzate
da andamenti attesi come l’erosione delle preferenze. Gli impatti
sull’economia non sono di norma inaspettati per cui non sono considerati
vere e proprie crisi. Ma le misure necessarie a farvi fronte richiedono dei
cambiamenti globali nei modi di produzione dei paesi colpiti che richiedono
anni, rendendo questo genere di impatti molto simili a crisi da cui i paesi
colpiti possono fare poco o niente per difendersi.
Semplici aumenti nei finanziamenti allo sviluppo sono insufficienti per
assicurare i mezzi di sussistenza alla maggior parte degli africani. In
generale, il sistema del mercato, così ingiustamente ostile ai paesi africani,
deve essere radicalmente riformato per dar loro la possibilità di evitare
l’attuale “commodity trap”.

Raccomandazione ai donatori:
Un modello di finanziamento per gli MDGs deve assicurare la disponibilità
di un finanziamento contingente rapidamente usufruibile per far fronte
all’impatto di shock esterni e altre dinamiche di mercato prevedibili che
possano compromettere i livelli di entrate dei paesi a basso reddito.
Per godere di quelle
riforme, i paesi afri-
cani hanno bisogno
di investimenti sos-
tanziali nei loro set-
tori produttivi.
Come mostra la
tabella 3, gli aiuti
per i settori pro-
duttivi africani, co-
me      l’agricoltura,
sono diminuiti negli
ultimi 20 anni.
Tabella 3.
Assistenza bilaterale
allo sviluppo settore
per settore

36
     Happe, Nancy et al. “Absorbing Shocks”, Finance and Development Magazine, Dec 2003, (IMF, Washington, 2003).

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