L'UNIONE EUROPEA DALL'AIUTO AL PARTENARIATO UNA VISIONE STRATEGICA PER CRESCERE INSIEME
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SOMMARIO Introduzione 3 1. L’Unione Europea e la cooperazione internazionale allo sviluppo 5 1.1 Le relazioni tra Unione Europea e Paesi ACP 6 1.1.1 Quali norme e accordi regolano i rapporti 6 1.1.2 Il ruolo del Parlamento Europeo 7 1.1.3 UE e ACP: il post Cotonou 8 1.1.3.1 Priorità generali dell’accordo: 8 1.1.3.2 Priorità specifiche per la regione africana: 9 1.1.3.3 Priorità specifiche per la regione caraibica: 9 1.1.3.4 Priorità specifiche per la regione del Pacifico: 9 1.1.4 Un po’ di cifre 9 1.2 Le relazioni tra Unione Europea e Africa 10 1.2.1 Cos’è l’Unione Africana 10 1.2.2 Le relazioni UE-UA 10 1.2.2.1 Un po’ di cifre 12 1.2.3 Migrazione 12 1.2.4 Diaspora 13 1.2.5 UE e strategie regionali in Africa 14 2. Gli strumenti finanziari dell’Unione Europea per la cooperazione internazionale/allo sviluppo 16 2.1 Quadro finanziario pluriennale 2014-2020 17 2.1.1 Europa Globale 17 2.1.1.1 Fondo Europeo di Sviluppo 17 2.1.1.2 DCI 18 2.1.1.3 ENI 18 2.1.1.4 IPA II 19 2.1.1.5 Aiuti umanitari 19 2.1.1.6 EIDHR 20 2.1.1.7 Programmi tematici 20 2.1.2 Altri strumenti di finanziamento 21 2.1.2.1 EUTF: Fondo fiduciario di emergenza per l’Africa 21 2.1.2.2 Fondo di garanzia 21 2.1.3 Migrazione e controllo delle frontiere 21 2.2 Quadro finanziario pluriennale 2021-2027 22 2.2.1 Vicinato e resto del mondo 22 2.2.1.1 NDICI 24 2.2.1.2 IPA III 25 2.2.1.3 Aiuti umanitari 25 2.2.1.4 PTOM 26 2.2.1.5 Fondo Europeo per la Pace 26 2.3 Migrazione e gestione delle frontiere 27 2.3.1 Fondo di asilo e migrazione 27 2.3.1.2 Fondo per la gestione integrata delle frontiere 28 2 L’ U N I O N E E U R O P E A D A L L’A I U T O A L PA RT E N A R I ATO : U N A V I S I O N E S T R AT EG I C A P E R C R E S C E R E I N S I E M E 1
INTRODUZIONE Comincio la presentazione di questo opuscolo ricordando brevemente il fatto che la cooperazione internazionale allo sviluppo ha come fine ultimo l’eradicazione della povertà. Si tratta di un obiettivo molto ambizioso, che già nel momento in cui lo si formula, si sa che non lo si raggiungerà facilmente, essendo che lo stesso concetto di povertà assume valori relativi a seconda del contesto sociopoliti- co in cui viene teorizzata. Tuttavia, nonostante questo relativismo, la politica, dandosi l’obiettivo di ridurre il più possibile le disuguaglianze, si è di fatto lanciata alla ricerca delle vie più percorribili per l’eradicazione della po- vertà o quanto meno della povertà assoluta, lesiva della dignità umana. All’immagine dei suoi Paesi membri ed in complemento alle loro azioni di cooperazione, anche l’Ue si è da tempo fissato l’obiettivo di combattere la povertà nel mondo, ovunque essa si manifesti. Per raggiungere questo grande obbiettivo è stato necessario dare vita ad un complesso sistema di strumenti atti ad incidere positivamente sulla situazione economica delle persone. L’azione dell’Ue in tal senso è pervasiva. Essa coinvolge ogni ambito della vita delle persone e delle società, agendo su democrazia, promozione dei diritti fondamentali ed ambientali, promozione della pace e dello sviluppo sostenibile. Questo opuscolo mira a riassumere e facilitare la comprensione degli strumenti messi in atto dall’Eu- ropa per la cooperazione internazionale, offrendo uno spaccato del nostro lavoro. Sono strumenti di varia natura, che ho cercato di semplificare per contribuire a diffonderli ulteriormente. Il mondo della cooperazione allo sviluppo è in continua evoluzione e miglioramento e si adatta alle varie e numerose situazioni in vigore in tutto il pianeta. In questo quadro generale le relazioni inter- nazionali, abbastanza in effervescenza, l’Europa contribuisce non poco alla lotta contro la povertà, in modo da promuovere l’avvenimento di un futuro migliore per tutti. È ormai un desiderio univer- salmente condiviso: “nessuno va lasciato indietro”. La convinzione parte dalle Nazioni Unite, dove è stata adottata l’Agenda 2030 contenente i 17 obiet- tivi di sviluppo sostenibile. L’Europa, ha così colto l’occasione per rivedere la propria agenda, defi- nendo un “nuovo consenso” volto ad armonizzare gli interventi degli Stati Membri nell’ambito della cooperazione allo sviluppo. L’Agenda mondiale e quella europea ormai concordano nella definizione delle strategie di lotta alla povertà. In tal senso, è sempre più importante che ogni singolo cittadino dell’Ue sia messo nelle condizioni di conoscere gli strumenti adottati, quindi scoprire le vie per po- tervi prender parte. Durante l’ottava legislatura del Parlamento Europeo, ho salutato e contribuito con determinazione al cambio di paradigma sul tema della cooperazione internazionale. Abbiamo infatti stabilito che si debba passare dal concetto dell’aiuto a quello del partenariato. Il presente documento contiene anche gli strumenti che ne sono l’esemplificazione, e mi auguro possa essere utile anche per l’impo- stazione degli strumenti futuri. La cooperazione internazionale allo sviluppo è dunque la via maestra da percorrere per portare un reale cambiamento nel mondo e nella vita delle persone, realizzando il grande sogno dell’eliminazio- ne della povertà e dell’esclusione. 2 L’ U N I O N E E U R O P E A D A L L’A I U T O A L PA RT E N A R I ATO : U N A V I S I O N E S T R AT EG I C A P E R C R E S C E R E I N S I E M E 3
1. L’UNIONE EUROPEA E LA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE ALLO SVILUPPO La Cooperazione Internazionale allo sviluppo è uno dei capisaldi dell’Unione Europea. L’UE è infatti presente in 140 paesi del mondo attraverso programmi di cooperazione, promuovendo i principi cardine dell’Unione come democrazia, rispetto per i diritti umani, buona governance, lotta alla po- vertà, risoluzione dei conflitti e sviluppo sostenibile. Gli interventi dell’Unione Europea si differenziano in cooperazione allo sviluppo, aiuti umanitari e co- operazione tecnica e vengono strutturati in programmi pluriennali che prevedono la pianificazione degli aiuti e delle risorse con l’obiettivo di assicurare uno sviluppo duraturo e sostenibile. La cooperazione allo sviluppo è stata parte fondamentale del processo di integrazione europea fin dagli inizi e già il trattato di Roma del 1957 aveva sancito la creazione del Fondo europeo di sviluppo, volto a fornire assistenza alle colonie e ai territori d’oltremare. Dagli anni sessanta, con l’avvento della politica di decolonizzazione e la dichiarazione di indipenden- za dei singoli Paesi, gli Stati Membri dell’Unione hanno iniziato ad applicare politiche di cooperazio- ne allo sviluppo volte alla costruzione di Stati in grado di auto-sostenersi e ad una graduale apertura verso il mercato globale. Nel 2000 viene firmato l’accordo di Cotonou tra l’UE e i paesi dell’Africa, dei Caraibi e del Pacifico (ACP), un accordo commerciale e di aiuti che costituisce un partenariato della durata di 20 anni. L’in- tesa prevede un’intensa collaborazione tra i paesi mirata a sradicare la povertà e a integrare i paesi ACP nell’economia mondiale. Dallo stesso anno, l’Unione si è impegnata ulteriormente al raggiungimento degli Obiettivi di Svi- luppo del Millennio, iniziativa lanciata delle Nazioni Unite e sottoscritta da tutti i 193 Stati Membri dell’ONU, per raggiungere entro il 2015, 8 obbiettivi principali1. Il mancato raggiungimento di questi ultimi ha portato alla formazione dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile che ad oggi è la base per la programmazione e la gestione di tutti i progetti di cooperazione allo sviluppo dell’Unione Europea. Nel medesimo atteggiamento, attraverso la ratifica del trattato di Lisbona del 2007, l’Unione ha rafforzato ulteriormente le basi legali della cooperazione allo sviluppo dell’UE affermando l’obietti- vo primario della politica di cooperazione allo sviluppo dell’Unione: la riduzione e lo sradicamento della povertà. L’articolo 3 paragrafo 5 del Trattato sull’Unione Europea (TUE) esplicita che «nelle relazioni con il resto del mondo l’Unione afferma e promuove i suoi valori e interessi, contribuendo alla protezione dei suoi cittadini. Contribuisce alla pace, alla sicurezza, allo sviluppo sostenibile della Terra, alla solidarietà e al rispetto reciproco tra i popoli, al commercio libero ed equo, all’eliminazione della povertà e alla tutela dei diritti umani, in particolare dei diritti del minore, e alla rigorosa osser- vanza e allo sviluppo del diritto internazionale, in particolare al rispetto dei principi della Carta delle Nazioni Unite». Applicando i medesimi principi, l’UE sviluppa una cooperazione privilegiata con i paesi limitrofi, il c.d. vicinato, al fine di creare uno spazio di prosperità caratterizzato da relazioni strette e pacifiche basate sulla cooperazione. L’azione dell’Unione sulla scena internazionale tutta, infatti, si fonda sui principi che ne hanno informato la creazione, lo sviluppo e l’allargamento e che essa si prefigge di promuovere nel resto del mondo come: democrazia, Stato di diritto, universalità e indivisibilità dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali, rispetto della dignità umana, principi di uguaglianza e di solidarietà e rispetto dei principi della Carta delle Nazioni Unite e del diritto in- ternazionale. Questi principi fondamentali alla base della cooperazione esterna dell’Unione vanno a costituire anche le fondamenta della promozione alla pace, la prevenzione dei conflitti i conflitti e il favoreggiamento dello sviluppo sostenibile dei paesi in via di sviluppo sul piano economico, sociale e ambientale. Infine è importante sottolineare la leadership mondiale dell’Unione Europea in materia di cooperazione allo sviluppo, non soltanto per quanto riguarda la lotta alla povertà, ma anche in materia di diritti umani, lotta al cambiamento climatico e di uguaglianza di genere - settore priorita- rio per migliorare le condizioni di vita delle donne e dei bambini in tutto il mondo. 1. Sradicare la povertà estrema e la fame nel mondo; rendere universale l’istruzione primaria; promuovere la pa- rità dei sessi e l’autonomia delle donne; ridurre la mortalità infantile; ridurre la mortalità materna; combattere l’HIV/AIDS, la malaria e altre malattie; garantire la sostenibilità ambientale; sviluppare un partenariato mondia- le per lo sviluppo. 4 L’ U N I O N E E U R O P E A D A L L’A I U T O A L PA RT E N A R I ATO : U N A V I S I O N E S T R AT EG I C A P E R C R E S C E R E I N S I E M E 5
mentazione politico-istituzionale. L’Accordo sottolinea che tutti gli obbiettivi siano perseguibili e 1.1 LE RELAZIONI TRA UNIONE EUROPEA E PAESI ACP raggiungibili solo attraverso l’implementazione di un contesto politico «in grado di garantire la pace, la sicurezza e la stabilità, il rispetto dei diritti umani, dei principi democratici e dello Stato di diritto Il Gruppo degli stati dell’Africa, dei Caraibi e del Pacifico nasce nel 1975 con l’Accordo di George- nonché il buon governo che costituisce un elemento indispensabile dello sviluppo a lungo termine; town, stipulato con lo scopo di coordinare la cooperazione tra i propri membri nei negoziati con riconoscendo che la responsabilità della creazione di un siffatto contesto spetta in primo luogo ai l’Unione Europea. Ad oggi il gruppo dei Paesi ACP conta 79 membri, 48 provenienti dall’Africa paesi interessati». Questa è definita come “clausola democratica”, una condizionalità democratica in Sub-Sahariana, 16 dalla zona caraibica e 15 dalla zona del Pacifico. base alla quale l’UE ha il potere di sospendere l’erogazione degli aiuti a quegli Stati che siano ritenuti Storicamente già con il Trattato di Roma del 1957, la Comunità Economica Europea (Cee) aveva responsabili di violazioni dei diritti umani e dei principi democratici2. Attraverso il soddisfacimento adottato delle norme per la cooperazione con gli stati e i territori d’oltremare, poi trasformati in ac- di queste condizioni si contribuirà alla pace e alla sicurezza e favorendo un contesto politico stabile cordi di cooperazione con 18 stati africani con la Convenzione di Yaoundé. La nascita formale della e democratico nel quale potranno essere implementati i progetti di sviluppo. cooperazione tra Paesi ACP e l’UE risale invece al 1975 con la prima Convenzione di Lomé conclusa dalla Comunità europea e da 46 stati ACP: essa prevedeva delle preferenze tariffarie non soggette Il fondo che sostiene le azioni nei 79 Paesi dell’Africa subsahariana, dei Caraibi e del Pacifico, parte a reciprocità, per promuovere le esportazioni dei membri ACP e dei programmi volti a limitare la dell’Accordo di Cotonou, è il Fondo Europeo di Sviluppo (FES), governato da norme finanziarie pro- vulnerabilità di questi paesi rispetto alle oscillazioni dei prezzi dei prodotti di base da essi esportati. prie e posto al di fuori del budget generale dell’Unione europea. Esso è infatti costituito nell’ambito La prima Convenzione, firmata nella capitale togolese, di durata quinquennale fu seguita da altre di uno specifico accordo internazionale tra l’UE e i paesi partner dell’area ACP ed è alimentato da tre Convenzioni (Lomé II, III, IV). Alla quarta, stipulata nel 1990, fu attribuita una durata decennale e un contributo diretto versato dagli Stati membri dell’UE, sulla base di una specifica ripartizione. Il segna un cambiamento con le precedenti soprattutto per via del considerevole aumento della do- FES finanzia in misura prioritaria attività nel campo dello sviluppo economico, sociale e umano, della tazione finanziaria destinata ad aiuti allo sviluppo e all’aggiunta della clausola del rispetto dei diritti cooperazione dell’integrazione regionale. umani fondamentali. Inoltre, il nuovo accordo presentava una mirata attenzione a priorità quali la Infine, va sottolineato che la convenzione firmata a Cotonou è stata successivamente rivisitata nel promozione della tutela dell’ambiente, allo sviluppo industriale e di infrastrutture e servizi. 2010 con la decisione 2010/648/CE per avvicinarsi ulteriormente alle direttive mondiali soprattutto riguardanti i Millenium Development Goals, la cui scadenza era stata precedentemente stipulata per il 2015; il partenariato viene così adattato per concentrarsi su temi quali il cambiamento climatico, 1.1.1 Quali norme e accordi regolano i rapporti la sicurezza alimentare, la sostenibilità della pesca, il rafforzamento della sicurezza nelle regioni Il 23 giugno 2000 a Cotonou, capitale del Benin, nasce il primo vero e proprio partenariato tra UE e più fragili, il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile. Ognuno di questi settori ha una Paesi ACP, dopo una lunga serie di negoziati per avviare un sistema integrato di cooperazione che chiara importanza verso l’obbiettivo dello sviluppo sostenibile e la riduzione della povertà, nel cui attribuisse un’importanza improntata alla protezione dei diritti umani e alla creazione di istituzioni quadro si aggiungono tra gli altri termini anche quello di solidarietà, sicurezza, rispetto reciproco dei e di sistemi politici democratici nei Paesi beneficiari della cooperazione. A cuore dell’atto giuridico popoli e tutela dei diritti umani e dei minori. convenzionale multilaterale rimane il grande obbiettivo dell’eliminazione della povertà che rappre- senta il fine principale del nuovo partenariato, in linea con gli obiettivi di uno sviluppo durevole e della progressiva integrazione dei Paesi ACP nell’economia mondiale. I principali obiettivi del grup- 1.1.2 Il ruolo del Parlamento Europeo po dei Paesi ACP sono: L’accordo di partenariato di Cotonou indìce tre istituzioni: il Consiglio dei ministri, il comitato de- • Il coordinamento delle attività dei membri nel quadro dell’attuazione degli accordi di partena- gli ambasciatori e l’Assemblea parlamentare paritetica. L’istituzione parlamentare, cioè l’Assemblea riato economico con l’UE; parlamentare paritetica ACP-UE, è composta da un numero uguale di rappresentanti dell’UE e dei • Il consolidamento dell’unità e della solidarietà tra i membri; paesi ACP, 78 membri del PE che 78 membri del parlamento dei paesi ACP. Per quanto riguarda la • Lo sviluppo sostenibile dei membri e la loro graduale integrazione nell’economia globale pro- delegazione europea (DACP), essa partecipa su base paritaria alle attività dell’Assemblea che sono muovendo allo stesso tempo un ordine mondiale equo; generalmente: sessioni, riunioni dell’Ufficio di presidenza e dei comitati, riunioni regionali, missioni • Il rafforzamento della pace e della stabilità come condizione necessaria inoltre al miglioramento di inchiesta e missioni di osservazione elettorale ed infine si riunisce regolarmente a Bruxelles per del benessere dei cittadini in un ambiente democratico e libero. preparare le attività congiunte e monitorare l’attuazione dell’accordo di Cotonou, la situazione nei paesi ACP e le prospettive per il futuro del partenariato. L’Accordo di Cotonou, la cui durata è ventennale è in scadenza a febbraio 2020, rappresenta un punto I parlamentari che compongono l’Assemblea parlamentare paritetica fanno inoltre parte di com- di svolta nella definizione delle politiche di sviluppo e cooperazione a livello globale nel contesto di missioni: commissione politica, commissione per lo sviluppo economico, le finanze e il commercio, rapporti nord-sud. Una novità fondamentale che l’accordo istituisce è l’introduzione del concetto di commissione per gli affari sociali e l’ambiente. Il ruolo principale delle commissioni è quello di elabo- differenziazione e regionalizzazione nell’applicazione di modalità e priorità della cooperazione a se- rare relazioni su temi di interesse reciproco che poi culminano in risoluzioni approvate nelle sessioni conda del vario livello di sviluppo di ciascun partner, delle sue esigenze, dei suoi risultati e della sua plenarie. Le commissioni e l’Assemblea monitorano gli sviluppi politici, economici e sociali nei paesi strategia di sviluppo a lungo termine. La regionalizzazione consente, ad entrambe le parti dell’accor- ACP al fine di promuovere gli obiettivi di sviluppo e il rispetto di tutti i diritti umani e di tutte le libertà do, di offrire due possibilità relazioni commerciali: i Paesi ACP possono istaurare un processo di nego- fondamentali, incluso il rispetto dei diritti sociali fondamentali e della democrazia basata sullo Stato ziazione con l’Unione Europea in vista della conclusione di una nuova tipologia di accordi commerciali, di diritto e su una governance trasparente e responsabile, sempre con un occhio vigile sull’integra- denominati “accordi di partenariato economico” APE; mentre dall’altro, l’Unione può offrire differenti zione e alla cooperazione regionale e sub-regionale. regimi commerciali agli Stati partner, in funzione del loro livello di sviluppo e tenendo conto della loro appartenenza a determinati gruppi regionali. Ulteriore riconoscimento viene conferito cosi al ruolo di 2. All’art. 9 dell’Accordo: «Le parti fanno riferimento ai loro obblighi e impegni internazionali relativi ai diritti parlamenti nazionali, autorità locali e società civile, garantendo una più alta efficacia agli aiuti forniti dell’uomo. Esse reiterano il loro profondo attaccamento alla dignità umana e ai diritti dell’uomo, che sono aspirazioni legittime degli individui e dei popoli. I diritti dell’uomo sono universali, indivisibili e interdipendenti. secondo uno schema che implementa richiesta dal basso e accountability burocratico. Inoltre, al fine Le parti s’impegnano a promuovere e proteggere tutte le libertà e i diritti umani fondamentali, sia civili che di ridurre i costi di transazione, l’accordo prevede di “svincolare” gli aiuti UE ai Paesi ACP, vale a dire di politici, economici, sociali o culturali. In questo contesto le parti riaffermano l’uguaglianza tra uomini e donne. Le parti ribadiscono che la democratizzazione, lo sviluppo e la tutela delle libertà fondamentali e dei diritti non imporre condizioni quanto all’origine o alle modalità di fornitura di tali aiuti. dell’uomo sono elementi connessi tra loro, che si rafforzano a vicenda. I principi democratici sono principi Generalmente l’accordo di Cotonou si dice retto da tre pilastri. Questi vengono delineati nella co- universalmente riconosciuti sui quali si basa l’organizzazione dello Stato per garantire la legittimità della sua autorità, la legalità delle sue azioni, rispecchiantesi nel suo assetto costituzionale, legislativo e normativo, e operazione allo sviluppo, nel libero commercio per l’entrata nell’economia mondiale e nell’imple- l’esistenza dei meccanismi di partecipazione. Sulla base dei principi universalmente riconosciuti, ciascun paese sviluppa la propria cultura democratica» 6 L’ U N I O N E E U R O P E A D A L L’A I U T O A L PA RT E N A R I ATO : U N A V I S I O N E S T R AT EG I C A P E R C R E S C E R E I N S I E M E 7
La cooperazione ACP-UE, come abbiamo detto, si fonda su un sistema giuridicamente vincolan- 1.1.3.2 Priorità specifiche per la regione africana te e sull’esistenza di istituzioni congiunte che lavorano in direzione dell’attuazione dell’accordo di In linea con l’esito del vertice Unione africana-Unione europea di Abidjan del novembre 2017, le Cotonou. Con l’avvicinarsi dei negoziati per la cooperazione ACP-UE dopo il 2020, l’impegno dei priorità proposte dall’Unione europea per il partenariato UE-Africa mirano a conseguire la pace e parlamenti e dell’assemblea si è indirizzato verso il mantenimento della dimensione parlamentare la stabilità, gestire la migrazione e la mobilità, consolidare la democrazia e la buona governance, dell’APP e il consolidamento del dialogo politico per il nuovo quadro post-2020. Le istituzioni con- mettere a frutto il potenziale economico, conformarsi alle norme di sviluppo umano e lottare contro giunte dell’accordo di Cotonou debbono continuare a fornire un quadro di riferimento per un dia- il cambiamento climatico. Inoltre, tra le principali priorità UE-Africa si trova l’aumento sostanziale logo aperto, democratico e globale tra i deputati al Parlamento europeo e i parlamentari dei paesi degli investimenti privati - da parte tanto degli europei che degli africani - a contribuire a migliorare ACP. Inoltre queste stesse istituzioni congiunte monitorano l’uso e controllo del Fondo Europeo per il contesto imprenditoriale, a stimolare gli scambi commerciali e a sostenere l’istruzione e le compe- lo sviluppo (FES) e l’attuazione degli accordi di partenariato economico (APE). Anche la commis- tenze professionali. sione sviluppo (DEVE) del Parlamento Europeo ricopre un ruolo chiave nella fase di valutazione e monitoraggio della cooperazione internazionale coi paesi ACP nell’ambito del FES. Questi lavori del 1.1.3.3 Priorità specifiche per la regione caraibica: Parlamento Europeo giungono ora al culmine nella preparazione per la stesura del futuro accordo I settori chiave di cooperazione per il partenariato regionale con i Caraibi comprendono la lotta ai vincolante per la cooperazione ACP-UE. cambiamenti climatici e alla vulnerabilità, la sicurezza dei cittadini, la buona governance, i diritti umani, lo sviluppo umano e la coesione sociale. Inoltre, altre focus rilevanti riguardano la promozio- ne di una crescita inclusiva, l’approfondimento dell’integrazione regionale e la riduzione degli effetti 1.1.3 UE e ACP: il post Cotonou delle catastrofi naturali. I negoziati politici sul nuovo partenariato ACP-UE sono cominciati il 28 settembre 2018 a New York e seguiranno un iter da concludersi entro il 29 febbraio 2020. La negoziazione di un nuovo accordo 1.1.3.4 Priorità specifiche per la regione del Pacifico: viene inquadrata all’interno dell’evolversi delle sfide globali e regionali che si sono venute a creare Il gran numero di Stati insulari, con i loro immensi territori marittimi, fa dei paesi del Pacifico un negli ultimi decenni. L’UE ed i Paesi ACP intendono concludere un accordo politico vincolante, a par- attore importante per l’UE per quanto riguarda la soluzione di sfide mondiali, vista soprattutto la tire dalle tabelle di marcia concordate a livello internazionale per lo sviluppo sostenibile (l’Agenda vulnerabilità di questi territori rispetto alle calamità naturali e ai cambiamenti climatici. 2030 delle Nazioni Unite, gli obiettivi di sviluppo sostenibile, il programma d’azione di Addis Abeba, l’accordo di Parigi). Sarà proposto un partenariato UE-ACP di durata ventennale, come il prece- dente, e potrebbe prevedere proprio una “clausola di revisione a tempo” nell’ottica di una revisione 1.1.4 Un po’ di cifre completa delle priorità strategiche dopo la scadenza dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. Il nuovo Dal 1975 ad oggi 43 anni di partenariato tra Europa e Paesi ACP. Ad oggi gli stati appartenenti alla accordo sarà perseguito sempre in uno spirito di uguaglianza, non discriminazione, solidarietà, reci- partnership sono 107 (tra Stati Membri dell’Unione e Paesi ACP) e rappresentano oltre 1,5 miliardi procità, responsabilità e rispetto reciproco e confermerà l’impegno delle parti a rafforzare il dialogo di persone. politico regolare a tutti i livelli. L’obbiettivo principale dell’accordo sarà ancora l’eradicazione della povertà in tutte le sue dimensio- Fondo Europeo di Sviluppo per la programmazione 2007-2013: ni. Per ottenere questo risultato è in programmazione un’architettura istituzionale efficace, leggera e dotazione finanziaria di 22,682 miliardi di euro. Di questo importo, 21.966 milioni di euro sono stan- flessibile che semplifichi le relazioni tra le parti, consentendo di intraprendere azioni più rapidamen- ziati per i paesi ACP, 286 milioni di euro per i PTOM e 430 milioni di euro per la Commissione a titolo te ed efficacemente. Inoltre l’accordo fornirà una divisione ottimale del lavoro tra attori nazionali, delle spese di sostegno legate alla programmazione e all’attuazione del FES. In particolare l’importo regionali e sub-regionali, rafforzando il ruolo dei parlamenti, delle autorità locali, della società civile concesso agli ACP è ripartito nel modo seguente: 17.766 milioni di euro per il finanziamento dei pro- e del settore privato. grammi indicativi nazionali e regionali, 2700 milioni di euro per il finanziamento della cooperazione Nelle direttive della nuova negoziazione si denota chiaramente una nuova struttura più consona alle intra-ACP e interregionale, 1500 milioni di euro per il finanziamento del fondo d’investimento. esigenze di ciascuna regione. La nuova struttura proposta consiste in un accordo di base comune a livello UE-ACP combinato con tre partenariati regionali rafforzati (UE-Africa, UE-Caraibi e UE-Pa- Fondo Europeo di Sviluppo per la programmazione 2014-2020: cifico), che sono proposti sotto forma di protocolli specifici. Questi partenariati regionali flessibili Dotazione finanziaria pari a 30.506 miliardi di euro. Di questi 29.089 miliardi destinati ai paesi ACP, dovrebbero essere gestiti dalle regioni stesse, offrendo un ruolo più importante alle pertinenti orga- 364,5 milioni stanziati per i PTOM e 1,052 miliardi di euro stanziate per la Commissione a titolo delle nizzazioni regionali nella creazione e nella gestione dei futuri partenariati regionali. spese di sostegno legate alla programmazione e all’attuazione del FES. Le risorse stanziate per i Paesi ACP sono così suddivise: 24,365 miliardi di euro per il finanziamento dei programmi indicativi 1.1.3.1 Priorità generali dell’accordo nazionali e regionali. 3,590 miliardi di euro per il finanziamento della cooperazione intra-ACP e in- • Partnership globale incentrata sulla costruzione pacifica, stabile, ben governata, terregionale, 1,134 miliardi di euro per il finanziamento del fondo d’investimento • Stati e società prospere e resilienti; • Il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile, in particolare l’eliminazione della pover- tà, le discriminazioni e le disuguaglianze e non lasciare nessuno dietro; • Promuovere, rispettare, proteggere e soddisfare i diritti umani, le libertà fondamentali, la demo- crazia, lo stato di diritto e il buon governo; • Promuovere lo sviluppo umano e la dignità per tutti, con particolare attenzione per le donne e le ragazze; • Promuovere la pace, la sicurezza e la giustizia e garantire un’efficace lotta al terrorismo; • Trasformare la mobilità e la migrazione regolare in opportunità, arginare la migrazione irregolare e affrontarne le cause alla radice; • Rafforzare alleanze internazionali al fine di portare avanti un’azione globale. • Crescita sostenibile e inclusiva e la creazione posti di lavoro dignitosi; • Proteggere l’ambiente, combattere i cambiamenti climatici e promuovere l’energia sostenibile. 8 L’ U N I O N E E U R O P E A D A L L’A I U T O A L PA RT E N A R I ATO : U N A V I S I O N E S T R AT EG I C A P E R C R E S C E R E I N S I E M E 9
La strategia comune è attuata attraverso piani d’azione pluriennali che definiscono le aree priorita- 1.2 LE RELAZIONI TRA UNIONE EUROPEA E AFRICA rie di cooperazione. Tre piani d’azione successivi sono già stati adottati e attuati dal 2007. Il primo piano d’azione (2008-2010) e il secondo piano d’azione (2011-2013) della strategia congiunta si sono concentrati su 8 settori prioritari di cooperazione: 1.2.1 Cos’è l’Unione Africana • Pace e sicurezza; L’Unione Africana (UA) è un’organizzazione continentale nata nel 2000 e succeduta dal 2002 all’Or- • Governance democratica e diritti umani; ganizzazione per l’unità africana, quest’ultima costituita nel maggio 1963 per promuovere l’unità • Integrazione economica regionale, commercio e infrastrutture; e la solidarietà tra le nazioni africane, migliorare le condizioni di vita nel continente, difendere la • Obiettivi di sviluppo del millennio; sovranità, l’integrità territoriale e l’indipendenza dei paesi membri. L’UA è basata sul principio della • Cambiamento climatico; uguaglianza sovrana e interdipendenza tra gli Stati membri e promuove il rispetto per i principi de- • Energia; mocratici, i diritti umani, lo Stato di diritto e il buon governo. L’Unione Africana ha, tra gli altri poteri, • Migrazione, mobilità e occupazione; quello di adottare sanzioni nei confronti degli Stati membri che abbiano contravvenuto alle decisioni • Scienza, società dell’informazione e spazio. e alle politiche dell’Organizzazione, nonché quello di sospendere dalla partecipazione alle attività i governi al potere con mezzi incostituzionali. Il quarto vertice UE-Africa si è tenuto a Bruxelles il 2-3 aprile 2014, ed ha portato a propria conclu- L’Unione Africana ha un organo a carattere assembleare che riunisce una volta l’anno i capi di Sta- sione la Roadmap 2014-2017 che si concentra sull’attuazione della strategia congiunta su 5 settori to e di governo degli Stati membri e altri organi principali: il Comitato esecutivo, la Commissione prioritari: africana, il Consiglio economico, sociale e culturale, il Parlamento panafricano, il Consiglio di pace e • Pace e sicurezza; sicurezza e la Corte di giustizia e dei diritti dell’uomo. • Democrazia, buon governo e diritti umani; In corrispondenza del cinquantenario della nascita dell’UA, è stato stipulato un quadro strategico • Sviluppo umano; per la trasformazione socio-economica del continente nei prossimi 50 anni, denominato “Agenda • Sviluppo e crescita sostenibili e inclusivi e integrazione continentale; 2063: l’Africa che vogliamo”. Si basa sulla ricerca di attuazione di iniziative continentali per la cresci- • Questioni globali ed emergenti. ta e lo sviluppo sostenibile. La visione guida di Agenda 2063 è la visione dell’UA di un’Africa integra- ta, prospera e pacifica, guidata dai propri cittadini e che rappresenta una forza dinamica nell’arena All’interno della Roadmap 2014-2017 viene inoltre implementato fortemente il ruolo del settore pri- internazionale. All’interno del testo vengono posti sette obbiettivi principali: vato e della società civile nel quadro del partenariato UE-Africa nel pieno obbiettivo di contribuire al Le aspirazioni africane per il 2063: tema centrale del Summit: “Investire nelle persone, nella prosperità e nella pace”. Dalle tre sessioni di • Un’Africa prospera, basata sulla crescita inclusiva e sullo sviluppo sostenibile; lavoro del vertice sono di fatto emerse linee guida per la promozione e il mantenimento della pace, • Un continente integrato, politicamente unito, basato sugli ideali del panafricanismo e sulla visio- lotta al terrorismo e riduzione dell’impatto negativo dei conflitti, una corretta gestione di scambi ed ne del Rinascimento africano; investimenti, implementazione di infrastrutture, gestione delle risorse naturali, una migliore politica • Un’Africa di buon governo, democrazia, rispetto dei diritti umani, giustizia e stato di diritto; su istruzione e formazione, implementazione delle vie sicure per la mobilità e gestione delle migra- • Un’Africa pacifica e sicura; zioni. • Africa con una forte identità culturale, patrimonio comune, valori ed etica; Il più recente vertice Unione africana-UE si è tenuto il 29-30 novembre 2017 ad Abidjan in Costa • Un’Africa il cui sviluppo è guidato dalle persone, facendo affidamento sul potenziale offerto d’Avorio, si è incentrato soprattutto sul tema “investire nella gioventù”, aspetto divenuto una priorità dalle persone, in particolare le donne e i giovani e la cura dei bambini; fondamentale per l’Europa come anche per l’Africa. I leader dell’UE e africani hanno adottato una • Un’Africa come attore e partner globale forte, unito, resiliente e influente. dichiarazione congiunta che delinea nuove priorità comuni per il partenariato Africa-UE in quattro aree strategiche dal 2018 in poi, ed è stata denominata “dichiarazione di Abidjan”. I quattro settori principali sviluppati dal Summit sono: 1.2.2 Le relazioni UE-UA • Educazione, scienza, tecnologia e sviluppo delle competenze; Il partenariato Africa-UE è il canale politico formale attraverso il quale l’Unione europea (UE) e il • Rafforzare la resilienza, la pace, la sicurezza e la governance; continente africano lavorano insieme, si impegnano in dialoghi politici e politici e definiscono le • Migrazione e mobilità; loro relazioni di cooperazione. È stato istituito nel 2000 al primo vertice Africa-UE del Cairo. il 3 • Mobilitare gli investimenti per la trasformazione sostenibile strutturale africana. e 4 aprile 2000, al Cairo, in Egitto, si tenne il primo Summit tra l’Unione europea e l’Organizzazio- ne dell’Unità Africana. Durante l’incontro vennero firmati due documenti riguardanti la strategia di I leader africani e dell’UE si sono concentrati sulla creazione di posti di lavoro, in particolare per i gio- sviluppo da attuare congiuntamente: La Dichiarazione del Cairo e Il Piano d’Azione del Cairo. Nella vani, una priorità chiave per l’Africa e l’UE, dato che il 60% della popolazione africana ha meno di 25 Dichiarazione furono elencati gli obiettivi da raggiungere, come l’integrazione dell’Africa nell’econo- anni. Hanno inoltre ribadito la necessità di una maggiore sinergia nel dialogo politico e una migliore mia mondiale, la cooperazione economica e l’integrazione regionale, ma anche il rispetto dei diritti cooperazione, promuovendo al tempo stesso i contributi del settore privato e della società civile. Di umani, dei principi e delle istituzioni democratiche. Il partenariato UE-Africa si sviluppa mediante fronte alle sfide globali, l’UE e l’Africa stanno lavorando a stretto contatto e si impegnano a favore dialoghi formali a vari livelli, in particolare attraverso i vertici UE-Africa, a livello di capi di Stato o di un sistema multilaterale efficace che plasma le agende multilaterali. Il partenariato Africa-UE di governo, che si tengono in linea di massima ogni tre anni che riuniscono rappresentanti dei paesi mira a ravvicinare l’Africa e l’Europa attraverso il rafforzamento della cooperazione economica e africani e dell’UE, della Commissione dell’Unione africana (UA) e delle istituzioni dell’UE, compreso la promozione dello sviluppo sostenibile. Infatti, nel merito, proprio durante il vertice di Abidjan è il Consiglio dell’UE. Il primo dopo quello del Cairo si è svolto a Lisbona il 10 e 11 dicembre 2007. Il strato presentato il nuovo piano per gli investimenti esterni dell’UE. Quest’ultimo intende mobilitare partenariato EU-Africa è guidato dalla strategia congiunta Africa-UE (JEAS), adottata al secondo 44 miliardi di EUR di investimenti in Africa entro il 2020, creando in tal modo nuove opportunità di Summit UE-UA a Lisbona nel 2007. Quest’ultima è ancora oggi il cardine della cooperazione tra i lavoro per i giovani in tutto il continente africano due continenti in quanto fornisce il quadro generale a lungo termine per le relazioni, attuata attra- attraverso l’incoraggiamento degli investimenti nei nostri paesi partner in Africa. Il piano di investi- verso priorità identificate congiuntamente. Queste ultime sono identificate in: rafforzamento della menti esterni è adattato alle esigenze specifiche dei paesi partner e si basa sul modello di grande cooperazione economica, promozione dello sviluppo sostenibile e di pace, sicurezza, democrazia, successo utilizzato all’interno dell’UE, il cosiddetto “Piano Juncker” che ha investimenti per di 240 prosperità, solidarietà e dignità umana. miliardi. Il piano di investimenti esterni si concentrerà su una serie di aree di investimento prioritarie, 10 L’ U N I O N E E U R O P E A D A L L’A I U T O A L PA RT E N A R I ATO : U N A V I S I O N E S T R AT EG I C A P E R C R E S C E R E I N S I E M E 11
quali: energia sostenibile e connettività sostenibile; finanziamento di micro, piccole e medie imprese; euro, con oltre l’89% dei contributi provenienti dall’UE e circa l’11% da Stati membri dell’UE e altri agricoltura sostenibile, imprenditori rurali e agroindustry; città sostenibili e digitalizzazione per lo donatori. La maggior parte delle sue risorse sono dedicate alla lotta alla migrazione irregolare e lotta sviluppo sostenibile. alla tratta di esseri umani, promuovendo progetti volti alla creazione di posti di lavoro e sviluppo Fornendo una garanzia alle banche per concedere prestiti agli imprenditori, il piano, incoraggerà economico, in particolare per i giovani e le donne nelle comunità locali, nonché alla prevenzione dei gli investitori privati a contribuire allo sviluppo sostenibile nei paesi al di fuori dell’Europa. Il nuovo conflitti, al rispetto dei diritti umani e dello stato di diritto. Fondo europeo per lo sviluppo sostenibile (EFSD) sarà il meccanismo di finanziamento utilizzato so- Insieme al fondo, al vertice maltese è stato approvato un Piano d’azione in sedici punti per intensifi- stenere gli investimenti delle istituzioni finanziarie pubbliche e del settore privato con un contributo care la cooperazione in materia di migrazione e che include azioni concrete allo scopo di: di 4,1 miliardi di euro da parte della Commissione europea, che prevede che il piano di investimenti • massimizzare i benefici della migrazione in termini di sviluppo e affrontarne le cause profonde; esterni sia in grado di generare più di 44 miliardi di euro di investimenti entro il 2020. • organizzare meglio i canali legali della migrazione e della mobilità; • garantire la protezione internazionale ai migranti e ai richiedenti asilo; 1.2.2.1 Un po’ di cifre • intensificare la lotta contro le reti criminali dedite al traffico di migranti e alla tratta di esseri Nel 2015, le società europee hanno investito 31 miliardi di euro nelle economie africane, e lo stock umani, totale di investimenti diretti esteri dall’UE in Africa ammontava, dal 2007 ad allora, in 294 miliardi di • rafforzare la cooperazione europea in materia di rimpatrio e riammissione. euro. La Banca europea per gli investimenti ha inoltre investito oltre 20 miliardi di euro in oltre 330 progetti del settore pubblico e privato in Africa. L’UE e i suoi Stati membri sono i maggiori contri- buenti dei finanziamenti per lo sviluppo sostenibile e la lotta al cambiamento climatico nei paesi in 1.2.4 Diaspora via di sviluppo: per il solo 2016 sono stati forniti 20,2 miliardi di euro per combattere il cambiamento climatico e nel quadro 2014-2020 l’UE ha investito 2,7 miliardi di euro per lo sviluppo di energie Cenni tecnici sulla diaspora africana in Europa ci portano a dichiarare che la diaspora africana stabil- sostenibili nell’Africa subsahariana, consentendo l’accesso all’energia a 18,2 milioni di persone, con- mente residente in Ue ha un’età media di 25 anni, è tanto femminile quanto maschile ed è formata da fermandosi così non solo il principale partner commerciale dell’Africa con il 35,9% degli scambi, ma ricongiungimento familiare e da migrazione mista. In quella che oggi si considera diaspora rientrano anche il sostenitore primario per l’energia sostenibile. rifugiati, migranti economici, studenti, lavoratori altamente qualificati, ma anche minori non accom- Per quanto riguarda lo sviluppo umano e la formazione, L’UE sostiene progetti di istruzione e for- pagnati e donne economicamente attive (che rappresentano spesso la forza lavoro principale della mazione professionale con 1,34 miliardi di euro nel quadro pluriennale 2014-2020. Un investimento famiglia africana). serio ed efficace sull’istruzione è fondamentale in quanto il continente africano ha la popolazione più Sappiamo che il numero di migranti africani in Europa è raddoppiato negli ultimi vent’anni (9 mi- giovane del mondo: 41% sotto i 15 anni, 60% sotto i 25 anni. Quasi 8,5 milioni di bambini sono stati lioni di migranti arrivano in Europa tra il 2000 e il 2017) e che una parte consistente dei 19 milioni iscritti all’istruzione primaria e secondaria a seguito di programmi dell’UE nel periodo 2013-2016 ed di migranti africani risulta aver lasciato il proprio Paese per altri Paesi africani. I dati ci dicono che inoltre 53.560 persone in Africa hanno beneficiato dell’istruzione e della formazione professionale, gli africani che lasciano il loro continente per l’Europa, si muovono principalmente dal Maghreb e dello sviluppo delle competenze per il mercato del lavoro, con il sostegno dell’UE tra il 2014 e il 2016. dall’Africa sub-sahariana e quelli dell’Africa subsahariana si recano principalmente nel Regno Unito, Oltre a questi anche 15.400 insegnanti sono stati formati grazie al sostegno dell’UE dal 2014 al 2016. in Francia, in Italia e in Portogallo (la top ten dei loro Paesi d’origine sono Nigeria, Sud Africa, So- malia, Senegal, Ghana, Angola, Kenya, Repubblica Democratica del Congo, Camerun e, infine, Costa d’Avorio. 1.2.3 Migrazione Un altro dato fondamentale è che le “rimesse” inviate in Africa da africani che lavorano in Europa Al centro sia del quarto che del quinto Summit UE-Africa il tema della migrazione ha svolto un ruo- rappresentano il doppio dell’aiuto pubblico allo sviluppo (APS) ricevuto dai Paesi africani. Sono lo predominante. Da una parte I leader dell’UE e africani hanno convenuto di sostenere con forza dati importanti, che danno forti dimostrazioni, ma c’è chiaramente molto lavoro da fare per ridurre la mobilità di studenti, personale e docenti universitari in tutto il continente africano rafforzando questi costi di trasferimento di denaro dall’Europa all’Africa subsahariana (fondamentale sarebbe, inoltre i programmi di scambio tra l’Africa e l’Europa, quali ERASMUS+. In materia di migrazione, per esempio, poter attivare percorsi rapidi ed economici di trasferimenti online, da smart-phone o il traffico di migranti e le cause profonde della migrazione irregolare sono stati i temi principali. La computer). situazione in Libia è stata affrontata come un caso particolare, e tutti i leader si sono impegnati a La diaspora però contribuisce allo sviluppo dell’Africa anche in altri modi, diversi dalle rimesse, me- collaborare per porre fine al trattamento disumano dei migranti e dei rifugiati nello stesso paese, todi che meriterebbero di essere in ogni modo sviluppati e aiutati: i migranti possono aiutare i pro- adottando anche una dichiarazione congiunta che invita alla cooperazione internazionale per lottare duttori nei loro paesi di origine a trovare compratori stranieri e possono anche contribuire a creare contro gli autori di tali reati, all’interno e all’esterno della Libia, e consegnarli alla giustizia. piattaforme o forum commerciali per attirare investitori. Inoltre, questione da non sottovalutare, la Nell’ambito delle migrazioni, il vertice più importante si è però svolto nel periodo tra il quarto ed il diaspora africana in Europa è anche un’attrice nel trasferimento di tecnologie e talenti in Africa, nello quinto summit UE-Africa. Dopo le Conferenze ministeriali del processo di Rabat e del processo di scambio di risorse umane e di competenze. Khartoum del 27 novembre e del 28 novembre 2014 svoltesi a Roma sotto la grande influenza del A livello di Unione europea, così come a livello globale, abbiamo visto il posto di significativo rilievo governo italiano che voluto rivitalizzare la questione istituzionale e politica sul tema delle migrazio- assegnato alla diaspora nel Global Compact on Migration, il primo vero accordo per costruire insie- ni, nel novembre 2015 a Malta, si è infatti svolto il vertice di La Valletta per discutere le questioni me una migrazione sicura, ordinata e regolare e per consentire alla diaspora di giocare un ruolo di migratorie con i paesi africani e altri paesi chiave interessati. Durante il vertice è stato lanciato il primo piano nella crescita e nello sviluppo sostenibile dei Paesi di origine. Fondo fiduciario d’emergenza dell’Unione europea (EUTF) per la stabilità e la lotta contro le cause Oltre agli accordi internazionali, ovviamente esiste la strategia comune Africa-Ue e il programma profonde della migrazione irregolare e del fenomeno degli sfollati in Africa. Il Fondo fiduciario di panafricano, finanziato dallo strumento di cooperazione allo sviluppo (DCI), che mira a massimiz- emergenza costituisce una modalità innovativa dell’UE per rafforzare la sua risposta collettiva alle zare il potenziale delle diaspore per lo sviluppo dell’Africa, in particolare tramite il dialogo per la attuali sfide sul campo, ed è uno strumento complementare alla cooperazione allo sviluppo dell’UE. migrazione e la mobilità. Il DCI finanzia anche il programma tematico ‘beni pubblici globali e sfide L’EUTF andrà a beneficio della lotta al traffico umano e alle cause profonde in quattro regione dell’A- globali, che include un nuovissimo piano d’azione per sostenere una struttura globale per la diaspo- frica: la regione del Sahel, dell’area del lago Ciad, del Corno d’Africa e dell’Africa del nord. I paesi ra dell’Unione europea, pari a 5 milioni di euro. Il contributo della diaspora per lo sviluppo dei paesi vicini in queste regioni possono anch’essi beneficiare dei progetti del Fondo fiduciario per far fronte di origine è anche coperto da altri strumenti strategici come l’approccio globale in materia di migra- ai flussi migratori regionali e alle sfide transfrontaliere collegate. Alla sua nascita, il fondo prevedeva zione e mobilità, oppure il partenariato UE-Africa sulla migrazione, mobilità e occupazione, entrambi lo stanziamento di 1,8 miliardi di euro, mentre ad oggi il fondo è arrivato a valere oltre 4,1 miliardi di gestiti dalla Direzione Generale HOME della Commissione europea. 12 L’ U N I O N E E U R O P E A D A L L’A I U T O A L PA RT E N A R I ATO : U N A V I S I O N E S T R AT EG I C A P E R C R E S C E R E I N S I E M E 13
Le statistiche e la panoramica sul mondo della diaspora africana in Europa sono estremamente con- Nel 2015, come per le altre due regioni, è stato adottato il piano d’azione regionale per il Sahel 2015- fortanti (si prende ad esempio il caso italiano): dei 5 milioni di immigrati che vivono in Italia, oltre 2020 che fornisce una solida base per perseguire gli obiettivi della strategia. Il piano si concentra 500.000 sono imprenditori e nelle loro imprese almeno il 10% dei lavoratori è immigrato; da notare, sui settori di particolare importanza per la stabilizzazione della regione, fortemente connotata da inoltre, che quella dell’Italia è una delle percentuali più basse in Europa, essendo l’Italia un Paese conflitti interni e parte integrante della rotta dei migranti. Il piano di azioni si concentra infatti sulla in cui la pressione fiscale è molto elevata e le condizioni di rischio sono considerate un deterrente prevenzione ed il contrasto della radicalizzazione, sulla creazione di condizioni adeguate per l’in- importante. gresso nel mondo del lavoro della popolazione, soprattutto dei giovani, sulla corretta gestione della La nuova visione che l’Unione europea vuole dare della diaspora all’interno del panorama della migrazione, della mobilità e della gestione delle frontiere ed infine una strenua lotta al traffico illeci- cooperazione internazionale allo sviluppo è la capacità della diaspora stessa di intraprendere atti- to e alla criminalità organizzata transnazionale. vità economiche di successo, utili alla crescita economica sostenibile sia dei Paesi dell’Europa che La situazione del Sahel è una delle principali prerogative delle politiche europee. Sono infatti mol- dell’Africa. La diaspora vanta grande capacità di immaginare, creare e gestire le imprese in tutti i teplici le missioni e le operazioni che tanto la comunità internazionale quanto l’Unione europea possibili settori e scenari: questa componente proattiva della diaspora fornisce alla politica indica- sostengono nella regione. La più importante è sicuramente “G5 Sahel”, una task anti-terrorismo che zioni fondamentali circa il fatto che la diaspora deve, d’ora in poi, giocare un ruolo fondamentale agisce nella regione meridionale del Sahara, composta da cinque Stati africani: Niger, Burkina Faso, nelle relazioni esterne. Mali, Ciad e Mauritania. Progettata nel 2014 per combattere l’instabilità politica scoppiata nel 2012, Per loro stessa dichiarazione, i Paesi africani hanno per lungo tempo cercato una forza lavoro qua- ha avuto uno stanziamento iniziale di oltre cinquemila uomini volti a combattere le attività illecite lificata da tenere in casa: la Diaspora rappresenta oggi ben più di un semplice lavoro qualificato. È come il traffico di esseri umani, la vendita di armi e il commercio di droga. La task force G5 Sahel un terreno fertile per i leader economici in grado di infondere una nuova dinamica di trasformazione ha spesso collaborato con un’altra operazione di successo partita nel 2013, l’operazione Barkhane, in tutto il continente e merita, proprio per questo, di essere inserita nei budget di progettazione destinata a combattere la minaccia jihadista. Barkhane, coordinata dall’esercito francese, ha cinque dell’Unione e nei suoi piani economici per le relazioni esterne; allo stesso modo è necessario che i differenti basi operative, rispettivamente nei 5 paesi del Sahel e conta 3000 soldati impiegati nella governi degli Stati africani adottino in tempi rapidi le misure necessarie per un reinsediamento delle lotta al terrorismo. diaspore, per la creazione di nuovi spazi di vita sociale, economica e lavorativa per i giovani e per le Per quanto riguarda le missioni civili, EUCAP Sahel, è la più grande missione dell’Unione nella zona donne emigrate. Chi ritorna dopo un’esperienza europea è in grado di trasferire al territorio africano saheliana. La base operativa si è stabilita a Bamako in Mali dopo l’invito del governo nel 2015 per compente, ricchezza, esperienze lavorative e relazioni umane utili. assistere e aumentare le capacità di sicurezza interna del paese. Dopo la crisi del Mali è stato infatti ritenuto indispensabile un aggiornamento ed aiuto delle forze europee per incrementare capacità e Diventa fondamentale, quindi, in un momento in cui l’Africa e l’Europa stanno lavorando insieme per resilienza delle forze di sicurezza nella zona del Sahel, strategicamente fondamentale per la tratta costruire un reale partenariato paritario (la relazione WIN-WIN di cui spesso si parla), riaffermare di esseri umani, per le migrazioni e per la lotta al terrorismo. All’interno dello scacchiere strategico il ruolo fondamentale della diaspora nel raggiungimento dei 17 obiettivi per lo sviluppo sostenibile appena delineato va aggiunta anche l’importante presenza dei caschi blu della Minusma (The United sanciti dalle Nazioni Unite nell’Agenda 2030. Nations Multidimensional Integrated Stabilization Mission in Mali) attivi con circa 12mila soldati nel Sahel con mandato fino al 30 giugno 2019. La missione di pace delle Nazioni Unite ha subito pesanti perdite umane da quando è entrata in funzione nel 2013. Il suo ruolo multidimensionale prevede l’af- 1.2.5 UE e strategie regionali in Africa fiancamento ad azioni militari e parallelamente l’accompagnamento del processo di pace attraverso Oltre ai quadri UE-ACP e UE-Africa, l’Unione mantiene anche strategie regionali. Le tre principali il rafforzamento dell’autorità statale e la protezione e promozione dei diritti umani. strategie europee in Africa sono mantenute con il Corno d’Africa, il Golfo di Guinea e il Sahel. Nel 2011 l’UE ha adottato un quadro strategico per il Corno d’Africa in cui sono delineate le misure che l’UE deve intraprendere per aiutare i popoli della regione a raggiungere condizioni di pace, sta- bilità, sicurezza, prosperità e responsabilità di governo data la profonda crisi che la regione dell’A- frica orientale ha dovuto affrontare negli ultimi anni dovuta a ripetuti fenomeni di siccità, che hanno provocato una grave crisi umanitaria. Oltre alle iniziative “Sostenere la resilienza del Corno d’Africa” (SHARE) del 2012 ed il piano d’azione per la lotta contro il terrorismo nel Corno d’Africa e nello Ye- men del 2013, l’Unione ha adottato il piano d’azione regionale per il Corno d’Africa 2015-2020, che delinea l’approccio dell’UE nell’affrontare le principali questioni in tutta la regione. Quest’ultimo si focalizza sulle principali sfide degli ultimi anni, quali l’influenza dell’intera regione sul Corno d’Africa, la radicalizzazione, la migrazione e gli sfollamenti forzati. Nel Golfo di Guinea, invece, per contrastare la crescente instabilità dovuta alla mancanza di control- lo sulle acque costiere e sulla costa stessa ed il conseguente aumento delle attività criminali quali la tratta di esseri umani e traffico di stupefacenti, armi, diamanti e la pirateria, l’Unione europea attra- verso una strategia adottata dal Consiglio nel 2014, si è impegnata ad aiutare i paesi della regione a far fronte a queste sfide e a rafforzare le loro capacità marittime, lo Stato di diritto e l’efficacia della governance. Nel marzo 2015 l’Unione ha stilato il piano d’azione per il Golfo di Guinea 2015-2020, che delinea il sostegno dell’UE per affrontare le sfide poste dalla sicurezza marittima e dalla crimi- nalità organizzata nella regione. La strategia dell’UE per la sicurezza e lo sviluppo nella regione del Sahel è stata presentata nel 2011 dalla Commissione Europea sotto richiesta del Consiglio, e si articola attorno a quattro linee d’azione: • sviluppo sostenibile; • buon governo e risoluzione interna dei conflitti; • sicurezza politica e diplomatica e Stato di diritto; • lotta all’estremismo violento. 14 L’ U N I O N E E U R O P E A D A L L’A I U T O A L PA RT E N A R I ATO : U N A V I S I O N E S T R AT EG I C A P E R C R E S C E R E I N S I E M E 15
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