GERMANIA: FINE DEL MITO DELLA STABILITÀ. ALTERNATIVA PER LA

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GERMANIA: FINE DEL MITO DELLA
STABILITÀ. ALTERNATIVA PER LA
GERMANIA. MA QUALE? di Piemme

[ 14 marzo ]

C’è un solo vincitore delle elezioni svoltesi ieri in tre
importanti regioni (land) della Germania, è Alternativa per la
Germania (AfD) di Frauke Petry.

Se ha perso la Merkel, ancora peggio è andata per i
socialdemocratici —che, ricordiamolo, sono al governo con i
democristiani. Ha perso anzitutto il blocco finanziario-
industriale del grande capitalismo tedesco, che non solo
appoggia il blocco eurista Merkel-Socialdemocrazia, ma difende
a spada tratta l’Unione europea e la sua moneta unica.

Un segnale che anche in Germania sta collassando il regime
bipartitico ed eurocratico, che si entra in un periodo di
instabilità politica e sociale. Non è cosa di poco conto, dato
che la “stabilità” è il vero e proprio dogma, se si preferisce
il tabu, lo scudo di ultima istanza che le élite tedesche
hanno utilizzato per conservare l’esistente, e per mettere in
evidenza come la Germania fosse diversa, cioè meritasse la
supremazia in Europa.
Sì, finisce ufficialmente il mito della stabilità germanica.

AfD non è una meteora, la sua ascesa travolgente, anzitutto
nelle regioni orientali più povere, indica invece che i
mutamenti del panorama politico tedesco sono strutturali, di
fondo, irreversibili.
I media italiani di regime non esprimono solo inquietudine,
lasciano trasparire il panico. Li preoccupa non solo che AfD
sia contro l’immigrazione di massa (cosa per loro del tutto
secondaria, patetico alibi ideologico per demonizzare AfD), li
preoccupa che questo partito sia per farla finita con l’euro.
Li terrorizza l’idea che alla loro Unione europea venga a
mancare la locomotiva tedesca.
Per questo rovesciano su AfD ogni sorta di soliti insulti, i
soliti anatemi: populisti, xenofobi, avventuristi, ecc.

Non abbiamo alcuna simpatia per AfD.
E’ indiscutibile che esso sia (in barba a quelli che cianciano
di fine della dicotomia destra-sinistra) un partito
apertamente conservatore, decisamente neoliberista. Ed è
indiscutibile che la Germania stia andando a destra —a
conferma di una tendenza generale che riguarda anzitutto
l’Europa del nord.

Ma non se ne può più di quello che Preve chiamava PUPC
(Partito Unico Politicamente Corretto), per cui tutto ciò che
sfugge al suo controllo, tutto ciò che rifugge alla narrazione
ideologica eurista, è condannato come appestato, satanizzato.
Meglio per le forze democratiche e rivoluzionarie (tanto più
di quelle italiane) analizzare a mente fredda e ben
comprendere chi è AfD, cosa bolle nella pentola tedesca,
ovvero con chi avremo a che fare nei prossimi anni.

Georg Pazderski, uno dei dirigenti di AfD dichiara al Corriere
della Sera di oggi:
  «Siamo contro l’euro. Non si è mai vista una moneta unica
  senza un sistema fiscale a sostenerla. Va abolito. Perché
  salvare una Grecia che non potrà mai restituire alcun
  prestito? E perché rischiare per l’insolvenza della banche
  italiane?
  Non siamo contro l’Unione europea ma dev’essere come la NATO,
  un’alleanza che rispetta la sovranità di ciascun membro, non
  quel mostro burocratico sovranazionale che è oggi.
  Siamo liberisti in economia e conservatori nei valori della
  famiglia e della religione. Difendiamo l’originalità delle
  culture nazionali e il diritto dei tedeschi ad essere
  orgogliosi. Siamo una democrazia di successo, basta coi sensi
  di colpa».

                            * * *
Per capire AfD vale la pena leggersi con attenzione quel che
risponde la leader di Afd, Frauke Petry a la Repubblica di
ieri, (intervista di Tonia Mastrobuoni), testata di prima
linea del PUPC, il Partito Unico Politicamente Corretto, che
quando si tratta di demonizzare gli avversari del
“politicamente corretto”, se ne fotte…

              “Siamo liberal-conservatori”
                        di Frauke Petry
D. Angela Merkel è stata criticata fortemente, anche dal suo
partito, perché non vuole stabilire un tetto agli arrivi dei
profughi. Ma lei cosa propone?
R. “Su Angela Merkel e i governi che l’hanno preceduta grava
la responsabilità di una politica migratoria catastrofica. Di
questo passo, è una traiettoria che rischia di spazzare via
l’Europa democratica e liberale degli ultimi decenni. Io penso
che possiamo aiutare senza problemi i profughi veri,
soprattutto coloro che provengono dalla Siria o i cristiani
perseguitati dell’Iraq. Ma per frenare l’immigrazione
clandestina, soprattutto i migranti economici, occorre mandare
un segnale politico molto chiaro ai Paesi di origine:
controlli alle frontiere, l’eliminazione di incentivi
finanziari che possano attirarli qui e una riforma del diritto
di asilo”.

D. A giudicare dai sondaggi, il suo partito dovrebbe riuscire
ad entrare i tutti e tre i parlamenti dei Land dove si vota
oggi, in Sassonia-Anhalt siete dati addirittura al 19%. Pensa
che possiate diventare un giorno una “volkspartei”, un partito
di massa?

“Ne sono convinta. Tra i nostri membri ci sono esponenti di
tutti gli strati della società, operai, accademici, studenti,
pensionati, disoccupati. Ma anche tra i nostri elettori il
quadro è simile. L’Afd raccoglie consensi in tutta la società,
non solo in singoli gruppi”.
D. Qualcuno la definisce “la Marine Le Pen tedesca”. Cosa ne
pensa? Ci sono molte somiglianze tra il suo partito e il Front
National o anche la Lega di Matteo Salvini?
“Qual è lo scopo di questa domanda? Noi coltiviamo rapporti
con molti partiti, al livello europeo. Ma il nostro compito
principale è occuparci dei problemi tedeschi”.
D. Siete ancora dell’idea che la Germania debba uscire
dall’euro?

“E’ l’Europa intera che avrebbe bisogno di chiudere con
l’esperienza dell’euro. Bisognerebbe tornare alle monete
nazionali o a gruppi più piccoli che mantengano una valuta
unica. Anche la Germania ne avrebbe bisogno. Ogni Paese ha
bisogno della moneta che si adegua meglio alla sua economia.
Siccome l’euro non può rispettare questa elementare regola
economica, va abolito. Altrimenti i divari economici – e
sociali – tra singoli Paesi non faranno che crescere”.
D. Lei è finita recentemente nella bufera per aver detto che
in casi di emergenza bisognerebbe poter sparare alle frontiere
contro i migrati illegali.

“In quell’intervista, dopo ripetute insistenze, ho spiegato
qual è attualmente la cornice legale in Germania. La questione
era se si possono difendere le frontiere in generale o no.
Alcuni politici continuano a ripetere che non si possono
difendere. Io ho semplicemente chiarito che i confini possono
essere difesi, eccome, e che, anzi, è obbligatorio difenderli,
se la sovranità nazionale è minacciata. La riproduzione
sbagliata e fuorviante delle mie parole – “voglio sparare ai
profughi” – è diffamante. La verità è che i vecchi partiti ci
temono e che i media pensano solo a fare audience. Per
raggiungere questo scopo, ogni mezzo è giustificato”.
D. Quanto è vicino il suo partito agli anti-musulmani di
Pegida? Alcuni esponenti di primissimo piano dell’Afd sono
andati alle loro manifestazioni contro la presunta
“islamizzazione” dell’occidente. E tra i manifestanti ci sono
anche neonazisti, non solo “cittadini preoccupati”.

“L’Afd esiste da molto più tempo. Le nostre battaglie sono per
una democrazia più diretta, per regole più severe sulle
politiche migratorie e sul diritto di asilo, ma in generale
per un rispristino della legalità – quotidianamente calpestata
dal governo Merkel – e per una migliore politica per le
famiglie. Chiediamo anche di rafforzare la sicurezza interna
smettendola di tagliare fondi alla polizia, di non esagerare
con il mainstream gender, di fare politiche più intelligenti
verso la Russia. Ma in ogni caos l’Afd è un partito
intenzionato a rafforzare la democrazia a favore degli
elettori”.
D. Sì, ma cosa ne pensa di Pegida?

“E’un movimento che porta in strada – a ragione – il malessere
dei cittadini. Ma non c’è nessun legame con loro, né
organizzativo, né dal punto di vista dei contenuti – tutto il
resto è calunnia. Purtroppo non ci si occupa mai con il dovuto
distacco di questo fenomeno”.
D. Le loro piazze pullulano di estremisti di destra

“Se estremisti di destra partecipano alle loro manifestazjoni,
tocca agli organizzatori risponderne. Io, però, non c’entro
nulla. E anche la sua domanda è problematica. Non sarebbe
molto più problematico per il senso della democrazia se
manifestazioni pacifiche non potessero essere più organizzate
per il dubbio che vi partecipino gruppi o persone
indesiderati?”
D. Il suo vice, Alexander Gauland ha detto in un’intervista
recente che sulla questione dei profughi “non dobbiamo farci
ricattare dagli occhi dei bambini”. Non è un po’ brutale? Quei
bambini scappano da guerre.

“La guerra è brutale perché si basa sul fanatismo religioso e
su interessi geostrategici. Mostrare occhi di bambini può
servire, purtroppo, a evitare qualsiasi riflessione su queste
cause. Allo stesso modo un’immagine del genere scongiura una
discussione aperta e critica sulle politiche migratorie.
Abbiamo già vissuto, in passato, un dibattito
sull’immigrazione viziato dal tentativo di usare immagini del
genere per promuovere la “willkommenskultur”, le politiche di
benvenuto. Ma ogni decisione razionale ha bisogno che si usi
il cuore, ma anche la testa. Altrimenti si rischia il ricatto.
Peraltro, il 70% dei migranti sono giovani uomini”.
D. L’Afd viene definito un partito “populista di destra”; e
lei è accusata in particolare di aver imposto al suo movimento
una decisa svolta a destra dopo l’uscita del fondatore, Bernd
Lucke. Come giudica questa definizione e come risponde a
queste accuse?

“L’Afd è un partito liberal-conservatore che nel 2013 ha
riunito diverse persone preoccupate per la crisi dell’euro e
per la crescente statalizzazione dell’Unione europea. Inoltre
siamo critici con l’indebolimento della democrazia dovuto alla
scarsa partecipazione dei cittadini alla vita pubblica. Al
livello federale, i referendum non esistono, ad oggi. E al
livello dei Land, il quorum è troppo alto”.
D. Le vostre idee sull’economia, contrariamente a quelle di
altri partiti di destra, sono liberiste.

“L’Afd attira persone che vogliono uno Stato snello e che
vogliono godersi le proprie libertà individuali nei limiti
consentiti dallo Stato di diritto. Siamo liberal-borghesi. Tra
di noi ci sono anche moltissimi ex elettori dell’ala
conservatrice della Cdu che sono convinti che lo Stato non sia
più in grado di tutelare i loro valori. Ma ci sono anche
sostenitori di uno Stato più sociale. Il nostro Stato prima
scoraggia i cittadini in molti ambiti, poi cerca di limitare i
danni attraverso aiuti pubblici. Meglio uno Stato che
garantisca la cornice giusta (attraverso una buona politica
economia e fiscale) e che sia una buona base di partenza per
la giustizia sociale nel Paese”.
D. A giudicare dalle dichiarazioni di alcuni esponenti del suo
partito, tra i suoi seguaci si nasconde un’anima ben più
radicale.

“Che l’Afd venga definita radicale è qualcosa di abbastanza
tipico per un partito giovane. Tipicamente riuniamo chi urla e
chi parla a bassa voce, chi esprime le proprie opinioni in
maniera più sfumata e chi no. E’ molto caratteristico per una
forza politica nata da poco. Si pensi ai Verdi degli anni 80,
anche loro hanno attraversato scissioni e nuovi inizi. Tra
l’altro, non hanno ancora deciso in che direzione vogliono
andare veramente”.
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