Spagna Ascesa e declino del bipartitismo
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La Spagna sotto il caudillo Francisco Franco Il «franchismo» alzamiento/golpe (1936) contro II Repubblica → guerra civile (1936-39) dittatura militare: autoritarismo versus totalitarismo (Linz) «il ‘fascismo mancato’ degli anni Trenta ha ceduto il passo ad un ‘autoritarismo modernizzante’» (Bosco 2005:14) apatia e indifferenza politica diffusa partito unico (Falange, poi Movimiento), ma ruolo secondario: «nel franchismo, diversamente dal fascismo, non è il partito unico ad occupare lo stato ma è quest’ultimo ad assoggettare il partito» (Bosco 2005:14) appoggio da Chiesa cattolica, e.g. tecnocrati Opus Dei al governo aprono l’economia (fine 1950s) fine 1960s (post-Concilio Vaticano II): il clero spagnolo assume posizioni più critiche alleanza con blocco Occidentale nella Guerra Fredda 1960s: «miracolo economico», industria e modernizzazione (desarrollo: 7,1% annuo 1961-74) Fonte: Bosco (2005)
La transizione di regime 1975 muore Francisco Franco, gli subentra Re Juan Carlos (secondo legge di successione del 1947) 1976 (nov.-dic.) governo Adolfo Suárez (appoggiato dal Re) → Ley para la reforma política delinea percorso transizione: i. approvazione dalle Cortes (parlamento corporativo) ii. referendum popolare 1976 (sì/no alla Ley para la reforma politica) iii. elezioni costituenti entro il 1977 • continuità legale che legittima la transizione presso gli ambienti franchisti • appoggio popolare: 78% partecipazione, con 94% ‘sì’ al referendum • opposizioni democratiche abbandonano strategia della ruptura (durante 1976 scioperi e manifestazioni di massa contro la continuità del franchismo) ↓ reforma pactada: «la via del consenso scelta dalle élite ha solide radici nella memoria traumatica della guerra civile» (Bosco 2005:26) Fonte: Bosco (2005)
Una democratizzazione e una democrazia di successo Dalle «due Spagne» (1936-1939) … monarchia / repubblica cattolici / anticlericali militari / civili centralismo / autonomia … alla Reforma Pactada (1975-1977) monarchia costituzionale parlamentarismo razionalizzato
L’instaurazione Agenda di riforme pattuite fra governo (franchista) e opposizione Da un lato: monarchia impunità per le repressioni franchiste rinvio della questione delle autonomie Dall’altro: amnistia per i detenuti politici legge elettorale proporzionale (corretta) legalizzazione di tutte le forze politiche (inclusi i comunisti)
Il consolidamento della democrazia 1977 elezioni premiano i partiti moderati, pesa la memoria della Guerra civile Unión de Centro Democrático (UCD) di Suárez primo partito PSOE principale partito di sinistra indietro Alianza Popular e PCE 1978 nuova Costituzione con larga maggioranza negoziata e approvata con consenso quasi completo da Congreso e Senado assetto istituzionale pro-stabilità, costruito «a contrario» rispetto a quello fallimentare della II Repubblica (1931-36) la questione basca resta irrisolta (partito radicale basco vota contro) 1981 tentato (e fallito) colpo di stato di Antonio Tejero, respinto dal Re: una «crisi stabilizzante»?
Dal desencanto al «cambio» 1979-1980 fine del consenso e desencanto rispetto alla democrazia: tra irrisolta questione delle autonomie e recessione economica con elevata disoccupazione (fino a metà anni ‘80) 1982 elezioni del «cambio»: l’avvio della stagione socialista tra modernizzazione economica e riforme sociali (e.g. legge sul divorzio) 1982 la Spagna entra nella NATO 1986 la Spagna entra nella Comunità Economica Europea (CEE) Fonte: Bosco (2005)
-6.0 -4.0 -2.0 0.0 2.0 4.0 8.0 6.0 10.0 12.0 14.0 1961 1963 1965 1967 1969 1971 1973 1975 1977 1979 1981 1983 1985 1987 1989 1991 1993 1995 GDP growth (annual %) 1997 1999 2001 2003 2005 2007 2009 2011 2013 2015 2017 Fonte: WDI (2019)
Il sistema elettorale spagnolo • sistema formalmente proporzionale (liste chiuse), ma con alte soglie di fatto • 50 circoscrizioni provinciali 2 molto grandi (Madrid e Barcellona) ma mediamente circoscrizioni piccole: M = 7 + Ceuta e Melilla uninominali • soglia legale del 3% (nella singola circoscrizione): rilevante solo nelle 2 grandi • formula d’Hondt
Gli effetti del sistema elettorale • sovra-rappresentanza dei due partiti maggiori (i.e. PP e PSOE) • sistematica sotto-rappresentanza dei partiti medi con elettorato diffuso (es. IU) • rappresentanza favorita per i partiti regionalisti • rappresentanza ostacolata per i nuovi partiti e.g. 2004: i seggi di 35 collegi su 50 vanno a due soli partiti, e solo in 3 collegi a quattro o più partiti ↓ maggioranze fabbricate/artificiali ↓ stabilità di governo e competizione bipolare
Sistema partitico, sistemi partitici No partiti di massa (fase saltata, rispetto all’Europa) discontinuità storica: solo PSOE e PCE + PNV (baschi) e ERC (catalani) in entrambi i parlamenti 1936 & 1977 da partiti di notabili a partiti professionali-elettorali: bassi livelli iscritti, elevata personalizzazione della leadership, strategie elettorali pigliatutti perché? da subito finanziamento pubblico e campagne televisive; apatia politica ereditata dal franchismo Tra elettorato e sistema partitico elettorato ideologicamente moderato: auto-collocazione «a campana» (Bosco 2005:77) ridotta rilevanza dei cleavages di classe e religioso (importanti nei 1930s) da bi-polarizzazione radicale 1930s a competizione centripeta (ad es. PSOE abbandona marxismo 1979, AP trasformata in PP 1989), completata con legittimazione PP 1996 rilevanza partiti ‘nazionalisti’ (i.e. regionalisti) a livello nazionale (e.g. accordi governi 1993-2000) Anche sistemi partitici regionali *e.g. Catalogna Fonte: Bosco (2005:71ss.)
I partiti politici principali • cultura favorevole a leadership forti e stabilità, affluenza al voto alta (minimo 66% nel 2016) • partiti poco radicati (poche iscrizioni e bassa identificazione), ma molto coesi • elettori mobili, leader innovatori Ucd/Cds: parabola del partito centrista di correnti Psoe: effetti sistemici della “svolta” Pce/Iu: difficile (r)esistenza della nicchia a sinistra Ap/Pp: da destra antisistema a competitore bipolare Pnv e CiU: lo spazio dei partiti regionalisti ---------------- Podemos: il partito degli indignados Ciudadanos: la sfida dei nuovi liberali Vox: populismo sovranista e centralizzatore di destra
Le 4 fasi del sistema partitico 1977-79 aggregazione al centro 1982-1993 partito predominante 1996-2015 dinamica bipartitica 2015- frammentazione: quadri-/penta-partitismo?
Risultati elezioni 2019 Risultati elezioni 2016 Risultati elezioni 2015 Totale 350 (maggioranza 176)
Alternanze e ricambio 1977 A. Suárez (UCD) [44] 1979 A. Suárez (UCD) 1981 L. Calvo-Sotelo (UCD) 1982 F. González (PSOE) [40] 1986 F. González (PSOE) 1989 F. González (PSOE) 1993 F. González (PSOE) 1996 J. Aznar (PP) [43] 2000 J. Aznar (PP) 2004 J. Zapatero (PSOE) [44] 2008 J. Zapatero (PSOE) 2011 M. Rajoy (PP) [56] [dopo elez. 2015 prosegue come gov. ‘caretaker’ durante tentativi formazione nuovo governo] 2016 M. Rajoy (PP) [astensione PSOE permette l’avvio del nuovo governo per evitare nuove elezioni] 2018 P. Sánchez (PSOE) [46] [sfiducia costruttiva] [*] età del premier al momento dell’entrata in carica
Il premierato del Presidente del Gobierno • nomina (scontata) dal Re, poi fiducia al solo Presidente del Gobierno alla 2a votazione, maggioranza semplice dei presenti scioglimento anticipato dovuto, dopo due mesi di attesa • nomina e revoca i ministri • scioglimento anticipato discrezionale • sfiducia costruttiva: solo nel 2018 (prima 3 volte senza successo 1980, 1987, 2017) ↓ • preminenza del leader del governo: «premierato» di fatto • stabilità e governi di minoranza: stabilità basata su asimmetria tra formazione (sufficiente maggioranza semplice) e dissoluzione del governo (sfiducia costruttiva a maggioranza assoluta) • rinnovamento/reindirizzo politico guidato dal premier, e.g. priorità progetti di legge governativi (89% delle leggi 1979-2004) e ampio uso di decreti legge Fonte: Raniolo (2016) e Bosco (2005:56-57)
Il paradosso di governi di minoranza stabili (ancora..?!) Nessun governo si è mai dimesso in corso di legislatura (fino al 2018!), neppure quando privo di una propria maggioranza. Ma perché mai un partito non al governo dovrebbe sostenere un esecutivo dall’esterno? ↓ partiti regionalisti ideologicamente flessibili, hanno sostenuto sia governi socialisti che popolari in cambio di maggiore autonomia 1993-2000 2004-2011 2018- …
La sfiducia costruttiva del 2018 • Rajoy indebolito da scandali corruzione (sopr. finanziamenti illeciti al PP in 1999-2005) • Sánchez subentra come PM attraverso sfiducia costruttiva (180 vs. 169): prima volta nella storia Spagna • appoggiato da maggioranza limitata ed eterogenea PSOE + Podemos + nazionalisti baschi e catalani
Bicameralismo asimmetrico (I): Cortes Generales Congreso de los Diputados • attribuisce la fiducia • ratifica decisioni del governo: ruolo relativamente marginale quando dominato da partito di maggioranza assoluta (1982-1993), ma più rilevante con governi di minoranza (1979-1982) o accordi interpartitici (1993- 2000) – 2018-… • no iniziativa di legge individuale: solo dai gruppi parlamentari o da almeno 15 deputati • coesione e disciplina dei gruppi parlamentari (controllati dai partiti attraverso il portavoz) privilegiata rispetto a libertà dei singoli MP (candidatura/rielezione dipende dal partito: proporzionale di lista, senza preferenze) Facilitata dal regolamento: coincidenza tra gruppo parlamentare e partito elettorale (no gruppi diversi da partito in cui eletti), no nuovi gruppi dopo 5gg. da inizio legislatura, deputati dei piccoli partiti confluiscono nel gruppo misto, deputati possono abbandonare proprio gruppo solo nei primi 5gg. di ciascuna delle due sessioni annue (poi solo passaggi al gruppo misto), scioglimento dei gruppi che perdono oltre la metà dei deputati necessari • Commissioni parlamentari, spesso decisive sulle leggi, ma gruppi hanno ruolo chiave nella loro formazione Fonte: Bosco (2005:58-60)
Bicameralismo asimmetrico (II) Senado • composizione mista (265 membri, tutti per 4 anni): • 208 eletti (4 per ciascuna di 50 provincie, 1-3 per le isole) con sistema del «voto limitato» (3 preferenze individuali, panachage ammesso) • 57 nominati (richiamabili) da assemblee legislative delle Comunità autonome (1 senatore ogni 1m abitanti) Una “camera muerta”? • no fiducia • veto sospensivo sulle leggi: superabile • no iniziativa legislativa ordinaria: delibera solo su disegni di legge già approvati al Congreso • tempi ristretti (20gg.-60gg.) per approvare, emendare o opporre veto • no ruolo nella convalida/rigetto dei decreti-legge Debole anche come «camera di rappresentanza territoriale» (art. 69, Costituzione) • squilibrio della rappresentanza: aree rurali sovra-rappresentate (e.g. Madrid 6,5 ab. = Teruel 145.000 ab.) • prevale parità con il Congreso su gran parte delle questioni territoriali Fonte: Bosco (2005:60ss.)
Territori con autonomie asimmetriche Franchismo → stato fortemente accentrato, contro le autonomie della II Repubblica Democratizzazione → stato quasi-federale asimmetrico «la Costituzione si basa sulla indissolubile unità della Nazione spagnola … e riconosce e garantisce il diritto all’autonomia delle nazionalità e regioni» (art. 2, Cost.) federalismo «in costruzione» o modello «regionalizzabile» (più che regionale): definisce procedure e possibili poteri, senza lista predefinita di comunità/regioni né di funzioni 17 regioni (comunidades autónomas) poteri concorrenti su materie elencate competenze residue allo stato centrale lingue minoritarie tutelate
1979-83 instaurazione assetti autonomici e prime elezioni in tutte le regioni a) «via rinforzata», più veloce, maggiori competenze: 7 comunità • 3 «nazioni storiche» con hechos diferenciales (fattori distintivi): Paese Basco, Catalogna, Galizia • 4 regioni ad autonomia piena: Andalusia, Navarra, Valencia, Canarie b) «via ordinaria», più lenta, minori competenze: le altre 10 regioni ↓ competenze diverse: istruzione (fino al 1992) e sanità (fino al 2002) solo per (a), non (b), ma anche differenze interne ai due gruppi «regime fiscale forale» (completa autonomia impositiva) solo a Paese Basco e Navarra 1992 nuovi patti autonomici riducono l’asimmetria, ma politica del «cafè para todos» rifiutata da forti partiti «nazionalisti» (soprattutto Pnv nel Paese Basco e CiU in Catalogna) che – necessari ai governi di minoranza dei 1990s – ri-negoziano autonomie asimmetriche
La tensione continua: indipendentismi e instabilità Paesi Baschi: dal terrorismo allo scioglimento dell’ETA 2003-05 fallisce Plan Ibarretxe pro autonomia ai limiti della secessione («Comunità basca liberamente associata allo stato spagnolo») 2004 attentato pre-elettorale islamista (191 morti) attribuito all’ETA dal governo Aznar, poi sconfitto alle elezioni 2011 tregua 2018 scuse e scioglimento dell’ETA (Euskadi Ta Askatasuna) Catalogna: crescente orientamento indipendentista e crisi politico-istituzionale 2006 nuovo Statuto di autonomia della Catalogna → 2010 ricusato parzialmente dal Tribunale Costituzionale (su richiesta del PP) → forte risentimento popolare e radicalizzazione 2017-2018 crisi catalana: Governo Spagna (Rajoy) vs. Governo Catalogna (pres. Carles Puigdemont) • referendum sull’indipendenza (ott. 2017): “vuoi che la Catalogna diventi uno stato indipendente di forma repubblicana?" • 90% a favore (ma solo 43% alle urne): i separatisti nell’assemblea legislativa proclamano l’indipendenza • Corte Costituzionale spagnola dichiara incostituzionale il referendum, Puigdemont fugge in Belgio • partiti indipendentisti vincono comunque le elezioni della Generalitat (dic. 2017)
Governi forti, gruppi di interesse deboli Sotto Franco: corporativismo autoritario Nella transizione: reforma pactada Dopo il cambio: nessuna concertazione Confederazione delle organizzazioni imprenditoriali monopolistica (Ceoe) Sindacati vicini ai partiti, con pochi iscritti
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