Franco Santini Antologica recente - 23 dicembre 2019 - 10 gennaio 2020 - Consiglio Regione Toscana
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Franco Santini Antologica recente 23 dicembre 2019 - 10 gennaio 2020 Palazzo del Pegaso - Via Cavour, 4 - Firenze
Consiglio regionale della Toscana Settore “Rappresentanza e relazioni istituzionali esterne. Iniziative istituzionali. Comunicazione, editoria, URP” Progetto grafico e impaginazione: Daniele Russo Pubblicazione realizzata dal Consiglio regionale della Toscana Dicembre 2019
Presentazione Franco Santini è un Maestro. Spendiamo forse troppo comunemente questo titolo per tutti gli artisti e sbagliamo Se è vero che ognuno di loro esprime, attraverso il proprio talento, la propria visione artistica delle cose e della vita, è altrettanto vero e, neppure facile interpretare, il concetto di vero, reale, attraverso forme astratte abbinate al semplice, al casuale. Bollando come ”strada sbrigativa”, quasi di maniera, per realizzare l’irrealizzabile con forme cromaticamente più o meno pia- cevoli che rispecchiano o una verità di forma o di contenuto. Franco Santini è un Maestro che ha saputo abbinare forme cromatiche dai colori accesi, alle linee essenziali dei campanili di Firenze, alle nuove impressioni suscitate dagli spazi urbani con la forza vibrante del neoi- pressionismo. La libertà di noi uomini liberi come animali, (il cavallo) da sempre legati all’uomo e con lui vivono l’astrazione temporale del- la vita. Una virgola nell’universo. Nelle sue macchie di colore a tutto campo, se sappiamo ascoltare, si odono i nitriti dei cavalli, le grida dei venditori di San Frediano, lo scorrere dell’Arno e le parole dei giornali infilate da una freccia, come sintesi ultima delle linee geometriche di un universo circolare che si richiude su se stesso. Noi, come i suoi ca- valli, rappresentiamo lo stato intermedio delle cose, un limbo di suoni e colori, dove l’artista stesso si colloca. Un Maestro che non crea, ma che estrae. Come cita Viktor Frankl:”Il significato è qualcosa da sco- prire, ma non da creare, esso non può essere dato, ma trovato”. Sia che dipinga animali, o imprima reti metalliche su fondali monocromi, egli ricerca un fattuale cambiamento mediante il “bello” dell’Arte, che equivale, in lui, a “vero”…… Giampaolo Trotta. E così contrappone sul- la tela linee dritte a schermi televisivi, computer, tablet. Le due verità: reale e virtuale, vengono indagate dall’artista e confrontate. Sta a noi spettatori decidere quanto prendere dall’una e dall’altra, ricordandosi, come afferma Santini stesso che “la paranoia della tecnologia digitale conduce alla perdita di parole”. Eugenio Giani Presidente del Consiglio Regionale della Toscana 3
Franco santini: un’antologica recente nella fiamma della verità Franco Santini (Safra) è un artista poliedrico, che, basandosi su una preparazione profonda concernente le varie tecniche pittoriche, riesce a padroneggiarle con innata abilità e con mestiere, frutto di una lunga carriera, ma soprattutto sempre infondendo alle opere una piacevolez- za formale ed una profondità di significato. Egli è amante dell’evocazio- ne e della sintesi, sia che operi nel mondo figurativo e dell’impressione fuggevole di paesaggi e di forme viventi, sia che si addentri nel non facile percorso dell’astrazione e dell’informale. Ribadisco il concetto di “non facile”, poiché di primo acchito può sembrare invece scontato l’op- posto, che cioè l’astrazione sia una maniera semplice e sbrigativa per realizzare forme cromaticamente più o meno piacevoli che soddisfano il fruitore, senza in realtà dire alcunché, ammantandole di significati che non hanno, con ipocrita ricerca di una novità sensazionalista ed epidermica che ammalia le masse. Se questo è vero nella stragrande maggioranza degli pseudo-artisti contemporanei, che con ciò spesso celano la loro completa incapacità di dipingere, questo è del tutto falso in Santini, che, come si è detto, sa bene disegnare ed usare il colore, e sa bene quale significato profondo vuole infondere alla sua astrazio- ne geometrica o al suo informale gestuale e lirico. Sostanzialmente, sempre, necessaria tantum, “niente più del necessario”, Necessario che coincide con la Verità, sia che egli ci rappresenti, nei toni tutti so- spesi tra nuova ‘impressione’ e vibrante neoespressionismo, una sua personale interpretazione di spazi urbani fiorentini (come la chiesa di Santo Spirito od il mercato attorno alla basilica di San Lorenzo, espo- ste in questa mostra presso la sede della Regione Toscana), sia che ci evochi il mondo dei cavalli (questi straordinari ed intelligenti animali, da sempre legati all’uomo e nel contempo simbolo di libertà), che egli così tanto conosce ed ama, attraverso i suoi studi delle loro dinamiche forme e del loro movimento resi mediante colori ‘irreali’ decisamente espressionisti, sia infine che ci inviti a riflettere su temi scottanti della contemporaneità mediante l’astrazione concettuale. 4
Questa antologica, seppur con un numero limitato di opere, ripercorre significativamente l’opera recente del pittore toscano, cofondatore del Gruppo A. La prima sala è dedicata a tre opere-simbolo della sua produzione concettuale, la seconda alle opere astratte, la terza infine ad una sorta di connubio in dialogo tra le forme naturali e reali e quelle dinamiche ‘irreali’. Il colore, sempre, è lo strumento guida e il filo conduttore che, dipanandosi sulle tele, ci disvela il suo complesso universo interiore. Colore materico, pastoso, vivo, deciso ma mai violento costruisce la geometria antica, intrisa di classicismo, del battistero medioevale fio- rentino, i carri dei venditori attorno a San Lorenzo, le cupole ed i cam- panili di Firenze visti in notti nere o in cieli gestualmente azzurri, dove le ombre si fanno blu e le tegole rosso splendente, in visioni che esalta- no, esasperandolo, il lato emotivo della realtà rispetto a quello percepi- bile oggettivamente. La sua volontà di esprimere tensioni, stati d’animo e sentimenti attraverso il colore, la sintesi della forma, l’incisività del segno ci dice che i suoi paesaggi, le sue architetture ed i suoi cavalli non hanno più il compito di riprodurre, più o meno fedelmente, la re- altà, bensì assumono il significato di stato intermedio tra l’artista ed il mondo, tra le idee che l’opera manifesta e l’ambiente che rappresenta, dove l’occhio interiore si sovrappone a quello reale. E proprio in questo espressionismo è già insito il seme di quella sua più recente tendenza astratto-geometrica mirante a ricostruire nuove forme concettuali che mantengono pur sempre una parvenza o derivazione da quelle reali. Santini così tende a ‘trarre fuori’ dai vari quadri da lui realizzati le sin- gole potenzialità e a presentarle al pubblico. Come diceva lo psicologo austriaco Viktor Frankl, “il significato è qualcosa da scoprire, ma non da creare, esso non può essere dato, deve essere trovato”. L’artista, in definitiva, vuole proprio questo, che cioè il fruitore riesca a trarre fuori dalle sue opere quel significato sotteso al quale allude. Sia che egli dipinga animali, sia che imprima reti metalliche su fonda- li monocromi, egli ricerca un fattuale cambiamento mediante il ‘bello’ dell’Arte, che equivale, in lui, a ‘vero’, verità intesa come laicamente ‘salvifica’. Verità e comunicazione sono indagate dal pittore, in una sua produ- zione qui rappresentata da alcune delle sue opere più significative, mediante il colore e la forma; in particolare, in una serie di suoi lavori 5
(Comunicazioni), egli si sofferma sull’uso dei media, soprattutto la tele- visione, il computer, il tablet, sottolineandone la valenza spesso mistifi- cante di voler trasmettere presunte verità, dettate invece dall’interesse economico o di parte. In altre parole, Santini afferma che la paranoia della tecnologia digitale conduce alla perdita di valori umani. Questo, senza che egli rinneghi la validità del mezzo informatico in sé, ma solo l’uso che prevalentemente se ne fa. Lucio Fontana e gli Spazialisti ave- vano affermato che “né radio né televisione possono essere scaturiti dallo spirito dell’uomo senza un’urgenza che dalla scienza va all’arte”. Questi scritti programmatici di Fontana non sono certo rinnegati da Santini, ma ridimensionati: i riflessi dello Spazialismo e del Cinetismo si attenuano in una visione che riconduce l’opera pittorica entro il suo supporto della tela e del telaio, emblematicamente statica, al di là di certi effetti formali e cromatici che imprimono talvolta ai quadri un sen- so ottico di illusoria vibrazione. Santini non intende la televisione come strumento ‘nemico’ da distruggere, ma ne stigmatizza l’uso deviante, non riproducendo uno schermo ricolmo di immagini falsamente ‘reali’, ma neppure uno scuro ed aniconico, bensì rendendolo in una piacevo- le composizione policroma fatta per assonanze e dissonanze cromati- che, costituenti i rettangoli in cui è intuibile lo schermo televisivo o del computer, che non perde la sua funzione originaria di ‘specchio’ dello spazio-tempo, anzi forse riacquista nelle sue opere la propria dignità perduta. Le sue radio, i suoi televisioni, i suoi cellulari, pur silenti od oscurati, sono come ‘parlanti’, ma in maniera diversa, cioè didascali- co-metaforica. Sua peculiare caratteristica è di imprimere (‘schiaccaiare’) nel colo- re materico l’’orma’ per così dire ‘sindonica’ di ‘magiche’ reti meallic- he (e concettuali) a maglia esagonale, che rendono, a luce radente, le opere lievemente tridimensionali e come popolate da giganteschi pixel. L’effetto, però, non è esattamente di arte ottico-cinetica o pro- grammata, ma, nell’astrazione geometrica, mantiene, come si è detto, eco di una figurazione: quell’immagine sintetica e minimalista come di uno schermo televisivo o, meglio, del display di un telefono cellulare o del desktop di un computer. Un secondo metodo, invece, consiste nel sovrapporre al monocromo – o ai colori – di base sempre una rete a maglia poligonale oppure una lastra zincata traforata, sulla quale Santini distende un ulteriore colore (oppure due) che, una volta rimos- 6
sa la ‘mascherina’ metallica, lascia sovrimpressa una puntinatura ben evidente, con una tecnica ‘normografica’ raffrontabile con quella del pouchoir e dello stencil. Nell’altra sua serie delle Costruzioni Architettoniche egli raffigura un folto numero di spesse linee (monocrome o fantasmagoriche e policro- me) che si intersecano tra di loro, come in un ginepraio spesso rutilan- te di antenne televisive, come in un reticolo ‘strutturale’ di un moderno edificio su pilotis che vengono però ‘destrutturati’. Queste linnee ‘libere’ sono viste non come un radioso progresso, ma come una prigione che ‘ingabbia’ l’uomo, dalla quale, però, ci si può liberare mirando in alto a cieli infiniti dove si può ritrovare la Verità non mistificata da fake news (indubbie sono alcune assonanze con opere prospetticamente struttu- rate di Vinicio Berti). Formalmente, un ritorno all’astrazione geometrica classica, ma alterata, come in certe opere realizzate a ‘maglie’ di linee colorate che furono già tipiche di Piero Dorazio. E poi ancora, il grande omaggio alla scacchiera policroma di Paul Klee, ma scardinata tramite liquefazioni di colore al di fuori dei singoli quadrati alludenti ancora una volta al mondo dei visori che tappezzano le pareti di un virtuale studio televisivo e all’universo delle comunicazioni, ed, infine, la recentissima opera Combinazioni in equilibrio, dove il gioco delle policromie centri- fughe si irradia da un centro chiaro e luminoso, con colori in assonanza e in dissonanza come in una musica dodecafonica; qui i gorghi e le spi- rali di onde sonore nell’etere si spezzano contro linee rette orizzontali e diagonali, con suggestivi rimandi all’arte futurista e cubista. Santini, concludendo, intende il quadro ancora dotato di ben precise masse e di volumi canonici come una scultura ‘bidimensionale’, lonta- na dal concetto ‘etereo’ degli Spazialisti, indicandoci una Via ‘solitaria’ attraverso l’Arte: al di là dei simulacri e dei falsi idoli di un mondo con- fuso nell’overdose di comunicazione ‘spettacolare’, solo di una cosa ha bisogno e sete infinita l’Uomo nella sua vita: di Verità e di Solidarietà, che poi sono le facce di una stessa medaglia, gli aspetti ‘sacralizzan- ti’ di una medesima ed autentica Esistenza reale nell’accensione ros- so-fiamma delle sue cupole, dei suoi cavalli, dei suoi schermi, delle sue spirali, sei suoi ‘segni’. Giampaolo Trotta 7
Comunicazioni, 2017, olio su tela, cm 150x100 11
Comunicazioni 2012, acrilico su tela, cm 80x60 12 12
Comunicazioni 2012, acrilico su tela, cm 80x60 13
Comunicazioni 2012, acrilico su tela, cm 80x60 14
Comunicazioni 2012, acrilico su tela, cm 80x60, 15
Comunicazioni 2012, acrilico su tela, cm 80x60 16
Comunicazioni 2012, acrilico su tela, cm 80x60 17
Composizioni architettoniche 2017, olio su tela, cm 150x100 18
Composizioni architettoniche 2017, olio su tela, cm 150x100 19
Composizioni architettoniche 2018, olio su tela, cm 120x100 20
Il battistero di Firenze 2019, olio su tela, cm 140x50 21
Cavalli 2015, olio su tela, cm 200x150 22
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Il mercato di San Lorenzo a Firenze 2015 olio su tela, cm 50x70 24 24
Combinazioni in equilibrio, 2018, olio su tela, cm 100x80 25
Santo Spirito a Firenze 2017 olio su tela, cm 40x50 26
Testa di cavallo 2015 olio su tela, cm 70x50 28
Franco Santini, nato a Borgo San Lorenzo, vive e lavora a Firenze. Inizia ad esporre nei primi Anni Settanta in Mugello con la mostra La cultura al di fuori dei centri pilota tenutasi nel Palazzo del Podestà di Borgo San Lorenzo e curata dal professor Corrado Marsan. A venticinque anni la prima personale alla Bottega dei Vageri di Viareggio, curata da Krimer (Cristoforo Mercati, 1908- 1977), direttore del Centro Versiliese delle Arti. Nello stesso periodo viene premiato come giovane artista alla XIX edizione del Premio di Pittura Viareggio, presieduta da Gastone Breddo, direttore dell’Accademia di Belle Arti di Firenze. Dopo la mostra Artisti a Pietrasanta nel 1976, si dedica per un decennio all’attività di maestro d’equitazione, un’esperienza che lo spinge a lavorare artisticamente sul tema dei cavalli, con tele di grandi dimensioni. Dopo varie mostre personali (Casa di Benvenuto Cellini a Vicchio di Mugello nel 2000; Ex macelli di Prato nel 2003; Comune di Pontassieve nel 2004; Galleria Mentana a Firenze nel 2006; Galleria del Teatro Romano a Fiesole nel 2007; Convento di San Francesco a Fiesole nel 2008), inizia a dipingere en plain air il paesaggio toscano, sia quello naturale sia quello urbano (fiorentino), con notevole riscontro di gradimento particolarmente fra i collezionisti stranieri. Il 2008 coincide con una svolta nel suo linguaggio pittorico e con l’inizio di una fase artistica incentrata sulla forza espressiva del colore. Nel 2009 la conoscenza ed in seguito l’amicizia con Stefano Mariotti coinciderà con la creazione del Manifesto del Gruppo A, cui seguiranno la mostra Nascita del 29
Gruppo A presso l’ex chiesa di San Carlo dei Barnabiti nel quartiere di Santo Spirito a Firenze nel 2011, curata criticamente dal professor Corrado Marsan, e l’inizio del ciclo di opere “Comunicazioni”. Recentemente ha esposto alla Fondazione Robert Kennedy di Firenze (2013), ha tenuto una mostra personale a Roma (2014) ed è stato finalista al Premio Firenze nel 2016. Sempre nel 2016 ha realizzato il grande murales presso la scuola elementare “Anna Frank” di Firenze ed ha tenuto una mostra personale connessa a tale murales presso Villa Vogel a Firenze, con il patrocinio comunale e curata dal professor Giampaolo Trotta. Nel 2017 ha partecipato alla Biennale d’Arte Moderna di Firenze, venendo premiato nella sezione di pittura. Sempre nel medesimo anno ha tenuto un’altra mostra personale al caffè letterario “Giubbe Rosse” di Firenze e la mostra “Af-eretici” presso il Museo Bellini di Firenze, insieme a Stefano Mariotti e curata dal professor Giampaolo Trotta. Nel 2019 ha tenuto due mostre personali: la prima a Firenze, presso il complesso di san Marco, la seconda a Monreale (Palermo), presso il complesso museale monumentale dell’ex Monastero dei Benedettini della Cattedrale. Collabora con la rivista mensile “Arte” ed è presente nel catalogo d’arte moderna “Mondadori” (2017/2018). Hanno scritto su di lui Aldo Giovannini, Corrado Marsan, Krimer, Gastone Breddo, Bruno Confortini, Pier Luigi Tommasi, Mater, Pier Francesco Listri, Francesco Elisei, Sergio Rossi, Anita Tosi, Daniela Pronestì, Giampaolo Trotta. 30
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Ufficio relazioni con il pubblico 800401291 urp@consiglio.regione.toscana.it
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