SPAZIO - Paolo Caverzasio Fotografie di
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PAOLO CAVERZASIO, FOTOGRAFIE ALLA RICERCA DEL PRESENTE PERDUTO di Dalmazio Ambrosioni Uno sparo. Il bicchiere va in frantumi, il contenu- tografo sapendolo occupato da finanza e informa- to colorato si disperde insieme ai cristalli. Nasce tica. E invece con la fantastica evidenza delle sue una nuova condizione provocata da uno sparo, fotografie mi raccorda a Proust non tanto per la ossia da un proiettile per quanto minimo. Che partenza pessimistica riguardo alla fotografia («la però nella fotografia non c’è, vi assicuro che non dignità che le manca»), quanto per lo sviluppo c’è anche cercandolo con la lente. Se ne vedono aperto, interiorizzante: «quando ci mostra cose che solo le conseguenze. È sfrecciato in un attimo, una non esistono più». Non dimenticando che proprio frazione di secondo prima dello scatto, nell’esatto Proust ha dedicato il cuore della sua opera, e forse momento in cui il bicchiere iniziava ad esplodere la vita, a qualcosa di impossibile andando “À la e con esso il suo contenuto. Un attimo prima, un recherche du temps perdu”. nonnulla. Fosse stato un tempo leggermente più breve, lo vedremmo; fosse stato un tempo legger- Chiarezza impenetrabile - Ora, visitando Proust mente più lungo, cristalli e colore sarebbero più sollecitati da Caverzasio, queste immagini ci di- lontani. Nell’uno e nell’altro caso la situazione sa- cono che il tempo è uno dei temi (dei problemi?) rebbe del tutto diversa. Questione di frazioni di che più ci occupano e preoccupano. Il tempo e le tempo. sue scadenze. Ci confermano che il tempo è uno Queste sono le fotografie, inattese e vertiginose dei generi più affascinanti per la fotografia: in di Paolo Caverzasio. Frasi di un’impossibile sin- modo infinitamente variegato conosce un inces- tassi espressiva: manca il soggetto (il proiettile), sante proliferare di sperimentazioni e di occasioni manca il predicato (lo sparo), rimane solo il com- espositive. Come se, e così è, non fosse oggetti- plemento oggetto (quanto va in frantumi) nella vamente possibile esaurirlo. Allora facciamo un sua splendida unicità. Queste fotografie ci fan- passo indietro perché, anche riguardo alle foto- no vedere anche, soprattutto quello che non c’è. grafie di Paolo Caverzasio, sull’onda dell’evoluzio- Che non c’è più. Questa assenza significativa mi ne tecnologica si è ormai radicata la definizione riporta a Marcel Proust (All’ombra delle fanciulle di camera chiara. È in contrapposizione ed esten- in fiore, 1919, secondo volume della Recherche), sione del concetto di camera oscura, tradizional- a questo suo giudizio perentorio: «La fotografia mente il luogo delle elaborazioni delle immagini acquista un po’ della dignità che le manca quan- basate sulla tecnologia chimica, e riunisce stru- do cessa di essere una riproduzione della realtà e menti e procedimenti oggi messi a disposizione ci mostra cose che non esistono più». Mi torna alla dagli apparecchi digitali. memoria grazie alle fotografie di Paolo Caverza- sio, uno che avrei ritenuto improbabile come fo-
Il passaggio è significativo perché, per dirla con il sultato. Convergono, collaborando tra loro, nel saggista, critico e linguista francese Roland Bar- tempo della preparazione: ricercare, attendere, thes (La chambre claire, Parigi 1980) “con que- esserci nel momento in cui l’idea rappresentati- sta ‘chiarezza’ la fotografia manifesta tutta la sua va coincide. Essenziale è quindi l’attesa: sostare in esteriorità, ma anche la sua interiorità misteriosa, equilibrio sul crinale delle possibilità, sul punto di impenetrabile, non rivelata”. Insomma Barthes è cogliere e per quanto possibile perpetuare l’attimo d’accordo con Proust ma anche con Paolo Caver- fuggito. È una sorta di reciproco avvicinamento: zasio, visto che proprio il rapporto tra esterno ed il fotografo entra nella dimensione del tempo e vi- interno, tra le cose che si vedono e quelle che si ceversa. Fino al momento “giusto”, fino a quell’in- percepiscono soltanto e che sono sempre sul pun- contro che meglio corrisponde alle attese e alle to di sfuggirci, è l’essenza della sua opera fotogra- ansie anche comunicative di chi fotografa. fica. Einstein aveva compreso che il tempo non è fisso L’attimo fuggito - Nel passaggio apparentemente come lo intendiamo noi (un minuto sono 60 se- indolore dalla camera oscura alla camera chiara, condi; un’ora sono 60 minuti ecc.), ma è mobile. nel fotografare il rapporto tra le cose e il tempo Ad esempio è rallentato dalla velocità e dalla quo- sulle ali della velocità, si è nel vortice di elemen- ta: passa più lentamente per chi cammina rispetto ti incontrollabili per principio: la luce e il tempo. a chi sta fermo, scorre più veloce in montagna che Entrambi vengono da lontano e convergono nel in pianura. La differenza è minima, ma si può mi- fatidico momento dello scatto. Entrambi sono au- surare. Quindi non c’è un solo tempo, ce ne sono tonomi, hanno vita a sé per quanto intrecciata da tanti, infiniti. Il tempo scorre “a seconda” del- reciproche relazioni, come la fisica va dimostran- la velocità, della quota, delle distanze. Non solo do. La luce, uno degli elementi caratterizzanti la non esiste un tempo comune a diversi luoghi, ma nostra vita in ogni istante anche notturno, è colle- non esiste neppure un tempo unico in un singolo gata alla scansione del tempo, ai ritmi del calenda- luogo. E allora? Allora non esiste un “adesso” ben rio, al grado di esposizione al sole e naturalmente definito e valido per tutti e ovunque. Mettiamoci alle condizioni “del tempo”, ossia meteorologiche. il cuore in pace: questo ci dice Einstein, questo è Proprio nella vertigine delle infinite variazioni stato sperimentato e documentato. della luce e del suo rapporto con tempo e luogo si accendono lo sguardo, la contemplazione, il pensiero, che sono alla base del concetto di foto- grafia indicato da Proust e praticato da Caverza- sio. Tempo e luce precedono lo scatto dentro lo spazio, eppure concorrono a determinarne il ri-
Questo ci dimostra Paolo Caverzasio con le sue E c’è chi, come Otto Steinert (Saarbrücken 1915- immagini che vanno alla ricerca della coinciden- 1978) fotografo tedesco fondatore del gruppo za tra tempo, luce e spazio: impossibile a livello Fotoform, “crea l’attimo” con quella che defini- fisico, possibile sul piano artistico dove diventa sce “fotografia soggettiva”. Non vuole riprodurre soglia della bellezza. la realtà oggettiva di una situazione, ma solo la sua interpretazione pittorica, un’interpretazione Un ponte nel tempo - Le Immagini di Caverzasio soggettiva affidata all’immaginazione. A modo confermano che la fotografia stabilisce un ponte suo, a distanza di decenni, Paolo Caverzasio fa nel tempo, anche e soprattutto per la sua compo- la stessa cosa con modi (camera chiara), tempi e nente soggettiva. Dentro la fotografia c’è lo sguar- in condizioni socioculturali diverse. Anche le sue do, e non solo di chi scatta. C’è un carico, una sono interpretazioni pittoriche sì del raccordo tra pressione esistenziale che connota l’immagine. tempo, spazio e luce ma anche di forme e colo- Ancor più se si tiene presente che tutto è partito ri, di cromie e sfumature, di masse e dispersioni. da uno stratagemma, da uno sparo. Ebbene, non Anche le sue immagini, come quelle di Niki de è fuori luogo ricordare che nella storia dell’arte ci St. Phalle, si affidano al caso in un tempo in cui il sono significativi precedenti. Niki de Saint Phal- caso forse non esiste più, tutto ha una einsteniana le (Neuilly-sur-Seine 1930-San Diego 2002) nel ragione. Ed anche quegli spari di cui coglie le pri- 1961 inizia a praticare un’inedita forma di inter- missime conseguenze in una frazione di secondo vento artistico che sta tra la performance e la pit- senza denunciarne il movente, sono condensati tura: appende sacchetti di vernice, che diventano in immagini che, in questa striscia debole che è bersagli su cui spara con una carabina. la modernità, diventano un modo per conoscere, Sparando, i sacchetti esplodono diffondendo il per conoscerci e per rapportarsi alle cose. colore sulla superficie bianca. Shooting Pictures. «Ho avuto la fortuna di incontrare l’arte perché avevo tutto, sul piano psichico, per diventare una terrorista. E così ho cominciato a usare il fucile per una buona causa, l’arte». La sua prima perso- nale a Parigi, nel 1961, si intitola allegramente Feu à volonté. Shozo Shimamoto (Osaka 1928-2013), scartati gli strumenti classici del pittore, nel 1957 sceglie di usare al loro posto strumenti vari, tra cui can- noni e fucili, per sparare, distendere, spalmare la pittura in modi decisamente non convenzionali.
Paolo Caverzasio è nato a Mendrisio il 24 febbraio 1956. Quasi tutta la sua carriera si è svolta nell’ambiente bancario, con una parentesi di alcuni anni nel settore informatico. Vive e lavora a Comano, e alla pratica della fotografia alterna l’altra sua grande passione: la vela. IL SENSO DI UN ISTANTE Una trentina di anni fa ho vissuto un’esperienza Da qui nascono le mie ultime fotografie: il bic- che mi ha segnato: un lungo ricovero all’Universi- chiere nell’istante in cui va in frantumi; la coro- tätsspital di Zurigo. Sono entrato in ospedale che na dell’acqua che si solleva dalla superficie dopo ero una persona; ne sono uscito che ero una per- l’impatto con un cubetto di ghiaccio; gli sbuffi sona completamente diversa. Come uomo, come della polvere attraversata dal proiettile. Sono foto valori, come approccio alla vita. La mia passio- “costruite” su un set che consente di catturare il ne per la fotografia è nata in quel momento. Ho movimento, a volte ricorrendo all’uso di proiettili sentito, forte, l’esigenza di fissare alcuni momenti che colpiscono i diversi oggetti. In nessun caso il particolari della vita. E la consapevolezza che solo proiettile è visibile. la fotografia consente di fissare un istante altri- L’ho sempre escluso dal campo visivo, perché è menti irripetibile, e che non puoi riprodurre. Da uno strumento di morte. L’ho usato per arrivare allora continuo a cercare di “cogliere l’attimo”, di a ciò che mi premeva esprimere attraverso questo riprodurlo in foto che siano “la” foto di quell’atti- genere di immagini, e che è strettamente legato mo. alla mia esperienza personale: la morte e la rina- Sono partito dalla fotografia macro; poi ho spe- scita. rimentato il paesaggio, passando per il bianco e nero e le foto in notturna, per giungere infine alla La sensazione che vorrei trasmettere è proprio fotografia con effetti speciali. È una tecnica unica, quella della rinascita. Niente muore, tutto rivive che permette di raggiungere in modo originale sotto altra forma. Tutto ciò che muore non scom- l’obiettivo per me più importante: fissare la luce, pare, il suo essere raggiunge un nuovo stato di esi- lo spazio e il tempo in modo simbolico e visiva- stenza. È questo ciò che vorrei esprimere tramite mente espressivo. Unendo intensità e semplicità. la dinamicità di queste foto. Un bicchiere pieno Luce, spazio e tempo sono le tre dimensioni pri- di polveri colorate in stato di quiete non esprime marie. Per catturare il senso di un istante non ser- nulla. Lo stesso bicchiere che va in frantumi, con ve altro: un gioco di luce, uno spazio circoscritto, il colore che si disperde in ogni direzione, dà alla il tempo che congela quell’istante e lo conserva, materia un senso diverso. Che dura appena una potenzialmente, per l’eternità. frazione di secondo. È questo senso nuovo ciò che cerco di racchiudere nelle mie foto.
Un’altra caratteristica comune alle mie immagi- Vedere nell’occhio dell’uomo, per così dire, la fo- ni è la fedeltà assoluta allo scatto originario. In tografia nella fotografia. Con la luce giusta si rie- nessuna di esse è stato utilizzato il fotoritocco: ho sce a cogliere nell’occhio di chi guarda il riflesso di un’avversione totale per l’uso di Photoshop. Cre- ciò che sta guardando: ecco, vorrei arrivare a co- do che l’immagine debba essere “pura”, per conte- gliere quell’attimo, quella luce, quell’espressione. nere la sua freschezza originaria. Ci vorrà studio, tempo, tentativi e tanta pazienza. Una manipolazione artificiale la compromette- rebbe irrimediabilmente. L’unico intervento che mi concedo è una leggera equilibratura di lumi- nosità e contrasto, per far risaltare al meglio le ca- ratteristiche proprie di ciascun’immagine. Per ottenere questi effetti sono necessari deter- minati accorgimenti. Ad esempio, quelle che uso non sono polveri qualsiasi, altrimenti all’impatto Un particolare ringraziamento va al mio amico con il proiettile si disperderebbero in ogni dire- nonché affermato fotografo Patrik Oberlin, diretto- zione. Sono polveri indiane dall’alto peso speci- re della Kropf Multimedia, per il supporto tecnico e fico, che ne limita il raggio di dispersione al mo- logistico (patrikoberlin.com; fotoexpert.ch), infatti mento dello sparo. senza la sua preziosa collaborazione questo proget- to non avrebbe potuto vedere la luce. Poi è necessario lavorare sulla scelta del proietti- le. A testa piatta, a croce, a punta: tutto dipende Vorrei pure esprimere il mio senso di gratitudine al dall’immagine che si vuole ottenere. Natural- Municipio di Comano, e in particolare al Dicastero mente sono foto da scattare in un ambiente pro- Cultura, per avermi dato la possibilità di esporre i tetto, per ovvi motivi. miei scatti, e al segretario comunale Valerio Soldini Un giorno vorrei riuscire a scattare fotografie per la grande disponibilità. dell’occhio umano. Fotografarlo mentre coglie l’immagine di un evento, di una persona. Paolo Caverzasio
“ La fotografia acquista un po’ della dignità che le manca quando cessa di essere una riproduzione della realtà e ci mostra cose “ che non esistono più Marcel Proust Scoppio Atlantico
Sagitarius Trifida e Laguna
Trasformazione
Nebulosa Rosetta
Scoppio atlantico
Centaurus Crux Carena
Omega
Corrente sottomarina
Galassia esplosione arancione
Lava vulcanica
Esplosione diamantata
Nebulosa Acquila
“ È necessario affrettarsi se si vuole vedere qualcosa, ” tutto scompare. Paul Cezanne
Scrigno delle gioie
Spirito delle tre donne
Ghiaccio Acqua Ossigeno
Principessa
Taurus Sole ghiacciato Braccio a spirale di Perseo
“ Di sicuro, ci sarà sempre chi guarderà solo la tecnica e si chiederà “come”, mentre altri di natura più curiosa “ si chiederanno “perché Man Ray
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